GPII 1987 Insegnamenti - Omelia durante la concelebrazione con i Vescovi delle Puglie - Aereoporto "Gino Lisa" di Foggia

Una ininterrotta tradizione di fede collega le popolazioni pugliesi di oggi a quelle radici cristiane, mentre ancora la parola di Dio continua ad essere predicata ed annunciata, seguendo l'esempio degli apostoli. Essi predicarono la parola della verità e generarono Chiese, ed in maniera continuativa tale missione prosegue senza interruzione nel tempo. La parola di Dio e così anche oggi "glorificata" (2Th 3,1), e noi rendiamo grazie a Dio per il lavoro meraviglioso compiuto in tanti secoli di storia della fede. Le vostre meravigliose Cattedrali sono un inno che testimonia la forza e la vitalità di una fede assimilata nella cultura. Voi avete "accolto" la parola di Dio. Le radici della vostra mentalità, con il genio della vostra terra, sono ben piantate nel Cristianesimo.


2. Quando gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio, vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo (cfr. Ac 8,14-15).

Prima vi era stato Filippo diacono. Dopo di lui, gli apostoli, che dal momento dell'Ultima Cena hanno ricevuto la pienezza del sacerdozio.

Proprio li, nel cenacolo, essi hanno ricevuto lo Spirito Santo. Primi era stato promesso loro come Consolatore! Gesù aveva detto, la vigilia della sua morte, "Io preghero il Padre ed gli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità" (Jn 14,16-17).

In seguito, dopo la risurrezione, Cristo ha portato agli apostoli, sempre nel cenacolo, questo promesso "Dono dall'alto" (cfr. Jc 1,17). L'ha portato nella.potenza della sua morte redentrice, quando sulle mani e sul costato si vedevano i segni della crocifissione. Ed è stato allora che egli "alito su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22).

Ha compiuto ciò che aveva promesso: "Lo Spirito di verità... dimora presso di voi e sarà in voi" (Jn 14,17). Quel giorno, nella luce di questo Spirito consolatore, "saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi" (Jn 14,20).


3. Gli apostoli hanno ricevuto lo Spirito Santo per darlo agli altri. Proprio per questo Pietro e Giovanni vennero in Samaria e pregarono per coloro che mediante il ministero di Filippo avevano accolto la parola di Dio, affinché ricevessero lo Spirito Santo.

Infatti "erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù" (Ac 8,16). così gli apostoli "imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo" (Ac 8,17).

Forse in nessun altro luogo è indicato così chiaramente il nesso tra il battesimo e la cresima. Il battesimo ci immerge nella morte di Cristo perché possiamo partecipare alla sua risurrezione. La cresima è complemento del battesimo. così come la Pentecoste è complemento della Pasqua. Il tempo liturgico che attualmente viviamo ci fa rivivere proprio questo stesso mistero.


4. Coloro che hanno accolto la parola di Dio ovunque - tanto in Samaria, quanto in altri luoghi, quanto ancora in questa antichissima terra cristiana - ricevono lo Spirito Santo proprio mediante l'imposizione delle mani apostoliche: lo Spirito consolatore, che gli apostoli hanno ricevuto per primi dopo la risurrezione di Cristo e poi nel giorno della Pentecoste.

Avendo ricevuto il Consolatore che è lo Spirito di verità essi hanno conosciuto di non essere orfani; hanno conosciuto che Cristo è venuto in loro: egli è nel Padre ed essi in lui poiché egli è in loro. Ecco, lui, Cristo, vive, ed essi vivono in lui.


5. A coloro che hanno accolto la parola di Dio, che mediante il battesimo e la cresima sono divenuti partecipi del dono dello Spirito Santo, Pietro apostolo scrive: "Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1P 3,15).

Siate disposti a rendere testimonianza a questa speranza. A quale speranza? A quella che portate nei vostri cuori, dato che Cristo abita in essi, dato che egli è in voi e voi in lui.

Infatti Cristo vive. Colui che è venuto a voi nella potenza dello Spirito Santo ha vinto la morte e il peccato.

Cristo vive e voi vivrete in lui. Questa è la speranza alla quale dovete rendere testimonianza.

Se riceviamo lo Spirito Santo mediante l'imposizione delle mani degli apostoli, dei Vescovi, questo avviene perché divenga viva in noi la speranza che ha la sua sorgente in Cristo crocifisso e risorto, e perché rendiamo testimonianza a questa speranza.


