GPII 1987 Insegnamenti - Omelia durante la celebrazione della Parola - Università Cattolica di Lublino (Polonia)

Omelia durante la celebrazione della Parola - Università Cattolica di Lublino (Polonia)

Titolo: Università! Alma Mater! Se servi la verità, servi la libertà, la liberazione dell'uomo e della nazione. Servi la vita!

Testo:

1. Abbiamo ascoltato le parole del Vangelo di Giovanni, con le quali inizia la descrizione dell'Ultima Cena. Esse ci introducono nello stato d'animo di Gesù Cristo all'inizio degli eventi pasquali. "..Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amo sino alla fine" (Jn 13,1).

Proprio a queste parole fa riferimento il Congresso Eucaristico in Polonia. Esso mi ha fatto venire oggi a Lublino, nell'ambiente dell'Università Cattolica, col quale sono stato strettamente legato per diversi anni. Dopo l'incontro con i rappresentanti degli atenei accademici polacchi, delle università di antica e di recente fondazione, ci incontriamo col gruppo dei professori, studenti e dipendenti dell'Università Cattolica che oggi offre la sua ospitalità a tutti noi.

Il nostro incontro ha un carattere liturgico e la liturgia della parola di Dio ci introduce nell'intimo mistero di Cristo in quel momento decisivo in cui Cristo "sapeva che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani" (cfr. Jn 13,3).


2. "Tutto". Ci fermiamo a questa espressione. "Tutto" è un concetto vicino a ciò che è contenuto nel vocabolo "universitas". "Universitas" - è un particolare ambiente orientato alla conoscenza di "tutto". Al soggettivo "universitas" corrisponde l'oggettivo "universum".

Questo orientamento, questa aspirazione, sono strettamente uniti all'uomo di tutti i tempi, alla natura stessa dell'intelletto umano. "Intellectus est quodammodo omnia - l'intelletto umano è in un certo senso tutto" (san Tommaso). Infatti tutto ciò che in qualunque modo esiste, è dato in compito alla conoscenza umana, e dunque all'intelletto umano. Tutto ciò che in qualunque modo esiste -cioè tutta la realtà, tutta la realtà diversificata. L'intelletto umano è rivolto verso questa realtà, sia sotto l'aspetto della sua universalità ("tutto"), sia sotto quella della diversificazione.

Le istituzioni, che portano il nome "università" annunciano con il loro stesso nome questa fondamentale verità sull'uomo. Sulla conoscenza umana. Tutta la realtà viene data in compito all'uomo sotto l'aspetto della verità. L'"università" parla allo stesso tempo di un particolare "indebitamento" dell'uomo verso tutta la realtà diversificata. Questo è l'indebitamento mediante la verità. L'uomo deve al mondo la verità. L'uomo estingue questo debito mediante la conoscenza della verità sul mondo, sulla realtà, sul Creatore e sulla creazione e, allo stesso tempo, egli realizza se stesso. Giustifica la sua "intellettualità" in tutto il cosmo.

Ciò che è stato detto finora riguarda tutte le università sul globo terrestre.


3. Il Vangelo di Giovanni dice di Cristo: "Egli sapeva che il Padre gli aveva dato tutto".

In questo modo quell'espressione "tutto" viene posta in un contesto nuovo. "Tutto" ciò che compone la realtà, ricca e diversificata, macrocosmo e microcosmo, "tutto" viene mostrato qui in relazione a Dio, al mistero trinitario, al Padre al Figlio e allo Spirito Santo.

Questo è il mistero della fede, rivelato nella parola di Dio. Il mondo - prima che esistesse in tutta la ricchezza delle creature, in tutta la sua struttura macro - e micro - cosmica, esisteva in Dio. Prima che "i mondi fossero formati dalla parola di Dio" (cfr. He 11,3) - chiamati all'esistenza - esistevano eternamente nel Verbo consostanziale al Padre. Esistevano, abbracciati dalla conoscenza dell'amore, abbracciati dalla vita intima di Dio uno e trino: Padre, Figlio e Spirito Santo.

E dopo la creazione quell'eterno abbraccio di Dio uno e trino continua nella storia del cosmo: "In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,28). "Tutto è in lui". E' in lui in modo non solo creativo cioè (secondo i nostri concetti umani: causale). E' in lui nell'incessante relazione con questa increata comunione, quale Dio è in se stesso: Padre, Figlio e Spirito Santo.


