GP2 Discorsi 1999 310

IOANNES PAULUS PP. II


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO


PER LA PROMOZIONE DELL’UNITA’ DEI CRISTIANI




Al Venerato Fratello
il Cardinale EDWARD I.CASSIDY
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell'Unità dei Cristiani

Sono particolarmente lieto di far pervenire il mio saluto agli illustri rappresentanti delle Chiese e Confessioni cristiane che partecipano all'incontro "Chiese sorelle, Popoli fratelli". Tale convegno si colloca idealmente sulla scia di quello di Assisi, che continua a portare frutti preziosi di pace e di dialogo sia tra i cristiani che tra i membri delle altre grandi religioni mondiali. Ringrazio la Comunità di Sant'Egidio, che con coraggio e audacia sostiene questo singolare pellegrinaggio, che continua a percorrere diverse città del mondo perché gli uomini e le donne si scoprano fratelli e sorelle, membri della stessa famiglia umana.

Nell'Assemblea Interreligiosa svoltasi nel mese di ottobre scorso in Vaticano, rivolgendomi ai cristiani, dicevo: "Quelli tra noi che sono cristiani, credono che questa speranza è un dono dello Spirito Santo che ci chiama ad allargare gli orizzonti, a guardare oltre i nostri bisogni personali e quelli delle nostre comunità particolari, all'unità della famiglia umana . . . Da questa consapevolezza sgorgano la compassione e la generosità, l'umiltà e la modestia, il coraggio e la perseveranza. Queste sono qualità di cui l'umanità ha più che mai bisogno mentre si appresta ad entrare nel nuovo millennio" (Ai partecipanti alla cerimonia conclusiva dell'Assemblea interreligiosa, 28 ottobre 1999). Sono perciò particolarmente lieto che a Genova si tenga questa assemblea di cristiani per riflettere, pregare e rafforzare l'impegno a continuare sulla via dell'unità.

Vorrei salutare anzitutto i Patriarchi e i rappresentanti delle diverse Chiese d'Oriente qui convenuti. La loro presenza, assieme a quella dei rappresentanti della Chiesa Cattolica, è di conforto e di sprone per tutti. Mi unisco volentieri alla preghiera e ai sentimenti fraterni che pulsano nel cuore di ciascuno e rendono, al tempo stesso, grazie a Dio per i frutti che il dialogo ecumenico ha portato in questi ultimi anni. Nell'Enciclica Ut unum sint, riferendomi particolarmente al secolo che sta per terminare, notavo che "è la prima volta nella storia che l'azione in favore dell'unità dei cristiani ha assunto proporzioni così grandi e si è estesa ad un ambito tanto vasto" (n. 41). E' accaduto che "i cristiani appartenenti ad una confessione non considerino più gli altri come nemici o stranieri, ma vedano in essi dei fratelli e delle sorelle" (Ivi).

La fraternità ritrovata tra cristiani, in effetti, è uno dei frutti più preziosi del dialogo ecumenico. Essa certamente, come canta il Salmista, ci fa gustare la gioia dei fratelli che si ritrovano insieme (cfr Sal 132[133], 1), ma ci rende anche più consapevoli della gravità del peccato della divisione, scandalo per noi e per il mondo. Non possiamo perciò ritardare il passo verso l'unità delle Chiese. Ogni ritardo, infatti, rischia non solo di diminuire la gioia fraterna, ma di renderci complici delle divisioni che in varie parti della terra si acuiscono. Quanto più si rafforza la fraternità tra le Chiese tanto più si aiutano i popoli a riconoscersi come fratelli. La fraternità, infatti, è un'energia che travalica ogni confine e porta i suoi frutti per tutto il genere umano.

In questo spirito, che ho voluto indicare come lo "spirito di Assisi", desidero salutare Lei, Signor Cardinale, domandandoLe di far pervenire l'espressione del mio affettuoso ricordo all'amata Arcidiocesi genovese e al suo Arcivescovo, il Cardinale Dionigi Tettamanzi, come pure alla Comunità di Sant'Egidio che ha congiuntamente organizzato questo incontro. Rivolgo altresì un cordiale saluto a tutti i partecipanti, assicurando loro il mio ricordo nella preghiera, perché nell'amore fraterno possiamo varcare la soglia del nuovo secolo come servitori di Cristo e del suo Vangelo. Accompagno questi voti con la Benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 11 novembre 1999.