6. "Fateci posto nei vostri cuori" (2Co 7,2). Con questa accorata richiesta dell'apostolo Paolo ai cristiani di Corinto i vostri Vescovi vi hanno esortato ad accogliere la mia visita. Li ringrazio per la loro significativa lettera pastorale e per le speranze che essi hanno voluto proporre alla vostra buona volontà.

Faccio mie lo loro esortazioni e vi invito a non deludere l'aspettativa dei vostri pastori, ben sapendo che essi vi hanno scritto con coscienza illuminata e zelante, tenendo conto del momento peculiare che le vostre Chiese stanno vivendo in quest'epoca di profonde trasformazioni sociali per la vostra terra. Essi vi hanno incoraggiato a rinsaldare la vostra fede e a renderla operosa.

Anch'io vi esorto a rigenerarne la consapevolezza del vostro credo, secondo le esigenze spirituali d'oggi, divenendo sempre più consapevoli di quello che ai nostri giorni occorre testimoniare.

Vi chiedo di crescere nell'amore alla Chiesa; in essa è Cristo stesso che ci guida, nella sua voce egli ci parla, ci ammaestra, ci santifica. Rendetevi generosamente disponibili e responsabili per la sua edificazione e per la missione che essa continua a svolgere sulla terra.

Riscoprite il ruolo che vi spetta come comunità partecipe della missione propria a tutto il popolo cristiano. Perseverate anche nella volontà di aprire il vostro cuore con generosità veramente cattolica. A tale proposito, mi compiaccio con voi per l'opera di carità che avete intrapreso a favore di una nazione d'Africa, istituendo un ospedale a Cotonou, nel Benin.


7. La testimonianza resa alla speranza, che ha la sua sorgente in Cristo risorto, deve essere unita all'amore in una sola cosa. E' per amore che Cristo abita in noi e noi in lui. "Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amero e mi manifestero a lui" (Jn 14,21).

Mi manifestero a lui... camminerà attraverso la vita con una coscienza nuova. In un certo senso con una nuova immagine di Cristo nel cuore e nelle opere.

Tale coscienza si riflette nel cuore e nelle opere come la misura divina dell'intera vita cristiana: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti" - dice Cristo (Jn 14,15). E l'apostolo Pietro scrive: "Questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza". La "vostra buona condotta", le opere degne della coscienza cristiana siano testimonianza della speranza che è in noi.


8. Cari fratelli e sorelle. Da molti secoli i figli e le figlie di questa terra - così come una volta la Samaria - hanno accolto la parola di Dio. I sacramenti dell'iniziazione cristiana, il battesimo e la cresima, ci conducono, da generazioni, a questa sorgente della speranza che è Cristo risorto.

Cristo che vive nel Padre. Cristo-Eucaristia: colui che vive in noi, e noi in lui.

Non dobbiamo forse fare nostre le stesse esigenze, che una volta l'apostolo Pietro ha posto ai primi cristiani? Non dobbiamo forse essere sempre pronti - anche in questo nostro secolo - a difendere la speranza che è in noi? La nostra vocazione cristiana non è forse quella di rendere testimonianza a Cristo, nella potenza dello Spirito di verità? Con questi interrogativi che interpellano la coscienza e l'impegno di ciascuno, a tutti i presenti - a tutta Foggia e all'intera Capitanata - porgo il mio saluto e il mio augurio in Cristo risorto.

Amen.

1987-05-24 Data estesa: Domenica 24 Maggio 1987




Atto di affidamento della gente di Capitanata alla Vergine - Aereoporto "Gino Lisa" di Foggia

Titolo: "Madre incoronata, l'imminente Anno Mariano sia per tutti una prolungata, ardente Pentecoste"

Testo:

1. A coronamento di questa solenne Eucaristia e prima di recitare il "Regina caeli", vorrei - in unione di pensieri e di cuori con i miei fratelli nell'episcopato, - affidare a colei che Cristo ci ha lasciato per Madre tutta la popolazione della cara e fedele terra che mi accoglie pellegrino del Vangelo e che è legata alla Vergine Maria da affettuosa devozione, incisa da secoli nella sua storia.


