GPII 1987 Insegnamenti - Al Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi - Cappella della "Maternushaus" di Köln (Repubblica Federale di Germania)

Al Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi - Cappella della "Maternushaus" di Köln (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: Dal Sinodo sui laici un impulso alla nuova evangelizzazione dell'Europa

Testo:

Cari fratelli e sorelle! Saluto cordialmente voi, rappresentanti del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, che siete qui convenuti in occasione di questo breve incontro serale di preghiera. Pregare insieme, riunirsi davanti a Dio per lodarlo ed implorarlo, è una delle forme più profonde di unione tra gli uomini.

La mia seconda visita pastorale nel vostro paese, come sapete, è legata alla beatificazione di suor Edith Stein e a quella di padre Rupert Mayer. Dei due beati noi intendiamo elogiare la coraggiosa testimonianza a Cristo e il loro disinteressato amore per il prossimo. Edith Stein vide nel suo viaggio verso Auschwitz, una difesa del popolo ebraico al quale apparteneva e al quale si senti unita fino alla sua morte tremenda. Ella diceva alla sua sorella: "Venite, andiamo per il nostro popolo!". La testimonianza a Cristo e l'impegno verso il prossimo sono parte integrante della vita cristiana e sono profondamente legati alla missione salvifica della Chiesa e di tutti i membri della Chiesa.

Il nostro incontro ha luogo sei mesi prima dell'apertura del Sinodo dei Vescovi, che si occuperà della "vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo". Si tratta, a venti anni dal Concilio Vaticano II di diffondere ancor meglio che in passato, nel nostro tempo, nel nostro mondo e nella nostra Chiesa, il decreto sull'apostolato dei laici. Il prossimo Sinodo dei Vescovi, darà un grande impulso alla nuova evangelizzazione di cui l'Europa ha tanto bisogno. Il suo compito sarà quello di cooperare, e di sviluppare la forza viva della fede in e per l'Europa.

So bene che il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, rappresenta la lunga tradizione dell'apostolato dei laici nel vostro paese, e che tale tradizione continuerà anche in futuro. E' stato sempre vostro desiderio, unire la partecipazione del Popolo di Dio al servizio salvifico della Chiesa, ad una efficace e coraggiosa presa di posizione sui problemi più importanti della società, della cultura contemporanea, dello sviluppo dell'uomo. In questo spirito di comune responsabilità del Popolo di Dio pronto a testimoniare e a servire il mondo, voi avete partecipato alla preparazione del Sinodo dei Vescovi. E' per me motivo di particolare gioia invocare con voi, in quest'ora della sera, lo Spirito Santo per la missione salvifica della Chiesa nel mondo di oggi, quello Spirito che conosce la profondità di Dio, che riempie l'universo e che dona alla Chiesa l'unità.

1987-04-30 Data estesa: Giovedi 30 Aprile 1987




Omelia durante la solenne concelebrazione - stadio di Köln-Müngersdorf (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: Edith Stein: in lei la sintesi drammatica del nostro secolo ma anche la sintesi di una verità piena e al di sopra dell'uomo

Testo:

"Beati sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell'Agnello" (Ap 7,14).


1. Tra questi uomini e queste donne beate salutiamo noi oggi con grande venerazione e profonda gioia una figlia del popolo ebreo, piena di saggezza e forza. Cresciuta alla dura scuola della tradizione del popolo d'Israele, distintasi per una vita trascorsa nella virtù e nell'abnegazione nel proprio ordine, dimostro il suo animo eroico nel cammino verso il campo di concentramento.

Unita a Cristo crocifisso diede la sua vita per "la pace vera" e "per il popolo": Edith Stein, ebrea, filosofa, suora e martire.


2. Eminentissimo signor cardinale, cari fratelli e sorelle! Con la beatificazione odierna si realizza un desiderio a lungo coltivato non soltanto dall'arcidiocesi di Colonia, ma anche da molti cristiani e molte comunità della Chiesa. Sette anni fa la conferenza episcopale tedesca, all'unanimità, rivolse alla Santa Sede questa richiesta di beatificazione cui si sono aggiunti in seguito altri amici vescovi di diversi paesi. E' perciò grande la nostra gioia oggi di poter esaudire questo desiderio e di poter, in questa solenne liturgia di fronte ai credenti, in nome della Chiesa, dichiarare beata nella maestà del Signore suor Teresa Benedetta della Croce. Potremo d'ora in poi venerarla come martire e invocare la sua intercessione presso il trono di Dio. Mi rallegro perciò con voi e soprattutto con le sue consorelle del Carmelo, presenti qui a Colonia, a Echt, così come con tutte coloro che appartengono a questo ordine religioso. Mi riempie inoltre di gioia e gratitudine il fatto che partecipino a questa liturgia anche sorelle e fratelli ebrei, in particolare i parenti più stretti di Edith Stein.


3. "Signore, manifestati nel giorno nella nostra afflizione, e a me da' coraggio" (Est 4,17 r).

