GP2 Discorsi 1999 176

176 4. Ci incontriamo oggi a Torun, nella città chiamata “la città di Copernico”, nell’Università a lui intitolata. La scoperta fatta da Copernico, e la sua importanza nel contesto della storia della scienza, ci ricorda la contrapposizione sempre viva esistente tra la ragione e la fede. Benché per Copernico stesso la scoperta sia divenuta fonte di una ancor maggiore ammirazione per il Creatore del mondo e per la potenza della ragione umana, per molti fu motivo per contrapporre la ragione alla fede. Quale la verità? La ragione e la fede sono due realtà che devono reciprocamente escludersi?

Nella divergenza tra la ragione e la fede si esprime uno dei grandi drammi dell’uomo. Ha molte cause. Specialmente iniziando dal tempo dell’Illuminismo, l’esagerato e unilaterale razionalismo portò alla radicalizzazione delle posizioni sul terreno delle scienze naturali e su quello della filosofia. La scissione, sorta in questo modo, tra la fede e la ragione recò danni irreparabili non soltanto alla religione, ma anche alla cultura. Nel fuoco di polemiche acute veniva spesso dimenticato il fatto che la fede “non teme la ragione, ma la ricerca e in essa confida. Come la grazia suppone la natura e la porta a compimento, così la fede suppone e perfeziona la ragione” (Fides et ratio, 43). La fede e la ragione sono come “le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità” (Ibid., introduzione). Oggi bisogna operare a favore della riconciliazione tra la fede e la ragione. Ho scritto nell’Enciclica Fides et ratio: “La fede, privata della ragione, ha sottolineato il sentimento e l’esperienza, correndo il rischio di non essere più una proposta universale. E’ illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggior incisività; essa, al contrario, cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione. Alla stessa stregua, una ragione che non abbia dinanzi una fede adulta non è provocata a puntare lo sguardo sulla novità e radicalità dell’essere. (...) Alla parresia della fede deve corrispondere l’audacia della ragione” (n° 48). In fondo questo è il problema dell’unità interiore dell’uomo, sempre minacciata dalla divisione e dall’atomizzazione della sua conoscenza, a cui manca il principio unificatore. In questo campo un compito particolare si pone oggi alla ricerca filosofica.

5. Agli uomini di scienza e agli uomini di cultura è stata affidata una speciale responsabilità per la verità - il tendere ad essa, il difenderla e il vivere secondo essa. Conosciamo bene le difficoltà unite alla ricerca umana della verità, tra le quali oggi primeggiano: lo scetticismo, l’agnosticismo, il relativismo e il nichilismo. Si cerca frequentemente di persuadere l’uomo che è definitivamente tramontato il tempo della certezza della conoscenza della verità e che siamo condannati irrevocabilmente ad una totale assenza di senso, alla provvisorietà della conoscenza, ad una costante instabilità e relatività. In una simile situazione sembra impellente la necessità di confermare la fondamentale fiducia nella ragione umana e la sua capacità di conoscere la verità - anche quella assoluta e definitiva. L’uomo è in grado di elaborare per sé una uniforme e organica concezione della conoscenza. La frammentazione del sapere distrugge l’unità interiore dell’uomo. L’uomo aspira alla pienezza della conoscenza, poiché è un essere che per natura cerca la verità (cfr Fides et ratio, 28) - e non può vivere senza di essa. Occorre che la scienza contemporanea, e specialmente l’attuale filosofia, ritrovino - ciascuna nel proprio ambito - quella dimensione sapienziale che consiste nella ricerca del senso definitivo e globale dell’umana esistenza.

La ricerca della verità si compie non soltanto in un travaglio individuale in biblioteca o in laboratorio, ma possiede anche la dimensione comunitaria. “La perfezione dell’uomo, infatti, non sta nella sola acquisizione della conoscenza astratta della verità, ma consiste anche in un rapporto vivo di donazione e di fedeltà verso l’altro. In questa fedeltà che sa donarsi, l’uomo trova piena certezza e sicurezza. Al tempo stesso, però, la conoscenza per credenza, che si fonda sulla fiducia interpersonale, non è senza riferimento alla verità: l’uomo, credendo, si affida alla verità che l’altro gli manifesta” (Fides et ratio, 32). Questa, certamente, è un’esperienza cara a ciascuno di voi. Si raggiunge la verità anche grazie agli altri, nel dialogo con gli altri e per gli altri. La ricerca della verità e la condivisione di essa con altri è un importante servizio sociale, a cui sono chiamati in modo particolare gli uomini di scienza.

