GPII 1987 Insegnamenti - A un gruppo di notai colombiani - Città del Vaticano (Roma)

A un gruppo di notai colombiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: A servizio della dignità e dei diritti della persona

Testo:

Signore e signori.

Come rappresentanti del Notariato della Nazione colombiana, sempre presente nella mia memoria e che ho avuto la grande fortuna di visitare pastoralmente esattamente un anno fa, nell'esercizio del mio ministero universale, voi avete voluto venire a far visita al Papa. Desidero prima di tutto ringraziarvi di questa presenza, segno di affetto nei confronti della Sede apostolica.

La nobile e delicata professione di notaio, come ben sapete, è un servizio che occupa un posto importante nella struttura interna di ogni società.

Da ciò deriva la necessità di prendere coscienza di alcune qualità fondamentali: garanzia per poter esercitare rettamente questa importante funzione sociale. Come diceva il mio venerato predecessore Pio XII, queste sono "competenza tecnica e integrità morale" (Discorso al V Congresso dell'Unione Internazionale del Notariato Latino, 5 ottobre 1958). Questi valori, tanto necessari nella pratica dell'attività professionale di ognuno, diventano imprescindibili in voi, che siete gli intermediari fra l'individuo o gruppo sociale particolare che ricorre ai vostri servigi e l'ordine giuridico stabilito di cui dovete essere sempre fedeli interpreti ed esecutori. Tutto questo vi deve spingere verso una conoscenza sempre più profonda dell'ordinamento legale, con lo sguardo rivolto in ogni istante al bene superiore dell'essere umano e della società stessa, cioè al bene comune.

Nell'ambito della sua attività il notaio, se vuole essere coerente con la sua professione, deve possedere una grande sensibilità per la dignità e i diritti delle persone che a lui si rivolgono; deve difendere come principi irrinunciabili tutto ciò che è giusto e tutto ciò che è vero; senza dimenticare la carità, volto gradito della giustizia, virtù così importante e necessaria nelle relazioni interpersonali.

Ci avviciniamo alla soglia del terzo millennio dell'èra cristiana e, come afferma con chiarezza il Concilio Vaticano II, "siamo testimoni del fatto che sta nascendo un nuovo umanesimo, in cui l'uomo si definisce per il suo senso di responsabilità nei confronti dei suoi fratelli e della sua storia" (GS 55). E' questa una fase particolarmente importante. Voi, come altri settori della vita pubblica, a partire dalla vostra professione, mediante un servizio efficace e fraternamente giusto, dovrete collaborare alla realizzazione di un ordine sociale che risponda più fedelmente alla legge di Dio e alle norme etiche che da questa derivano.

La Colombia è un grande paese, ricco di valori spirituali e morali.

Anche a voi compete lo sforzo, come dissi durante il mio viaggio apostolico nelle terre colombiane, di "ravvivare, riscattare e tutelare i solidi valori radicati nel vostro popolo" (Ai dirigenti, Discorso a Casa Narino, Bogotà, 8.7.1986). così sarete un importante anello per il raggiungimento della riconciliazione, della convivenza pacifica e di un equilibrato progresso sociale. Presento questi ferventi voti, con la mediazione materna di Nostra Signora di Chiquinquira, fiducioso nell'Onnipotente, con la certezza che saranno una gioiosa realtà. A voi, alle vostre famiglie, e inoltre ai membri degli illustri Collegi di Notai della Colombia, impartisco come prova della mia benevolenza, la benedizione apostolica.

1987-07-04 Data estesa: Sabato 4 Luglio 1987




Ai "Pueri Cantores" canadesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Col canto liturgico si rende gloria e onore a Dio

Testo:

Cari piccoli cantori di Trois Rivières.

Guardando i vostri volti ho l'impressione che siate felici d'essere vicino al Papa, per celebrare ancora il 40° anniversario di fondazione della vostra Scuola di canto liturgico corale. Anche per me è una gioia accogliervi qui e vorrei soprattutto incoraggiarvi nel vostro ruolo importante, compiuto durante le cerimonie liturgiche. Con l'aiuto illuminato dei vostri responsabili nella formazione al canto della Chiesa, mirate continuamente alla perfezione.

