GP2 Discorsi 1999 369


AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE


SU GIOVANNI HUS


Sala del Concistoro - Venerdì, 17 dicembre 1999




Distinte Autorità di Governo,
Signor Cardinale,
370 Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Illustri Studiosi,
Signore e Signori!

1.È per me motivo di grande gioia porgervi il mio saluto cordiale in occasione del vostro Simposio su Jan Hus, che costituisce un'ulteriore, importante tappa per una più profonda comprensione della vita e dell'opera del ben noto predicatore boemo, uno dei più famosi tra i molti illustri maestri usciti dall'Università di Praga. Hus è una figura memorabile per molte ragioni. Ma è soprattutto il suo coraggio morale di fronte alle avversità ed alla morte ad averlo reso figura di speciale rilevanza per il popolo ceco, anch'esso duramente provato nel corso dei secoli. Sono particolarmente grato a tutti voi per aver recato il vostro contributo al lavoro della Commissione ecumenica "Husovská", costituita alcuni anni fa dal Signor Cardinale Miloslav Vlk, allo scopo di identificare in modo più preciso il posto che Jan Hus occupa tra i riformatori della Chiesa.

2.È significativo che abbiano preso parte a questo Simposio studiosi provenienti non soltanto dalla Repubblica Ceca, ma anche dai Paesi vicini. Né meno sintomatico è il fatto che, nonostante le tensioni che hanno guastato i rapporti tra i cristiani cechi nel passato, esperti di differenti confessioni si siano riuniti insieme per condividere le proprie conoscenze. Dopo aver raccolto la migliore e la più aggiornata riflessione accademica su Jan Hus e sugli eventi nei quali egli fu coinvolto, il prossimo passo sarà di pubblicare i risultati del Simposio, così che il maggior numero possibile di persone possa conoscere meglio non soltanto la straordinaria figura di uomo che egli fu, ma anche l'importante e complesso periodo della storia cristiana ed europea in cui visse.

Oggi, alla vigilia del Grande Giubileo, sento il dovere di esprimere profondo rammarico per la crudele morte inflitta a Jan Hus e per la conseguente ferita, fonte di conflitti e divisioni, che fu in tal modo aperta nelle menti e nei cuori del popolo boemo. Già durante la mia prima visita a Praga espressi la speranza che passi decisivi potessero essere compiuti sul cammino della riconciliazione e della vera unità in Cristo. Le ferite dei secoli passati devono essere curate mediante un nuovo sguardo prospettico e l'instaurazione di rapporti completamente rinnovati. Il Signore nostro Gesù Cristo, che è la "nostra pace" ed ha abbattuto "il muro di separazione che era frammezzo" (
Ep 2,14), guidi il cammino della storia del vostro popolo verso la ritrovata unità di tutti i cristiani, che tutti noi ardentemente auspichiamo per il millennio di cui siamo alle porte.

3.Di cruciale importanza è, in questa prospettiva, lo sforzo che gli studiosi possono sviluppare per raggiungere una comprensione più profonda e completa della verità storica. La fede non ha nulla da temere dall'impegno della ricerca storica, dal momento che anche la ricerca è, in ultima analisi, protesa verso la verità che ha in Dio la sua fonte. Pertanto, rendo ora grazie al Padre nostro celeste per il vostro lavoro che giunge al suo termine, alla stessa maniera in cui vi ho incoraggiato quando l'avete iniziato.

Lo scrivere di storia è talvolta ostacolato da pressioni ideologiche, politiche o economiche, con la conseguenza che la verità viene oscurata e la storia stessa finisce per trovarsi prigioniera dei potenti. Lo studio genuinamente scientifico è la nostra migliore difesa contro simili pressioni e contro le distorsioni che esse possono generare. È vero che è molto difficile raggiungere un'analisi della storia assolutamente obiettiva, dato che le convinzioni, i valori e le esperienze personali ne influenzano inevitabilmente lo studio e l'esposizione. Questo non significa, tuttavia, che non si possa arrivare ad una rievocazione degli eventi storici che sia realmente imparziale e, come tale, vera e liberante. Il vostro stesso lavoro è prova di quanto ciò sia possibile.

4. La verità può rivelarsi anche scomoda quando ci chiede di abbandonare i nostri radicati pregiudizi e stereotipi. Ciò vale per le Chiese e Comunità ecclesiali, come anche per le Nazioni e gli individui. Tuttavia, la verità che ci rende liberi dall'errore è anche la verità che ci fa liberi per amare; ed è stato l'amore cristiano l'orizzonte di quanto la vostra Commissione ha cercato di realizzare. Il vostro lavoro sta a significare che una figura come quella di Jan Hus, che è stata un grande punto di contesa nel passato, può ora diventare un soggetto di dialogo, di confronto e di approfondimento in comune.

