GPII 1987 Insegnamenti - All'assemblea della "Riunione delle opere per l'aiuto alle Chiese orientali"

All'assemblea della "Riunione delle opere per l'aiuto alle Chiese orientali"

Titolo: L'azione della Chiesa tende a realizzare la civiltà dell'amore

Testo:

Signor Cardinale, Venerati fratelli nell'Episcopato, Cari membri ed amici della R.O.A.C.O., 1. Sono lieto di rivolgervi il mio saluto cordiale, accogliendovi in questo incontro che si svolge in occasione dell'assemblea con la quale intendete celebrare l'inizio del 20o anno di esistenza della meritevolissima "Riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese Orientali", organismo che il Signor Cardinale D.

Simon Lourdusamy, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e vostro Presidente, mi ha presentato: a lui va il mio particolare ringraziamento.


2. La vostra odierna presenza intorno al Papa, in questa Alma Città che conserva gelosamente le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo si pone sotto una duplice protezione: quella della Madonna, che quest'Anno Mariano intende più solennemente commemorare, e quella di San Giovanni Battista, di cui ieri Oriente ed Occidente hanno insieme celebrato la natività. Il pensiero va spontaneamente alla famosa icona della "Deesis" (...), che mostra al centro Cristo, circondato da Maria e Giovanni Battista in preghiera.

E' necessario che i fedeli si lascino guidare a Cristo dalla preghiera della Madre di Dio, la "Theotokos", che "con la sua sollecitudine per gli uomini e con il suo andare incontro ad essi nella vasta gamma dei loro bisogni e necessità" (cfr. RMA 21), è sempre vicina alla Chiesa in cammino.

Ed è necessario pure, in questo periodo di preparazione del grande Giubileo del Duemila, rimettersi in ascolto del Precursore, di San Giovanni Battista, "l'amico dello sposo" (Jn 3,29), "il più grande nato di donna" (Mt 11,11 Lc 7,28), che può disporre gli animi ad accogliere con fervore rinnovato il messaggio della salvezza.


3. Vedo con piacere fra voi il Reverendo P. Custode di Terra Santa, e tutti gli altri rappresentanti di agenzie a cui sta particolarmente a cuore la Terra di Gesù, nella convinzione che "accanto alla "Storia della salvezza", esiste una "Geografia della salvezza", la quale offre alla fede un irrefragabile sostegno e permette al cristiano di venire in contatto diretto con l'ambiente nei quale il Verbo si fece carne e dimoro tra di noi (Jn 1,14)" come ebbe a scrivere il Papa Paolo VI nell'esortazione apostolica Nobis in animo, nella quale giustamente osservava: "Questa terra benedetta è divenuta, in certo modo, il patrimonio spirituale dei cristiani di tutto il mondo" (AAS, 46, 1974, 185 e 180).

Sento il dovere di ribadire quanto il mio indimenticabile predecessore raccomandava allora, quando rivolse un pressante appello all'Episcopato, al Clero ed ai fedeli di tutto il mondo "affinché in tutte le Chiese e in tutti gli oratori, appartenenti sia al Clero diocesano che religioso, una volta l'anno - il Venerdi Santo o in altro giorno designato dall'Ordinario del luogo -, insieme alle particolari preghiere per i nostri fratelli della Chiesa di Terra Santa, si raccolga una colletta, a loro parimenti destinata" (l.c. 186).

1987-06-25 Data estesa: Giovedi 25 Giugno 1987




Al Presidente della Repubblica d'Austria - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La pace deve essere al servizio dell'uomo

Testo:

Egregio Signor Presidente! 1. Le do il mio più cordiale benvenuto qui in Vaticano in occasione della sua visita ufficiale al Successore di Pietro, in qualità di Capo di stato della Repubblica austriaca. Il mio saluto va anche alla sua gentile consorte, al Vice Cancelliere ed al Ministro degli Esteri e a sua moglie, ed inoltre a tutte le persone che la accompagnano con l'Ambasciatore austriaco nella Santa Sede.

L'odierno incontro mi ricorda la mia prima visita alle Nazioni unite, quando lei mi invito, come segretario generale a New York. La sua attività svolta fino ad oggi nella vita internazionale come Diplomatico e Ministro degli Esteri del suo paese, e anche nel suo impegno carico di responsabilità nell'Organizzazione delle Nazioni Unite si sono sempre dedicate al mantenimento della pace tra i popoli. Avendo scelto la carica di più alto rappresentante della popolazione austriaca, le sue esperienze professionali e di vita derivate da ciò, possano ora da lei essere messe al servizio del suo paese, che anch'io stimo molto.


2. L'Austria ha avuto nella storia, anche a motivo della sua posizione geografica nel cuore dell'Europa, un particolare compito da adempiere nella comunità dei popoli. Per lungo tempo fu la nazione centrale di un territorio che, come forza politica e culturale di primo piano, ha dato un'impronta decisiva al volto del continente europeo. Posta sulla fatale linea di confine tra Est ed Ovest, il suo paese si adopera oggi soprattutto per un accomodamento degli interessi fra le nazioni, per la tutela dei diritti umani, la difesa della libertà e per la promozione della pace. Nei nostri giorni prende sempre più piede la convinzione che la pace può essere alla lunga assicurata non con reciproche minacce, ma come frutto della giustizia. La pace in uno stato e tra i popoli non può essere perseguita a spese della libertà e dei diritti dell'uomo. Deve al contrario essere al servizio dell'uomo, della difesa dei suoi diritti inalienabili. La retta posizione di continua neutralità pone la Repubblica austriaca in modo particolare nella posizione di poter dare un importante contributo alla realizzazione di una vera pace in libertà e giustizia tra i popoli.

