GPII 1987 Insegnamenti - Incontro di preghiera con i fedeli - Cracovia (Polonia)

Saluto tutti i presenti nel nome di Gesù Cristo, colui che al termine della suà missione messianica, tornando da questo mondo al Padre, disse agli apostoli: "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Oggi queste parole verranno lette durante la santa Messa a Wawel, accanto al crocifisso della beata regina Edvige.

"Sono con voi". Queste parole ebbero una particolare eloquenza al momento della dipartita di Cristo. Sono diventate la conferma di ciò che egli aveva detto in precedenza nel Cenacolo, prima della passione: "Non vi lascero orfani, ritornero da voi" (Jn 14,18). E nello stesso Cenacolo istitui il sacramento del suo corpo e sangue: l'Eucaristia.

Il sacramento della sua "dipartita" mediante la croce e della sua "venuta"... la continua "venuta" a noi, suoi discepoli e confessori, nella potenza dello Spirito Santo.


2. "Sono con voi". Per la terza volta mi è dato di venire in patria - in questa città regale - nel tempo in cui la Chiesa in Polonia è raccolta nel Congresso Eucaristico, intorno al sacramento dell'amore di Cristo "sino alla fine".

A proposito di questo importante evento, posso ancora una volta realizzare quel desiderio, sempre presente nel mio cuore, del quale parla l'apostolo Paolo nella lettura liturgica per l'odierno incontro: "Ho... un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune" (Rm 1,11-12). così scrive l'Apostolo nella Lettera ai Romani, e io oggi desidero far mie queste parole ed applicarle al presente incontro. Mi trovo infatti nel luogo dove nacque la mia fede e dove si "rinfrancava"per merito della comunità, in mezzo alla quale sono cresciuto e che poi ho servito come sacerdote e come Vescovo... fino al giorno in cui il Signore mi chiamo al ministero di successore di san Pietro.


3. Ci unisce perciò, cari fratelli e sorelle, questa multiforme comunione: la comunione della nazione e della cultura, la comunione della fede e della Chiesa...

Ci unisce la comunione nel rimanere accanto a Cristo, colui che disse: "io sono con voi".

Lo disse agli apostoli e a tutti. Lo disse a noi.

La sua parola è la testimonianza eterna del Figlio consostanziale al Padre: una testimonianza diretta. In lui si è espressa la verità sul Dio dell'alleanza, sull'Emmanuele - sul Dio che è tutto in sé ed a sé - nel mistero dell'unica essenza e della trinità delle persone: Padre, Figlio e Spirito Santo, quel Dio che allo stesso tempo desidera di essere coll'uomo: l'Emmanuele - Dio con noi. E questo suo eterno desiderio e intento raggiunge le estreme conseguenze. Si, va oltre i confini di ciò che l'uomo può pensare o immaginare. Questo è veramente l'amore con cui egli "amo sino alla fine", quando divenne - come Figlio consostanziale al Padre - uno di noi: uomo. E ancora oltre: entro nella storia di tutti gli uomini e oltrepasso il limite posto da ogni peccato umano - per essere con noi nonostante il peccato. Questo confine egli l'ha "superato" nella sua croce sul Golgota, nel suo mistero pasquale. Lui: il Cristo - la nostra Pasqua - vittima e sacerdote di tutta la storia dell'uomo sulla terra. Vittima e sacerdote della nostra redenzione.


4. Lui, Cristo: l'Eucaristia.

L'Eucaristia - il sacramento di Cristo crocifisso e risorto. Sacramento - segno visibile della liturgia della Chiesa. In questo segno il suo mistero pasquale perdura in modo reale: con la realtà del Santissimo Sacramento della nostra fede.

Cristo, il quale "entro una volta per sempre nel santuario, per intercedere in nostro favore" (cfr. He 9,12 He 9,24) come "unico mediatore fra Dio e gli uomini" (cfr. 1Tm 2,5) - in questo sacramento compie di giorno in giorno le parole della sua promessa: "Io sono con voi"... "io sono con voi fino alla fine del mondo". Il Verbo si è fatto carne - e il Verbo si è fatto sacramento.

Nel nome di questo Verbo e di questo sacramento sono oggi tra voi, così come lo facevo durante tanti anni attraverso la testimonianza sacerdotale della parola e del sacramento.

Ed ecco, insieme all'Apostolo, "rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi... Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il Vangelo del Figlio suo, mi è testimone che mi ricordo sempre di voi, chiedendo sempre nelle mie preghiere" (Rm 1,8-10).