La qualità delle vostre esecuzioni può e deve avvicinarvi a Dio, essa deve anche far sentire al popolo cristiano riunito dal culto la grandezza e i benefici dei misteri della salvezza.

E' certo che la vostra appartenenza a una Scuola di canto, la vostra assiduità alle ripetizioni, la vostra partecipazione regolare alle celebrazioni del culto, richiedono da parte vostra molta buona volontà e anche alcuni sacrifici.

Ma questa generosità genera in voi una fede profonda di amore al Signore, e quindi una gioiosa disponibilità nei confronti del vostro ambiente abituale. Non si può infatti celebrare il Signore senza essere colti dalla sua presenza, dalla sua luce e dalla sua carità, dalla sua pace e dalla sua gioia.

Chiedo al Signore di entusiasmare sempre di più il vostro servizio alla Chiesa e vi benedico nel suo nome.

1987-07-04 Data estesa: Sabato 4 Luglio 1987




Giornata del "Camionista dell'anno" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una "cultura della strada" contro i troppi incidenti

Testo:

1. A tutti voi, partecipanti alla manifestazione "Il camionista dell'anno", il mio saluto cordiale. Sono lieto di questo incontro, che mi consente di rivolgere una parola ai rappresentanti di una categoria di persone, il cui contributo alla vita economica della nazione si rivela di anno in anno più significativo e importante.

Chi potrebbe disconoscere il ruolo fondamentale che il veicolo industriale svolge nei collegamenti tra una parte e l'altra del Paese, assicurando i rifornimenti da cui dipende il sistema di distribuzione delle merci, destinate al bene comune dei cittadini? Mi rallegro pertanto di questa manifestazione, e le auspico pieno successo: possa essa servire a dare all'opinione pubblica una giusta, autentica immagine della vostra categoria e della vostra professionalità. Valga al tempo stesso ad offrire a voi medesimi un'occasione di incontro con i vostri colleghi, per approfondirne la conoscenza e ravvivare in ciascuno il senso della propria dignità di lavoratore specializzato insieme col desiderio di essere sempre all'altezza di tale ruolo.


2. E' questo l'aspetto che vorrei qui in modo particolare richiamare: pochi meglio di voi, che passate tante ore della vostra giornata in viaggio da un capo all'altro della penisola, conoscono i problemi della circolazione e i rischi che sono ad essa connessi. Ebbene, abbiate l'ambizione di essere, sulle strade d'Italia e d'Europa, modelli di intelligente prudenza nella guida del veicolo.

Troppi sono gli incidenti anche mortali che ogni anno si devono registrare: ognuno di essi comporta un dramma per le persone che vi sono coinvolte e un grave danno per il tessuto economico e sociale della nazione.

Occorre che ciascuno s'impegni a creare, mediante il rigoroso rispetto del "codice della strada", una "cultura della strada", basata sulla diffusa comprensione dei diritti e dei doveri di ciascuno e sul comportamento coerente che ne consegue. Siate voi i primi a dare l'esempio di questa forma di educazione civica! 3. Non posso concludere queste parole forzatamente brevi senza fare appello alla fede cristiana, che spero ciascuno di voi custodisca nel profondo del cuore. Voi vi trovate a percorrere spesso lunghi tratti di strada nella solitudine della vostra cabina di guida. Vorrei ricordarvi che, in realtà, non siete soli: Dio è con voi. Perché, allora, non rivolgersi a lui con la familiarità con cui Gesù stesso ci ha insegnato a invocare il "Padre nostro che è nei cieli"? Perché non confidare a Maria santissima, Madre di Dio e Madre nostra, preoccupazioni e speranze, necessità vostre e di coloro che vi stanno a cuore? Imparate a riempire certi momenti della vostra solitudine con la preghiera fiduciosa e cordiale, affidando alla celeste provvidenza di Dio e alla materna intercessione della Vergine santa la vostra persona e quella dei vostri cari lontani, che portate nel cuore.

Con questi sentimenti, mentre vi auguro ogni legittima soddisfazione professionale, vi imparto con affetto la mia benedizione, con la quale intendo raggiungere anche i vostri cari, per i quali ogni giorno affrontate il vostro duro lavoro: che il Signore ve li conservi in buona salute, faccia crescere forti e buoni i vostri figli, ricompensando così i tanti sacrifici, di cui s'intesse la vostra quotidiana fatica.