Le parole di questa richiesta di aiuto prese dalla prima lettura della liturgia odierna vengono pronunciate da Ester, una figlia di Israele, ai tempi della schiavitù babilonese. La sua preghiera che, nelle ore in cui incombeva su di lei e su tutto il suo popolo la minaccia di morte, ella rivolse a Dio, ci scuote profondamente: "Mio Signore, nostro Re / tu sei l'unico! / vieni in aiuto di me / Che / sono sola e non / ho altro soccorso se / non te, / perché un grande pericolo / mi sovrasta... / Tu, Signore, hai scelto / Israele da tutte le nazioni / E i nostri padri da tutti / i loro antenati / come tua eterna eredità... / Quanto a noi... salvaci / con la tua mano... Signore!" (Est 4,17 1-t).

La paura della morte, di fronte alla quale Ester trema, era sopraggiunta quando, sotto l'influenza del potente Haman, un mortale nemico degli Ebrei, era stato diffuso in tutta la Persia l'ordine di sterminio.

Con l'aiuto di Dio e il sacrificio della propria vita Ester contribui in maniera determinante alla salvezza del suo popolo.

Questa impetrazione di aiuto, che risale a più di duemila anni fa, è oggi, in questa liturgia, sulle labbra della serva di Dio Edith Stein, una figlia di Israele del nostro secolo. E' nuovamente divenuta attuale poiché qui, nel cuore dell'Europa, fu ancora una volta concepito un piano di annientamento degli Ebrei.

Una folle ideologia lo ha decretato in nome di un empio razzismo e lo ha portato fino a disastrose conseguenze.

Contemporaneamente ai drammatici avvenimenti della seconda guerra mondiale vengono precipitosamente costruiti i campi di concentramento e i forni crematori. Parecchi milioni di figli e figlie di Israele, dai bambini fino agli anziani, trovarono la morte in questo spaventoso destino. La gigantesca macchina di potere dello Stato totalitario non ha risparmiato nessuno e ha perpetrato crudeli ritorsioni anche su coloro che ebbero il coraggio di difendere gli ebrei.


4. Edith Stein mori nel campo di concentramento di Auschwitz, quale figlia del suo popolo martoriato. Nonostante il suo trasferimento da Colonia al convento delle Carmelitane di Echt, trovo qui soltanto rifugio provvisorio, mentre cresceva l'ondata di persecuzioni contro gli ebrei. Dopo aver occupato l'Olanda, i nazionalsocialisti diedero inizio immediatamente anche in quelle terre allo sterminio degli ebrei di cui all'inizio furono esclusi gli ebrei battezzati. Ma quando i vescovi cattolici, in una lettera pastorale protestarono violentemente contro queste deportazioni i rappresentanti del potere si vendicarono portando allo sterminio anche gli Ebrei di fede cattolica.

Così suor Teresa Benedetta della Croce si presenta al martirio insieme con la sua amata sorella Rosa rifugiatasi anche lei nel Carmelo di Echt.

Nel lasciare il monastero Edith prende sua sorella per mano e dice soltanto: "Vieni, andiamo, per il nostro popolo". Nella forza di una seguace di Cristo pronta al sacrificio, anche nel momento della sua apparente debolezza individuava una strada per offrire al suo popolo un ultimo servizio. Già alcuni anni prima si era paragonata alla regina Ester in esilio presso la corte persiana.

Leggiamo in una delle sue lettere: "Confido nel fatto che il Signore ha preso la mia vita a vantaggio di tutti gli ebrei. Devo pensare sempre di più alla regina Ester che fu tolta al suo popolo per rappresentarlo di fronte al re. Io sono una piccola Ester, molto povera e debole, ma il re che mi ha scelto è grande e infinitamente misericordioso".


5. Cari fratelli e sorelle. Accanto alla preghiera di Ester troviamo un brano tratto dalla Lettera ai Galati. Scrive l'apostolo Paolo: "Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso come io per il mondo" (Ga 6,14).

Anche Edith Stein ha incontrato sul cammino della sua vita questo mistero della croce che san Paolo annuncia ai cristiani in questa lettera. Edith ha incontrato Cristo e questo incontro l'ha condotta, passo dopo passo, nella clausura del Carmelo.

Nel campo di sterminio ella è morta come figlia di Israele "a glorificazione del nome santo di Dio" e nello stesso tempo come suor Teresa Benedetta della Croce.

L'intera vita di Edith Stein è caratterizzata da un'instancabile ricerca della verità e illuminata dalla grazia della croce di Cristo. Fece il suo primo incontro con la realtà della croce nella persona di una religiosissima vedova di un suo compagno di studi che invece di mettere in dubbio la propria fede a causa della tragica perdita di suo marito, attingeva forza e fede dalla croce di Cristo.

Scrisse più tardi riguardo a questo episodio: "Fu il mio primo incontro con la croce e con la forza divina che sprigiona verso coloro che la incontrano... ci fu un momento in cui la mia miscredenza ando in frantumi,... e Cristo comincio a splendere: Cristo nel mistero della croce". La sua vita e il suo itinerario di croce è intimamente legato al destino del popolo ebraico. In una preghiera riconosce a Cristo salvatore ciò che ella sapeva: "Che è la sua croce che ora viene posta sulle spalle del popolo ebraico", e tutti coloro che hanno compreso questo "dovrebbero essere pronti a prenderla sulle proprie spalle in nome di tutti. Io volevo farlo, egli doveva solo indicarmene il modo". Allo stesso tempo ella ha la certezza interiore che Dio ha ascoltato la sua preghiera. Quanto più ripetutamente si vedevano per strada le croci uncinate, tanto più alta si ergeva nella sua vita la croce di Gesù Cristo.

