GPII 1987 Insegnamenti - Lettera apostolica in occasione del sesto centenario del "battesimo" della Lituania





GIOVANNI PAOLO PP. II

1987-06-05 Data estesa: Venerdi 5 Giugno 1987




Preghiera nel giorno di Pentecoste - Roma

Titolo: Preghiera composta da Giovanni Paolo II per l'Anno Mariano

Testo:

1. Madre del Redentore, in quest'anno a te dedicato, esultanti ti proclamiamo beata.

Dio Padre ti ha scelta prima della creazione del mondo per attuare il suo provvidenziale disegno di salvezza.

Tu hai creduto al suo amore e obbedito alla sua parola.

Il Figlio di Dio ti ha voluta sua Madre, quando si fece uomo per salvare l'uomo.

Tu l'hai accolto con pronta obbedienza e cuore indiviso.

Lo Spirito Santo ti ha amata come sua mistica sposa e ti ha colmato di doni singolari.

Tu ti sei lasciata docilmente plasmare dalla sua azione nascosta e potente.


2. Alla vigilia del terzo millennio cristiano, a te affidiamo la Chiesa, che ti riconosce e ti invoca come Madre.

Tu, che sulla terra l'hai preceduta nella peregrinazione della fede, confortala nelle difficoltà e nelle prove, e fa' che nel mondo sia sempre più efficacemente segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano.


3. A te, Madre dei cristiani, affidiamo in modo speciale i popoli che celebrano, nel corso di quest'Anno Mariano, il sesto centenario o il millennio della loro adesione al Vangelo.

La loro lunga storia è segnata profondamente dalla devozione verso di te.

Volgi ad essi il tuo sguardo amorevole; da' forza a quanti soffrono per la fede.


4. A te, Madre degli uomini e delle nazioni, fiduciosi affidiamo l'umanità intera con i suoi timori e le sue speranze.

Non lasciarle mancare la luce della vera sapienza.

Guidala nella ricerca della libertà e della giustizia per tutti.

Indirizza i suoi passi sulle vie della pace.

Fa' che tutti incontriamo Cristo, via, verità e vita.

Sostieni, o Vergine Maria, il nostro cammino di fede e ottienici la grazia della salvezza eterna.

O clemente, o pia, o dolce Madre di Dio e Madre nostra, Maria! IOANNES PAULUS PP. II

1987-06-06 Data estesa: Sabato 6 Giugno 1987




Recita del santo rosario - Basilica di santa Maria Maggiore

Titolo: L'Anno Mariano, un grandioso "Magnificat" che tutta la Chiesa eleva al Signore

Testo:

1. Ave Maria! Con le parole del saluto angelico abbiamo ripetutamente invocato, in questo rosario che ha avuto un'eco mondiale, la Vergine Maria, madre del Redentore e nostra madre spirituale.

Ave Maria! E' un saluto e un'implorazione. Un saluto di lode a colei che ha accettato di essere cooperatrice della nascita nel tempo dell'eterno Figlio di Dio. Un'implorazione rivolta a Dio onnipotente, mediante l'intercessione di lei, "piena di grazia".

Ave Maria! La mistica invocazione, alternata con gli accenti del "Pater noster" e del "Gloria", ci ha fatto vivere un momento di comunione spirituale profonda, che il collegamento in mondovisione con alcuni dei principali santuari mariani ha reso particolarmente suggestivo. Una mirabile consonanza di cuori, echeggia nei cinque continenti, in grandi templi della cristianità, in innumerevoli comunità ecclesiali e religiose, in luoghi di sofferenza e di cura, di assistenza di carità, in molte famiglie: un coro cosmopolita, di uomini e donne, giovani e anziani, tutti accomunati nel linguaggio della preghiera.

Questa Basilica romana di santa Maria Maggiore, che il mio lontano predecessore Sisto III dedico "alla beata Vergine Maria e al Popolo di Dio", è diventata in questa sera che prelude all'Anno Mariano, un cuore pulsante di preghiera, di comunione e di carità.


2. Santa Maria, Madre di Dio! Abbiamo pregato, meditato cinque misteri legati alla storia della salvezza e alla presenza di Maria.