E queste mie preghiere sono solamente una parte piccola e insignificante di ciò che voi mi offrite. Voi, miei connazionali: il vostro incessante ricordo davanti a Dio, che accompagna il mio servizio alla Chiesa in Roma e in tutto il mondo. I vostri sacrifici. Oh, miei cari! come è grande il mio debito verso voi tutti: giovani e vecchi, verso voi, ammalati e sofferenti, verso voi sacerdoti, religiosi e laici. Verso tutto il popolo, nel quale dimora l'Emmanuele: Cristo.

L'Eucaristia.


5. La Chiesa di Cracovia - in occasione della presente visita del Papa in patria - ha deciso di limitarne la durata, in favore delle altre Chiese e di altri luoghi.

Nello spirito della "condivisione eucaristica con i fratelli".

Desidero perciò mettere tutto il cuore in questo nostro breve incontro.

Mi predispone a ciò anche questa effige, a me cara, della Madre di Dio da Kalwaria Zebrzydoswka, che ha educato il mio cuore sin dai primissimi anni. La ringrazio di essere venuta dal suo santuario e di trovarsi sul posto del nostro incontro. E ciò avviene per il centenario della incoronazione della sua effige, compiuta nel 1887 dal Cardinale Albin Dunajewski.

All'inizio dell'Anno Mariano desidero deporre ai piedi della Madonna di Kalwaria una rosa in segno di gratitudine per tutte le grazie che mediante lei ricevono i pellegrini, e per ciò che ella è stata e non cessa di essere nella mia vita.

Maria è sempre presente nel mistero di Cristo e della Chiesa. E' presente nel Cenacolo di Pentecoste il giorno in cui, mediante la potenza dello Spirito Santo, la Chiesa nacque a Gerusalemme. Desideriamo dunque che l'Anno Mariano, appena iniziato, ci avvicini ancor più a questo mistero, nel tempo in cui tutta l'umanità, e prima di tutto i cristiani, si preparano all'anno duemila dalla nascita di Cristo.


6. In questo nostro incontro voglio mettere tutto il cuore. Desideravo tanto di soddisfare le richieste di molti a Cracovia, mia città, specialmente il desiderio delle parrocchie a Krowodrza e a Wzgorza Krzeslawickie. Se non posso consacrare queste due chiese parrocchiali, ai cui difficili inizi ero così tanto legato personalmente, accettate almeno questo desiderio del mio cuore. Il Signore Gesù infatti assai spesso accetta anche la comunione dei nostri desideri: la comunione spirituale.

E che nelle vostre comunità - a Wzgorza e a Krowodrza, si compia di giorno in giorno la promessa di Cristo: "Io son con voi".


7. Si. E' con noi, cari fratelli e sorelle! Cristo è con noi. Cristo - nostra Pasqua, nostra Eucaristia, è con noi. Davanti al tabernacolo arde giorno e notte una fiamma perpetua. Per la prima volta in Polonia l'accese sul Colle di Wawel il Vescovo di Cracovia, il beato Wincenty (Kadlubek), nel 1215.

Sin da allora non si è mai spenta questa lampada perpetua, che simboleggia allo stesso tempo la presenza eucaristica del Signore - e la nostra fede (cfr. O.K. Swizek, O.Cist., "Beato Wincenty Kadlubek", in "Polscy Swieci", vol. 2, Warsawa 1983, pp. 28.57).

E per il fatto che egli è con noi, che abita in noi, noi stessi siamo diversi. Siamo "una creatura nuova" (2Co 5,17). E non possiamo rimanere "lievito vecchio" (1Co 5,7) ma dobbiamo camminare "in una vita nuova" (cfr. Rm 6,4).

"Pascha nostrum immolatus est Christus".

Ognuno di noi è una creatura nuova, un uomo nuovo. Come persona. E come comunità umana. Siamo infatti, come Chiesa, anche corpo di Cristo.

Questa "novità di vita" è una realtà.

Ed è anche una "sfida".

Si. Cristo è un'incessante sfida.

Egli divenne tale sfida per gli apostoli, per Paolo di Tarso. Per tanti, tanti uomini che sono passati per questa città, per questa terra. E per noi.

Anche per noi egli è una sfida.

Non possiamo arrenderci allo scoraggiamento.

Non possiamo essere dominati dalla frustrazione - spirituale o sociale.

Infatti "Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi" (Ga 5,1).

E libera costantemente. In tutta la terra risuona il messaggio di questa liberazione in Cristo. Vivono di esso le società a volte molto provate.

"Le capacità liberatrici della scienza, della tecnica, del lavoro, dell'economia e dell'azione politica daranno i loro frutti solo se troveranno la loro ispirazione e la loro misura nella verità e nell'amore più forti della sofferenza, rivelata agli uomini da Gesù Cristo" ("Libertatis Coscientia", 24).