Quando entro nel convento delle carmelitane a Colonia con il nome di suor Teresa Benedetta della Croce per partecipare ancora più profondamente al mistero della croce di Cristo, ella sapeva di essere sposata al Signore nel segno della croce. Nel giorno dei suoi primi voti le sembro di essere, come disse lei stessa "come la sposa dell'Agnello". Era convinta che il suo sposo celeste l'avrebbe condotta nel profondo del mistero della croce.


6. Teresa, la Benedetta della Croce - questo è il nome di quella donna che ha iniziato il suo cammino spirituale con la convinzione che non esiste assolutamente nessun Dio.

Negli anni della sua giovinezza e dei suoi studi, la sua vita non era ancora caratterizzata dalla croce liberatrice di Cristo, eppure si andava già formando l'oggetto della costante ricerca e dello studio della sua acuta intelligenza. All'età di quindici anni, nella sua città natale a Breslau, Edith, nata in una casa di antica tradizione giudaica, decise di "non pregare più" come ammise lei stessa. Sebbene durante la sua vita fosse stata sempre profondamente colpita dalla robusta fede di sua madre, trascorse gli anni della giovinezza e dello studio con spirito ateistico.

Riteneva incredibile l'esistenza di un Dio personale. Negli anni dei suoi studi di psicologia, filosofia, storia e germanistica a Breslau, Gottinga e Friburgo, non ci fu in alcun modo spazio per Dio nella sua vita. Professava tuttavia un idealismo etico molto elevato. Conformemente al suo grande talento intellettuale non volle accettare nulla che non fosse provato, neanche la fede dei suoi padri.

Vuole andare da sola alla radice delle cose. Da qui la sua instancabile ricerca di verità. Ritornando in seguito a questi anni di irrequietezza spirituale li considero come tappe importanti del suo processo di maturazione interiore, affermando: "La mia ricerca di verità è stata una vera e propria preghiera" - una meravigliosa parola di conforto per tutti coloro che hanno difficoltà con la fede nel Signore! Ecco che la ricerca di verità più intimamente ricerca di Dio. Sotto la forte influenza del suo docente, Husserl e della sua scuola fenomenologica, la studentessa si rivolse, nella sua ricerca, sempre più decisamente verso la filosofia. Imparo soprattutto "a considerare ogni cosa senza pregiudizi" e a liberarsi di "tutti i paraocchi". Attraverso l'incontro con Max Scheler a Gottinga, Edith Stein venne per la prima volta in contatto con le idee cattoliche.

Scrive lei stessa: "I limiti dei pregiudizi razionalistici, nei quali sono cresciuta, senza saperlo, vengono meno e il mondo della fede appare all'improvviso davanti a me; ne fanno parte integrante le persone dalle quali sono circondata giornalmente e alle quali io guardo piena di ammirazione".

La lunga lotta per una decisione personale di aderire alla fede in Gesù Cristo termino soltanto nel 1921 quando comincio a leggere un libro autobiografico. "Vita di santa Teresa d'Avila" trovato a casa di una sua amica. Ne fu subito presa e non smise di leggerlo finché non giunse alla fine: "Quando chiusi il libro, dissi a me stessa: Questa è la verità!". Lo aveva letto per tutta la notte fino alle prime luci dell'alba. In questa notte aveva scoperto la verità, non la verità della filosofia, ma la verità in una persona, il vivente "tu" di Dio.

Edith Stein aveva cercato la verità e aveva trovato Dio. Senza indugio si fece battezzare e accogliere nella Chiesa cattolica.


7. Ricevere il battesimo non significo in alcun modo per Edith Stein rompere con il popolo ebraico. Al contrario ella afferma: "Quando ero una ragazza di quattordici anni smisi di praticare la religione ebraica e per prima cosa, dopo il mio ritorno a Dio, mi sono sentita ebrea". Di questo ella è stata sempre consapevole: "appartenere a Cristo non soltanto spiritualmente ma anche per discendenza". Soffri molto del grande dolore che la sua conversione dovette procurare alla madre. Continuava ad accompagnarla in sinagoga e recitava insieme a lei i salmi.

Al fermo atteggiamento della madre secondo la quale si poteva anche essere degli ebrei devoti, ella dava questa risposta: "Certamente - quando non si è conosciuto nient'altro". Sebbene, sin dall'incontro con gli scritti di santa Teresa d'Avila il Carmelo era divenuto la meta di Edith Stein, dovette aspettare più di dieci anni fino a che Cristo non le indico, nella preghiera, la via per entrarvi. Nella sua attività di insegnante e docente, nel lavoro scolastico e formativo, per la maggior parte a Speyer, e in seguito anche a Münster, si sforzo di coniugare insieme e di conciliare scienza e fede. In questo compito ella voleva essere soltanto uno strumento del Signore "Chi viene da me, voglio condurlo a lui".

Contemporaneamente a questa attività, ella visse in questo periodo come una suora, fece interiormente i tre voti e divenne una grande e ispirata donna di preghiera. Da un intenso studio di san Tommaso d'Aquino apprese che è facile "esercitare la scienza come servizio divino... Soltanto così ho potuto decidere, in piena coscienza, di iniziare nuovamente (dopo la conversione) un lavoro scientifico".

In questo alto valore del sapere Edith Stein ha individuato sempre più chiaramente che l'essenza dell'essere cristiano non è il sapere ma l'amore.

