GP2 Discorsi 1999 202

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


A SUA SANTITÀ KAREKIN I


CATHOLICOS - PATRIARCA SUPREMO DI TUTTI GLI ARMENI


A Sua Santità Karekin I

Catholicos - Patriarca Supremo di tutti gli Armeni

1. Poiché la mia visita ufficiale in Armenia e alla Chiesa Apostolica Armena ha dovuto essere rinviata, e le circostanze mi hanno impedito di incontrare Vostra Santità al termine della mia vista pastorale in Polonia, Le scrivo per assicurarLe la mia spirituale vicinanza in questo momento difficile a causa della malattia, mentre sta offrendo una commovente testimonianza al Cristo sofferente.

Affido questo messaggio al Cardinale Edward Idris Cassidy, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che recherà personalmente a Vostra Santità i miei sentimenti di profonda stima e fraterno affetto. Ricordo con gratitudine le due visite che Ella, come Catholicos e Patriarca Supremo di tutti gli Armeni, mi ha fatto a Roma, e saluto cordialmente i membri del Santo Sinodo, come pure l’intera Chiesa Apostolica Armena, alla quale invio i miei migliori auguri.

2. Ho grandemente desiderato di visitare l’Armenia, dove all’ombra del Monte Ararat la fede cristiana ha messo radici profonde ed è cresciuta rigogliosa. Portata dagli apostoli Bartolomeo e Taddeo, alimentata pure dall’apporto delle Chiese della Cappadocia, di Edessa e di Antiochia, la fede cristiana ha modellato la cultura armena, come d’altra parte la cultura armena ha contribuito ad arricchire la comprensione della fede cristiana in nuove e singolari espressioni. In questi giorni, la liturgia armena celebra la memoria dei Santi traduttori Sahak e Mashtots. La creazione di un alfabeto nazionale da parte del monaco Mashtots costituì un significativo passo verso la formazione di una nuova cultura cristiana in Armenia.

Alcuni mesi fa, ebbi l’onore di unirmi a Vostra Santità per inaugurare in Vaticano una mostra dedicata alla storia ed alla cultura armena. Quale magnifica eredità, così intimamente permeata di spiritualità cristiana! I popoli che accolgono l’insegnamento di Cristo non devono rinunciare alla propria identità; al contrario, dal Battesimo traggono anzi nuova linfa a sostegno del proprio genio nazionale. Attendo con impazienza, Santità, di poter fare esperienza personale, quando le circostanze lo permetteranno, della straordinaria creatività che ha caratterizzato e plasmato il popolo armeno lungo i secoli.

Vivendo alle pendici del Monte Ararat, gli Armeni sono sempre stati un popolo “di frontiera”. Lungo la loro storia, tale posizione geografica ha lasciato in essi un’impronta profonda. Infatti, attingendo all’eredità missionaria, spirituale, liturgica e culturale dell’intera “oikumene” cristiana, la Chiesa Apostolica Armena ha sviluppato la propria identità in spirito di grande apertura verso le differenti tradizioni ecclesiali circostanti. Lungo i secoli, si è impegnata in diretti e fecondi scambi con le tradizioni siriaca, bizantina e latina.

Lo stesso spirito di apertura l’ha resa capace di offrire aiuto e sostegno alle Chiese vicine quando hanno dovuto affrontare momenti di prova e di avversità. L’attuale apporto della Chiesa Apostolica Armena al movimento ecumenico è parte di una lunga tradizione di apertura e di scambio fraterno.

203 3. All’interno del mondo cristiano, l’Est e l’Ovest non furono mai completamente isolati tra loro; ci furono sempre momenti di interazione e aree di mutuo arricchimento. Santità, mi unisco a Lei nella preghiera affinché il patrimonio teologico e spirituale delle nostre rispettive tradizioni possa continuare ad arricchirci vicendevolmente. Ci sia dato di vivere fedeli all’insegnamento di san Paolo: “Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” (1Co 12,4-6).

Sebbene molti sforzi ecumenici durante i secoli non abbiano avuto successo, lo spirito e i principi che li hanno motivati non hanno perso affatto il loro valore. Come non ricordare qui i passi intrapresi dal Catholicos Nerses Snorhali per promuovere la comunione tra la Chiesa Armena e quella Bizantina? Le sue lettere all’imperatore bizantino rimangono una testimonianza ecumenica di prim’ordine, capace ancora oggi di ispirarci mentre camminiamo verso il ristabilimento della piena comunione tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Apostolica Armena. L’unica condizione necessaria per l’unione, dichiarava il Catholicos Nerses Snorhali in una delle sue lettere, è la verità della fede nella carità. Che sia dato anche a noi di poter riscoprire la nostra piena comunione precisamente nella verità della fede animata dalla carità!

Santità, questo è il mio desiderio e questo è il desiderio dell’intera Chiesa cattolica La visita del Cardinale Cassidy, a mio nome, per consegnarLe questo messaggio vuol essere una conferma di questa speranza.

