GPII 1987 Insegnamenti - Con i giovani nello stadio nazionale - Santiago (Cile)

Con i giovani nello stadio nazionale - Santiago (Cile)

Titolo: Dio conta sui giovani

Testo:

Cari giovani del Cile, 1. Ho desiderato vivamente questo incontro che mi offre l'opportunità di condividere direttamente la vostra gioia, il vostro affetto, il vostro desiderio di una società più conforme alla dignità propria dell'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1,26). So che sono queste le aspirazioni dei giovani cileni e per questo rendo grazie a Dio.

Ho letto le vostre lettere e ascoltato con grande attenzione e commozione le vostre testimonianze, da cui non emergono solo le inquietudini, i problemi e le speranze della gioventù cilena nelle diverse regioni, ambienti e condizioni sociali.

Avete voluto manifestare quello che pensate della nostra società e del nostro mondo, indicando i sintomi di debolezza, di infermità e perfino di morte spirituale. Certo: il nostro mondo ha bisogno di un profondo miglioramento, di una profonda resurrezione spirituale. Anche se il Signore sa tutto questo, vuole che, con la stessa fede del capo della Sinagoga Giairo - che gli comunica la gravità dello stato di suo figlia: "la mia figlioletta è agli estremi" (Mc 5,23) - gli diciamo quali sono i nostri problemi tutto quello che ci preoccupa o ci rattrista.

E il Signore spera che gli rivolgiamo la stessa supplica di Giairo, quando gli chiedeva la salute di sua figlia: "Vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva" (ibib). Vi invito, dunque, ad unirvi alla preghiera per la salvezza del mondo intero, affinché tutti gli uomini rinascano ad una vita nuova in Cristo Gesù.

Esiste il Cile, ma esiste anche tutto il mondo; esistono tanti paesi, tanti popoli, tante nazioni che non possono morire. Si deve pregare per vincere la morte. Si deve pregare per ottenere una vita nuova in Cristo Gesù. Egli è la vita; Egli è la verità; Egli è la via.


2. Desidero ricordarvi che Dio conta sui giovani e le giovani del Cile per cambiare il mondo. Il futuro della vostra patria dipende da voi. Voi stessi siete il futuro, che si configurerà come presente secondo come si configura ora la vostra vita. Nella lettera che indirizzai ai giovani e alle giovani di tutto il mondo in occasione dell'Anno Internazionale della Gioventù, vi dicevo: "Da voi dipende il futuro, da voi dipende il termine di questo Millennio e l'inizio del nuovo. Non siate, dunque, passivi; assumetevi le vostre responsabilità in tutti i campi a voi aperti nel nostro mondo!" (n. 16). Ora, in questo stadio, luogo di competizioni, ma anche di dolore e sofferenza in epoche passate, desidero tornare a ripetere ai giovani cileni: assumetevi le vostre responsabilità! Siate disposti, animati dalla fede nel Signore, a dare ragione della vostra speranza (cfr. 1P 3,15).

Il vostro sguardo attento al mondo e alle realtà sociali, come pure il vostro autentico senso cristiano che deve portarvi ad analizzare e a valutare con discernimento le condizioni attuali del vostro Paese, non possono esaurirsi nella semplice denuncia dei mali esistenti. Nella vostra mente giovane devono nascere, e prendere forma, proposte di soluzioni, anche audaci, non solo compatibili con la vostra fede, ma anche richieste da essa. Un sano ottimismo cristiano sottrarrà in questo modo il terreno al pessimismo sterile e vi darà fiducia nel Signore.


3. Qual è il motivo della vostra fiducia? La vostra fede, il riconoscimento e l'accettazione dell'immenso amore che Dio continuamente manifesta agli uomini: "Dio Padre che ama ciascuno di noi da tutta l'eternità, che ci ha creato per amore e tanto ha amato noi peccatori fino a dare il suo figlio unigenito perché fossero perdonati i nostri peccati, e potessimo essere riconciliati con Lui, e vivere con Lui una comunione di amore che non avrà mai fine" (Messaggio ai giovani, 30 novembre 1986). Si, Gesù Cristo morto, Gesù Cristo risorto è per noi la prova definitiva dell'amore di Dio per tutti gli uomini. Gesù Cristo, "è lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 15,8), continua a mostrare per i giovani lo stesso amore che descrive il Vangelo quando si incontra con un giovane e una giovane.

Così possiamo contemplarlo nella lettura biblica che abbiamo ascoltato: la resurrezione della figlia di Giairo, la quale- puntualizza San Marco- "aveva dodici anni" (Mc 5,42). Vale la pena di soffermarsi a contemplare tutta la scena.