Nell'ora in cui molti stanno impegnandosi per creare un nuovo tipo di unità in Europa, ricerche storiche come la vostra possono essere d'aiuto per ispirare le persone ad andare oltre i troppo stretti confini etnici e nazionali, verso nuove forme di genuina apertura e di solidarietà. Ciò aiuterà sicuramente gli Europei a comprendere che il Continente potrà avanzare in maniera sicura verso una nuova e stabile unità, se saprà ricollegarsi in modi nuovi e creativi con le radici cristiane comuni e con la specifica identità che ne è derivata.

5.È chiaro pertanto che il vostro lavoro è un servizio importante non soltanto per la figura storica di Jan Hus, ma anche, più in generale, per i cristiani e per la società europea nel suo insieme. Questo perché, alla fin fine, è un servizio alla verità sull'uomo, verità che la famiglia umana ha bisogno di recuperare, prima di ogni altra cosa, all'alba del terzo millennio dell'era cristiana.

371 Nel contemplare la verità sull'uomo, non possiamo non volgerci alla figura del Cristo risorto. Lui soltanto incarna perfettamente la verità dell'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,26). Prego ardentemente Colui che è "lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8), perché mandi la sua luce nei vostri cuori. Come pegno di grazia e pace in Lui, invoco su di voi, sulle persone care e sull'intera nazione ceca le abbondanti benedizioni dell'Altissimo, al quale sia lode, gloria, sapienza e azione di grazie nei secoli dei secoli. Amen! (cfr Ap 7,12).




AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELLA REPUBBLICA CECA


Sabato, 18 novembre 1999

Signor Presidente,

Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Carissimi Fratelli e Sorelle della Repubblica Ceca!

1.Con grande gioia saluto tutti voi, che siete venuti per la consegna dell'abete giunto dalla cara Nazione Ceca. Questo dono di Natale testimonia il senso di rispetto e di deferenza che l'amato popolo ceco nutre verso la Sede Apostolica ed è, al tempo stesso, simbolo di cordiale partecipazione alla gioia delle feste natalizie che si celebrano qui in Vaticano, con la particolare solennità che l'inizio del Grande Giubileo richiede.

Già ieri ho potuto incontrare numerosi rappresentanti della Repubblica Ceca in occasione dell'Udienza concessa ai partecipanti al Convegno Internazionale su Jan Hus, un importante momento di riflessione su una pagina dolorosa della storia religiosa e civile della Nazione. Ed ora ho la gioia di poter rivolgere il mio cordiale saluto al Presidente della Repubblica Ceca, il Signor Václav Havel, ed alla gentile Consorte. La ringrazio, Signor Presidente, per le nobili parole con cui ha voluto sottolineare il significato dell'iniziativa assunta dal Governo di far dono al Papa del bell'albero di Natale, che si erge maestoso accanto al Presepe in Piazza San Pietro. Saluto, inoltre, il Signor Cardinale Miloslav Vlk e lo ringrazio per le espressioni di fraterno affetto da lui usate nei miei confronti. Estendo, infine, il mio cordiale saluto al Vescovo Mons. Frantisek Lobkowicz, ai Presuli dell'intera Conferenza Episcopale Ceca, ai fedeli della diocesi di Ostrava-Opava, principali artefici della concretizzazione di questa iniziativa ed ai fedeli della Comunità ceca di Roma.

A tutti voi, ai vostri collaboratori rimasti a casa, agli sponsor ed a quanti si sono prestati per il trasporto dell'albero, esprimo i miei più vivi ringraziamenti per il contributo offerto da ciascuno. Uno speciale saluto alla banda "Vallašský-vojvoda", che accompagna il lieto incontro per l'accensione dell'albero. Grazie a voi, la festa del Natale del Signore, qui in Piazza San Pietro, sarà sicuramente più solenne.

2.Questo abete, che già da qualche giorno si innalza verso il cielo addobbato di suggestive luminarie, proviene dalla montagna Beskydy, Regione Ostrava ed Opava, nei pressi di Morávka. Insieme a questo albero, voi avete voluto offrire altri piccoli abeti, che saranno posti in vari luoghi del Palazzo Apostolico e della Curia, tutti addobbati con prodotti del lavoro artigianale della medesima Regione. Ed inoltre avete unito tre statue vestite nei costumi tradizionali di Valašško, che sono collocate accanto a quelle solitamente usate nel Presepe di Piazza San Pietro.

L'albero di Natale, insieme al Presepe, crea il clima tipico del Natale e può aiutarci a meglio comprendere il messaggio di salvezza che Cristo è venuto a portare con la sua Incarnazione. Dalla stalla di Betlemme alla Croce sul Golgota, egli ha reso testimonianza, con l'intera sua vita, all'amore di Dio per gli uomini. Egli è, secondo l'evangelista Giovanni, "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Jn 1,9).

