GPII 1987 Insegnamenti - Recita della preghiera domenicale - Concepcion (Cile)

Recita della preghiera domenicale - Concepcion (Cile)

Titolo: "Nel suo cuore di madre furono raccolte e maturarono le speranze di vita per l' umanità"

Testo:

1. "Io sono la resurrezione e la vita" (Jn 11,25).

Queste parole di Gesù, che illuminano il cammino di fede della Chiesa verso la Pasqua, sono la garanzia della vittoria del Cristo sul male e la morte, e mantengono viva la speranza del Popolo di Dio pellegrino.

Anche Maria, la madre di Gesù, "ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione con il Figlio sino alla croce" e resurrezione (cfr. LG 58).


2. "E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).

La Vergine Maria, che in risposta all'annunciazione dell'angelo accolse obbediente la parola e diede vita nel suo seno al mistero dell'incarnazione del Signore, vide compiersi nella sua vita quanto le era stato annunciato. Essa fu anche la discepola fedele del suo Figlio, colei che ricevette con fede l'annuncio della futura passione del Cristo.

Fu fedele al suo Figlio nel momento della croce, e conservo intatta nel suo cuore la promessa e la speranza di ciò che egli aveva detto ai suoi discepoli, che sarebbe resuscitato il terzo giorno.

Nelle ore che seguirono la morte di Gesù - le più difficili per la fede e la speranza - la Vergine credette, spero e ha mantenuto integro il suo amore di Madre verso colui che aveva detto: "Io sono la resurrezione e la vita" (Jn 11,25).

Nel suo cuore di Madre furono raccolte e in esso maturarono le speranze di vita per tutta l'umanità, a lei affidata dalla croce, nella persona del discepolo diletto.


3. Vergine di Nazaret, Vergine del calvario e della Pasqua! Ti salutiamo come Madre della nostra fede, dei nostri desideri e delle nostre speranze che sono riposte nel Cristo, che è il Signore della vita.

Rafforza nei nostri cuori la fedeltà alle parole e alle promesse del Cristo e fa che la Chiesa sia, come fosti tu, testimone della speranza: dei popoli, nel cammino di questa patria e di tutta l'umanità.

Da questa città di Concezione che proclama col suo nome il mistero di Maria e dove poco fa abbiamo celebrato l'Eucaristia con il mondo del lavoro, ci uniamo con tutta la Chiesa dell'America Latina e con la Chiesa universale per invocare nostra Madre con il saluto dell'Angelus.

Cari fratelli e sorelle.

Nel corso di questa celebrazione eucaristica con i lavoratori, delle diverse categorie, ho conservato nel mio cuore le intenzioni di tutti e di ciascuno di voi! Intenzioni che sono state manifestate durante la preghiera dei fedeli e altre che vedo nelle iscrizioni. Le tengo presenti nella mia preghiera perché siamo uniti a Maria ed è ella sempre e ovunque, memoria di suo Figlio, del nostro Salvatore, memoria della Chiesa. Amen.

1987-04-05 Data estesa: Domenica 5 Aprile 1987




Celebrazione della Parola con i campesinos e gli indigeni - Temuco (Cile)

Titolo: Araucani, difendete la vostra identità culturale. Campesinos, guardate con speranza al vostro lavoro

Testo:

Sia lodato Gesù Cristo! 1. Sono felice di incontrarmi oggi con gli abitanti di La Frontera in questa città di Temuco e di presiedere questa celebrazione della Parola insieme ai vostri pastori, il Vescovo di Temuco e il Vicario Apostolico dell'Araucania, con gli altri confratelli nell'episcopato e con tanti sacerdoti che con generosa dedizione esercitano il loro ministero in mezzo a voi. In questa terra dell'Araucana, della spiga e del copihue, è una grande gioia per me condividere con i presenti questa celebrazione di fede e di amore. In modo particolare mi rallegra salutare il popolo araucano la cui lingua, la cui cultura e le cui tradizioni peculiari sono valori caratteristici della nazione cilena.

Con il mio affetto e la mia parola vorrei abbracciare in questo giorno, in modo speciale, tutti i "campesinos" del Cile, che con il loro infaticabile lavoro contribuiscono al bene comune di tutti i Cileni e che incarnano nella loro vita tanti valori umani e cristiani.


2. Il messaggio del Papa si rivolge a tutti perché tutti, al di là di qualunque differenza etnica o culturale, siete figli di Dio; perché, come ci dice san Paolo, tutti "siete stati chiamati in un solo corpo" (Col 3,15) che è la Chiesa. Come afferma l'Apostolo, riferendosi ai popoli e alle categorie del suo tempo, in Cristo "non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Sciita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti" (Col 3,11).

