GP2 Discorsi 1999 231

231 Quest'oggi siete venuti, sull'esempio di San Francesco, ad incontrare il Papa per riaffermare la vostra fedeltà alla Chiesa, la quale, diceva il Santo, "conserverà illesi tra di noi i vincoli della carità e della pace... Alla sua presenza fiorirà sempre la santa osservanza della purezza evangelica e non consentirà che svanisca neppure per un istante il buon odore della vita" (2 Cel XVI, 24: FF 611).

Grazie per la vostra visita! Voi avete voluto consegnarmi, come fece San Francesco con il mio venerato predecessore Onorio III, una regola di vita evangelica che intendete praticare, ed avete unito un contributo economico, frutto della vostra giornata penitenziale. Anche per questo vi ringrazio con tutto il cuore.

3. Ora si conclude questa vostra esperienza e, tornando alle vostre case, potrete comunicare ai vostri coetanei quanto in questi giorni avete sperimentato. Questo pellegrinaggio è stato certamente una provvidenziale opportunità d'incontro con Cristo e con voi stessi. Esso vi ha dato modo di contemplare il volto di Dio (cfr
Ps 27,8) e la sua ammirabile santità, confidando nel potere risanante della sua grazia e della sua misericordia.

Siate riconoscenti al Signore, per essere stati accompagnati da maestri pazienti, che vi hanno guidato spiritualmente passo dopo passo ed adesso, mentre riprendete la strada per altre direzioni, mantenete il cuore docile all'ascolto di Dio. Riprendendo le vostre normali occupazioni, diffondete attorno a voi la luce che ha illuminato il vostro spirito. Amate e seguite Cristo! Se talvolta, quando il cammino si fa difficile, vi assale la stanchezza, riposatevi all'ombra della preghiera. Nel dialogo con Dio troverete pace e ristoro.

Vi saranno compagni di strada i "testimoni" che in questi giorni avete imparato a meglio conoscere e ad amare di più. A Padova, nella Basilica a lui dedicata, avete incontrato sant'Antonio, uomo evangelico che percorse la via di una paziente e gelosa visitazione di Dio. A Loreto, nella Santa Casa, l'umile cuore in ascolto di Maria, la "Vergine fatta Chiesa", come amava chiamarla san Francesco (Saluto alla B.V.M 1: FF 259), vi ha posto di fronte a Cristo Incarnato. Ad Assisi Francesco, cuore libero e orante, misericordioso e fraterno, vi ha insegnato ad avere compassione di tutti gli uomini e di tutte le creature. Seguendo l'invito della Scrittura a considerare "attentamente l'esito della loro condotta di vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (He 13,7-8)

4. Carissimi giovani, questo vostro raduno itinerante, che ha toccato luoghi e temi suggestivi della fede, può essere considerato come un anticipo della Giornata Mondiale della Gioventù che, a Dio piacendo, si terrà qui a Roma l'anno prossimo. Ad essa, sin d'ora, vi invito tutti a partecipare. Nel cuore dell'Anno Santo del Duemila, essa sarà infatti una straordinaria occasione per voi giovani: Cristo vi vuole suoi collaboratori per costruire il nuovo millennio, secondo il suo universale disegno di salvezza. Vivere il Vangelo è certamente un compito esigente; ma solo con Cristo è possibile edificare efficacemente la civiltà dell'amore.

Vi accompagni Maria, Stella del cammino; vi proteggano Sant'Antonio, San Francesco e Santa Chiara. Da parte mia, vi resto vicino con la preghiera.

Prima di lasciarvi desidero, ora, benedirvi con le parole della Scrittura, tanto care a Francesco, e sicuramente da voi tante volte ascoltate: "Il Signore vi benedica e vi custodisca, vi mostri il suo volto e abbia misericordia di voi. Rivolga a voi il suo sguardo e vi dia la sua pace" (cfr Nb 6,24-26 FF Nb 262).


AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DELLA COSTA D’AVORIO IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Sabato, 28 agosto 1999




Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. È con grande gioia che accolgo voi, Pastori della Chiesa cattolica in Costa d'Avorio, mentre compite il vostro pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. La visita ad limina è in effetti un momento particolarmente importante per la vita e il ministero dei Vescovi, che vengono a rendere gloria a Dio per tutti i benefici ricevuti e per manifestare la loro comunione con il Successore di Pietro e con la Chiesa universale. Dai loro incontri con il Vescovo di Roma e con i suoi collaboratori possono inoltre trarre conforto e sostegno per svolgere la missione che è stata affidata loro.