4. Dal Concilio Vaticano II, la Chiesa Cattolica e la Chiesa Apostolica Armena hanno sviluppato nuovi e più profondi vincoli di comunione. Quando il Papa Paolo VI e il Catholicos Vasken I si scambiarono il bacio di pace, sigillarono un nuovo rapporto tra le nostre Chiese. Questo avvenne il 9 maggio del 1971. Da quel memorabile giorno, quanti felici incontri e scambi ci hanno condotto ad essere più vicini! Desidero in modo speciale ringraziarLa, Santità, per quanto ha fatto ed ancora sta facendo per assicurare che il desiderio dei cristiani per la piena unità si realizzi. Sin dal tempo in cui ha preso parte come Osservatore al Concilio Vaticano II, Ella non ha cessato di lavorare per una più completa comunione tra le nostre Chiese. Quando Vostra Santità ha visitato Roma nel dicembre del 1996, abbiamo potuto firmare una Dichiarazione congiunta, nella quale abbiamo notato con gioia che “i recenti sviluppi delle relazioni ecumeniche e le discussioni teologiche, condotte in spirito di amore cristiano e di fratellanza, hanno dissipato molti dei malintesi ereditati dalle controversie e dai dissensi del passato”. Possano questi felici sviluppi ispirarci a continuare la ricerca delle vie migliori per ristabilire la piena comunione tra le nostre Chiese, così che si possa insieme rendere testimonianza all’amore di Dio.

5. Una questione cruciale nel cammino verso la piena comunione riguarda il ministero del Vescovo di Roma. Fin dalla mia elezione alla Sede di Pietro, ho cercato di esercitare questo ministero come un effettivo servizio alla comunione di tutte le Chiese. Ispirato dalla missione di Pietro, mi sono sforzato di essere il servitore dell’unità e continuerò a farlo. Ma l’esercizio di questo servizio di unità riguarda noi tutti. Ed è per questo che, nella mia Lettera enciclica Ut unum sint, ho chiesto allo Spirito Santo che “ci doni la sua luce ed illumini tutti i pastori e i teologi delle nostre Chiese, affinché possiamo cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri” (n. 95).

Ci aiuti lo Spirito Santo a concentrare ora i nostri sforzi così che, con il maggior tatto, pazienza ed amore possibili, si giunga finalmente a ricomporre il tessuto della Chiesa indivisa. Dove al presente non possiamo trovare la via aperta, il futuro sicuramente ci mostrerà nuovi cammini. In vista di ciò, è auspicabile che ci si impegni ad instaurare nuove forme di cooperazione pastorale tra la Chiesa Apostolica Armena e la Chiesa Cattolica. Questo ci potrà aiutare a trovare ulteriori passi di avvicinamento, così da superare gradualmente ogni residuo elemento di tensione.

6. Santità, in seguito ai grandi cambiamenti sociali e politici che l’Armenia ha conosciuto negli ultimi dieci anni, un vasto campo si apre anche per voi al rinnovamento della Chiesa.

La Chiesa Apostolica Armena non è sola nell’affrontare questa grande sfida.

La costruzione di una nuova Cattedrale, dedicata a San Gregorio l’Illuminatore nel centro di Yerevan, è un eloquente simbolo della nuova energia che la Sua Chiesa sta sperimentando. Voglia il Signore benedire le molteplici iniziative della Chiesa Apostolica Armena e permetta a voi di beneficiare di quella solidarietà di tutte le Chiese, raccomandata da san Paolo: “Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo” (Ga 6,2).

7. In diverse occasioni Vostra Santità ha parlato della fortezza e dello spirito di sopportazione come caratteristiche speciali del popolo e della Chiesa Apostolica Armena. E’ davvero significativo che, ovunque in Armenia, si trovino i “khatchkar”, queste grandi pietre raffiguranti la Croce gloriosa del Salvatore. Lungo la vostra storia, esse sono state scolpite e poste là dove gli Armeni desideravano acclamare ed invocare il loro Redentore. Questi “khatchkar” sono divenuti un simbolo speciale delle prove e delle umiliazioni che il Popolo armeno ha sofferto. E quante ha dovuto sopportarne, in particolare all’inizio di questo secolo!

La Croce di Cristo è stata la vostra esperienza quotidiana. Ma come la Vergine Maria ai piedi della Croce, il Popolo armeno si è mantenuto fedele di fronte ad ogni avversità. La Croce di Cristo è stata la vostra gloria e la vostra forza. Prego che in tutta l’Armenia l’alba di un nuovo giorno possa nuovo significato ai simboli gloriosi dei “khatchkar”, facendo sì che il potere pacifico e solenne del Redentore risplenda ancor più luminoso. Possa la Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, sostenere tutti i credenti nella fiducia in Dio e nell’impegno della testimonianza cristiana.

204 Santità, Le resto vicino con la preghiera e con Lei rendo gloria e lode a Colui che mai cessa dal raccogliere i suoi nell’unità: il nostro unico Signore e Salvatore Gesù Cristo!

Da Roma, 29 giugno 1999, Solennità degli Apostoli Pietro e Paolo.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALLA CONGREGAZIONE


DELLE FIGLIE DI SAN GIUSEPPE DEL CABURLOTTO




Care Sorelle dell'Istituto
Figlie di San Giuseppe del Caburlotto!