L'impegno dell'Austria per un accomodamento dei conflitti, i suoi contributi ai provvedimenti pacifici delle Nazioni Unite, come anche gli aiuti ai profughi ottengono quindi un riconoscimento.

Non vorrei tralasciare in quest'occasione di ringraziare particolarmente la Repubblica austriaca per gi aiuti concessi negli ultimi anni in svariati modi ai miei connazionali polacchi.

L'impegno solidale per coloro che sono nel bisogno all'interno e all'estero è un attivo amore e vera vicinanza al prossimo.

L'Austria ha potuto offrire quest'aiuto comprensivo poiché dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale si è riconosciuta nel vostro paese la responsabilità per la collettività nella difesa di tutte le pluralità della libera democrazia.

Questo riconoscimento ha reso unite le forze politiche del suo paese così che la loro unità interna rafforzo gi anni di molteplici occupazioni e nel 1955 rese possibile ottenere la piena sovranità con la sottoscrizione del trattato di Stato.

Una responsabilità reciproca ha caratterizzato fino ad oggi la politica interna del suo paese: sia nella partecipazione sociale nelle sue grandi associazioni, sia nella collaborazione al di là di tutte le frontiere di partito e le strutture federali a livello locale.


3. Come la recente visita "ad limina" dei Vescovi austriaci, anche quest'incontro con lei, Sig. Presidente, mi ricorda con gioia la mia visita pastorale del 1983 nel vostro paese, segnato da una quasi bimillenaria tradizione cristiana e che anche oggi è un membro importante e vivace della Chiesa cattolica universale.

perciò aspetto con ansia la seconda visita pastorale alla quale la Conferenza dei Vescovi austriaci mi ha invitato per il prossimo anno.

Con soddisfazione possiamo constatare che la Chiesa cattolica sostenuta dagli accordi del Concordato del 1933 e dei successivi accordi è in grado di offrire un importante contributo nella vita comunitaria, sociale e culturale del vostro paese. Una particolare importanza che ha l'Austria nella vita di fede della Chiesa è documentata tra l'altro nella cultura musicale, con la quale il suo paese ha contributo in maniera significativa alla lode del Signore spirituale e liturgica. Josep. Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Franz Schubert valgono solo come esempi. Questa produzione artistica di musica sacra ha apportato un grande riconoscimento alla sua nazione al di là dei confini.

Bisogna menzionare infine anche la grande disponibilità delle organizzazioni austriache per l'aiuto allo sviluppo e per i bisogni nel mondo nell'ambito della Caritas. "Gioia e speranza, fiducia e paura degli uomini di oggi, particolarmente dei poveri e degli oppressi di ogni tipo, sono la gioia e la speranza, la fiducia e la paura dei discepoli di Cristo", sono le parole all'inizio della costituzione pastorale "Gaudium et Spes" del Concilio Vaticano II. Questa solidarietà con gi uomini ha animato la Chiesa dai suoi inizi e confermerà la sua azione anche per il futuro. La Chiesa riconosce anche per questo servizio all'uomo in tutto il mondo ogni impegno corresponsabile di altre istituzioni, soprattutto l'aiuto degli stati. Nell'adempimento di questo compito l'Austria ha una grande importanza con la sua posizione centrale nella comunità delle nazioni.

La benedizione di Dio la accompagni sempre, Sig. Presidente e accompagni anche il popolo austriaco in questo solidale aiuto all'uomo e nell'ulteriore sviluppo fruttuoso della società e dello stato nella Repubblica austriaca.

[Traduzione dal tedesco]

1987-06-25 Data estesa: Giovedi 25 Giugno 1987




Agli incaricati diocesani per l'ecumenismo - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La ricerca dell'unità è una priorità pastorale

Testo:

Carissimi fratelli in Cristo, 1. Sono lieto di questo incontro con voi, incaricati diocesani per l'ecumenismo, e rappresentanti di gruppi, associazioni, centri e movimenti ecumenici in Italia. E sono lieto di apprendere che la vostra riflessione in questo annuale convegno si concentra su un tema particolarmente importante per una profonda e autentica promozione della ricerca della piena unità tra tutti i cristiani: La formazione e la pastorale ecumenica nella Chiesa particolare.

Ho avuto più volte occasione di affermare che la ricerca dell'unità costituisce una priorità pastorale. Nella concreta situazione dei cristiani nel mondo di oggi, la ricomposizione dell'unità è un'urgenza, per grazia di Dio, sempre più avvertita. Da una parte è la volontà stessa di Gesù Cristo nostro Signore a sollecitare la nostra obbedienza al suo piano di unità per la Chiesa e, dall'altra, sono i gravi problemi del nostro tempo a postulare dalla comunità cristiana un contributo efficace e concorde. Pertanto, il sapere della vostra ansia di cercare insieme le vie e gli strumenti adatti a promuovere un'azione efficace per il ristabilimento della piena unita, suscita in me gioia ed insieme mi induce ad augurare che per tutti scaturiscano dall'incontro orientamenti utili e sollecitazioni proficue.