232 Ringrazio il presidente della vostra Conferenza Episcopale, Monsignor Auguste Nobou, Arcivescovo di Korhogo, per le cordiali parole che mi ha rivolto a vostro nome. Formulo inoltre i miei auguri a Monsignor Vital Komenan Yao, Arcivescovo di Bouaké, che avete eletto per succedergli, fra qualche giorno.

Quando tornerete alle vostre Diocesi, porgete ai vostri sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli il saluto affettuoso del Papa, che conserva ancora il ricordo della loro calorosa accoglienza in occasione delle sue tre visite nel Paese. Trasmettete a tutti i vostri concittadini i suoi cordiali auguri per un futuro di pace e di prosperità.

2. La Chiesa in Costa d'Avorio ha vissuto nel corso della sua storia diverse fasi di radicamento e di crescita. Oggi dà prova di una bella vitalità che permette di guardare al futuro con fiducia. Le adesioni alla fede in Gesù Cristo e le richieste dei sacramenti dell'iniziazione cristiana sono numerose. Le Celebrazioni liturgiche sono molto vive e seguite. Attraverso il loro spirito conviviale e gioioso, le vostre comunità esprimono l'amore fraterno che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli. Si manifestano così la sete di Dio del vostro popolo e il suo desiderio di vivere pienamente i comandamenti divini! In occasione del Sinodo africano, al quale molti di voi hanno partecipato, i Padri hanno incentrato la loro riflessione su questi segni di speranza, ma anche sulle ombre e sulle sfide che si presentano per la missione. Ricordando l'urgenza di proclamare la Buona Novella ai milioni di persone che ancora non la conoscono, hanno auspicato che un nuovo ardore evangelizzatore animi le Chiese locali. Hanno anche voluto esortare tutti i cattolici del continente a una nuova evangelizzazione profonda, invitandoli a procedere coraggiosamente lungo le difficili vie della conversione del cuore e del costante rinnovamento.

Dopo il Sinodo, nell'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, io stesso ho voluto presentare le decisioni e gli orientamenti che permetteranno alla Chiesa di assicurare la sua missione in modo efficace e insieme fattibile. Si tratta in un certo senso della carta missionaria della Chiesa Famiglia di Dio in Africa, che tutti sono invitati a rendere effettiva nella loro vita personale e nelle loro situazioni particolari. Auspico vivamente che in questo tempo privilegiato, che vedrà la celebrazione del bimillenario dell'Incarnazione, tutto miri «all'obiettivo prioritario del Giubileo che è il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani» (Tertio Millennio adveniente
TMA 42). Esorto i discepoli di Cristo a rafforzare i vincoli che li uniscono al Salvatore dell'umanità, per esserne i testimoni fedeli e generosi. A tal fine è fondamentale presentare senza timore il messaggio cristiano nella sua totalità e in tutto il suo vigore profetico, facendo uso degli strumenti adeguati che il mondo moderno può offrire. Occorre tuttavia non dimenticare che la testimonianza di una vita di santità è insostituibile per un annuncio autentico del Vangelo, il cui fine è prima di tutto quello di proporre la persona stessa di Gesù risorto come l'unico Salvatore di tutti gli uomini.

3. Da qualche anno il numero dei sacerdoti sta crescendo regolarmente, il che suscita speranza e ottimismo per il futuro. Rinnovando il mio cordiale saluto a tutti i vostri sacerdoti, li incoraggio a essere nel loro ministero autentici servitori di Cristo, che li ha mandati, e del popolo che è stato affidato loro, in una comunione sempre più viva con il loro Vescovo e con tutta la Chiesa. La vocazione al sacerdozio in effetti induce i sacerdoti ad assumere con decisione l'atteggiamento stesso di Gesù, servo casto e fedele, che ha dato la propria vita senza riserve per realizzare la missione che gli era stata affidata dal Padre. Li invito dunque a impegnarsi con ardore nella sequela del Signore, alla maniera degli Apostoli, vivendo il loro sacerdozio come un cammino specifico di santità. In tal modo saranno, in ogni circostanza, testimoni veridici e credibili della Parola che annunciano e dei sacramenti di cui sono i ministri. Esercitando questo servizio, in uno spirito di distacco evangelico rispetto alla ricerca smodata di beni materiali e di vantaggi personali, saranno segni della generosità di Dio, che offre gratuitamente i suoi doni agli uomini.