4. Se l'evangelista dice di Cristo: "il Padre gli aveva dato tutto nelle mani" - questa frase rispecchia l'eterna relazione tra Dio e il mondo sul terreno della storia dell'uomo.

Il Padre, creando l'uomo a propria immagine e somiglianza, "ha dato tutto" al Figlio in modo particolare. Si può dire: ha dato - e ha dato in compito.

Gli ha dato come compito la finalità del mondo visibile nell'uomo. Gli ha dato come compito la salvezza dell'uomo: "Gli ha dato nelle mani". Ha dato come compito a lui, Figlio, il peccato che ingombra la storia dell'uomo "sin dall'inizio". Gli ha dato come compito la redenzione del mondo.

Cristo "sapendo che era giunta la sua ora" - l'"ora" nella quale doveva adempiere definitivamente quel compito nella storia dell'umanità, viene incontro ad essa: "dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amo sino alla fine".

Così dunque quest'espressione "tutto" così essenziale per la natura e la missione di tutte le università nel mondo, acquista un significato del tutto nuovo quando intendiamo questo "tutto" in relazione a Dio uno e trino. In relazione al mistero della creazione e della redenzione. In relazione a Cristo. In relazione all'Eucaristia.


5. In questo modo tocchiamo la specificità stessa dell'Università Cattolica.

Un'università con questo aggettivo possiede tutte le caratteristiche delle università in genere, partecipa allo stesso riferimento alla realtà diversificata, a "tutto", nell'identica responsabilità per la verità nel coltivare la scienza, nelle ricerche, nei metodi di ricerca e nella sua trasmissione cioè nell'insegnamento.

Al tempo stesso, l'aggettivo "cattolica" indica che tutta questa fatica conoscitiva della comunità universitaria è altresi, riferita organicamente a ciò che proviene dalla parola della divina Rivelazione. E' unita con la fede - professata ed insegnata dalla Chiesa.

"Tutto" come raggio del lavoro conoscitivo - e contemporaneamente quel "tutto" che ha il proprio inizio prima dell'"inizio": l'inizio in Dio nell'eterno Verbo - Figlio consostanziale al Padre. E' quel "tutto" che il Padre "ha dato nelle mani" al Figlio, Cristo, quando venne la sua ora: l'ora della redenzione del mondo.

Sappiamo che, al tempo stesso, questa era l'ora dell'Eucaristia.


6. Da molti secoli la Chiesa, ha preso parte al processo della fondazione delle università. Lo sappiamo bene dalla storia, specialmente dalla storia d'Europa, come anche da quella della nostra nazione.

Nei tempi moderni, mentre si sviluppava la scienza contemporanea, la Chiesa vide il bisogno di far sorgere in diversi paesi del mondo, nuove università, dotate dell'aggettivo "cattoliche", affinché il significato, che il "tutto" possiede nella parola della divina Rivelazione non cessasse di essere presente nel grande processo conoscitivo. Nello sforzo creativo dell'intelletto umano, che estingue mediante la verità il suo debito verso l'intera realtà.

E' un fatto molto significativo e molto eloquente, che una tale università cattolica sia stata fondata anche a Lublino, quasi contemporaneamente al momento, in cui la Polonia riacquisto l'indipendenza come Stato.


7. Incontrandomi oggi con tutta la comunità accademica dell'Università Cattolica di Lublino, desidero che facciamo una riflessione approfondita in base alle parole della liturgia, in primo luogo sul significato di quel servizio, di cui parla Cristo, secondo il testo del Vangelo di Giovanni.

"Se... io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri" (Jn 13,14).

L'università di Lublino è sorta ed esiste sotto il motto "Deo et Patriae". Queste parole vogliono dire servizio. Il servizio di Dio e della Chiesa, della nazione e della patria.

Penso che esista qualche "tertium comparationis", che permette di accostare con umiltà la storia poco meno settantenne dell'Università Cattolica di Lublino agli oltre seicento anni della storia dell'Università Jagellonica. L'amore della verità al servizio dell'uomo. La formazione della coscienza e dell'atteggiamento della nazione mediante il solido servizio alla verità. E' molto eloquente il fatto che questo ateneo sia l'unica università cattolica trà i paesi, che nel sistema dell'esercizio dell'autorità e dell'organizzazione sociale, accettano come ufficiale l'ideologia materialista marxista.