2. "E' necessario che tutti i cristiani si sentano animati da spirito ecumenico, soprattutto quelli a cui sono affidati una missione e un compito particolare nel mondo e nella società" (Proemio della seconda parte del Direttorio ecumenico).

fondandosi su questa convinzione, il Direttorio sull'ecumenismo ha dato norme valide la cui applicazione alle diverse situazioni locali può ispirare e orientare tanto la formazione ecumenica quanto la stessa pastorale.

La formazione, infatti, è un presupposto indispensabile per un autentico impegno ecumenico. Essa comprende almeno due dimensioni intrinsecamente connesse e ugualmente necessarie: quella spirituale e quella dottrinale.

Il Concilio Vaticano Secondo ci ha chiaramente detto che "ecumenismo vero non c'è senza l'interiore conversione", che occorre "rinnovamento della mente (UR 7), e accresciuta fedeltà alla propria vocazione" (cfr. UR 6).

D'altra parte, lo stesso Concilio, parlando del dialogo ha affermato che "bisogna assolutamente esporre con chiarezza tutta intera la dottrina" (ibidem, UR 10). Una autentica formazione ecumenica, volta com'è a ristabilire l'unità nella fede, non può non porre in rilievo questa esigenza di verità, pur senza trascurare la carità e l'umiltà, in sincero spirito di obbedienza alla Parola di Dio.

La formazione ecumenica è un processo complesso e deve far parte dell'unico processo di formazione cristiana. Non deve essere qualcosa di esteriore o di giustapposto. Proprio per questo ho richiamato l'attenzione sulla necessaria dimensione ecumenica della catechesi (CTR 32). Il Concilio Vaticano Secondo da parte sua, ha attribuito una attenzione particolare alla formazione ecumenica dei sacerdoti: "da cui dipende sommamente la istituzione e la formazione dei fedeli" (UR 10).

Il raggiungimento di una tale formazione ecumenica dei sacerdoti coinvolge, di conseguenza, i Seminari e le facoltà teologiche, ma suppone anche la fondazione di istituti specializzati per studi ecumenici e non solo per la necessaria ricerca scientifica, ma anche per una altrettanto necessaria proiezione pastorale.

L'adeguata componente dottrinale nella formazione, da una parte, garantisce l'impegno ecumenico da ogni tentazione di semplificazione e, dall'altra, lo irrobustisce per una azione feconda.


3. La pastorale ecumenica, infatti, utilizza, sul piano pratico dell'orientamento cristiano della vita, i principi teologici dell'ecumenismo e le acquisizioni che va facendo il dialogo teologico in corso. Occorre avere sempre presenti queste due componenti. Con accuratezza e con discernimento: con fedeltà e apertura di spirito.

La vostra riflessione sulla pastorale ecumenica della Chiesa particolare è più che opportuna.

Le situazioni infatti sono diverse, i problemi si pongono in modo differenziato. Le soluzioni, pur nel pieno rispetto delle norme generali, devono essere adeguate alle singole situazioni. Lo strumento privilegiato per il coinvolgimento dell'intera comunità cristiana nell'azione ecumenica è la preghiera per l'unità. Innanzi tutto essa indica il giusto orientamento spirituale: l'unità è un dono di Dio. Essa purifica il cuore dell'uomo e illumina la sua intelligenza, rafforza la sua volontà. La preghiera comune, poi, tra i cristiani di diverse Chiese e comunità ecclesiali fa pregustare la gioia della piena comunione.

Anche per la formazione ecumenica la preghiera ha un ruolo tutto proprio. Ha un ruolo vitale. Essa va quindi promossa con ogni cura.

Di conseguenza, laddove è possibile, vanno promossi e intensificati i rapporti con gli altri cristiani. La ricerca dell'unità postula infatti la maturazione dell'intero popolo di Dio, incominciando a trasformare l'ambiente concreto in cui si vive.


4. Il vostro convegno, grazie all'utile scambio che sempre arricchisce, quando è svolto in sintonia con i Vescovi preposti alla promozione del l'ecumenismo in Italia, certamente sollecita il vostro rinnovato impegno nelle varie Chiese particolari da cui provenite.

Per questo scopo elevo la mia preghiera a Dio, mentre a ciascuno di voi e a quanti con voi collaborano per la ricomposizione dell'unità di tutti i cristiani, imparto di cuore la mia Benedizione.

1987-06-26 Data estesa: Venerdi 26 Giugno 1987




Ai diplomatici latinoamericani - Sala dei Papi, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La difesa dei valori umani nella comunità internazionale

Testo:

Signori e Signore, Mi è molto gradito avere questo incontro con voi che, come funzionari del corpo diplomatico di vari paesi latino-americani, avete partecipato a un corso di specializzazione in Relazioni Internazionali, organizzato in Firenze dal Ministero Italiano di Relazioni estere.

