GP2 Discorsi 1999 96

96 Maria, Madre di Dio e Madre nostra, vi aiuti ad orientare decisamente la vostra vita verso Dio e verso i fratelli e vi renda disposti a coltivare l'unico ideale davvero degno di un figlio di Dio: quello di servire i fratelli, come Gesù e con Gesù, che di sé ha detto: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire" (Mt 20,28).

Formulando a voi ed alle persone a voi care fervidi auguri per la Santa Pasqua, vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e di cuore tutti vi benedico.

                                                               Aprile 1999

PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II


ALL'INIZIO DELLA «VIA CRUCIS» AL COLOSSEO


Venerdì Santo, 2 aprile 1999




Padre Santo, amico delle creature,
da sempre nel tuo Verbo
ci hai amati e pensati
e hai voluto che riconoscessimo il tuo Volto
nel volto del tuo Unigenito
nato dalla Vergine Maria.
In lui, provato in ogni cosa, come noi,
escluso il peccato,
97 hai compatito le nostre infermità;
in lui hai assunto il limite del dolore
e della morte
e ciò che era distrutto l'hai ricostruito;
in lui la tua misericordia si è estesa
di generazione in generazione per sempre.
Padre Santo,
guarda il tuo popolo
che dopo aver celebrato il memoriale
della passione e morte del suo Signore
percorre orante, in attesa della risurrezione,
la via della Croce.
98 Siamo in comunione con il grido di dolore
del tuo Figlio,
la cui eco si prolunga nel grido
che sale dalle infinite croci
degli uomini e delle donne di ogni tempo.
Siamo in comunione con la sua offerta d'amore
mentre porta a compimento la sua passione:
nel tempo drammatico
della sofferenza e della morte
non cessi mai
il dialogo fiducioso con te, Padre,
99 di noi figli nello Spirito del tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
* * *


Padre, nella tua prescienza
conosci tutto prima che sia
e quando è lo guardi essere con il tuo sguardo
imperscrutabile.
Quanto è lontana da te l'angoscia
che mi opprime.
L'angoscia che mi leggi in viso e nel cuore
è quella del presentimento.
100 Tutto ti è comprensibile: anche questo;
eppure dubito talora
che questa sofferenza non ti arrivi,
poi subito di questo mi ravvedo
perché so la tua misericordia.
Padre, che sta per accadere
che per te non sia già stato?
Che cos'è questo sgomento?
C'è nel tempo qualcosa che m'affligge,
il tempo è degli umani,
per loro lo hai creato,
101 a loro hai dato di crearne,
di inaugurare epoche, di chiuderle.
Il tempo lo conosci, ma non lo condividi.
Io dal fondo del tempo ti dico:
la tristezza del tempo è forte nell'uomo,
invincibile.

ALLOCUZIONE DI GIOVANNI PAOLO II


ALLA FINE DELLA «VIA CRUCIS», 1999


Venerdì, 2 aprile 1999

1. "In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum", "Padre nelle tue mani affido il mio spirito". Queste sono le parole, questo è l'ultimo grido di Cristo sulla Croce. E' la parola che chiude il mistero della Passione e apre il mistero della liberazione attraverso la morte, che si realizzerà nella Risurrezione. E' un'importante parola. La Chiesa, consapevole della sua importanza, l'ha assunta nella Liturgia delle Ore e ogni giorno la conclude con queste parole: "In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum".


Oggi vorremmo mettere queste parole sulle labbra dell'umanità alla fine del secondo millennio, alla fine del ventesimo secolo. I millenni non parlano, i secoli non parlano, ma parla l'uomo, parlano migliaia, miliardi di uomini che hanno riempito questo spazio che si chiama ventesimo secolo, questo spazio che si chiama millennio. Vogliamo oggi mettere queste parole di Cristo sulle labbra di tutti questi uomini che sono stati cittadini del nostro ventesimo secolo, del nostro secondo millennio, perché queste parole, questo grido di Cristo sofferente, la sua ultima parola non solamente chiude: questa parola apre. Significa un'apertura sul futuro.

"Padre, nelle tue mani affido il mio spirito". Questa parola apre. Ci auguriamo, alla fine di questo Venerdì Santo, alla vigilia della Pasqua 1999, che questa parola - "In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum", "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito" - sia anche l'ultima parola per ciascuno di noi, quella che ci aprirà all'eterno.