IOANNES PAULUS PP. II



ALLE CAPITOLARI DELLE SUORE FRANCESCANE


DELLA PENITENZA E DELLA CARITÀ CRISTIANA


311
Lunedì, 15 novembre 1999


Care Sorelle,

con affetto nel Signore vi saluto, Suore Francescane della Penitenza e della Carità Cristiana, in occasione del vostro Capitolo Generale. Il mio cordiale saluto è rivolto soprattutto a suor Christina Pecoraro, vostro Ministro Generale, e alle suore che partecipano al Capitolo. Assicuro tutte voi della mia vicinanza nella preghiera in questi giorni, durante i quali cercate di discernere, con spirito di riflessione orante, l'orientamento più adeguato per affrontare le sfide del presente, fiduciose nella forza della grazia di Dio per creare un futuro di speranza e per rinnovare tutte le cose in Cristo.

Il tema che avete scelto per il vostro Capitolo, "Motivate in Dio", riflette l'impegno a edificare, partendo dal ricco patrimonio spirituale della vostra fondatrice, Madre Magdalen Daemen, che ha ispirato la testimonianza di consacrazione religiosa e d'impegno missionario di generazioni di suore nei Paesi Bassi, in Germania, in Polonia, in Indonesia, in Brasile e negli Stati Uniti. La fecondità di quel carisma fondazionale continua a essere evidente oggi nelle più recenti missioni della vostra Congregazione in Tanzania, Libia, Messico, Guatemala, Irian Jaya, Timor Est e Timor Occidentale.

Come possiamo non riconoscere, al centro di questo lodevole "movimento" spirituale e apostolico, la persona di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che Madre Magdalen conobbe e amò fin dai suoi primi anni? È stato Cristo a scegliere ognuna di voi (cfr
Jn 15,16) e a inviarla, nella forza dello Spirito Santo, a recare frutto per la crescita del suo Regno. Tutta la missione ha la sua origine ultima nel movimento della grazia di Dio nel nostro cuore. Ogni apostolato è ispirato dalla chiamata di Cristo alla sequela e su di essa fondato. Per questo motivo, vi incoraggio, come autentiche figlie di san Francesco, a promuovere in ogni aspetto della vita della vostra Congregazione l'impegno alla conversione, alla penitenza, alla preghiera intensa e alla contemplazione, come base della vostra presenza e missione nel mondo. Essendo "Motivate in Dio", che possiate essere dunque canali della sua pace in un mondo spesso tragicamente turbato da conflitti, divisioni e ingiustizie.

Il vostro Capitolo si riunisce significativamente alla vigilia della Celebrazione da parte della Chiesa del Grande Giubileo, volta a conferirle "una consapevolezza nuova della missione salvifica ricevuta da Cristo" (Tertio Millennio adveniente TMA 21). Una parte rilevante del Capitolo Generale, infatti, sarà un pellegrinaggio a Greccio, luogo nel quale san Francesco proclamò il mistero dell'Incarnazione di Cristo in tutta la sua semplicità e bellezza radiosa.

Che la luce di Cristo e la gioia del Grande Giubileo riempiano il vostro cuore di speranza durante questi giorni di discernimento e di decisione e risveglino in tutte le Suore Francescane della Penitenza e della Carità Cristiana un rinnovato impegno alla missione della Congregazione! Mentre cercate di soddisfare le esigenze delle numerose persone che incontrate nei vostri vari apostolati, possiate, come san Francesco, irradiare la "pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza" (Ph 4,7) e che invita il cuore umano, fra il rumore e le distrazioni del mondo, a conoscere e ad amare Gesù Cristo e a vivere in giustizia e in pace, come amati figli e amate figlie di Dio. In quanto Congregazione internazionale, la vostra testimonianza di carità fraterna e di rispetto per gli altri e il vostro impegno per la giustizia, la promozione dei diritti dell'uomo e della sua dignità, l'educazione e la sollecitudine, possono essere un segno importante della presenza del Regno universale di Cristo e della sua infinita grazia riconciliatrice. In modo molto speciale, le vostre sorelle anziane, che rappresentano una fonte tanto ricca di spiritualità e di saggezza, possono fungere da esempio e, con le loro preghiere e i loro sacrifici, possono essere una sorgente d'immensa grazia e di fecondità spirituale nel compiere la missione della Congregazione in questa generazione.

