GPII 1987 Insegnamenti - L'omelia durante la radio-trasmissione della messa domenicale per i malati - Polonia

L'omelia durante la radio-trasmissione della messa domenicale per i malati - Polonia

Titolo: Il mistero di Dio-Trinità opera nella storia dell'uomo e del mondo

Testo:

1. "Dio... ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito" (Jn 3,16).

Miei cari fratelli e sorelle, che raccolti mi ascoltate dagli apparecchi radio in tutta la terra patria, sul mare e ovunque giunge la mia voce sulle onde dell'etere! Vi saluto di tutto cuore, nel giorno in cui la Chiesa rende una particolare lode alla Santissima Trinità- Padre, figlio e Spirito Santo: Dio Uno e Trino.

Vi saluto sul cammino del Congresso Eucaristico, che mi è dato di compiere insieme con voi, miei Connazionali in diversi luoghi della terra polacca.

Oggi, nell'ultimo giorno della mia permanenza in Patria, questo luogo è Varsavia, capitale della Polonia, nella chiesa di Santa Croce. E contemporaneamente questo luogo è ovunque là dove voi vi trovate prendendo parte al Sacrificio di Cristo per il tramite della radio.


2. Saluto dunque questa particolare assemblea eucaristica con le parole della Lettera ai Corinzi: "L'amore di Dio Padre, la grazia del Nostro Signore Gesù Cristo e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (cfr. 2Co 13,13).

E' questo un saluto meraviglioso.

Schiude davanti a noi l'inscrutabile mistero di Dio-Trinità, il quale - rimanendo l'indicibile realtà stessa della vita di Dio - è presente ed opera nella storia del mondo, nella storia dell'uomo. In esso "infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,28). Annunziamo la stessa realtà con le parole, che la Chiesa ripete così frequentemente: "Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo". Ecco Dio in se stesso. Dio nella sua stessa divinità. Dio, "che era, che è e che viene" (Ap 4,8).

E' infatti in se stesso, al di fuori di ogni spazio e tempo, soprattutto ciò che esiste nel mondo creato, incomprensibile per il pensiero umano o alcun altro pensiero creato.

"Io sono colui che sono" (Ex 3,14).

E allo stesso tempo Egli è colui che viene. Tutto il creato annunzia non solo la sua esistenza, ma attende la sua venuta.


3. Come viene Dio? A questa domanda risponde Cristo stesso nel colloquio con Nicodemo, che abbiamo udito nell'odierno Vangelo: Dio viene perché è Amore. Viene con Amore. "...ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito". Viene dunque nel figlio - in questo figlio, che è consostanziale al Padre e la cui gloria viene costantemente proclamata dalla Chiesa al pari del Padre e dello Spirito Santo.

Venendo il figlio, Dio conferma quel suo primo amore rivelatosi nella creazione: ecco Dio, che "ha amato il mondo". Perché l'ha amato - l'ha creato.

E, al tempo stesso, quell'amore espresso nella creazione Dio lo porta all'apice, al vertice definitivo in Gesù Cristo.

Infatti in nessuna opera compiuta da Dio con la sua onnipotenza, l'amore si manifesta in modo così sostanziale come in quella, in cui Dio si dona. Si dona nel figlio: il Padre dà il figlio - dona se stesso nel figlio.

L'Eucaristia è il Sacramento di questo dono. Il Sacramento - cioè un segno visibile, per mezzo del quale questo dono, quest'amore del Padre nel figlio, non solo viene significato, espresso, ma viene realizzato.


4. Che cosa si realizza nell'Eucaristia? Si realizza l'"invio del figlio". Il salvifico invio del figlio.

"Dio non ha mandato il figlio nel mondo per giudicare il mondo (a causa del peccato) ma perché il mondo si salvi (dal peccato) per mezzo di lui" (Jn 3,17).

La salvezza è frutto dell'Amore.

Il figlio di Dio compie l'opera della salvezza divenendo uomo, annunziando il Vangelo, facendo del bene a tutti - specialmente ai poveri e ai sofferenti - durante il suo servizio messianico sulla terra. Infine Egli compie quest'opera di salvezza, affidataGli dal Padre, offrendo se stesso come Vittima redentrice sulla Croce.

- La misura di questo sacrificio è incommensurabile. Il figlio dona se stesso in sacrificio obbediente sino alla morte, "perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

In questo modo la misura di quel Sacrificio è l'amore di Dio Padre - e la grazia (l'amore redentivo) del figlio: Nostro Signore Gesù Cristo - e il dono di sè dello Spirito Santo.

L'Eucaristia è il Sacramento del sacrificio e della comunione. Noi tutti che partecipiamo ad essa come Sacrificio, la riceviamo come Comunione - allo stesso tempo riceviamo il dono di sè di Dio nello Spirito Santo, che il Cristo ci ha meritato per mezzo della sua passione - "non vi lascero orfani" (Jn 14,18).