6. Grandi sfide si presentano oggi di fronte alla scienza - ed anche di fronte alla scienza polacca. Lo sviluppo inaudito delle scienze e il progresso tecnico generano fondamentali interrogativi riguardo ai limiti dell’esperimento, riguardo al senso e alle direzioni dello sviluppo tecnico, riguardo ai limiti dell’ingerenza dell’uomo sulla natura e sull’ambiente naturale. Tale progresso è al contempo fonte di fascino e di paura. L’uomo sempre più spesso teme i prodotti della propria ragione e della propria libertà. Si sente in pericolo. Perciò più che mai importante ed attuale è ricordare la verità fondamentale che il mondo è dono di Dio Creatore che è Amore, e l’uomo-creatura è chiamato ad un prudente e responsabile dominio sul mondo della natura, e non alla sua sconsiderata distruzione. Occorre ricordarsi altresì che la ragione è dono di Dio, segno della somiglianza a Dio, che ogni uomo porta in sé. Perciò è così importante il costante ricordo che un’autentica libertà delle ricerche scientifiche non può prescindere dal criterio della verità e del bene. La sollecitudine per la coscienza morale e per il senso di responsabilità della persona da parte degli uomini di scienza cresce oggi al rango di fondamentali imperativi. E’ proprio a questo livello che si decidono sia le sorti della scienza contemporanea, sia, in un certo senso, le sorti di tutta l’umanità. Bisogna infine ricordare la necessità di un’incessante gratitudine per quel dono che per l’uomo è un altro uomo - colui, grazie al quale, con il quale e per il quale egli si inserisce nella grande avventura della ricerca della verità.

7. Conosco le difficoltà che oggi assillano le istituzioni accademiche polacche: sia il corpo docente, che gli studenti. La scienza polacca, come tutta la nostra Patria, si trova al presente in una fase di profonde trasformazioni e di riforme. So anche, che ciononostante, i ricercatori polacchi raggiungono significativi successi, di cui mi rallegro e mi congratulo per questo con voi tutti.

Cari ed illustri Signori e Signore, vi voglio ancora una volta ringraziare per l’odierno incontro. Voglio assicurarvi della mia profonda partecipazione ai problemi della scienza polacca. Vi saluto cordialmente e per vostro mezzo saluto tutti gli ambienti accademici della Polonia, da voi qui rappresentati: sia i professori che gli studenti e tutto il personale amministrativo e tecnico, ed a ciascuno sono lieto di impartire la Benedizione Apostolica.

VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (5-17 GIUGNO 1999)

BENEDIZIONE DELLA NUOVA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA


Nuova Biblioteca Universitaria (Varsavia) - Venerdì, 11 giugno 1999

Illustri Signori!


Voglio salutare cordialmente tutti coloro che si sono riuniti in questo nuovo edificio della Biblioteca dell'Università di Warszawa - da tempo atteso - per prendere parte alla cerimonia della sua benedizione. Saluto cordialmente il Signor Cardinale Primate, il Rettore Magnifico insieme al Senato e ai Professori dell'Università e il Signor Rettore Eletto. Mi rallegro della presenza dei Rettori e dei Professori di altre istituzioni accademiche di Warszawa. Saluto il Signor Ministro dell'Istruzione, i rappresentanti dell'Accademia Polacca delle Scienze e i rappresentanti del mondo della cultura.

La Biblioteca è un'istituzione che con la sua esistenza stessa testimonia lo sviluppo della cultura. È costituita, infatti, dal tesoro di opere scritte, nelle quali l'uomo esplica la propria creatività, la propria intelligenza, la conoscenza del mondo e degli uomini ed anche la capacità di autodominio, di sacrificio personale, di solidarietà e di lavoro a favore dello sviluppo del bene comune (cfr Centesimus annus CA 51). In una raccolta di libri, gestita sistematicamente, ai vecchi manoscritti ed incunaboli vengono aggiunti nuovi libri e periodici. Il tutto costituisce un eloquente segno dell'unità delle generazioni che si susseguono, formando da una varietà di tempi e di questioni un comune patrimonio di cultura e di scienza. La biblioteca, dunque, è un particolare tempio della creatività dello spirito umano in cui si rispecchia quel Soffio divino, che accompagnava l'opera della creazione del mondo e dell'uomo. Se cerchiamo una motivazione per la presenza del Papa in questo edificio e per la cerimonia stessa della benedizione, occorre tornare proprio a quel momento in cui Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza, e l'invitò alla cooperazione nell'opera della creazione del bene e della bellezza. Tutto questo mette in evidenza il fatto che l'uomo risponde a tale invito; in un certo senso, questo rinvia a Colui che è la prima Causa dell'esistenza. Se dunque oggi ci troviamo in questo luogo che raccoglie i frutti del lavoro creativo dell'uomo, è giusto il nostro riferimento a Dio, colmo di gratitudine. È giusto il nostro desiderio che Lui benedica questo edificio, che il soffio del suo Spirito sia qui presente e diventi fonte di ispirazione per le future generazioni di uomini di cultura e di scienza.

177 L'invito rivolto al Papa di benedire questo magnifico edificio è un eloquente segno del fatto che l'ambiente accademico della capitale dimostra un atteggiamento positivo nei riguardi del patrimonio che il cristianesimo recò nel corso dei secoli alla cultura ed alla scienza della Patria; è segno che esso apprezza il suo valore metatemporale; che non solo desidera attingere ulteriormente da esso, ma anche di moltiplicarlo, portando al comune tesoro della cultura frutti di studi contemporanei e di ricerche. È un particolare segno di una crescente consapevolezza, che la Chiesa e gli ambienti scientifici sono alleati in modo naturale nel servire l'uomo.