Care Sorelle,

sappiamo che "la missione rafforza la vita consacrata, le dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni, sollecita la sua fedeltà" (Vita consecrata VC 78). Mentre il vostro Capitolo Generale tenta di promuovere nella vita di ogni suora e dell'intera Congregazione la fedeltà piena al carisma fondazionale e un'unione sempre più profonda fra mente e cuore con la Chiesa universale, prego affinché tutti voi sperimentiate quel rinnovamento interiore che è il fondamento e la garanzia della fecondità nell'apostolato.

Invocando su di voi la luce e la forza dello Spirito Santo, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di grazia e di pace in nostro Signore Gesù Cristo.




AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA IN VISITA


«AD LIMINA APOSTOLORUM» (I° GRUPPO)


Lunedì, 15 Novembre 1999




Signor Cardinale,
312 cari Fratelli nell'Episcopato!

1. Benvenuti nella casa del Vescovo di Roma, che Vi riceve con grande gioia per quel vincolo di comunione che unisce tutti i Pastori quali successori del Collegio apostolico, stretto intorno a Pietro. L'obiettivo principale del Vostro pellegrinaggio alle tombe dei Principi degli Apostoli Pietro e Paolo è quello di ravvivare in Voi la grazia del ministero episcopale e l'impegno nella Vostra missione pastorale. A me, come Successore di Pietro, spetta il compito di confermarVi nella fede e nel Vostro servizio apostolico (cfr
Lc 22,32). Allo stesso tempo, mi è data la possibilità di assicurare, per Vostro tramite, la mia vicinanza spirituale anche ai sacerdoti, diaconi, religiosi e laici delle Chiese particolari a Voi affidate: "E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo" (Rm 15,5-6).

2. La scadenza della Vostra visita ad limina cade in un momento particolare. Mentre ci separano solo poche settimane dall'inizio del terzo millennio, questi giorni richiamano alla nostra memoria gli avvenimenti straordinari che dieci anni or sono hanno segnato la "svolta" nella Vostra patria. Il muro di Berlino è crollato. Il filo spinato è stato sostituito dalle porte aperte. La Porta di Brandenburgo, per decenni simbolo della separazione, è tornata ad essere quella di prima: il simbolo della Germania unificata. VedendoVi, cari Fratelli, Pastori delle diocesi dei Länder vecchi e nuovi, uniti tutti insieme intorno a me in questi giorni della Vostra visita ad limina, rendo grazie a Dio che con la sua provvidenza regge la storia, e ripeto le parole del Salmista: "Ecco, quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!" (Ps 133,1).

La rilevanza del momento storico che stiamo vivendo mi induce ad assumere come tema di questa visita ad limina un argomento di fondo quale quello della Chiesa che "è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (Lumen gentium LG 1). Riservandomi di affrontare con i due altri gruppi dei Vostri Fratelli nell'Episcopato altri aspetti dell'argomento, vorrei guardare oggi insieme a Voi al mondo che attualmente nella Vostra patria circonda la Chiesa quale "casa di Dio in mezzo agli uomini" (cfr 1Tm 3,15 Apc 1Tm 21,3). La realtà sociale è certamente troppo complessa per essere illustrata in poche righe. Ci dobbiamo accontentare di alcuni lineamenti essenziali per comprendere tutto l'insieme.

3. In seguito alla "rivoluzione di velluto", che dieci anni fa senza spargimento di sangue ha aperto la strada alla libertà, si sono accese grandi speranze. Allora tutti parlavano di "paesaggi fioriti". Ma molti di coloro che sognavano ad occhi aperti devono oggi accontentarsi di poter disporre dell'indispensabile per un'esistenza passabilmente serena. Voi avete risposto con coraggio alle sfide dell'ultimo decennio e continuate ad aiutare mediante la parola e l'azione le persone desiderose di costruire la loro esistenza su una base sicura. Per questo esprimo il mio sincero riconoscimento a Voi e a tutti coloro che Vi sostengono nel Vostro impegno non sempre facile.