1987-07-04 Data estesa: Sabato 4 Luglio 1987




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il santuario della Natività di Maria a Gerusalemme

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle! 1. Ogni popolo, ogni nazione e, in certe regioni, quasi ogni città o paese ha il suo Santuario mariano, piccolo o grande, intimamente collegato con la storia religiosa e talvolta anche civile della gente. Innumerevoli generazioni lungo i secoli si sono recate in pellegrinaggio a Santuari celebri o umili per "onorare la Vergine, nelle sue preziose o modeste icone, e vi hanno trovato grazia e conforto, luce di fede e forza di conversione, rifugio dalle avversità della vita e dalle crisi dell'anima" ("Insegnamenti di Paolo VI", IV [1966], p. 902).

Ognuno di noi forse conserva nel proprio cuore il ricordo e il legame a un Santuario mariano, dove la nostra vita è stata segnata da un richiamo, da un invito della Madonna, che con dolcezza e decisione ha detto: "Fa' quello che mio Figlio ti dirà" (cfr. Jn 2,5).


2. Oggi ci rechiamo in spirituale pellegrinaggio a un Santuario legato alla memoria della Natività della Vergine santissima. Una tradizione antica, di cui c'è traccia in un apocrifo del II secolo, il Protovangelo di Giacomo, situa in Gerusalemme, presso il tempio, la casa nella quale la Vergine è nata. I cristiani, dal V secolo in poi, hanno celebrato la memoria della nascita di Maria nella grande chiesa costruita dirimpetto al tempio, sulla piscina Probatica, dove Gesù aveva guarito il paralitico (cfr. Jn 5,1-9).

Nel VII secolo san Sofronio, patriarca di Gerusalemme, così esaltava quel Santuario: "Entrando nella santa chiesa probatica dove l'illustre Anna diede alla luce Maria, io mettero il piede nel tempio, in quel tempio della purissima Madre di Dio, bacero e abbraccero quelle mura a me tanto care. Non attraversero con indifferenza quel luogo dove nella casa dei padri è nata la Vergine Regina.

Vedro anche quel posto da dove il paralitico, risanato per ordine del Verbo, si sollevo da terra portandosi il giaciglio". ("Anacr.", XX: PG 87/3, 3821-3824).

I crociati trovarono soltanto rovine di tale antica chiesa; ma ne costruirono accanto una, dedicata a "Santa Maria nel luogo della sua nascita", oggi denominata chiesa di Sant'Anna.

Qualunque sia la verità storica, rimane il fatto che in quel luogo, fin dalle origini, si venera la memoria della natività della Madre del Redentore. Nel corso dei secoli vi sono giunti numerosi pellegrini per venerare Maria santissima e per implorarne la materna intercessione, facendo proprio il suo Magnificat; hanno trovato in lei il modello di ogni vero pellegrinaggio, che è sempre un cammino di fede, un itinerario spirituale nel continuo, fedele ascolto della parola di Dio.

1987-07-05 Data estesa: Domenica 5 Luglio 1987




Lettera al cardinale Jozef Tomko - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Inviato speciale al III Congresso missionario latinoamericano

Testo:

Al nostro venerabile fratello S.R.E. card. Jozef Tomko, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione delle genti.

Di ritorno dal Nostro viaggio apostolico in Polonia, dove con tanto fervore abbiamo sostenuto la causa del Vangelo di Cristo e l'abbiamo con tanto zelo affidata a tutti gli ordini della Chiesa cattolica li operanti, non possiamo fare a meno di rivolgere il Nostro pensiero pieno di attesa e la nostra attenzione all'America Latina, le cui nazioni abbiamo visitato una per una con sollecitudine pastorale, e dove abbiamo esortato il popolo cristiano a portare il Vangelo di Cristo fino agli estremi confini di ogni nazione, attraverso il rinnovamento dell'attività missionaria della Chiesa cattolica, rinnovamento che deve essere operato dai Nostri fratelli nell'episcopato e dai loro validi collaboratori, dai sacerdoti e dai religiosi e dai membri delle congregazioni e dagli stessi laici.