Gesù, come in tante altre occasioni, stava lungo il mare, circondato dalla folla.

Dalla moltitudine esce Giairo, che con franchezza espone al Maestro la sua pena, l'infermità di sua figlia e con insistenza supplica la sua guarigione: "La mia figlioletta è agli estremi: vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva" (Mc 5,23).

"Gesù ando con lui" (Mc 5,24). Il cuore di Cristo, che si commuove di fronte al dolore umano di quest'uomo e della sua giovane figlia, non resta indifferente di fronte alle nostre sofferenze. Cristo ci ascolta sempre, ma ci chiede che ricorriamo a lui con fede.

Poco più tardi vennero a dire a Giairo che sua figlia era morta.

Umanamente non vi era più rimedio. "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?" (Mc 5,36).

L'amore che Gesù sente per gli uomini, per noi, lo spinge ad andare alla casa del capo della sinagoga. Tutti i gesti e le parole del Signore esprimono questo amore. Vorrei soffermarmi particolarmente sulle testuali parole uscite dalla bocca di Gesù: "La bambina non è morta, ma dorme". Queste parole, profondamente rivelatrici, mi inducono a pensare alla misteriosa presenza del Signore della vita in un mondo che sembra soccombere all'impulso distruttore dell'odio, della violenza e dell'ingiustizia; ma no. Questo mondo, che è vostro, non è morto, ma dorme. Nel vostro cuore, cari giovani si avverte il forte palpito della vita, dell'amore di Dio. La gioventù non è morta quando è vicina al Maestro.

Si, quando è vicina a Gesù: voi tutti siete vicini a Gesù. Ascoltate tutte le sue parole, tutte le parole, tutto. Giovane, ama Gesù, cerca Gesù. Incontrati con Gesù.

Successivamente Cristo entro nell'abitazione dove ella giaceva, le prese la mano e le disse: "Fanciulla, io ti dico, alzati!" (Mc 5,41). Tutto l'amore e tutta la potenza di Cristo - la potenza del suo amore - ci si rivelano in questa delicatezza e in questa autorità con cui Gesù ridà la vita a questa bambina e le ordina di alzarsi. Ci commuove il constatare l'efficacia della parola di Cristo: "Subito la fanciulla si alzo e si mise a camminare" (Mc 5,42). In quest'ultima disposizione di Gesù, prima di congedarsi - "di darle da mangiare" (Mc 5,43) - scopriamo fino a che punto Cristo, vero Dio e vero uomo, conosce e si preoccupa di tutte le nostre necessità spirituali e materiali.

Dalla fede nell'amore di Cristo per i giovani nasce l'ottimismo cristiano che manifestate in questo incontro.


4. Solo Cristo può dare la vera risposta alle vostre difficoltà! Il mondo ha bisogno della vostra risposta personale alle Parole di vita del Maestro: "Io ti dico, alzati!".

Vediamo come Gesù va incontro all'umanità, nelle situazioni più difficili e penose. Il miracolo compiuto nella casa di Giairo ci mostra il suo potere sul male. E' il Signore della vita, il vincitore della morte.

Paragoniamo il caso della figlia di Giairo con la situazione dell'attuale società. Tuttavia non possiamo dimenticare che, secondo quanto ci insegna la fede, la causa prima del male, dell'infermità, della stessa morte, è il peccato sotto le sue diverse forme.

Nel cuore di ciascuno e di ciascuna sta questa infermità che ci colpisce tutti: il peccato personale, sempre più radicato nelle coscienze, nella misura in cui si perde il senso di Dio; nella misura in cui si perde il senso di Dio! Non si può vincere il male con il bene se non si ha questo senso di Dio, della sua azione, della sua presenza che ci invita a scommettere sempre per la grazia, per la vita, contro il peccato, contro la morte. E' in gioco la sorte dell'umanità: "L'uomo può costruire un mondo senza Dio, ma questo mondo finirà per ritorcersi contro, l'uomo" (RP 18).

Da qui la necessità di vedere le implicazioni sociali del peccato per edificare un mondo degno dell'uomo. Vi sono mali sociali che danno vita ad una vera e propria "comunione del peccato", in quanto, insieme all'anima, avviliscono la Chiesa e in certo qual modo il mondo intero (cfr. RP 16). E' giusta la reazione dei giovani di fronte a questa funesta comunione nel peccato che avvelena il mondo.