Attraverso una formazione permanente e desiderosa di approfondire le conoscenze teologiche e la vita spirituale, formazione insieme attenta ai sani valori del loro ambiente di vita, i sacerdoti troveranno un'espressione e una condizione della loro fedeltà al ministero e dell'unificazione del loro stesso essere. Atto d'amore di Gesù Cristo, che occorre conoscere e ricercare senza posa, questa formazione è anche un atto d'amore verso il popolo di Dio che il sacerdote ha la vocazione di servire (cfr Pastores dabo vobis PDV 70).

Permettetemi di esprimere qui la riconoscenza della Chiesa per il lavoro realizzato nel vostro Paese, da oltre un secolo, da tanti missionari, uomini e donne, che hanno lasciato il proprio Paese di origine perché il Vangelo fosse annunciato nella vostra terra. La loro testimonianza, a volte eroica, è ancora oggi un modello di vita totalmente dedita a Dio e agli altri e una fonte di dinamismo per numerosi religiosi, religiose, sacerdoti Fidei donum, laici, che si sono generosamente impegnati a seguire il loro esempio. Che Dio benedica la loro opera e faccia crescere nella Chiesa in Costa d'Avorio la sollecitudine per la missione universale! Cari fratelli nell'Episcopato, nello spirito missionario che avete ricevuto dai vostri Padri nella fede, vi incoraggio a sviluppare sempre più la grande tradizione africana di solidarietà mediante la condivisione delle risorse, in termini di personale apostolico, con le Diocesi meno favorite del vostro Paese e anche al di là dei vostri confini.

4. Conosco il vostro impegno nel garantire una formazione seria dei futuri sacerdoti. Lo stretto rapporto che deve esistere fra il Vescovo e il seminario è fondamentale. È una grande responsabilità, ma al contempo una grande gioia, per un Pastore seguire il cammino di coloro che saranno chiamati a divenire i suoi collaboratori più stretti nel ministero apostolico. In effetti, come ho già scritto nell'Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis, «la presenza del Vescovo ha un valore particolare, non solo perché aiuta la comunità del seminario a vivere il suo inserimento nella Chiesa particolare e la sua comunione con il Pastore che la guida, ma anche perché autentica e stimola quella finalità pastorale che costituisce lo specifico dell'intera formazione dei candidati al sacerdozio» (n. 65).

L'iniziativa che avete preso di recente di inserire un anno di propedeutica va incoraggiata. Questo tempo di preparazione all'ingresso nel seminario maggiore è un'occasione privilegiata per chiarire le motivazioni dei candidati, per approfondire la loro vita cristiana ed ecclesiale e per aiutare i formatori nel loro compito di discernimento delle vocazioni.

Con l'esempio di comunità educative unite e fraterne che offrono un'immagine concreta di comunione ecclesiale, i seminaristi impareranno a diventare essi stessi uomini di fede, fedeli alla Chiesa e agli impegni che saranno chiamati a prendere. È pertanto necessario scegliere, preparare e seguire quei sacerdoti di vita esemplare che possiedono le qualità umane, intellettuali, pastorali e spirituali adeguate al compito di formatori del clero. In un contesto in cui è spesso difficile proporre ai giovani una vita di ascesi e una disciplina interiore, si ricercheranno i mezzi atti a presentare loro con chiarezza le esigenze della vita sacerdotale, evitando qualsiasi ambiguità e qualsiasi compromesso, nefasti per la loro vita personale e per la Chiesa.