Sappiamo che ci sarà offerta infatti tra poco tempo una occasione assai opportuna per tale incoraggiamento ed esortazione missionaria, dato che a Bogota in Columbia tra poco, cioè dal 5 all'8 luglio, si celebrerà il III Congresso missionario latinoamericano, nell'imminenza del 500° anniversario della prima evangelizzazione dell'America. Da tutte le allocuzioni e da tutti i discorsi, in cui sempre abbiamo trattato per esteso e insistentemente questo argomento di tanta importanza utilità, sia di persona tra le comunità dell'America Latina, sia qui tra i suoi vescovi nelle visite "ad limina apostolorum", di continuo emerge quanto ci stia a cuore innanzitutto quali questioni vengano proposte e definite nel Congresso, poi che vengano prese decisioni felici e sagge per gli anni a venire, infine ci sta a cuore con quale esito vengano condotti a termine i lavori del Congresso e vengano accresciuti dal valido frutto della stessa attuazione pastorale.

Da lontano noi dunque, come se fossimo presenti tra le Chiese cattoliche latinoamericane, seguiremo con attenzione le delibere quotidiane e le discussioni dei legati e infine le decisioni e i decreti di tutti.

Ma intanto, perché non manchi nessun documento né nessuna testimonianza della piena nostra partecipazione ai singoli momenti di quel Congresso, con questa nostra lettera destiniamo te, venerabile nostro fratello, che già da due anni con grandissima disponibilità in modo egregio ti occupi dei lavori e delle attività della Congregazione per l'Evangelizzazione delle genti, come nostro inviato speciale al sopra ricordato III Congresso missionario latinoamericano di Bogota dal 5 all'8 luglio, dove ti chiediamo di rappresentarci in ogni modo e dovunque e di presiedere a nome nostro. Dato che conosci a fondo le iniziative e i criteri missionari di tutto il nostro pontificato, tu manifesterai o piuttosto ripeterai ai partecipanti il nostro pensiero sulla necessità di portare il messaggio evangelico in tutta l'America Latina, sulle nuove forme di evangelizzazione stabilite dal Concilio Vaticano II, sulla fausta occasione dell'avvicinarsi del 500° anniversario degli inizi della religione cristiana in quel continente.

Saluterai con affetto i moderatori del Congresso, specialmente i fratelli vescovi e tutti i partecipanti a questo bellissimo incontro. Porterai queste nostre parole e i nostri auguri e i voti, con i quali pregando Dio confidiamo che il Congresso avrà effetti salutari e durevoli.

Renderai partecipi tutti i presenti della nostra benedizione apostolica con la quale chiediamo la forza soprannaturale in soccorso alla fragilità umana e luce per l'ignoranza e premi per la buona volontà.

1987-07-05 Data estesa: Domenica 5 Luglio 1987




Agli organismi preposti alla celebrazione del IX centenario della traslazione di san Nicola - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Segno luminoso di riconciliazione tra Oriente e Occidente

Testo:

Signor cardinale Venerato fratello nell'episcopato, signor ministro per i Beni Culturali, illustri signori e signore.


1. Le celebrazioni per il IX centenario della traslazione delle reliquie di san Nicola da Myra a Bari hanno suscitato grande entusiasmo, con la partecipazione fervorosa di numerosissimi fedeli, che nutrono verso il loro santo patrono sentimenti di sempre viva e profonda devozione. Sono lieto di ricevervi stamane in qualità di membri dei vari Organismi - il Comitato Nazionale, la Consulta Nazionale della Giunta esecutiva, il Comitato feste Patronali, l'Associazione per il IX Centenario - a cui va il merito della promozione delle iniziative, in cui si sono articolati i festeggiamenti indetti per la circostanza.

A tutti rivolgo il mio saluto deferente e cordiale. Ringrazio in particolare il card. Opilio Rossi per l'indirizzo rivoltomi, nel quale egli ha efficacemente richiamato lo svolgimento delle celebrazioni e i frutti che se ne sono ricavati. Siano rese grazie a Dio, che continua a operare meraviglie per mezzo dei suoi santi.