Si sa che questo messaggio ha la sua incidenza speciale anche nella nostra storia. E ognuno di noi è chiamato ad aggiungere a questa storia un capitolo nuovo, una piccola parte nuova, un nuovo brano. "Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?" - ha scritto san Paolo (Rm 8,31).

E Dio è con noi.

L'Eucaristia ne rimane una conferma incessante.

E' con noi. E' l'Emmanuele.


8. Guardo Cracovia. La mia Cracovia. La città della mia vita.

La città della nostra storia. E ripeto le parole della preghiera, che ogni giorno ritorna sulle mie labbra: "Dio, guida e Signore delle nazioni, degnati di non lasciarci sfuggire dalla tua mano e dalla tua legge" - parole del grande Piotr Skarga.

E poi: "Ti ringraziamo che hai fatto uscire i nostri padri dalle mani degli oppressori, invasori, nemici... che dopo anni di schiavitù ci concedi di nuovo la libertà e la pace".

E ora di nuovo: "ora che la nazione necessita di tante forze per conservare la libertà, ti preghiamo, Dio: colmaci con la potenza del tuo Spirito.

Calma i cuori, aumenta la fiducia nel tuo amore... Fa' sorgere nella nazione la volontà di una paziente lotta per mantenere la pace e la libertà. Fa' che ogni giorno diventiamo capaci di costruire il nostro comune futuro con le nostre mani e la solidarietà sociale, fissando lo sguardo sul mistero della tua croce.

Dio, che lo Spirito Santo rinnovi la faccia della nostra terra e rinfranchi il tuo popolo... Che ci aiuti a conservare il tuo regno nella vita personale e familiare nella vita della nazione, della società e dello Stato.

Preservaci dall'egoismo individuale, familiare, sociale. Non permettere che il più forte disprezzi il più debole. Difendici dall'odio e dai pregiudizi nei confronti di coloro che hanno diverse convinzioni. Insegnaci a vincere il male a vedere il fratello nell'uomo che agisce male e a non privarlo del diritto alla conversione. Insegna a ciascuno di noi a scorgere le proprie colpe, affinché non iniziamo l'opera del rinnovamento togliendo la pagliuzza dall'occhio del fratello.

Insegnaci a vedere il bene ovunque esso si trovi; ispira in noi lo zelo per proteggerlo, per sostenerlo e per difenderlo con coraggio.

Preservaci dal prendere parte alla menzogna, che distrugge il nostro mondo. Dacci il coraggio di vivere nella verità.

Dacci il pane quotidiano.

Benedici il nostro lavoro.

Dio, guida e Signore delle nazioni! Cristo che ci hai amati sino alla fine...

Maria, regina della Polonia... Amen.

1987-06-10 Data estesa: Mercoledi 10 Giugno 1987




Omelia durante la celebrazione eucaristica - Cattedrale del Wawel di Cracovia (Polonia)

Titolo: La beata Edvige fu chiamata da Dio per abbracciare col cuore le aspirazioni della Polonia, della Lituania e delle terre russe

Testo:

1. Ave Crux...! Ave, croce di Cristo! Quando su un monte in Galilea il Signore dice - agli apostoli: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18), il nostro pensiero e il nostro cuore si volgono verso la croce.

E' nella croce che ti è stato dato, o Cristo, "ogni potere", il potere che nessun altro ha nella storia del mondo.

E' nella croce la potenza della redenzione dell'uomo, nel cui nome gli apostoli odono: "Andate.., ammaestrate tutte le nazioni".

E' nella croce di Cristo che Dio uno e trino: Padre, Figlio e Spirito Santo è diventato la vita delle anime immortali. E il battesimo costituisce l'inizio di questa vita.

E' nella croce, umanamente parlando segno di ignominia, che tu, o Cristo, sei diventato pastore delle nostre anime e Signore della storia.

Ave, croce di Cristo! Ave Crux! 2. Nella croce "abbiamo conosciuto l'amore" (1Jn 3,16), l'amore "sino alla fine".

E' quest'amore che viene meditato da tutta la Chiesa in Polonia nei giorni del Congresso Eucaristico.

E' quest'amore, che Edvige, nostra beata regina, ha conosciuto anche accanto a questo crocifisso.

Ave, crocifisso di Wawel, crocifisso di Edvige! Siamo uniti con questa nostra grande sovrana proprio mediante questo crocifisso di Wawel, sotto il quale sono ora state deposte le reliquie della beata. Esse celebrano qui quasi una silenziosa liturgia dell'esaltazione della croce. L'esaltazione delle reliquie della regina Edvige. L'esaltazione mediante la croce.