5. Per essere fedele alla sua missione di annunciare il Vangelo, l'intera Chiesa deve essere missionaria. Tutti i membri del popolo di Dio hanno ricevuto con il Battesimo e la Confermazione, ognuno secondo la propria vocazione specifica, la responsabilità di testimoniare la propria fede in Cristo. La formazione dei fedeli laici occupa quindi un posto di prim'ordine negli orientamenti pastorali, al fine di aiutarli a condurre una vita pienamente coerente e di renderne testimonianza ai propri fratelli. Questa formazione deve permettere ai laici di conoscere chiaramente le verità della fede e le loro esigenze, al fine di non lasciarsi portare «qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore» (Ep 4,14). Essa contribuirà a guidarli affinché si assumano le proprie responsabilità nella Chiesa e nella società, includendo l'ambito socio-politico ed economico, alla luce del Vangelo e dell'insegnamento della Chiesa. «I cristiani devono essere formati a vivere le implicazioni sociali del Vangelo in modo che la loro testimonianza divenga una sfida profetica nei confronti di tutto ciò che nuoce al vero bene degli uomini e delle donne dell'Africa, come di ogni altro continente» (Ecclesia in Africa, n. 54).

233 Fra i fedeli laici, i catechisti, il cui compito resta determinante in seno alle comunità cristiane, sono chiamati in particolare ad approfondire instancabilmente la loro formazione al fine di essere autentici testimoni del Vangelo con l'esempio della loro vita e la loro competenza nella missione che hanno ricevuto. Esprimete a ognuno di essi il mio incoraggiamento e la mia riconoscenza per la loro generosità al servizio della Chiesa e dei loro fratelli.

6. Nella cultura e nella tradizione africane, la famiglia svolge un ruolo fondamentale, in quanto costituisce il primo pilastro dell'edificio sociale e la prima cellula della comunità ecclesiale. Per questo motivo il Sinodo africano ha considerato l'evangelizzazione della famiglia una priorità. Vi incoraggio vivamente a rafforzare senza posa una pastorale appropriata per seguire le famiglie nelle diverse fasi della loro formazione e del loro sviluppo. In particolare, è indispensabile preparare i giovani al matrimonio e alla vita familiare. Li si aiuterà a comprendere la grandezza e le esigenze del sacramento del matrimonio, che dona agli sposi la grazia di amarsi dell'amore con cui Cristo ha amato la sua Chiesa, di perfezionare così il loro amore umano, di rafforzare la loro unione indissolubile e di santificarsi lungo il cammino della vita eterna (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica
CEC 1661). È dovere della Chiesa riaffermare con forza l'unità e l'indissolubilità dell'unione coniugale. «A quanti, ai nostri giorni, ritengono difficile o addirittura impossibile legarsi ad una persona per tutta la vita e a quanti sono travolti da una cultura che rifiuta l'indissolubilità matrimoniale e che deride apertamente l'impegno degli sposi alla fedeltà, è necessario ribadire il lieto annuncio della definitività di quell'amore coniugale, che ha in Gesù Cristo il suo fondamento e la sua forza » (Familiaris consortio FC 20). La testimonianza resa da famiglie unite e responsabili, così come l'educazione al senso della fedeltà, senza la quale non vi è vera libertà, saranno per i giovani esempi preziosi che permetteranno loro di conoscere meglio e di accogliere la ricca realtà umana e spirituale del matrimonio cristiano.

Invito i figli e le figlie della Chiesa cattolica ad amare e a sostenere la famiglia in modo particolare mostrando una grande stima per i suoi valori e le sue possibilità, e a riconoscere i rischi e i mali che la minacciano al fine di superarli e di assicurarle un ambiente che sia favorevole al suo sviluppo (cfr Ibidem n. 86)!

7. La nuova evangelizzazione alla quale la Chiesa è chiamata deve tener conto, con rinnovato interesse, del legame intimo esistente fra le culture umane e la fede cristiana. La religione tradizionale africana, dalla quale provengono molti cristiani, ha segnato profondamente la cultura del vostro popolo ed esercita ancora una grande influenza sulla comprensione della fede da parte dei fedeli e sul loro modo di viverla, generando a volte delle incoerenze. Come ho scritto nella Ecclesia in Africa, un dialogo sereno e prudente con gli adepti di questa religione «potrà, da una parte, garantire da influssi negativi che condizionano il modo di vivere di molti cattolici e, dall'altra, assicurare l'assimilazione di valori positivi quali la credenza in un essere Supremo, Eterno, Creatore, Provvidente e giusto Giudice che s'armonizzano col contenuto della fede». (n. 67). È tuttavia fondamentale aiutare i battezzati a instaurare un rapporto autentico e profondo con Cristo, che deve diventare il centro effettivo della loro esistenza. Un simile incontro, in cui l'uomo scopre il mistero della propria vita, implica una conversione radicale della persona e una purificazione di tutte le pratiche religiose anteriori a tale incontro.