Voglio infine esprimere la speranza che questa costruzione diventerà, conforme alle attese degli abitanti della capitale, l'inizio di un ringiovanito quartiere universitario di Powisle, che cambierà il volto di Warszawa. Possa questo comune sforzo delle autorità dello Stato, di quelle cittadine e di quelle accademiche, portare ulteriori frutti, non meno magnifici di questo edificio, che ho l'opportunità di benedire. Auguro che questa Biblioteca diventi il luogo in cui coloro che usufruiscono delle sue ricche risorse trovino l'indirizzo e il compimento della nobile passione della ricerca della verità.

Che Dio vi benedica tutti!



VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (5-17 GIUGNO 1999)

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

ALLA CONFERENZA EPISCOPALE POLACCA


Residenza del Cardinale Józef Glemp (Warszawa) - Venerdì, 11 Giugno 1999



Venerati Fratelli nell'Episcopato!

1. In spirito di gratitudine per il dono di un nuovo pellegrinaggio in Patria, invio il mio cordiale saluto a voi, Pastori della Chiesa in Polonia. Mi rivolgo a tutto l’Episcopato, al Signor Cardinale Primate come Presidente della Conferenza, ai Cardinali, agli Arcivescovi e ai Vescovi. Accettate da me una parola speciale, come espressione d’amore fraterno, di solidarietà e di permanente legame con la Chiesa in Polonia.

L'attuale pellegrinaggio, il più lungo di tutti quelli finora da me compiuti, avviene alla vigilia del Grande Giubileo dell’Anno 2000, nell’anno dedicato a Dio Padre. La grazia della fede e la luce dello Spirito Santo che vive nella Chiesa ci permettono di cogliere la piena dimensione salvifica degli eventi e dei grandi anniversari, ai quali è connesso questo pellegrinaggio. Come a figli dello stesso “Padre (. . .) celeste” (Mt 5,45), ci viene dato una volta ancora di sperimentare il suo amore nella comune celebrazione. Quest’amore rivelato in Cristo costituisce il contenuto più profondo della vita cristiana: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Jn 17,3).

Tra gli eventi della storia e gli anniversari, visti nella prospettiva del piano salvifico di Dio che comprende anche i nostri tempi, celebriamo insieme il millennio della canonizzazione di Sant’Adalberto, il giubileo del millennio dell’istituzione delle strutture ecclesiastiche in terra polacca, con la prima Metropoli e l’Arcidiocesi di Gniezno, con le Diocesi da essa dipendenti di Kraków, di Wroclaw e di Kolobrzeg, ed il bicentenario dell’istituzione della diocesi di Warszawa. Chiuderemo inoltre il II Sinodo Plenario.

2. Rendo grazie a Dio per i vent’anni del mio servizio alla santa Chiesa, nella Sede di Pietro, anche perché in questo tempo ho potuto servire in modo speciale la Chiesa nella mia Patria. Questo momento di svolta nella storia invita anche a guardare con cristiana speranza verso il futuro, verso l’ormai prossimo terzo millennio.

La presente visita costituisce in un certo senso il coronamento di tutti i precedenti pellegrinaggi in Polonia. Lo mette in evidenza anche il suo motto: “Dio è amore” (1Jn 4,8). L’amore è infatti il “pieno compimento della legge” (Rm 13,10). “La carità, nel suo duplice volto di amore per Dio e per i fratelli, è la sintesi della vita morale del credente. Essa ha in Dio la sua scaturigine e il suo approdo” (Tertio millennio adveniente TMA 50).

3. Il Vangelo delle otto beatitudini contenuto nel discorso della montagna, accompagna in qualche modo questo pellegrinaggio e dirige il nostro pensiero verso Cristo. La sua vita è la realizzazione di tutte le beatitudini e mostra una visione del cristianesimo valida per ogni tempo. Formati in questo spirito, discepoli e confessori di Cristo saranno per ogni generazione vivi testimoni della sua presenza salvifica e condurranno altri uomini a Dio che è Amore. La Chiesa, come “universale sacramento della salvezza” (Lumen gentium LG 48), dovrebbe, di giorno in giorno, diventare un segno di Cristo vivente per i secoli, più leggibile e più trasparente, che vuole “che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Condizione indispensabile di tale agire, cioè della realizzazione della missione salvifica della Chiesa, è l’amore. Su di esso viene edificata la Chiesa e su di esso cresce e si sviluppa: “perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Jn 17,23). L’essenza dell’apostolato di tutti i membri della Chiesa è la diffusione della verità sull’amore di Dio. Fate di tutto affinché questa verità venga annunciata, accettata e realizzata nella vita dei pastori e di tutti i credenti.

