GPII 1987 Insegnamenti - Messaggio televisivo agli abitanti dell'Isola di Pasqua

Messaggio televisivo agli abitanti dell'Isola di Pasqua

Titolo: Che la luce di Cristo risplenda sempre in questa terra dal nome cristiano

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. In questi momenti mi sento particolarmente vicino a voi. Con particolare affetto ed emozione saluto in Cristo tutti gli uomini e le donne di Rapa-Nui, che avrei tanto voluto visitare personalmente. Poiché non è stato possibile, ho voluto servirmi della radio e della televisione per dirvi che vi porto sempre nel più profondo del mio cuore di pastore della Chiesa universale.

La sollecitudine di pregare Cristo in tutto il mondo, che mi ha portato fino in Cile, mi induce ad inviarvi ora questo messaggio speciale. Ricordate tuttavia, che tutte le mie parole di questi giorni si rivolgono anche a voi.

Saluto con rispetto e stima le autorità dell'isola, chiamate a preoccuparsi del bene comune di tutti i suoi abitanti; che Dio li assista e li illumini nel loro zelo per il progresso materiale e spirituale della comunità.

Siete tutti nel mio pensiero e nelle mie preghiere: il padre Luis Beltran Rield e le religiose francescane di Boroa, che vi dedicate alla testimonianza di consacrazione e di servizio infaticabile; i catechisti, che offrite una preziosa collaborazione nell'insegnamento del Vangelo di Gesù Cristo che salva; le famiglie dell'isola, che custodite nel vostro cuore le tradizioni secolari della vostra cultura con i valori della nazione cilena. Penso in particolare ai bambini e ai giovani, e vedo in voi la speranza dell'Isola di Pasqua. Giovani, siate generosi, rispondete sempre di si a Cristo: egli vi chiede di vivere pienamente le esigenze della vocazione cristiana; se qualcuno sente nell'anima la chiamata al sacerdozio o alla vita religiosa, sappiate che Dio ha bisogno di voi e che non vi mancherà la sua grazia per essere fedeli. Ricordo anche con particolare affetto le persone anziane: non trascurate di dispensare a piene mani la vostra saggezza sulle strade della vita; e infine gli ammalati, affinché offriate cristianamente i vostri dolori. Essi sono un tesoro di grazia al quale mi appoggio con serena fiducia per realizzare la missione che Cristo mi ha affidato.


2. La storia dell'isola, per molti aspetti ancora misteriosa, ci insegna che i vostri antenati, prima di ricevere l'annuncio del Vangelo, si distinsero per molti secoli per la loro religiosità ed il senso vivo della divinità, della quale continuano ad essere testimoni, allo stesso tempo muti ed eloquenti, gli impressionanti "Moais", conosciuti nel mondo intero come simbolo di Rapa-Nui. E' significativo il fatto che storicamente entraste in contatto con il mondo occidentale nel lontano 1722, proprio nella Domenica di Resurrezione. Come è noto, questa circostanza fece si che l'isola venisse battezzata con il bel nome della Pasqua del Signore, confermando così la vostra vocazione di popolo religioso, ed elevandola al vero omaggio di Dio e di suo Figlio Gesù Cristo.

In questa data e in questo nome scorgo il segno dell'amorevole Provvidenza divina: il Signore vuole manifestare in questo modo che vi ha chiamati a partecipare, come tutta l'umanità, al suo mistero pasquale, mistero di salvezza dell'uomo mediante la sua morte, resurrezione e ascensione al cielo.


3. Per questo desidero esortarvi in questo giorno affinché nella vostra vita personale e in quella della vostra comunità risplenda sempre la luce di Cristo.

Vivete la gioia e la pace della Pasqua, dell'autentica liberazione attraverso la quale, liberi dalle catene del peccato, ci convertiamo in figli adottivi di Dio e viviamo le meraviglie della vita in Cristo Gesù.

Vi chiedo che in questi giorni rinnoviate ancora una volta le promesse del battesimo con il sincero desiderio che, d'ora in avanti, i vostri pensieri, parole e azioni siano una chiara testimonianza di essere morti al peccato e di essere risuscitati ad una vita nuova con Cristo, nella quale regna la legge dell'amore a Dio sopra tutte le cose, e ai nostri fratelli secondo la misura dell'amore di Cristo.

Riunendovi la domenica per ascoltare la parola di Dio e per partecipare all'Eucaristia, santificherete il giorno in cui la Chiesa celebra in modo particolare il mistero pasquale. Ricevendo Cristo nella comunione, con l'anima e il corpo ben disposti, vi riempirete della sua forza e del suo amore. E se la vostra coscienza vi accusasse di aver mancato a causa del peccato, accostatevi al sacramento della penitenza, in cui ci viene offerta la misericordia senza limiti del nostro Dio, che perdona ed abbraccia il figliol prodigo pentito, in cui tutti ci riconosciamo.