2. “Christus factus est pro nobis oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis”, “Cristo per noi si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce” (Antifona del Breviario; cfr Ph 2,8). Con queste parole, la liturgia del Venerdì Santo riassume quanto si compì sul Golgota, duemila anni or sono. L'evangelista Giovanni, testimone oculare, racconta gli eventi dolorosi della Passione di Cristo. Narra la sua dura agonia, le sue ultime parole: “Tutto è compiuto!” (Jn 19,30), e la trafittura del suo costato con una lancia da parte di un soldato romano. Dal petto squarciato del Redentore uscì sangue ed acqua, prova non equivoca della sua morte (cfr Jn 19,34), e dono estremo del suo amore misericordioso.

102 3. Tenendo conto della testimonianza di Giovanni, stupisce ancor più ciò che dice il profeta Isaia nel canto sul Servo del Signore. Egli scrive alcuni secoli prima di Cristo e le sue parole sembrano in perfetta sintonia con quelle del quarto Evangelista. Esse costituiscono un autentico “Vangelo della Croce”: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori, ( . . .) / Trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. ( . . .) / Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di tutti noi. ( . . .) / Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte. / Gli si diede la sepoltura con gli empi ( . . .). / Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; / il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità” (53, 3.5.6.8-9.11).

Queste considerazioni, così ricche di dettagli, stupiscono perché sono parole di chi non ha potuto assistere con i propri occhi al dramma del Calvario, essendo vissuto molto tempo prima. In esse è adombrata in anticipo la teologia del sacrificio della croce di Cristo. Vi è in esse, in una mirabile sintesi, tutto il mysterium passionis et resurrectionis, che confluiscono nel grande mysterium paschale.

4. Le parole profetiche del Libro di Isaia risuonano nel nostro cuore questa sera, al termine della Via Crucis, qui al Colosseo, memoria eloquente della passione e del martirio di molti credenti che hanno pagato con il sangue la loro fedeltà al Vangelo. Esse fanno eco alla passione di Gesù "in agonia fino alla fine del mondo" (Pascal, Pensées, Le mystère de Jésus, 553).

"Disprezzato e reietto" è Cristo nell'uomo vilipeso ed ucciso nella guerra del Kosovo ed ovunque trionfa la cultura della morte; "schiacciato per le nostre iniquità" è il Messia nelle vittime dell'odio e del male di ogni tempo e di ogni luogo. "Sperduti come un gregge" sembrano talora i popoli divisi e segnati dall'incomprensione e dall'indifferenza.

All'orizzonte di questo scenario di sofferenza e di morte, brilla però per l'umanità la speranza: "dopo il suo intimo tormento vedrà la luce . . . il giusto mio servo giustificherà molti". La Croce, nella notte del dolore e dello smarrimento, è fiaccola che tiene viva l'attesa del giorno nuovo della resurrezione. Alla Croce di Cristo guardiamo con fede, questa sera, mentre per mezzo di essa vogliamo gridare al mondo l'amore misericordioso del Padre per ogni uomo.

5. Sì, oggi è il giorno della misericordia e dell'amore; il giorno in cui s'è compiuta la redenzione del mondo, perché il peccato e la morte sono stati sconfitti dalla morte salvifica del Redentore.

Divin Re Crocifisso, il mistero della tua morte gloriosa trionfi nel mondo.

Fa' che non perdiamo il coraggio e l'audacia della speranza dinanzi ai drammi dell'umanità e ad ogni ingiusta situazione che mortifica l'umana creatura, redenta dal tuo sangue prezioso.

Anzi, con vigore più saldo, fa' che questa sera proclamiamo: La tua Croce è vittoria e salvezza, “quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum”, perché con il tuo sangue e la tua passione hai redento il mondo!

LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II


AL VESCOVO DI SAINT-FLOUR


IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI DEL MILLENARIO


DEL PONTIFICATO DI PAPA SILVESTRO II




1. Mille anni fa, il 2 aprile, Gerberto diveniva Papa con il nome di Silvestro II. In occasione della commemorazione di questo evento, desidero unirmi con il pensiero e con la preghiera a tutti coloro che lo celebreranno nella Diocesi di Saint-Flour, in particolare ai partecipanti alle Giornate di Studi organizzate dall'Associazione del Cantal. Era nella città di Aurillac che si trovava il monastero benedettino fondato da san Géraud, che ha accolto il giovane pastore Gerberto e che ha formato in lui l'uomo e il cristiano.