2. L'Anno Nicolaiano, in questi mesi felicemente in atto, ha assunto una connotazione chiaramente ecumenica, ravvivando il desiderio di quella piena unione tra i cristiani, di cui si avvertono ogni giorno di più la doverosità e l'urgenza.

Nicola ci è di stimolo in questo cammino. Egli fu costruttore di unità durante la sua vita, nella quale si prodigo per edificare la Chiesa di Myra sulla salda roccia che è Cristo (cfr. 1Co 10,4). E costruttore di unità fu pure dopo la morte, quando, grazie all'evento, che appare a noi oggi provvidenziale, della traslazione delle sue reliquie a Bari, egli è diventato segno eloquente di riconciliazione tra Oriente e Occidente.

Il ricordo del grande vescovo, mentre suscita in noi la nostalgia di quell'unità che era felice possesso della Chiesa del suo tempo, ravviva nei nostri animi l'impegno a non risparmiare sforzi perché la Chiesa di oggi si muova verso quel traguardo, e giunga così finalmente a recuperare nell'incontro delle due grandi tradizioni d'Oriente e d'Occidente tutta la ricchezza che lo Spirito di Cristo vuole in essa riversare.


3. Ci soccorra in questo impegno l'intercessione di san Nicola, di questo antico testimone dell'unico Vangelo di Cristo, che le celebrazioni del centenario ci hanno reso più vicino e familiare. Ci guidi in ogni iniziativa ecumenica l'esempio di quella sua carità mite e comprensiva, che ne ha reso simpatica e amata la figura in ogni parte del mondo.

E nell'impegno ecumenico continui a distinguersi la Chiesa di Bari, che ha legato indissolubilmente il proprio nome a quello del grande vescovo orientale.

La sua esperienza religiosa e liturgica la rendono particolarmente preparata a fare da ponte tra Oriente e Occidente e a recare un contributo decisivo all'avvento di quel giorno sospirato, in cui le due Chiese sorelle potranno di nuovo sentirsi totalmente unite nella pace di Cristo.

Affido questi voti alla Vergine Odegitria, amatissima patrona di Bari e delle Puglie, a lei chiedendo di voler guidare anche i cristiani di oggi sul cammino che conduce verso il suo figlio divino. E nel nome di Maria santissima imparto con affetto la mia benedizione a voi qui presenti e a tutti i fedeli della Chiesa di Bari, il cui ricordo conservo indelebilmente nel cuore.

1987-07-06 Data estesa: Lunedi 6 Luglio 1987




A pellegrini della diocesi di Linz - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Risvegliare e promuovere le vocazioni sacerdotali

Testo:

Eminenza, cari fratelli e giovani amici della diocesi di Linz! Siete venuti in pellegrinaggio a Roma e ad Assisi per il 90° Giubileo del vostro Seminario di giovani "Kollegium Petrinum". Qui presso la Città eterna visitate la tomba del vostro patrono, di san Pietro e nel contempo il suo attuale successore. Voi volete pregare nei luoghi sacri e attingere da essi nuova fede, speranza e coraggio, affinché possiate realizzare ancora meglio gli importanti compiti e i fini della vostra vita. Mi rallegro della vostra visita e vi do il benvenuto.

La storia del Seminario per giovani a Linz rispecchia le condizioni generali nelle rispettive epoche. Nel barocco scorgiamo con i Gesuiti i primi modesti inizi ai quali la religione di stato giuseppina pose fine. Dopo l'anno rivoluzionario 1848 segui un nuovo inizio repentino. Ma solo dopo il periodo del Liberalismo, con le sue lotte culturali, fu realizzata alla fine del XIX secolo con il risveglio della coscienza cattolica popolare, l'idea di un Seminario per giovani dal vescovo Doppelbauer.

Contro le forti tendenze a distaccarsi da Roma, egli annuncio con il nome "Petrinum" lo stretto legame con la Sede di Pietro e del Papa. Il promettente sviluppo di questo Seminario fiorito rapidamente fu infine interrotto nuovamente attraverso le due guerre mondiali. Gli sia concesso un lungo periodo di pace e di attività piene di successo al servizio della Chiesa.