372 Come simbolo di questa Luce, brillano le luci sull'albero di Natale a rafforzare in noi la consapevolezza del grande mistero: nel Cristo è presente la luce capace di cambiare il cuore dell'uomo.

3.Carissimi Fratelli e Sorelle, mentre di cuore vi ringrazio per questa visita, formulo a tutti voi ed ai vostri cari i migliori auguri per un lieto Natale ed un felice Anno Nuovo nel calore delle vostre famiglie.

Possano le imminenti feste natalizie suscitare e rafforzare in tutti la fede nella presenza e nell'amore di Dio.

Con questi sentimenti, volentieri imparto a voi, ai vostri familiari ed all'intera vostra Nazione una speciale Benedizione Apostolica.




AL NUOVO AMBASCIATORE DI SVEZIA


PRESSO LA SANTA SEDE IN OCCASIONE DELLA


PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI


Lunedì, 20 dicembre 1999




Signor Ambasciatore,

È un piacere per me darLe oggi il benvenuto in Vaticano e ricevere dalle Sue mani le Lettere credenziali con le quali Ella è accreditata come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario del Regno di Svezia. Desidero esprimere la mia gratitudine a Sua Maestà Carlo XVI Gustavo e al Governo svedese per i sentimenti di ossequio che, per Suo cortese tramite, hanno voluto esprimere alla mia persona, come pure per le parole di apprezzamento riservate all'attività che la Santa Sede compie in ambito internazionale.

Memore dell'incontro del 13 novembre scorso, desidero rinnovare alle Loro Maestà il Re e la Regina, ed alla Principessa Ereditaria l'assicurazione della mia preghiera per le loro persone e per il servizio che sono chiamati a rendere alla Nazione. Intendo estendere i medesimi sentimenti agli altri membri della Famiglia reale, alle Autorità di governo e all'intero popolo della Svezia, formulando voti di serenità e di pace, nella ricerca costante di ciò che contribuisce alla tutela ed alla promozione della persona umana ed allo sviluppo degli autentici valori della civile convivenza.

È ancora viva nel mio cuore la gioia per la recente proclamazione a compatrona dell'Europa, insieme con Santa Caterina da Siena e Santa Teresa Benedetta della Croce, di Santa Brigida, illustre figlia di Svezia, pellegrina di Cristo e guidata da grazie mistiche straordinarie. Si è trattato di un'occasione provvidenziale per riflettere sulla comune responsabilità dei cristiani di proseguire nel cammino verso la piena unità, così da offrire al Continente una testimonianza sempre più credibile dell'unico Vangelo, sorgente di speranza e fondamento solido della civiltà dell'amore.

Segno visibile di questo ardente desiderio, che per Santa Brigida costituì un intenso programma di vita, è stata la celebrazione ecumenica svoltasi nella Basilica di San Pietro lo scorso 13 novembre, quando, insieme con i più alti Rappresentanti luterani di Svezia e di Finlandia e con i Vescovi cattolici di Stoccolma e Copenaghen, ho pregato affinché si avveri presto per tutti i discepoli di Cristo il desiderio del Divino Maestro: Ut unum sint. La circostanza ha ravvivato in me l'indimenticabile ricordo del mio viaggio di dieci anni orsono a Stoccolma, ad Uppsala, a Vadstena e a Linköping, quando ebbi modo di incontrare e dialogare con l'amato popolo di Svezia, apprezzandone il gusto per la vita, l'amore per i bambini e la generosità d'animo nell'accogliere persone ivi giunte da altri Paesi per trovare lavoro, dignità e speranza.

La Santa Sede conosce e stima l'azione della Svezia a favore della pace, della collaborazione e del rispetto dei diritti umani a livello regionale ed internazionale, come pure la generosità concretamente dimostrata e posta in atto a favore delle Nazioni più povere. Sono certo che tale programma, unito a convinta adesione agli autentici valori etici e religiosi, contribuirà all'affermazione di una civiltà di pace e di mutua comprensione tra i popoli. Pur nelle specificità che gli sono proprie, il popolo svedese saprà inserirsi sempre più profondamente nell'insieme dei popoli d'Europa, favorendo l'edificazione della casa comune del Continente, fondata sulla dignità della persona, il rispetto del carattere sacro della vita, la valorizzazione del ruolo centrale della famiglia, il riconoscimento dell'importanza dell'educazione, la tutela delle libertà fondamentali, a cominciare da quella religiosa, la promozione del contributo di ciascuno al bene comune nel contesto di uno Stato retto dalla legge e dalla ragione.