Tale meditazione ha dato un respiro di incalcolabile vigore alle parole scandite dalle labbra. Seguendo i misteri del rosario siamo portati a scoprire il senso profondo della storia, intimamente percorsa dal disegno provvidenziale della salvezza, che lo Spirito Paraclito sviluppa attraverso l'intreccio degli avvenimenti. Egli "pervade il pellegrinaggio terreno dell'uomo e fa confluire tutta la creazione - tutta la storia - al suo termine ultimo, nell'oceano infinito di Dio" (DEV 64).

Pregando insieme abbiamo rafforzato i vincoli di solidarietà con l'intera famiglia umana, nella convinzione che le sfide della presente difficile ora del mondo, per risolversi a vantaggio dell'uomo e della sua autentica civiltà, hanno bisogno di essere affrontate anche in una generosa apertura alla dimensione trascendente.

L'uomo contemporaneo s'interroga, talvolta inconsciamente, talvolta con angoscia, sul significato del suo avanzare lungo i cammini dell'esistenza. Pur di fronte a progressi senza precedenti, l'uomo oggi, si sente profondamente scosso dalle contraddizioni presenti nel mondo e nelle persone, che lo portano talvolta perfino a dubitare del valore stesso della vita. Eppure la strada del riscatto è iscritta nel profondo del cuore. Là, dove tace ogni rumore fuorviante, giunge una voce che illumina, conforta, fortifica: la voce di Dio, Padre buono e benefico, sapiente e provvidente.


3. Ecco, fratelli e sorelle disseminati da un estremo all'altro del globo terrestre, il messaggio che la Vergine fa giungere a ciascuno in questo singolare momento: Dio è amore! Chiunque tu sia, qualunque sia la tua condizione esistenziale, Dio ti ama. Ti ama in modo totale.

L'uomo è chiamato alla comunione col Creatore. L'insopprimibile anelito alla verità e alla felicità ce lo ricorda continuamente. L'uomo ha bisogno di Dio.

Ave Maria! Duemila anni fa queste parole aprirono il nuovo corso della storia della salvezza contrassegnato dalla "pienezza del tempo" (Ga 4,4). Con queste medesime parole noi esprimiamo la volontà di ritornare a Dio per mezzo di Maria. Essa, infatti, ci conduce a Cristo.

All'approssimarsi del terzo millennio dell'Incarnazione, vogliamo rinsaldare i nostri rapporti con Dio, a garanzia di nuovi rapporti di verità e di bontà tra gli esseri umani.

E Maria è il modello esemplare della "nuova umanità". E' la Donna in cui si è realizzato pienamente il disegno di Dio. Ad un tempo è l'"umile serva del Signore" e la "piena di grazia".

Ripercorrendo, mediante i misteri del rosario, le tappe dell'opera salvifica di Cristo, noi scopriamo il modo con cui Maria ha vissuto la ricchissima dimensione - trascendente e insieme umana - di quegli eventi, destinati a lasciare un solco indelebile nel cammino umano.


4. Ave Maria! La soave preghiera echeggi gioiosa nei sacri templi, nei santuari.

Segni la cadenza dei passi pellegrinanti sulle strade del tempo; dei passi del Popolo di Dio in cammino. Il rosario torni ad essere la preghiera abituale di quella "chiesa domestica" che è la famiglia cristiana. La preghiera del rosario porterà nel nostro mondo, col sorriso della Vergine Madre, gli accenti della tenerezza dell'amore di Dio per l'umanità animosa e trepida del secolo ventesimo.

E' l'auspicio che sgorga dal cuore sulla soglia dell'Anno Mariano. Sia tale anno un grandioso "Magnificat" che tutta la Chiesa eleva al Signore, il quale "ha guardato l'umiltà della sua serva" ed ha fatto in lei e per lei "cose grandi".

Il Magnificat della Vergine Maria sia il nostro Magnificat. Raccolga e presenti al Padre la nostra più profonda riconoscenza, perché per opera dello Spirito Santo, ci ha dato - mediante Maria - il suo amatissimo Figlio, nostro redentore, Gesù Cristo. A lui ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

1987-06-06 Data estesa: Sabato 6 Giugno 1987




Omelia alla Messa di inaugurazione dell'Anno Mariano nella solennità di Pentecoste - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: E' lo Spirito Santo l'artefice della vita nuova e il dispensatore nascosto della santità dell'uomo

Testo:

1. "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22).