2. Uomo insigne, il monaco Gerberto ha dominato singolarmente il suo secolo. La vastità delle sue conoscenze, le sue qualità pedagogiche, la sua ineguagliabile erudizione, la sua rettitudine morale e il suo senso spirituale fecero di lui un autentico maestro. Gli imperatori e i Papi ricorsero a lui. Gerberto, umanista sapiente e filosofo saggio, vero promotore della cultura, mise la sua intelligenza al servizio dell'uomo. Formò la sua mente e il suo cuore, sempre alla ricerca della verità, attraverso la lettura di opere profane e la meditazione della Scrittura. Era interessato a tutto; se ignorava, imparava, se sapeva, trasmetteva.

103 Grazie al suo spirito di apertura e alla sua grande generosità, Gerberto ha saputo mettere le proprie conoscenze e qualità morali e spirituali al servizio dell'uomo e della Chiesa. Egli ci ricorda che l'intelligenza è un dono meraviglioso del Creatore affinché l'uomo divenga ogni giorno più responsabile dei talenti ricevuti e serva gli altri realizzando così la sua reale vocazione.

3. Uomo di Chiesa attivo e fedele, Gerberto si dedicò al servizio dei suoi fratelli. Quale autentico Pastore, tutelò gli interessi della Chiesa, lottò contro la simonia e difese i monasteri contro ogni invadenza. Uomo di unità e di pace, sapeva riprendere in modo paterno coloro che si allontanavano dal bene, denunciava gli abusi, perdonava, giungendo a farsi da parte se vi era il rischio di divisioni. Con zelo apostolico, favorì l'insediamento della Chiesa in Ungheria e in Polonia. Riformatore Gerberto lo fu alla sua maniera e la consapevolezza che aveva del suo ministero fece di lui un Papa dallo spirito missionario, desideroso di annunciare il Vangelo attraverso la sua parola e l'intera sua vita. Alla soglia del terzo millennio, mentre la violenza e le guerre proseguono e i cristiani sono sempre disuniti, la figura di Gerberto ci invita a ricercare instancabilmente la pace e l'unità, attraverso il dialogo, desiderosi di verità e di perdono. A tale proposito, come ho già detto nella Lettera Apostolica, Tertio Millennio adveniente, il Giubileo deve essere «l'occasione propizia di una fruttuosa collaborazione nella messa in comune delle tante cose che ci uniscono e che sono certamente di più di quelle che ci dividono» (n. 16).

4. Gerberto manifestò incessantemente la sua propensione per la ricerca della verità e la sua volontà di servirla. Egli ha mostrato che l'uomo è invitato a seguire il cammino che «prende il via dalla capacità della ragione di innalzarsi al di sopra del contingente per spaziare verso l'infinito» (Fides et ratio, n. 24). Per Gerberto, come per ogni credente, la verità si rivela in Cristo, Parola eterna nella quale tutto è stato creato e Parola incarnata che rivela il Padre (cfr Ibidem, n. 34). E questa Parola nella quale crediamo illumina la nostra conoscenza dell'uomo e della storia e ci fa scoprire la salvezza e la felicità alle quali siamo chiamati.

Certo, le questioni attuali sono diverse da quelle che Gerberto ha incontrato, ma il suo atteggiamento intellettuale e spirituale è un appello per i Pastori e i fedeli del tempo presente ad andare alla ricerca delle verità, a trovare la forza interiore nella preghiera, a preoccuparsi della ricerca morale e a mettersi al servizio degli uomini. Possano i cristiani avere il suo stesso desiderio, non di apparire agli occhi degli uomini, ma di essere esempi e modelli, testimoniando così che Cristo è la fonte della felicità!