Ricordate anche che abbiamo bisogno di conoscere sempre meglio il messaggio della salvezza di Cristo, fedelmente custodito dalla Chiesa, per poterlo annunciare con il calore della parola meditata e la testimonianza di una vita perfettamente cristiana. Vi raccomando l'unione e le preghiere per i vostri pastori. Riconoscete in essi Cristo che si fa presente - amando esortando, perdonando e alimentando i suoi fratelli - perché viviate conformemente alla dignità dei figli di Dio.

In questo modo sperimenterete la gioia del Signore, diffondendola in ogni momento con quella cordialità e quella gioia spontanee che vi distinguono.

Così conserverete la identità che vi è propria come popolo e come porzione del Cile; e tutto ciò che vi appartiene - costumi, canti, danze, arte e la vita intera - saranno pieni della pace di Cristo.

In mezzo all'immenso cielo che vi circonda, elevate in ogni momento il cuore a Dio. La vostra posizione, così strettamente in contatto con il cielo e il mare, favorisce il rapporto con Dio, che si manifesta nella creazione. Non siete mai soli, perché egli è con voi, e, nella comunione dei santi, resterete intimamente uniti ai fratelli nella fede di tutto il mondo.

Che i numerosi visitatori che oggi vengono a voi, attratti dalla bellezza naturale di cui Dio ha dotato l'isola e dalle sue ricchezze archeologiche, possano scoprire nella vostra ospitalità anche i segni del passaggio di Dio sulla terra: la fede, la speranza e l'amore, l'unione e la concordia nelle famiglie, l'integrità della vita cristiana.

Rivolgo una parola di affetto anche agli abitanti dell'Arcipelago di Juan Fernandez. Che Dio vi benedica nella vostra attività di pescatori e che il Signore sia sempre nei vostri cuori! 4. Concludo invocando la beatissima Vergine, Madre della Chiesa; che ella vi protegga sempre e vi ottenga da Gesù la gioia della Pasqua cristiana. Che l'Anno Mariano, che sta per iniziare, sia per tutti una nuova occasione di conoscere e di amare la Madre del Redentore.

Che la luce di Cristo, che è nostra Pasqua, risplenda sempre nell'Isola di Pasqua, in questa terra dal nome tanto suggestivo e cristiano, e in ciascuno dei suoi abitanti! Di tutto cuore vi imparto la mia benedizione apostolica.

1987-04-05 Data estesa: Domenica 5 Aprile 1987




Saluto e benedizione dall'Istituto Santa Maria - Antofagasta (Cile)

Titolo: Il mio pellegrinaggio nella vostra terra rinnovi in voi l'amore per la Chiesa

Testo:

Cari fratelli e sorelle, sia lodato Gesù Cristo! 1. Mi rallegro di trovarmi ora ad Antofagasta, vostra città, in quest'ultima tappa del mio itinerario apostolico in terra cilena, come messaggero della vita e della riconciliazione in Gesù Cristo.

Rendo grazie alla divina Provvidenza per avermi guidato fin qui ed esprimo la mia gratitudine anche a voi per la vostra calorosa accoglienza, che manifesta il vostro amore per il Papa. Ricevete il mio saluto di pace in nome del Signore.

Saluto fraternamente il vostro Arcivescovo, così come le autorità, i sacerdoti, religiosi, religiose, i giovani e i bambini. Mi rivolgo anche ai malati e a tutti coloro che soffrono. Desidero che tutti gli abitanti di Antofagasta e del Grande Nord cileno sentano che il Papa li saluta personalmente, che li ama nel Signore e chiede loro che si mantengano fedeli nella verità e nella speranza del Vangelo.


2. La mia presenza tra voi rende evidente la realtà della Chiesa che è la famiglia di Dio nella quale regna una comunione di fede e amore. E' la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, estesa per il mondo e che ha, per volontà di Cristo, il centro della comunione nel successore di Pietro.

Vorrei che il mio passaggio attraverso la vostra terra rinnovasse in tutti voi l'amore per la Chiesa, la gioia di appartenere ad essa, mediante il battesimo, l'impegno a vivere la fede che la stessa Chiesa ci insegna e ci comunica con la parola e i sacramenti.

Si. Voglia il cielo che sia questo il frutto duraturo della presenza del Papa in Antofagasta: un rinnovamento dell'impegno di comunione ecclesiale per rendere ogni volta più presente la forza del Vangelo nella società attuale, tanto bisognosa di Cristo, redentore dell'uomo.