Era la sera del "primo giorno dopo il sabato" (cfr. Jn 20,19), cioè il giorno della risurrezione. In quella sera il Cristo entro nel Cenacolo, dove erano radunati gli apostoli, alito su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo"! Cristo, tre giorni prima crocifisso, deposto nella tomba, ora si trova di nuovo vivo tra i suoi apostoli. Sulle mani, sui piedi e nel costato egli porta ancora le cicatrici della crocifissione. Proprio per mezzo di queste cicatrici, per mezzo del sacrificio di cui esse sono viva espressione - sacrificio che ottiene il perdono, in cui il mondo fu ammesso alla riconciliazione col Padre - il Figlio dà lo Spirito Santo alla Chiesa. Ecco dunque che in lui si dischiude fino alla fine la "pienezza del tempo" (Ga 4,4): la tappa definitiva della storia della salvezza, il contatto di Dio con l'umanità.


2. "Ricevete lo Spirito Santo".

Questo dono, che è lo Spirito, è unito con la missione. Cristo infatti aggiunge subito: "A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi" (Jn 20,23). La riconciliazione con Dio per mezzo del sangue del Figlio è la redenzione. La redenzione fruttifica con la grazia dell'assoluzione. Colui al quale viene rimesso il peccato, nasce nello stesso tempo ad una vita nuova in Dio. Lo Spirito Santo è l'artefice di questa vita in ognuno di noi. E' lui il nascosto dispensatore della santità nell'uomo, della sua unione con Dio: con il Padre, nel Figlio. Gli apostoli ricevono questo ministero divino per la Chiesa come potere sacramentale. Tale loro potere è legato strettamente al sacrificio della croce, ed insieme dipende direttamente dalla potenza dello Spirito di verità: il Paraclito.

"Ricevete lo Spirito Santo".


3. Oggi si compiono i cinquanta giorni da quella sera. Dalla mezzanotte inizia la festa della Pentecoste, che è unita organicamente con quella di Pasqua.

Durante quei cinquanta giorni Gesù risorto aveva preparato gli apostoli all'incontro col dono del Padre e del Figlio. Ciò aveva fatto di persona fino al giorno della sua ascensione in cielo. Poi aveva ordinato loro di tornare nel Cenacolo, di essere assidui nella preghiera in attesa della venuta di "un altro Consolatore" (Jn 14,16).

Ed ecco questo giorno arriva. E' ormai iniziato. Tra alcune ore sarà manifesto davanti al mondo il fatto che gli apostoli hanno ricevuto lo Spirito Santo, che hanno accolto il dono, il quale opera con grande potenza in loro e per mezzo di loro. Testimoni di questo fatto saranno non solo gli abitanti di Gerusalemme, ma anche i forestieri li giunti da diverse parti. La lettura, presa dagli Atti degli Apostoli, elenca i nomi degli abitanti di quei paesi del mondo, ai quali subito, il primo giorno, giunge il messaggio della salvezza. Come parola e come sacramento. E fu messaggio che trovo una terra fertile. Lo Spirito che agiva nella testimonianza degli apostoli, segnatamente nelle parole di Pietro, agiva anche nei cuori di coloro che ascoltavano.


4. Ecco fu dato agli apostoli di confessare davanti a tutti che "Gesù Cristo è il Signore" (cfr. 1Co 12,3 Ph 2,11). Colui che era stato condannato a morte e crocifisso, si rivelo come il Signore del cielo e della terra nella sua risurrezione. Egli non è un Signore simile a un qualunque sovrano di questa terra: egli è il Signore dell'eterna salvezza.

Proprio questo Pietro annuncio il giorno di Pentecoste. Proprio di questo resero testimonianza gli apostoli. Proprio questo lo Spirito Santo opero prima in loro e poi in tutti i partecipi dell'evento a Gerusalemme. Si. Lo Spirito Santo. "Nessuno può dire: "Gesù è il Signorè" se non sotto l'azione dello Spirito Santo" (1Co 12,3). Nessuno senza di lui può dire né accettare questa parola di salvezza. L'uno e l'altro effetto viene operato dallo Spirito di verità.


5. Pertanto, sin dal giorno di Pentecoste, inizia il correre attraverso la storia dei popoli e delle nazioni la parola salvifica del Vangelo. Da quel giorno inizia il cammino del Popolo di Dio della nuova alleanza, così come la notte di Pasqua inizio il cammino d'Israele dalla casa della solidarietà verso la terra promessa.