Durante il nostro primo incontro a Jasna Gora nel 1979, dicevo che l'università è un campo della lotta per l'umanità dell'uomo, e che si tratta di liberare questo enorme potenziale spirituale dell'uomo, mediante il quale egli realizzà la propria umanità: (cfr. Giovanni Paolo II, Discorso del 6 giugno 1979: "", II [1979], 1456ss) - Deo et Patriae, mediante la forza della verità e lo sforzo dell'intelletto umano che sta al suo servizio.

Mediante il servizio alla Verità suprema e a quella verità che è il riflesso della Verità infinita nella vita del mondo e degli uomini. Chi afferma l'uomo per se stesso, afferma il Creatore dell'uomo; chi afferma il suo Creatore, non può non affermare l'uomo. perciò in ciascuna delle facoltà dell'università cattolica, perfino in queste eminentemente naturali e "laiche", la fatica della mente in cerca della verità deve essere unita alla fede; la quale anche in questi settori trova la sua conferma ed il suo approfondimento. Tale è il profilo della Chiesa postconciliare e del Cattolicesimo d'oggi. Contemporaneamente un'università cattolica è una viva testimonianza nei riguardi di tutti coloro, che vorrebbero collocare la religione nell'ambito di un mondo irrazionale.

Per questa reciproca apertura della fede e della ragione umana, serve nella nostra terra l'Università Cattolica di Lublino, portando il proprio contributo al tesoro della scienza e della cultura polacca, conquistando anche la stima nel mondo, testimoniata dalla sua multiforme collaborazione con analoghi centri di scienza in Europa e fuori di essa.

E' inestimabile il suo ruolo come educatrice dell'intelligenza cattolica nella nostra patria nello spirito dei valori cristiani, umanistici e nazionali.

Merita pure aggiungere che un rilevante numero dei membri dell'episcopato polacco deve all'Università Cattolica di Lublino la propria formazione intellettuale e spirituale.

Con gratitudine ricordiamo oggi le figure dei professori, dei dipendenti e degli studenti, da don Idzi Radziszewski al Primate del millennio e a tanti eminenti laici cattolici.


8. Riflettendo sul significato di servizio che la vostra comunità deve svolgere verso Dio e verso la Patria (Deo et Patriae), dobbiamo insieme addentrarci nell'insegnamento dell'Apostolo nella Prima Lettera ai Corinti: "...Dio che opera tutto in tutti" (1Co 12,6).

"...lo Spirito, che si manifesta (mediante molteplici doni) per la utilità comune" (cfr. 1Co 12,7).

Dobbiamo dunque meditare la verità sui "doni", sui talenti, sui carismi, che l'Apostolo ci ha annunciato in occasione dell'odierno incontro.

L'università è uno specifico banco di lavoro. Forse al primo sguardo risalta il suo lavoro didattico.

Pero con una conoscenza più approfondita diventa chiaro che la sua "acqua per la vita" (la sua "linfa") che vivifica tutto l'insegnamento, è il lavoro scientifico di carattere creativo e di ricerca.

L'esercizio della scienza e i metodi ad esso propri costituiscono in un certo senso la forma fondamentale dell'esistere e dell'operare di una università.

Da essa cresce ogni altra, e dunque, la trasmissione delle nozioni acquisite alle vaste schiere di studenti, come anche la formazione dei nuovi uomini di scienza.

Ho già parlato di questo in diverse occasioni.

Qui desidero sottolineare che i molteplici doni, nei quali si manifesta lo Spirito, i doni ed i talenti degli uomini, che formano il profilo dell'ateneo in una data epoca, e tutti i doni dei membri della comunità accademica vengono concessi da Dio per il bene comune. Con tali doni Dio ha deposto nei nostri cuori quasi "una piccola parte di se stesso", il soffio del suo Spirito, un dono ma anche un compito.

La specificità cattolica decide dell'attrattiva dell'Università Cattolica di Lublino in tutta la famiglia accademica polacca. Essa intuisce esattamente che qui ci si può aspettare non solo una solida scienza, ma anche l'accesso ad un altro ordine della verità, a quella specifica luce che il mistero di Cristo getta sul mistero dell'esistenza umana. Da qui anche il bisogno di uscire continuamente incontro ai bisogni degli ambienti scientifici della patria intera. E' possibile compiere questo solamente per mezzo della chiarezza del proprio atteggiamento accademico ed insieme cristiano, mediante la sensibilità a ciò che è umano e divino. Ciò riguarda i professori, gli studenti, tutti quelli che formano questa università.