La fede, cari fratelli e sorelle, va al di là delle differenze tra gli uomini. La fede dà vita a un nuovo popolo: il popolo dei figli di Dio.

Tuttavia, pur superando le differenze, la fede non le distrugge, bensi le rispetta. L'unità di tutti noi in Cristo non significa, secondo il punto di vista umano, uniformità. Al contrario, la Chiesa, la famiglia di Dio, della quale tutti facciamo parte, si sente arricchita nell'accogliere la molteplice diversità e varietà di tutti i suoi membri.

Per questo il Papa oggi, da Temuco, incoraggia gli Araucani a conservare con sano orgoglio la cultura del loro popolo: le tradizioni e i costumi, l'idioma, i valori propri. L'uomo è immagine e somiglianza di Dio; per ciò stesso l'amore di Cristo per l'uomo va al di là di tutte le molteplici forme attraverso cui l'uomo si esprime conformemente a questa immagine e somiglianza. Nel difendere la vostra identità, non solo esercitate un diritto, ma compite anche un dovere: il dovere di trasmettere la vostra cultura alle generazioni future, arricchendo, in questo modo, tutta la nazione cilena, con i vostri ben noti valori: l'amore alla terra, l'indomito amore per la libertà, l'unità delle vostre famiglie.

Siate consapevoli delle ancestrali ricchezze del vostro popolo e fatele fruttificare. Siate consapevoli, soprattutto, del grande tesoro che, attraverso la grazia di Dio, avete ricevuto: la vostra fede cattolica.

Alla luce della fede in Cristo, riuscirete a far si che il vostro popolo, fedele alle sue legittime tradizioni, cresca e progredisca sia in campo materiale che in campo spirituale, diffondendo così i doni che Dio gli ha concesso. Illuminati sempre dalla fede in Cristo, vedrete negli altri uomini, al di là di qualunque differenza di razza o cultura, i vostri fratelli, e li saprete comprendere ed amare. La fede allargherà il vostro cuore perché accolga dentro di sé tutti gli uomini, specialmente quelli che con voi fanno parte della nazione cilena; al loro fianco e con loro dovete lavorare duramente per la patria e il bene comune. Questa stessa fede porterà tutti i Cileni ad amarvi, a rispettare la vostra particolarità e ad unirsi a voi nella costruzione di un futuro in cui tutti siano parte attiva e responsabile, come vuole la dignità umana e cristiana.


3. Nella Lettera ai Colossesi la cui lettura abbiamo appena ascoltato, l'Apostolo ci chiede, in nome di Cristo: "Spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni" (Col 3,9) mentre ci invita a rivestirci del nuovo (cfr. Col 3,10).

Chi sono questo uomo vecchio e questo uomo nuovo di cui ci parla san Paolo? Uomo vecchio è l'uomo che non è stato rinnovato da Cristo, quello che si lascia ancora dominare dal peccato, dalle passioni e dai vizi; quello che vive secondo la carne, non secondo lo spirito (cfr. Rm 8,8). Uomo nuovo, è invece colui le cui opere sono gradite al Signore, perché sono conformi alla condizione di figlio di Dio; ossia un uomo cosciente del fatto che nel battesimo è nato ad una vita nuova e vive nell'amicizia con Dio, suo Padre.

Vecchio e nuovo sono due stili di vita che difficilmente possono coesistere in una stessa persona.

Già nel battesimo abbiamo abbandonato quell'uomo vecchio, ma le conseguenze del peccato originale e dei peccati personali si avvertono ancora nel nostro essere e nel nostro agire. Pertanto, sforzatevi di eliminare dalle vostre vite tutto ciò che vi allontana da Dio e dai fratelli. Rifiutate l'odio e il rancore, le divisioni e i contrasti, l'alcoolismo, la droga, l'ozio, la pigrizia, i disordini nella vita familiare, l'infedeltà nel matrimonio, la mancanza di solidarietà verso i problemi altrui e tutto ciò che si oppone al grande comandamento dell'amore a Dio e al prossimo. Al contrario, rivestitevi di Cristo, cioè, "rivestitevi (...) di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri (...). Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione" (Col 3,12-14).


4. Amati fratelli e sorelle, so che nella vita dei "campesinos" cileni, e in particolare in quella del caro popolo araucano, ci sono molte difficoltà e problemi. Non poche volte siete stati oggetto di ingiustizie ed emarginazione.

Ricordate che nei tempi lontani della conquista vi erano sacerdoti, tra i quali spicca la figura venerabile di fra Diego di Medellin, che fecero udire la loro voce per far presenti al re di Spagna i soprusi di cui erano oggetto gli indigeni.