5. La Chiesa si appresta a celebrare il grande Giubileo dell'anno 2000, ricordando che Cristo, l'alfa e l'omega, ci conduce al Padre misericordioso. Non possiamo dimenticare che il primo cambio di millennio fu foriero di numerose speranze. Desideriamo sottolineare che Silvestro II unì i suoi sforzi a quelli dell'imperatore Ottone III per amministrare la cristianità, come già Papa Silvestro I aveva fatto collaborando con l'imperatore Costantino. Dobbiamo dunque considerare che la sollecitudine per l'unità e l'armonia fra i popoli apparteneva al pensiero di Gerberto e che deve sempre ispirare l'azione della Chiesa e degli uomini responsabili della vita sociale. La pace è un compito comune e la Chiesa vuole contribuirvi poiché essa è al servizio dell'uomo e dunque al servizio di Dio. Mentre il nostro mondo, sottoposto a cambiamenti sempre più numerosi, aspira a una pace profonda, Gerberto ci lascia un messaggio che Monsignor Paul Lecouer, Vescovo di Saint-Flour e suo lontano predecessore, nella sua Lettera Pastorale in occasione del millenario della nascita di Papa Silvestro II, riassume così: «Pacificare, riunire e unire in Cristo». Questa pace deve realizzarsi negli ambiti più diversi, essendo il campo di attività degli uomini vario. Essa è realizzabile se l'uomo fa riferimento al Vangelo e ai valori umani e morali fondamentali, nel rispetto di ogni persona.

6. L'azione pastorale di Gerberto, e non solo quella del suo Pontificato relativamente breve, colpisce dunque per la sua molteplicità e per la sua attualità. Può essere apprezzata attraverso il suo mettersi al servizio delle questioni della Chiesa, i suoi sforzi di rinnovamento, la sua sollecitudine per la comunione, il suo senso del dialogo. Tutti aspetti che il Concilio Vaticano II ha sottolineato in vista di una nuova evangelizzazione. Possa la figura di Gerberto, primo Papa francese, illuminarci tutti nel nostro servizio alla Chiesa e ai nostri fratelli, per la gloria di Dio e la salvezza del mondo!

Affidandovi all'intercessione della Madre di Dio e di san Flour, primo evangelizzatore e Patrono della vostra Diocesi, vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i vostri diocesani e a quanti parteciperanno a questa commemorazione.

Dal Vaticano 7 aprile 1999.

GIOVANNI PAOLO PP. II



VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA DI SANTA MARIA DI LORETO

A CASTELVERDE DI LUNGHEZZA

Domenica, 11 aprile 1999




Ho chiesto a questo ragazzo quando è stato battezzato perché mi ha mostrato la foto del suo battesimo e ho visto che l'ho battezzato io: è stato battezzato da me dieci anni fa, nel 1989. Da dieci anni è cristiano. Siamo tutti cristiani e lo siamo grazie al Battesimo. Cristiani vuol dire battezzati e battezzati vuol dire cristiani. Perché questo? Perché il battesimo trova la sua origine in Cristo, da Cristo Risorto.; Entrando nel cenacolo e incontrando i suoi apostoli diceva loro: Andate nel mondo, ammaestrate tutte le nazioni, battezzando loro nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Cristo ha istituito questo principale Sacramento attraverso cui noi diventiamo cristiani. Cristi vuol dire essere rinati da Cristo, uniti a Cristo.

Questa tradizione era molto collegata con la Vigilia pasquale. I catecumeni, persone già adulte che si preparavano per essere battezzati sono stati battezzati la notte della Vigilia pasquale per sottolineare così questa unione con Cristo morto e risorto, perché il battesimo ci fa sciare la nostra morte, cioè il peccato originale, per la vita, per la gt zia di Dio.

104 Oggi è la seconda Domenica di Pasqua. La prima è stata una settimana fa e abbiamo celebrato la Risurrezione del Signore. Oggi è la seconda Domenica. Sono molto contento di poter essere nella vostra parrocchia e di poter incontrare voi, bambini della scuola elementare, come anche i vostri genitori, i vostri catechisti, perché voi siete la prima generazione dei cristiani di questa parrocchia. Comincio la visita pastorale nella vostra parrocchia incontrando voi più giovani.

E vi auguro di conservare bene questo carattere del battesimo, cioè di maturare e di crescere come cristiani. Questa maturazione, questo processo di maturazione dei cristiani è affidato alle famiglie, ai genitori e poi alla parrocchia che è una famiglia di famiglie. Auguro a questa parrocchia di prendere la responsabilità per questa formazione cristiana, dei cristiani più giovani. Adesso ci prepariamo a celebrare la Santa Messa.

Sia lodato Gesù Cristo!