D'altro canto, un dialogo di vita fraterno con i musulmani è a sua volta necessario per costruire pacificamente il futuro. Nonostante gli ostacoli e le difficoltà, è urgente che tutti gli uomini di buona volontà che condividono con essi valori fondamentali, uniscano i loro sforzi per edificare la civiltà dell'amore, fondata sui valori universali di pace, solidarietà, fraternità, giustizia e libertà. È quindi opportuno lavorare insieme allo sviluppo armonioso della società, affinché tutti i figli della nazione possano vivere nel riconoscimento dei loro diritti e dei loro doveri reciproci e sia concessa a tutti la libertà di praticare la propria religione, con le relative esigenze, nel rispetto gli uni degli altri.

Sono lieto della presenza nel vostro Paese di diverse istituzioni cattoliche internazionali, soprattutto dell'Istituto cattolico dell'Africa Occidentale, volte a favorire il dialogo fra fede e cultura. Esse sono un segno della crescita della Chiesa in quanto integrano nella loro ricerca le verità e le esperienze della fede, contribuendo a interiorizzarle (cfr Ecclesia in Africa, n. 103). Numerosi giovani ricevono anche una formazione umana e intellettuale negli istituti educativi che dipendono dalla Chiesa o dallo Stato e che sono luoghi privilegiati di trasmissione della cultura. Vi esorto dunque a rivolgere un'attenzione particolare alla pastorale del mondo scolastico e universitario, e più in generale del mondo della cultura, per un reale radicamento del Vangelo nel vostro Paese.

8. Al termine del nostro incontro, cari Fratelli nell'Episcopato, insieme a voi, rendo grazie a Dio per la sua opera in mezzo al vostro popolo. L'approssimarsi del Grande Giubileo è per tutti i cattolici un invito pressante a fissare lo sguardo sul mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, venuto per la salvezza dell'umanità. Che l'ingresso nel nuovo millennio spinga i Pastori e i fedeli a volgere il loro sguardo di fede verso nuovi e più vasti orizzonti affinché il Regno di Dio venga annunciato fino ai confini del mondo! Affido ognuna delle vostre Diocesi all'intercessione materna della Vergine Maria, Nostra Signora della Pace, particolarmente venerata nel santuario di Yamoussoukro. Imploro suo Figlio Gesù affinché riversi sulla Chiesa in Costa d'Avorio l'abbondanza delle benedizioni divine, perché sia un segno vivente dell'amore che Dio nutre per tutti, in particolare per i bisognosi, i malati, le persone che soffrono. Di tutto cuore vi imparto la Benedizione Apostolica che estendo volentieri ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli laici delle vostre Diocesi.

Settembre 1999



AI VESCOVI DELLO ZAMBIA


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Venerdì, 3 settembre 1999




Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. È per me una grande gioia dare il benvenuto a voi, Vescovi dello Zambia, riuniti a Roma per la vostra visita ad limina Apostolorum. La vostra presenza esprime e ribadisce il vincolo di comunione che unisce voi e le vostre comunità locali al Successore di Pietro, chiamato a confermare i suoi fratelli nella fede (cfr Lc 22,32). Con affetto fraterno, vi saluto con le parole dell'Apostolo: «grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo» (Rm 1,7). Attraverso di voi, rivolgo lo stesso saluto ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli laici delle Chiese particolari, che presiedete con amore.

Durante gli incontri di questi giorni, ho potuto verificare il generoso zelo con cui vi dedicate al vostro ministero pastorale e ho condiviso le speranze e i desideri, le difficoltà e le preoccupazioni, le gioie e i successi del vostro servizio al popolo di Dio nello Zambia. La vostra visita mi ha ricordato la visita pastorale che dieci anni fa ho compiuto nel vostro Paese, quando ho avuto la gioia di fare l'esperienza personale «del vostro calore umano e della profondità delle vostre aspirazioni a vivere in una società fondata sul rispetto per la dignità di ogni essere umano» (Discorso di congedo, Lusaka, 4 maggio 1989, n. 1). Allora ho constatato con particolare gioia «la stabilità e il vigore della Chiesa cattolica nello Zambia» (Ibidem n. 2), e questo non l'ho mai dimenticato.