Amati giovani. Lottate con coraggio contro il peccato, contro le forze del male in tutte le sue forme, lottate contro il peccato. Combattete la buona battaglia della fede per la dignità dell'uomo, per la dignità dell'amore, per una vita nobile, di figli di Dio. Vincere il peccato mediante il perdono di Dio è una guarigione, una risurrezione. Fatelo con piena coscienza della vostra responsabilità irrinunciabile.


5. Se sondate il vostro intimo scoprirete senza dubbio difetti, desideri di bene non soddisfatti peccati, ma vi accorgerete anche che nella vostra intimità giacciono forze rimaste inattive, virtù non esercitate a sufficienza, capacità di reazione non esaurite.

Queste energie sono come nascoste nell'anima di un giovane o di una giovane; quante aspirazioni giuste e profondi aneliti che è necessario ridestare, portare alla luce! energie e valori che molte volte i comportamenti e le pressioni che vengono dalla secolarizzazione soffocano, e che possono essere ridestati solo dall'esperienza di fede, dall'esperienza di Cristo vivo, di Cristo crocifisso, di Cristo morto e risorto.

Giovani cileni non abbiate paura di guardare a Lui! Guardate al Signore: che cosa vedete? E' solo un uomo saggio? No! E' più di questo! E' un profeta? Si! Ma è ancora di più! E' un riformatore sociale? Molto più di un riformatore, molto di più. Guardate al Signore con sguardo attento e scoprirete in Lui il volto stesso di Dio. Gesù è la Parola che Dio doveva dire al mondo. E' Dio stesso che è venuto a condividere la nostra esistenza, l'esistenza di ciascuno di noi.

Al contatto di Gesù germoglia la vita. Lontano da Lui non vi è che oscurità e morte. Voi avete sete di vita. Di vita eterna! Di vita eterna? Cercatela e trovatela in Colui che non solo dà la vita ma è la Vita stessa.


6. Questo è, amici miei, il messaggio di vita che il Papa vuole trasmettere ai giovani cileni: cercate Cristo! guardate a Cristo! vivete in Cristo! Questo è il mio messaggio: "Che Gesù sia "la pietra angolare (cfr. Ep 2,20) della vostra vita e della nuova civiltà che nella solidarietà generosa e condivisa dovete costruire.

Non vi può essere autentico sviluppo umano nella pace e nella giustizia, nella verità e nella libertà, se Cristo non si fa presente con la sua forza salvifica" (Messaggio ai giovani, 30 novembre 1986, n. 3). Che cosa significa costruire la vostra vita in Cristo? Significa lasciarvi impegnare dal suo amore. Un amore che chiede coerenza nel proprio comportamento, che esige l'adeguare la propria condotta alla dottrina e ai comandamenti di Gesù Cristo e della sua Chiesa; un amore che riempie la nostra vita di una felicità e di una pace che il mondo non può dare (cfr. Jn 14,27), malgrado ne abbia tanto bisogno. Non abbiate paura delle esigenze dell'amore di Cristo. Temete, al contrario, la pusillanimità, la leggerezza, la comodità, l'egoismo; tutto quello che vuole ridurre al silenzio la voce di Cristo che, rivolgendosi a ciascuno, ripete "Io ti dico, alzati!" (Mc 5,41).

Guardate a Cristo con coraggio, contemplando la sua vita attraverso la lettura serena del Vangelo; cercandolo con fiducia nell'intimità della vostra preghiera, nei sacramenti, specialmente nell'Eucaristia, dove offre se stesso per noi ed è realmente presente. Non trascurate di formare la vostra coscienza in profondità, seriamente, sulla base degli insegnamenti che Cristo ci ha lasciato e che la sua Chiesa conserva e interpreta con l'autorità che da lui ha ricevuto.

Se cercate Cristo, anche voi udrete nell'intimo della vostra anima le richieste del Signore, le sue continue esortazioni. Gesù continua a rivolgersi a voi ripetendovi: "lo ti dico, alzati!" (Mc 5,41), specialmente quando non siete fedeli alle opere che professate con le parole. Cercate, dunque, di non allontanarvi da Cristo, conservando nella vostra anima la grazia divina che riceveste nel Battesimo, ricorrendo, quando è necessario, al sacramento della riconciliazione e del perdono.


7. Se lottate per mettere in pratica questo programma di vita radicato nella fede e nell'amore a Gesù Cristo, sarete in grado di trasformare la società, di costruire un Cile più umano, più fraterno, più cristiano. Tutto questo sembra essere sintetizzato nella schietta frase del Vangelo: "Subito la fanciulla si alzo e si mise a camminare" (Mc 5,42). Con Cristo anche voi camminerete sicuri e porterete la sua presenza in tutte le strade, in tutte le attività di questo mondo, in mezzo a tutte le ingiustizie di questo mondo. Con Cristo riuscirete a far si che la vostra società cominci a percorrere nuove vie, fino a fare di essa la nuova civiltà della verità e dell'amore, ancorata ai valori propri del Vangelo e soprattutto al precetto della carità, il precetto che è il più divino e il più umano.