Il giorno della Pentecoste in Gerusalemme nasce la Chiesa: l'Israele della nuova alleanza. Ed inizia il cammino della fede, della speranza e della carità attraverso tutte le generazioni umane, un cammino che dura ormai da quasi duemila anni.

All'inizio di questo cammino della fede si trova il Cenacolo di Gerusalemme e gli apostoli, in esso riuniti insieme con Maria, madre di Cristo.

Ella già prima, oltre trent'anni prima, aveva ricevuto lo Spirito Santo.

Ciò avvenne, quando accolse l'annuncio dell'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te... Colui che nascerà da te... sarà chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35).

"Nessuno può dire: "Gesù è il Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo". Maria per prima sperimento in sé questo aiuto. Per prima ella accolse Gesù come figlio della sua verginità. Per prima ella accetto mediante la fede anche la verità sul suo regno, destinato a durare per tutti i secoli: "E il suo regno non avrà fine" (Lc 1,33).

E con questa fede Maria cammino costantemente al fianco di Gesù lungo tutti gli anni della sua vita terrena, fin sotto la croce sul Golgota.


6. Ora, colei che è "beata perché ha creduto" (cfr. Lc 1,45), è con gli apostoli nel Cenacolo il giorno di Pentecoste, quando nasce la Chiesa ed inizia la grande peregrinazione del popolo della nuova alleanza attraverso la storia.

All'inizio di questo pellegrinaggio, il giorno stesso della discesa dello Spirito di verità e di potenza sopra gli apostoli, ella è presente con loro.

E rimarrà - anche dopo la sua dipartita dalla terra - presente nel mistero di Cristo e della Chiesa.

Ella avanzerà "per prima" nella grande peregrinazione della fede, della speranza e della carità dinanzi a tutte le generazioni del Popolo di Dio su questa terra.

perciò la Chiesa, che lungo la via di questo pellegrinaggio si avvicina al termine del secondo millennio dopo Cristo, inizia proprio nell'odierna solennità della Pentecoste il suo "Anno Mariano". E' una coincidenza e quasi convergenza di eventi che è molto significativa e che conviene sottolineare: in quel giorno storico, in cui fu effuso lo Spirito sulla Chiesa, troviamo Maria; in questo giorno, che è oggi, in cui è ancora effuso lo Spirito, dobbiamo trovare Maria.

In questa solennità il Vescovo di Roma si unisce con tutti i suoi fratelli nell'episcopato, successori degli apostoli, per approfondire in tutta la Chiesa, nella prospettiva del nuovo millennio, la consapevolezza della presenza materna della Genitrice di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, come ha insegnato il Concilio Vaticano II (cfr. LG 8). Ancora una volta egli rivolge a tutti i figli e figlie della Chiesa l'invito a meditare, a confidare, a contare su questa presenza per superare le difficoltà, per camminare spediti, al soffio potente dello Spirito, dietro le orme del suo Figlio divino.


7. La Chiesa, che è in Roma, si è riunita in questa notte, per dare una speciale espressione della sua partecipazione all'opera di rinnovamento, iniziata dal Concilio Vaticano II. Tale partecipazione da un anno ormai ha preso la forma di un "Sinodo", che la Chiesa romana, in tutte le sue componenti, ha cominciato a preparare sotto la guida del suo Vescovo, coadiuvato dal Cardinal Vicario.

Oggi, nell'ambito di questa "veglia sacra", che segna insieme l'inizio del giorno di Pentecoste 1987 e l'inaugurazione dell'Anno Mariano, desidero ringraziare Dio per i frutti del lavoro iniziale di ricerca e di sensibilizzazione, che ha permesso di definire le finalità e il tema del Sinodo: "La comunione e la missione della Chiesa di Dio che è in Roma alle soglie del terzo millennio". Dichiaro ora aperta la fase preparatoria del Sinodo pastorale romano. Per proseguire, infatti, il cammino sinodale, sono ora costituite le commissioni di studio incaricate di predisporre gli strumenti di lavoro sulle tematiche pastorali che, con l'apporto di tutte le componenti della comunità diocesana, saranno sottoposti poi all'esame dell'assemblea sinodale. E formulo fin d'ora il mio augurio che tutti i "battezzati in un solo Spirito e abbeverati ad un solo Spirito" (cfr. 1Co 12,13) contribuiscano, mediante i lavori del Sinodo, all'edificazione di un solo corpo, che è il Corpo di Cristo. Auspico di cuore che, per mezzo di molteplici doni e di vari ministeri, "lo Spirito si manifesti in ciascuno - e mediante tutti - per l'utilità comune" (cfr. 1Co 12,7).