In varie occasioni la Santa Sede ha dimostrato la sua grande stima per il lavoro che realizzano i rappresentanti diplomatici, specialmente quando è orientato a promuovere la pace, l'amicizia e la collaborazione fra i popoli e stimola anche uno scambio fruttifero e nobile per il progresso della comunità internazionale. La Chiesa, nel suo sforzo per sviluppare il progresso morale, culturale e materiale degli uomini, non cessa di proclamare il messaggio di verità e libertà, di giustizia e pace che le affido il suo divino Fondatore. Nel suo servizio all'umanità non pretende mai di sostituire il lavoro dei governanti nella loro azione per garantire il bene di ogni cittadino, e in più mira a collaborare con la funzione pubblica perché ogni individuo possa godere pienamente della sua dignità umana, la quale deve essere salvaguardata al di sopra di qualsiasi altro valore morale. In questo modo la Chiesa dà testimonianza del senso vero dell'esistenza umana e, se necessario, vuol essere operatrice di giustizia, di riconciliazione e di pace.

La Comunità internazionale ha bisogno sempre di più, di prendere coscienza della priorità dei valori umani del bene di ogni persona e della collettività al di sopra degli interessi economici e politici che stanno accentuando ogni giorno di più le scandalose distanze fra paesi ricchi e paesi poveri. Solo un aiuto reale, motivato unicamente dalla solidarietà, potrà far sparire il divario e permettere uno sviluppo dei popoli e partire dalle loro proprie risorse, pero mai da una posizione di supremazia e tanto meno ricorrendo alla forza e alla violenza.

Alla fine di questo incontro chiedo a Dio che vi ispiri e vi aiuti nello svolgimento del vostro impegno con spirito di servizio e profonda coscienza morale. All'Onnipotente raccomando le vostre persone e le vostre famiglie, mentre vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1987-06-26 Data estesa: Venerdi 26 Giugno 1987




All'associazione dei giornalisti cattolici del Belgio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il messaggio evangelico della condivisione con i poveri non è rimasto inascoltato

Testo:

Signor Presidente dell'Associazione dei giornalisti cattolici del Belgio, Signore e Signori, L'anno scorso, in questa stessa data, me ne ricordo, avevo la fortuna di accogliervi. La puntualità della vostra visita annuale per portarmi i frutti della vostra colletta, per aiutare il Papa nel suo vasto ministero di carità, provoca la mia ammirazione sempre molto viva. Certamente le offerte dei cristiani possono rivestire delle forme molto diverse e non è richiesto che esse passino attraverso il canale della Santa Sede. Tuttavia, il Vescovo di Roma e la Sede apostolica non devono essere, di fronte a tante miserie umane e religiose, un esempio permanente di carità evangelica? Signor Presidente, Signore e Signori, vi ringrazio molto calorosamente per il vostro magnifico contributo all'azione caritativa che spetta al Successore di Pietro. E attraverso di voi, io mi felicito di tutto cuore con i numerosissimi lettori dei giornali cattolici belgi per aver prelevato dai loro beni e forse anche su quanto loro necessario la parte delle "Strenne Pontificali 1987" che prenderanno senza ritardi il cammino delle popolazioni più misere e delle diocesi prive del necessario, incapaci di far fronte ai bisogni urgenti dell'evangelizzazione.

Ricevendovi, penso che il messaggio della Rivelazione sulla spartizione con i poveri, non è rimasta lettera morta. In tutte le epoche, degli apostoli della carità si sono elevati grazie all'azione dello Spirito Santo e hanno trascinato una quantità di discepoli del Cristo in questo stesso cammino di ripartizione con i meno favoriti.

I donatori spesso rimangono anonimi, secondo l'insegnamento di Gesù, riportato da S. Matteo e S. Luca, e che incoraggia a dare largamente e discretamente. Si è sempre presi dall'emozione, come l'apostolo Paolo, che non riusciva a capacitarsi della generosità delle comunità cristiane di Macedonia per i loro fratelli di Gerusalemme, dato che esse stesse erano estremamente povere.

La mia ultima parola è come un pio memento per le generazioni di responsabili e di lettori dei Giornali cattolici del Belgio, che hanno assicurato il successo delle "Strenne pontificali" da più di cento anni. Una tale fedeltà non si può spiegare senza la presenza in essi di un profondo spirito ecclesiale, di una grande sensibilita al dovere di solidarietà con gli sfortunati. Chiedendo al Signore, fonte inesauribile di ogni carità, di conservare e sviluppare senza sosta questo dono divino fra tutti i membri della vostra associazione io vi do una grande benedizione apostolica, estesa a tutte le persone e le famiglie che hanno partecipato alla generosissima offerta che mi avete appena consegnato.

1987-06-27 Data estesa: Sabato 27 Giugno 1987




Al pellegrinaggio per il VI centenario del "Battesimo" della Lituania - Aula Paolo VI, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'anno giubilare è il tempo per una più intensa solidarietà spirituale con la Chiesa in Lituania

Testo:

Cari fratelli e sorelle! 1. Mi procura grande gioia incontrarvi oggi, fratelli e sorelle lituani, venuti da varie parti del mondo con i vostri Pastori e guidati dal Vescovo Paulius Baltakis per celebrare il VI centenario del "Battesimo" della vostra amata nazione.