234 2. Nei dieci anni trascorsi dalla mia visita, la situazione nel continente africano, e anche nello Zambia, è diventata più drammatica. Qualche volta il mondo se ne dimentica, ma questo fatto non cessa di gravare fortemente sul cuore della Chiesa e del Papa. Le antiche piaghe umane della guerra, della carestia, della povertà e della malattia continuano ad affliggere i popoli dell'Africa, e lo Zambia non è stato risparmiato dalla loro forza. Le guerre nei Paesi confinanti hanno ferito lo Zambia, e non solo per i tanti profughi che cercano rifugio nel vostro Paese. Lo spettro dell'AIDS si diffonde nel continente e miete un grande numero di vittime. La capacità di affrontare questi problemi è ulteriormente limitata dall'onere opprimente del debito estero. In una simile situazione, la gente può facilmente cedere all'ansia e anche alla disperazione, afferrandosi a false promesse e soluzioni, che a volte peggiorano le cose.

Tuttavia appare chiaro dalle vostre relazioni quinquennali che in mezzo a questa sofferenza la Chiesa nello Zambia è rimasta salda e che cresce con nuova vita e vigore. Si tratta certamente di una fonte di speranza e per questo rendo grazie a Dio Onnipotente. Ora più che mai, lo Zambia ha bisogno della testimonianza della Chiesa di Cristo Crocifisso, l'unico ad essere la luce che le tenebre non possono accogliere (cfr
Jn 1,5).

Il vostro Paese ha recentemente celebrato il centenario della sua evangelizzazione; dopo cento anni di crescita, la Chiesa è sempre più presente, svolgendo la sua missione religiosa e servendo negli ambiti dell'educazione e dell'assistenza sanitaria, nonché operando per lo sviluppo umano integrale delle persone. Questi impegni sono fondamentali e continueranno a rappresentare una sfida per la vostra guida pastorale. Come saggi Pastori della Chiesa, tuttavia, siete ben consapevoli che alla base vi è il compito ancora più vitale di rafforzare la famiglia naturale nel suo sacro compito di «ecclesia domestica» e la famiglia spirituale della Chiesa nel suo sacro compito di «ecclesia publica». Dai risultati positivi nello svolgimento di questo duplice compito - che in realtà è uno solo - dipenderà il destino della missione della Chiesa nello Zambia.

3. A ragione la famiglia è stata quindi oggetto della vostra sollecitudine pastorale. Nello Zambia come altrove, le famiglie sono ora sottoposte a una serie di pressioni, le cui origini sono politiche, sociali, economiche e persino culturali. La disoccupazione, la mancanza di opportunità educative, le influenze culturali esterne e le pratiche tradizionali, quali la poligamia, rappresentano una minaccia all'unità e alla stabilità delle famiglie nello Zambia. Lo stesso vale per il divorzio, l'aborto, la mentalità sempre più favorevole alla contraccezione e per il comportamento sessuale irresponsabile che aggrava la piaga dell'AIDS. Tutti questi fattori sviliscono la dignità umana in un modo che rende sempre più difficile l'impegno del matrimonio poiché questo, per sua natura, è fondato su un profondo senso del valore della vita umana e della dignità umana. Per questo, la vostra recente Lettera Pastorale sulla santità della vita umana è stata tanto opportuna. Sono certo che essa rafforzerà la testimonianza cristiana nello Zambia e risveglierà la coscienza nazionale su questa importante questione.

Poiché nessuna società può prosperare se non prospera la famiglia, tutte le risorse e le istituzioni della Chiesa devono essere mobilitate per aiutare le famiglie nello Zambia a vivere fedelmente e generosamente come autentiche «chiese domestiche » (cfr Lumen gentium LG 11). Lo stesso vale per le scuole cattoliche, che, dall'inizio alla fine, devono insegnare i valori che conferiscono un significato alla sessualità cristiana. Vale anche per i programmi per i giovani, che devono consolidare e costruire su queste fondamenta, sottolineando in particolare il ruolo e la dignità della donna. Vale infine per i programmi di preparazione al matrimonio, che devono presentare alle coppie di fidanzati il significato cristiano e la bellezza dell'amore coniugale. Ne consegue che bisogna offrire sempre assistenza pastorale alle famiglie in difficoltà. Il futuro dello Zambia è il futuro delle famiglie dello Zambia.