Cari fratelli e sorelle! Cari fedeli romani! Questa è la nostra parte speciale in questa peregrinazione di tutto il Popolo di Dio, nella quale, durante tutto l'arco del prossimo anno, desideriamo sentire viva e operante la guida della Madre di Dio: la sua materna presenza e intercessione.


8. "Ricevete lo Spirito Santo".

Che riempia i cuori dei suoi fedeli. Accenda in essi il fuoco del suo amore.

Lui - il Paraclito-Consolatore.

Lui - il Padre dei poveri.

Lui - la Luce dei cuori.

Lui - il Datore dei doni.

Lui - il dolce Ospite dell'anima.

O Luce beatissima, invadi intimamente il cuore dei tuoi fedeli! Amen.

1987-06-06 Data estesa: Sabato 6 Giugno 1987




Messaggio per la celebrazione della Giornata Missionaria - Roma

Titolo: I laici assumano con personale responsabilità il compito dell'evangelizzazione


Carissimi fratelli e sorelle!

1. Il Sinodo sulla missione dei laici "Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato, perché proclami le opere meravigliose di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9).

Di questo popolo privilegiato, descritto dal principe degli apostoli, sono membri a tutti gli effetti i laici, dei quali si occuperà l'assemblea generale del Sinodo dei Vescovi nel prossimo ottobre, proprio nel mese in cui la Chiesa è impegnata nella preghiera, nella riflessione e nell'aiuto alle sue missioni nel mondo.

In vista di tale felice coincidenza, desidero dedicare il presente messaggio a quella porzione vasta ed eletta del Popolo di Dio, i fedeli laici - uomini e donne di ogni età e condizione - al fine di ravvivare in loro la coscienza di essere componenti di un popolo che è per sua natura missionario. La Chiesa, infatti, "esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio...", come affermai nel 1982, ricordando Papa Paolo VI e citando le sue stesse parole ("Evangelii Nuntianadi", 14; cfr. "", V, 3 [1982] 569). L'evangelizzazione e la missione, dunque, non sono qualcosa di facoltativo o di supplementare e marginale: la Chiesa è nata missionaria e l'evangelizzare è per lei legge di vita (cfr. AGD 2-5).


2. La vocazione battesimale come vocazione missionaria Partendo da questa premessa irrinunciabile, sorge una domanda: a chi spetta, in concreto, assumere la missione? Il Concilio Vaticano II risponde così: "Tutti i fedeli, come membra del Cristo vivente..., hanno lo stretto obbligo di cooperare all'espansione e alla dilatazione del suo corpo, si da portarlo il più presto possibile alla sua pienezza. Pertanto, tutti i figli della Chiesa devono avere la viva coscienza della loro responsabilità di fronte al mondo" (AGD 36). L'evangelizzazione non è riservata alla sola gerarchia, ma "ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di diffondere, secondo quanto gli spetta, la fede" (LG 17). E la radice di questo dovere è nel primo dei sacramenti della fede. così tutti i cristiani laici, proprio in virtù del battesimo, sono chiamati dal Signore ad un effettivo apostolato: "La vocazione cristiana è per sua natura anche vocazione all'apostolato" (AA 2). E' vocazione che si fonda sulla stessa grazia battesimale: incorporati a Cristo mediante il battesimo, i cristiani diventano partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo. La cresima li fortifica con la virtù dello Spirito Santo, mentre l'Eucaristia comunica e alimenta in loro quella carità verso Dio e gli uomini, ch'è l'anima di tutto l'apostolato (cfr. LG 33 AA 3).

Di qui scaturisce l'invito che rinnovo a tutti i laici, perché, riscoprendo la loro originaria dignità di discepoli del Signore, approfondiscano il senso della responsabilità apostolica e diano un generoso contributo all'opera di evangelizzazione.