Mi congratulo con Voi per tutto il bene che la Chiesa in Germania sta facendo attraverso la sua presenza e il suo lavoro nella società civile, nella vita politica, nell'ambito caritativo e attraverso la sua generosità finanziaria dovunque ce ne sia bisogno. Come esempio tra tanti altri, vorrei qui ricordare il servizio importante che i consultori della Chiesa svolgono in numerosi campi, in particolare in quello a favore delle donne incinte che si trovano in difficoltà. Rilevo anche l'azione di fedeltà generosa con cui il Consorzio delle Diocesi in Germania, malgrado le difficoltà della situazione economica, sostiene il ministero pastorale del Vescovo di Roma a servizio della Chiesa universale. Il mio pensiero si rivolge anche alla città di Berlino, la capitale, dove si è resa possibile - non per ultimo grazie al Vostro aiuto - la costruzione di una Sede appropriata per il Rappresentante Pontificio. Questi fatti dimostrano che il Vostro cuore batte per il Successore di Pietro, che è "il visibile principio e fondamento di unità sia dei Vescovi sia del popolo fedele" (Lumen gentium LG 23). Considerando una così ferma convinzione, è possibile nutrire la certezza che anche in futuro la casa di Dio che è la Chiesa in Germania rimarrà saldamente fondata sulla roccia.

4. Gli abitanti del Vostro Paese vivono nel contesto della cosiddetta "società dei consumi", nella quale la media della popolazione si trova in una situazione di benessere materiale mai conosciuta prima. Si tratta indubbiamente di una conquista, che tuttavia non è priva di lati negativi. Dopo la "svolta", specialmente nei nuovi Länder federali si può parlare addirittura di "choc consumistico". Per rilanciare l'economia molti bisogni finora sconosciuti sono stati suscitati e continuamente rafforzati mediante una forte pubblicità, il cui scopo è di convincere che si può sempre avere tutto. I beni materiali sono messi in evidenza con un'insistenza tale da soffocare spesso qualsiasi desiderio di valori religiosi e morali. Ma col passare del tempo, se l'anima rimane senza nutrimento e soltanto le mani sono riempite, l'uomo sperimenta il vuoto: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4 cfr Dt 8,3).

In questo contesto, vorrei esprimere la mia sollecitudine riguardo al significato della domenica, che sempre di più è minacciata di svuotamento. Apprezzo le Vostre iniziative volte a salvaguardare la domenica come giorno del Signore e giorno dell'uomo. Nella Lettera Apostolica Dies Domini ho illustrato ampiamente queste dimensioni. Inoltre, non posso non menzionare la Vostra dichiarazione programmatica sulla situazione economica e sociale in Germania, elaborata dopo un ampio processo di consultazione con le comunità ecclesiali evangeliche e che ha trovato grande eco nell'opinione pubblica. In questo compito Vi ha ispirato un pensiero che anche a me sta molto a cuore: l'uomo, in quanto persona, non deve essere schiacciato dagli interessi economici. E' questo un rischio reale, perché la società dei consumi, dove Dio spesso viene dato per morto, ha creato idoli a sufficienza, tra i quali sta in evidenza l'idolo del profitto ad ogni costo.

5. Un altro fenomeno nel mondo che Vi circonda è rappresentato dai mezzi di comunicazione di massa. Nella rete dei moderni "mass-media" le notizie possono essere propagate sull'intero globo terrestre in tempo reale. L'uomo spesso non è solo raggiunto dall'informazione, ma è da essa come soffocato, così che non è più in grado di controllare, valutare e selezionare le notizie. La conseguenza è che l'uomo rimane solo, angosciato e disorientato. E questo perché nella società pluralistica si parla senza remora alcuna di tutto ciò che promette novità e sensazione. Certamente ci sono anche programmi informativi e spettacoli di valore, che meritano apprezzamento, ma è necessario educare ad una maturità critica capace di selezionare sapientemente.