Al Consiglio pastorale

Un giovane pronuncia un indirizzo di omaggio, al quale il Papa risponde con le seguenti parole.

« Habens sua facta in libellis, habens sua facta in ore ». Se una parrocchia si chiama Castelverde, il Papa non poteva venire in febbraio, quando c'è meno verde! La Provvidenza l'ha guidato ad aspettare il momento quando ci sarebbe stato più verde e oggi certamente è più verde, in questa seconda domenica di Pasqua: domenica bianca, domenica verde!

Anche il Consiglio pastorale ha un suo destino. Deve dare consigli buoni al parroco per come andare avanti con tutta la comunità, per come costruire la chiesa e per come costruire la comunità, questo è ancora più importante. Perché l'edificio ancora non fa Chiesa benché sia molto importante per la Chiesa. Ma la comunità fa Chiesa. Come abbiamo anche letto e ascoltato oggi nella lettura che ci diceva della prima comunità cristiana a Gerusalemme, come erano uniti in fractione panis - spezzando il corpo, bevendo il sangue di Cristo, spezzando il pane eucaristico - nell'ascolto della Parola e nella preghiera.

Vi auguro di essere una tale comunità e di guidare la vostra comunità verso una tale autorealizzazione cristiana, come è stata presentata oggi nella lettura degli Atti degli Apostoli. E questo vi auguro come annuncio della primavera, del tempo verde, venendo qui nella seconda Domenica di Pasqua e augurando a voi tutti un buon tempo pasquale.

Ai giovani

Il vostro parroco mi ha detto che devo dirvi due parole, allora provo a dirvi le due più esatte: comportatevi bene, più o meno sono due parole. Ma poi aggiungo: comportatevi cosi conte hanno deciso e promesso i giovani europei a Loreto nel 1995 dove hanno tracciato un programma di comportamento. Allora vi dico oggi: comportatevi cosi come avete deciso voi stessi in questo incontro a Loreto tanto più che la parrocchia è lauretana. Questo è il mio augurio pasquale per i giovani della vostra parrocchia. Spero che voi davvero farete cosi e vi auguro una buona continuazione in questa parrocchia, in questa realtà giovanile e buona Pasqua.

Pasqua non è solo un giorno, ma tutta l'Ottava: oggi infatti sono otto giorni. « Haec dies . . . »: « Ecco il giorno del Signore », la Pasqua. Questa Pasqua, Giorno del Signore, sia di esempio per tutte le giornate nell'anno liturgico. Allora, comportatevi bene!

105 Sia lodato Gesù Cristo!



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI MEMBRI DELLA PAPAL FOUNDATION




Ai membri della Papal Foundation,

ancora una volta sono lieto di accogliere i membri della Papal Foundation e di esprimere la mia gratitudine per il sostegno che la fondazione ha di nuovo offerto quest'anno al Successore di Pietro nel suo ministero apostolico di «preoccupazione per tutte le Chiese» (2Co 11,28).

Il nostro incontro si svolge all'inizio del tempo pasquale, quando l'intera Chiesa, in un certo senso, torna alle origini: al sepolcro vuoto e al Cenacolo a Gerusalemme dove il Signore Risorto è apparso agli Apostoli e ha promesso di infondere loro lo Spirito Santo. Durante questo tempo santo la Chiesa ricorda anche la missione che Cristo ha affidato a Pietro e agli altri Apostoli, incaricandoli di annunciare il Vangelo e di recare testimonianza a lui, fino ai confini della terra (cfr Ac 1,7). Questa grande missione viene portata avanti in ogni epoca dai Successori degli Apostoli, con Pietro come loro capo. È mia speranza e preghiera che la visita di oggi al Successore di Pietro rinnovi in ognuno di voi un senso di comunione gioiosa con il Signore della Vita e anche una più solida determinazione per cooperare alla missione universale della sua Chiesa.

Negli anni trascorsi dalla sua istituzione, la Papal Foundation ha dimostrato una sollecitudine particolare per le esigenze della Chiesa nei Paesi in via di sviluppo. Apprezzo profondamente questo impegno di solidarietà effettiva con i nostri fratelli e con le nostre sorelle nel mondo che guardano con speranza alla testimonianza della Chiesa al Vangelo e ai suoi sforzi per promuovere la giustizia, la riconciliazione e la cooperazione fraterna fra i membri della famiglia umana. Attendendo il tempo di grazia che è il Grande Giubileo dell'Anno 2000, vi invito a continuare a operare e pregare affinché la Chiesa diventi, nella vita dei suoi membri, sempre più pienamente il segno e lo strumento dell'unità di tutta la famiglia umana e la sua unione salvifica con Dio (cfr Lumen gentium LG 1).