Anche oggi la Chiesa vuole decisamente sostenervi nelle vostre richieste di rispetto per i vostri diritti legittimi, senza tuttavia trascurare di ricordarvi i vostri doveri.

D'altro canto, non lasciatevi sedurre da quanti vi offrono soluzioni tentatrici e illusorie ai vostri problemi, come quelle dell'odio e della violenza, o quella dell'abbandono ingiustificato della campagna e dei suoi valori propri, per affrontare una vita ancor più precaria e difficile nelle città. Talvolta, voi stessi avete denunciato il fatto che si pretende di strumentalizzare politicamente la vostra situazione, o che persone senza scrupoli vi fanno oggetto della loro sete di guadagno, dimenticando la vostra dignità e i vostri diritti.

Non mi sono sconosciuti, neppure i problemi relativi al possesso della terra, alla sicurezza sociale, al diritto di associazione, all'abilitazione professionale agricola, alla partecipazione degli uomini delle campagne ai diversi settori della vita nazionale, alla formazione integrale dei vostri figli, all'educazione, alla salute, all'alloggio e a tante altre questioni che vi preoccupano. Alcuni di questi problemi diventano particolarmente preoccupanti nel popolo araucano, soprattutto quelli legati alle terre di coloro che vengono chiamati appunto "uomini della terra", e alla conservazione e alla promozione del proprio retaggio culturale.

Ma non lasciatevi abbattere né intimorire dalle difficoltà, cari "campesinos" e araucani. In primo luogo, siate realisti. Vedrete così i molti motivi di speranza che esistono anche nell'area rurale cilena.

I vostri valori e le vostre qualità di "uomini delle campagne", quali ad esempio la saggezza, caratteristica di coloro che lavorano la terra con le proprie mani e vivono a contatto con la natura, la capacità di essere grati e di condividere con gli altri, la semplicità dei vostri costumi, la pietà popolare con le tante manifestazioni antiche e nuove, il senso della famiglia e tante altre qualità buone che avete, sono un tesoro che dovete conservare e far fruttificare per il bene di tutta la comunità nazionale. Non mancano inoltre valide iniziative che, a tutti i livelli, mirano a migliorare le condizioni della vita rurale.

Tuttavia, oltre queste ragioni che vi permettono di guardare fiduciosamente al futuro, siate colmi della speranza cristiana in Dio, nostro Padre. Non si tratta solo della speranza del cielo, ma anche in questa vita, che è cammino per la vita eterna. Non dubitate che a tutti voi si rivolgono le parole di san Paolo: "Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati" (Col 3,12).

Non dimenticate, dunque, che ogni persona, ogni uomo e ogni donna, ogni giovane, ogni bambino, ogni anziano è un eletto da Dio, un essere che Dio fa oggetto del suo amore infinito! "E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo" (Col 3,15). Non permettete al timore, allo scoraggiamento, al rancore, alla tristezza di impadronirsi dei vostri cuori. "Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi"(Col 3,14). Questo amore vi porterà a saper perdonare e vi darà la forza perché ciascuno si impegni seriamente nel superare e nel vincere gli ostacoli.

Potete alcune volte pensare che l'amore non sia la soluzione adeguata ai vostri urgenti problemi, e forse provate la tentazione del conformismo passivo, lasciando ad altri il compito di risolvere le difficoltà che secondo voi superano le vostre forze; o anche dell'anticonformismo violento come mezzo per opporsi alle ingiustizie. Di fronte a tali tentazioni, il Papa vi ripete che l'amore vince sempre. Ponete come fondamento della vostra vita l'amore, la pace di Cristo. Un amore e una pace, insisto, che non possono restare inattivi, che non sono passivi, ma che si manifesteranno in iniziative, attività, opere di solidarietà a favore del vostro popolo e delle giuste rivendicazioni.


5. "La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali" (Col 3,16). Queste sono le esortazioni che san Paolo rivolgeva ai cristiani di Colossi e che sintetizzano il programma del cristiano come uomo nuovo. Invito ciascuno di voi a custodire sempre la parola di Cristo, i suoi insegnamenti e comandamenti perché guidino la vostra vita. Che la parola di Cristo "dimori tra voi abbondantemente" (Col 3,16) in modo che illumini sempre il vostro agire, anche quando si tratta di cercare una soluzione alle questioni sociali e del lavoro. Scoprite la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza. Per questo "ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza" (Col 3,16), ricorrendo ai mezzi che la Chiesa e i vostri pastori mettono a vostra disposizione: la catechesi per i giovani e gli adulti, la preparazione a ricevere i sacramenti, le attività apostoliche, i gruppi di preghiera e tante altre iniziative di promozione e di vita cristiana.