La vostra presenza qui a Roma è un eloquente segno per la Chiesa ed il mondo: un segno della vostra fedeltà alla vostra patria clericale un paese troppo spesso colpito da prove e sofferenze; un segno del vostro profondo attaccamento alla fede che i vostri antenati ricevettero sei secoli fa; un segno del vostro amore alla Chiesa cattolica e al Successore di Pietro, sorgente visibile dell'unità di tutto il popolo di Dio. In quest'occasione la Chiesa Lituana, rappresentata qui dal Vescovo Antonas Vaicius e da un gruppo di otto preti, ringrazia Dio per il dono del "Battesimo". Il Battesimo è un dono per il quale tutti i credenti sono chiamati a gioire, non solo per loro stessi ma anche per gli altri, come disse San Paolo: "Sono felice e gioisco con tutti voi. Come anche voi dovete essere felici e gioire con me" (Ph 2,17-18). E' la nostra unità nel Corpo di Cristo che ci rende capaci di gioire nel meraviglioso dono di salvezza in Gesù Cristo offerto a noi e a tutti coloro che sono venuti prima di noi, segnati con il marchio della fede.

Vi sentite specialmente vicini alla Chiesa che è in Lituania da quando siete uniti a lei come ramo vivo dell'albero, radicato nel ricco suolo della Lituania. Con i vostri fratelli e sorelle qui, e sotto la guida dei vostri Pastori vi siete preparati per questo giubileo. E ora, in comunione con loro una comunione di mente e cuore e fervente preghiera celebrate questa solenne commemorazione.

Voi avete mantenuto la vostra fede cattolica che, come tesoro incommensurabile, portaste dalla vostra terra d'origine. E le vostre parrocchie, scuole, associazioni, i vostri centri culturali e giornali cattolici sono concreta espressione della vitalità della vostra fede e del vostro attaccamento alle tradizioni culturali e religiose.

Inoltre, mantenendo queste tradizioni avete arricchito la cultura dei paesi dove siete stati accolti e che sono divenuti la vostra nuova casa.


2. Attraverso questa celebrazione avete scelto di dare una nuova enfasi alla vostra fede cristiana, come fondamentale valore spirituale del vostro popolo, una forza che ha avuto un ruolo decisivo nella storia della nazione, una potente influenza sulla sua vita culturale e morale, come pure una sorgente di forza e un sostegno nei tempi oscuri della vostra storia.

Per ognuno di voi l'Anniversario del 6 Centenario del "Battesimo" della Lituania costituisce un'urgente chiamata per il vostro personale rinnovamento spirituale. E' vostro compito dar ora vita alla grazia del vostro "Battesimo". La osservanza del Giubileo sarà infatti fruttuosa nella misura in cui ogni persona sarà convertita ad una vita più convinta di fede nel nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Siete stati chiamati ad essere uomini e donne che vivono per mezzo dello Spirito. La vostra vocazione è di essere una nazione ravvivata dallo Spirito, e "il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza... pienezza di fede" (Ga 5,22). Questo è un tempo opportuno per voi per rinnovare e dare nuova vita alle belle tradizioni cristiane del vostro popolo; per dare gusta espressione alla sensibilità artistica, culturale e religiosa che avete ereditato. Preservate e integrate nelle vostre vite le abitudini tradizionali di vita familiare e sociale, e trasmettetele ai vostri figli.

Ugualmente questo Giubileo è tempo per una sempre maggior solidarietà spirituale con la Chiesa nel vostro paese d'origine. Continuate ad esprimere il vostro sostegno e il vostro incoraggiamento ai vostri fratelli e sorelle che vivono qui, specialmente a coloro che soffrono per ragioni di coscienza religiosa.

In questo modo la verità delle parole di S. Paolo diverrà sempre più parte della loro esperienza spirituale: "Poiché come condividiamo le sofferenze di Cristo, così attraverso Cristo viviamo abbondantemente nella pace" (2Co 1,5). Essi guardano a voi con fiducia, sapendo che sono sostenuti dalla vostra preghiera.


3. Sia loro che voi siete indubbiamente pieni di grande gioia al pensiero della Beatificazione di domani dell'Arcivescovo Jurgs Matulaitis, un intrepido testimone della fede dei vostri padri. Come valido servitore di Dio segui Cristo sui passi dei consigli evangelici, vivendo con ardente amore la sua consacrazione religiosa e la sua dedizione al servizio dei suoi fratelli, con un ardente desiderio di condurli alla salvezza in Gesù Cristo. Visse in difficili circostanze, ma lontano dall'essere scoraggiato, mise in atto i suoi molti talenti per produrre frutti di santità in sè e negli altri.

L'Arcivescovo Matulaitis divenne il padre spirituale di molti figli e figlie. Saluto i Padri Mariani presenti qui e le sorelle dell'Immacolata Concezione. Con voi tutti i miei pensieri vanno ai membri delle vostre congregazioni in patria. Anch'essi gioiscono in questo momento poiché essi vivono in una comunione spirituale con noi e con loro.