"Quando verrà il Consolatore, lo Spirito di verità, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa" (cfr. Jn 14,26). "Egli mi renderà testimonianza: e anche voi nei renderete testimonianzà" (Jn 15,26-27).


5. Cari fratelli e sorelle! Voi, che giacete nei letti degli ospedali, infermi a motivo delle fragili condizioni dell'esistenza quotidiana, voi, malati, sofferenti, rendete testimonianza a Cristo sofferente, martoriato, crocifisso, agonizzante sul Golgota.

Rendete testimonianza al figlio che "ha dato se stesso" (Ga 1,4) per i peccati del mondo. E lo Spirito Santo rende questa testimonianza insieme con voi: in voi e per mezzo di voi.

Questa è una testimonianza particolare! S.Paolo scrisse, che gli fu dato "di completare nella sua carne quello che manca ai patimenti di Cristo" (cfr. Col 1,24).

La Chiesa intera riceve questa testimonianza -e vi è grata per essa.

Così come è anche grata a tutti coloro che vi servono come medici, infermieri, come operatori sanitari. Essi trovano il loro modello evangelico nel buon Samaritano.


E bisogna che tutti cerchino di raggiungere questo modello. Cristo stesso è infatti presente in ogni ammalato e in ogni sofferente. Verrà un giorno, in cui Egli si rivolgerà anche a ciascuno di noi: "ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi più piccoli, l'avete fatto a me... e ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di loro - non l'avete fatto a me" (cfr. Mt 25,40 Mt 25,45).


6. così dunque Cristo cammina attraverso la vita di ogni uomo. Attraverso la vita delle nazioni e dell'umanità. Mosè prego nel Libro dell'Esodo: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi" (Ex 34,9).

Cammina. Cammina "in mezzo a noi".

Cammina - oggi nella capitale, nella solenne processione eucaristica, che è una tradizione di Varsavia così come anche di altre città polacche.

"Fategli posto, cammina il Signore del cielo".

Cammina in mezzo alle strade. Cammina nel segno dell'ostia bianca portata nell'ostensorio.

Cammina attraverso i cuori. Attraverso le coscienze.

Siamo noi davvero un Popolo unito dall'unione del Padre e del figlio e dello Spirito Santo? Siamo noi il suo popolo?! Cari fratelli e sorelle! Completate nelle vostre sofferenze quello che manca al Popolo di Dio su tutta la terra polacca! Completatelo! Questa è la vostra vocazione in Cristo crocifisso e risorto. Questa è la vostra parte - una parte speciale - nell'Eucaristia. Amen.

1987-06-14 Data estesa: Domenica 14 Giugno 1987




Ai rappresentanti della comunità ebraica - Varsavia (Polonia)

Titolo: Quanto più dolorose sono le esperienze tanto maggiore è la speranza
Testo:

Desidero innanzitutto ringraziare per questo incontro che è entrato nel programma e che riporta alla memoria molti ricordi, molte esperienze della mia giovinezza e certo non solo della mia. Ricordi ed esperienze buoni, e poi terribili, terribili.

Siate certi, cari Fratelli, che i Polacchi, questa Chiesa polacca, che guarda da vicino la terribile realtà dello sterminio della Vostra nazione, sterminio realizzato con premeditazione, lo fa in uno spirito di profonda solidarietà con Voi. La minaccia contro di Voi è stata anche una minaccia contro di noi.

Quest'ultima non si è realizzata nelle stesse dimensioni, non ha avuto il tempo per realizzarsi nelle stesse dimensioni. Questo terribile sacrificio dello sterminio lo avete subito Voi, l'avete subito, si potrebbe dire, anche per gli altri che dovevano essere anche essi sterminati. Crediamo nella potenza purificatrice della sofferenza. Quanto più atroce è la sofferenza, tanto maggiore è la purificazione.

Quanto più dolorose sono le esperienze, tanto maggiore è la speranza.

Penso che la Nazione di Israele oggi forse più che mai prima, si trovi al centro dell'attenzione delle nazioni del mondo. Innanzitutto a motivo di questa terribile esperienza. Attraverso di essa siete divenuti una grande voce di monito per tutta l'umanità, tutte le nazioni, tutte le potenze di questo mondo, tutti i sistemi e ogni uomo. Più di chiunque altro, proprio Voi siete divenuti questo monito salvifico. E penso che in questo modo portiate avanti la Vostra vocazione particolare, Vi rivelate ancora eredi di quell'elezione, cui Dio è fedele. Questa è la Vostra missione nel mondo contemporaneo di fronte ai popoli, alle nazioni, a tutta l'umanità. La Chiesa, e in questa Chiesa tutti i popoli e tutte le nazioni, si sentono uniti a Voi in questa missione.