Voi sapete quanto sia vivo nel mondo contemporaneo il desiderio della testimonianza quasi come una prova che è possibile, si!, che esiste l'unità di verità e di vita.

Il ruolo e l'attrattiva dell'Università Cattolica si collegano con la speranza, che qui si troverà una vera comunione che unisce i professori, i dipendenti amministrativi e gli altri lavoratori, la comunità degli studenti - una testimonianza visibile di Cristianesimo vivo; che un'autentica famiglia universitaria cattolica è non solo il luogo della "verità scientifica", ma anche della "verità di vita", mediante il superamento delle diverse forme di debolezza e del male, delle diverse forme della negazione della verità nella vita personale, nel reciproco rapporto verso gli altri, come anche nella superficialità delle ricerche, o nella scelta dell'oggetto di indagine non secondo i criteri di ricerca della verità, ma secondo motivi contingenti, extrascientifici.

"...Dio che opera tutto in tutti".

Conservate la viva consapevolezza, che questa è la via che percorrete insieme a Cristo; che questa è la via che percorrete attraverso il difficile "oggi" della Chiesa nel mondo contemporaneo e nella nostra patria, per portare la luce della scienza e della fede, la luce della vita cristiana basata sulla verità, così necessaria nella preparazione del suo "domani" cristiano.

Permettete che riporti qui le parole che ho pronunciato nell'ambiente universitario di Louvain La Neuve, con la quale siete da anni uniti da una collaborazione fruttuosa: "...Un'incessante ricerca per ritrovare il creativo dinamismo dello spirito, presuppone una decisa volontà dell'intera comunità universitaria, e in particolare dei professori e delle autorità accademiche, il superamento di se stessi e la viva virtù teologale della speranza. La scienza, il sapere disconoscono il fatalismo, e cercano di costruire un futuro di libertà...

Il futuro non è più il fatalismo al quale bisogna assoggettarsi, ma un programma, il compito per una realizzazione comune con l'aiuto della luce divina" (Giovanni Paolo II, Discorso tenuto alle autorità accademiche e agli studenti dell'Università Cattolica di Louvain, 6, 21 maggio 1985: "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", VIII, 1 [1985] 1601).

Bisogna infine sottolineare che il profilo dell'Università Cattolica di Lublino viene determinato in misura rilevante dalla fonte della sua esistenza, quale è la generosità dei cattolici della nostra nazione.

Particolarmente conosciuta in questo campo è l'attività dei circoli degli amici dell'Università Cattolica di Lublino nel paese e all'estero. Al nostro incontro sono presenti gli eminenti rappresentanti dell'emigrazione polacca, insieme con i dirigenti dell'Associazione per le Relazioni con i Polacchi all'Estero. Rivolgo a loro la parola di un cordiale saluto. Gli stessi saluti rivolgo a tutti gli altri ospiti.

Grazie alla generosità dei fedeli, l'Università Cattolica di Lublino è proprietà di cattolici e della Chiesa cattolica, che hanno il giusto diritto di attendere, che essa sia al servizio del bene dell'uomo e al servizio della causa della Chiesa, secondo i principi da essa stabiliti. A tutti gli amici di questa università esprimiamo qui la nostra profonda gratitudine.


9. "Dopo aver amato i suoi... li amo sino alla fine".

Inseriamo l'odierna giornata nell'insieme del Congresso Eucaristico.

Nell'Eucaristia trova costantemente la sua espressione sacramentale "tutto" ciò che il Padre "ha dato" al Figlio.

"Ha dato" perché il Figlio abbracci e trasformi, muti "questo tutto" proprio mediante quell'amore con cui egli "amo sino alla fine".

L'Eucaristia dunque è allo stesso tempo la sorgente di questo amore in noi. La sorgente di quest'amore qui, in questa università cattolica. E' la sorgente. E' la chiamata a questo amore, che libera definitivamente l'uomo, che salva, che gli dà la vita. La vita eterna.

Università! Alma mater! Anche tu sei abbracciata da quest'amore, col quale Cristo amo sino alla fine. Sei abbracciata dall'Eucaristia.

Persisti in questo abbraccio salvifico del Redentore del mondo.

Servi la verità! Se servi la verità - servi la libertà. La liberazione dell'uomo e della nazione. Servi la vita!