2. Madre del Redentore e Madre nostra, fiduciosi ricorriamo al tuo amore materno e invochiamo il tuo aiuto.

Nel presente trapasso di civiltà che segna profondamente la vita della regione pugliese, fa' che tutti i figli e le figlie della Chiesa della Capitanata, riscoprendo le ricchezze delle loro grandi tradizioni, abbiano il coraggio di vivere in profondità il messaggio del tuo Divin Figlio, "via, verità e vita" (cfr. Jn 14,6); lo traducano in opere, perché sia lievito fecondo di spiritualità e di umanità, in ogni strato del tessuto sociale: nella famiglia, nella scuola, nel mondo del lavoro e della cultura, negli ambienti in cui si decidono le sorti della comunità.


3. Regina del cielo e speranza nostra, invocata a Foggia sotto il magnifico titolo di "Incoronata", io depongo nel tuo cuore materno i problemi e le angustie, gli aneliti e le speranze di queste amate popolazioni, che confidano in Te.

Affido al tuo Cuore Immacolato l'intero Popolo di Dio - sacerdoti, religiosi, fedeli laici, uomini e donne -: diventi più viva in tutti la coscienza di audaci testimoni dei valori proclamati dal Vangelo di fronte alle piaghe che affliggono la vita odierna.

Con accenti specialissimi, cui è più teneramente aperto il tuo Cuore, ti affido i giovani ed i loro alti ideali.

Saranno essi, nel Duemila, a testimoniare la vitalità di oggi ed a raccoglierne - Dio lo voglia! - i frutti.

Siano ora tra gli artefici di quei beni, soprattutto di pace e di speranza, che il mondo moderno ha in gran parte smarrito e va affannosamente cercando.

Alma Madre del Redentore, ottieni che il passaggio del successore di Pietro in queste terre generose sia sorgente di un fervido risveglio spirituale pastorale; che l'imminente Anno Mariano sia per le singole anime e per tutta la compagine comunitaria una prolungata, ardente Pentecoste.

Amen.

1987-05-24 Data estesa: Domenica 24 Maggio 1987




Al clero, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi e ai laici - Cattedrale di Foggia

Titolo: "Siate anime profondamente eucaristiche"

Testo:

Carissimi sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, Fratelli e sorelle del laicato cattolico! 1. In questa prestigiosa Cattedrale, che ha le sue antiche origini nell'undicesimo secolo, ed è segno duraturo della profonda religiosità cristiana dei cittadini di Foggia, sono molto lieto di porgere a tutti il mio saluto più cordiale.

Veramente grande è la mia gioia per questo incontro, tanto qualificato e composito, che vede riunite insieme le forze più direttamente impegnate nell'azione pastorale.

Ringrazio il Presidente della Conferenza Episcopale Pugliese per le parole rivoltemi e con lui saluto gli altri confratelli nell'episcopato, indirizzando uno speciale pensiero all'Arcivescovo di Foggia, Monsignor Salvatore De Giorgi. Saluto i loro immediati collaboratori sacerdoti del clero diocesano e di quello religioso, che condividono egregiamente le responsabilità dell'evangelizzazione. Saluto le numerose appartenenti agli ordini e alle congregazioni religiose, che hanno il merito di cooperare alla missione della Chiesa con la testimonianza evangelica e con il peculiare carisma del proprio istituto. Rivolgo un saluto affettuoso anche agli alunni del Seminario Diocesano e di quello Regionale Teologico di Molfetta, che si preparano al sacerdozio, ai lettori ed agli accoliti. Saluto tutti i laici qui presenti e in particolare i membri del consiglio pastorale, i rappresentanti delle associazioni e dei movimenti, i docenti e gli alunni dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose "Giovanni Paolo II" e la "Cappella Maggiore" della Basilica Cattedrale.

Carissimi sacerdoti e religiosi, desidero prima di tutto esprimervi il mio vivo compiacimento per il vasto ed articolato lavoro pastorale svolto da ognuno di voi nelle singole mansioni e nei vari incarichi. Molti sacerdoti provengono da altre diocesi; molte parrocchie sono affidate a religiosi: e tuttavia è presente nel presbiterio diocesano un sincero e costruttivo rapporto di unione e di collaborazione, in docile obbedienza alle direttive dei Vescovi e della Santa Sede. E' questa una realtà molto positiva e consolante ed il mio auspicio è che perseveriate in tale unione di intenti e di aiuto reciproco, affinché la carità fraterna e l'unità nel lavoro pastorale sia sempre di esempio e di edificazione.