La società dell'informazione rappresenta perciò una sfida per i Pastori. Occorre impegnarsi, da un lato, per far crescere nelle persone la maturità critica a cui ho accennato e, dall'altro, per promuovere una migliore qualità delle notizie. La Chiesa è chiamata ad "evangelizzare" anche i mass media! Utilizzati bene, essi possono diventare per i pastori una specie di pulpito. E' necessario scegliere attentamente gli uomini e le donne incaricati di far echeggiare la voce della Chiesa nei comitati e consigli della radio e televisione. Sia Vostra cura di sostenere i giovani che desiderano servire la verità nel mondo del giornalismo!

L'esperienza quotidiana insegna che la Chiesa è un argomento attraente per molti giornalisti. E' opportuno non sottovalutare questo dato. Converrà, perciò, non rifiutarsi per principio ad ogni loro approccio, ma mostrarsi "pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi (1P 3,15). Tuttavia, questo non esclude il dovere di una ragionevole riservatezza, imposta sia dalle esigenze del reciproco rispetto che dalla necessità di una riflessione pacata sul problema da esaminare. Occorre perciò valutare attentamente di volta in volta se sia il caso di mettersi davanti alle telecamere e ai microfoni.

313 6. La Vostra missione di Pastori, venerati Fratelli, si svolge in una società sempre più laicista, in cui i valori religiosi non hanno grande importanza. Molti vivono come se Dio non esistesse. Alla secolarizzazione economica dell'Ottocento hanno fatto seguito, nel secolo che volge al termine, le ondate della secolarizzazione intellettuale, di cui non si intravede la fine. Nel Vostro Paese questo processo si è accelerato anche in seguito all'unificazione. Tale diagnosi trova oggi molte conferme: la Germania riunificata non è diventata maggiormente protestante - come all'inizio si pensava - ma semplicemente meno cristiana. Sembra che il consenso fondamentale sui valori cristiani come base della società stia sbriciolandosi. La Chiesa si deve interrogare sul proprio ruolo in una società in cui il riferimento a Dio è sempre meno frequente, perché in molti ambiti non c'è più posto per Lui.

Questa sfida riguarda specialmente Voi, cari Fratelli. Conosco il significativo ruolo storico e culturale che la Chiesa ha svolto e svolge in Germania: esso si è espresso anche in una particolare forma giuridica e ultimamente negli accordi tra la Santa Sede e i nuovi Länder federali. Da una parte, apprezzo molto questa grande eredità che è da salvaguardare; dall'altra, posso ben comprendere la vostra sofferenza per le numerose defezioni di fedeli e per il conseguente minor influsso della Chiesa nella vita della società civile. So anche che Vi chiedete se i diritti e doveri che competono alla Chiesa nel Vostro Paese potranno effettivamente essere mantenuti. Questa tensione si fa sentire anche al livello parrocchiale dove i sacerdoti, i diaconi e i collaboratori pastorali sono a volte costretti a compiere delle "acrobazie": da un lato essi sono tenuti a provvedere a un ampio "servizio pastorale" in favore di una maggioranza in parte indifferente; dall'altro lato, devono dedicare opportune sollecitudini pastorali alla "Chiesa dei chiamati o decisi", cioè a coloro che effettivamente desiderano mettersi alla sequela di Gesù.

Questo non è un nodo gordiano che possa essere semplicemente tagliato. Esso deve essere piuttosto sciolto con pazienza mediante la preghiera assidua, la sincera riflessione e la programmazione di piccoli passi coraggiosi che rendano credibile nella Vostra patria la testimonianza resa dalla Chiesa allo splendore della verità. Per affrontare la sfida della società laica l'alternativa vera non è quella di rifugiarsi nel "piccolo gregge" (
Lc 12,32). Bisogna piuttosto rendersi disponibili al dialogo e cioè al confronto critico e ragionevole, sostenendo le tensioni che momentaneamente non possono essere risolte. Soluzione evangelica non è quella di ritirarsi dalla società! Si deve, invece, prendere la parola in ogni occasione opportuna e non opportuna (cfr 2Tm 4,2)! FateVi coinvolgere là dove pensate di dover difendere Dio e l'uomo! Non siete del mondo, ma non segregateVi dal mondo (cfr Jn 15,19)! Una società laica in cui si fa sempre più silenzio su Dio ha bisogno della Vostra voce.