1987-06-09 Data estesa: Martedi 9 Giugno 1987




Celebrazione eucaristica con le ordinazioni sacerdotali - Lublino (Polonia)

Titolo: "Servite Dio, servite gli uomini in questa terra che ha urgente bisogno del servizio della verità"

Testo:

1. "Vi ho chiamati amici" (Jn 15,15).

Oggi, lungo il percorso del mio pellegrinaggio in patria, si trova Lublino. Sono lieto di poter nuovamente essere in questa storica città, alla quale rimasi legato per diversi anni di lavoro all'Università Cattolica.

Saluto cordialmente Lublino: saluto la città e la Chiesa, che compie la sua missione in terra lublinese. Saluto il Vescovo di Lublino, i Vescovi Ausiliari, gli altri Vescovi presenti, i capitoli, tutto il clero della diocesi e le famiglie religiose maschili e femminili. Saluto i pellegrini provenienti dalle diocesi vicine: di Podlasie, di Sandomierz-Radom, di Kielce, di Przemysl, dall'arcidiocesi di Lubaczow e tutti coloro che sono giunti qui dall'estero.

Nel giorno delle ordinazioni sacerdotali saluto in modo particolare i candidati al sacerdozio dei quattro seminari di Lublino (quello della diocesi di Lublino, dell'arcidiocesi di Lubaczow, dei padri cappuccini e dei chierici mariani) e di tutti i seminari diocesani e religiosi in Polonia, ed i seminaristi di rito greco-cattolico, che si preparano al sacerdozio a Lublino.

Quanti ricordi storici vengono alla mente mentre mi trovo nella città, in cui il Cristianesimo ha mille anni di tradizione (l'insediamento a "Czwartek"e quello a "Dziesiata"), nella città che era la sede dell'unione della Polonia con la Lituania nel 1569, che ha vissuto tante guerre, incursioni e distruzioni. Il loro simbolo è il Majdanek dove avevo occasione di fermarmi con profonda commozione. Esprimo la mia gioia nel sapere che questa città vive e si sviluppa; che sorgono in essa nuovi quartieri e nuove chiese e che è una città di cinque atenei: l'Università Cattolica di Lublino, l'Università Statale "Maria Curie - Sklodowska", l'Accademia Medica, l'Accademia Agraria e il Politecnico.

E come non nominare qui i legami della Chiesa di Lublino con l'antichissimo vescovado di Cracovia mediante l'arcidiaconato lublinese, mediante Kazimierz e Piotrawin, che ricorda san Stanislao vescovo e martire. Visito spiritualmente le reliquie del legno della santa croce nella basilica dei padri domenicani, ove molte volte mi sono recato a pregare.


2. Nell'ambito del Congresso Eucaristico, il mio odierno servizio si pone in un rapporto particolarmente stretto con il mistero dell'Eucaristia. Ecco, devono ricevere l'ordinazione presbiterale i qui presenti diaconi diocesani e religiosi di tutta la Polonia.

perciò mi rivolgo in modo speciale a tutti coloro che sono qui convenuti a motivo di questa ordinazione: ai genitori ed alle famiglie, alle parrocchie dalle quali provengono i sacerdoti novelli di oggi, agli ambienti ai quali erano finora legati - e a quelli con i quali si legheranno in futuro mediante la loro vita ed il servizio sacerdotale.

"Sacerdote - scelto fra gli uomini - costituito per il bene degli uomini", come leggiamo nella Lettera agli Ebrei (cfr. 5,1). perciò esprimo la gioia per il fatto che in questo momento in cui i figli della Chiesa di questa terra ricevono il sacramento del sacerdozio, è qui riunito così numeroso tutto il Popolo di Dio in mezzo al quale è maturata la vocazione sacerdotale dei neopresbiteri di oggi. E' particolarmente eloquente la presenza di molti giovani, vostri coetanei e coetanee, con i quali siete uniti da legami di solidarietà, di amicizia e di comuni interessi. Siano per questo rese grazie a Cristo - colui che: "dopo aver amato i suoi... li amo sino alla fine" (Jn 13,1), come ci ricorda il Congresso Eucaristico nel suo pensiero guida.


3. Oggi, in mezzo a noi è presente il Cristo. Cristo - cioè consacrato con l'unzione, Messia. Colui che con le parole del Libro di Isaia dice di sé: "Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione" (61,1). Ricordiamo che proprio con queste parole Gesù di Nazaret inizio la propria missione messianica nella sua città.