Quando infine nel 1933 Edith Stein entro nel Carmelo a Colonia, questo passo non significo una fuga dal mondo o dalle proprie responsabilità bensi una partecipazione ancora più definita nel seguire la croce di Cristo. Disse alla madre superiora del Carmelo nel loro primo colloquio: "Non l'attività umana può aiutarci, ma la passione di Cristo. Esserne parte è il mio desiderio". Per lo stesso motivo al momento della vestizione non può esprimere nessun altro desiderio se non quello di venir chiamata, all'interno dell'ordine, "della Croce". E sul santino della sua professione perenne fece incidere le parole di san Giovanni della Croce: "Il mio unico compito d'ora in poi sarà soltanto amare di più".


8. Cari fratelli e sorelle. Ci inchiniamo oggi insieme a tutta quanta la chiesa di fronte a questa grande donna che d'ora in poi potremo chiamare beata nella maestà del Signore; ci inchiniamo di fronte a questa grande figlia d'Israele, che in Cristo, il Redentore, ha scoperto la pienezza della sua fede e della sua missione verso il popolo di Dio.

Secondo la convinzione di Edith Stein, chi entra nel Carmelo, non è perduto dai suoi, ma è, in effetti, a maggior ragione, ritrovato poiché il nostro compito è proprio quello di essere di fronte a Dio per tutti.

Dal momento in cui inizio a capire il destino del popolo di Israele "sotto la Croce" la nostra nuova beata accolse sempre di più il Cristo nel suo profondo mistero di redenzione, per sentirsi in unità spirituale con i molteplici dolori dell'uomo e aiutare a perdonare le ingiustizie di questo mondo che gridano vendetta agli occhi del cielo. Come "Benedetta della Croce" volle portare la sua croce insieme a quella di Cristo per la salvezza del suo popolo, della sua Chiesa, del mondo intero. Si offri a Dio come "sacrificio espiatorio per la vera pace" e soprattutto per il suo popolo ebraico minacciato e umiliato. Dopo aver saputo che ancora una volta Dio aveva posto con forza la sua mano sul suo capo, era convinta: "che il destino di questo popolo è anche il mio".

Quando suor Teresa Benedetta della Croce inizio nel Carmelo di Echt la sua ultima opera teologica "La scienza della croce" - che tuttavia è rimasta incompiuta - notava, essendo sul punto di intraprendere il suo cammino di croce: "Quando parliamo di scienza della Croce" non intendiamo... nuda teoria, ma verità viva, vera ed efficace. Nel momento in cui la minaccia mortale che gravava sul popolo ebraico come una fosca nube si abbattè anche su di lei, si dimostro pronta a testimoniare con la propria vita ciò che aveva appreso in precedenza: "Esiste una vocazione alla passione di Cristo e attraverso questa si coopera alla sua missione redentrice... Cristo continua a vivere nei suoi fedeli e in loro continua a vivere la sua passione, la passione vissuta insieme al Signore è la sua passione, inserita nella grande opera di redenzione e in essa abbondante di frutti".

Suor Teresa Benedetta della Croce insieme a sua sorella Rosa ha percorso la strada che l'ha portata allo sterminio con il suo popolo e "per" il suo popolo.

Non ha tuttavia accettato passivamente il dolore e la morte, ma l'ha affiancata a questa consapevolezza con il sacrificio di espiazione del nostro salvatore Gesù Cristo. "Già da adesso accetto la morte che Dio mi ha destinato, con gioia e in completa sottomissione alla sua santissima volontà" aveva scritto alcuni anni prima nel suo testamento: "Prego il Signore perché possa accettare il mio dolore e la mia morte a suo onore e gloria, per tutte le necessità... della santa Chiesa".

Il Signore ha ascoltato queste preghiere.

La Chiesa offre alla nostra venerazione e imitazione, oggi, suor Teresa Benedetta della Croce come martire beata, un esempio di eroica sequela di Cristo.

Apriamoci al suo messaggio, al messaggio di questa donna di spirito e di scienza, che nella scienza della croce ha conosciuto il culmine di ogni saggezza: una grande figlia del popolo ebraico e una grande cristiana tra milioni di fratelli innocenti martoriati, vedeva la croce avvicinarsi inesorabilmente. Non è fuggita terrorizzata di fronte ad essa, ma l'ha abbracciata in cristiana speranza nell'ultimo slancio di amore e dedizione e l'ha anche salutata nel mistero della fede nella resurrezione: "Ave crux, spes unica!".

Come ha detto nella sua breve lettera pastorale il vostro eminente Cardinale Höffner: "Edith Stein è un dono, un monito, una promessa per il nostro tempo. Possa essa intercedere presso Dio per noi, per il nostro popolo e per tutti i popoli".


9. Cari fratelli e sorelle! La Chiesa del ventesimo secolo vive oggi una grande giornata. Ci inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e della morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempo figlia del Carmelo. Suor Teresa Benedetta della Croce, una personalità che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo, una sintesi ricca di ferite profonde che ancora sanguinano, ma per la cui cura, fino ai giorni nostri, continuano ad impegnarsi uomini e donne consapevoli della loro responsabilità; nello stesso tempo la sintesi di una verità piena al di sopra dell'uomo, in un cuore che rimase così a lungo inquieto e inappagato, "fino a quando finalmente trovo pace in Dio".