Il ricordo dell'Arcivescovo Jurgis Matulaitis sta davanti alla presente generazione di giovani lituani come una luce per guidare i loro passi, conoscendo e amando il carattere del loro popolo. Soprattutto egli parla ad essi di Cristo, il Signore della storia, il Pastore delle nostre anime. Ad alcuni di voi giovani il suo esempio può aiutare a rispondere ad alcune domande riguardanti il significato e la direzione da dare alle vostre vite. E' mia ardente preghiera che attraverso l'intercessione dell'Arcivescovo Jurgis molti di voi risponderanno alla chiamata di seguire Cristo nel sacerdozio o nella vita religiosa. In questa maniera diverrete testimoni della carità evangelica al servizio dei vostri fratelli, e attraverso le vostre vite e il vostro lavoro il Vangelo di Gesù Cristo e il grande amore di Dio sarà proclamato alle generazioni future.


4. Con una coincidenza provvidenziale il 6 centenario del "Battesimo" della vostra nazione ha luogo durante l'Anno Mariano. Una profonda devozione alla Madre di Dio è sempre stata a cuore della vita cristiana della vostra nazione. Il grande S.

Casimiro fu profondamente devoto alla Beata Vergine, come lo fu Jurgis Matulaitis.

Il legame di amore che unisce il popolo lituano a Maria, la Madre del Redentore, non è solo tenera espressione di profonda fede e di energia spirituale.

E' anche una promessa, un atto di consacrazione, un affidamento dell'intera nazione alla Madre di Dio così che lei possa vegliare sul progresso della nazione e del popolo lungo la storia. E' per questa ragione che, nella preghiera per l'Anno Mariano, desidero porre l'intera nazione sotto la sua protezione: A te, Madre dei cristiani, noi affidiamo in modo speciale i popoli che celebrano in quest'anno mariano il 6 centenario... della loro accoglienza del Vangelo. Volgi verso di loro il tuo sguardo d'amore; dà forza a coloro che soffrono per la fede.

Infine assicuro a tutti voi un posto speciale nel mio cuore e nelle mie preghiere.

Portate i miei saluti ai vostri cari e dite loro che il Papa è molto vicino.

Nell'amore del nostro Signore Gesù Cristo imparto a voi la mia apostolica Benedizione.


5. Desidero anche estendere uno speciale saluto ai partecipanti al Colloquio Internazionale di storia ecclesiastica che si sta svolgendo ora a Roma sotto gli auspici del Comitato Pontificio per le scienze storiche sul tema "La cristianizzazione della Lituania". Come eminenti storici, voi portate la vostra conoscenza scientifica a riguardare un momento molto importante della storia europea, l'emergere dei Lituani come popolo cristiano in contatto spirituale e armonia con le altre grandi nazioni d'Europa. Vi auguro ogni bene nei vostri propositi professionali, e possa il Dio della pace e dell'amore essere sempre con voi.

1987-06-27 Data estesa: Sabato 27 Giugno 1987




Alla beatificazione dell'antico pastore di Vilnius - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'arcivescovo Giorgio Matulaitis-Matulewicz è un dono per la Chiesa e per la nazione lituana nell'anno del giubileo


1. "Siamo stati battezzati in Cristo Gesù" (Rm 6,3).

Oggi, giorno in cui - in unione con la Chiesa in terra lituana - rendiamo grazie alla Santissima Trinità per il Battesimo di quella Nazione avvenuto seicento anni fa, San Paolo si rivolge a noi in un modo particolare.

"Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?... siamo dunque stati sepolti insieme a lui... perché come Cristo risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre,... possiamo... camminare in una vita nuova" (Rm 6,3-4).

Se qualcuno, oggi, domanda che cosa e successo seicento anni fa a Vilnius e in Lituania, trova la giusta risposta nelle parole dell'apostolo appena ascoltate. Una risposta completa.

Cristo entro nella storia personale del Granduca e dei suoi connazionali per mezzo del suo mistero pasquale. Essi furono immersi nella morte redentrice di Cristo, per poter insieme con Lui passare a vita nuova nella sua risurrezione.


2. Radunati oggi, in questa Basilica che è il centro della Cristianità, in spirituale comunione con i nostri fratelli e sorelle della Lituania, meditiamo la realtà sacramentale del Battesimo in tutta la sua profondità e potenza.

Quando il Risorto invio gli apostoli a tutte le nazioni della terra, per annunciare il Vangelo alle genti e battezzarle nel nome della SS. Trinità, si compirono le parole del profeta Ezechiele ricordate dall'odierna liturgia: "Vi prendero dalle genti, vi radunero da ogni terra... Vi aspergero con acqua pura e sarete purificati... vi daro un cuore nuovo, mettero dentro di voi uno spirito nuovo" (Ez 36,24-26).

Il Battesimo: sacramento che rigenera nell'acqua e nello Spirito Santo, secondo le parole di Cristo a Nicodemo. Il Battesimo: sacramento di una vita nuova, nella quale viene sconfitta l'eredità del peccato originale, e innestata nell'uomo l'eredità della Redenzione: la grazia e l'amore.