Noi tutti, l'intero Popolo di Dio, abbiamo parte a questa "unzione" del Messia, che significa potenza dello Spirito Santo. Il sacramento del battesimo ci rende partecipi della missione di Cristo, come l'ha ricordato il Concilio Vaticano II. Sappiamo anche che già nel battesimo i catecumeni vengono unti. Diventano in questo modo partecipi del sacerdozio di Cristo, che è "universale": tutti i battezzati sono chiamati ad offrire "sacrifici spirituali" (1P 2,5).

Cristo-sacerdote desidera unire tutti al suo sacrificio redentivo, per far di noi "un sacrificio perenne, gradito al Padre", come proclamiamo nella terza preghiera eucaristica.

Tutti, divenendo discepoli di Cristo, siamo chiamati a diventare per questo "il sale della terra" ed anche "la luce del mondo" (cfr. Mt 5,13-14).

Nell'odierno Vangelo ascoltiamo questi due magnifici paragoni, che parlano del profondo senso della vocazione cristiana.


4. Non sono "il sale della terra" quelle famiglie cristiane in mezzo alle quali crescono tali vocazioni sacerdotali e religiose? Queste sane famiglie, dove i giovani sentono "il gusto" della verità evangelica e della vita nello spirito di questa verità! Non sono "la luce del mondo" quelle comunità del Popolo di Dio - parrocchie ed altri ambienti - dove "non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti" (cfr. Mt 5,15): ai vicini ma anche ai lontani? Perché Cristo dice: "...risplenda la vostra luce davanti agli uomini" (Mt 5,16). E questa luce sono le "pere buone" (Mt 5,16): la vita conforme alla fede.

Non sono "la luce ed il sale della terra" quei fedeli che in tutti i settori della vita, specialmente nell'ambiente del lavoro, cercano di mettere in atto i principi del Vangelo, della solidarietà, della giustizia e dell'amore? Il vostro compito, cari sacerdoti novelli, sarà la collaborazione con i laici consapevoli della responsabilità per la Chiesa, per la forma cristiana della vita. Bisogna dar loro fiducia. Come insegna il Concilio Vaticano II, essi hanno il loro posto ed il loro compito nella realizzazione della triplice missione di Cristo nella Chiesa. Vi è in loro un grande potenziale di buona volontà, di competenza, di disponibilità a servire.

Da voi, dai sacerdoti che entreranno nell'anno duemila, dipenderà in grande misura la formazione di una corretta consapevolezza sia dei laici che dei sacerdoti, affinché ogni cristiano sia una piccola parte viva della Chiesa-corpo di Cristo, che dà il contributo della propria fatica di vita, piena di sacrificio per il bene comune.

Il prossimo Sinodo dei Vescovi porterà alla Chiesa molta luce in questo campo.


5. Cari sacerdoti novelli! Oggi vi accostate all'altare dell'Eucaristia nella Chiesa del Popolo di Dio in terra lublinese, affinché questo sacerdozio "comune", che portate in voi come deposito del battesimo e della confermazione, diventi - mediante il servizio apostolico del Vescovo - un nuovo sacramento. Affinché il sacramento dell'ordine imprima nelle vostre giovani anime un nuovo indelebile segno: sigillo dello Spirito Santo.

"...sacerdote scelto tra gli uomini - costituito per il bene degli uomini".

Nella sua missione messianica Cristo, mediante il suo proprio sacrificio, è divenuto il sacerdote della nuova ed eterna alleanza con Dio. Egli ha offerto al Padre questo Sacrificio di se stesso, della sua vita e della sua morte. Del corpo che è "stato dato" per noi sulla croce - del sangue che è stato "versato per i peccati del mondo" (cfr. Lc 22,19-20).

Proprio in questo mondo si sono compiute le parole dell'evangelista "ci amo sino alla fine".

Questo suo sacrificio, Cristo, il giorno prima della passione, durante l'Ultima Cena, l'ha istituito quale sacramento - il santissimo sacramento della Chiesa.

E il ministero di questo sacramento egli l'ha affidato agli apostoli ed a tutti coloro ai quali gli apostoli lo trasmettono di generazione in generazione.

"Fate questo in memoria di me!" (Lc 22,19).

Oggi il ministero dell'Eucaristia viene trasmesso a voi: cari sacerdoti novelli. "Fate questo in memoria di me".