Con grande affetto affido voi e le vostre famiglie all'intercessione amorevole di Maria, Madre della Chiesa. A quanti sono uniti nell'opera della Papal Foundation imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica, quale pegno di gioia e di pace in nostro Signore Gesù Cristo.

Dal Vaticano, 12 aprile 1999

GIOVANNI PAOLO II



AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELLA DIOCESI DI VIGEVANO


Sabato, 17 aprile 1999




Carissimi Fratelli e Sorelle della diocesi di Vigevano!

1. A ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto. Saluto con affetto il vostro zelante Pastore, Mons. Giovanni Locatelli, che ringrazio per le calorose parole con cui si è fatto interprete dei comuni sentimenti. Saluto i sacerdoti che vi accompagnano, le religiose, come pure i membri dell’Assemblea sinodale e gli operatori pastorali, che rappresentano l’intera Chiesa che è in Vigevano.

A conclusione del Sinodo diocesano, evento di straordinaria importanza che ha coinvolto in questi tre anni l’intera diocesi, voi avete voluto compiere un pellegrinaggio a Roma, presso le tombe degli Apostoli. Avete desiderato incontrare il Papa ed ascoltare da lui una parola di incoraggiamento e di conferma nella fede e nell’impegno apostolico.

106 Grazie per questa vostra visita! Vi accolgo con piacere e mi congratulo con voi per il vostro fervore. Auspico di cuore che dai lavori sinodali scaturisca un rinnovato entusiasmo missionario nell’intera Comunità diocesana. Le Costituzioni sinodali, in modo particolare, dovranno indicare ad ogni credente, come una bussola, il cammino da percorrere in questo tempo ricco di sfide sociali e religiose.

2. “Prendi il largo e calate le reti” (
Lc 5,4).

Durante l’itinerario sinodale, quante volte avete ascoltato e meditato queste parole. Le ripeto anch’io, quest’oggi, a voi.

Chiesa che sei in Vigevano, prendi il largo; non avere paura di inoltrarti in mare aperto! Non temere dinanzi alle grandi sfide del momento presente! Avanza fiduciosa nel sentiero della nuova evangelizzazione, nel servizio amorevole dei poveri e nella testimonianza coraggiosa all’interno delle varie realtà sociali. Sii consapevole d’essere portatrice d’un messaggio che è per ogni uomo e per tutto l’uomo; sii costruttrice di autentica fratenità e di universale solidarietà.

Quest’invito è, in primo luogo, per voi, cari sacerdoti, configurati con il sacramento dell’Ordine a Cristo “Capo e Pastore” e posti a guida del suo popolo. Riconoscenti per l’immenso dono ricevuto, svolgete con generosità il vostro compito, cercando sostegno in un’intensa preghiera ed in un approfondito aggiornamento teologico e pastorale.

L’invito è poi rivolto a voi, religiose, che costituite una preziosa risorsa spirituale per il popolo cristiano, ed a tutti voi, cari fedeli laici presenti così numerosi. Sappiate dappertutto “rendere ragione della speranza che è in voi” (cfr 1P 3,15).

3. Nel corso dei lavori sinodali voi avete dedicato speciale cura ai giovani ed alla famiglia. Continuate a sostenere le famiglie e ad aiutarle, perché siano comunità autentiche di vita e di amore. Con premura incessante non risparmiate energie nella formazione cristiana dei bambini, degli adolescenti e dei giovani. Essi hanno bisogno di validi punti di riferimento: siate per loro esempi di coerenza umana e cristiana. Le vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata nascono e si sviluppano in un contesto di fedeltà al Vangelo. Grazie a Dio, nella vostra diocesi è in atto un confortante risveglio vocazionale e tutti i seminaristi sono qui presenti insieme alla Comunità diaconale. Il Signore che li ha chiamati li aiuti a perseverare sino alla fine.