Cristo ci chiede di non restare indifferenti di fronte all'ingiustizia, di impegnarci responsabilmente nella costruzione di una società più cristiana, di una società migliore. Per questo è necessario che allontaniamo dalla nostra vita l'odio: che riconosciamo come ingannevole, falsa, incompatibile con la sua sequela, ogni ideologia che proclami la violenza e l'odio come rimedi per conseguire la giustizia. L'amore vince sempre, come Cristo ha vinto; l'amore ha vinto, sebbene talvolta, di fronte ad avvenimenti e a situazioni concrete, possa sembrarci inefficace. Anche Cristo dava l'impressione di non potercela fare. Dio sempre può di più.

Nell'esperienza di fede con il Signore, scoprite il volto di colui che, essendo nostro maestro, è l'unico che può esigere totalmente, senza limiti. Optate per Gesù e rifiutate le idolatrie del mondo, gli idoli che cercano di sedurre la gioventù. Solo Dio è adorabile. Solo Lui merita il vostro dono totale.

E' vero che volete rinunciare all'idolo della ricchezza, alla brama di possedere, al consumismo, al denaro facile? E' vero che volete rifiutare l'idolo del potere, come dominio sugli altri invece dell'atteggiamento di servizio fraterno di cui Gesù diede l'esempio? E' vero? E' vero che volete rifiutare l'idolo del sesso, del piacere, che frena il vostro desiderio di seguire Cristo per il cammino della croce che porta alla vita? L'idolo che può distruggere l'amore.

Con Cristo, con la sua grazia, saprete essere generosi perché tutti i vostri fratelli gli uomini, e specialmente i più bisognosi, partecipino dei beni materiali e di una formazione e di una cultura adeguata al nostro tempo, che permetta loro di sviluppare i talenti naturali che Dio ha loro concesso. In questo modo sarà più facile conseguire quegli obiettivi di sviluppo e benessere imprenscindibili perché tutti possano condurre una vita degna e propria dei figli di Dio.


8. Giovane, alzati e partecipa, insieme alle molte migliaia di uomini e donne nella Chiesa, nell'infaticabile missione di annunciare il Vangelo, di guidare con tenerezza coloro che soffrono in questa terra e cercare modi di costruire un paese giusto, un paese che viva nella pace. La fede in Cristo ci insegna che vale la pena di lavorare per una società più giusta, che vale la pena di difendere l'innocente, l'oppresso e il povero, che vale la pena di soffrire per alleviare la altrui sofferenza.

Giovane, alzati! sei chiamato a cercare appassionatamente la verità, a coltivare instancabilmente la bontà, un uomo o una donna con vocazione di santità.

Che le difficoltà che ti trovi a vivere non siano di ostacolo al tuo amore e alla tua generosità, ma una forte sfida. Non stancarti di servire, non tacere la verità, supera i tuoi timori, sii cosciente dei tuoi limiti personali. Devi essere forte e coraggioso, lucido e perseverante in questo lungo cammino.

Non lasciarti sedurre dalla violenza e dalle mille ragioni che sembrano giustificarla. Sbaglia chi afferma che solo passando attraverso di essa si conseguiranno la giustizia e la pace.

Giovane, alzati, abbi fede nella pace, compito arduo, compito di tutti.

Non cadere nell'apatia di fronte a quello che sembra impossibile. In te germogliano i semi della vita per il Cile del domani. Il futuro della giustizia, il futuro della pace passa per le tue mani e nasce dal profondo del tuo cuore. Sii protagonista nella costruzione di una nuova convivenza di una società più giusta, sana e fraterna.


9. Concludo invocando nostra Madre. Maria Santissima, sotto la protezione della Vergine del Carmine, Patrona della vostra Patria. Tradizionalmente a questa protezione sono ricorsi sempre gli uomini del mare, chiedendo alla Madre di Dio asilo e protezione per le loro lunghe e spesso difficili traversate.

Mettete anche voi sotto la sua protezione la "navigazione" della vostra vita, della vostra vita giovane non esente da difficoltà ed Ella vi condurrà al porto della Vita vera. Amen.