Certo, pongono in primo piano la Vostra nazione, le sue sofferenze, il suo olocausto, quando desiderano parlare agli uomini, alle nazioni con un monito; a nome Vostro, anche il Papa leva questa voce di monito. Il Papa Polacco ha un particolare rapporto con tutto questo, perché insieme a Voi ha vissuto in un certo modo tutto ciò qui, su questa terra.

Questo è solo un pensiero che volevo dirVi ringraziando perché siete venuti qui, ringraziando per questo incontro. Ci sono stati molti incontri con i Vostri fratelli in diversi paesi del mondo. Per me rimane indimenticabile la visita l'anno scorso, la prima dopo molti e molti secoli, alla Sinagoga di Roma.

Questo incontro in Polonia mi è particolarmente caro, è per me particolarmente significativo, e penso che sarà arche particolarmente fruttuoso.

Aiuta a me e tutta la Chiesa a prendere coscienza ancora di più di ciò che ci unisce, come ha detto chi mi ha preceduto, nell'ordine dell'alleanza Divina.

E ciò che ci unisce nel mondo contemporaneo, di fronte ai grandi compiti che questo mondo pone davanti a Voi e davanti alla Chiesa nel campo della giustizia e della pace tra le nazioni, secondo la Vostra parola biblica "Shalom".

Ringrazio per le parole dette nello Spirito della Sacra Scrittura, e nello spirito della fede, della fede nello stesso Dio, che è il Vostro e il Nostro Dio. Il Dio di Abramo. E ai pochi eredi della grande comunità israelita, forse la più grande del mondo, che si trovava in Polonia, porgo il saluto di pace e i sentimenti del mio rispetto. Shalom!

1987-06-14 Data estesa: Domenica 14 Giugno 1987




La solenne chiusura del II Congresso Eucaristico Nazionale Polacco - Varsavia (Polonia)

Titolo: Cristo, segno di contraddizione, è amore che rimane dalla parte dell'uomo "sino alla fine"

Testo:

Prima di dare inizio all'omelia, desidero rivolgere un cordiale benvenuto a tutti i partecipanti all'odierno Sacrificio Eucaristico, che celebriamo a Varsavia, capitale della Polonia in occasione della conclusione del Secondo Congresso Eucaristico.

Do il benvenuto e saluto l'Episcopato di Polonia e a tutta la Chiesa nell'amata Patria. Saluto la città di Varsavia, l'arcidiocesi e il suo Pastore.

Do il benvenuto e saluto i Cardinali, i Vescovi, gli ospiti, i pellegrini giunti da tutta la Polonia e dall'estero.

Sono contento di dare il benvenuto a Varsavia agli ecclesiastici e ai laici pellegrini dalla Romania.

Do il benvenuto ai rappresentanti delle Chiese unite nel Consiglio Ecumenico.

In Voi e attraverso voi saluto tutti gli ambienti della vostra vita quotidiana e del lavoro, e soprattutto della famiglia.

Saluto anche coloro, che attraverso la radio e la televisione sono collegati con noi in unione di spirito.


1. "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

In modo particolare suonano oggi queste parole di Cristo, qui. nella capitale della Polonia, il giorno della chiusura del Congresso Eucaristico.

Suonano qui e risuonano su tutto il cammino del Congresso: là, dove mi è stato dato di trovarmi personalmente - e dappertutto, in tutta la terra polacca.

Il Congresso Eucaristico infatti ha una tale dimensione. Comprende tutta la terra patria.

"lo sono con voi" che cosa più dell'Eucaristia costituisce la conferma di queste parole? Che cosa più dell'Eucaristia è il Sacramento della Presenza? Il Segno "visibile ed efficace" dell'Emmanuele? Perché "Emmanuele" vuol dire proprio "Dio con noi" (Mt 1,23).

L'Eucaristia il Sacramento dell'Emmanuele.

Questo Sacramento perdura nella nostra storia sin dall'inizio. Da mille anni. E ci voleva che il Congresso Eucaristico ne desse una particolare espressione. In questo modo esso è divenuto quasi un essenziale "complemento" al nostro Millennio: al Millennio del Battesimo, che con tanta commozione abbiamo celebrato nell'anno del Signore 1966 Cristo dice agli apostoli: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19).

Dal Battesimo la via dell'iniziazione cristiana conduce direttamente all'Eucaristia: "io sono con voi", sono con ciascuno e ciascuna di voi come cibo di vita eterna.


2. "Io sono con voi".

Così dice Cristo - il Figlio di Dio unito al Padre con l'unione della divinità: il figlio consostanziale, unito al Padre nello Spirito Santo. così dunque nell'assoluta unione della divinità si realizza l'eterna unione che è l'indicibile Comunione di Persone.

Così è Dio, che tutto comprende e tutto penetra: "in lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,28).

Questo Dio in se stesso è l'assoluta Pienezza dell'esistenza. Questo Dio in sè stesso è Amore.

Il mondo prende il suo inizio in questa Pienezza.