Durante il Sinodo vi siete, altresì, giustamente preoccupati di far giungere a coloro che sono “lontani” l’annuncio vivo del Vangelo, non temendo di misurarvi con le sfide della cultura post-moderna. Proseguite in questo sforzo servendovi di ogni strumento utile a questo scopo. E, al riguardo, come non ricordare che quest’anno celebrate un’altra felice ricorrenza: il centenario del settimanale cattolico “L’Araldo Lomellino”? Questo benemerito periodico non solo va sostenuto, ma opportunamente potenziato. Con esso sia vostra cura valorizzare ogni moderno mezzo di comunicazione sociale al servizio dell’evangelizzazione.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Poc’anzi il Vescovo ha ricordato che la vostra Cattedrale è stata di recente riportata all’originario splendore. Essa è il cuore e l’immagine della Comunità cristiana. Siate voi le “pietre vive” dell’edificio spirituale che è la Chiesa in Vigevano. Camminate uniti verso il Grande Giubileo del Duemila, perché esso sia tempo provvidenziale di conversione e di risveglio spirituale.

Maria Santissima, che voi venerate come Madonna della Bozzola, vegli, quale Madre premurosa, sulle vostre famiglie. Vi proteggano i santi Patroni della diocesi, Ambrogio e Carlo. Vi sia di conforto e di incoraggiamento anche la mia Benedizione, che estendo di cuore all’intera vostra Comunità diocesana.




AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA CANONIZZAZIONE


DI MARCELLINO BENEDETTO CHAMPAGNAT,


DON GIOVANNI CALABRIA E SUOR AGOSTINA PIETRANTONI


Lunedì, 19 aprile 1999

107
Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Sono lieto di accogliere nuovamente tutti voi, venuti per la canonizzazione di Marcellino Champagnat, Giovanni Calabria ed Agostina Livia Pietrantoni. L'odierno incontro ci offre la felice occasione di prolungare la festa di ieri, nel clima della gioia pasquale caratteristica di questo tempo liturgico.

Rendiamo grazie al Padre che è nei cieli, origine e sorgente di ogni santità, per aver donato alla Chiesa ed al mondo questi suoi figli prediletti. In loro Iddio ha compiuto grandi cose, plasmando in essi, con la forza soave dello Spirito Santo, l'immagine stupenda del suo Unigenito Figlio. Mentre vediamo profilarsi all'orizzonte il traguardo dell'anno Duemila, come non pensare alla schiera numerosa di Beati e di Santi che la Grazia divina ha fatto germogliare e fruttificare nei solchi di questi due millenni? Nella vita dei santi si fa già presente e operante in questo mondo il Regno dei cieli.

2. Chers pèlerins venus célébrer la canonisation de Marcellin Champagnat, je suis heureux de vous accueillir. Votre présence est significative de votre attention au charisme toujours actuel de ce saint auquel se rattachent tant de vocations. Je salue Monseigneur Pierre Joatton, évêque de Saint-Étienne, et les membres des Instances civiles du département de la Loire où vécut saint Marcellin. Je salue particulièrement les Frères maristes, Institut qu’il a fondé, ainsi que les membres des autres Instituts de la famille mariste. Chers jeunes, venus notamment d’Espagne, du Mexique, de France, pour manifester votre attachement à l’esprit de l’éducation donnée par le Père Champagnat, je vous encourage à rester fidèles à la route vers Dieu qu’il vous a indiquée.

Je salue aussi les enseignants qui assurent une mission partagée avec les Frères Maristes et qui sont venus dire leur admiration pour Marcellin Champagnat, apôtre de la jeunesse, et leur désir de poursuivre le même service éducatif que lui, dans le respect des jeunes et de leur évolution. Je salue enfin les membres des branches laïques maristes qui veulent vivre selon l’esprit de saint Marcellin, à travers tous leurs engagements. En vous mettant à l’école de Marie, puissiez-vous tous suivre le Christ et avoir le souci de le faire connaître !

Nous pouvons rendre grâce pour les nombreux disciples du Père Champagnat qui ont vécu avec fidélité leur mission jusqu’au témoignage du martyre. Nous nous souvenons spécialement des onze Frères, témoins de la vérité et de la charité, morts tragiquement, ces cinq dernières années, en Algérie, au Rwanda et en République démocratique du Congo. Témoins cachés de l’espérance, ils s’ajoutent au très long martyrologe des Frères maristes, qui a commencé dès le début de la fondation avec le Frère Jacinto. Nous pensons encore à saint Pierre Chanel, Père mariste, premier martyr de l’Océanie.