3. So che avete preparato spiritualmente questa visita del Papa con entusiasmo e gioia! Chiedo a Dio che la celebrazione dell'Eucaristia di domani, espressione della nostra comunione nella stessa fede, nella stessa preghiera, nello stesso pane di vita, sia fonte di grazia per voi e per tutti gli amatissimi figli del Cile.

Raccomando alla Vergine Maria le intenzioni della giornata di domani e i desideri e le necessità di tutti voi. Che ella, Madre del Redentore, accompagni sempre il vostro cammino attraverso la vita, avendo sempre lo sguardo rivolto alla meta della speranza cristiana.

Ora, alla fine di questa giornata, con il cuore grato per i doni ricevuti da Dio, dinanzi all'altare familiare di ciascun focolare, piccola chiesa domestica colmata dalla presenza del Signore, rivolgiamo la nostra preghiera al Padre, perché oggi abbiamo sperimentato il suo amore.

1987-04-05 Data estesa: Domenica 5 Aprile 1987




Discorso rivolto ai carcerati - Prigione di Antofagasta (Cile)

Titolo: Un dialogo di speranza e di amore

Testo:

Miei carissimi fratelli e sorelle. 1. La mia visita presso questa istituzione di riabilitazione sociale vuole essere la dimostrazione dell'affetto e della sollecitudine del successore di Pietro per tutti voi, qui presenti e per tutte le persone private della libertà.

Saluto tutti nel nome del Signore Gesù e le mie prime parole sono di ringraziamento per la vostra calorosa accoglienza. Anche qui diviene realtà la bella espressione che conferma la ben nota ospitalità della vostra gente: "come amano l'amico in Cile, quando è straniero".

Questa mattina desidero rendervi partecipi di alcune riflessioni sulla parola di Dio, con l'auspicio che possano illuminare i vostri desideri e le vostre speranze, e alleviare le vostre tristezze e disillusioni. So che vi trovate in una situazione difficile e dolorosa. Il Papa, che quotidianamente vi accompagna con il suo pensiero e con la sua preghiera, invoca per ognuno di voi l'aiuto di Dio. Che la sua grazia e il suo favore vi sostengano anche in mezzo alle limitazioni che comporta la vostra vita quotidiana.


2. Gesù ci dice nel Vangelo: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Mt 11,28-30). Questa è la chiamata costante che il Signore fa a tutti gli uomini, e in particolare a coloro i quali egli desidera far scoprire il senso salvifico del dolore.

L'incontro con voi, cari fratelli, mi commuove profondamente. Immagino quante cose agitano il vostro cuore, e quanti desideri insoddisfatti lo riempiono di dolore e nostalgia. Come fratello maggiore in Cristo, il mio desiderio sarebbe poter avere con ognuno di voi una conversazione intima e tranquilla nella quale instaurare un dialogo di speranza e di amore ricordando esperienze personali, frustrazioni del passato, i piani che progettate per il vostro futuro e particolarmente la situazione attuale delle vostre famiglie. Ho la certezza che, insieme alla ricchezza dei vostri sentimenti, verrebbe allo scoperto la grande umanità che si nasconde in ognuno di voi. So che mi manifesterete ciò che ognuno di voi porta dentro di sé. Purtroppo, le circostanze non ci permettono di poter condividere anche solo pochi minuti, ma è mio desiderio che accogliate le mie parole come se fossero pronunciate per ognuno di voi in particolare.

Cristo è l'unico che può dare un senso alle nostre vite. In lui si trova la pace, la serenità, la liberazione completa perché egli ci libera dalla schiavitù radicale, origine di tutte le altre, che è il peccato, e ispira nei cuori il desiderio di autentica libertà che è il frutto della grazia di Dio che guarisce e rinnova nel più intimo la persona umana.

La libertà che Cristo ci offre, ha origine nell'uomo, si afferma prima di tutto nell'ordine morale; li dove hanno le loro radici l'egoismo, l'odio, la violenza e il disordine. Cristo è venuto per redimere l'uomo dal peccato che lo priva dalla sua libertà: "Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato" (Jn 8,34) dice Gesù nel Vangelo. Ed è questa la schiavitù dalla quale egli desidera liberare tutti gli uomini.

Non esiste chi non ha bisogno di questa liberazione di Cristo, perché non c'è nessuno che, in forma più o meno grave, non sia stato o sia ancora, in qualche modo, prigioniero di se stesso e delle sue passioni. Tutti abbiamo bisogno di conversione e pentimento; tutti abbiamo bisogno della grazia salvifica di Cristo, che egli dona con infinita generosità. Egli spera solo che, come il figlio prodigo, diciamo "mi levero e andro da mio padre" (Lc 15,18).