Così come prega il Salmista: "Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo!" (Ps 50/51,12).

Il Battesimo: prima vittoria dello Spirito Santo nell'anima dell'uomo.

Inizio della via della salvezza eterna in Dio. Inizio del regno di Dio che e in noi.


3. La liturgia dell'odierna solennità ci conduce verso l'uomo interiore, che viene creato nuovamente per opera del Sacramento: "Porro il mio spirito dentro di voi e vi faro vivere secondo i miei precetti e vi faro osservare e mettere in pratica le mie leggi" (Ez 36,27).

E contemporaneamente questa solennità conduce verso il popolo: "Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io saro il vostro Dio" (Ez 36,28).

Mentre ascoltiamo le parole del profeta, i nostri pensieri e i nostri cuori si rivolgono verso la terra che, da secoli, è abitata dal popolo lituano: i Lituani, nostri fratelli e sorelle nella comunione dell'eredità cattolica. Siamo spiritualmente uniti con quella Chiesa sorella, che in questo storico anno 1987 rende grazie alla SS. Trinità per il dono del S. Battesimo.

Oggi, questa spirituale comunione ha un'espressione particolarissima nella coincidenza della nostra celebrazione sulla Tomba dell'apostolo Pietro e della celebrazione giubilare nazionale a Vilnius. In questo stesso momento, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose sono raccolti con i loro fedeli presso la Tomba del patrono San Casimiro: le loro voci e le nostre si innalzarlo insieme verso il Signore, Padre di tutti e Datore di ogni bene.

La presenza in questa Basilica di una Delegazione giunta dalla Lituania, presieduta dal venerato Confratello Monsignor Antanas Vaicius e composta di sacerdoti rappresentanti di ciascuna diocesi lituana, rende ancora più viva e quasi tangibile la nostra comunione.

Cari confratelli! Voi rendete in qualche modo presente in mezzo a noi, in questo cuore della cattolicità e nel nostro cuore, il vostro nobile popolo, la vostra Comunità così ricca di fede e di carità, e l'inestimabile ricchezza di doni spirituali che essa, nei suoi seicento anni di storia, ha portato e porta alla Chiesa universale.

Accogliamo oggi con gioia anche i lituani dell'emigrazione, qui convenuti numerosi dai vari continenti, per testimoniare la loro fedeltà al dono del "battesimo" ricevuto dai Padri e la loro fraterna unione con la Comunità cattolica in patria.


4. Cari nostri fratelli e sorelle della Lituania! Il Vescovo di Roma, il quale - come Successore di San Pietro - è testimone e servitore dell'unità di tutta la Chiesa, oggi vi saluta cordialmente e vi dona, in questa Eucaristia, il fraterno bacio di pace.

Con tutto il desiderio del cuore sono con voi.

E' un desiderio che porto in me da tanto tempo: ogni giorno visito in preghiera la vostra Patria.

In questa preghiera e nel ricordo di voi si unisce a me tutta la Chiesa.

Specialmente la Chiesa nel continente europeo sente i profondi legami che la uniscono a voi, diletti fratelli e sorelle, che per la stessa vostra posizione geografica e per tutta la vostra storia, appartenete alla grande famiglia delle nazioni cristiane del continente.

Proprio per questo è oggi così eloquente la presenza di quasi tutti gli Episcopati d'EuroPa: essa vi dice quanto profondamente noi tutti sentiamo la comunione e l'unione con voi.

Ci rallegriamo per la vostra fede e perseveranza cristiana.

Insieme con voi professiamo che "Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui... così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù" (Rm 6,9 Rm 6,11).

Insieme con voi supplichiamo Iddio onnipotente, affinché "vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la Sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù Cristo, e voi in Lui" (2Th 1,11-12).


5. Oggi desideriamo rendere grazie per tutti coloro che da sei secoli a questa parte sono diventati servitori e ministri dei misteri di Dio tra i vostri avi.

E contemporaneamente rendiamo grazie, perché il Battesimo della Lituania continua a produrre i suoi frutti salvifici nel nostro secolo.

Ne è luminosa espressione la figura del vostro Beato Connazionale, che proprio oggi ho la gioia di elevare alla gloria degli altari.

L'arcivescovo Giorgio Matulaitis-Matulewicz, la cui vita e i cui meriti sono stati ricordati poc'anzi, è un particolare dono per la Chiesa e per la Nazione lituana nella presente circostanza del Giubileo.

Vero "servo e apostolo di Gesù Cristo" (2P 1,1), zelante ed infaticabile nel ministero in terra patria, in Polonia, a Roma ed in altri luoghi.

Egli fu Pastore ricco di coraggio e di iniziativa, capace di affrontare, con prudenza e spirito di sacrificio, situazioni difficili per la Chiesa, sempre preoccupato esclusivamente della salvezza delle anime a lui affidate.