1987-04-02 Data estesa: Giovedi 2 Aprile 1987




Incontro con le religiose e le consacrate negli istituti secolari nel Santuario di Maipu - Santiago

Titolo: Voi siete gli strumenti di riconciliazione nella Chiesa e nella società cilena

Testo:

Carissime religiose e membri degli istituti secolari.


1. E' per me una gioia immensa potervi incontrare qui a Maipu, luogo tanto significativo e importante nella vostra storia. Infatti, proprio qui venne suggellata la libertà del Cile come nazione e la sua inviolabile fratellanza con il popolo dell'Argentina. E in questo stesso luogo, i padri della patria espressero il loro amore a Maria e fecero un voto che ha legato il destino di questo grande popolo alla Madre di Gesù Cristo.

In voi saluto tutte le persone consacrate alla vita religiosa e i membri degli istituti secolari. Il mio pensiero è inoltre rivolto a quanti stanno dedicando la loro vita al bene degli altri nei luoghi più remoti di questa amata terra, così come a coloro che non hanno potuto essere tra noi, perché stanno lavorando negli ospedali, si stanno occupando degli anziani o stanno prestando la loro opera in altri servizi educativi e assistenziali. Estendo il mio saluto a tutte le religiose e i religiosi infermi, che offrono il loro dolore alla Chiesa.

E' questa un'occasione per confermarvi nella fede e per incoraggiarvi nella vostra vocazione di dedizione incondizionata al Signore, con "la gioia di appartenere esclusivamente a Dio" (Giovanni Paolo II "Redemptionis Donum", 8), giacché tutta la vostra esistenza è una risposta solenne al "seguimi" come dichiarazione di amore (cfr. Mc 10,21-31).

Questa dedizione vi deve rendere più sensibili alle sofferenze e alle necessità degli uomini e, allo stesso tempo, più fedeli alla Chiesa.

La vita consacrata in questa amata terra cilena ha assunto con spirito di fede le direttive pastorali dei Vescovi, contribuendo così alla vitalità apostolica e ad un maggiore inserimento nelle Chiese locali.

Incoraggio il vostro sforzo di realizzare gli orientamenti espressi dal Concilio Vaticano II e dall'episcopato latinoamericano a Medellin e a Puebla sulla vita consacrata. Avete cercato di riscoprire i vostri propri carismi, di risalire alle origini dei vostri fondatori adattandole alle circostanze attuali, di rivitalizzare la vita di preghiera e la vita comunitaria nella linea evangelica, della tradizione e degli insegnamenti del magistero.


2. Con il vostro servizio nelle scuole, negli ospedali, nelle parrocchie e condividendo la vita e il destino dei più bisognosi, date testimonianza visibile di obbedienza, ovvero di accettazione della volontà di Dio, che vi chiama al suo servizio. Solamente nella condizione di povertà, sempre disposta ad ascoltare la parola di Dio nel cuore (cfr. Lc 2,19-51), e con una vita evangelicamente povera potrete avvicinarvi ai fratelli più bisognosi per aiutarli a scoprire il messaggio evangelico delle beatitudini e a migliorare, inoltre, le condizioni di vita.

La presenza della Chiesa nel mondo - e aggiungerei, qui e ora, nella vostra patria - comporta in ogni momento una serie di sfide che è bene affrontare con discernimento e audacia evangelica, come risultato di un autentico rinnovamento spirituale e comunitario.

Per questo motivo ogni azione apostolica che vi viene affidata richiede una fedeltà a priori e una dedizione generosa alla parola e alla grazia di Dio che rendano manifesta la profonda ispirazione della vostra vita consacrata. La vostra dedizione a Gesù deve essere chiara e manifesta, in modo che il punto di riferimento di criteri, scale di valori e comportamenti, non sia altri che la persona e il messaggio dello stesso Gesù. Egli è la vostra guida, il vostro maestro, il vostro sposo, il vostro signore giacché la vostra vita è incentrata sul vincolo personale con lui. Per seguirlo e per condividere la sua stessa sorte avete lasciato ogni cosa (cfr. Mt 19,27), e così dovete farlo trasparire nelle vostre parole e nelle vostre azioni.

Spesso si sente dire che il mondo oggi ha sete del messaggio evangelico, e in questo senso si richiede alla vita religiosa di essere profetica. Ma cosa c'è di più profetico di una vita dedicata al Signore, al suo messaggio e all'impegno di renderlo manifesto agli uomini? Con la vostra vicinanza al fratello voi siete già un segno di speranza evangelica.