7. Gli attuali condizionamenti della Chiesa in Germania non devono essere identificati semplicemente con un contesto agnostico di indifferenza religiosa. Anche se estromesso o taciuto, Dio è presente; e il desiderio di Lui è sempre vivo nei cuori di molti. L'uomo, infatti, non si accontenta soltanto di quanto è umano, ma cerca una verità che lo trascende, perché avverte, anche se confusamente, che in essa sta il senso della propria vita. Santa Teresa Benedetta della Croce, che l'anno scorso ho potuto annoverare tra i Santi e che in occasione della recente Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi ho proclamato compatrona dell'Europa, ha consegnato questa intuizione in una formula di singolare efficacia: "Chi cerca la verità, cerca Dio anche senza saperlo". La riposta alla questione di Dio è la grande occasione favorevole della Chiesa. Siano dunque aperte le porte della Chiesa a tutti quelli che sinceramente sono in cerca di Dio! Chi chiede alla Chiesa la verità, ha diritto di attendersi che da essa gli sia esposta autenticamente ed integralmente la Parola di Dio scritta o trasmessa (cfr Dei Verbum DV 10). Così, la ricerca della verità viene protetta dai pericoli di una religiosità indeterminata, irrazionale e sincretistica, e la Chiesa del Dio vivente si rivela come "colonna e sostegno della verità" (1Tm 3,15).

Alla verità della fede deve corrispondere la coerenza della vita. Con le sue molteplici attività, la Chiesa è indubbiamente presente in tanti e vari ambiti della società civile del Vostro Paese. Tale impegno è apprezzato anche da circoli estranei alla Chiesa. Ma perché questo lavoro non offuschi la vera ed autentica missione ecclesiale, Vi chiedo di esaminare e, se necessario, di rafforzare il profilo delle istituzioni che agiscono in nome della Chiesa. L'amore puramente orizzontale che si volge al prossimo è sempre di nuovo chiamato a incrociarsi con l'amore verticale che sale verso Dio. La Croce, infatti, non è soltanto un distintivo che noi Vescovi portiamo sul petto; essa è prima di tutto il segno caratteristico, il grande "più" del nostro profilo cristiano. Pertanto, nelle case delle Istituzioni cattoliche la Croce deve essere più di una decorazione o di un oggetto d'arredamento: essa è il "marchio" tipico dell'instancabile zelo dei tanti collaboratori e collaboratrici ecclesiali nei settori sociale, educativo e culturale. Sotto le braccia della Croce fiorisce la "cultura della vita", in cui sono accolte particolarmente le persone che di solito sono emarginate, specialmente i non nati ed i moribondi. Occorre quindi promuovere in ogni modo la formazione spirituale e morale del personale nelle istituzioni ecclesiastiche o dipendenti dalla Chiesa! La vera solidarietà tra gli uomini esige di poter contare su di un solido fondamento in Dio, che proprio per mezzo del suo Figlio mandato sulla terra ha manifestato di essere un appassionato "amante della vita" (Sg 11,26).

8. Cari Fratelli! Non vorrei chiudere questa riflessione senza farVi una confidenza. Durante il mio Pontificato finora mi è stato dato di visitare tre volte la Vostra amata patria. Tra tanti ricordi commoventi mi è rimasto nella memoria con particolare intensità un inno alla Chiesa, che i fedeli cantavano con fervore: "Una casa gloriosa si estende sul nostro Paese . . ." Questo inno esprime la gioia e l'affetto per la Chiesa e anche la fierezza di appartenerle, che distingue tuttora schiere di fedeli in Germania. Ho davanti ai miei occhi i sacerdoti, i diaconi e i religiosi, che sostengono la Chiesa con la testimonianza del loro servizio e della vita consacrata. Penso a tanti uomini e donne che vivono la propria vocazione di fedeli laici collaborando con missione ufficiale o come volontari nella cura delle anime oppure nei consigli amministrativi e parrocchiali. Non per ultimo vorrei ricordare le associazioni ecclesiali, tra cui alcune molto antiche, che assomigliano ad alberi maestosi, e i nuovi movimenti spirituali, che in parte sono ancora piantine delicate. In modo speciale vorrei ricordare i fedeli che pregano in silenzio dando respiro all'azione della Chiesa. Portate a tutti i miei più cari saluti! Specialmente ai giovani portate l'invito per la Giornata Mondiale della Gioventù nell'anno 2000: il Papa li aspetta!