3. Un corpo unito e ordinato Ma, se tutti nella Chiesa sono responsabili della missione, se tutti ne sono ad un tempo "soggetti" e "destinatari", ciò non avviene allo stesso titolo e allo stesso modo, ma secondo la peculiarità della posizione e funzione all'interno della Chiesa stessa, come anche del ministero e carisma ricevuti. Diversi sono i doni di Dio, ma sempre abbondanti, non esclusivi, ma complementari, tutti finalizzati all'unica comunione e missione. E noi siamo chiamati a discernerli e a valorizzarli con saggezza evangelica secondo le esigenze oggettive e le emergenze stesse che si possono presentare ai nostri giorni. In prossimità del Sinodo dei Vescovi, volentieri io incoraggio i laici, soprattutto i giovani, a riconoscere la realtà di questi doni divini e ad assumersi con personale responsabilità il compito della evangelizzazione mediante la parola, la testimonianza, la seminagione di quella sapienza e di quella speranza, alle quali l'umanità anela, spesso inconsapevolmente.

Le vocazioni laicali, chiamate a dare uno specifico contributo alla comunità ecclesiale, costituiscono ancor oggi in mezzo al Popolo di Dio una espressione forte e significativa della donazione missionaria. Oggi, più che in passato, cresce il bisogno di persone che si consacrino totalmente all'attività missionaria: "Difatti sono insigniti di una vocazione speciale coloro che, forniti di naturale attitudine e capaci per qualità ed ingegno, si sentono pronti a intraprendere l'attività missionaria, siano essi autoctoni o forestieri: si tratta di sacerdoti, religiosi e laici" (AGD 23 e cfr. AGD 6). Si, oggi la Chiesa ha bisogno di laici maturi che siano discepoli e testimoni di Cristo, costruttori di comunità cristiane, trasformatori del mondo secondo i valori del Vangelo.

A tutti i laici, già inseriti nell'azione missionaria della Chiesa, desidero rivolgere il mio ringraziamento ed incoraggiamento, confermando ciascuno di loro nel rispettivo lavoro.


4. I catechisti A questo proposito vorrei, anzitutto, ricordare la schiera tanto benemerita dei catechisti - uomini e donne -, i quali danno un contributo insostituibile alla propagazione della fede, e sono chiamati a svolgere nel nostro tempo un compito della massima importanza (cfr. AGD 17; CTR 66). Come negare che, senza questi operatori specializzati in terra di missione, tante Chiese, ora fiorenti, non sarebbero state edificate? Essi sono stati e sono testimoni diretti della fede, talvolta anche i primi, in senso cronologico, nel portarne l'annuncio divenendo così attivi collaboratori nella missione di stabilire, sviluppare ed incrementare la vita cristiana. Il loro servizio si innesta nella struttura portante dell'evangelizzazione, per cui la Chiesa non potrà mai farne a meno. Ancora una volta io auspico che il loro numero e la loro qualità si accrescano sempre più per un'opera tanto necessaria, confidando che essi trovino sempre la benevolenza e l'aiuto di cui hanno bisogno.

Anch'essi, evidentemente, hanno diritto ad un congruo sostentamento e, se non possono esser mantenuti dalle loro comunità troppo povere, dovrà a loro provvedere la solidarietà degli altri cristiani.


5. Il volontariato laico Ricordo, poi, un'altra forma di impegno laicaile missionario, su cui la Chiesa, oggi soprattutto, fa molto assegnamento: quella del volontariato laico. E' una formula valida che porta un notevole contributo alla missione della Chiesa, facilitandone il cammino di evangelizzazione: un servizio di cristiani laici, che si impegnano ad offrire alcuni anni della loro vita per cooperare in maniera diretta alla crescita dei paesi in via di sviluppo.

Così, accanto all'opera di promozione umana che svolgono insieme con altre forze sociali, essi, come cristiani, cercano di non far mancare ai fratelli quella pienezza di sviluppo religioso e morale che si ha soltanto quando ci si apre totalmente alla grazia di Dio. Spinti dalla fede e dalla carità evangelica, essi diventano testimoni di amore e di servizio per l'uomo nella sua totalità di essere corporeo e spirituale.

Anche a questo riguardo, mi auguro che, in occasione del Sinodo, molte Chiese particolari riscoprano tale forma di cooperazione missionaria e si sentano impegnate a discernere ed a favorire queste vocazioni laicali che molti saranno lieti di abbracciare, disponibili ad inserirsi attivamente in altre comunità di fratelli.

Alla base di queste vocazioni dovrà essere sempre un impegno equilibrato ed armonico, che non disancora mai lo sviluppo socio-culturale dalla professione della fede religiosa. Per un servizio che si presenta difficile ed esigente, si richiedono scelte prudenti, adeguata preparazione, competenza professionale e, soprattutto, personalità matura.