3. In un mondo in cui si lotta per il potere e per la ricchezza, dove la dimensione umana del proprio corpo perde il suo significato, svincolandosi dall'amore autentico, l'impegno nei confronti dei consigli evangelici per seguire Gesù Cristo più da vicino e più che mai profetico. Di fronte all'ingiustizia e alla violenza, di fronte al materialismo che distrugge la dignità umana, voi, fedeli alla Chiesa, abbracciate un cammino basato sulla dedizione a Cristo povero, puro e obbediente. "Non è ricco colui che possiede, ma colui che dà, colui che è capace di donarsi" (Giovanni Paolo II DEV 5).

Questo spogliarsi di ogni forma di orgoglio e di potere umano determina i rapporti tra le persone, e pone un'alternativa che deve essere vissuta nelle vostre comunità e che è ispirata alla beatitudine.

"Il mondo ha bisogno dell'autentica "contraddizione" della consacrazione religiosa, come lievito incessante di rinnovamento salvifico... ha bisogno di questa testimonianza di amore, ha bisogno della testimonianza della Redenzione, così come è inscritta nella professione dei consigli evangelici" (Giovanni Paolo II DEV 14).

La vostra vita è una chiamata affinché il futuro dell'uomo e del mondo si orienti, già da ora, nella medesima prospettiva dei valori del Regno. Il vostro comportamento nel mondo deve ricordare all'umanità che continua ad essere valida l'esigenza evangelica secondo la quale per guadagnarsi la vita è necessario offrirla per amore (cfr. Lc 9,24). La testimonianza cristiana, inseparabilmente unita all'adempimento dei voti e degli impegni evangelici deve spingere ad allargare l'orizzonte delle aspirazioni umane e a rifiutare ogni ideologia che tenti di assoggettare ai dettami di una visione materialistica del mondo e dell'uomo. Le persone consacrate "col loro stato testimoniano in modo splendido e singolare che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini" (LG 31). E così, "di fronte a tutte queste potenze minacciose abbiamo deciso di essere poveri, poveri come Cristo, Figlio di Dio e salvatore del mondo, poveri come Francesco, eloquente immagine di Cristo, poveri come tante anime grandi, che hanno illuminato il cammino dell'umanità " (Giovanni Paolo II "Messaggio dato il giorno della Natività del Signore, 4, 25 dicembre 1986: "", IX, 2 [1986] 2046).


4. Per rendere manifesto e fecondo il lato religioso della vostra via, è importante che i membri degli istituti di vita attiva si impongano una seria riflessione allo scopo di raggiungere una sintesi autentica tra l'azione e la contemplazione. So che lavorate infaticabilmente per l'evangelizzazione e per servire secondo il Vangelo i vostri fratelli; so che operate in tutti i settori in cui la Chiesa si trova.

Tutto questo, lungi dall'allontanarvi, esige che la vostra attività apostolica sia permeata da Dio; che la svolgiate con una grande purezza d'intenzioni e con uno spirito che irradi fraternità e armonia, senza escludere nessuno.

Per essere consacrati nell'ambito del lavoro quotidiano dovete sentire l'impellente necessità di ritrovare e amare Dio nel vostro operato. Non può esservi opposizione tra il vostro lavoro e la vera contemplazione. Ciò suppone che lavoriate per Dio e con Dio, che lavoriate con lui e lo troviate nel lavoro.

Certamente questo richiede, a sua volta, che sappiate trovare dei momenti particolari di irrinunciabile intimità con il Signore. La contemplazione conduce all'azione apostolica e questa contribuisce a valorizzare l'importanza dei momenti dedicati esplicitamente alla preghiera e alla contemplazione.

Ogni anima consacrata è, in fondo, contemplativa. Come ci insegna il Concilio Vaticano II, gli istituti di vita contemplativa "offrono a Dio un eccellente sacrificio di lode e producendo frutti abbondantissimi di santità sono di onore e di esempio al popolo di Dio, cui danno incremento con una misteriosa fecondità apostolica" (PC 7).


5. E' per me motivo di gioia rivolgere, da questo Santuario mariano, alcune parole di particolare stima ed affetto a tutte le sorelle di vita contemplativa del Cile.

Si, voi siete il cuore palpitante della Chiesa; con la vostra vita monastica, austera ed esigente, voi siete vere cooperatrici della missione salvifica di Cristo ed eletta espressione del suo amore.

La dedizione alla quale Dio vi ha consacrate, per una particolare iniziativa del suo amore, manifesta una grande predilezione per voi. La vostra testimonianza, vissuta nella pace e nella tranquillità e con una profonda vita interiore, è poi una manifestazione di carità, di quell'amore sponsale che affonda le sue radici nell'amore di Cristo. Continuate dunque a proclamare con la vostra esistenza silenziosa e dimessa la gloria della Santissima Trinità, e aiutate i vostri fratelli, con le vostre preghiere e la vostra testimonianza, a raggiungere la pienezza di vita cristiana nel Padre, nel figlio e nello Spirito Santo.