9. La mia speranza per Voi e per tutti i cattolici della Vostra patria è quella che l'apostolo Pietro ha formulato: "Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,5 1P 2,9). Per l'intercessione di Maria, che come "domus aurea" è modello della Chiesa, auspico che la Chiesa in Germania sia e diventi sempre più anche nel nuovo millennio "una casa gloriosa che si estende sul nostro Paese", come cantate nel Vostro bell'inno.

Con questi sentimenti e queste speranze imparto di cuore a Voi ed a tutti coloro che sono affidati alla Vostra cura pastorale la Benedizione Apostolica.


DURANTE LA BENEDIZIONE DEI NUOVI LOCALI E


L'INAUGURAZIONE DELL'ANNO ACCADEMICO


DELLA PONTIFICIA UNIVERSITA' LATERANENSE


Pontificia Università Lateranense - Martedì, 16 Novembre 1999




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
314 Illustri Docenti, e carissimi Studenti!

1. Ho accettato volentieri l'invito a presiedere la solenne apertura dell'Anno Accademico e ad incontrare quanti, a vario titolo, fanno parte della grande famiglia universitaria lateranense. Grazie per la vostra calorosa accoglienza! Grazie per questa rinnovata testimonianza di fedeltà e di devozione al Successore di Pietro!

Il mio cordiale saluto va, innanzitutto, al Cardinale Camillo Ruini, Gran Cancelliere di codesta Università. Con lui saluto i Signori Cardinali ed i Vescovi presenti, come pure il Rettore Magnifico, Mons. Angelo Scola, che ringrazio per le cortesi espressioni di benvenuto rivoltemi a nome dell'intera Comunità universitaria.

Il mio deferente pensiero va, altresì, ai Signori Ambasciatori, ai Rettori Magnifici delle Università Ecclesiastiche e Civili, ai Rettori dei Seminari e dei Collegi, agli sponsors ed ai benefattori intervenuti a questo solenne Atto accademico.

Desidero, infine, rivolgermi con affetto a voi, illustri Docenti e cari studenti, che quotidianamente spendete le vostre energie nella ricerca esaltante e faticosa della verità. Il vostro impegno oggi può giovarsi dei nuovi locali che ho appena benedetto, delle riforme statutarie recentemente approvate e dell'aggiornata gestione tecnico-amministrativa, che assicurano alla Pontificia Università Lateranense e al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia un governo e una rete di servizi profondamente unitari, nel rispetto dell'autonomia delle due Istituzioni e della loro vocazione accademica di respiro romano e, insieme, universale.

2. Riflettendo sulle origini dell'Università, ci troviamo quasi a rileggere una pagina della storia stessa della Chiesa che, com'è noto, è stata promotrice dei più antichi Atenei europei.

Nell'epoca moderna la riforma illuministica dell'Università ha voluto dare risposta alle domande essenziali sull'uomo e sul suo destino, facendo astrazione dalla Rivelazione. In molti casi la stessa teologia si è vista, per così dire, espulsa dall'Istituzione accademica, dopo esserne stata per secoli il centro.

Nell'attuale contesto culturale, tuttavia, il ridimensionamento delle pretese esclusiviste della ragione e la constatata aridità del relativismo agnostico sembrano porre di nuovo al centro dell'attenzione universitaria l'indagine sull'integralità dell'humanum.

Come legittime eredi della tradizione accademica delle scuole medievali, le Università «ecclesiastiche» sono chiamate a diventare protagoniste di questo risveglio, in feconda collaborazione con tanti ricercatori del mondo universitario specialmente cattolico.