178 Il discorso della montagna è il programma per tutta la Chiesa. La comunità della Nuova Alleanza si realizza quando si basa sulla legge dell’amore inscritta in ogni cuore umano (cfr Jr 31,31-33 He 10,16-17). Le beatitudini evangeliche costituiscono, in un certo senso, la concretizzazione di tale legge e, allo stesso tempo, garantiscono una vera e duratura felicità che scaturisce dalla purezza e dalla pace del cuore, frutti della riconciliazione con Dio e con gli uomini.

4. Quale eloquente segno del compimento della promessa delle beatitudini sono le schiere dei santi e dei beati e tra essi anche coloro che verranno elevati alla gloria degli altari durante questo pellegrinaggio: la beata Kinga, la cui canonizzazione avrà luogo a Stary Sacz, il beato Wincenty Frelichowski, elevato agli onori degli altari alcuni giorni fa a Torun, poi, la Serva di Dio Regina Protmann insieme al Servo di Dio Edmund Bojanowski e i cento e otto martiri, che nel periodo dell’occupazione disumana furono testimoni eroici della fede e che la Chiesa proclamerà beati tra pochi giorni qui, a Varsavia. Per la Chiesa in Polonia, insieme con la moltitudine dei figli e delle figlie di questa terra, essi sono un segno e un’esortazione che ricorda come la grazia della santità possa fiorire in ogni condizione e in ogni circostanza della vita, anche tra le persecuzioni, l’oppressione e le ingiustizie. Tra questi eroi della fede ci sono Vescovi e presbiteri che, imitando Cristo buon Pastore, non hanno esitato a “dare la vita per le loro pecore” (cfr Jn 10,11).

Cari Fratelli, fissate lo sguardo sugli esempi luminosi della loro vita, affinché l’amore per Dio e per l’uomo cresca nei vostri cuori e in quelli di tutti coloro che servite in qualità di Pastori. Una condizione indispensabile di fruttuosa cura pastorale è il legame personale con Cristo, che si manifesta prima di tutto nella preghiera e nell’amore pieno di spirito di sacrificio per la Chiesa, nostra Madre. “Poiché mi divora lo zelo per la tua casa, ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta” (Sal 68[69], 10).

5. Alle fonti di ogni rinnovamento c’è la parola di Dio, “che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati” (Ac 20,32). Rimane sempre attuale l’esortazione del Concilio Ecumenico Vaticano II che “la predicazione ecclesiastica come la stessa religione cristiana sia nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura. Nei Libri sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli e discorre con essi” (Dei Verbum DV 21). Alla luce e alla potenza della parola di Dio devono aprirsi prima di tutto i pastori, affinché - come ammonisce S. Agostino - colui a cui è stato affidato il santo ministero della parola non diventi all'esterno vano predicatore della parola di Dio, se non l’ascolta interiormente (cfr Sermo 179, I: PL 38, 966). “La parola di Dio è viva ed efficace” (He 4,12). Che essa alimenti la vostra spiritualità e diventi fonte di un apostolato fruttuoso, in conformità con il principio di S. Tommaso: “contemplata aliis tradere”. La parola di Dio è un insostituibile mezzo di salvezza degli uomini di tutti i tempi, in essa sta una così grande “efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale” (Dei Verbum DV 21).

6. Il più grande dovere pastorale di ciascuno di voi è la sollecitudine per un’immutabile trasmissione del deposito della fede. Ai nostri giorni la Chiesa universale ha ricevuto uno strumento prezioso, che serve ad un tale fine: il Catechismo della Chiesa Cattolica. Esso costituisce un eloquente segno dell’unità dell’insegnamento nella Chiesa. Nella Costituzione Apostolica Fidei depositum scrissi: “Questo Catechismo non è destinato a sostituire i Catechismi locali debitamente approvati dalle autorità ecclesiastiche, i Vescovi diocesani e le Conferenze episcopali, soprattutto se hanno ricevuto l’approvazione della Sede apostolica. Esso è destinato ad incoraggiare ed aiutare la redazione di nuovi catechismi locali, che tengano conto delle diverse situazioni e culture, ma che custodiscano con cura l’unità della fede e la fedeltà alla dottrina cattolica” (n. 4). L’attuazione di questo postulato da parte dei Pastori della Chiesa in Polonia è una delle più urgenti necessità del momento presente. Una catechesi sistematica e globale, comprendente al proprio interno anche la catechesi degli adulti, è indispensabile all’approfondimento e al rafforzamento della fede nei cuori degli uomini, di una fede consapevole, di una fede che influisce nella vita e nel comportamento.

7. Un evento molto importante per la Chiesa in Polonia è stato il II Sinodo Plenario. I documenti sinodali comprendono nel loro ambito tutti i più importanti settori della vita della Chiesa: la chiamata universale alla santità, l’opera della nuova evangelizzazione, la liturgia e il culto, il luogo e la missione dei cattolici laici nella vita sociale, economica e politica, la presenza dell’ispirazione evangelica nella cultura, il rinnovamento e il consolidamento della famiglia, l’educazione e la formazione al sacerdozio e alla vita consacrata. Il più importante compito e, senza dubbio, il più difficile sta ora davanti alle comunità delle Chiese locali, di cui siete a capo. Ho in mente il compimento e la realizzazione di tutto ciò che è stato scritto nel Sinodo come programma sotto forma di decreti maturi per essere realizzati. Formulo voti e prego affinché questo Sinodo diventi fonte d’ispirazione e di rinnovamento della vita cristiana nello spirito del Vangelo.