A questo riguardo mi piace ricordare la visita alle parrocchie compiuta dall'Arcivescovo di Foggia e terminata nel febbraio scorso. Essa, proprio a motivo della vostra generosa collaborazione, non è stata un semplice atto giuridico, bensi uno straordinario avvenimento di valore ecclesiale e formativo. In ogni comunità parrocchiale l'Arcivescovo ha potuto sostare una settimana e incontrare così le varie categorie di persone, dialogare con i fedeli e con i movimenti laicali, visitare i malati, entrare nelle scuole, trattare i problemi sociali ed economici con le autorità amministrative e soprattutto pregare insieme nelle celebrazioni eucaristiche e nelle ore di adorazione per le vocazioni sacerdotali e religiose, tutti esortando alla fiducia ed al coraggio della vita e della testimonianza cristiana. Certamente la visita pastorale, compiuta con metodo e con ansia apostolica, porterà i suoi frutti e il Signore farà crescere abbondantemente il seme gettato con tanto amore nelle anime dei vostri fedeli.

Ma oltre le attività tipiche di ogni parrocchia e di ogni diocesi in occasione della visita pastorale, molte sono le iniziative, alle quali dedicate tempo, fatica, intelligenza e soprattutto zelo. Desidero menzionare la celebrazione della Giornata Nazionale per la Vita, le iniziative per la catechesi e la liturgia, l'accentuata responsabilità nel campo caritativo, e ultimamente la "Missione per i Giovani" sul tema "Lo conosci Gesù?". C'è nella società attuale un diffuso desiderio di serenità nell'ordine, di stabilità, di certezza religiosa.

Continuate con grande fervore in questo vostro impegno di vita ecclesiale e apostolica; sentitevi lieti e sereni nel servire il Signore e le anime, consacrandovi totalmente all'ideale della vostra santificazione e della salvezza eterna dell'umanità. "Se sarete ferventi nel bene - scriveva san Pietro ai primi cristiani - chi vi potrà far del male? E se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi!" (1P 3,13-14). Spandete nel mondo il buon profumo di Cristo.

In questo momento di intima e fraterna unione nel Signore, che ci ama e che ci ha scelti per partecipare al suo sacerdozio unico ed eterno ed alla sua missione redentrice, mi viene spontaneo ricordare - come ho scritto nella lettera per il Giovedi Santo - che la nostra vita sul modello di Cristo deve essere una prova di amore: e "tutti sappiamo bene che questa prova costa! Quanto costano a volte i colloqui apparentemente ordinari con le diverse persone! Quanto costa il servizio alle coscienze nel confessionale! Quanto costa la sollecitudine per tutte le chiese!". E sottolineavo che questa prova di amore, questo impegno che costa, deve essere sostenuto con l'aiuto della preghiera. E' una prova che dobbiamo accettare prima di tutto sul terreno della preghiera. Infatti "la preghiera è indispensabile per conservare la sensibilità pastorale verso tutto ciò che viene dallo Spirito, per discernere correttamente e impiegare bene quei carismi che portano all'unione e sono legati al servizio sacerdotale nella Chiesa" (Giovanni Paolo II "Lettera a tutti i sacerdoti della Chiesa, per la prossima Feria V in Cena Domini 1987", 11. 12, 13 aprile 1987).


2. Da quanto vi ho detto, nascono logicamente tre direttive che vorrei lasciarvi come ricordo e come programma di vita: mantenete vivi l'entusiasmo e la gioia del vostro sacerdozio, della vostra consacrazione religiosa e della vostra attiva militanza cristiana; crescete nella stima e nell'aiuto reciproco; consideratevi sempre e unicamente al servizio generoso delle anime! Nel mondo odierno segnato dal secolarismo e dal permissivismo, dobbiamo prodigarci con profonda preparazione dottrinale e con la stessa ansia apostolica del divin Maestro, convinti che lui solo è la luce che risplende nelle tenebre e che la verità rimane in eterno. In modo speciale dobbiamo portare a questo mondo la testimonianza concreta dell'amore.