In generale, il sostegno alla famiglia come unità fondamentale della società esige sforzi risoluti per rispondere alle difficoltà che le coppie sposate devono affrontare, incluse le pressioni culturali e le linee politiche che agiscono contro la famiglia. Occorre ora ravvivare le energie dell'intera Chiesa per far sì che le famiglie dello Zambia siano forti come le vuole Dio, di modo che il futuro della Nazione sia prospero come lo vuole Dio.

4. Come Pastori, il vostro ministero è principalmente volto a rafforzare la famiglia spirituale della Chiesa, affinché la potenza salvifica del Vangelo (cfr Rm 1,16) permei ogni aspetto della vita dei fedeli e illumini il cammino della società verso una verità, giustizia e armonia maggiori. La Chiesa in molti modi sarà segno di contraddizione in una situazione in cui le forze alienanti sono inconfondibili, e questo esigerà da voi una visione profondamente spirituale delle cose e una vita santa, immacolata e irreprensibile dinanzi al Signore (cfr Col 1,22). L'Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa ricorda ai Vescovi il monito di Papa san Gregorio Magno, secondo cui «il Pastore è luce dei suoi fedeli soprattutto mediante una condotta morale esemplare e impregnata di santità» (n. 98).

5. Poiché nella famiglia della Chiesa molto dipende dalla qualità della guida offerta dai sacerdoti, è essenziale che essi siano la preoccupazione principale del vostro ministero. I vostri rapporti con loro devono essere sempre improntati all'unità, alla fratellanza e all'incoraggiamento. Negli Ordini Sacri essi sono stati configurati a Cristo Capo e Pastore della Chiesa. Devono pertanto condividere la sua completa dedizione al bene del gregge e alla venuta del Regno. Come ben sapete, vivere con fedeltà e in modo fecondo la vocazione sacerdotale esige una formazione permanente. Per questo avete elaborato programmi speciali per i sacerdoti, in particolare per quelli ordinati da poco, in modo da aiutarli a proseguire il loro sviluppo intellettuale, pastorale e spirituale. Molti membri del vostro clero ne stanno già beneficiando; vi sostengo pienamente in questa iniziativa, incoraggiandovi a fare di tutto per coinvolgere il maggior numero possibile di sacerdoti in questo processo.

La continua conversione personale è una componente essenziale della vita di ogni cristiano, e per i sacerdoti questo comporta un deciso spirito di distacco dalle cose e dagli atteggiamenti del mondo. La massima espressione di ciò è il celibato sacerdotale, il cui valore come totale dono di sé al Signore e alla Sua Chiesa deve essere salvaguardato con cura. Ciò significa che ogni comportamento che possa dare scandalo deve essere attentamente evitato o, laddove è necessario, corretto. A tal fine, la formazione in seminario riveste grande importanza, poiché se in questa fase vengono gettate fondamenta deboli, lo Zambia non avrà mai i sacerdoti zelanti e impegnati di cui ha bisogno. Tuttavia, ancor prima che inizi la formazione in seminario, le buone vocazioni sacerdotali nascono e crescono nelle famiglie autenticamente cristiane; questo è un ulteriore motivo per cui non dovete risparmiare sforzi nella vostra cura pastorale delle famiglie.

6. Un altro segno positivo nella Chiesa nello Zambia è il numero crescente di vocazioni alla vita religiosa.Per assicurare che anche qui vi sia quella guida richiesta dalla famiglia della Chiesa, vi esorto a fare grande attenzione nella selezione dei candidati e nella loro formazione. Ancora una volta la famiglia rappresenta un elemento fondamentale: molti giovani, uomini e donne, che sentono la chiamata alla vita consacrata provengono da famiglie che conoscono da poco la vita cristiana o che hanno una scarsa formazione cristiana. La vita religiosa, così come il sacerdozio, rischia di diventare uno strumento di promozione sociale o una fonte di prestigio. I candidati non devono soccombere alla tentazione di considerarsi migliori degli altri o di voler accedere a un livello superiore di benessere materiale. Quando ciò accade, il carattere autentico del servizio religioso o sacerdotale è accettato solo esternamente senza essere assimilato a un livello profondamente personale. I programmi di formazione dovrebbero promuovere gli ideali più alti ed essere affidati a sacerdoti, religiosi e religiose veramente esemplari.