3. La casa di Dio ha sempre le porte aperte. In essa Cristo si fa presente mediante la parola e per mezzo dei sacramenti. Attraverso i secoli la Chiesa ha svolto pazientemente, ma con fermezza, la sua opera di madre e maestra per rendere più umane le istituzioni e i principi che regolano la convivenza sociale. Chi può ignorare l'influsso positivo che, nel corso dei secoli, ha esercitato il messaggio evangelico per la difesa e la promozione di un maggior rispetto per la dignità del carcerato come persona, come figlio di Dio? Nella storia dell'umanità - come già ho segnalato nella mia visita al carcere di Roma - "si è progredito molto in questo campo, ma certamente c'è ancora molto da fare. La Chiesa, come interprete del messaggio di Cristo apprezza e stimola gli sforzi di quanti si prodigano per portare il sistema carcerario verso una situazione di pieno rispetto del diritto e della dignità della persona" (Omelia nel carcere di Roma "Rebibbia", 3, 27 dicembre 1983: "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", VI, 2 [1983] 1449 s).

A questo proposito, come non manifestare pubblicamente la mia riconoscenza e il mio affetto a tutti gli operatori della pastorale penitenziaria in Cile? Voi, sacerdoti, cappellani, religiosi e altri collaboratori, mostrate la preoccupazione materna della Chiesa per i nostri fratelli facendo vostre le parole di Gesù nel Vangelo: "carcerato e siete venuti a trovarmi" (Mt 25,36).

Siate portatori dell'amore misericordioso di Dio e predicatori instancabili del messaggio di salvezza di Cristo. Aiutate tutti a riscoprire la strada del bene; contribuite alla conversione sincera di tutti gli uomini e le donne con i quali esercitate il vostro apostolato e incoraggiateli ad intraprendere una vita nuova e migliore.

In questa occasione, desidero anche salutare tutto il personale della gendarmeria del Cile impegnate nelle istituzioni penitenziarie. Fate che la vostra professione sia anche un servizio al fratello che soffre. Per intercessione della Vergine del Carmine, madre amorosa di tutti i Cileni, innalzo la mia fervente preghiera a Dio perché assista tutti con la sua grazia, perché assista soprattutto i nostri fratelli e le nostre sorelle incarcerati e renda possibile la difesa di coloro che sono innocenti, mentre imparto di cuore la mia benedizione apostolica ai carcerati, alle loro famiglie, agli operatori della pastorale carceraria, a quanti cercano di alleviare le pene di coloro che soffrono e al personale della gendarmeria del Cile.

1987-04-06 Data estesa: Lunedi 6 Aprile 1987




Omelia durante l'ultima celebrazione eucaristica - Antofagasta (Cile)

Titolo: Che il sacrificio redentore di Cristo riconcili la grande famiglia cilena

Testo:

"Rimanete nel mio amore" (Jn 15,9).

Cari fratelli e sorelle! 1. E' qui, nel grande Nord del Cile, nella cara città di Antofagasta, l'ultima tappa del mio viaggio pastorale in terra cilena! E così, è da considerarsi in certo modo provvidenziale il fatto che abbiamo udito in questa liturgia le parole pronunciate da Gesù nel cenacolo di Gerusalemme, accomiatandosi dai suoi discepoli: "Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. Rimanete nel mio amore" (Jn 15,9).

E' prossimo il momento della sua partenza, del suo ritorno al Padre.

Gesù lo sapeva e per questo manifesta apertamente il suo ardente desiderio: "rimanete nel mio amore, rimanete nel mio amore".

Il Figlio di Dio è sul punto di manifestare il suo amore per l'uomo col sacrificio, offrendo la sua vita per l'umanità. "Nessuno ha amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13).

Il sacrificio della croce, il dono della propria vita, corrisponde pienamente all'amore con cui lo stesso Padre ama dall'eternità. Da questo amore incarnato nel Figlio, confermato nel sacrificio della croce e per l'effusione dello Spirito Santo nasce la Chiesa.


2. Cari fratelli e sorelle: le parole di Gesù ci parlano della Chiesa, cioè, dei doni del Signore nati dall'amore misericordioso del Padre e manifestati per sempre nel Figlio suo prediletto. Sono parole che ci rivelano il mistero di questa realtà d'amore della quale la Chiesa è frutto e che desidera comunicare in ogni luogo, epoca e nazione.

Si, rimanete nel mio amore! Quando Gesù ci parla così ci dice che ci vuole molto vicini a lui. Ci vuole obbedienti, per amore, alla volontà del Padre, cioè alla vocazione divina che dà un vero senso alla vita cristiana.

Per questo, Gesù ci segue dicendo a ciascuno: "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore" (Jn 15,10). Il nostro amore verso Dio e verso il prossimo per Dio, si manifesta nella perseveranza quotidiana nel difficile compito di conformare la nostra condotta agli ordini del Signore, insegnati e interpretati con autorità dalla Chiesa. Solo così ameremo con fatti e in verità (cfr. 1Jn 3,18).