8. Nella prospettiva di entrare nell’Unione Europea, una questione molto importante è il contributo creativo, da parte dei credenti, alla cultura contemporanea. Ripeto una volta ancora le parole che ho pronunciato davanti ai Vescovi polacchi durante l’ultima visita Ad limina, all’inizio del 1998: “L’Europa ha bisogno di una Polonia che creda profondamente e che sia culturalmente creativa in modo cristiano, consapevole del ruolo che le è stato affidato dalla Provvidenza. Ciò con cui la Polonia può e deve rendere un servizio all’Europa è in linea di massima identico al compito della ricostruzione di una comunione di spirito basata sulla fedeltà al Vangelo nella propria casa. La nostra nazione ( . . .) Ha molto da offrire all’Europa, prima di tutto la sua tradizione cristiana e la ricca esperienza religiosa di oggi” (14.02.1998).

Alle soglie del terzo millennio si presentano nuove sfide storiche alla Chiesa in Polonia. La Polonia entra nel ventunesimo secolo come un paese libero e sovrano. Questa libertà, per non essere sciupata, esige degli uomini consapevoli non soltanto dei propri diritti, ma anche dei doveri: uomini generosi, animati dall’amore per la Patria e dallo spirito di servizio, che vogliono solidalmente costruire il bene comune e organizzare tutti gli spazi di libertà nella dimensione personale, familiare e sociale. Come già ho sottolineato più volte, la libertà esige anche un costante riferimento alla verità del Vangelo e alle stabili e sperimentate norme morali, che permettono di distinguere il bene dal male. Questo è particolarmente importante proprio oggi, nel tempo delle riforme vissute dalla Polonia.

Sono lieto che i laici si impegnino sempre più pienamente nella vita della Chiesa e della società. Ne sono espressione le numerose associazioni e organizzazioni cattoliche, specialmente l’Azione Cattolica e la partecipazione dei credenti alla vita pubblica, economica e politica. Auspico che i Pastori sostengano i fedeli laici, “affinché, in spirito di unità e mediante un servizio onesto e disinteressato, in collaborazione con tutti, sappiano conservare e sviluppare sul piano-socio politico la tradizione e la cultura cristiana” (Ad limina, 16.01.1998). Un grande aiuto in questo campo dovrebbe essere costituito dalla dottrina sociale della Chiesa, che va divulgata affinché “i valori e i contenuti del Vangelo pervadano le categorie del pensiero, i criteri di valutazione e le norme dell’azione dell’uomo” (Ad limina, 14.02.1998).

9. Nello spirito dell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis, circondate di particolare premura i fratelli sacerdoti come anche i seminaristi, affinché animati dallo spirito di zelo e di carità diventino sacerdoti secondo il Cuore divino. Cristo, sommo Sacerdote, vuole essere presente, attraverso le loro persone, in mezzo al suo popolo “come colui che serve” (Lc 22,27) e “offre la vita per le pecore” (cfr. Gv Jn 10,15). Questo invoca Sant’Adalberto, Vescovo e martire, nel millennio della sua canonizzazione. Mediante il suo ministero pastorale ed il suo sangue di martire, quasi mille anni fa crebbe sulle terre polacche la Chiesa, con la sua prima sede e metropoli nella Gniezno dei Piast.

Colgo l’occasione per attirare la vostra attenzione sulla grande questione della sollecitudine per le vocazioni sacerdotali e religiose. Occorre sviluppare la pastorale vocazionale, e prima di tutto pregare molto e esortare alla preghiera, perché non manchino persone disposte a seguire la voce di Cristo.

179 Con pari forza invocano santi pastori quei testimoni della fede che, come Antoni Julian Nowowiejski, Arcivescovo Leon Wetmanski, o il Vescovo Goral insieme con l’ormai beato Wincenty Frelichowski e con numerosi sacerdoti, religiosi, religiose e laici, saranno beatificati a Varsavia. La testimonianza della loro eroica fedeltà è un grande dono morale e un grande impegno per coloro che si sono assunti dopo di loro il servizio pastorale.

Il Grande Giubileo dell’Anno 2000 orienta in modo speciale il nostro pensiero e il nostro cuore verso la gioventù, che nel nuovo millennio formerà il volto della Chiesa e della Patria. La fiducia posta nei giovani non delude, perché essi sono particolarmente aperti all’autenticità del Vangelo. Ho sperimentato questo più volte durante i miei viaggi apostolici. Ringrazio di cuore tutti coloro che dedicano il loro tempo e i loro talenti, per trasmettere alla giovane generazione il grande patrimonio della cultura, della tradizione e della religiosità polacche, che si preoccupano di preparare i giovani al bell’amore, al matrimonio e alla paternità e maternità responsabile. Affinché i giovani possano soddisfare le speranze in loro riposte, occorre insegnare loro ad attingere forza dal contatto diretto con Dio dalla liturgia e dai santi sacramenti, dalla Sacra Scrittura, dalla vita e dall’apostolato della Chiesa. Anche i giovani hanno, specialmente oggi, bisogno di speranza. Bisogna sfruttare tutte le occasioni per un’armoniosa cooperazione della famiglia, della Chiesa, della scuola, delle autorità locali e dello Stato, per allontanare dai giovani i pericoli di cui la civiltà consumista di oggi è portatrice.