À tous les fidèles présents, ainsi qu’à tous les Frères maristes du monde, aux personnes qui oeuvrent avec eux dans le domaine éducatif et à tous les jeunes qui bénéficient de leur apostolat, j’accorde de tout coeur la Bénédiction apostolique.

3. Nell’anno in cui la Chiesa, in cammino verso il Grande Giubileo, fissa lo sguardo sull’infinita tenerezza di Dio Padre, riconosciamo in san Giovanni Calabria, sacerdote veronese fondatore dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza, un mirabile riflesso della divina paternità. Egli stesso, del resto, così concepì, fin dall’inizio, la missione affidatagli dal Signore: sentiva di essere chiamato a “mostrare al mondo che la Divina Provvidenza esiste, che Dio non è straniero, ma che è Padre, e pensa a noi, a patto che noi pensiamo a Lui e facciamo la nostra parte, che è quella di cercare in primo luogo il santo Regno di Dio e la sua giustizia” (Don Giovanni Calabria, Lettera ai suoi religiosi, III, 19 marzo 1933). L’anima di tutta la sua intensa attività apostolica e caritativa fu la scoperta, attraverso il Vangelo, dell’amore del Padre celeste e di Cristo per l’uomo.

La carità evangelica è stata la virtù che maggiormente ha caratterizzato la sua vita. Una dottoressa ebrea, da lui nascosta tra le sue Suore per sottrarla ai nazifascisti, ha testimoniato che ogni momento della sua esistenza appariva come una personificazione dell’inno dell’apostolo Paolo alla carità. Auguro di cuore ai suoi figli ed alle sue figlie spirituali, ai quali rivolgo qui un caloroso saluto, di prolungare ed estendere sempre più l’incontenibile amore che traboccava dal cuore di questo santo sacerdote, conquistato da Cristo e dal suo Vangelo.

4. La Chiesa gioisce, oggi, insieme con l’intera famiglia religiosa delle Suore della Carità di santa Giovanna Antida Thouret per il dono di santa Agostina Livia Pietrantoni. A pochi giorni dalla celebrazione del secondo centenario di fondazione dell’Istituto, lodiamo il Signore per le meraviglie da Lui compiute nella vita di questa fedele discepola di santa Giovanna Antida. Allo stesso tempo, vogliamo ringraziarlo anche per gli abbondanti frutti di bene maturati in questi due secoli di vita della Congregazione, attraverso l’umile e generosa opera di tante Suore della Carità.

Cresciuta in una famiglia abituata alla fatica e radicata nella fede, la nuova Santa abbracciò l’ideale vincenziano, fatto di carità, di umiltà, di semplicità, ed espresso nel rispetto dell’altro, nella cordialità, nel senso del dovere “fatto bene”. Durante gli anni di servizio nell’Ospedale Santo Spirito ai malati di tubercolosi, Suor Agostina incontra l’uomo che soffre e che implora il riconoscimento della dignità della propria integrità fisica e spirituale. In un’epoca caratterizzata da un vento di laicizzazione, Agostina Livia Pietrantoni si fa testimone dei valori dello spirito. Dei suoi malati, allora incurabili e spesso esasperati e difficili da trattare, ella dice: “In essi servo Gesù Cristo... mi sento infiammata di carità per tutti, pronta a sostenere qualunque sacrificio, anche a spargere il sangue per la carità”. Il sacrificio supremo del sangue sarà il suggello definitivo della sua vita, interamente spesa nell’indiviso amore a Dio ed ai fratelli.

108 Possa il suo esempio infiammare le Consorelle della Congregazione di sant’Antida e spingerle ad un’ardente testimonianza di quella carità che csotituisce la sintesi della legge divina ed è vincolo di ogni perfezione (cfr Col 3,14).

4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Guardiamo ai nuovi Santi, ed apprendiamo da essi il segreto della santità. Approfondiamo i loro carismi, assimiliamo lo spirito che hanno lasciato in eredità ed imitiamo i loro esempi. E la pace di Cristo regnerà nei nostri cuori! Questo ottenga a ciascuno la Madre del Redentore, Regina di tutti i Santi.

Con tali sentimenti, imparto di cuore a voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.


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