1. Vi saluto con affetto, in occasione del 23° Capitolo Generale della vostra Congregazione. L'assemblea capitolare si svolge alla vigilia dell'anno 2000, che segnerà i 150 anni di fondazione della vostra Famiglia religiosa. In questa circostanza, vorrei esprimervi gratitudine ed apprezzamento per il servizio apostolico che svolgete nella Chiesa. Nello stesso tempo, vorrei cogliere l'occasione per riflettere insieme con voi sulla vostra missione, sullo sfondo delle esperienze accumulatesi nel corso degli anni.

Un grato pensiero va, anzitutto, al Venerabile Fondatore, Mons. Luigi Caburlotto, le cui virtù eroiche furono da me riconosciute con decreto del 2 luglio 1994. Egli si lasciò condurre in tempi difficili dal richiamo evangelico a farsi educatore, padre dei fanciulli e dei giovani provati dalla povertà e dall'abbandono. L'esperienza gli aveva insegnato quanto fossero importanti l'educazione e l'istruzione scolastica in vista anche dell'evangelizzazione. Si dedicò, perciò, con instancabile zelo alla fondazione di scuole popolari e di istituti di formazione, senza trascurare la collaborazione con le pubbliche istituzioni.

2. Fedeli al mandato del vostro Fondatore, per il prossimo Capitolo avete scelto come tema di riflessione: "Carisma fondazionale e Regola di vita". Intendete così rivisitare il patrimonio spirituale, pedagogico, missionario ereditato da un passato più che secolare, alla luce del Magistero della Chiesa. Le condizioni sociali dei Paesi in cui operate, la crisi delle vocazioni, le problematiche connesse con le legislazioni scolastiche e l'educazione dei minori vi impongono un profondo ripensamento in termini di formazione, di mentalità, di linguaggio e di scelte apostoliche.

Guardando al cammino percorso, voi sentite il bisogno di ringraziare Iddio per il bene compiuto dal vostro Istituto e per i frutti apostolici che hanno arricchito le stagioni della sua storia. Al tempo stesso, la consapevolezza delle sfide del presente vi spinge a fare oggetto della vostra meditazione e di uno studio sistematico le Costituzioni, il Direttorio spirituale e il Direttorio normativo, per ricuperare in tutta la sua forza la tipica spiritualità dell'Istituto. Preziosa sarà, al riguardo, la lettura degli scritti del Venerabile Fondatore, patrimonio che appartiene a tutte le Consorelle e costituisce una guida sicura per l'avvenire.

3. Con l'Assemblea capitolare voi vi accingete a compiere un ulteriore passo quanto mai importante: la riscrittura della vostra Regola di vita, in obbediente ascolto della voce del Magistero, che riconosce il carisma dei Fondatori. La particolare esperienza dello Spirito fatta dal Fondatore è stata da lui a voi trasmessa, perché fosse costantemente sviluppata, in docile adesione alle direttive della Chiesa e con attenta analisi dei segni dei tempi. Tale preziosa eredità, infatti, si configura come un peculiare modo di vivere i consigli evangelici, un concreto stile di vita spirituale, una particolare forma di apostolato, una caratteristica esperienza comunitaria, uno specifico inserimento nel mondo.

La vostra Famiglia religiosa, avendo maturato una sempre maggiore consapevolezza della propria identità apostolica, intende ora riformulare il radicalismo delle proprie origini. In questa prospettiva, nel Capitolo Generale vi proponete di procedere ad una nuova redazione della Regola di vita, che faccia emergere con più evidenza la fisionomia apostolica delle Figlie di San Giuseppe del Caburlotto per il terzo millennio.

Auspico di cuore che da questo sforzo scaturisca una presentazione sempre più organica del vostro specifico carisma nelle sue componenti spirituali, comunitarie ed apostoliche. Non mancherà, in particolare, un esplicito riferimento al mistero dell'Incarnazione contemplato a Nazaret, da cui deriva quella tipica "devozione del cuore", che riassume lo stile di preghiera vostro specifico.

205 4. Profittando di questo incontro, desidero rivolgere a tutte voi, Figlie di San Giuseppe del Caburlotto, una parola di cordiale incoraggiamento. Sappiate vivere e proporre la vostra consacrazione religiosa come bene per la persona umana, testimoniando in ogni momento una radicale fedeltà al carisma educativo. Sia profonda in ciascuna di voi l'apertura missionaria, a sostegno delle vostre Sorelle impegnate sulle frontiere della missione "ad gentes". Pregate incessantemente, perché il Signore mandi molte e sante vocazioni all'Istituto. La preghiera sia confortata dall'offerta delle pene quotidiane. Penso in maniera speciale alle vostre Sorelle anziane ed ammalate, che con le loro sofferenze costituiscono un prezioso sostegno spirituale per la Congregazione.

Regni fra voi, Sorelle di diverse origini ed età, l'amore costante, che sgorga dal cuore di Cristo. Di questa divina carità, siate segno eloquente con la vita e le attività quotidiane. Mai si distacchi il vostro sguardo da Cristo che, nel mistero pasquale, ci rivela la misericordia del Padre celeste. Egli ripete ad ognuna: «Non temere, perché io ti ho riscattata, ti ho chiamata per nome: tu mi appartieni» (
Is 43,1). Ed allora, avendo fatto esperienza di essere da Lui amate di un amore senza limiti, siate pronte e desiderose di condividere con gli altri questa medesima ricchezza spirituale. L'amore di Cristo, che ha ispirato il vostro Fondatore 150 anni fa ed ha sostenuto voi e le vostre Sorelle finora, sia sempre il centro della vostra esistenza.