Con ogni dimensione della propria contingenza, del proprio essere creatura esso si riferisce al Creatore. Parla di Lui.

Il mondo prende inizio da questo Amore. E qui inizia tra Dio e il mondo un processo, che va lontano oltre il mistero della creazione: "Dio... ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito" (Jn 3,16). Questo processo tra Dio e il mondo in un certo senso trova la sua ultima parola nell'Eucaristia. "Il Figlio infatti, dato dal Padre, dopo aver amato coloro che sono nel mondo, li amo sino alla fine" (cfr. Jn 13,1).


3. Che cosa significa quest'"amore sino alla fine"? (al quale ci richiamiamo costantemente durante i giorni di Congresso Eucaristico).

Significa per primo, che il mondo creato da Dio per amore - porta in sè la chiamata all'amore di Dio. "Amerai il Signore Tuo tuo con tutto il cuore con tutta la tua anima e con tutte le tue forze" (cfr. Mt 22,37). Questa chiamata è inscritta nella struttura stessa del cosmo creato. "L'amor che move il sole e l'altre stelle" (Dante Alighieri, La Divina Commedia, paradiso, 33,145). E questa chiamata è la condizione per la quale "il mondo" è "il cosmo".

Si. Tutto il mondo - il cosmo: visibile ed invisibile. Nel mondo visibile si trova un solo soggetto, un solo punto nevralgico in cui questa chiamata all'amore diventa esigenza della coscienza: della mente, della volontà e del cuore. Questo punto nevralgico è l'uomo. Tu amerai a nome di tutte le creature. Corrisponderai con l'amore all'Amore.

La storia dell'uomo sulla terra ha preso un altro corso. Sin dall'inizio egli ha ceduto al suggerimento proveniente dal mondo di quelle creature invisibili, che avevano voltato le spalle al Creatore.

L'uomo creato ad immagine e a somiglianza di Dio ritenne che egli stesso potesse essere "Dio" per se stesso. La grande chiamata all'amore è stata trascurata. Le ricchissime energie dell'amore depositate nel cuore dell'uomo sono state disperse, fermandosi sulle sole cose create. In effetti, l'uomo non ha saputo amare abbastanza, nè i suoi prossimi, neanche se stesso, nè il mondo.

Cedeva all'"anti-amore".

Poiché si può amare se stessi, il prossimo e il mondo, solamente amando Dio: amandoLo sopra ogni cosa. E viceversa: "come può l'uomo amare Dio che non vede, se non ama il proprio fratello che vede"? (cfr. 1Jn 4,20). Il proprio fratello, sotto lo stesso tetto, allo stesso banco di lavoro, sulla stessa terra patria... E poi: fuori dei suoi confini all'Occidente e all'Oriente. al Nord e al Sud... in cerchi sempre più lontani.

Perché Dio, che ha amato il mondo e l'uomo nel mondo ha dato il suo Figlio unigenito? Perché il Figlio di Tuo è divenuto uomo, uno di noi? Perché in tutto il cosmo creato per Amore, finalmente Qualcuno rispondesse con lo stesso amore.

Perché finalmente Qualcuno adempisse con la propria vita e morte quel l'esortazione: "amerai... con tutto il cuore e con tutte le forze" (cfr. Mc 12,30).

Perché finalmente Qualcuno... amasse sino alla fine: Dio nel mondo. Dio negli uomini - e gli uomini in Dio.


4. Proprio questo è il Vangelo e questa è l'Eucaristia. Essa si inscrive nella storia dell'uomo e nella storia dell'universo, trasformando la creazione in "cosmo". Il caos in cosmo.

Si inscrive nella storia dell'uomo. Sappiamo come si svolge il corso della storia sulla terra, quanto lontano possiamo arrivare con l'aiuto dei nostri metodi conoscitivi. Sappiamo come scorre nello spazio degli ultimi millenni dove costantemente aumenta il deposito delle prove. Ultimamente aumenta con ritmo accelerato, addirittura vertiginoso. Sappiamo molto, sappiamo sempre di più. A volte questo può perfino ostacolarci nel conoscere ciò che è il più essenziale.

Sappiamo come scorre questa storia sulla nostra terra patria, nell'ambito di un millennio. Già dopo Cristo. Ormai nell'ambito di ciò che S.

Paolo chiama la "pienezza del tempo" (Ga 4,4).

Sappiamo che nel nostro secolo aumenta la resistenza e la protesta contro colui, che "ha tanto amato il mondo" la resistenza e la protesta sino alla negazione di Dio. Sino all'ateismo programmato.

Per tutto questo non è in grado di cambiare in alcun modo il fatto di Cristo. Il fatto dell'Eucaristia. In qualunque modo Dio Padre, Figlio e Spirito Santo - sarebbe stato respinto dagli uomini. In qualunque modo gli uomini e le società avrebbero organizzato la propria vita, ignorando Dio: così come se Dio non esistesse. Indipendentemente da quanto lontano sarebbe giunta la negazione, la programmata ateizzazione e il peccato...