Alla vostra particolare sollecitudine raccomando anche la più piccola, ma allo stesso tempo la più importante, “comunità di vita e d’amore” (Gaudium et spes
GS 48), che è la famiglia. La società e la nazione si sfaldano senza famiglie sane e forti. La stabilità e l’unità della famiglia oggi però sono seriamente minacciate. Occorre opporsi a tale pericolo, formando, in collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, un clima favorevole al consolidamento della famiglia. Sono lieto che anche in Polonia sorgano dei movimenti pro-famiglia, che diffondono un nuovo stile di comportamento cristiano, dimostrando che là dove c’è vero amore e clima di fede, c’è anche posto per una vita nuova.

Conoscete bene la mia sollecitudine e i miei sforzi per la difesa della vita e della famiglia. Ovunque io sia, non cesso di proclamare nel nome di Cristo il fondamentale diritto di ogni uomo, il diritto alla vita. Continuate a fare il possibile per salvare la dignità e la salute morale della famiglia, affinché sia forte in Dio. Che la famiglia senta la vicinanza e il rispetto della Chiesa, e il suo sostegno negli sforzi per conservare la propria identità, stabilità e sacralità. Questo vi chiedo in modo particolare come Pastori.

10. Cari Fratelli! Tutto ciò che ho appena detto, esige un’enorme mobilitazione e la disponibilità spirituale di tutta la comunità della Chiesa, e specialmente dei suoi pastori. Rivolgo a voi ancora una volta un ardente appello: siate sull’esempio di Cristo stesso “come coloro che servono”, siate “buoni pastori che conoscono le loro pecorelle e sono da esse conosciuti, come veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti” (Christus Dominus CD 16). Auspico che, per opera del vostro servizio generoso e pieno di spirito di abnegazione, la Chiesa in Polonia sia sollecita per i “fratelli più piccoli” (cfr Mt 10,42), per i poveri, per i malati, per coloro che hanno subìto torti, per i sofferenti, per i privi di speranza. Serva tutti con l’immensità dei doni salvifici, ricevuti da Cristo per il bene di ogni uomo. Il Vescovo, come recita il tema della prossima Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, deve servire il Vangelo di Cristo, per portare la speranza al mondo.

Gesù Cristo vi ha fatto Pastori del Popolo di Dio in questo storico periodo che si trova a cavallo di due millenni. La vostra attività apostolica può produrre frutti per il bene delle anime soltanto grazie al suo aiuto e alla sua luce. “Senza Cristo non possiamo far nulla” (cfr Gv Jn 15,5), senza di lui a nulla servono gli sforzi umani. Prego il Signore perché conceda abbondanti doni per voi e per tutta la Chiesa in Polonia. Per la comune fatica evangelizzatrice vi affido alla Beata Vergine Maria, Madre del Verbo Incarnato, unico Salvatore del mondo e di cuore vi benedico.

Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli (Ap 7,12).

VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (5-17 GIUGNO 1999)


DURANTE LA VISITA ALLA CHIESA DEI


PADRI BASILIANI GRECO-CATTOLICI


Chiesa greco - cattolica (Varsavia) - Venerdì, 11 maggio 1999



Sia lodato Gesù Cristo!
Cari Fratelli e Sorelle!

1. A tutti i presenti rivolgo un cordiale saluto. Saluto in modo particolare l’Arcivescovo Jan, Metropolita di Przemysl-Warszawa, come pure il Superiore Generale dell’Ordine Basiliano di San Giosafat, il Protoarchimandrita Dionisio, insieme con i superiori provinciali della Polonia, dell’Ucraina, della Slovacchia, della Romania e dell’Ungheria. Esprimo la mia gioia per l'elevazione all'Episcopato del vostro Provinciale, P. Vladimiro, destinato alla sede di Wroclaw-Gdansk. Lo saluto di tutto cuore, come pure i sacerdoti, le religiose, i fratelli e i fedeli laici della Chiesa greco-cattolica, tutti a me cari.

Sono lieto di poter visitare questo tempio basiliano per la seconda volta. Venni qui come Pontefice la prima volta nel 1979, ma i tempi erano diversi e l'incontro non poté essere annunciato in anticipo. Con quella mia visita ho voluto esprimere il mio grande riconoscimento non solo all’Ordine dei Padri Basiliani, ma a tutta la Chiesa greco-cattolica, costretta allora al silenzio.