Voi religiose che appartenete a istituti di vita attiva, dovete esercitarvi in questa capacità che offre la grazia, di ritrovare Dio in ogni momento. Gesù deve essere cercato e trovato li dove egli vi aspetta, nei "segni" da lui scelti: Eucaristia, Parola, sacramenti, comunità, eventi... Dovete essere contemplative nel vostro lavoro. Questo darà coerenza alla vostra vita e profondità alla vostra opera di apostolato. Segno di garanzia, sia per la contemplazione che per l'attività evangelica, è la "unità di vita", tramite la quale si trova sempre il Signore e la sua volontà salvifica. In questa sintesi armonica tra contemplazione e azione, scoprirete che l'evangelizzazione è un mezzo privilegiato di santificazione e un normale esercizio della vita consacrata.


6. Voglio inoltre ricordarvi che, come persone che sperimentate nella vostra vita la grazia di essere riconciliati con Dio, siete, al tempo stesso, strumenti di riconciliazione nella Chiesa e nella società cilena. La libertà che vi viene data dalla pratica dei voti e degli impegni evangelici, vi deve sensibilizzare ai problemi del nostro tempo per illuminarli con la luce salvifica del messaggio cristiano. Non possiamo tacere sulla realtà del peccato e sulle sue conseguenze nella vita degli individui e delle società.

Tutti possono vedere le funeste conseguenze degli egoismi, delle divisioni, delle vendette sparse ovunque nel mondo. Il cristiano non ha in pugno la soluzione immediata dei conflitti, ma può contare sulla dottrina evangelica per affrontarli: perdonare le offese, amare i nemici, nutrire sentimenti di misericordia nei confronti di tutti. Infatti, "l'esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all'annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda, che è l'amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni" (Giovanni Paolo II DM 12). "La Chiesa vive una vita autentica, quando professa e proclama la misericordia" (Giovanni Paolo II DM 13). Per questo "la Chiesa ritiene giustamente come proprio dovere, come scopo della propria missione, quello di custodire l'autenticità del perdono, tanto nella vita e nel comportamento, quanto nell'educazione e nella pastorale" (Giovanni Paolo II DM 14).

Gli impegni della vita consacrata, gioiosamente accettati, vi collocano in quella scuola della misericordia e dell'amore che deve caratterizzare i discepoli di Gesù. La teologia della croce, per voi specialmente, consiste nel trasformare le difficoltà e la sofferenza in amore di donazione, come Cristo che visse e mori amando. In contrasto con questo atteggiamento cristiano, c'è chi propugna teorie apparentemente più efficaci a breve termine, ma che, in realtà avviano inevitabilmente la spirale della violenza e trasformano la vita e la convivenza umana "in un'arena di permanente lotta degli uni contro gli altri" (Giovanni Paolo II DM 14).

Voi dovete essere strumenti di pace nelle mani del Signore e credere nella verità e nel vigore del Vangelo di riconciliazione. La pace comincia a diventare una realtà, sia a livello di individui che di popoli, quando esiste "il dono sincero di sé" (GS 24).


7. E' particolarmente importante, care sorelle, che viviate intensamente la comunione ecclesiale.

Sapete che questo è un segno che distingue i veri discepoli di Cristo.

Questa comunione non si riduce solamente ad un vincolo giuridico, ma si radica bensi nella vita di Dio amore, vissuta e condivisa nella Chiesa come immagine della unità e della Trinità divina (cfr. LG 4). I religiosi e le persone consacrate, "animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori sempre più vivono per Cristo e per il suo corpo che è la Chiesa" (PC 1). Infatti, "nell'apostolato, che svolgono le persone consacrate, il loro amore sponsale per Cristo diventa in modo quasi organico amore per la Chiesa come corpo di Cristo, per la Chiesa come Popolo di Dio, per la Chiesa che è insieme sposa e madre" (Giovanni Paolo II "Redemptionis Donum", 15).

Sforzatevi sempre di rafforzare i vincoli di comunione ecclesiale con i vostri pastori e cercate di essere in ogni momento fermento di unione tra i membri delle comunità. Come seguaci di Cristo dovete prestare una particolare attenzione a quanti si trovano in maggior pericolo o sono più emarginati. Che la vostra umiltà e la vostra accoglienza li incoraggi ad avvicinarsi al gregge dell'unico Pastore.