Maria, la celeste Madre di Dio e della Chiesa, vi protegga e renda fruttuosi i lavori del vostro Capitolo Generale. Assicuro, da parte mia, un costante ricordo nella preghiera, mentre volentieri benedico la Madre Generale, le Capitolari e tutte le Religiose del vostro Istituto.

Dal Vaticano, 30 Giugno 1999.

Luglio 1999


LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II


AL CARDINALE ANGELO SODANO PER LA NOMINA A LEGATO


PONTIFICIO ALLA CELEBRAZIONE CONCLUSIVA


DELL’INCONTRO EUROPEO DEI GIOVANI


A SANTIAGO DE COMPOSTELA


Al Venerato Fratello

il Signor Cardinale ANGELO SODANO
Segretario di Stato

Nel corso dei secoli i pellegrini sono sempre accorsi numerosissimi all'insigne tempio di Compostela, sicuri di ricavarne celesti favori. Tale itinerario continua ad essere contrassegnato da spirituali benefici del tutto singolari, quasi che il percorso terreno sia espressione dell'ascesa spirituale. Proprio per questo, molto opportunamente, quasi a voler rinnovare precedenti gloriosi avvenimenti, giovani da ogni regione d'Europa converranno prossimamente in quello stesso luogo, allo scopo di riconfermare iniziative e propositi ed attingere insieme un rinnovato fervore spirituale.

Ed infatti, nei giorni 4-8 del mese di agosto prossimo, moltissimi giovani si sono dati appuntamento allo scopo di riflettere sul messaggio evangelico e professare con fiducia: "in verbo tuo ... possumus". Questi giovani, infatti, con slancio, generosità e senza tentennamenti si propongono di costruire un mondo più sereno e più giusto, nel quale trionfino i principi di rettitudine e di onestà.

Ben volentieri, perciò, Noi aderiamo alla richiesta dei Venerati Nostri Fratelli Vescovi di Spagna, i quali hanno espresso il desiderio di aver tra loro un Nostro eminente rappresentante che aumenti prestigio e solennità a tale avvenimento. Noi abbiamo pensato proprio a te, Nostro Venerato Fratello, che riteniamo possa adempiere nel modo migliore tale compito, anche perché hai dimostrato di saper dialogare, nei diversi Paesi d'Europa, con i giovani conoscendone mentalità ed aspirazioni.

Perciò, avendo di te un'alta considerazione, Venerato Fratello Nostro, ti nominiamo ufficialmente LEGATO PONTIFICIO a quel convegno di giovani. Porterai, pertanto, la testimonianza della Nostra affettuosa vicinanza e benevolenza ai partecipanti ed a tutti i presenti, ai quali non una volta soltanto abbiamo dimostrato la Nostra fiducia e il Nostro amore. Su tutti invochiamo la protezione di San Giacomo, perché li voglia colmare di celesti favori e li aiuti a seguire con slancio le sue stesse orme. Vorrai infine impartire con la Nostra autorità l'Apostolica Benedizione, in auspicio di grazie celesti e quale pegno di rinnovamento spirituale.

206 Dal Vaticano, il 4 luglio dell'anno 1999, ventunesimo del Nostro Pontificato.

GIOVANNI PAOLO II



AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE

DELLA CONGREGAZIONE DEI PADRI MARIANI




Carissimi Fratelli!

1. Sono lieto di porgere un cordiale benvenuto a voi tutti, che prendete parte al Capitolo Generale dei Padri Mariani, e ringrazio il Superiore Generale per le parole che mi ha rivolto a vostro nome.

Invio un particolare saluto ai Padri Mariani chiamati a compiere il ministero episcopale: al Card. Vincentas Sladkevicius (Kaunas), a Jozuas Zemaitis (Vilkaviski), a Jan Olszanski (Kamieniec), a Jan Pawel Lenga (Karaganda) ed a tutti i vostri Confratelli Mariani, in qualunque parte del mondo si trovino, specialmente ai malati ed ai sofferenti.

Nella vita di una Congregazione, il Capitolo Generale costituisce un'occasione intensa di comunione fraterna, in cui, secondo le parole di San Basilio: "l'energia dello Spirito che è in uno passa contemporaneamente a tutti". Questo nostro incontro è stato anticipato, in un certo senso, dalla mia visita dell'8 giugno scorso al Santuario Mariano di Lichen. Durante i pochi momenti che ho potuto trascorrere con i vostri Confratelli ho notato la presenza di giovani ed anziani insieme ed ho saputo che c'erano Padri provenienti da diverse parti del mondo. E' stata un'edificante immagine di comunione fraterna. L'impegno di consolidare e approfondire questa comunione era uno degli obiettivi che la vostra Congregazione si era posta per il sessennio che sta volgendo alla fine.

Proseguite, carissimi, su questa strada! Sia vostra cura costante animare e approfondire la vita fraterna nelle province, nelle viceprovince, nei vicariati e nelle singole case. Abbiate dinanzi a voi l'esempio dei primi cristiani, che erano assidui nell'insegnamento degli Apostoli, nella preghiera comune, nella partecipazione all'Eucaristia, nella condivisione dei beni di natura e grazia (cfr Vita Consecrata VC 45).