In occasione del 200° Giubileo della diocesi di Linz nel gennaio 1985 il vostro vescovo ha dato nuove linee direttive per il vostro Seminario. In ciò si dice: "Il compito del Kollegium Petrinum è, negli intenti dei fondatori, di risvegliare e incoraggiare vocazioni al sacerdozio. Gli studenti devono venire educati ad una decisione di fede corrispondente al periodo. Attraverso ciò devono gli uni trovare la via al sacerdozio - questo fine educativo non deve essere ostacolato -, gli altri acquisire la capacità di mantenersi nel mondo come attivi cristiani! Il punto essenziale sta appunto nell'educazione di giovani a diventare dei cristiani convinti. La formazione intellettuale deve essere perciò sostenuta e compenetrata da una formazione cristiana dell'intera persona, che abbia le sue più profonde radici nella conversione interiore, nella grazia e nella sequela di Cristo. La scuola e il collegio devono servire insieme a questo fine. Pregate, cari giovani amici, per la grazia della chiamata al sacerdozio; pregate perché compiate la giusta scelta per la vita, che Dio si attende da voi. Intanto ringrazio i vostri genitori che accompagnano il vostro cammino con fede e spesso anche con sacrifici.

Incoraggio anche gli insegnanti e gli educatori del Petrinum ad essere coscienti della loro grossa responsabilità per il cammino di vita dei giovani e a corrispondervi nell'adempimento dei quotidiani impegni professionali in modo coraggioso e cosciente.

Il Kollegium Petrinum giace ai piedi della madre di Dio di Postlingberg: essa vi protegga.

La statua di Pietro nella sala dell'entrata della vostra casa, una copia della statua di Pietro nella cattedrale di San Pietro, vi ricordi sempre il legame della vostra Chiesa locale con questo centro della cristianità cattolica, con il successore dell'apostolo Pietro. Di cuore vi auguro dei giorni felici e ricchi di esperienza nella Città eterna. Accompagno volentieri il vostro futuro cammino di vita con la mia preghiera e imparto a voi e a tutta la comunità del Kollegium Petrinum la mia apostolica benedizione nell'amore di Cristo.

1987-07-06 Data estesa: Lunedi 6 Luglio 1987




Ad un gruppo di giovani tedeschi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ampliate la vostra visione dell'uomo

Testo:

Cari ragazzi e ragazze, fratelli e sorelle della regione di Oldenburger! Siate benvenuti qui in Vaticano dove l'apostolo Pietro ha dato la sua vita per la fede in Cristo e dove noi ancora oggi onoriamo la sua tomba. L'attuale successore di Pietro, che per incarico di Cristo guida la Chiesa mondiale in comunione con i vescovi delle singole diocesi, vi dà oggi il benvenuto. Venite dal nord della diocesi di Münster, da Vechta e dintorni. I vostri nonni divennero famosi cinquant'anni fa, allorché si opposero al fatto che guide statali senza fede togliessero le croci dalle vostre scuole. Insieme ai loro preti e al loro vescovo hanno espresso chiaramente la loro posizione di fede rispetto a quest'importante questione, così che si dovette lasciar loro la croce. Dove voi vedete sempre oggi la croce di Cristo o anche l'immagine della Madre di Dio o di altri santi, pensate che questi vogliono essere segni della vostra personale fede cristiana, nella quale vi riconoscete con gioia e gratitudine.

Dal lontano nord siete venuti per due settimane nel vostro campo per ferie di Terracina a sud di Roma. Mi rallegro con voi che possiate svolgere un programma vario con una nuova buona impressione. Incontrerete, speriamo, anche giovani italiani e imparerete qualcosa delle loro abitudini e modi di pensare.

Constaterete che i ragazzi e le ragazze di questo paese hanno le stesse gioie e le stesse preoccupazioni che avete voi. Ma comprenderete anche che qualche cosa nella vita dei giovani di questo paese è diverso rispetto a voi. Guardate bene, informatevi, scambiate esperienze, imparate a comprendere! così voi stessi diventerete più ricchi ed esperti nel vostro giudizio sui diversi cammini di vita su questa terra. Soprattutto pero si formerà poi in voi la virtù della tolleranza verso le profonde convinzioni degli altri uomini, proprio là dove voi vi distinguete da loro. Di questa tolleranza e attenzione reciproca abbiamo oggi ancor più bisogno per poter avvicinarci passo passo alla pacifica convivenza tra le popolazioni e gli uomini nel mondo. Noi adulti poniamo grosse speranze in voi giovani che avete oggi così tante possibilità di varcare i confini del vostro paese e del vostro ambito culturale e di ampliare la vostra umanità. Approfittate di queste possibilità e contribuite a donare agli uomini di tutto il mondo e anche a voi stessi la pace e la giustizia.