Tutto questo non cambia il fatto principale: vi era e vi permane nella storia dell'uomo e nella storia del cosmo - l'Uomo, il Figlio dell'uomo, che "amo sino alla fine".

Amo Dio con un amore che è a misura di Dio: come il Figlio ama il Padre.

Con un amore sopra ogni cosa: con tutto il cuore, e con tutta l'anima, con tutte le forze... sino al loro definitivo esaurirsi nell'agonia del Golgota.

E proprio questo amore "sino alla fine", Egli l'ha reso sacramento della sua Chiesa: sacramento di tutta l'umanità nella Chiesa. "In nessun sacramento - diceva il nostro Predicatore nazionale - come in questo, possiamo dire, "Cristo è mio". E' mio, perché mi cibo di Lui, perché è in me... Oh. quale consolazione è questo per me, per me debole come una canna... Quale consolazione per me peccatore, quando mi cibo di un Corpo così puro! Quale consolazione per me triste, quando ho con me il Signore della gloria..." (Piotr Skarga. Kazania no niedziele Sermonit per le Domeniche, riporturo du don K. Drzymala. Don Piotr Skurgu, Krukow 1984, p. 58).

Quest'Uomo. Gesù Cristo, è "segno di contraddizione". Ma in qualunque modo questa contraddizione si accatasti nella storia dei cuori umani, nella storia delle società e delle ideologie questo amore "sino alla fine" rimane dalla parte dell'uomo. E questo è l'amore redentivo. Questo è l'amore salvifico. L'Eucaristia è il Sacramento della nostra salvezza. Solo l'amore salva.


5. Oggi a Varsavia e in tutta la Polonia confessiamo una tale verità sull'Eucaristia. La confessiamo in unione con la Chiesa che è in Roma e in Antiochia e in Gerusalemme e ad Alessandria e a Costantinopoli...

Che è in Lituania e in Byelorussia e in Ucraina e a Kiev e nei territori della grande Russia e dei nostri fratelli Slavi (ed anche non-Slavi) al sud nelle terre visitate una volta nel loro servizio apostolico dai Santi Fratelli Cirillo e Metodio. E in tutta l'Europa. Nei continenti americani, che attualmente si preparano al 500 anniversario dell'evangelizzazione. In Africa, in Australia e in Asia e in tutte le isole e gli arcipelaghi di tutti i mari e gli oceani.

Tutti uniti "nell'insegnamento degli apostoli e nella frazione del pane" (cfr. Ac 2,42) ripetiamo le parole della Lettera ai Corinzi: "l'amore di Dio Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e la comunione dello Spirito Santo" (cfr. 2Co 13,13) - e in queste parole troviamo una concisa espressione dell'inscrutabile mistero di Dio Trinità.

Ed allo stesso tempo vi troviamo la sintesi di ciò che è l'Eucarestia: il Sacramento di Cristo, della sua morte e risurrezione. Il suo amore "sino alla fine" mediante il quale il mondo viene definitivamente e irrevocabilmente restituito a Dio, e l'uomo - ogni uomo è abbracciato dalla forza salvifica della riconciliazione con il suo Creatore e Padre nello Spirito Santo.


6. "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18). Tutti noi che guardiamo Gesù Cristo crocifisso, sappiamo che questo non è un "potere" di prepotenza, ma il potere dell'amore. Numerosi figli e figlie della terra polacca hanno reso testimonianza a questo potere salvifico nella nostra Patria. In diverse epoche. In diversi secoli. Solo alcuni sono stati iscritti dalla Chiesa nell'albo dei suoi santi e beati. Alcuni attendono il giudizio della Chiesa.

Oggi vi aggiungiamo ancora un nome e cognome: il vescovo Michal Kozal, chiamato, alla vigilia dell'ultima guerra e della terribile occupazione, al servizio episcopale nella Chiesa di Wloclawek. Poi imprigionato e deportato nel campo di concentramento a Dachau. Uno tra diverse migliaia! Là martoriato, in fama di santità. Oggi, qui a Varsavia, elevato come martire alla gloria degli altari.

I connazionali conoscono la storia della sua vita e del suo martirio.

Ecco un uomo, ancora uno tra coloro, in cui si è manifestato il potere di Cristo "in cielo e in terra".

Il potere dell'amore contro la follia della prepotenza, della distruzione, del disprezzo e dell'odio.

Quest'amore, rivelatogli da Cristo. il vescovo Kozal l'accolse in tutta la pienezza delle sue esigenze. Non si è tirato indietro nemmeno davanti a quella più difficile: "amate i vostri nemici" (Mt 5,44).