Oggi preghiamo per la santa Chiesa; è l'augurio dei vostri Vescovi, che hanno voluto che quest'ultimo sacrificio eucaristico, che celebro in terra cilena, si offra per i bisogni della Chiesa e della sua missione.

Cristiani del Cile, non smettete di amare con tutte le vostre forze la Chiesa, della quale siete figli attraverso il battesimo. Sapete che la Chiesa non è una semplice organizzazione umana, ma è il corpo di Cristo, sposa del Signore - sebbene non manchino in essa i peccatori - e che come suoi figli professiamo nel Credo come una, santa, cattolica e apostolica.

Questo susciterà in voi una profonda adesione ai pastori della Chiesa, che sono mediatori e servitori della verità dell'azione salvifica di Cristo nei fedeli. Corrispondete al loro instancabile ministero con la vostra comunione filiale, tradotta in preghiera per loro, in conformità ai suoi insegnamenti evangelici, ai suoi mandati e alle sue esortazioni paterne, e in instancabile collaborazione perché possano svolgere meglio la missione apostolica e pastorale - di così grande responsabilità - che il Signore ha loro assegnato.


3. Esaminate ora la vostra vita per scoprire se vi siete comportati fino ad oggi secondo quella dignità che nasce dal vostro battesimo. Per quel sacramento dell'iniziazione cristiana siete stati innestati in Cristo per vivere in grazia e amicizia con Dio. Per conservare e aumentare quella vita divina alla quale partecipate, impegnatevi in una conversione permanente della mente e del cuore, combattendo decisamente il peccato, che distrugge la vita dell'anima. E, nel prendere coscienza dei vostri peccati, tornate fiduciosi a Dio nostro Padre con il pentimento che nasce dall'amore verso colui che è la bontà suprema. Egli vi concederà il suo perdono misericordioso, per il ministero della Chiesa, nella celebrazione del sacramento della penitenza.

In questo modo, "in una vita nuova" (cfr. Rm 6,4), nel ricevere Cristo stesso nell'Eucaristia, parteciperete in maniera sublime a quel mistero di amore divino inaugurato nel cenacolo e consumato sul Golgota. Alimentati dal Pane della vita eterna potrete vivere le esigenze della legge dell'amore, che Cristo stesso ci ha insegnato, e sarete membri vivi della Chiesa.


4. Con le parole della prima lettura che manifestano quel profondo amore in san Paolo, anch'io vi voglio dire: "Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù" (Ph 1,8).

Cari Cileni del grande Nord, del deserto e della pampa, delle terre del rame e del salnitro; da Antofagasta, mi rivolgo ora in particolare a voi, per esprimervi l'affetto che sento verso tutti coloro che per Provvidenza divina abitano in questa parte del paese.

Pieno di gioia per essere potuto venire nel grande Nord del Cile, desidero testimoniare la mia profonda stima per tutti i valori incarnati nella società del nord: la sua laboriosità, virtù umane, fedeltà alla terra in mezzo ad una natura aspra e difficile. Il mio saluto più sentito va da qui ai lavoratori, tecnici, esecutivi, così alle loro famiglie, della miniera di rame di Chuquicamata, così come a quanti lavorano nei diversi settori dell'industria mineraria cilena. Col vostro lavoro sacrificato, e non esente da rischi, contribuite in modo rilevante al progresso economico e sociale della vostra patria, che è parte considerevole del bene comune della nazione.

Mi sento molto unito a voi, cristiani del Nord, nella grande sfida per ottenere che, con la grazia di Dio, l'esistenza di ciascuno, di ogni famiglia e di tutta la comunità scopra ogni giorno di più i tesori di pace e felicità racchiusi nella persona di Cristo e nel suo messaggio di salvezza. Per portare a termine quel grande compito, si ha bisogno in questa terra di più sacerdoti, fedeli ministri di Gesù Cristo, che guidino le vostre comunità come buoni pastori.

Giovani del Nord: se il Signore vi chiama a servirlo nel sacerdozio e nella vita religiosa, accogliete il suo appello con generosità! Il Signore ha bisogno di voi! E ricordate che dove c'è un cristiano o una cristiana - sebbene viva isolato, in queste immensità spopolate - sono presenti Cristo e la sua Chiesa, e per questo deve notarsi là il buon odore di Cristo, come ci dice san Paolo (cfr. 2Co 2,15).


5. Cari fratelli e sorelle! Oggi, al termine del mio servizio papale nella vostra terra accogliente, voglio rendere grazie a Dio per la vostra collaborazione nell'opera del Vangelo (cfr. Ph 1,3-5).

Ciascuno degli indimenticabili momenti di questo viaggio pastorale nelle vostre terre mi ha colmato di gioia e gratitudine, perché ho sperimentato la fede viva dei figli di questa terra: perché ho condiviso le vostre autentiche ansie di fedeltà a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.