E se egli seppe superare oggi prova e godere di tanta larga stima, fu per le sue virtù, praticate in modo straordinario. Ne dà testimonianza la molteplicità dei campi, in cui il suo lavoro pastorale fu sempre fecondo di frutti: dallo zelante svolgimento della missione sacerdotale, all'espletamento dei delicati incarichi affidatigli dalla Santa Sede; dall'insegnamento alla promozione della cultura cattolica e della giustizia sociale, ed all'impegno personale costante al servizio dei più poveri e più bisognosi. Vorrei ricordare particolarmente lo zelo con cui egli pratico e promosse la vita religiosa, riformando la Congregazione dei Chierici Mariani e fondando quelle delle Suore dell'Immacolata Concezione e delle Ancelle di Gesù in Eucaristia. I suoi figli e le sue figlie spirituali, oggi qui largamente rappresentati, hanno raccolto da lui un'eredità preziosa di santità e di dedizione alla Chiesa ed ai fratelli. Tutto questo rigoglio di risultati nasceva da un'intensa vita interiore, che lo teneva costantemente unito a Dio.

Il nuovo Beato è, in special modo, uno splendido modello di Vescovo, che si fece eroicamente "tutto a tutti", profondamente conscio della propria missione pastorale, vero apostolo di unità, interamente dedito all'annuncio del Vangelo ed all'opera di santificazione delle anime.


6. Nel Vangelo di oggi udiamo le parole di Cristo Signore: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia (= per me), la troverà" (Mt 10,38-39).

Ecco il più fedele riassunto della vita e della vocazione dell'Arcivescovo Giorgio. Per cinquantasei anni cerco di essere degno di Cristo.

perciò prese la sua croce - molteplici furono le croci che in quei tempi decisivi gli tocco di prendere e portare - prese dunque queste croci e segui il Cristo. Ed ora pronto - in diversi modi -a "perdere la propria vita per Cristo".

Lo testimoniano le sue opere e le sue parole, tutto il suo servizio pastorale. Non cerco se stesso, non volle "trovare la propria vita". Fu pronto a "perderla" molte volte. Proprio per questo si trovo in quella pienezza di vita, che all'uomo è dato di sperimentare in Cristo. Seguendolo, condusse anche gli altri lungo la via del Vangelo; lungo la via che è frutto e conseguenza del Battesimo "in Cristo".


7. Oggi la Chiesa si rivolge a voi, cari fratelli e sorelle della Lituania, con le parole di Cristo nel Vangelo: "Accogliete un profeta come profeta. Accogliete un giusto come giusto" (cfr. Mt 10,41). Tale è l'eloquenza di questa beatificazione per il Giubileo del vostro Battesimo. Bisogna accogliere i Santi con il cuore e con la fede, perché possano indicarci la strada - quella strada il cui inizio è costituito dall'"immersione in Cristo" mediante il Battesimo.

Insieme dunque al nuovo Beato, che si presenta a voi, accanto a San Casimiro, patrono della Lituania, preghiamo affinché voi non cessiate di essere "degni di Cristo": "Chi prende la sua croce e mi segue, è degno di me". così Egli dice.

Tante volte, nel corso della vostra storia, voi avete mostrato di desiderare di essere degni di Cristo - e, più volte, anche in modo eroico.

Che cosa possiamo augurarvi di più oggi, in questo anno giubilare e per il futuro? Vi auguriamo: di essere sempre degni di Cristo! di essere il Popolo di Dio, nel paese che Dio diede ai vostri avi... e che Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo sia sempre il vostro Dio (cfr. Ez 36,28).

Amen.

Vi saluto con affetto, cari fratelli lituani, convenuti a Roma per commemorare il giubileo del Battesimo della vostra nobile nazione.

Che questa celebrazione vi conduca sempre più vicino a Cristo.

Grazie all'intercessione della Madre di Dio, del beato Giorgio e di San Casimiro, vi sia concessa la forza di aderire saldamente alla fede, alla quale rimasero fedeli i vostri padri.

Tutta la Chiesa implora per voi la grazia di vivere una vita virtuosa, di perseverare nella fede e nelle tradizioni cristiane e di trasmetterle alle generazioni future.

Tornando a casa, rendete testimonianza dell'esperienza spirituale che ora provate.

Questo chiedo per voi a Dio Onnipotente, e con affetto benedico voi e tutta la vostra nazione.

Sia lodato Gesù Cristo.

Cordialmente do il benvenuto e saluto i pellegrini polacchi, partecipanti nell'odierna solennità giubilare del 600o del Battesimo della Lituania e della beatificazione del Servo di Dio Arcivescovo Giorgio Matulaitis o Matulewicz. Mi rallegro che i miei Connazionali condividono la gioia dei fratelli e delle sorelle nella comune eredità cattolica in Lituania, la cui storia è così fortemente legata alla nostra storia: e che insieme a loro ringraziano Dio perché il dono del Santo Battesimo ricevuto tempo fa dai loro antenati, porta frutti salutari nel nostro secolo.

Una espressione di ciò è la figura del Beato, che oggi ho potuto innalzare alla gloria degli altari.

Che il suo esempio di vita e il suo servizio pastorale svolto con dedizione siano per noi tutti una sfida a mantenere la fedeltà nei confronti degli impegni che abbiamo preso nel Santo Battesimo.

1987-06-28 Data estesa: Domenica 28 Giugno 1987





GPII 1987 Insegnamenti - All'assemblea della "Riunione delle opere per l'aiuto alle Chiese orientali"