180 La numerosa presenza oggi della gerarchia, del clero, dei rappresentanti delle comunità religiose e dei fedeli laici testimonia il fatto che voi, di nuovo, potete professare liberamente la vostra fede e rendere lode a Dio uno e trino. Insieme a voi ringrazio la divina Provvidenza per quest’incontro ed esclamo con gioia insieme al Salmista: “In te, Signore, ci siamo rifugiati, mai siamo stati delusi. Sei stato per noi la rupe che ci accoglieva, la cinta di riparo che ci salvava e non ci hai consegnati nelle mani del nemico. Quanto è grande la tua bontà, Signore” (cfr Sal 30[31], 2-3.9.20).

2. La vita cristiana è una continua lotta per l'avvento del regno di Dio, che entrò nella storia umana e definitivamente realizzato da Cristo. Tale regno, tuttavia, non è di questo mondo; esso è del Padre e soltanto il Padre può realizzarlo tra gli uomini. Ad essi è affidato il compito di essere terreno fertile, nel quale il regno possa svilupparsi e crescere. A volte occorre sopportare grandi sacrifici e persecuzioni perché ciò avvenga. Nell’arco dei secoli, la vostra Chiesa venne sottoposta molte volte a simile prova di fedeltà, specialmente durante il governo degli zar, come pure sotto il regime comunista ateo.

Rendo grazie a Dio per l’elevazione alla gloria degli altari di quei vostri fratelli, che offrirono la somma testimonianza a Pratulin. Oggi tutti insieme ci troviamo davanti alle loro reliquie e alla loro icona e fissiamo il loro luminoso esempio di una fede semplice, sincera e sconfinata. Con grande venerazione ricordiamo anche la moltitudine dei nostri contemporanei “martiri e confessori della fede della Chiesa in Ucraina (...). Essi hanno conosciuto la verità, e la verità li ha resi liberi. I cristiani d’Europa e del mondo, chini in preghiera sul limitare dei campi di concentramento e delle prigioni, devono essere riconoscenti per quella loro luce di Cristo, che essi hanno fatto risplendere nelle tenebre. Queste, agli occhi del mondo, sono apparse per lunghi anni vincenti, ma non hanno potuto spegnere quella luce, che era luce di Dio e luce dell’uomo offeso ma non piegato” (Lettera Apostolica per il quarto centenario dell’Unione di Brest, 4).

Incoraggiati dall’esempio di questi intrepidi testimoni della fede, potete e dovete accettare con coraggio le grandi sfide che vi si pongono dinanzi. Oggi, come non mai, le nazioni hanno bisogno della luce del Vangelo e delle energie che da esso scaturiscono, per realizzare il regno di Dio nel mondo e nel cuore degli uomini. I nostri fratelli che per lunghi anni ne furono privati hanno bisogno di questa luce.

3. Mi rivolgo in modo speciale a voi, Padri e Fratelli dell’Ordine Basiliano di San Giosafat. Nella Lettera apostolica Orientale lumen scrissi: “Il monachesimo è stato da sempre l’anima stessa delle Chiese orientali” (n. 9). Queste parole si possono riferire anche alla Comunità Basiliana, che nel corso della sua lunga storia è stata sempre una piccola parte viva della Chiesa greco-cattolica.

San Basilio il Grande, uno dei più eminenti Padri della Chiesa Orientale, indicò a quanti volevano donarsi totalmente a Dio la via della vita monastica, “dove il precetto della carità concretamente vissuta diventa ideale di convivenza umana, e dove l’essere umano cerca Dio senza barriere e impedimenti” (cfr Orientale lumen, 9). San Basilio è per voi modello del servizio perfetto di Dio e della Chiesa. Tutta la sua vita fu una coerente realizzazione della virtù della fede e la pratica dell’amore attivo, nello spirito dei consigli evangelici. Nel corso dei secoli l’insegnamento di San Basilio portò frutti maturi di vita religiosa, prima di tutto in Oriente.

Il canto a voi noto dice: “Rallegrati, Basilio, gerarca santo, Patriarca di Cesarea, oggi ti vogliamo onorare”. Rallegrati alla vista delle moltitudini di discepoli attirati nell’arco dei secoli dall’esempio della tua santa vita e dal tuo insegnamento ascetico, lasciatici come perpetuo patrimonio di tutto il cristianesimo. Rallegrati di tanti tuoi figli spirituali che, mediante la santità della vita, divennero testimoni della trasformante grazia di Dio, e con la profondità e la perspicacia della mente conoscevano e predicavano i meravigliosi misteri del Padre che danno la vita. Hanno confermato la loro fedeltà alla Chiesa nello spazio dei secoli, sopportando con coraggio le persecuzioni, le sofferenze e perfino la morte. Tra loro vi furono anche Vescovi, Padri e Fratelli del vostro Ordine.

4. Cari Padri e Fratelli!

Alle soglie del terzo millennio cristiano, la divina Provvidenza pone dinanzi a voi importanti compiti da realizzare. Come persone consacrate a Dio, dovete essere il sale della terra, segno particolare e modello di fedeltà alla vocazione cristiana sulla via dei consigli evangelici: povertà, castità e obbedienza. Oggi gli uomini hanno tanto bisogno di modelli da imitare, specialmente in quei Paesi dove la Chiesa è stata sottoposta a dure persecuzioni ed ha sperimentato dolorose umiliazioni.