Nel ringraziare per questi cinque secoli di storia della Chiesa in Cile, e per tutta la tradizione cristiana che impegna le radici culturali di questa nazione, guardiamo anche al futuro con le speranze dei figli di Dio, portando su questo altare i nostri propositi di collaborazione con il Signore nell'opera di evangelizzazione e santificazione del Cile e del mondo.

Davanti al nostro sguardo si delinea l'orizzonte della nuova evangelizzazione del Cile alla quale la mia visita pastorale vuole contribuire: con la mia preghiera, col mio messaggio, col mio incoraggiamento e l'appoggio della Chiesa universale.


6. Alla Chiesa di Dio in Cile rivolgo anche oggi quelle parole di speranza che pronunciai all'inizio della novena preparatoria del V centenario della evangelizzazione dell'America Latina: "speranze di una Chiesa, che fermamente unita ai suoi Vescovi - con i suoi sacerdoti, religiosi e religiose al fronte - si concentra intensamente sulla sua missione evangelizzatrice e che porta i fedeli al succo vitale della parola di Cristo e alle fonti di grazia dei sacramenti" (Omelia ai Vescovi delle conferenze episcopali dell'America Latina a Santo Domingo, III, 3, 12 ottobre 1984: "", VII, 2 [1984] 895).

Speranza di una Chiesa che, proiettandosi anche nella promozione umana e cristiana dell'uomo e impegnandosi nell'amore preferenziale per i poveri, predichi la vera liberazione, quella operata da Cristo con la sua morte e resurrezione: liberazione, in primo luogo, dal peccato e dalla morte eterna e da tutto ciò che ci separa da Dio e dai nostri fratelli. Questa libertà dà un senso cristiano, di fede e di amore, a tutte le realtà, e allo stesso tempo, costituisce un'anticipazione delle gioie imperiture del regno dei cieli.

Chiedo ferventemente al Signore e alla sua santissima Madre che si consolidi ancor più la fioritura delle vocazioni sacerdotali e religiose nelle famiglie cilene, perché non manchino i buoni pastori, solidamente formati nella dottrina e nella vita spirituale, e che trasmettono fedelmente a tutti l'annuncio evangelico puro e autentico, così come quell'impulso di santificazione e quegli aneliti apostolici che nacquero agli inizi dell'evangelizzazione in Cile, prego perché ci siano religiosi e religiose che, nella loro vita consacrata a Dio e ai fratelli, diano genuina testimonianza dei valori del Regno, in attesa della venuta del Signore. Pregate anche voi perché si porti a termine un'immensa opera di catechesi nella fede, fedele alla dottrina cattolica, che mantenga vivo e operante il messaggio di salvezza che portarono i primi evangelizzatori.


7. In questa Messa per la santa Chiesa ho presenti in modo particolare i laici cileni, quell'immensa maggioranza di figli e figlie della Chiesa in Cile.

Carissimi laici: il futuro dell'opera del Vangelo nella vostra patria passa anche attraverso voi. Nessuno può sentirsi escluso dai disegni divini dell'amore che salva, dal messaggio che predica la fraternità, perché tutti siamo figli dello stesso Padre celeste. Guardando a Cristo che ci interpella e conta su di voi per fare verità e vita della sua opera redentrice nel mondo non potete restare passivi o indifferenti. Ricordate sempre che anche a voi sono rivolte le parole del Signore: "Vi ho costituiti, perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16). La vostra vocazione cristiana ha un irrinunciabile senso e contenuto apostolico, inseparabile dalla ricerca di santità. Per amore verso Dio e verso il prossimo, dovete assumere la vostra parte nella missione redentrice di Cristo, nella Chiesa e nel mondo.

Durante la mia visita in Cile mi sono riferito a diversi campi e aspetti della vostra missione nell'animazione cristiana delle realtà temporali: la famiglia, il lavoro, la cultura, l'educazione, i mezzi di comunicazione, la politica, l'economia, lo sviluppo regionale e gli ulteriori settori della vita pubblica e sociale. In intima comunione con i vostri Vescovi e con il magistero della Chiesa, impegnatevi a cercare soluzioni cristiane ai problemi che vi preoccupano. Portate a termine quel compito con responsabilità e libertà, in sintonia con la dottrina che il Concilio Vaticano II ha voluto ricordare rispetto al legittimo pluralismo tra i cristiani secolari nella loro azione apostolica: "Ché se le soluzioni proposte da un lato o dall'altro, anche oltre le intenzioni delle parti, vengono facilmente da molti collegate con il messaggio evangelico, in tali casi ricordino essi che a nessuno è lecito rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l'autorità della Chiesa. Invece cerchino sempre di illuminarsi vicendevolmente attraverso il dialogo sincero, mantenendo sempre la mutua carità e avendo cura in primo luogo del bene comune" (GS 43).