6. Apertura ad altre forme di servizio Lo Spirito, che guida la Chiesa a tutta intera la verità (cfr. Jn 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la arricchisce dei suoi doni, la abbellisce dei suoi frutti, "distribuendo tra i fedeli di ogni ordine, grazie anche speciali, con le quali li rende atti e pronti ad assumersi varie opere ed uffici" (LG 12).

Ora, tutti siamo chiamati a riconoscere e ad accogliere con favore queste grazie speciali, che sono dispensate anche tra i laici in vista della loro auspicata presenza in campo missionario. Soprattutto le Chiese giovani sono invitate ad aprirsi e a valorizzare con fiducia tali ricchezze spirituali per quegli uffici ed opere che si rivelino "utili al rinnovamento ed alla maggiore espansione della Chiesa" (LG 12).

Occorre, dunque, considerare e sostenere molteplici forme di partecipazione dei laici alla vita liturgica delle comunità cristiane, ai loro programmi e consigli pastorali, alla pratica della carità e alla presenza cristiana nel mondo culturale, sociale, economico.

Desidero incoraggiare anche una più larga ed attiva partecipazione del laicato femminile nell'assunzione di quei servizi, che l'immenso campo della missione attende dalla loro generosità e dal loro specifico apporto. E' auspicabile che questo laicato si dedichi sia alle occupazioni tradizionali (ospedali, scuole, assistenza), sia ad un'evangelizzazione diretta, come la formazione del nucleo familiare, il dialogo con i non credenti o non praticanti, la promozione della cultura cattolica, oltre ad una costante presenza nel campo della preghiera e della liturgia.


7. Le Pontificie Opere Missionarie In questo giorno di Pentecoste la Chiesa, dinanzi all'urgenza della missione, si sente spinta ad aprirsi con rinnovata energia al soffio potente e all'amore vivificante dello Spirito che santifica il Popolo di Dio e lo guida e lo adorna di virtù, perché metta a frutto i carismi dell'identità cristiana.

Intendo affidare un mandato speciale alle Pontificie Opere Missionarie che, per origine, costituzione e finalità, si caratterizzano come strumenti specifici dell'universalismo missionario, affinché con la loro capillare azione animatrice tengano desta nel Popolo di Dio, soprattutto tra i laici, la coscienza missionaria e allo stesso tempo evidenzino la vocazione particolare di coloro che hanno ricevuto tale missione.

Ad esse spetta il compito di suscitare l'interesse e la partecipazione di tutti i fedeli sia sul piano spirituale che materiale in favore delle missioni, oltre che incoraggiare le vocazioni missionarie dei giovani. In un mondo insidiato da vuote prospettive e da molte incertezze, non ci si stanchi mai di suscitare e promuovere tra i laici i nobili ideali della missione, in modo che molti rispondano all'invito del Signore: "Eccomi, manda me!" (Is 6,8).


8. La Madre che ci precede nella fede e nella missione Debbo ancora ricordare - ed è un'altra felice coincidenza - la celebrazione dell'Anno Mariano. E' naturale, facile e consolante che tutti i figli e le figlie della Chiesa guardino a colei che nella missione stessa della Chiesa è presente fin dall'inizio (cfr. RMA 28). Se il cammino di questa Chiesa, ormai al termine del secondo millennio cristiano, implica un rinnovato, generoso impegno nella sua missione, sarà ancora e sempre necessario procedere con Maria.

Seguendo Cristo, la Chiesa cerca con immutata fedeltà di compiere oggi la sua stessa missione in seno alla storia degli uomini e dei popoli: nel quadro di questa collaborazione con l'opera del Figlio redentore, essa si stringe attorno a Maria, nell'attesa di una nuova Pentecoste (cfr. Ac 1,14). A Maria, pertanto, che precede nella fede la Chiesa, tutti i cristiani debbono guardare per comprendere e attuare il senso della propria missione: cooperare all'opera della salvezza compiuta da Cristo fino alla sua conclusione definitiva nel regno dei cieli.

Con la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, il 7 giugno, Solennità di Pentecoste, dell'anno 1987, nono di pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II.

1987-06-07 Data estesa: Domenica 7 Giugno 1987




Recita del "Regina Coeli" - La Madonna, madre di Gesù, è primizia della glorificazione finale della Chiesa

Carissimi fratelli e sorelle, romani e pellegrini!