Così auguro a voi tutti, cari ragazzi e ragazze, e ai vostri responsabili e guide un sano soggiorno di vacanza e un felice ritorno alle vostre famiglie a casa. Chiedo ciò per voi nelle mie preghiere; per questo vi benedico di tutto cuore.

1987-07-06 Data estesa: Lunedi 6 Luglio 1987




Al III Congresso missionario latinoamericano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' giunta l'ora per l'America di essere evangelizzatrice

Testo:

1. Amati fratelli nell'Episcopato e cari congressisti venuti da tutta l'America Latina.

Mi è molto gradito rivolgervi queste parole in occasione del III Congresso missionario latinoamericano che ha luogo a Bogota e che ha assunto il motto: "America, è venuta la tua ora di essere evangelizzatrice".

Attraverso di voi voglio inviare il mio saluto a tutte e a ciascuna delle Chiese particolari del continente: ai vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, a tutti i figli e le figlie della Chiesa.

Un saluto riconoscente va anche agli organizzatori e ai responsabili del Congresso: a mons. Mario Revollo Bravo, arcivescovo di Bogota: ai rappresentanti di ciascuna delle Conferenze episcopali del continente e alle loro rispettive Commissioni episcopali per le missioni; alle Direzioni nazionali delle Pontificie opere missionarie e al Dipartimento per le missioni del Celam. E insieme a questi, a tante persone che con la preghiera e il sacrificio contribuiscono a rendere presente il regno di Dio nel mondo.


2. Avete segnalato come obiettivo generale del Congresso: dare impulso nelle Chiese particolari dell'America Latina al senso missionario affinché, in occasione del V centenario dell'inizio della sua evangelizzazione, esse realizzino il proposito espresso a Puebla di "proiettarsi anche al di là delle proprie frontiere" (n. 368). Lo scorso anno, durante la mia visita pastorale in Colombia, vi ricordavo con insistenza questo stesso obiettivo, quando vi dicevo che "è giunta per tutta l'America Latina l'ora di dare inizio a una evangelizzazione senza frontiere" (Bogota, Discorso nella Cattedrale, 1 luglio 1985).

Sapete bene quanto mi sento vicino a voi; con quanta sollecitudine il mio cuore condivide le vostre inquietudini e aspirazioni; con quale gioiosa speranza vedo giungere l'ora missionaria delle vostre Chiese particolari. Segno della mia profonda comunione con voi vuole essere anche la presenza del card.

Jozef Tomko, mio inviato speciale per questo III Congresso missionario latinoamericano.

America è giunta la tua ora di essere evangelizzatrice, di andare al di là delle tue frontiere! 3. Interpellati dai "segni dei tempi" - a quasi cinquecento anni dall'inizio dell'evangelizzazione dei vostri popoli e alle porte del terzo millennio cristiano - vi siete riuniti per studiare il modo di aiutare le Chiese particolari dell'America Latina a concretizzare il loro impegno di proiettarsi molto al di là delle loro frontiere contribuendo alle missioni, nonostante la loro povertà.

Non è necessario dirvi con quale attenzione e sollecitudine ho seguito le attività che hanno preparato questo Congresso, che si sviluppa sulla linea dei due precedenti celebrati a Torréon e a Tlaxcala (Messico). Formulo ferventi voti perché da questa assemblea, da questo privilegiato "cenacolo", nascano proposte, suggerimenti e linee di azione, capaci di offrire a ogni Chiesa particolare la possibilità di tradurre nella pratica e senza dilazioni l'impegno assunto, che farà del vostro continente un continente di speranza missionaria per tutta la Chiesa.