Cantate "con gratitudine inni, salmi, e canti spirituali" (Col 13,16).

Partecipate, con animo grato a Dio, alle celebrazioni liturgiche nelle vostre parrocchie e cappelle, specialmente al sacrificio della Messa, per lodare Dio Uno e Trino e affidargli le necessità vostre e delle vostre famiglie. Accostatevi con frequenza alla confessione, che è il sacramento del perdono e della misericordia di Dio. "Cantate a Dio di cuore e con gratitudine" (Col 3,16), ci ripete san Paolo.

Praticate, sotto la guida dei vostri pastori, le devozioni cristiane che nel corso del tempo sono entrate a far parte della vita spirituale del vostro popolo, specialmente la recita del santo rosario; in questo modo, ringrazierete nostro Signore, otterrete benefici per le vostre comunità e farete in modo che siano sempre vive ed attuali le manifestazioni di religiosità popolare approvate dalla Chiesa.


6. Voglio ora soffermarmi su alcune considerazioni intorno all'attività che costituisce la vostra principale occupazione, la stessa che esercitano milioni di uomini di tutto il mondo e la maggior parte degli abitanti dell'Araucania: il lavoro dei campi. Il vostro lavoro, come ho voluto sottolineare in altre occasioni, è un'occupazione nobile e che nobilita, poiché vi porta a collaborare con Dio creatore e a servire gli altri uomini. Infatti, con la vostra abilità ed impegno voi continuate l'opera della creazione, facendo, in modo che la terra produca i frutti che serviranno da alimenti agli uomini, alle vostre famiglie e alla comunità.

Tuttavia, spesso accade che la società non manifesti il suo riconoscimento alla dignità del vostro impegno giacché, mentre privilegia altri tipi di attività lavorativa, non rimunera adeguatamente la vostra. Come ho affermato nella mia enciclica sul lavoro, è necessario "ridare all'agricoltura - e agli uomini dei campi - il giusto valore come base di una sana economia, nell'insieme dello sviluppo della comunità sociale" (LE 21).

Assecondate questo desiderio del Papa, unendo il vostro sforzo solidale e pacifico perché la società riconosca i vostri legittimi diritti. Non cedete di fronte alle difficoltà; al contrario, affrontatele cercando, soprattutto, i mezzi legittimi per superarle. Questo richiederà certamente da parte vostri impegno e sacrificio; vi porterà ad intensificare ancor più la vostra formazione umana e professionale; vi spingerà a lavorare di più e meglio; vi farà essere sempre più solidali tra voi e con tutti i settori lavorativi della nazione. Otterrete così, per voi e per i vostri figli, un futuro più degno e soprattutto imiterete la vita di lavoro di Gesù, il "figlio del carpentiere" (Mt 13,55).

perciò, desidero rivolgermi a tutti i responsabili dell'agricoltura cilena, per invitarli a mettere a disposizione tutti i mezzi per alleviare i problemi che oggi affliggono il settore rurale, in modo tale che gli uomini e le donne dei campi e le loro famiglie possano vivere nel modo degno che si conviene alla loro condizione di lavoratori agricoli e di figli di Dio.

Agli imprenditori agricoli, desidero manifestare il mio apprezzamento per il compito che svolgono e, al contempo, chieder loro caldamente un rinnovato sforzo, anche a costo di sacrifici, per la promozione umana e cristiana della vita nelle campagne cilene. fate il possibile perché tutti quelli che lavorano con voi si sentano "a casa propria", cercando forme di partecipazione che aprano loro un futuro migliore, l'accesso progressivo alla proprietà, una migliore formazione tecnica e culturale e che permettano loro di trasmettere ai propri figli un patrimonio materiale e soprattutto spirituale, che sia la base del loro migliore futuro secondo i principi della giustizia.


7. Non posso terminare questo incontro senza prima rivolgermi ai miei fratelli Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, ai fedeli laici, a quanti collaborate all'evangelizzazione dell'Araucania e alla pastorale rurale. Il Papa, in nome di Cristo e della Chiesa, vuole ringraziarvi per il vostro lavoro come seminatori del buon seme del Vangelo nell'anima nobile del "campesino", dell'araucano. A tutti rivolgo la raccomandazione di san Paolo: "Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione" (Col 3,14). Che la vostra opera apostolica abbia sempre come fondamento Cristo, fonte dell'amore che deve riempire la vostra vita. Rivestitevi di sentimenti di carità per comunicare agli uomini, vostri fratelli, l'amore. Seguite gli esempi illustri di tanti evangelizzatori infaticabili che vi hanno preceduto, in particolare in questa diocesi di Temuco e nel vicariato apostolico dell'Araucania, affidato allo zelo infaticabile e generoso dei padri cappuccini.