1. Grande giornata è questa. Come gli apostoli e i discepoli usciti dal Cenacolo insieme con Maria nella prima Pentecoste, guardiamo con cuore nuovo alle vie della Chiesa.

Guardiamo al cammino dell'Anno Mariano, che ha iniziato i suoi primi passi nella solenne inaugurazione di questa notte.

Maria, madre di Dio, tempio dello Spirito Santo, madre di Cristo e della Chiesa, ci precede con la sua luce, nel cammino verso il terzo millennio cristiano.


2. Rivivendo oggi il mistero dell'apparizione della Chiesa sull'orizzonte della storia, noi sentiamo il vigore e l'ardore della perenne giovinezza che, dopo venti secoli, continua a pervadere il mistico corpo di Cristo. Guardiamo al tempo che verrà, facendo nostra la suprema consegna del Maestro: "...E mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8).

La Vergine Madre ci si propone, discreta e suadente, nello splendore della sua spirituale bellezza, quale guida, conforto, esempio di singolare valore.

Esempio soprattutto di "obbedienza della fede".

Sulla soglia dell'anno a lei dedicato, che i figli e le figlie della Chiesa hanno accolto e iniziato con gioia nelle varie chiese locali, mi è grato ripetere la lode semplice e solenne: "Beata colei che ha creduto" (Lc 1,45).

Nel nuovo Popolo di Dio Maria "ha creduto per prima" (RMA 26). La sua "peregrinazione della fede" ebbe inizio all'annuncio dell'angelo e progredi nello svolgersi degli eventi dell'Incarnazione e della redenzione. Fu una peregrinazione intima dell'anima e, insieme, esteriore, collegata con la storia del suo Figlio divino. perciò ella precede il "cammino-pellegrinaggio ecclesiale attraverso lo spazio e il tempo, e ancor più attraverso la storia delle anime" (RMA 25).


3. Valorizzando nelle sue varie dimensioni 1'avanzare di Maria nella peregrinazione della fede, si coglie a fondo il senso itinerante della vità insito nel concetto di Popolo di Dio, ampiamente trattato dal Concilio. L'eccelsa Figlia d'Israele, Madre di Gesù e Madre nostra, come in cielo è primizia della glorificazione finale della Chiesa, "così sulla terra brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in cammino" (LG 68).

Si colloca in questa prospettiva anche il Sinodo dei Vescovi sul laicato, che, provvidenzialmente, verrà a cadere nel corso dell'Anno Mariano e nel mese consacrato al rosario. In quella assemblea ecclesiale Maria sarà presente come ispiratrice delle riflessioni e anche come modello della figura del fedele laico, particolarmente della donna, in rapporto alla sua vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo.

La Madre del Redentore accolga benevola l'omaggio ed i propositi che le Chiese locali le offriranno in questo tempo privilegiato; li accolga e li confermi con la sua intercessione.

Terminata la recita del "Regina Coeli", il Papa si rivolge nuovamente ai fedeli riuniti in Piazza san Pietro Voglio ancora una volta riferirmi all'inizio dell'Anno Mariano che abbiamo vissuto ieri pomeriggio nella Basilica di santa Maria Maggiore insieme con tanti santuari mariani in tutto il mondo e poi a quella splendida veglia pentecostale della Chiesa di Roma radunata insieme con il suo Vescovo, rappresentata dai Cardinali, Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e tanti carissimi fratelli e sorelle del laicato romano. Dopo quella inaugurazione viviamo profondamente la giornata della Pentecoste.

Oggi pomeriggio mi rechero in pellegrinaggio al Santuario del Divino Amore.

Preghero la Vergine santissima perché l'Anno Mariano porti copiosi frutti di bene. Implorero soprattutto che nel corso di questo anno, dedicato a Maria, tutti i credenti in Cristo - in Oriente ed in Occidente - si trovino uniti in preghiera attorno a Maria, madre di Dio e madre nostra.

Preghero anche per il buon esito della mia visita pastorale in Polonia, che - a Dio piacendo - iniziero domani mattina.

Invito tutti ad unirsi a queste intenzioni di preghiera e a tutti porgo il mio saluto ed il mio augurio di buon Anno Mariano.

1987-06-07 Data estesa: Domenica 7 Giugno 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Lettera apostolica in occasione del sesto centenario del "battesimo" della Lituania