6. Siamo ora nella Chiesa che è in Lublino, in terra polacca - e allo stesso tempo siamo nel Cenacolo. Voi ricevete lo stesso sacramento che hanno ricevuto gli apostoli durante l'Ultima Cena in unione con l'Eucaristia, allora istituita.

Diventate sacerdoti - cioè "amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1), e specialmente di quel mistero sacramentale che è l'Eucaristia.

Sin d'ora dovete pensare e parlare di voi stessi così come faceva l'apostolo Paolo: "Ognuno ci consideri come ministri di Cristo" (1Co 4,1). Sul terreno preparato nelle vostre anime dal sacerdozio comune che è di tutti i battezzati, viene innestato il sacerdozio ministeriale come sacramento strettamente legato all'Eucaristia. Ecco, dovete assumere lo stesso servizio che Cristo ha trasmesso agli apostoli nel Cenacolo. Col sacramento dell'ordine celebrando l'Eucaristia, dovete ravvivare costantemente, nelle diverse comunità del Popolo di Dio la consapevolezza di quel "sacerdozio comune", che è anche il sacerdozio regale. Esso si esprime infatti nell'offrire "sacrifici spirituali" a Dio, "servire" il quale vuol dire "regnare" (cfr. LG 36).


7. Servire Dio - servire gli uomini: liberare in loro la coscienza del sacerdozio regale, di quella dignità, propria all'uomo come figlio o figlia di Dio stesso.

All'uomo, al cristiano di cui si dice che è "un altro Cristo".

Il Primate del millennio dice nei suoi "Appunti dalla prigione": "...compio la mia missione sacerdotale. Per grazia di Dio la mia miseria non mi impedisce di servire uomini donando loro ciò che c'è di più prezioso al mondo.

Così ha camminato Cristo, ludibrio delle genti fino ad oggi. Lacero, percosso, sporco del fango della strada, coperto di sputi. Ma egli ha salvato il mondo... E lo ha salvato anche se il mondo aveva deriso il proprio Salvatore. Queste due strade sono parallele. La grazia del sacramento sostiene la mia incapacità; la divinità di Gesù sosteneva la sua incapacità... Che il mondo rida pure, purché si compia l'opera della salvezza" (Cardinale S. Wyszynski, "Lettere dalla prigione", Bologna 1983, p. 63).

Si, cari sacerdoti novelli! Servire gli uomini! Servire gli uomini in questa terra polacca, dove vi è un così grande bisogno del servizio della verità evangelica: della verità che libera ogni uomo. Come scrive san Paolo: "non falsificando le parole di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti ad ogni coscienza, al cospetto di Dio" (cfr. 2Co 4,2). Questo è un insegnamento forte! L'insegnamento apostolico. Con la sua potenza cresce la Chiesa, si estende, dando testimonianza alla verità. E allo stesso tempo, cresce l'uomo! L'uomo infatti cresce mediante il giudizio della "coscienza", cresce "al cospetto di Dio". Come è attuale questo in un'epoca minacciata dalla morte delle coscienze e dall'allontanamento dell'uomo dal "cospetto di Dio" che ovunque libera la sua vera dignità.

Ma, figli cari! Per essere educatori di coscienze, per guidare gli altri, per aiutarli a rialzarsi dai peccati e dai vizi, per rialzare "il popolo che si perde d'animo", noi stessi dobbiamo essere sempre pronti a presentarci "al cospetto di Dio" e "davanti ad ogni coscienza". Dobbiamo esigere da noi stessi. Il sacerdozio è esigente. E' esigente. Esige, e mediante questo libera. Fissate lo sguardo negli esempi, che sono così numerosi in ogni diocesi. Io nominero solamente san Massimiliano M. Kolbe, il Vescovo Michal Kozal, martire a Dachau, che durante questo Congresso Eucaristico, mi sarà dato elevare alla gloria degli altari, don Wojciec Blaszyns, don Jan Balicki, don Aleksander Fedorowicz, don Wladyslaw Kornilowicz, che fu direttore del convitto dei sacerdoti-studenti dell'Università Cattolica di Lublino e confondatore dell'opera di Laski per i non vedenti nel corpo e nell'anima, infine il giovane don Jerzy Popieluszko, che fu disposto al sacrificio fino alla morte.