"E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col 3,17 Col 3, nome di Gesù Cristo potrete perseverare nella vostra opera di portare il Vangelo tutti gli abitanti di questa terra.

Cari "campesinos" e Araucani, anche a voi dico: "rivestitevi di carità" (Col 3,14). Che le parole di san Paolo risuonino sempre nei vostri cuori e si manifestino nella vostra vita. Questa è la preghiera che vi invito a rivolgere con me a Dio, ripetendo la colletta della Messa di questa V domenica di Quaresima: "Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi".

Per intercessione di nostra Madre, Maria santissima - tanto amata e venerata da noi - voglia Iddio che nella campagna cilena si aprano solchi nuovi per seminare speranze di vita eterna! E che l'amore e la pace di Cristo regnino sempre nella vostra vita! Amen!

1987-04-05 Data estesa: Domenica 5 Aprile 1987




Celebrazione della Parola sul tema della religiosità popolare - La Serena (Cile)

Titolo: L'intero Cile esprime amore e gratitudine a Maria, il prodigio di Dio per eccellenza

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle, 1. "Mentre diceva questo, una donna alzo la voce di mezzo alla folla e disse: ''Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!"" (Lc 11,27).

Questa lode a Gesù e a Maria sgorga dalla fede semplice di una donna sconosciuta, commossa nel più profondo del cuore, davanti all'insegnamento di Gesù ed alla sua amabile figura, quella persona non riesce a contenere la sua ammirazione. Nelle sue parole riconosciamo una genuina dimostrazione della religiosità popolare, sempre viva fra i cristiani nel corso della storia.

Con grande gioia e con gratitudine al Signore, per essere oggi con voi, in questa nobile ed antica città di La Serena, saluto con affetto quanti partecipano a questa celebrazione della Parola, e a tutti gli abitanti del cosiddetto "Piccolo Nord del Cile", che tuttavia è grande per molti motivi: in primo luogo per la sua fede cristiana, di cui sono testimonianza i suoi santuari, e che si manifesta nei pellegrinaggi, nelle feste e nelle danze religiose, ai quali si unisce il "Nord Grande".

Alla presenza delle venerate immagini della Vergine di Andacollo, della Candelaria e del Carmen, del Gesù Bambino di Sotaqui, San Pedro de Coquimbo, Sant'Isidro de Iliapel, Cruz de Mayo e davanti alle altre rappresentazioni della Madre di Dio che avete portato per la benedizione, il Papa vuole ripetere insieme con voi la stessa esclamazione della donna del Vangelo: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!" (Lc 11,27). Non riconosciamo forse in queste parole il coro unanime degli uomini e delle donne cileni che, dall'inizio dell'evangelizzazione della vostra patria, hanno amato ed onorato il Signore e la Vergine, sua Madre? Non sentiamo il fervore spontaneo che suscita la devozione popolare a Maria santissima, Madre nostra, che non cessa di intercedere per i suoi figli? 2. Si, la pietà popolare è un vero tesoro del Popolo di Dio. Essa è una continua dimostrazione della attiva presenza dello Spirito Santo nella Chiesa. E' lui che accende nei cuori la fede, la speranza e l'amore, virtù eccelse che danno valore alla pietà cristiana. Ed è lo stesso Spirito che rende nobili le diverse forme di espressione del messaggio cristiano, in armonia con la cultura e con i costumi propri di ogni luogo e in tutti i tempi.

In effetti, le stesse consuetudini religiose, trasmesse di generazione in generazione, sono vere lezioni di vita cristiana: dalle preghiere personali, o di famiglia, che avete appreso direttamente dai vostri genitori, fino ai pellegrinaggi che radunano moltitudini di fedeli alle grandi feste dei vostri santuari.

E' perciò degna di grande lode la ferma volontà dei Vescovi del Cile, di sostenere tutti i valori religiosi custoditi dal popolo. Da parte mia voglio ripetere davanti a voi ciò che dissi loro a Roma, in occasione dell'ultima visita "ad limina": "E' necessario quindi valorizzare pienamente la pietà popolare, purificarla da indebiti residui del passato e renderla pienamente attuale. Ciò significa evangelizzarla, cioè arricchirla di contenuti salvifici portatori del mistero di Cristo e del Vangelo" (Discorso ai Vescovi del Cile in occasione della loro visita "ad limina", 4, 19 ottobre 1984: "", VII, 2 [1984] 974).