2. Abbiamo appena celebrato la Festa dei Santi Pietro e Paolo. Gesù ha chiamato Pietro ad essere fondamento della Chiesa, ma al tempo stesso ha lasciato che egli, sperimentando la propria fragilità, capisse quanto più potente delle umane debolezze sia la grazia di Dio. Anche Paolo sulla via di Damasco fu trasformato da persecutore dei cristiani in apostolo delle genti.

Come non pensare che, accanto a Gesù, l'apostolo Pietro abbia incontrato la Beata Vergine? Ci fu un giorno, soprattutto, che Pietro e gli apostoli vissero intensamente insieme a Maria: il giorno di Pentecoste, quando nacque la Chiesa. Certamente l'effusione dei doni dello Spirito colmò allora in modo particolare il cuore di Maria, Madre di Cristo, facendone anche la Madre della Chiesa.

Cari Padri Mariani, è molto significativo che la vostra Congregazione, la prima fondata da un polacco, abbia un carattere spiccatamente mariano, essendo legata all'Immacolata. Nel seicento, quando cominciò a delinearsi la crisi dell'allora potente Stato polacco, Padre Stanislao Papczynski cercò un sostegno nell'Immacolata. Ecco l'orientamento che vi ha lasciato: in ogni difficoltà ricorrere all'aiuto dell'Immacolata. In questo egli non faceva che accogliere l'invito di Gesù stesso che, dalla Croce, indicò Maria come madre all'apostolo Giovanni.

Grande sia sempre in voi la fiducia in Maria Santissima, come Padre Papczynski vi ha insegnato con il suo esempio! A Lei ricorrete con fervore, specialmente quando si tratta di affrontare gravi pericoli o momenti di crisi.

3. Il Rifondatore della vostra Congregazione, Giorgio Matulaitis-Matulewicz, che ho avuto la gioia di proclamare Beato dodici anni fa, aveva perfettamente capito il profondo legame che unisce la Madre di Gesù alla Chiesa. Tra i dodici "Principi di saldezza" della Congregazione rinnovata egli ha messo al primo posto la raccomandazione di "mantenere un forte e inflessibile legame con la Chiesa e il suo Capo, Vescovo di Roma e con tutta la gerarchia cattolica [. . .] Attraverso la Chiesa e nella Chiesa appartenere a Dio e al nostro Signore Gesù Cristo, affinché sia Lui il centro pieno della nostra vita" (L'idea guida e lo spirito della Congregazione, 55).

207 Egli ha amato la Chiesa e vi ha lasciato questo amore in eredità. Durante la sua opera di rinnovamento della Congregazione dei Mariani, ha annotato nel suo diario spirituale: "Voglia Iddio che un solo grande pensiero ci rapisca: lavorare per la Chiesa, per essa sopportare fatiche e sofferenze, preoccuparci delle cose della Chiesa fino al punto che le sue sofferenze, preoccupazioni e ferite diventino nostre preoccupazioni, sofferenze e ferite del cuore" (Diario spirituale, 27 ottobre 1910).

4. Fidando nell'aiuto della Beata Vergine Maria, vi disponete a partecipare generosamente alla nuova evangelizzazione, che esige dai consacrati piena consapevolezza del senso teologico delle sfide del nostro tempo (cfr Vita consecrata
VC 81). In atteggiamento di fedele adesione al Magistero della Chiesa, continuate a coltivare le vostre molteplici attività in Polonia, in altri Paesi europei, in America ed in Australia. Vi incoraggio a perseverare e benedico le scuole, le case editrici, le parrocchie, le case di ritiro, i santuari, le opere di misericordia, i servizi per emigrati e le altre benefiche istituzioni a cui attendete.

Penso, in particolare, al lavoro della Famiglia religiosa in Lituania, Lettonia, Ucraina, Bielorussia e Kazakhstan, e vi esprimo compiacimento per quanto fate nella Repubblica Ceca e in Slovacchia, come pure per l'attività svolta per cinque anni in Estonia. Molti dei vostri Confratelli hanno pagato con la vita o con anni nei gulag la dedizione alla causa del Vangelo. L'impegno di continuare e consolidare questa vostra difficile, ma importante, presenza deve costituire oggi una delle vostre priorità apostoliche.

Il Signore renda feconda di frutti spirituali particolarmente la vostra attività in Africa, specialmente nel tormentato Rwanda, e, nel prossimo futuro, in Camerun, come pure in altre zone di frontiera come l'Alaska, od altre regioni scarse di clero. Andare incontro alle Chiese drammaticamente prive di sacerdoti, essere presenti nelle situazioni difficili in vari luoghi della terra: tutto ciò risponde pienamente al vostro carisma. Il vostro Beato Rifondatore ha tracciato per voi proprio questa strada: dovete andare "là dove la Chiesa si trova in maggiore difficoltà [. . .], dove Cristo è meno conosciuto, o perfino odiato" (Idea guida, 18).