Che egli sia ancora un altro patrono dei nostri difficili tempi, colmi di tensione. di inimicizia e di conflitti. Che egli sia, davanti alle generazioni d'oggi e quelle future, testimone di quanto è grande la potenza della grazia del nostro Signore Gesù Cristo di Colui che amo "fino alla fine".


7. E' bene che voi vi sottomettiate al potere che è dato a Cristo "in cielo e in terra" voi, cari fratelli e sorelle, che - sull'esempio di Padre Bejzym e di tanti altri dalla terra polacca partite per i paesi di missione.

Docili all'amore con cui Cristo "amo sino alla fine" coloro che "erano nel mondo": tutti voi accettate come vostro il comando evangelico, che gli apostoli ricevettero per primi: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".

"Andate" - diventate servitori della parola della verità di Dio, dispensatori dei misteri di Dio, pionieri dell'evangelizzazione.

"Andate" e che cresca sulla terra polacca l'entusiasmo missionario: questo soffio del Dio vivo, il richiamo della croce e della risurrezione.

"Andate" portando agli altri ciò che è il millenario patrimonio della Chiesa in terra polacca.

Condividendolo con gli altri.

"Tutta la Chiesa è missionaria". Tutta e dappertutto. Tutti voi, che non vi assumete il servizio in terre di missione - non dimenticate che la nostra propria Patria polacca ha ancora sempre bisogno di una nuova evangelizzazione.

Così come tutta l'Europa cristiana. Dopo secoli e millenni - sempre, nuovamente! Tutta l'Europa è diventata il continente di una nuova grande sfida per il Vangelo.

E anche la Polonia.


8. può del resto essere diversamente quando Dio è colui che è?.

Quando è Padre e Figlio e Spirito Santo? Quando èil Dio che èe che era e che viene? (cfr. Ap 4,8).

Viene costantemente? Viene sempre nuovamente? Quando è il Padre che ha dato il suo figlio, perché l'uomo non perisca ma abbia la vita eterna? può essere diversamente, quando questo Dio Uno e Trino è Amore? E l'Amore non finisce mai e non cede mai.


9. A te la lode e la gloria, nostro eterno Signore per tutti i tempi...

I tempi dell'uomo sulla terra sono stati una volta per sempre abbracciati dall'amore di colui, che amo sino alla fine.

L'universo e l'uomo nel mondo costantemente camminano verso la fine.

Solo l'Amore - non conosce la fine. Conosce solo la pienezza. Questa pienezza è in Dio.

1987-06-14 Data estesa: Domenica 14 Giugno 1987




Alla Conferenza Episcopale Polacca - Varsavia (Polonia)

Titolo: Il secolo XX è il tempo di una nuova sfida contenuta nell'ideologia del marxismo dialettico


1. Nell'ultimo giorno del Congresso Eucaristico in Polonia desidero rivolgermi a tutto l'Episcopato al Primate di Polonia, ai Cardinali, agli Arcivescovi e ai Vescovi con un vivo grazie.

Prima di tutto insieme a voi rendo grazie a Cristo Eucaristia per queste giornate eucaristiche in terra patria. Rendo grazie tramite il Cuore della Madre della Chiesa Regina della Polonia, Maria, e per l'intercessione dei nostri Santi Patroni.

Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito con la loro "piccola parte" all'opera del Congresso Eucaristico, una parte più o meno grande. Che questa nuova semina nel suolo della Chiesa nella nostra Patria produca buoni frutti! 2. Saluto cordialmente nella nuova sede tutti i Membri della Conferenza dell'Episcopato Polacco.

Conservo sempre la consapevolezza di essere stato chiamato, con i voti del Conclave, da questo "Gremium" quale Metropolita di Cracovia, per assumere il servizio nella sede romana di San Pietro. Questo avvenne ormai quasi nove anni fa, e durante questo periodo la composizione dell'Episcopato Polacco ha subito sensibili cambiamenti.

Raccomandiamo al Signore coloro che hanno lasciato il posto e, allo stesso tempo, ringraziamo lo Spirito Santo che chiama nuovi vescovi al servizio della Chiesa in terra polacca.

Dal mio precedente viaggio in Patria nel 1983 sono ritornati a Cristo, Sommo Pastore e Sacerdote, per ricevere il premio, cinque Vescovi diocesani (Marian Rechowicz, Stefan Barela, Lec. Kaczmarek, Wilhelm Pluta, Jan Zareba). A tutti, come si sa, mi univano legami di amicizia e di collaborazione da molti anni, e con il Vescovo Wilhelm siamo stati chiamati alla pienezza del sacerdozio nello stesso giorno. Sono ritornati al Signore cinque Vescovi ausiliari (Wincenty Urban, Wacluw Wyctsk, Tudeusz Etter, Stanislaw Sygnet, Jerzy Modzelewski).

Sono stati nominati otto nuovi Ordinari nelle diocesi: cinque Vescovi diocesani e tre Amministratori Apostolici; inoltre sono stati eletti diciotto nuovi Vescovi ausiliari.