8. "Imitamini, quod tractatis!" - ci esorta il Vescovo nella santa liturgia. E: "quod tractatis"? Quod tractatis? Non è proprio quell'"amore con cui Cristo, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amo sino alla fine"? Il vostro servizio consiste proprio in questo. Dovete servire la dignità dell'uomo, la sua liberazione, dovete rialzare dalle cadute, dalle crisi gli uomini e gli ambienti, con la testimonianza proprio di quell'amore che è in Cristo: che viene da Cristo.

"Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù" (2Co 4,5). Bisogna dunque che Dio "rifulga nei vostri cuori" quella luce che è il Cristo - affinché questa luce possa "riflettersi" in altri cuori (cfr. 2Co 4,6).


9. Il sacerdozio è un sacramento sociale. E' la sorgente di particolari energie apostoliche e di apostoliche possibilità.

Tutto questo diventa oggi la vostra parte, sacerdoti novelli. Come un dono per voi - e in voi come un dono per la Chiesa. Per questa Chiesa in terra polacca - e in tutta la terra. La Chiesa infatti in ogni luogo è missionaria, rimane "in stato di missione" - e questa caratteristica missionaria è inscritta in modo tutto particolare nella vocazione sacerdotale.

Dunque inginocchiatevi! Anzi: prostratevi davanti alla grandezza del sacramento; che dovete ricevere oggi "mediante l'imposizione delle mani del Vescovo".

E se quello che deve compiersi agli occhi della Chiesa in terra lublinese, viene accompagnato dal timore interiore, dalla trepidazione del giovane cuore - è bene così tale timore esprime il senso di responsabilità. E' bene così.

Una profonda verità viene infatti espressa dalle parole dell'Apostolo: "Pero noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi" (2Co 4,7).

Si. Da Dio. Non da noi. Da Dio! Al termine del rito di ordinazione il Papa ha salutato l'assemblea con queste parole: "Ringrazio la Chiesa di Lublino per la visita odierna; ringrazio il Vescovo, i confratelli nell'episcopato, i sacerdoti, gli ordini maschili e femminili, tutto il Popolo di Dio, tutti i pellegrini, i partecipanti alla santissima Eucaristia, come pure quelli che sono davanti a me e dietro le mie spalle alla mia destra e alla mia sinistra, poiché infatti così numerosi eravate qui a circondare il Papa per questa straordinaria Eucaristia, durante la quale hanno ricevuto gli ordini sacerdotali i figli della nazione polacca delle diverse diocesi e congregazioni.

Salutando tutti i pellegrini voglio indirizzare il mio saluto anche ai nostri confratelli slavi il cui striscione è dinanzi all'altare e che purtroppo non riesco a leggere.

Auguriamo a tutti i neopresbiteri di andare - come disse nostro Signore Gesù Cristo agli apostoli - e portare frutto e che il loro frutto sia duraturo, che possa durare sulla terra polacca, ovunque dove nostro Signore Gesù li chiama per il servizio sacerdotale. Mi rallegro oggi con la Chiesa di Lublino, madre di tutte le Chiese di questa terra, di questa antichissima, jagellonica terra polacca. Terra provata, terra fedele. Di tutte le Chiese sempre più numerose, poiché cresce il Popolo di Dio, cresce il bisogno di chiese. Mi rallegro per il numero crescente di chiese nella diocesi di Lublino e auguro a tutti voi, cari fratelli e sorelle, che Cristo abbia in mezzo a voi, sempre e ovunque, un tetto sopra la testa.

Infine, ringrazio per la partecipazione a questo sacrificio, per la partecipazione espressa con la preghiera, col canto e col silenzio. Il profondissimo, religioso silenzio, della grande folla. Penso che nostro Signore Gesù Cristo abbia ascoltato e accettato sia la parola, sia il canto che il nostro eloquente silenzio, con cui abbiamo detto tanto di noi. Che la nostra parola, il nostro canto e il nostro silenzio arrivino al suo cuore e che egli - forza per un millennio del Popolo di Dio su tutta la terra - sia sempre con noi, sia sempre la nostra forza. Sia lodato Gesù Cristo.

Ancora un ringraziamento. Voglio ringraziare la pioggia, che ha cominciato a cadere solo alla fine dell'incontro. Questa mattina il Vescovo di Lublino mi ha detto: "Non pioverà". Mi rallegra il fatto che questa profezia benché non interamente, si sia avverata in modo per noi vantaggioso. Dio vi assista tutti!"

1987-06-09 Data estesa: Martedi 9 Giugno 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Omelia durante la celebrazione della Parola - Università Cattolica di Lublino (Polonia)