3. Questa rinnovata attenzione all'uomo nel suo intrinseco legame coll'essere e con la domanda su Dio, apre il nostro sguardo ai compiti propri delle Facoltà e degli Istituti operanti nell'Università Lateranense.

La Facoltà di Teologia è chiamata ad assumere l'incessante tensione dell'intellectus fidei a penetrare sempre più profondamente nel mistero di Dio, ed a proporlo nella «lingua» dell'attuale generazione.

315 La Facoltà di Filosofia si trova a paragonarsi, da un lato, con lo sviluppo continuo delle scienze della natura e dell'uomo e, dall'altro, con lo smarrimento di un livello superiore di riflessione, sia esso di filosofia dell'uomo o metafisico (cfr. Fides et ratio, 83), a partire dal quale ricapitolare, ordinare e integrare gli altri gradi dell'esperienza e della conoscenza, per aprirsi poi al dialogo fecondo con la fede.

Il Pontificio Istituto Utriusque Iuris, con la sua singolare fisionomia scientifica, nutrita da una articolata visione della storia dei diritti, è chiamato a rimotivare i principi dell'ordinamento giuridico canonico e civile mediante il concorso di queste «due mani» del suo sapere.

Il Pontificio Istituto Pastorale Redemptor hominis, che da alcuni anni dedica particolare attenzione alla Dottrina Sociale della Chiesa, dovrà riflettere sull'urgenza di un'efficace azione ecclesiale per far sì che negli ambiti religiosi, culturali, sociali, politici ed economici sia recepita la verità centrale ribadita dal Concilio Vaticano II, che cioè l'uomo è "la sola creatura sulla terra che Iddio abbia voluto per se stessa" (Gaudium et spes
GS 24).

Infine, desidero sottolineare ancora l'importanza dell'indagine sul disegno di Dio circa la persona, il matrimonio e la famiglia, che si svolge presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, da me ricordata anche in occasione del recente incontro con il Corpo docente di tutte le sue sezioni internazionali (cfr. Ai partecipanti all'incontro promosso dall'Istituto per Studi su matrimonio e famiglia, 28 agosto 1999).

4. Per rispondere a tali sfide è necessario il concorso di tutte le componenti universitarie, incluse quelle realtà accademiche che, nei diversi continenti, sono a vario titolo collegate con l'Università Lateranense. Per loro tramite, il vostro Ateneo contribuisce a ridisegnare i confini ideali ed effettivi dell'Università del terzo millennio, che si irradia, al di là del continente europeo, a livello planetario. Come l'Universitas medievale partecipò alla formazione dell'identità europea, in maniera analoga l'Università del terzo millennio è chiamata a far crescere la nuova coscienza di appartenenza all'intera famiglia umana di uomini e popoli.

In tale opera, vostro specifico compito sarà quello di testimoniare come questa coscienza si fondi in Gesù Cristo, che è l'Alfa e l'Omega, la Radice e il Germoglio, il Principio e la Fine.

5. Cari docenti e studenti dell’Alma Mater Lateranensis, che ha l'onore e l'onere di essere a titolo speciale l'"Università del Papa", abbiate sempre a cuore l'unità creativa e dinamica tra fede e intellectus fidei. Essa, come ricorda Sant'Anselmo, è esposta al dramma del peccato per cui "la verità parla chiaro e tuttavia l’intimo resta insensibile" (Oratio ad Sanctum Paulum 82-84). Tale consapevolezza deve portare a ricercare un'unità efficace tra i diversi ambiti pedagogici, attraverso un coordinamento sempre più effettivo e cordiale tra i responsabili della vostra Istituzione universitaria e gli educatori dei seminari e dei collegi, particolarmente di quelli presenti nella diocesi di Roma.

Con questi auspici, affido a Maria Mater Ecclesiae questo nuovo anno accademico, che richiede a ciascuno di voi impegno, intraprendenza e fedeltà, nell'obbedienza pronta alla «Verità» che viene dall'alto, garantita dal Magistero autentico della Chiesa. Il Papa vi sostiene, vi accompagna e con affetto tutti vi benedice.


GP2 Discorsi 1999 310