Don Pasquale Uva, splendida figura del clero delle Puglie, genio della carità sulle orme di san Giuseppe Benedetto Cottolengo, nel 1915, quando il mondo era dilaniato dai terribili avvenimenti della Prima Guerra Mondiale, scriveva: "Il sacerdote di Cristo è colui che si sacrifica per il bene del prossimo, che soccorre i poveri abbandonati, gli ammalati... è colui che rinunziando a farsi una famiglia propria, si forma, un'altra famiglia con i bisognosi". E in un'altra occasione diceva alle sue suore: "Sono missionario in cerca di infelici... E' bello ridare a Dio i talenti moltiplicati, spendere per lui, spendere tutto quello che lui ci ha dato, intelligenza, mani, cuore, tutto". Sono parole sempre attuali e valide anche per voi tutti sacerdoti, religiosi e laici, perché la scienza non elimina la sofferenza e la cultura non risponde ai supremi interrogativi. E perciò, armati solo di fede, di amore, di entusiasmo, di coraggio, date tutti i vostri taleriti alla causa di Dio, per il bene dei fratelli.

E soprattutto siate anime profondamente eucaristiche! Infatti la Chiesa compie l'Eucaristia e l'Eucaristia realizza la Chiesa: è dal sacrificio di Cristo che sgorga la redenzione e nasce la grazia che illumina e salva. Il sacrificio della croce, e quindi il sacrificio eucaristico, sta fermo e stabile, faro di luce e sorgente di santità, mentre si agitano i flutti della storia, con le sue ideologie e i suoi costumi. Il sacerdozio ordinato è essenzialmente in funzione dell'Eucaristia e mediante la sua missione eucaristica il ministro di Cristo evangelizza, annunzia, illumina le menti, converte, perdona, santifica, salva. E perciò tutti i componenti della Chiesa, religiosi e laici, devono impegnarsi a portare gli uomini a Cristo presente nell'Eucaristia.


3. Desidero concludere questo nostro fraterno incontro nel ricordo di padre Pio.

Quando fu ordinato sacerdote, il 10 agosto 1910, nella cappella del Duomo di Benevento, egli scrisse questo pensiero: "Gesù, mio sospiro e mia vita. Oggi, che trepidante Ti elevo / in un mistero di amore / Con Te io sia pel mondo / Via Verità Vita / E per Te Sacerdote Santo / Vittima perfetta".

Dieci anni dopo scriveva al suo direttore spirituale: "Sono divorato dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo. Dio per me è sempre fisso nella mente e stampato nel cuore. Mai lo perdo di vista... Nonsento altro se non di avere e volere quello che vuole Dio... " (20 novembre 1921). Sia così anche per voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e laici qualificati! Una particolare parola voglio rivolgere anche a voi, laici impegnati attivamente e generosamente nei progetti pastorali delle singole diocesi.

Mentre vi esprimo il mio vivo apprezzamento per l'opera che compite, vi esorto alla fervorosa perseveranza. Voi conoscete ed amate il Signore in modo più cosciente e convinto. Egli vi ha chiamati alla vera ed intima partecipazione al suo messaggio di verità ed alla sua vita divina.

Siate sempre riconoscenti per questo dono mirabile e continuate con gioia e con fiducia a servire, l'esempio, la disponibilità, la carità, l'accettazione di responsabilità, con l'unico intento di far conoscere, amare e seguire Cristo redentore dell'uomo e unica salvezza dell'umanità.

La Vergine santissima, da voi teneramente amata, vi accompagni nelle vie del vostro apostolato.

Con questi voti, di gran cuore vi imparto la mia benedizione, che volentieri estendo alle persone a voi affidate.

1987-05-24 Data estesa: Domenica 24 Maggio 1987




Incontro con le famiglie - Santuario dell'Incoronata (Foggia)

Titolo: E' la famiglia la prima scuola di virtù umane e sociali di cui oggi hanno bisogno tutte le strutture civili e politiche

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono sinceramente lieto di potermi incontrare con i numerosi pellegrini ed in particolare con le famiglie dell'arcidiocesi di Foggia, qui, nel Santuario dell'Incoronata, dedicato da secoli alla Vergine santissima. Ringrazio il vostro caro Arcivescovo e il Superiore Generale della Congregazione di don Orione per i nobili indirizzi rivoltomi.