Quando ci rechiamo spiritualmente al luogo del martirio di questa grande ebrea e martire cristiana, il luogo di un evento spaventoso che oggi viene chiamato "Schoah" percepiamo al tempo stesso la voce di Cristo, del Messia e del Figlio dell'uomo, del Signore e del Redentore.

Come il messaggero dell'imperscrutabile mistero di salvezza di Dio parlo alla donna di Samaria presso il pozzo di Giacobbe: "La salvezza viene dai Giudei.

/ Ma è giunto il momento, ed è questo, / in cui i veri adoratori adoreranno il Padre / in spirito e verità: perché il Padre cerca tali adoratori / Dio è Spirito, e quelli che lo adorano, / devono adorarlo in spirito e verità" (Jn 4,22-24).

Sia proclamata beata Edith Stein, suor Teresa Benedetta della Croce, una vera adoratrice di Dio - in spirito e verità. Sia beata! - Amen.

1987-05-01 Data estesa: Venerdi 1 Maggio 1987




Consegna della "Fiaccola di Altengerg" - Köln (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: "Giovani: porterete voi nel prossimo secolo la luce di Cristo"

Testo:

Prima di accomiatarci da questa festosa comunione eucaristica saluto in particolare voi, miei cari giovani amici, che desiderate portare questa fiamma luminosa in ogni direzione del vostro paese.

E' luce della notte di Pasqua, già segno della resurrezione di Gesù e della ricostruzione dopo il terrore causato dalla distruzione e dalla guerra. Oggi è per noi tutti un segno della speranza riposta in voi, la nuova generazione, che vi accingete a portare la luce di Cristo nel prossimo secolo.

E' la luce di Altenberg, in quel luogo che nei tempi difficili dell'oppressione, diede a tanti giovani cristiani l'orientamento spirituale e la forza di resistere.

E' la luce della riconciliazione e della pace. Essa dovrà illuminare il cammino che tutti siamo chiamati a percorrere. Insieme a tutti gli uomini di buona volontà intraprendiamo questo cammino. Lo intraprendiamo con lo sguardo rivolto a Maria, alla quale è dedicato in maniera particolare il mese di maggio. La "Regina della pace" ci accompagna come modello e come promessa dell'"uomo nuovo pieno di grazia".

L'Onnipotente misericordioso, che attraverso di noi desidera donare a tutti gli uomini il suo amore e la sua pace, benedica questa luce e voi tutti.

1987-05-01 Data estesa: Venerdi 1 Maggio 1987




Ai membri del Consiglio Centrale degli Ebrei - Residenza dell'Arcivescovo di Colonia (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: Uniti contro il razzismo e il martirio dei popoli per costruire in Europa la civiltà dell'amore

Testo:

Gentili signori, amati fratelli.


1. Mi riempie di gioia e gratitudine potermi incontrare nuovamente con voi nel corso della mia seconda visita pastorale. Questo nuovo incontro mi offre l'opportunità di sottolineare l'importanza del fatto che proprio in questo paese esistano ancora oggi una vita ebraica e una comunità ebraica. Il documento vaticano "Note sul modo corretto di presentare gli Ebrei e l'Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica" dell'anno 1985, la cui lettura ed applicazione raccomando caldamente a tutti i cattolici, ricorda la storia degli ebrei "in una grande diaspora, che permette ad Israele di portare in tutto il mondo la testimonianza spesso eroica della sua fedeltà all'unico Dio" (cfr. VI, 25). Già dall'antichità gli Ebrei hanno portato questa testimonianza di fedeltà fino alla Renania. Qui si è radicato ben presto un ebraismo di grande creatività spirituale.


2. Miei cari fratelli, voi custodite nelle vostre comunità odierne una preziosa eredità storica e spirituale e siete in grado di farla fiorire. Queste comunità inoltre hanno un valore particolare alla luce delle persecuzioni e del tentativo di eliminare l'Ebraismo da questo paese. La stessa esistenza delle vostre comunità è la dimostrazione che Dio, che è "la sorgente della vita" (Ps 35/36,10) e che è lodato come "Padre e padrone della mia vita" (Si 23,1) non permette alle forze di morte di avere l'ultima parola. Che il Padre della vita, buono e misericordioso, protegga le vostre comunità e le benedica in modo particolare quando si uniscono nell'ascolto della sua santa parola.


3. Oggi la Chiesa venera una figlia di Israele, che è rimasta unita come cattolica a Gesù Cristo crocifisso, nostro Signore, e come ebrea al suo popolo con fedeltà e amore, durante le persecuzioni del nazionalsocialismo. Insieme a milioni di fratelli e sorelle ha subito umiliazioni e sofferenze fino all'ultimo, fino all'annientamento disumano, fino alla Shoah. Con l'eroico coraggio della fede Edith Stein ha consegnato la sua vita nelle mani di Dio, santo e giusto, il cui mistero ella ha cercato di comprendere ed amare sempre di più per tutta la sua vita.

Questo giorno della sua beatificazione sia per noi tutti un giorno di lode e di ringraziamento comune a Dio, che è meraviglioso nei suoi santi, così come si è dimostrato magnifico e grandioso nelle i figure del popolo di Israele.