Siete chiamati alla preghiera. Che essa scandisca le singole tappe di ogni giornata della vostra vita. Ho in mente, anzitutto, la Liturgia eucaristica, il coro comune, la preghiera privata con la meditazione della Sacra Scrittura, la lettura degli scritti dei Padri Orientali della Chiesa, in modo speciale delle opere di San Basilio il Grande. Avete bisogno di preghiera perché, grazie ad essa, vi santificate e vi perfezionate interiormente. Il mondo ha bisogno della vostra preghiera, specialmente quanti sono alla ricerca del senso della vita o della guarigione interiore.

Su di voi grava il dovere di una fedele osservanza delle vostre tradizioni liturgiche. In Oriente furono soprattutto i monasteri il luogo della celebrazione della liturgia in tutta la sua bellezza e maestà. Questa antica tradizione dovrebbe essere osservata fedelmente da voi e trasmessa alle future generazioni di religiosi. “Essa è parte integrante del patrimonio della Chiesa di Cristo; la prima necessità per i cattolici è di conoscerla per potersene nutrire e favorire, nel modo possibile a ciascuno, il processo dell’unità” (cfr Orientale lumen, 1).

181 Vorrei anche attirare l’attenzione sull’importante problema dell’unità della Chiesa. L’Ordine Basiliano possiede grandi meriti in questo campo. I vostri predecessori si sentivano pienamente responsabili di quell’unità, per la quale con tanto ardore pregò Cristo durante l’Ultima Cena: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Jn 17,21). Figura eminente è stato San Giosafat Kuncewicz, Vescovo e martire, che diede la propria vita per la grande causa dell’unità della Chiesa.

Lo sforzo a favore dell’unità ha bisogno di preghiera, che trasforma la nostra vita con la luce e la verità, rendendoci un’icona di Cristo. Perciò uno dei grandissimi compiti di tutte le comunità religiose è la preghiera sincera ed incessante. I cristiani che aspirano all’unità devono prima di tutto rivolgere gli occhi al cielo ed implorare Dio di destare sempre nuovamente il desiderio dell’unità, per ispirazione dello Spirito Santo. L’unità può essere raggiunta soltanto con l’aiuto della grazia divina.

Nel corso della storia avete dato testimonianza di un profondo impegno nelle opere d’apostolato, dimostrando sempre disponibilità a servire la Chiesa. Oggi, specialmente ad Oriente come pure in Ucraina, si sente un grande bisogno dell’evangelizzazione. La Chiesa vi guarda con speranza e fiducia, e conta sulla vostra collaborazione. Perché tale aiuto possa produrre i frutti attesi è necessaria un’istruzione teologica e un’adeguata formazione spirituale. Soltanto allora potrete servire bene gli uomini, mostrando con la vostra vita l’amore di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo.

5. Cari Fratelli e Sorelle! Conservate con fervore la vostra tradizione come un peculiare patrimonio spirituale. Essa costituisce la forza della vostra vita e del vostro operato. Ricordate la grande testimonianza di fedeltà a Cristo, alla Chiesa e al Successore di San Pietro offerta dai vostri confratelli. Preferirono perdere la loro vita piuttosto che separarsi dalla Sede Apostolica. Le loro sofferenze e il loro martirio sono per la vostra Chiesa una fonte inesauribile di grazia ora e per il futuro. Dovete custodire nei vostri cuori questo grande patrimonio di fede, di preghiera e di testimonianza, per trasmetterlo alle generazioni che verranno.

La responsabilità per la Chiesa non è compito soltanto del Papa, dei Vescovi, dei sacerdoti e dei religiosi. La Chiesa è il Corpo mistico di Cristo, di cui siamo responsabili tutti, senza alcuna eccezione.

Sono presenti in questo tempio i rappresentanti della vostra Chiesa: il clero, i consacrati, i fedeli laici della Polonia e di altri Paesi. Formiamo insieme una comunità riunita in Cristo.

Prego Iddio affinché la Chiesa greco-cattolica fiorisca di un’autentica vita cristiana e porti la Buona Novella a tutti i fratelli e a tutte le sorelle nell’Ucraina e nella diaspora. Perché, con spirito di responsabilità, custodisca l’unità di tutta la Chiesa e la sostenga attivamente mediante l'impegno nel campo ecumenico.

Vi affido alla protezione di Maria Santissima, Madre di Dio e Madre della Chiesa.

Madre di Dio, venerata dai cherubini
e famosa molto di più dei serafini.
Guarda benigna questa Chiesa cattolica orientale.
182 Aiuta i tuoi figli, eredi del battesimo di San Vladimiro,
affinché possano confessare con coraggio la fede nel Tuo Figlio
e colmi dell’amore, diventino testimoni
dell’ineffabile amore di Dio Uno e Trino
davanti a quanti sono alla ricerca di quest’amore.
Rafforza la loro speranza
sul cammino verso la casa del Padre.

Con la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

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