Qui, in questo luogo, Edvige conobbe quale fosse il potere "in cielo e in terra" del Cristo crocifisso. Conobbe la fede. La conobbe con il cuore. Qui si rivelo a lei l'Amore, più grande di ogni amore umano.

Sulla croce Cristo "ha dato la sua vita per noi" (1Jn 3,16).

Anche tu, giovane regina della Polonia, tu una della stirpe d'Angio, non avresti dovuto "dare la tua vita per i fratelli"? 3. Nella Cattedrale di Wawel si trova il luogo di una grande vittoria di Cristo nel cuore umano.

Anche tu, Edvige, non avresti dovuto "dare" il tuo amore per questo Amore? Come avrebbe potuto "dimorare in te l'amore di Dio" (cfr. 1Jn 3,17), se tu avessi ristretto il tuo cuore solo "all'amore umano"? Quest'amore bello, nutrito sin da bambina - l'amore, a cui, umanamente avevi diritto, che avrebbe potuto diventare la via della tua vita e la tua vocazione...

E tuttavia...

Che cosa ti dice il Cristo dall'alto del suo crocifisso di Wawel? E' mirabile il suo "potere" sul cuore umano. Da dove esso viene? Quale potere ha egli, spogliato, condannato alla sua agonia in croce in tanti luoghi del mondo? Mediante quest'agonia, mediante lo spogliamento, mediante l'immagine dell'estrema debolezza, dell'ignominia e della miseria, parla la potenza: la potenza di un amore "sino alla fine".


4. Edvige, tu non hai ancora amato "sino alla fine". Il termine del tuo amore sta oltre, oltre i confini di ciò che il tuo cuore di ragazza ha portato qui, al castello di Wawel, sul trono polacco.

Il limite del tuo amore va oltre. Dio ti ha posto in mezzo ai popoli e alle nazioni. Ti ha chiamata per abbracciare con il tuo cuore le loro sorti, le loro aspirazioni e le loro lotte. Per indovinare i disegni di Dio riguardo alla Polonia, la Lituania, le terre russe.

Cristo, la cui agonia sulla croce è stata fissata nel crocifisso di Wawe1, è lo stesso, che disse agli apostoli: "andate in tutto il mondo ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (cfr. Mt 28,19).

Lo disse raggiungendo il termine dei tempi, attraverso la storia dei popoli e delle nazioni. Lo disse in forza di quell'amore che segue ogni uomo attraverso la storia - sino alla fine.

Edvige, rispondi a questo amore! 5. Venerati e cari fratelli e sorelle, partecipanti alla liturgia eucaristica che oggi mi è dato di celebrare presso il crocifisso di Wawel e presso le reliquie della beata Edvige, nostra grande regina, madre dei popoli.

Il luogo in cui ci incontriamo ha parlato ad intere generazioni. In esso è stata proclamata la più profonda e la più genuina verità del Vangelo, inscritta nella storia della nostra patria seicento anni fa. Ho desiderato tanto, tanto essere qui proprio quest'anno 1987, in cui i nostri fratelli lituani, coartefici della loro e della nostra comune storia, celebrano a Vilnius e in tutto il paese il seicentesimo anniversario del battesimo della loro nazione.

Poiché non mi è dato di essere tra loro in quest'anno giubilare, di pregare sulla loro terra e nella loro lingua - tanto più ringrazio la divina Provvidenza di potermi trovare accanto a questo crocifisso di Wawel e fermarmi presso il cuore della nostra regina, la beata Edvige. E inoltre: qui, nel castello reale, è venuto al mondo san Casimiro, patrono della Lituania, che ha concluso la sua giovane vita a Grodno.

Ha pregato in questa Cattedrale. A Cracovia anche visse ed edifico con la sua vita i suoi contemporanei il pio Michal Giedroyo, profondamente innamorato della croce di Cristo.


6. La Cattedrale di Wawel nasconde in sé molti tesori. Per molti anni sono stato il suo tutore e primo servo. Tra questi tesori il crocifisso della regina Edvige rimane l'oggetto di una particolare testimonianza.

Custoditelo questo tesoro in modo particolare, così come l'hanno fatto le passate generazioni. Mi rivolgo a tutti gli abitanti di Cracovia, prima di tutto al mio successore sulla sede di san Stanislao - e al venerabile Capitolo Metropolitano. Nelle mani del Decano e del Preposito di questo capitolo cattedrale, il caro Vescovo Julian, faccio questa mia professione presso il crocifisso di Wawel e presso il cuore della beata.