Nello stesso tempo vogliamo rimanere in rispettoso silenzio e meditare nelle nostre coscienze sulle terribili conseguenze che possono sempre provocare la negazione di Dio e l'odio razziale collettivo. E qui ricordiamo in fraterna solidarieta anche il martirio di molti popoli dell'Europa contemporanea e ci impegnamo insieme a tutti gli uomini di buona volontà per una rinnovata "civiltà dell'amore" qui in Europa, animata dai migliori ideali ebraici e cristiani. Per questo è necessario avere un occhio attento, una parola coraggiosa, e un forte ideale contro tutte le nuove forme di antisemitismo, di razzismo e di persecuzione neopagana della fede. Un tale comune impegno è il dono più prezioso, che l'Europa possa offrire al mondo nel suo faticoso cammino verso lo sviluppo e la giustizia.


4. La beata Edith Stein ricorda a tutti noi, Ebrei e cristiani, con il suo esempio vissuto, l'appello della Scrittura: "Siate dunque santi, perché io - il vostro Dio - sono santo" (Lv 11,45). Questa vocazione comune comprende anche la comune responsabilità di costruire la "città di Dio", la città della pace di Dio. Il nostro pensiero si rivolge spontaneamente a Gerusalemme, la "città della pace". Di lei dice il profeta: "Il Signore ha pietà di Sion... rende la sua steppa come il giardino del Signore. Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e inni di lode" (Is 51,3). Con questa speranza di pace nel cuore preghiamo il Signore affinché ci conceda la pienezza della sua pace misericordiosa.

1987-05-01 Data estesa: Venerdi 1 Maggio 1987




Incontro con la popolazione nella Schlossplatz - Münster (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: Il diritto alla vita è il più fondamentale e il più sacro di tutti i diritti umani

Testo:

Eccellentissimo signor Vescovo, Cari fratelli e sorelle! Quale Vescovo di Roma e successore dell'apostolo Pietro è per me una grande gioia essere con voi oggi a Münster, sede del vescovado, pregare con voi e potere parlare con voi. Saluto fraternamente tutti voi e tutti coloro che ascoltano la mia parola.


1. Sin dall'inizio, Roma e Münster sono state strettamente legate. Il vostro primo Vescovo, san Ludgero, si è recato a Roma in pellegrinaggio nel 784 sulla tomba di Pietro e per incontrarsi col Papa, per ricevere da lui l'incarico di svolgere la sua attività missionaria nella vostra patria. Oggi sono io che da Roma vengo a Münster; il successore di Pietro viene dal successore di Ludgero e da tutti voi di questa diocesi di Münster, per confermarvi nella fede, per sentire insieme a voi che Roma e Münster, che Pietro e Ludgero condividono la stessa fede e vogliono rimanere uniti in questa fede comune.

Della morte di san Ludgero ci parla un'antica cronaca: nell'ora della sua dipartita i confratelli videro "come una luce sfolgorante davanti a loro, che si innalzava come un fuoco e disperdeva tutte le tenebre della notte". L'oscurità della notte era diventata luce; l'oscurità della notte è rimasta luminosa. La luce della fede cattolica ha mantenuto nel corso dei secoli la sua intensità. Questa luce è stata sempre alimentata dai testimoni della verità, che l'hanno custodita e diffusa nel vostro paese.

Fra questi testimoni della fede spicca per il suo grande coraggio apostolico la figura del vostro indimenticabile Vescovo e Cardinale Clemens-August Conte di Galen, il "Leone di Münster", appellativo popolare pieno di ammirazione e di lode. Sono venuto oggi a Münster per visitare la sua tomba e per sostarvi in preghiera.


2. Il Vescovo von Galen anche allora nella sua coraggiosa testimonianza di fede non era solo. La fede si manifesta nella comunità dei cristiani battezzati nella Trinità di Dio. La fede si manifesta nella comunità dei testimoni della verità. In tutti i tempi, nella diocesi di Münster, avete avuto testimoni della verità, che sono come fuochi luminosi nella notte, che irradiano la loro luce su tutte le religioni della vostra diocesi.

Sono sepolti a Xanten, nel Basso Reno, nell'antica cripta che si trova sotto il Duomo di san Vittorio: martiri dei primi tempi, che hanno dato la vita quale tributo della loro fede. Li riposano le spoglie del sacerdote Gerhard Storm e dello studente Heinz Bello, che rimasero incrollabilmente fedeli al Credo della Chiesa, contro le autorità e i potenti di quei tempi. Li è sepolto Karl Leisner, che è stato ordinato sacerdote nel campo di concentramento di Dachau, un uomo la cui giovane vita manifesta l'entusiasmo per la sua fede. Il suo motto era: "Cristo, tu sei la mia passione!"; e la sua preghiera era: "Cristo, sii tu la mia guida verso la luce".

Nel Land Oldenburg troviamo la tomba del padre domenicano Titus Horten, la cui vita ha rispecchiato in modo esemplare la bontà e l'amore di Dio per gli uomini. E qui a Münster visse e opero la sorella di Clemens, Maria Euthymia, sulla cui tomba si recano in pellegrinaggio una moltitudine di fedeli in cerca di aiuto.

Nei luoghi apparentemente nascosti in cui prestava il suo servizio pieno di abnegazione, questa semplice suora ha dimostrato a molti che una vita vissuta nella fede e nel Vangelo ha una forza capace di cambiare il mondo. Nella forza della sua fedeltà a Cristo i prigionieri di guerra che le venivano affidati, trovavano una patria e un rifugio. L'amore vinse l'odio.