Perché sia possibile una più profonda cristianizzazione delle realtà temporali e dell'ordine sociale, i laici - uomini e donne - debbono partecipare attivamente alla vita della Chiesa: alcuni parteciperanno alle diverse forme di apostolato associativo: altri offriranno una collaborazione diretta con i pastori in servizi ecclesiali e di assistenza; molti svolgeranno il loro compito in seno alla famiglia, tra i loro compagni ed amici. così, come fermento nella massa, trasformerete il Cile dal di dentro e adempirete la missione che Dio vi ha affidato nel mondo, come esigenze della vostra vocazione cristiana. Voglia Iddio che il Sinodo dei Vescovi che avrà luogo a Roma durante il prossimo mese di ottobre, rappresenti un impulso rivitalizzante della vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo.


8. Cari Cileni e Cilene, con le parole dell'apostolo san Paolo manifesto la mia fiducia "che colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù"(Ph 1,6).

Certamente questa visita del successore di Pietro durante questi sei giorni del tempo liturgico di Quaresima, condivisi con la Chiesa di Dio pellegrina in Cile, mi ha aiutato a portarvi tutti ancor più, nel mio cuore. Sono state giornate vissute nella fede e nell'amore che ci unisce. Vi ringrazio davvero per l'affetto e l'adesione che mi avete dimostrato durante questo viaggio indimenticabile nel quale ho potuto godere della vostra proverbiale ospitalità. Malgrado la distanza che ci separa, abbiate la sicurezza che da Roma, vi terro sempre presenti nel mio affetto e nelle mie preghiere. Siamo sempre molto uniti, nel cuore di Cristo e nel cuore di Maria! 9. "Sia la pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. Per i miei fratelli e i miei amici io diro: "su di te sia pace!"" (Ps 121/122,7-9).

Cari Cileni: conosco i vostri sinceri aneliti di pace, giustizia, e di ogni bene. So che nell'intimo di ogni uomo e di ogni donna di questa terra si nasconde un profondo desiderio di crescere nell'amore, di combattere l'odio e il settarismo, l'egoismo e le ansie disordinate di ricchezze.

Che trionfi nei vostri cuori la pace di Cristo! Che il suo sacrificio redentore, che ci riconcilio col Padre, riconcili la grande famiglia cilena, superando le barriere, saldando le fratture, vincendo l'inimicizia e la discordia, con la forza dello spirito cristiano, che è capace di chiedere perdono quando si e consapevoli di aver offeso gravemente il prossimo.


10. Preghiamo per tutti gli abitanti di questa terra nobile e sofferente del nord e del sud, della campagna e della città, del mare e della montagna. Chiediamo a Dio che la Chiesa mossa dall'amore di Cristo, dia sempre testimonianza di servizio alla giustizia, alla pace, alla riconciliazione dei fratelli.

Che conduca alla Gerusalemme eterna tutti coloro che il Padre ha amato ed eletto in Cristo, perché possano "portare frutto" e che "il vostro frutto rimanga" (cfr. Jn 15,16).

"Pieni della più tenera fiducia, come figli che vanno al cuore della loro Madre", confidate nella santissima Vergine del Carmine, regina e patrona del Cile. Ella sarà la vostra stella e il vostro nord; rifugio e sicura consolazione; modello sublime nel quale imparerete a imitare Cristo, redentore dell'uomo.

Rimanente nel suo amore. Amen.

1987-04-06 Data estesa: Lunedi 6 Aprile 1987




Congedo dal Cile - Aereoporto di Antofagasta

Titolo: "Vorrei che ricordaste la mia visita come un forte richiamo alla concordia"

Testo:

Eccellentissimo signor Presidente, Signori membri della Giunta del Governo, Amati fratelli nell'episcopato, Autorità civili e militari, Carissimi Cileni tutti.

Con questa tappa ad Antofagasta termina il mio viaggio apostolico nella vostra nobile nazione. Mi rattrista lasciarvi. Il cuore mi chiederebbe di prolungare la permanenza in questo amato paese, pero devo proseguire la mia missione pastorale per recarmi nella vicina sorella Argentina.

Porto con me un profondo sentimento di ammirazione per il vostro paese; in particolare per la fede e la cultura cristiana che lo contraddistingue. Durante questa giornata che ho trascorso con voi, ho potuto apprezzare l'amore dei Cileni per la loro patria, per il loro patrimonio culturale e per i valori civili di solidarietà ed attaccamento alla propria terra. Possano queste virtù che vi caratterizzano, contribuire a farvi superare le difficoltà che sono di ostacolo ad una convivenza più fraterna animata dallo spirito cristiano.