Ringrazio il capitolo cracoviense per la cura che ha avuto in questi secoli per questo grande santuario della Chiesa e della nazione! Ringrazio della premura verso la sede vescovile stessa nei periodi che era vacante. Ringrazio per tante prove di zelo sacerdotale. Posso io non menzionare qui - tra tante figure a me care - almeno una, a cui debbo tanto sin dai miei primissimi anni: il defunto Monsignor Kazimierz Figlewicz, grande cultore di questa cattedrale di Wawel e di questo luogo straordinario in cui si trova il crocifisso di Edvige, di Wawel.


7. E mentre ci troviamo in questo luogo, non possiamo non ricordare un'altra grande opera di Edvige qual è l'Ateneo Teologico, già per molti anni facoltà di teologia dell'Università Jagellonica, ed ultimamente elevata ad Accademia Pontificia.

Credo che non sia necessario provare ancor più a lungo quanto questo ateneo renda testimonianza alla nostra storia, appartenga al patrimonio della Chiesa e alla cultura polacca. Potrebbe essa mancare a Cracovia? 8. "Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte" (1Jn 3,14).

Si. Lo sappiamo. Lo sapeva la nostra beata regina Edvige - e ha consolidato questo sapere nella storia della nazione. Nella storia delle anime polacche.

Tale è sempre stato - e tale è rimasta l'eloquenza del crocifisso di Wawel. E tale è l'eloquenza di ogni croce e di ogni crocifisso su tutta la terra.

Ave, croce di Cristo! Ovunque si trovi il tuo segno, Cristo dà testimonianza della sua Pasqua: del "passaggio dalla morte alla vita". E dà testimonianza dell'amore che è la potenza della vita - dell'amore che sconfigge la morte. Ave, croce, ovunque tu ti trovi, nei campi, lungo le strade, nei luoghi dove gli uomini soffrono e agonizzano... Nei luoghi dove lavorano studiano e creano...

In ogni luogo sul petto d'ogni uomo o donna ragazzo o ragazza... e in ogni cuore umano, così come nel cuore di Edvige, signora di Wawel.

Ave, croce di Cristo! Ave Crux!

1987-06-10 Data estesa: Mercoledi 10 Giugno 1987




Incontro con i giovani - Arcivescovado di Cracovia (Polonia)

Titolo: L'Eucaristia è il sacramento della "forza di sfondamento"

Testo:

1. "Prendici con te". Ovviamente non ho per voi né un biglietto aereo, né di altro genere, ma, fin dall'inizio, fin dal 1978, vi ho preso con me e vi ho con me là dove sono. Non c'è giorno in cui non siate insieme a me. Del resto, in tutto il mondo, i giovani hanno preso l'abitudine, e probabilmente gliel'avete insegnato voi, di farsi avanti per primi là dove va il Papa. Io ne sono molto contento, e questo è come un proseguimento di quel "prendici con te". Se non avessi imparato ad essere con voi - tanto, tanto tempo fa, ma è una cosa che non si può dimenticare - se non avessi imparato che cosa vol dire esser e giovani, come è bello e come è difficile, molto probabilmente non ne sarei capace e non mi tirerebbero per la tonaca dappertutto come fanno: "vieni", "rimani con noi". Io l'ho imparato qui in Polonia da voi. Non da voi, perché allora eravate troppo piccoli, ma da altri giovani come voi, che allora avevano la vostra età, che oggi non sono più giovani. Quindi, ho imparato dai giovani la problematica di questa giovinezza che è un grande dono di Dio, che è bella e difficile. Forse è bella proprio perché è difficile; di questa giovinezza da cui non si può sfuggire, perché, per forza di cosa, introduce a un certo momento l'uomo nella vita.

La si può soltanto giocare, è come quei talenti di cui parla il Vangelo.

Anche se, in realtà, essa non si lascia sotterrare, non può essere nascosta sotto terra, essa si sviluppa. Si può soltanto giocare bene oppure male. E non importa dove siamo. Non pensate che qui la situazione sia la più difficile. E' difficile anche là. I problemi dei giovani sono molto simili dovunque e dappertutto bisogna trovare più o meno le stesse risposte. Questa risposta è in noi.

Del resto è proprio qui il fascino della giovinezza. Il fascino della giovinezza è la scoperta del mondo interiore, del mio intimo "io". Questo "io" interiore è molto ricco, ricco di possibilità nell'una o nell'altra direzione, nella direzione del bene e in quella del male. Nell'una e nell'altra. Ed è qui che si gioca la scelta per tutta la vita. Ovviamente influiscono su questa scelta anche le cosiddette condizioni esterne che sono indispensabili, che ci devono essere. Se una società pensa al proprio futuro, deve pensare alle condizioni di vita dei propri giovani. Io qui non voglio insegnare a nessuno, ma questo fa parte della gerarchia delle cose, e forse se non è al primo posto, è comunque a uno dei primi. Le condizioni di vita per i giovani, le condizioni di vita, le condizioni per il loro sviluppo.