Potremmo fare ancora molti altri nomi. Ve lo voglio ricordare ancora soltanto suor Anna Katharina Emmerich, che con la sua particolare vocazione mistica ha mostrato il valore del sacrificio e della sofferenza insieme al Signore crocifisso; e suor Edith Stein, che ho beatificato questa mattina a Colonia a nome della Chiesa. Qui a Münster ha vissuto l'inizio della sua vocazione. Da qui parti per il Carmelo, e dal Carmelo infine verso la morte violenta quale testimone della fede, e quindi nell'eterna beatitudine di Dio.


3. Voi cristiani della diocesi di Münster, voi giovani, ai quali vorrei rivolgermi in modo particolare: guardate a questo "gran numero di testimoni" (He 12,1), come dice la sacra Scrittura. Essi sono i modelli! Qui si dice chiaramente e con forza come ciò è possibile: con la fede. Qui diventa evidente che il mondo può essere cambiato soltanto con una vita in unione con Dio e con la sua parola liberatrice.

Così l'amore vince sulla malvagità; così il perdono fa superare l'odio; così la generosità della fede si innalza sulla meschinità e l'egoismo degli uomini.

Ed io chiedo a voi giovani: non vi è tra di voi qualcuno che è pronto a scegliere l'"alternativa" di una vita radicale di fede? Ad accogliere la chiamata del Signore come suore o preti, come sacerdoti secolari o al servizio del vescovo? Nell'estrema decisione della donazione di sé sulla via delle raccomandazioni evangeliche di povertà, castità e obbedienza? A vivere tutta la vita quali sacerdoti o diaconi affinché il Vangelo possa essere annunciato ed i sacramenti amministrati così che Cristo continui a vivere nel vostro paese - oggi e anche domani? Sono fermamente convinto di questo: anche fra di voi sono numerosi i giovani e le giovani, gli uomini e le donne chiamati alla vita religiosa e al sacerdozio. E' Dio stesso che vi chiama. Ascoltate il vostro cuore, siate coraggiosi! Trovate la forza di superare gli ostacoli delle vostre obiezioni e dei vostri dubbi: Dio che vi chiama è anche leale. Cominciate con la sua grazia; egli porterà a buon fine un onesto inizio.


4. Cari fratelli e sorelle! Il Vescovo von Galen, contro un movimento totalitario mondiale ha enunciato chiaramente e coraggiosamente le verità elementari dell'etica cristiana: i dieci comandamenti. Il "tu non devi..." del comandamento divino era la sua risposta alla provocazione di un dittatore, che nell'esercizio del suo potere calpestava fino all'estremo limite la dignità ed i diritti fondamentali degli uomini così come le inderogabili norme di una convivenza degna dell'uomo.

Quando il Vescovo Clemens-August nel 1941 ha levato la sua voce nelle tre celebri grandi prediche, in un tempo di menzogna ha testimoniato la verità.

Contro chi diffondeva insegnamenti su un'autodeterminazione dell'uomo senza limiti, su una libertà che non voleva più riconoscere alcuna restrizione egli ha detto allora: l'uomo è creato da Dio, amato da Dio, sostenuto da Dio. In questa origine sta la nobiltà e allo stesso tempo l'impegno dell'uomo: egli diventa veramente uomo quando si unisce a Dio liberamente e con fiducia e dedica a lui la sua vita quale sommo bene. Se l'uomo sceglie per la sua vita una meta terrena e vi si dedica esclusivamente, diventa schiavo: perde la propria dignità; confusione, caos e morte ne sono le tragiche conseguenze.

Le parole che il Vescovo von Galen ha pronunciato in difesa dei diritti umani sono diventate profetiche, quando i nazionalsocialisti hanno iniziato a deportare e ad uccidere i malati di mente perché considerati improduttivi. Egli disse allora: si sta diffondendo una teoria, "che afferma che bisogna eliminare gli esseri cosiddetti ''inutili", e quindi uccidere uomini innocenti, quando si ritiene che la loro vita non abbia più valore per il popolo e per lo Stato. Una teoria orrenda, che vuole giustificare l'omicidio degli innocenti, che dà via libera all'assassinio in massa degli invalidi non più in grado di lavorare, degli storpi, degli inguaribili, dei vecchi... Ma qui si tratta di uomini, dei nostri simili, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle... Tu ed io abbiamo il diritto di vivere soltanto finché siamo produttivi? Soltanto finché gli altri ci considerano produttivi?... Non uccidere! Questo comandamento di Dio, l'unico Signore, che ha il diritto di vita e di morte, è stato inscritto nel cuore degli uomini fin dagli inizi... Dio ci ha dato questo comandamento, il nostro Creatore ed unico Giudice!" (Predica del 3 agosto 1941).