5. Cari Padri Mariani, al vostro impegno nell'apostolato della Divina Misericordia ed agli sforzi pastorali si accompagni sempre la testimonianza del servizio ai poveri: "Servire i poveri è atto di evangelizzazione e, nello stesso tempo, sigillo di evangelicità e stimolo di conversione permanente per la vita consacrata" (Vita consecrata VC 82). Per questo siete chiamati a intraprendere coraggiose iniziative in risposta ai segni dei tempi, seguendo le orme del vostro Fondatore e del vostro Rifondatore. Siate fedeli, in particolare, al vostro carisma, adattandone le forme, quando è necessario, alle nuove situazioni, in piena docilità all'ispirazione divina e al discernimento ecclesiale.

Il vostro Capitolo, aderendo alle raccomandazioni dell'Esortazione apostolica Vita Consecrata (cfr n. 68), si accinge ad approvare la Ratio formationis elaborata in questi sei anni per tutta la Congregazione. La formazione è quanto mai importante per il futuro stesso della Congregazione. Iddio vi aiuti e la sua protezione vi accompagni costantemente nel corso dei lavori del Capitolo e nell'elezione del nuovo Governo Generale.

Da parte mia vi assicuro un costante ricordo nella preghiera e, invocando la celeste assistenza di Maria Immacolata sul vostro cammino verso il terzo millennio, imparto di cuore a tutti la mia Benedizione.


AI VESCOVI DEL TOGO

IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Venerdì, 2 luglio 1999




Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Sono particolarmente felice di accogliervi, Vescovi della Chiesa cattolica in Togo, mentre compite la vostra visita ad Limina. Il vostro pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli è un'occasione privilegiata che vi viene offerta al fine di rafforzare in voi i doni ricevuti dal Signore per svolgere il compito che avete ricevuto di insegnare, di santificare e di governare il popolo di Dio (cfr Christus Dominus CD 2). Che i vostri incontri con il Vescovo di Roma e con i suoi collaboratori siano per voi momenti forti di comunione ecclesiale che vi aiuteranno nella vostro missione al servizio del popolo del Togo!

Ringrazio vivamente il Presidente della vostra Conferenza episcopale, Monsignor Philippe Kpodzro, Arcivescovo di Lomé, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome vostro. Esse dimostrano l'affetto che le vostre comunità nutrono per il Successore di Pietro. Al ritorno alle vostre Diocesi, trasmettete il mio saluto affettuoso ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e ai laici dei quali siete i Pastori. Che Dio dia a ognuno la forza di manifestare ardentemente la fede ricevuta nel Battesimo. Attraverso i vostri fedeli, è a tutto il popolo del Togo che mi rivolgo, augurandogli di tutto cuore di progredire con coraggio e speranza lungo le vie del vero progresso umano e spirituale.

208 2. Nel corso degli ultimi anni, nel vostro Paese sono state erette tre Diocesi. Saluto cordialmente i nuovi Vescovi, e mi rallegro della vitalità della Chiesa in Togo di cui queste creazioni sono il segno. Insieme a voi, rendo grazie a Dio per il dono della fede che Egli non cessa di diffondere fra il vostro popolo. È per voi e per tutti i cattolici un'esigenza di santità di vita e di testimonianza ancora più attiva da rendere a Cristo, al fine di proseguire con rinnovato ardore un'evangelizzazione profonda della società. Fondandovi sull'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, saprete trovare quelle vie nuove che vi permetteranno, con l'aiuto dello Spirito Santo, di contribuire all'edificazione e alla crescita della Chiesa Famiglia di Dio, comunità di discepoli di Cristo, solidale, cordiale e aperta a tutti.

Per assolvere questo gravoso compito, i Pastori sono chiamati a seguire risolutamente Cristo che ha voluto compiere il disegno di amore del Padre per gli uomini mettendosi al servizio dei più umili dei suoi fratelli. Mediante la loro profonda comunione reciproca, i membri della Conferenza Episcopale rendono un'eminente testimonianza dell'unità della missione della Chiesa, e trovano in essa un aiuto efficace nell'esercizio del loro ministero pastorale. Auspico anche che una reale solidarietà si manifesti fra le Diocesi mediante una ripartizione adeguata del personale apostolico che consenta di aiutare generosamente i più poveri. Nel conferire il primo posto alla vostra missione spirituale al servizio dei fedeli e degli uomini di buona volontà, siate per essi guide lungo le vie della santità affinché possano realizzare pienamente la vocazione che hanno ricevuto dal loro Creatore!

D'altro canto, come ho già scritto nell'Enciclica Sollicitudo rei socialis, l'esercizio del ministero dell'evangelizzazione nell'ambito sociale fa parte della funzione profetica della Chiesa (cfr n. 41). In effetti, per annunciare il messaggio evangelico agli uomini e alle donne del nostro tempo è necessario prestare attenzione alle realtà della loro vita quotidiana. La Chiesa ha il dovere di contribuire al bene comune, con tutti gli uomini di buona volontà, affinché la dignità e i diritti legittimi di ogni persona vengano sempre più rispettati. A tal fine, esorto vivamente le vostre comunità a testimoniare sempre e ovunque i valori evangelici che il Signore ci ha lasciato. Che esse si ricordino che Cristo ci ha inviato «lo Spirito di verità che procede dal Padre» (
Jn 15,26), ricordandoci così l'importanza fondamentale della verità per costruire la propria vita personale e per edificare la società! Senza di essa, niente può sussistere in modo duraturo, e l'uomo non può trovare la vera libertà. In effetti, «in un mondo senza verità la libertà perde la sua consistenza, e l'uomo è esposto alla violenza delle passioni ed a condizionamenti aperti od occulti» (Centesimus annus CA 46).