Le persone consacrate devono, con la loro vita di dedizione e sacrificio, dare testimonianza della missione della Chiesa come "sacramento", che è stato scelto dal Signore come "segno e strumento dell'intima unione con Dio" ("Lumem Gentium", 1). Questo cammino di riconciliazione, che è universalmente valido, risulta particolarmente importante nella vostra patria che è alla ricerca, tra innegabili tensioni, di un cammino di pace duratura. I vostri pastori hanno ripetutamente chiamato tutti gli uomini di buona volontà a compiere un grande sforzo per costruire la pace e trovare vie di solidarietà e riconciliaziome all'interno di un legittimo pluralismo. Con la vostra preghiera, la vostra testimonianza di vita consacrata e di attività apostolica e caritativa siate sempre costruttori di comunione e di pace.


8. In questo atteso incontro con voi, care religiose del Cile, ai piedi della santissima Vergine, desidero lasciarvi una consegna speciale: seguite radicalmente Cristo! L'amore per la sua persona e la dedizione alla sua opera redentrice costituiscono la vostra opzione di vita. Per quanto riguarda la professione religiosa avete optato per lui in modo tanto radicale che "l'imperscrutabile ricchezza di Cristo" (Ep 3,8) è diventata il centro e la misura di ogni altro impegno.

Soltanto in Cristo e attraverso di lui voi discernete e operate qualsiasi scelta, così che il vostro servizio ai fratelli passa per la donazione incondizionata a Cristo, vostro Signore e sposo.

La dedizione radicale vi deve condurre ad una identificazione senza riserve con Cristo nel suo mistero di povertà, castità e obbedienza. Questo e non altro deve essere il punto focale più intimo ed ecclesiale del cuore della religiosa e la fonte della sua fecondità nella Chiesa e nel mondo. Il suo amore preferenziale per Cristo deve animare e orientare tutta la sua vita.

Il dinamismo della vostra dedizione incondizionata al Signore vi condurrà anche ad un rinnovato impegno nel vostro sforzo missionario all'interno e all'esterno della vostra patria. Con vera gioia ho saputo che missionarie e missionari cileni stanno già collaborando all'annuncio del Vangelo in altri continenti. Anche nel vostro paese, che il Signore sta benedicendo con abbondanti vocazioni, è importante e urgente che i religiosi e le religiose si rechino nei luoghi più remoti, difficili e bisognosi, e che creino li la stabilità necessaria affinché l'opera della Chiesa si consolidi.

Desidero rivolgere in quest'occasione una speciale parola di incoraggiamento ai membri degli istituti secolari che, con il loro stile di vita consacrata, confermato dal Concilio Vaticano II, prestano un importantissimo servizio alla Chiesa del Cile, rispondendo alle nuove sfide apostoliche, essendo anche loro fermento di Cristo nel mondo.

Il vostro carisma rappresenta un servizio di grande attualità. Con la vostra attività apostolica nel mondo, voi cantate la gloria di Dio e contribuite efficacemente alla realizzazione di quella civiltà dell'amore che è il disegno divino per l'umanità in attesa della sua gloriosa venuta.


9. Care sorelle, ho avuto la gioia di riunirmi con voi in questo tempio dedicato a Nostra Signora del Carmine. La Vergine continua ad essere il modello di ogni consacrato. Lei è la donna consacrata, la Vergine di Nazaret che ascoltando, pregando e amando è stata scelta per essere la Madre di Dio. "Se la Chiesa intera trova in Maria il suo primo modello a maggior ragione lo trovate voi, persone e comunità consacrate all'interno della Chiesa" (Giovanni Paolo II "Redemptionis Donum", 17).

Umile e dimentica di sè, Maria dedico la sua vita affinché venisse compiuta in lei la volontà del Signore. La sua vita fu posta al servizio del disegno salvifico di Dio.

In verità ella fu felice e fortunata. Privata di ogni potere che non fosse la forza dello Spirito che la copri con la sua ombra (cfr. Lc 1,35), non si sottrasse alla croce, ma visse la fedeltà sponsale al Signore come modello e Madre della Chiesa (cfr. LG 58).

Che la Vergine vi accompagni sempre, serve di Cristo; che ella vi insegni il cammino della fedeltà e della gioia umile mettendo l'esistenza al servizio del Regno; che ella vi guidi e vi incoraggi nel cammino della santità e nella attività evangelizzatrice.

A tutte le religiose e alle anime consacrate del Cile imparto la mia benedizione apostolica.

1987-04-03 Data estesa: Venerdi 3 Aprile 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Con i giovani nello stadio nazionale - Santiago (Cile)