In ciascuno dei luoghi visitati ho ritrovato, con gioia, il dinamismo e la vitalità della fede cristiana, uniti ad una evidente dimostrazione di amore e di adesione alla santa Chiesa di Dio e al successore di Pietro. Restano impressi nella mia memoria tutti i momenti di questo viaggio, quale testimonianza della vostra religiosità, della vostra pietà mariana, delle vostre speranze nel futuro, dei sinceri desideri di fare tutto il possibile per raggiungere la riconciliazione fraterna. Siate certi che il Papa conserverà nel suo cuore ciò che ha appreso da voi, per ringraziare il Padre delle misericordie per i doni che vi ha concesso, e chiedergli che li accresca ogni giorno di più.

Tra i tanti momenti memorabili, permettetemi di ricordare l'incontro con i Vescovi, e con i sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose, l'incoronazione dell'immagine della santissima Vergine del Carmine, nel Santuario Nazionale di Maipù; la beatificazione di suor Teresa delle Ande, alla quale mi affido e vi affido, gli incontri con i "campesinos", lavoratori, uomini di cultura, e con gli amati fratelli e sorelle araucani; gli incontri con i giovani, le famiglie ed i malati. In realtà, ciascuno di questi incontri nelle città visitate, mi ha fatto toccare con mano la grandezza, umana e cristiana, del vostro popolo.

Siate certi, che tutti i giorni continuero ad elevare a Dio la mia fervente preghiera per voi; in cambio, vi chiedo che, anche voi, come membra vive della Chiesa, preghiate per il Papa.

In questo momento di commiato la mia preghiera si rivolge a Dio ricco in misericordia perché fortifichi in ciascuno di voi, il fermo proposito di affrontare i problemi che lo affliggono con animo sereno e fiducioso, con la volontà di cercare soluzioni attraverso la strada del dialogo, della concordia, della solidarietà, della giustizia, della riconciliazione e del perdono. Vi incoraggio a proseguire per questo cammino, approfittando dei valori propri dell'anima cilena, perché sappiate illuminare, con la fede, il vostro futuro e costruire sull'amore cristiano le basi della vostra attuale e futura convivenza.

Voglia Dio che queste indimenticabili giornate d'intensa comunione nella fede e nella carità, infondano in tutti i Cileni un rinnovato impegno di vita cristiana, di fedeltà a Cristo, di volontà di servizio e di aiuto ai fratelli, specialmente ai più bisognosi.

Prima di lasciare il vostro paese, desidero nuovamente ringraziare il signor Presidente della Repubblica, e tutte le autorità della nazione, per la collaborazione alla preparazione e allo svolgimento di questa visita pastorale.

uno speciale ringraziamento devo rivolgere a tutti i miei fratelli nell'episcopato, il Cardinale di Santiago Silva, il Cardinale Fresno, attuale Arcivescovo, tutti i vostri Vescovi, il Presidente della conferenza episcopale, Monsignor Pinera, l'organizzatore di questo viaggio, Monsignor Cox e poi ai sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi, catechisti e a tutte quelle persone - penso in questo momento anche ai mezzi della communicazione sociale - che hanno svolto, con entusiasmo e competenza, un servizio prezioso e molte volte anonimo, prima e durante il mio viaggio.

Il Papa si aspetta molto dai Cileni per il bene della Chiesa nel vostro paese e nel mondo intero! Vorrei che nel vostro ricordo il mio viaggio apostolico fosse un richiamo alla speranza, un invito a guardare in alto, un incitamento alla pace ed alla convivenza fraterna.

Durante questi giorni ci siamo sentiti più uniti, più fratelli. E' accaduto che l'amore di Cristo si è manifestato con forza nei nostri incontri, nella nostra preghiera, nelle vostre Chiese e strade, nelle vostre case.

Adesso, nel momento del commiato, desidero ripetere che vi porto nell'anima. Vi appartengono le mie preghiere. Sono mie le vostre speranze ed ansie. Sono miei i vostri desideri e gioie.

Avete dalla vostra parte la grazia di Dio e la materna protezione della Vergine del Carmen, Madre e Regina del Cile.

Fidate sempre in Dio: l'amore è più forte! E con amore vi lascio anche la mia benedizione apostolica.

1987-04-06 Data estesa: Lunedi 6 Aprile 1987




All'aereoporto di Buenos Aires - Argentina

Titolo: Le giornate che stiamo per vivere producano frutti cristiani di solidarietà e di concordia

Testo:

Signor Presidente della Repubblica, Pregiatissime Autorità della nazione, Amati fratelli del collegio episcopale, Carissimi Argentini tutti.


GPII 1987 Insegnamenti - Messaggio televisivo agli abitanti dell'Isola di Pasqua