3. Da oltre un secolo la Buona Novella di Cristo viene annunciata nella vostra Terra. Insieme a voi, rendo grazie a Dio per la dedizione a volte eroica di tutti i missionari, uomini e donne, che hanno permesso l'istituzione e la crescita della Chiesa in Togo. A tutti coloro che continuano l'opera di questi pionieri del Vangelo ribadisco la stima e l'incoraggiamento del Successore di Pietro.

Rivolgo un cordiale saluto ai vostri sacerdoti che, insieme a voi, oggi realizzano gran parte del lavoro di evangelizzazione. Che essi assumano come modello di vita apostolica Cristo, venuto per servire e non per essere servito! Che il loro ministero, del quale conosco le gioie e le speranze, ma anche le fatiche e le difficoltà, sia un servizio generoso e disinteressato alla missione della Chiesa presso tutti gli uomini! Li invito con forza a unificare e a vivificare il loro essere e il loro agire sacerdotali mostrandosi, nell'intimità della loro esistenza, affezionati a Cristo come suoi amici. Saranno cos ì in grado di proporre agli altri un'esperienza di vita cristiana e spirituale. Li invito dunque ad approfondire in modo particolare il loro incontro con Cristo attraverso «la fedele meditazione della Parola di Dio, l'attiva partecipazione ai misteri sacrosanti della Chiesa, il servizio della carità ai piccoli» (Pastores dabo vobis PDV 46). Nei momenti di tentazione e di scoraggiamento, è grazie a una vita spirituale salda, fondata su questo incontro personale e quotidiano con il Signore, che troveranno la forza di vivere generosamente gli impegni che hanno preso il giorno della loro ordinazione. Auspico anche che ravvivino il dono che hanno ricevuto da Dio conferendo alla formazione permanente il posto che le corrisponde. In effetti, essa è indispensabile per discernere e seguire fedelmente la volontà del Signore. È anche un atto d'amore e di giustizia verso il popolo di Dio del quale sono i servitori (cfr Ibidem, n. 70).

Cari Fratelli nell'Episcopato, spetta a voi in particolare preoccuparvi delle vocazioni sacerdotali affinché il Vangelo venga annunciato ovunque. È una dimensione fondamentale della pastorale delle vostre Diocesi. La formazione e l'accompagnamento spirituale dei candidati al sacerdozio richiedono spesso l'accettazione d'importanti sacrifici. Siate certi che, con la grazia di Dio, essi recheranno frutti! La situazione attuale esige un serio discernimento affinché i seminaristi prendano coscienza del fatto che il cammino che hanno intrapreso esige una rinuncia totale a se stessi e alla ricerca di qualsiasi promozione personale, al fine di divenire «convinti e ferventi ministri della "nuova evangelizzazione", servitori fedeli e generosi di Gesù Cristo e degli uomini» (Ibidem, n. 10).

Saluto anche i religiosi e le religiose che nel vostro Paese collaborano alla missione della Chiesa. Conducendo una vita dedita unicamente al Padre, assorbita da Cristo e animata dallo Spirito, contribuiscono in modo particolarmente profondo al rinnovamento del mondo (cfr Vita consecrata VC 25). Per radicare saldamente il loro carisma e svilupparlo nella vita ecclesiale, è necessario che manifestino chiaramente la specificità del dono ricevuto da Dio per il bene di tutta la Chiesa. Più che con il loro modo di fare, è con tutto il loro essere che i religiosi e le religiose devono mantenere presente fra i battezzati la consapevolezza del dover rispondere con la santità della propria vita all'amore che Dio non cessa di prodigare loro. Vivendo pienamente i loro impegni, soddisfano anche le aspirazioni dei propri contemporanei indicando loro le vie di un'autentica ricerca di Dio.

4. Nelle vostre relazioni quinquennali avete sottolineato il ruolo fondamentale svolto dai catechisti per istituire e far vivere le comunità cristiane, in stretto rapporto con i Vescovi e i sacerdoti. Trasmettete a tutti la riconoscenza del Papa per il loro generoso lavoro al servizio del Vangelo e il suo incoraggiamento, affinché mediante una vita personale e familiare esemplare siano testimoni autentici del messaggio che annunciano. Siate per essi padri attenti ai loro bisogni e offrite loro il sostegno morale e materiale di cui hanno bisogno. La loro formazione spirituale e dottrinale è un'esigenza fondamentale perché possano garantire con competenza e responsabilità il servizio che viene loro richiesto nella comunità.

5. La vitalità della Chiesa dipende dalla risposta di ogni cristiano all'appello che Dio gli rivolge a crescere e a recare frutto. È quindi necessario che i laici acquisiscano una solida formazione che abbia «come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione» (Christifideles laici CL 58). Questa formazione deve permettere a ognuno di realizzare l'unità della propria esistenza, di vivere e di proclamare la propria fede in modo autentico. L'ignoranza nell'ambito religioso è in effetti troppo spesso sfruttata da gruppi esoterici o da sette per attirare quei credenti poco radicati nella loro fede.