Allo stesso tempo, questo non è ancora tutto, perché ci possono essere le condizioni migliori e non venirne fuori niente. A volte addirittura succede che quanto più le condizioni sono buone, tanto più, invece di essere di aiuto, sono di disturbo. Le condizioni devono essere giuste, tali da permettere all'uomo di svilupparsi. Tali per cui l'uomo debba impegnarsi con tutto se stesso, per cui possa e debba farlo. Quando dico "possa", significa: abbia le condizioni necessarie; quando dico "debba" penso ad un dovere interiore. Un giovane dovrebbe avere dall'esterno condizioni tali da far scattare in lui il dovere di crescere, di svilupparsi, di progredire, cioè devono dargli una prospettiva. Questa prospettiva è creata contemporaneamente dalle condizioni esterne e da me stesso. E a volte io devo essere più forte delle condizioni esterne. Non so se proprio questo non sia oggi il problema più grave dei giovani non solo qui, ma dovunque: un giovane deve essere più forte delle condizioni esterne, perché, ad esempio, anche in Italia ci sono condizioni sfavorevoli. In Italia, dovunque vada, con qualsiasi ambiente mi incontri, sempre viene sollevato il problema della mancanza di lavoro per i giovani, della disoccupazione giovanile. Quindi, c'è un problema simile, e ci sono problemi simili in diverse parti del mondo, in diverse zone del globo. E adesso torniamo al problema di come l'uomo, soprattutto un giovane, possa essere più forte delle condizioni esterne. Nessuna condizione è in grado di farlo cadere, egli riesce a sfondare queste condizioni, come ha scritto uno dei più illustri cappellani universitari, che ha lavorato qui a Cracovia presso i domenicani, padre Tomasz Pawlowski. Ha scritto: "forza di sfondamento".

So che questa "forza di sfondamento" a volte viene intesa come capacità di arrangiarsi, ma c'è una forza di sfondamento che si radica nell'uomo e nasce dai suoi valori e di fronte alla quale tutti devono chiudere la bocca. C'è questa forza, questa forza di sfondamento! E io credo che, parlando in generale, ci sia già un'atmosfera tale per cui questa forza, questo genere di forza porti frutto. E diro di più, in questo genere di forza ognuno di voi deve essere creativo e tutti insieme dovete essere solidali! 2. Mi ricollego a ciò che mi ha portato qui in Polonia. Sono stato invitato al Congresso Eucaristico, che si svolge in tutta la Polonia. Passo di città in città, incontro grandi folle. E' stato così a Lublino, è stato così oggi a Tarnow. Domani andro al nord. Sono grandi incontri. Tutti riflettiamo sul mistero dell'Eucaristia concentrandoci sulle parole che scrisse san Giovanni evangelista a proposito di Gesù: "amati i suoi, li amo sino alla fine". Direi, per ricollegarmi a quanto ho detto prima, che proprio attraverso questo amore e questo sacramento, che lo esprime, Cristo ci dà dall'interno lo strumento più potente di quella "forza di sfondamento", che è tanto necessaria ai giovani, perché non si tirino indietro prima del tempo, perché non fuggano, non si spezzino, non perdano la prospettiva.

Non si può vivere senza una prospettiva! Nel corso di queste riflessioni, delle omelie sul cammino del Congresso Eucaristico, mi vengono alla mente diverse definizioni dell'Eucaristia. Non si tratta di definizioni dottrinali, bensi pastorali. Io direi che l'Eucaristia è anche il "sacramento della forza di sfondamento".

E forse questa è la cosa più importante che vorrei dirvi. Non si tratta di un'osservazione astratta, ma viene confermata dall'esperienza di intere generazioni, anche qui, su questa terra, anche da quella della mia generazione quando ero giovane, tre generazioni fa. Essa si trovava al cuore stesso dell'esperienza di quella generazione. Se guardo alla mia giovinezza, a quella giovinezza degli anni dell'occupazione, anni terribili un incubo, vedo che la fonte della "forza di sfondamento" era proprio l'Eucaristia. E non solo per me, ma per molti altri, e forse soprattutto per coloro a cui fu dato sfondare le condizioni più difficili. Sono sempre di più i libri sui diversi campi di concentramento, su alcune esperienze atroci della generazione passata della nostra nazione. Questo sacramento è stato la forza di quella generazione. E quindi, anche adesso è la "forza di sfondamento" delle condizioni in cui vi trovate. E' fonte di forza. Se volevo dirvi qualcosa dalla finestra, da questa vetrina, penso che questa sia la cosa più importante. Non è una predica, è una chiacchierata, perché siamo tra amici. Non è stata preparata, in un certo modo è una cosa improvvisata, ma le improvvisazioni sono sempre le cose più preparate, perché si può improvvisare solo ciò che si porta profondamente dentro di sé, ciò che è stato più profondamente sperimentato. E quindi, in questo incontro nell'Anno Domini 1987 nel nono anno da quando sono andato via da qui vi auguro appunto questa "forza di sfondamento".