Tutte le devozioni popolari genuinamente cristiane devono essere fedeli al messaggio di Cristo ed agli insegnamenti della Chiesa. Pertanto dovete comprendere quanto sia bene che i vostri pastori, nel compimento della missione affidatagli dal Signore, vi aiutino a rettificare determinate pratiche o credenze, quando è necessario, perché non ci sia in esse nulla che vada contro la retta dottrina evangelica. Seguendo con obbedienza le loro indicazioni, farete cosa gradita al Signore ed alla Vergine, perché colui che ascolta i pastori della Chiesa, ascolta lo stesso Signore che li ha inviati (cfr. Lc 10,16).

La pietà popolare deve condurci sempre verso la pietà liturgica, che comporta una partecipazione cosciente ed attiva all'orazione comune della Chiesa.

So bene che, a conclusione dei vostri pellegrinaggi, vi preparate a ricevere con esito fruttuoso il sacramento della penitenza, mediante una sincera confessione dei vostri peccati al sacerdote, il quale vi perdona in nome di Dio e della Chiesa. Assistete quindi alla santa Messa e ricevete la comunione, partecipando così al grande mistero di fede e di amore, il sacrificio di Cristo, che si rinnova per noi sull'altare.

Queste celebrazioni della Chiesa, verso le quali deve incanalarsi docilmente la religiosità popolare, sono senza dubbio momenti di grazia. In esse, avete sicuramente notato come vibra il vostro cuore, al pari dei nobili sentimenti che la vostra orazione e la vostra vita elevano a Dio. Che tali momenti di profonda conversione e di gioioso incontro con la Chiesa siano sempre più frequenti, specialmente per celebrare i sacramenti. Le feste dei patroni di ogni luogo, i momenti di missione, i pellegrinaggi ai santuari, sono altrettanti inviti che il Signore rivolge a tutta la comunità - e a ciascuno -, per proseguire nel cammino della salvezza.

Non aspettate pero che arrivino queste grandi festività: andate alla Messa della domenica, santificando in tal modo il giorno del Signore, dedicandolo al culto divino, al legittimo riposo e ad una vita di famiglia più intensa. Fate in modo che non manchino, in nessuna delle vostre giornate, momenti di preghiera personale o familiare, all'interno della chiesa domestica che è la famiglia, per far si che tutta la vostra esistenza sia inondata dalla luce e dalla grazia di Dio.


3. Fra i molteplici segni caratteristici della pietà cristiana, la devozione alla Vergine Maria occupa un posto del tutto particolare, corrispondente alla sua condizione di Madre di Dio e Madre nostra. Come quella donna del Vangelo che proruppe in un grido di ammirazione e di beatitudine verso Gesù e sua Madre, così voi, col vostro affetto e la vostra devozione siete soliti unire sempre Maria a Gesù. Voi comprendete che la Vergine ci conduce al suo Figlio divino, e che questi ascolta sempre le suppliche che gli rivolge sua Madre. Tale unione eterna della Vergine Maria con suo Figlio è un segno confidenziale e pieno di fede della sua missione materna, così come ce lo dimostrano le parole rivolte a Cana: "fate quello che vi dirà!" (Jn 2,5). Maria ci esorta sempre ad essere fedeli al Vangelo, come lo è stata lei; la sua vita è stata infatti una testimonianza di fedeltà alla parola e alla volontà del Padre.

Vedete come la devozione alla Vergine Maria è un tratto essenziale della fede e della pietà cristiana? E' perciò naturale che tale devozione radicata nell'anima di questo paese vi faccia invocare Maria con espressioni dense di pietà e di fiducia filiale che nascono dai figli prediletti del Signore: i poveri ed i semplici, ai quali Dio ha destinato il regno dei cieli (cfr. Mt 5,3).

La Vergine ci insegna col suo esempio a riporre nel Signore la nostra fiducia di figli mediante la lode ed il ringraziamento.

"Lodate il Signore nel suo santuario, / lodatelo nel firmamento della sua potenza. / Lodatelo per i suoi prodigi / lodatelo per la sua immensa grandezza" (Ps 150,1 Ps 150,2).

O Signore, Dio nostro! In questo felice giorno vogliamo lodarti e glorificarti con queste parole del salmista, per la tua infinita bontà verso di noi! Perché non soltanto hai voluto che fossimo chiamati figli tuoi, fratelli del tuo Figlio, ma che lo siamo realmente (cfr. 1Jn 3,11).