Attualmente l'Episcopato Polacco conta novantasette Vescovi, tra cui sessantasette ausiliari e due Vescovi emeriti, tutti chiamati al servizio del Popolo di Dio in terra polacca.


3. Non è facile questa terra polacca, la nostra Patria. Si può dire che nello spazio della sua storia millenaria essa non ha mai cessato di essere una terra sottoposta a molte prove, a sfide che, in alcuni periodi, le hanno portato grandezza e gloria; in altri momenti, invece, si è unita alle prove la sofferenza, anzi, una minaccia a volte persino mortale.

Si sa che per quasi centoventicinque anni non solo il nome della Polonia non risultava sulla carta politica dell'Europa, ma si tento di sradicare la stessa identità polacca dai cuori e dalla lingua dei suoi figli e figlie.

Le sfide da parte della storia si compiono per opera degli uomini; noi lo sappiamo bene. Contemporaneamente pero, crediamo che, mediante ciò che fanno gli uomini, si realizza qualche "sfida" da parte della Provvidenza, che governa il mondo.

La Sacra Scrittura ci parla in diversi punti di come "si saggia l'oro nel crogiuolo" (Sg 3,6). Simili a crogiuolo sono "le prove" attraverso le quali passano gli uomini e le società.


4. Il secolo ventesimo è divenuto anche nella storia della Chiesa e forse specialmente in terra polacca il tempo di una nuova sfida.

Dopo mille anni il cristianesimo in Polonia dovette accettare la sfida, che è contenuta nell'ideologia del marxismo dialettico, il quale qualifica ogni religione come un fattore alienante per l'uomo.

Conosciamo questa sfida. lo stesso l'ho sperimentata qui, in questa terra. La Chiesa la sta sperimentando in diversi luoghi del globo terrestre. Si tratta di una sfida molto profonda. Secondo l'antropologia materialista, la religione è considerata un fattore che priva l'uomo della pienezza della sua umanità. L'uomo stesso con la religione si priverebbe, da solo, della pienezza della umanità, rinunciando a ciò che è immanentemente ed integralmente "umano", in favore di un Dio che secondo le ipotesi e le premesse del sistema materialista sarebbe solamente "un prodotto" dell'uomo.

Questa può essere una sfida distruttiva. Pero, dopo anni di esperienze, non possiamo non constatare, che questa può essere stata anche una sfida che ha impegnato a fondo i cristiani per intraprendere degli sforzi, alla ricerca di nuove soluzioni. In questo senso diviene. in qualche modo, una sfida creativa: ne è un'eloquente testimonianza il Concilio Vaticano II. La Chiesa ha accettato la sfida; ha letto in essa uno dei provvidenziali "segni dei tempi". e per mezzo di questo "segno", con una nuova profondità e forza di convinzione, ha reso testimonianza alla verità su Dio, su Cristo e sull'uomo, contro tutti i "riduzionismi" di natura epistemologica o sistematica, contro ogni dialettica materialista.

Leggiamo nella Gaudium et spes: "In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova la vera luce il mistero dell'uomo... Cristo... svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" (GS 22).

Così dunque, l'uomo "questo sconosciuto", come lo ha definito un naturalista contemporaneo (Alexis Carrel), è un mistero. Soprattutto è una persona, è il soggetto dei propri atti: il soggetto della morale, il soggetto della storia.

Egli non è solo "il riflesso degli esistenti rapporti socio-economici", e non solamente l'epifenomeno dell'economia. Anche in rapporto con questa egli e soggetto e creatore, a meno che non lo si voglia privare della propria soggettività ed iniziativa creatrice, in un campo così importante per la vita degli uomini, delle società, delle nazioni.


5. Le Autorità della Repubblica Popolare Polacca negli ultimi anni hanno avanzato la proposta di instaurare formali rapporti diplomatici con la Sede apostolica.

La Santa Sede, come è noto, mantiene tali rapporti con 116 stati in tutto il mondo, senza contare gli organismi internazionali. In molti casi tali rapporti sono stati allacciati da poco, p. es. nel continente africano. Vari sono gli Stati (p. es. musulmani), ove i cristiani costituiscono un'esigua minoranza tra i cittadini.

E' sintomatico il fatto, che alcuni Stati riprendano i rapporti diplomatici con la Sede apostolica mi riferisco per esempio ai Paesi scandinavi dopo quattro secoli dall'interruzione dei rapporti con Roma, avvenuta durante la riforma. In ogni paese interessato, la Sede apostolica sente, prima di tutto, il parere dell'Episcopato locale.

Dato che l'Episcopato Polacco si è pronunciato a questo proposito in senso favorevole, dobbiamo insieme renderci conto di alcune circostanze, che in questo caso devono essere prese in considerazione: 1) I rapporti tra la Sede apostolica e la Polonia hanno una lunga sturia. Si tratta qui di una delle più antiche nunziature (come era solito dire il defunto Cardinal Wyszynski), una nunziatura cosiddetta di prima classe.