Non c'è nessuna generazione di cristiani, nessuna generazione dell'umanità cui Cristo non si comunichi.

In ultima analisi si tratta di far si che l'uomo non perda la dimensione umana della propria vita e proprio Cristo dona questa dimensione umana della sua vita, in quanto Figlio di Dio. Questa è una straordinaria solidarietà con l'uomo.

Voi riflettete su questo sacramento. Il congresso è fatto apposta. Non solo per far venire il Papa, per farlo passare tra la gente, per farvi urlare e cantare, questo va molto bene, soprattutto se i canti sono belli, ma anche perché pensiate bene a tutte queste cose, a che cosa significa tutto ciò, a che cosa vuol dire questa solidarietà di Dio con l'uomo in quanto inizio di ogni solidarietà degli uomini fra di loro. Come inizio di ogni solidarietà umana.

Questa solidarietà di Dio con l'uomo che giunge a donare se stesso.

Questo è il vertice di ciò che può essere dato all'uomo, il vertice del dono. E al tempo stesso è il vertice dell'impegno, perché non sono buoni i doni che non generano un impegno. Questo è molto pericoloso anche nella pratica sociale. E' molto pericoloso comprare l'uomo con i doni. No, no, Cristo non fa niente del genere! Niente del genere! Mi ricordo che quando ero giovane come voi e leggevo il Vangelo, per me l'argomento più forte a favore della veridicità di ciò che stavo leggendo era che nel Vangelo non c'è nessuna segreta promessa, nessuna segreta promessa. Egli ha detto ai suoi discepoli una verità assolutamente dura: non aspettatevi niente, nessun regno di questo mondo, nessun posto alla destra o alla sinistra nei ministeri di questo futuro regno messianico. Il Re messianico andrà sulla croce e la verrà provato. Poi la resurrezione vi darà la forza, la potenza dello Spirito Santo, per rendervi capaci di testimoniare al mondo questo Crocifisso. Ma nessuna segreta promessa! Nel mondo sarete oppressi. Questo mi convinceva molto, perché normalmente gli uomini cercano di attirare gli altri con delle promesse. Con delle promesse, con la carriera, i guadagni: che cosa te ne verrà, ne avrai questo, e quello e quello... Ecco, si può anche fare così Cristo non fa niente del genere. Questo è il dono più grande. Questo è il dono infinito: l'Eucaristia, Cristo. Allo stesso tempo è il dono che impegna più profondamente, e in questo è la sua forza creativa, così esso costruisce l'uomo, costruisce la nostra umanità, attraverso di esso ci viene questa forza di sfondamento. Perché l'uomo è costruito in questo modo. L'uomo è forte, forte della coscienza del fine, della coscienza del compito, della coscienza del dovere e anche della coscienza di essere amato. Per poter sfondare, devo essere certo di essere amato. L'Eucaristia è innanzitutto questa coscienza: sono amato, io sono armato, io, così come sono.

Ognuno nella sua umanità più personale. Mi ama, mi "ha amato e ha dato se stesso", come ha scritto san Paolo. E lui sapeva quali debiti aveva verso colui che l'amava. Ognuno di noi lo può ripetere a se stesso, ognuno di noi può allo stesso modo fare i conti, dicendo "mi ha amato".

Direi che questa "forza di sfondamento", di cui avete tanto bisogno, comincia da questa coscienza di essere amati. Se qualcuno mi ama, sono forte. Un grande pericolo, di cui ho sentito parlare, e non so se è proprio così, è che in Polonia la gente si ama di meno, che sempre di più prevalgono gli egoismi, le rivalità. La gente non si sopporta più, si combatte. Questo è un seme cattivo! Questo non è l'Eucarestia, questo non viene da Cristo! E questo va cambiato.

Penso che tra l'altro, e forse prima di tutto, la funzione di questo Congresso Eucaristico sia proprio quella di trasformare questo fondamentale clima, questa base della nostra vita comunitaria. Nella coscienza di ciascuno di noi deve trovarsi al primo posto la consapevolezza che c'è Qualcuno che ama senza riserve.