La storia di questo santuario è legata, secondo i racconti della tradizione, ad una particolare presenza spirituale della Vergine. Nel mese di aprile dell'anno 1001 la Madonna con il Bambino, seduta su una quercia, apparve ad un contadino e al Conte di Ariano, e ad essi si presento come la "Madre di Dio", chiedendo che in quel luogo si costruisse in suo onore una chiesa. A questa venne poi aggiunto un monastero, nel quale dimorarono, in diversi periodi successivi, i Basiliani, i Verginiani, i Cistercensi, i Fatebenefratelli, finché nel 1950 il santuario fu affidato ai religiosi della "Piccola Opera della Divina Provvidenza", fondati dal beato don Luigi Orione, autentico testimone di fedele servizio alla Chiesa a fianco dei più poveri. Essi edificarono in quindici anni una nuova chiesa e le strutture annesse, facendo di questo santuario un importante centro di spiritualità e di incontri per tutti coloro che desiderano raccogliersi nella riflessione e nella preghiera personale e comunitaria. E' diventato così il Santuario dell'Incoronata oasi di pace per chi vi giunge in cerca d'un incontro privilegiato con la Madre del Salvatore.

Oggi il mio pensiero va a tutti i pellegrini, che nel corso dei secoli sono venuti qui per proclamare le loro fervide lodi a Maria e per invocarne la continua celeste protezione; va poi a tutti i religiosi, che fin dall'inizio hanno curato il santuario e diffuso la devozione alla Vergine incoronata; va in modo speciale ai figli spirituali di don Orione per la passione che hanno dimostrato in questi anni per ridare a questo luogo, ricco di storia, il suo valore di segno e di punto di riferimento per il cammino del Popolo di Dio. Desidero così salutare il nuovo Superiore Generale dei figli della Divina Provvidenza don Giuseppe Masiero e la Madre Generale delle Piccole Missionarie della Carità ed i membri dei rispettivi Consigli Generali che hanno voluto essere qui presenti in questa felice occasione. Con loro saluto anche i religiosi che servono a questo santuario e il gruppo di aspiranti alla vita sacerdotale e religiosa loro affidato.


2. Da secoli migliaia di fedeli, uomini, donne, giovani, anziani, hanno pellegrinato a questo luogo così importante nella "geografia della fede" di questa regione: sono venuti per sperimentare la presenza di Maria nella missione e nell'opera della Chiesa. Questa tipica presenza - ho scritto nella mia recente enciclica sulla beata Vergine Maria - trova molteplici espressioni e possiede un multiforme raggio di azione: mediante la fede e la pietà dei singoli fedeli, mediante le tradizioni delle famiglie cristiane, o "chiese domestiche", delle comunità parrocchiali e missionarie, degli istituti religiosi, delle diocesi, mediante "la forza attrattiva ed irradiante dei grandi santuari, nei quali non solo individui o gruppi locali, ma a volte intere nazioni e continenti cercano l'incontro con la Madre del Signore, con colei che è beata perché ha creduto, è la prima tra i credenti e perciò è diventata Madre dell'Emmanuele" (RMA 28). Nei santuari mariani il popolo fedele cerca l'incontro con la Madre di Dio per trovare, nel raggio della materna presenza di "colei che ha creduto", il consolidamento della propria fede, che deve basarsi su una conoscenza, continuamente perseguita ed approfondita, della Rivelazione divina e del magistero della Chiesa, e alimentata costantemente dai sacramenti della fede, in particolare dalla riconciliazione e dalla Eucaristia.

Mi piace ricordare una frase che rivela l'amore di don Orione per la Madonna: "Amo la santa Madonna e canto, canto la Madonna: lasciatemi amare e cantare! Sono un povero pellegrino che cerco luce e amore... Vengo a lei per non perdermi, dopo esser passato tra profondità, frane, altezze, precipizi, montagne, uragani, abissi, oscurità di spirito, ombre nere... L'anima, inondata dalla bontà del Signore e dalla sua grazia... e traboccante di amore, sperimenta una gioia che è gaudio spirituale, e si fa canto e spasimo, sete anelante d'infinito, brama di tutto il vero, di tutto il bene, di tutto il bello: attrazione, ardore sempre crescente di Dio: amando nell'Uno tutto: nel Centro i raggi: nel Sole dei soli ogni luce. E in questa luce inebriante mi spoglio dell'uomo vecchio e amo: questa amore mi fa uomo nuovo e amando canto!" (DOLM 2164).

Molto significativo è perciò il gesto che oggi voi avete voluto compiere, rimettendo tra le braccia dell'Incoronata il Bambino Gesù. Questo atto, che esprime in maniera visibile il mistero della divina maternità di Maria, diviene per voi tutti anche un simbolico affidamento a colei che nel progetto di Dio è stata chiamata ad essere nostra madre. Ancor più suggestivo questo gesto appare oggi, a qualche giorno dall'apertura ufficiale dell'Anno Mariano, che ho voluto per la Chiesa universale come preparazione per l'inizio del III millennio: il tempo che dovrà essere segnato da un ritorno alla centralità di Cristo nella storia e nella vita di ogni uomo e di ogni famiglia.