Siano rese grazie a te, o Cristo, perché ci hai dato tua Madre. Con quelle parole che hai pronunciato sulla croce: "Ecco il tuo figlio" (Jn 19,26), l'hai affidata nelle mani di Giovanni, perché fosse la Madre di tutti gli uomini.

Ti lodiamo, Signore, perché dimostri la tua immensa grandezza nella umiltà della tua schiava (cfr. Lc 1,48). Tu l'hai scelta ed adornata con tutte le grazie, elevata al di sopra degli angeli e dei santi, perché nostra Madre santa Maria, piena di grazia, fosse il "prodigio" di Dio per eccellenza, colei che l'intero Cile acclama con amore e con filiale gratitudine.


4. La Vergine del "Magnificat" è il modello di quanti si rallegrano nel Dio della salvezza ed esprimono con semplicità la loro gioia.

"Lodatelo con squilli di tromba, / lodatelo con arpa e cetra; / lodatelo con timpani e danze, / lodatelo sulle corde e sui flauti" (Ps 150,3-4).

Nella prima lettura abbiamo ricordato la traslazione dell'arca dell'alleanza a Gerusalemme, fra canti e danze del re Davide con il popolo di Israele che la accompagnava. Fu un momento di giubilo per tutti, espresso con lodi a Dio e con l'adesione alla sua alleanza, simboleggiata nell'arca dalle tavole della legge.

Il vostro amore e la vostra devozione alla Vergine ed al Bambino Gesù hanno manifestazioni simili, radicate in tradizioni secolari. In maniera tanto umana, con i vostri costumi, con gli strumenti ed i ritmi, si esprime visibilmente la fede dei figli di questa terra, i quali con tutto il loro essere e con canti ed inni rendono onore a Cristo e a Maria santissima. In un certo senso si riproduce quella scena dell'Antico Testamento, questa volta in onore di Maria, arca della nuova alleanza. "Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù": Maria ha portato nel suo seno il Figlio di Dio incarnato, autore e mediatore della nuova ed eterna alleanza. Per questo, tanti cristiani la acclamano quotidianamente con l'invocazione contenuta nelle litanie lauretane: "Arca della alleanza".

"Ogni vivente dia lode al Signore" (Ps 150,6). Vogliamo, o Signore, con il valido aiuto di tua Madre, spargere su tutta la terra i frutti della tua alleanza di amore con l'uomo. Vogliamo che tutti gli uomini ti riconoscano e ti lodino come Creatore e Signore; che sappiano scoprire la tua presenza nella loro vita ed il fine per il quale sono stati creati; che lavorino per far risplendere l'immagine che tu hai impresso nel cuore di ogni uomo con ammirevole benevolenza.

Fa' che, con la tua grazia, tale immagine divina scolpita nella loro anima non venga offuscata dall'odio e dalla violenza rivolta verso la stessa vita, specialmente verso quella già concepita e non ancora nata, né dalla perversione dei costumi o dalle false evasioni rappresentate dalla droga e dal disordine sessuale, e neppure abbandonata alla mercè delle pressioni delle ideologie materialistiche, di qualsiasi matrice, che feriscono e soffocano alle fondamenta la stessa dignità della persona umana.

Ti chiediamo oggi, Signore, se qualcuno ha smesso di lodarti preferendo sentieri che si discostano dal Vangelo, che abbandoni tali atteggiamenti e torni a te per mano di Maria.

E tu, Madre buona, che sei sempre vicina ai tuoi figli, che attendi con pazienza il loro ritorno alla Chiesa, fa' che tornino! Lo chiediamo a Dio per la tua intercessione! 5. Rendiamo grazie a Dio, fratelli, per la materna presenza di Maria nella storia del vostro popolo. Ella ha guidato coloro che vi portarono la fede e che vi hanno insegnato a pregare. Lei ha fatto maturare nei cuori dei Cileni di buona volonta pensieri di pace e non di dolore (cfr. Jr 29,11). Lei vi ha sostenuto nelle difficoltà come segno di speranza, di vittoria e di felicità futura. Insieme a tutta la Chiesa del Cile, desidero mettermi sotto la protezione della santissima Vergine del Carmine, patrona della vostra patria, peregrinando spiritualmente nei numerosi santuari, chiese e centri mariani del paese, da Tarapaca fino a Magellanes.

Che la devozione popolare alla Vergine si mantenga sempre viva nel Cile e in tutti i Cileni e le Cilene! Nella vostra funzione di primi evangelizzatori (cfr. LG 11) voi, padri di famiglia, dovete insegnare ai vostri figli ad invocare Maria con filiale fiducia, ricorrere a lei come ausilio sicuro ed imitare la sua vita, come cammino verso il cielo.