7. Col rafforzamento della famiglia spirituale della Chiesa, sarete meglio preparati ad avviare il dialogo ecumenico e la cooperazione necessari affinché le diverse Chiese cristiane e comunità ecclesiali possano crescere nella comprensione e nel rispetto reciproci, e affinché i cristiani possano superare le divisioni che hanno ostacolato la loro missione nel millennio che sta volgendo al termine (cfr Tertio millennio adveniente TMA 34). Sarete inoltre meglio preparati ad avviare un dialogo con l'Islam che, sebbene costituisca ancora una minoranza nel vostro Paese, sta aumentando la sua influenza ed è attivo nella costruzione di moschee, scuole e cliniche in diverse parti del Paese. In queste circostanze occorre una duplice risposta della Chiesa: da una parte una forte e continua evangelizzazione e catechesi dei cattolici, dall'altra una sincera apertura al dialogo interreligioso.

235 Un'importante sfida pastorale di genere del tutto diverso è rappresentata dalla confusione e, in alcuni casi, dalla perdita dell'autentica identità cristiana, causate dalla proliferazione di sette fondamentaliste. Esse tendono a prosperare in tempi di agitazione sociale e alienazione culturale, quando prendono il sopravvento l'ansia e la tentazione di perdere la speranza; esse sono più forti proprio quando l'esperienza della Chiesa come famiglia è più debole. Per contrastare le loro promesse illusorie e le loro false soluzioni, la Chiesa nello Zambia ha bisogno di programmi che offrano ai suoi fedeli una catechesi chiara e corretta, che consentano loro di comprendere più profondamente le verità salvifiche della fede e le promesse autentiche di Cristo, le uniche degne di essere credute. In tali programmi, può risultare utile un uso più esteso di materiale religioso audiovisivo e di trasmissioni radiofoniche da parte della vostra Conferenza e delle singole Diocesi. Un impegno di questo tipo farà anche sì che i laici nello Zambia rechino una testimonianza pubblica della loro fede sempre più visibile, diventando autentici evangelizzatori nella loro famiglia e nella loro comunità.

Il vostro impegno per creare piccole comunità cristiane a livello locale ha contribuito notevolmente ad accrescere la partecipazione attiva dei laici alla vita parrocchiale e diocesana. Infatti, tali comunità sono diventate un tratto caratteristico della presenza dinamica della Chiesa nel vostro Paese. Non posso non menzionare due importanti associazioni che operano per promuovere i diversi movimenti di apostolato ora attivi nello Zambia: il National Council for Laity (Consiglio Nazionale per i Laici) e il National Council for Catholic Women (Consiglio Nazionale per le Donne Cattoliche). Anch'essi sono segni della continua crescita della Chiesa nel vostro Paese e dimostrano che voi, cari Fratelli, avete preso a cuore le parole del rito dell'Ordinazione Episcopale: «Come padri e fratelli, amate tutti coloro che Dio affida alle vostre cure... Incoraggiate i fedeli a lavorare con voi nel vostro compito apostolico; ascoltate di buon grado quanto hanno da dire...».

Cari Fratelli, queste sono le brevi riflessioni che oggi condivido con voi, cercando di offrirvi un incoraggiamento nel Signore e di rafforzarvi nel vostro ministero al servizio del suo popolo. Mentre il vostro Paese entra nel secondo centenario della sua fede cristiana e si prepara all'ingresso al Terzo Millennio, la sfida che lo attende è quella di dimostrarsi una nazione cristiana, non solo in virtù di una proclamazione ufficiale, ma anche perché il vostro è un Paese dove la fede cristiana è vissuta con le parole e con i fatti, dove la legge dell'amore resiste e dove l'ordine del Signore di fare risplendere la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria a Dio (cfr
Mt 5,16) è fedelmente osservato da tutti coloro che portano il suo nome.

Affido voi e il popolo cattolico dello Zambia all'amorevole intercessione di Maria, Madre della Chiesa. Invocando il suo santo nome, che possiate offrire un servizio sempre più grande a Cristo suo Figlio! A voi e ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli laici delle vostre Diocesi, imparto con gioia la mia Benedizione Apostolica.

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