3. Questa mia odierna tappa spirituale presso il Santuario dell'Incoronata acquista un significato del tutto speciale per l'incontro con le famiglie di questa zona: sono presenti padri, madri, sposi novelli, bimbi ed anziani; col mio pensiero desidero raggiungere tutte le famiglie cristiane per ridire la parola della fede, che proviene da Dio, e per invocare ed assicurare in mezzo a loro la presenza eterna e premurosa di Maria santissima, la Madre di Gesù e la Sposa purissima di san Giuseppe.

La Chiesa ha sempre riconosciuto e proclamato il bene prezioso del matrimonio e della famiglia ed il loro profondo significato, in quanto, voluti da Dio con la stessa creazione (cfr. Gn 1-3), sono intrinsecamente ordinati a compiersi in Cristo (cfr. Ep 5), ed hanno bisogno della sua grazia redentrice per essere guariti dalle ferite del peccato e riportati alla piena realizzazione deI primitivo progetto di Dio, quello dell'unità e dell'indissolubilità.

Anche in questa arcidiocesi possono cogliersi con soddisfazione le luci e i valori gelosamente conservati e custoditi: il senso della famiglia rimane tuttora vivo; i fidanzati accolgono favorevolmente l'iniziativa pastorale dei corsi di preparazione al matrimonio; il 99 per cento dei genitori chiede il battesimo per i loro bambini; e ancora profondamente radicata la cura amorevole verso le persone anziane e gli ammalati.

Ma accanto alla luminosa testimonianza di tali valori, si notano anche delle ombre: l'alta percentuale degli aborti; il numero crescente dei divorzi, anche se ancora al di sotto della media nazionale; il permissivismo morale nei rapporti prematrimoniali.

Carissimi sposi e spose, che vivete da anni la vostra unione coniugale; fidanzati e fidanzate, che vi preparate a consacrare il vostro vicendevole amore nel sacramento! La famiglia ha la missione di diventare sempre più quello che essa è nel progetto di Dio, vale a dire comunità di vita e di amore; essa ha pertanto la missione di custodire, di rivelare e di comunicare, nell'unità e nell'indissolubilità, la vita e l'amore, quali riflessi della partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo per la Chiesa sua sposa.

Senza l'amore vicendevole autentico la famiglia non può vivere, non può crescere, non può perfezionarsi come comunità di persone: è tale amore che porta al dono della vita ai figli, e spinge alla solidarietà e alla comunione con le altre famiglie. Tutto questo esige un grande spirito di sacrificio, di generosa disponibilità alla comprensione, al perdono, alla riconciliazione, impedendo che l'egoismo, il disaccordo e le tensioni si annidino nella comunità familiare.


4. Dei vostri figli, voi genitori siete e dovete essere i primi fondamentali educatori: generando nell'amore e per amore nuove persone, voi assumete il compito di aiutarle efficacemente a vivere una vita pienamente umana e cristiana. E' la famiglia la prima scuola di virtù umane e sociali, di cui hanno bisogno, oggi specialmente, tutte le strutture civili e politiche. "Il diritto-dovere educativo dei genitori si qualifica come essenziale, connesso com'è con la trasmissione della vita umana; come originale e primario, rispetto al compito educativo di altri, per l'unicità del rapporto d'amore che sussiste tra genitori e figli; come insostituibile ed inalienabile, e che pertanto non può essere totalmente delegato ad altri, né da altri usurpato" (FC 36).

Educare i figli ai valori essenziali della vita, al senso della vera giustizia, dell'autentico onore, del rispetto della propria ed altrui dignità, ma ancor più al senso del vero amore, come sollecitudine e servizio disinteressato verso gli altri, in particolare i più poveri e bisognosi.

Educare i figli ai grandi valori della fede cristiana; alla fede in Dio Padre, in Cristo, suo Figlio, nello Spirito Santo! La prima scuola di catechesi è e deve essere la famiglia! Dal padre alla madre, dai fratelli e dalle sorelle maggiori i bimbi debbono ricevere - insieme con gli esempi di vita cristiana - il tesoro delle grandi verità della Rivelazione divina, che in seguito approfondiranno con l'organica catechesi nelle parrocchie, negli istituti, nei movimenti.