Desidero esortarvi in modo particolare, a recitare il rosario che è fonte di profonda vita cristiana. Cercate di recitarlo ogni giorno, da soli o in famiglia, ripetendo con molta fede le preghiere fondamentali del cristiano, che sono il Padre Nostro, l'Ave Maria ed il Gloria. Meditate le scene della vita di Gesù e di Maria, che ci ricordano i misteri di gioia, di dolore e gloria.

Imparerete così nei misteri gaudiosi a pensare a Gesù che si fece povero e piccolo: un bambino! Per noi, per servirci, e vi sentirete spinti a servire il prossimo nelle sue necessità. Nei misteri dolorosi vi renderete conto che accettare con docilità e amore le sofferenze della vita - come Cristo nella sua passione -, conduce alla felicità e alla gioia che si esprime nei misteri gloriosi di Cristo e di Maria, in attesa della vita eterna.

Sono a conoscenza della consuetudine, molto radicata nel Cile, del mese di Maria, che celebrate a novembre, il mese dei fiori, e che si conclude con la festa della Immacolata Concezione. Chiedo al Signore che tale devozione continui a portare abbondanti frutti di vita cristiana, di penitenza e di riconciliazione, in molti che sono forse lontani dalla pratica religiosa e tiepidi nella fede, perché ritornino ogni anno a Gesù attraverso il calore e la bontà materna di Maria.


6. Torniamo al racconto del Vangelo per ascoltare la risposta di Cristo alla voce della donna che esclamava: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!" (Lc 11,28). Il Signore, perché tutti imparassimo, volle rispondere con un'altra beatitudine: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!" (Lc 11,28).

Così Gesù volle elogiare sua Madre, per il sacrificio silenzioso della sua vita, piena di immenso amore, di servizio incondizionato al disegno divino della salvezza. Egli ce l'ha lasciata come modello di accettazione e di perfetto compimento della volontà di Dio. Nella vita di Maria, di madre e di sposa, impariamo che nella normalità quotidiana dei nostri doveri familiari e sociali compiuti con molto amore, possiamo e dobbiamo raggiungere la santità cristiana. Il Concilio Vaticano II ha voluto ricordare tale valore santificante presente nelle realtà quotidiane per tutti i cristiani, in qualsiasi compito, indicando, riferendosi ai laici, che "tutte infatti le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza diventano spirituali sacrifici, graditi a Dio per Gesù Cristo" (LG 34).

Penso in questo momento soprattutto alle donne del Cile, che sanno imitare molto bene nostra madre la Vergine. Ringrazio il Signore per le virtù femminili con le quali contribuiscono al bene di tutti. Gli chiedo che tutta la vita della nazione benefici di tale delicatezza e fortezza, del buon senso umano e cristiano, della fedeltà e dell'amore che le contraddistinguono. Perché si raggiunga un clima di serena e gioiosa convivenza fra tutti i Cileni, è necessario che continuiate ad impegnarvi per fare di ogni famiglia un'oasi di pace ed una fonte di gioia cristiana. Vivendo come spose, figlie e sorelle esemplari, potrete diffondere nella società e nella Chiesa il calore della famiglia, della Sacra Famiglia di Nazaret.


7. Carissimi fratelli e sorelle: avvicinandovi alla Vergine mediante le vostre devozioni popolari, otterrete sempre grazie abbondanti, vi sentirete spinti all'orazione, alla penitenza ed alla carità fraterna. Sono segni della vera religiosità popolare, che porta a rivolgere la mente ed il cuore a Dio, nostro Padre; che spinge alla riconciliazione sincera con Dio e che vi fa sentire più uniti ai vostri fratelli, che dovete amare e servire come Gesù ci ha insegnato con le sue parole e con la sua vita.

Per l'intercessione materna di Maria, le vostre preghiere ed i vostri sacrifici - anche essi sono una forma meritevole di preghiera -, i vostri canti e danze, le vostre processioni e la cura che mettete nel culto, vi faranno ottenere dal Signore abbondanti benedizioni di pace e di unione fra i Cileni, di conversione, di vocazioni sacerdotali e religiose al suo servizio.

Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra, Regina della pace e patrona del Cile, insegnaci ad indirizzare tutta la nostra pietà conformemente agli insegnamenti di Gesù ed il beneplacito del Padre.

E potremo cantare eternamente: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!" (Lc 11,28). In tal modo meriteremo, con l'ausilio di Maria, quella lode di Gesù: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano" (Lc 11,28).

1987-04-05 Data estesa: Domenica 5 Aprile 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Recita della preghiera domenicale - Concepcion (Cile)