2) Questi rapporti hanno carattere internazionale, e non interstatale.

Qui il soggetto non è lo Stato Vaticano, ma la Sede apostolica, cioè quell'insieme di servizi che il Vescovo di Roma svolge nei riguardi di tutte le Chiese locali.

Si tratta dunque anche del consolidamento di un legame con l'Episcopato del paese con il quale tali rapporti vengono instaurati.


3) Nel caso di una società come quella polacca dove, come si sa, i cattolici costituiscono la maggioranza dei cittadini, mediante questi rapporti si mette in rilievo ancor più il legame con tutta la Nazione.

Le esperienze dei secoli passati (anche se queste sono state a volte esperienze dolorose), hanno confermato fino in fondo questo principio. Nel caso di un paese "cattolico", la Sede apostolica ritiene cosa normale e corretta i rapporti con il rispettivo Stato. Piuttosto, la mancanza di questi rapporti sarebbe qualcosa di anormale, persino dal punto di vista della posizione internazionale di un dato stato, e, ancora più, di una data nazione.

Tale assenza può sembrare addirittura un "torto" per questa nazione.


6. così dunque si presenta qui davanti a noi un lavoro impegnativo, che mira non solo alla realizzazione della suddetta proposta, ma anche - e forse ancor di più - a "renderla credibile" davanti alla Nazione e alla Chiesa, in un certo senso davanti a tutta la grande società internazionale, nell'ambito della sfera della nostra civiltà.

Qui devo esortare ed invitare alla collaborazione collegiale l'Episcopato Polacco: in questa collaborazione responsabile tutti dobbiamo aver parte.

L'Episcopato Polacco, come ogni vescovo ed ogni episcopato del mondo. è chiamato soprattutto ad annunciare il Vangelo, sempre lo stesso e sempre nuovo. Il Vangelo è la divina Parola della verità per la salvezza di ogni uomo, per la sua radicale liberazione; come hanno ricordato negli ultimi tempi le due Istruzioni pubblicate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Alla luce del Vangelo acquistano una giusta espressione anche le singole verità dell'ordine sociale ed etico: le verità sull'uomo e sui suoi diritti le verità sulla vita sociale e sui diritti delle nazioni.

Una nuova considerazione merita tutto ciò che compone la cosiddetta dottrina sociale della Chiesa, "aggiornata" nel contesto del nostro secolo da diverse encicliche, e specialmente dal Concilio (cfr. Gaudium et Spes, in particolare la Parte Seconda, nei capitoli dedicati al matrimonio e alla famiglia alla cultura, alla vita socio-economica, alla vita della comunità politica e, infine, al bisogno della pace e alla comunità internazionale).

A motivo della sua missione evangelica e pastorale la Chiesa non può cessare di mettersi al servizio di peculiari compiti. quali, ad es., la difesa della soggettività di una nazione, in rapporto con la garanzia dei diritti delle persone umane che la compongono. A tale diritto si unisce strettamente il principio della partecipazione nel prendere decisioni inerenti ai problemi della società propria, anche nel campo politico, con l'esclusione di qualsiasi discriminazione. La sovranità dello Stato corrisponde ad un'esigenza di ordine etico solo quando essa è l'espressione della sovranità della nazione, in questo Stato, quando, cioè, la società è in esso l'autentico responsabile ed artefice del bene comune.

Tutte queste questioni non possono esulare dal campo dell'attenzione della Chiesa, e in particolare dei suoi Pastori. così avviene in diversi Paesi del mondo; così è per esempio in vari Paesi dell'America Latina.

In Polonia non può essere diversamente. Abbiamo del resto a questo proposito le nostre buone tradizioni e le nostre specifiche esperienze anche nell'ultima tappa della nostra storia.


7. Nell'anno 1987 la Sede apostolica e il Papa ricevono i singoli Episcopati europei in occasione delle visite "ad limina Apostolorum".

Attendo dunque anche i Vescovi Polacchi, non solo i "diocesani", gli Ordinari delle diocesi. ma anche a seconda delle possibilità i "titulares seu auxiliares", come sta diventando sempre più spesso consuetudine, nello spirito dell'insegnamento conciliare sulla collegialità.

Potremo allora, in modo più dettagliato di oggi, approfondire i problemi che sono oggetto della nostra comune vocazione e del nostro servizio.

Alla luce della nuova esperienza del Congresso Eucaristico auspico che esso produca frutti duraturi sul terreno delle anime polacche e nella vita della nostra diletta Patria!

1987-06-14 Data estesa: Domenica 14 Giugno 1987





GPII 1987 Insegnamenti - L'omelia durante la radio-trasmissione della messa domenicale per i malati - Polonia