La formazione integrale offerta ai laici deve aiutarli anche a essere cittadini che si assumono le proprie responsabilità nella vita della collettività. In effetti, essa «deve mirare a dare ai cristiani non soltanto un'abilità tecnica per trasmettere meglio i contenuti della fede, ma anche una convinzione personale profonda per testimoniarli efficacemente nella vita » (Ecclesia in Africa, n. 77). Nella società, i laici non possono rinunciare alla multiforme azione volta a promuovere il bene comune. Esso passa anche attraverso il difficile impegno per la difesa e la promozione della giustizia e per rafforzamento di un'autentica democrazia che permetta a tutti di sentirsi effettivamente protagonisti del proprio destino nella nazione.

6. Le gravi questioni che riguardano il matrimonio cristiano e la vita familiare sono sfide che la Chiesa nella vostra regione deve affrontare. Un compito importante è dunque per voi quello di educare i fedeli ai valori fondamentali del matrimonio e della famiglia. L'unità della coppia è un'esigenza di vita che rispetta il disegno di Dio così come è stato rivelato all'inizio. È anche una manifestazione dell'uguale dignità personale dell'uomo e della donna, che «nel matrimonio si donano con un amore totale e perciò unico ed esclusivo» (Familiaris consortio FC 19). Alle persone che hanno già accettato di entrare nella comunità dei discepoli di Cristo, ma che vivono in situazioni matrimoniali che non permettono loro di ricevere il Sacramento del Battesimo, la Chiesa deve offrire un'assistenza spirituale costante. Vi incoraggio vivamente ad accogliere queste persone con grande sollecitudine pastorale e a restare attenti ai loro bisogni, per permettere loro di progredire lungo il difficile cammino dell'accoglienza integrale del messaggio evangelico, nella giustizia e nella carità verso tutte le persone coinvolte. Auspico che i fedeli prendano vivamente coscienza della dignità del matrimonio cristiano e che riconoscano la sua indissolubilità come «frutto, segno ed esigenza dell'amore assolutamente fedele che Dio ha per l'uomo e che il Signore Gesù vive verso la sua Chiesa» (Ibidem, n. 20). Che le famiglie cristiane siano agli occhi di tutti modelli di unità e di amore condiviso! Che nelle difficoltà non si perdano d'animo, ma trovino nella loro comunione con Cristo e nell'aiuto reciproco in seno alla Chiesa la forza di restare fedeli!

209 7. Affinché il Vangelo s'incarni pienamente nella vostra terra, è necessaria un'autentica inculturazione. Di fatto è indispensabile dare a tutti la possibilità di accogliere Cristo nell'integrità del proprio essere e della propria cultura, per giungere alla piena unione con Dio. Inoltre vi incoraggio negli sforzi che avete compiuto per contribuire a trasformare gli autentici valori del vostro popolo, integrandoli nel cristianesimo, e a radicare così la fede cristiana nella vostra cultura.

La missione della Chiesa fra le nazioni comporta anche l'instaurazione di rapporti fraterni con tutti gli uomini. Nel vostro Paese, i rapporti con i Musulmani e con gli adepti della Religione tradizionale sono in genere buoni. Vi invito dunque a proseguire il dialogo della vita che è tanto necessario per mantenere un clima di concordia e di solidarietà fra le diverse comunità e per lavorare insieme al miglioramento delle condizioni di vita dei membri della nazione.

D'altro canto, le numerose forme di povertà che coinvolgono le popolazioni della vostra regione vi hanno indotto a sviluppare opere sociali al servizio delle persone più bisognose, senza fare distinzioni di origine o di religione. Esprimo il mio vivo incoraggiamento alle persone che, con abnegazione, si adoperano per alleviare le sofferenze dei fratelli e delle sorelle e anche a coloro che contribuiscono all'educazione dei giovani. Mediante il loro impegno, la Chiesa intende essere in mezzo a tutti segno efficace dell'amore senza limiti che Dio nutre per gli uomini.

8. Cari Fratelli nell'Episcopato, al termine di questo incontro fraterno, desidero esortarvi a guardare al futuro con fiducia, in una rinnovata adesione a Cristo, che manifesti pienamente l'uomo a se stesso e gli riveli la sua altissima vocazione (cfr Gaudium et spes
GS 22). Invito in modo particolare tutti i giovani del Togo a seguire il cammino che il Signore Gesù mostra loro. Vi troveranno luce e forza per progredire lungo le vie della vita e per costruire con generosità la civiltà dell'amore dove tutti si riconosceranno come fratelli chiamati a uno stesso destino. Alcuni mesi ci separano dall'apertura del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Che questo tempo di grazia sia per la Chiesa che è in Togo l'occasione per un profondo rinnovamento spirituale e per un'intensa presa di coscienza della sua responsabilità di annunciare la Buona Novella della salvezza, in particolare attraverso una fervente testimonianza di vita evangelica! Affido tutte le vostre comunità alla protezione materna della Vergine Maria, chiedendole di guidare i loro passi verso l'incontro con suo Figlio. Vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica, che estendo ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli delle vostre Diocesi.




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