4. Nelle mie orecchie risuonano le parole del divino Maestro: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 18,19-20). Questo stesso mandato ha ispirato i viaggi missionari del successore di Pietro nei cinque continenti. Oggi, di fronte al panorama di tanta parte della umanità che ancora non ha scoperto Cristo e ricevuto il suo messaggio di salvezza integrale, il mandato del Signore Gesù assume maggior forza e si fa estremamente pressante.

Al termine del secondo millennio cristiano la Chiesa, che è "missionaria per natura", non può chiudere gli occhi di fronte a tale panorama e a tali esigenze. Perché l'America Latina possa rispondere a questo appello permanente lanciato dalla Chiesa universale, deve saper comunicare agli altri la fede ricevuta, condividendo le grazie particolari che hanno accompagnato il dono della fede.

In questi cinque secoli di vita cristiana in America Latina, lo Spirito Santo ha arricchito con i suoi doni le diverse comunità di credenti, dando loro grandi santi e numerosi missionari. In questo modo si è preparato il terreno per poter portare il Vangelo al mondo di oggi, in ogni luogo e in ogni ambiente. Non possiamo dimenticare che "la vostra ora missionaria è l'impegno di un'eredità ricevuta" (Tumaco, Discorso del 4 luglio 1986).


5. L'America è chiamata ad essere "continente di speranza missionaria". Deve e potrà esserlo se rinnova "la sua ispirazione più profonda, quella che le viene direttamente dal maestro: A tutto il mondo! A tutte le creature! Fino agli estremi della terra!" (EN 50). Deve e potrà esserlo inviando, pur nella sua povertà, messaggeri che annuncino a tutte le genti il Vangelo "poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede... E' in esso che si rivela la giustizia di Dio" (Rm 1,16-17).

La Chiesa in America è stata ed è consapevole del fatto che, proclamare e dare testimonianza del Vangelo a tutte le genti, è una responsabilità di tutti e di ciascuno dei vescovi, consacrati "per la salvezza di tutto il mondo" (cfr. AGD 38 LG 23). E' anche responsabilità di ogni sacerdote, religioso e religiosa che, in comunione con i loro pastori, sono chiamati a partecipare pienamente, in conformità con il proprio carisma, all'edificazione del Corpo mistico di Cristo in tutte le regioni della terra. E lo è, anche, di ogni battezzato, poiché credere in Cristo significa interessarsi della salvezza di tutti gli uomini. suoi fratelli.

Grazie a questa consapevolezza la Chiesa in America ha fatto già molto per il mondo missionario. Ma si può fare molto di più.

Si. America, è giunta la tua ora! Esaminate dunque, cari fratelli nell'episcopato, amati figli e figlie, questa urgenza prioritaria. Che questo incontro, come segno di unità e comunione ecclesiale, distingua tutti - vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici - affinché con vigoroso impegno - per usare le parole del mio venerato predecessore Papa Pio XII - possiate "adempiere la missione che la divina Provvidenza sembra aver affidato a questo immenso continente, che è orgoglioso della sua fede cattolica, e di prendere parte, in modo privilegiato, alla nobilissima missione di comunicare, anche al di là delle proprie frontiere, i preziosi doni di pace e di salvezza" (cfr. "Ad Ecclesiam Christi", 29 giugno 1955).


6. Chiedo a Dio che dia nuovo impulso al vostro impegno missionario in questo Anno mariano. Che Maria, Stella dell'evangelizzazione, prima evangelizzatrice dell'America, "presente nell'opera della Chiesa che introduce nel mondo il regno del suo Figlio" (RMA 28), vi accompagni e vi assista nelle vostre giornate di studio e di riflessione e ottenga dal Signore la grazia necessaria per farle fruttificare abbondantemente. I santuari, dedicati a Maria da ciascuno dei vostri popoli si trasformeranno in un Magnificat missionario che, come canto di Chiesa pellegrina guidata da Maria in marcia verso il quinto centenario della vostra evangelizzazione e verso l'anno 2000, segnerà l'ora missionaria di tutta l'America Latina. Benedico tutti di cuore nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

1987-07-06 Data estesa: Lunedi 6 Luglio 1987





GPII 1987 Insegnamenti - A un gruppo di notai colombiani - Città del Vaticano (Roma)