5. Queste parole non devono in alcun modo restare sepolte nei libri di storia e negli archivi; esse sono di grande attualità, anche negli stati democratici, in cui vige il principio che è il popolo stesso, vale a dire gli uomini che devono gestire la propria vita comune in dignità e libertà. Eppure esistono ancora oggi nella società delle forze, che minacciano la vita umana. L'eutanasia, la "buona morte" che deriva da una presunta compassione, è tornata ad essere una parola terribilmente ricorrente e trova i suoi nuovi smarriti difensori. E la Chiesa non può tacere di fronte alla quasi totale liberalizzazione dell'aborto nel vostro paese e in numerosi altri paesi. Con i suoi assistenti pastorali e i laici responsabili, certamente sarà vicina ad ogni singola donna in attesa, che si trovi in difficoltà, con sincera partecipazione e bontà e le dimostrerà, fin dove è possibile, comprensione ed aiuto concreto per la sua situazione. Di fronte alla società la Chiesa non deve tacere; neanche quando vi è la tentazione di rifiutare una franca discussione sull'attuale situazione dell'aborto come se ci si imbattesse in tabù. Dai politici e dai formatori della pubblica opinione - che si sentono ancora legati ai fondamenti etici o perfino alla fede cristiana - la Chiesa si attende un aiuto, affinché i risultati scientifici dell'embriologia e della psicologia della gravidanza e dell'aborto vengano portati meglio a conoscenza e determinino in modo sempre più efficace le decisioni pratiche degli uomini. I responsabili dovrebbero rivedere in modo obiettivo le stesse norme legali e la loro applicazione concreta per verificare se - invece di tutelare la vita - non rafforzino piuttosto in molti uomini l'errata convinzione che si tratti di un fatto senza importanza, addirittura legale, in quanto non devono neppure sobbarcarsene l'onere finanziario.

La Chiesa deve anche oggi con insistenza, chiarezza e pazienza impegnarsi per il diritto alla vita di tutti gli uomini, soprattutto dei bambini non ancora nati e per questo più bisognosi di essere tutelati; essa deve impegnarsi per la illimitata validità del quinto comandamento: non uccidere. Al di là delle belle parole e del rifiuto della riflessione, la maggioranza ne è ben consapevole: l'aborto è l'omicidio volontario di una vita umana innocente. E' incoraggiante il fatto che molte persone stiano nuovamente considerando il problema, perché vedono con maggior chiarezza le conseguenze negative sui principi ed i giudizi morali di oggi. Nessun movimento per la pace è degno di questo nome se non condanna e non si oppone con la stessa forza alla battaglia contro la vita nascente. Nessun movimento ecologico può essere preso sul serio, se ignora i maltrattamenti e la distruzione di innumerevoli bambini che nel seno materno potrebbero continuare a vivere. Nessuna donna emancipata può rallegrarsi della sua maggiore autodeterminazione, se questa fosse ottenuta a discapito di una vita umana affidata alla sua tutela e che possedeva a sua volta il diritto all'autodeterminazione. Accogliamo finalmente anche l'uomo fra i beni degni della nostra più grande protezione e che meritano di essere proclamati per un maggiore riconoscimento fra i popoli! Per questo motivo i medici, gli operatori sociali, i parlamentari, i giornalisti e gli insegnanti dovrebbero sentire in modo particolare il dovere di impegnarsi anche pubblicamente per la tutela legale della vita.


6. Il Figlio di Dio è diventato uomo; Cristo vuole essere nostro fratello. perciò nessun uomo può disprezzare gli altri, maltrattarli o addirittura ucciderli. Il diritto alla vita è il più fondamentale e il più sacro di tutti i diritti umani.

Nel periodo pasquale che stiamo vivendo, avvertiamo in modo particolare che il nostro Dio è un Dio della vita, il Dio che ha resuscitato Gesù dalla morte.

Dio non accetta la morte e neppure noi dobbiamo farlo. Con la resurrezione di Cristo Dio ha dato nuovo impulso alla vita. Questa iniziativa di Dio deve essere nostra. Compito cristiano è quello di impegnarsi, con lo Spirito di Dio, per la vita e la pace, per la verità e la giustizia.

In ultima analisi il nostro mondo vive di bontà e di misericordia, che Dio ci dona e attraverso le quali i singoli uomini si incontrano. Non ci aspettiamo tutti che qualcuno sia buono con noi, ci accetti, ci incoraggi o ci consoli, ci aiuti quando abbiamo bisogno di sostegno? Quando una vita è contrassegnata dalla bontà di cuore, vi è posto anche per i deboli, gli anziani e gli afflitti; vi è anche posto e futuro per i bambini non ancora nati nel grembo materno. L'esperienza della misericordia risveglia in noi la speranza di incontrare finalmente l'ultimo e sommo bene: l'infinita ed eterna bontà di Dio.

Dio è il primo; egli è anche l'ultimo e l'eterno. Da lui proviene tutta la vita; a lui va la nostra vita. Da Dio - a Dio: è questo il cammino dell'uomo.

Scegli la vita! Scegli tutta la vita! E in questo modo scegli anche la tua vita eterna! 7. Cari fratelli e sorelle! Esistono inni bellissimi che durano nel tempo.

Esistono inni che non si dimenticano mai. Il nostro inno che supera il clamore della storia del mondo è il Credo, l'inno della nostra fede. Con questo inno riconosciamo la nostra fede nel Padre, che ci chiama alla vita, nel nostro fratello e salvatore Gesù Cristo, nello Spirito Santo, che ci dà continuamente la vita.

Cantiamo ora insieme quest'inno della nostra fede.

Amen.

1987-05-01 Data estesa: Venerdi 1 Maggio 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Al Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi - Cappella della "Maternushaus" di Köln (Repubblica Federale di Germania)