Non si ritira mai da quest'amore. Anche se io fossi il peggiore, anche se lo deludessi, anche se lo tradissi, come lo tradi Pietro di cui sono il successore, egli non viene meno. Si può sempre contare sul suo amore. E quindi, vi ho detto alcune delle cose che mi vengono alla mente quando vi ascolto chiedermi di dirvi qualcosa, di parlare con voi.


3. E dunque siete un'altra generazione di Polacchi che di nuovo si pone di fronte al problema della libertà. E penso che questo sia un bene. Una volta ho scritto che la libertà non può mai essere posseduta. E' molto pericoloso possederla. La libertà va sempre conquistata. La libertà è una caratteristica dell'uomo, Dio l'ha creato libero.

L'ha creato libero, gli ha dato una volontà libera senza curarsi delle conseguenze. L'uomo ha usato male la libertà che Dio gli aveva dato, ma Dio l'ha creato libero e non si ritira da questo. Ha pagato per il suo dono, egli stesso ha pagato per il suo dono. Ciò che sperimentiamo nel Congresso Eucaristico, l'Eucarestia, ci ricorda continuamente come Dio ha pagato per il suo dono, per il dono della libertà fatto all'uomo. Ma il dono non è stato ritirato e non sarà ritirato. Quindi, la libertà è una dimensione dell'essere dell'uomo, una dimensione dell'essere personale e dell'essere comunitario. Penso che tutta l'attuale generazione di Polacchi, tutta, senza eccezione, debba porsi di nuovo questo problema. Non lo si può sfuggire, non si può pensare di averlo risolto.

Bisogna porsi onestamente questo problema. Perché Dio non ha fatto l'uomo libero per divertimento, anche questo è vero. Noi Polacchi in passato, i nostri antenati, abbiamo sbagliato a proposito della libertà. L'abbiamo chiamata "libertà aurea" e invece era corrosa! Ma sicuramente questa generazione passata, che ha alle spalle il secolo diciannovesimo ed è entrata nel secolo ventesimo, che ha vissuto l'inizio della nuova indipendenza, verso la fine di questo secolo deve di nuovo porsi di fronte al problema della libertà. E questo è un compito di fronte al quale non può tirarsi indietro nessuno. E' un compito che spetta a tutti per il fatto stesso di appartenere a questa comunità, a questa nazione.

E qui è necessaria una partecipazione molto attiva della Chiesa, perché la Chiesa ha in questo campo una esperienza particolare. Ha una particolare coscienza di che cosa sia la libertà. La libertà è un dono di Dio. Addirittura non è riducibile a qualche principio umano. L'uomo può porre delle norme solo entro i limiti di ciò che è già dato nell'ordine creato da Dio che l'uomo incontra. Quindi la Chiesa è esperta della libertà, così come è esperta del peccato. Perché queste due cose vanno in coppia: libertà e peccato.

Dio ha rischiato, oso dire, Dio ha rischiato la libertà con le sue creature, con gli uomini qui sulla terra, ha pagato per questo e proprio il fatto che Dio ha pagato per la libertà di cui l'uomo ha abusato, conferma in modo straordinario la dimensione della libertà dell'uomo.

"Ha amato sino alla fine" significa proprio questo. Penso che il Congresso Eucaristico sia una sfida anche per la Chiesa in Polonia affinché questo problema della libertà (che cosa vuol dire che siamo liberi, come dobbiamo essere liberi, come vogliamo e dobbiamo essere liberi) sia posto di fronte a questa generazione, e tutti coloro che vi appartengono sono obbligati a prenderlo in considerazione.

Nessuno vi può rinunciare! Nessuno può dire "io ho già una ricetta", "io sono già padrone della situazione". Questo non risolve il problema, perché la comunità della nazione è composta dagli uomini e ciascuno ha la propria coscienza della libertà e ciascuno deve assumersi la responsabilità della propria coscienza di libertà, e ciascuno deve definire questa propria coscienza di libertà sia dal punto di vista di ciò che possiede che da quello di ciò che gli è dato come compito. In ogni caso, non ci può essere una società sana in modo diverso. Non ci può essere una società sana, se in essa il problema della libertà, della libertà personale, della libertà comunitaria, della libertà nazionale non è risolto fino in fondo, onestamente, con piena responsabilità. Per oggi basta con questa chiacchierata. Sia lodato Gesù Cristo. Vi do la benedizione per la buona notte...

1987-06-10 Data estesa: Mercoledi 10 Giugno 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Incontro di preghiera con i fedeli - Cracovia (Polonia)