Ma soprattutto, voi genitori dovete educare i vostri figli alla preghiera, introdurli nella progressiva scoperta del mistero di Dio e nel colloquio personale con lui. Questa preghiera fatta in famiglia, che è la chiesa domestica, costituisce per i figli la naturale introduzione alla preghiera liturgica propria dell'intera Chiesa. Occorre pertanto una progressiva partecipazione di tutti i membri della famiglia cristiana all'Eucaristia, soprattutto domenicale e festiva, ed agli altri sacramenti, in particolare quelli dell'iniziazione cristiana.

Affido tutte le famiglie qui presenti e quelle di tutta l'arcidiocesi alla protezione della Santa Famiglia di Nazaret, nella quale è vissuto per lunghi anni il Figlio di Dio fatto uomo.

San Giuseppe, l'uomo giusto, il custode attento e sollecito di Maria santissima e di Gesù, vi assista in particolare nel vostro lavoro quotidiano.

La Vergine santissima vi ottenga dal Signore la forza di essere, come lei, sempre disponibili alla parola e alla volontà divina.

Mentre vi assicuro la mia fervida preghiera, a tutti ed a ciascuno imparto la benedizione apostolica.

1987-05-24 Data estesa: Domenica 24 Maggio 1987




Incontro con i giovani - Stadio comunale di Foggia

Titolo: Vi chiedo di essere sinceri con la Chiesa assumendovi la responsabilità di ascoltare la sua voce

Testo:

Carissimi giovani! 1. Non poteva mancare in questa mia visita alla Puglia, un appuntamento con voi.

Con grande gioia vi saluto, riconoscente a tutti coloro che hanno organizzato questo incontro, ma soprattutto a voi, che siete venuti da ogni parte della provincia e della Capitanata.

Grazie per l'accoglienza, per i fervidi sentimenti di cui si è fatto interprete il vostro rappresentante, per la stupenda manifestazione di folclore che ho potuto ammirare.

Le vostre voci formano un coro possente di vitalità e di speranza, nello scenario di questa vostra terra meravigliosa, depositaria di storia secolare.

Vengo a voi pellegrino della buona novella del Vangelo e vi porto un messaggio, che intende essere una fiduciosa consegna: tenete vivo nel cuore e diffondete attorno a voi il senso dell'ideale.

Non mi nascondo i travagli della condizione giovanile nella dura contrapposizione tra il mondo dell'indifferenza e della criminalità e quello - incomparabilmente più vasto - dell'onestà. Né mi sfuggono i numerosi fattori di crisi presenti nella società contemporanea: il serpeggiare di ideologie di morte, la disgregazione culturale, il culto sfrenato dei valori materiali, le discriminazioni sociali, la disoccupazione, fenomeni che concorrono ad oscurare il presente ed a gettare ombre sull'avvenire. Il loro peso sulla gioventù è calcolabile in termini di inquinamento, oppure di stanchezza e sfiducia, mentre talvolta emergono sintomi di instabilità, oscillanti tra la ribellione violenta e l'evasione disperata.

Ma la giovinezza rimane un tesoro prezioso, un dono di Dio, un tempo fervido di impegni e ricco di prospettive. Non è spento il richiamo di alti ideali nel cuore dei giovani d'oggi, perché nessuna forza esteriore può sopprimere gli aneliti profondi dell'anima. Non v'è male in grado di arrestare la potenza del bene; non v'è violenza capace di spegnere la forza dell'amore che pulsa nel cuore del giovane.

Per questo è da voi giovani, che si spera e si attende una risposta valida, positiva ai problemi che assillano il nostro mondo. Da voi si aspetta il contributo che occorre affinché il futuro dell'uomo possa essere più umano.

Voi giovani siete chiamati ad essere i protagonisti, non gli spettatori, della evoluzione del nostro tempo. I doni che Dio vi ha dato con la giovinezza - la forza, l'intelligenza, il coraggio, la libertà e, sul piano soprannaturale, la fede, la grazia, la carità tenace e sensibile, la generosità disinteressata - costituiscono per tutti un motivo di viva speranza.


GPII 1987 Insegnamenti - Omelia durante la concelebrazione con i Vescovi delle Puglie - Aereoporto "Gino Lisa" di Foggia