373 In questo processo, la Chiesa non mancherà di compiere la parte che le è propria, ponendo a disposizione dell'uomo contemporaneo le ricchezze della propria fede mediante il costante annuncio del Vangelo, così che la luce del Cristo vivifichi i valori che sorreggono la società civile.
Signor Ambasciatore, il Grande Giubileo dell'Anno 2000 che inizierà con l'ormai imminente apertura della Porta Santa, vedrà convenire a Roma sicuramente anche pellegrini suoi connazionali. Desidero far giungere loro il mio saluto, assicurando che troveranno fraterna accoglienza presso le Tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Qui potranno sentirsi in qualche modo a casa loro, per celebrare insieme ai cristiani provenienti da altre parti del mondo il mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio.

Le prossime feste natalizie mi offrono, infine, l'opportunità di porgere a Lei ed alla Sua famiglia e, per Suo tramite, ai Sovrani che Ella rappresenta, come pure all'intero Popolo svedese fervidi voti augurali per un santo Natale e felice Anno nuovo. Unisco volentieri agli auguri il mio orante ricordo al Signore perché le cordiali relazioni tra la Svezia e la Santa Sede continuino a svilupparsi sui saldi binari ormai tradizionali. Le confermo, altresì, la mia stima e il mio sostegno nell'espletare l'alta missione affidataLe, ed avvaloro tali sentimenti con l'invocazione di abbondanti benedizioni divine su di Lei e sulle persone che Le sono care.




AGLI EMINENTISSIMI SIGNORI CARDINALI E


MEMBRI DELLA CURIA ROMANA


PER GLI AUGURI NATALIZI


Martedì, 21 dicembre 1999




Rorate coeli desuper, et nubes pluant iustum!
Aperiatur terra, et germinet Salvatorem! (Is 45,8).

1.E' con vivo piacere che vi incontro, carissimi membri del Collegio Cardinalizio e collaboratori della Curia Romana, per questo appuntamento tradizionale, che tuttavia sembra avere oggi un sapore particolare: è l'ultimo del secolo e del Millennio. La peculiare circostanza ci invita a portarci con la nostra riflessione nell'orizzonte del tempo che scorre, per adorare i disegni di Dio e rinnovare la nostra fede in Cristo, Signore della storia.

La ringrazio, Signor Cardinale Decano, per le espressioni di devozione che mi ha rivolto a nome del Collegio cardinalizio e dei presenti. Grazie per gli auguri, che ricambio di vero cuore a Lei, ai Signori Cardinali ed ai Membri della Curia Romana.

Vogliamo vivere questo incontro con la consapevolezza che costituiamo una comunità specialissima, la comunità dei più stretti collaboratori del Vescovo di Roma, successore dell'apostolo Pietro. L'elemento che ci unisce può essere sintetizzato con l'espressione ministerium petrinum.

2.Ministerium, ossia servizio. Il Figlio di Dio, che nasce come uomo a Betlemme, dirà di sé: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45). Cristo ci lascia così il modello, anzi la "misura" sulla quale deve misurarsi la vocazione di ciascuno di noi.

Se la vocazione del Successore di Pietro, affiancato dai suoi collaboratori, possiede un particolare significato nella Chiesa, è proprio perché essa è un ministero, un servizio. A Pietro Cristo disse: "Conferma i tuoi fratelli" B confirma fratres tuos (Lc 22,32). Conosciamo bene il contesto drammatico di questa parola del Maestro divino: in prossimità ormai della passione, alla dichiarazione di Pietro: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte" (Lc 22,33), Egli replicò: "Io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi" (Lc 22,34). E' in questo contesto che cadono le parole di Cristo: "Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32).

374 3.E' necessario soffermarsi su tutto il contesto, per capire appieno il senso della vocazione di Pietro nella Chiesa. Nel racconto dell'Evangelista, Pietro emerge in tutta la sua fragilità. Non deriva dunque dalle sue capacità il "confermare": viene dalla potenza di Cristo, che prega per lui. E' in forza della potenza di Cristo che egli può sorreggere i fratelli nonostante la sua personale debolezza. E' necessario avere ben presente questa verità sul ministerium petrinum. Non può mai dimenticarla colui che, come Successore di Pietro, esercita tale ministerium e non devono dimenticarla coloro che, a qualunque titolo, partecipano ad esso.

In occasione dell'odierno incontro, desidero abbracciare con la memoria i Sommi Pontefici succedutisi nell'arco di questo Millennio e tutti coloro che, nei più diversi modi, con essi hanno collaborato. "Bene, servo buono e fedele . . ., sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone" (
Mt 25,23). Confidiamo che abbiano udito queste parole di Cristo quanti hanno partecipato al ministerium petrinum. Confidiamo di ascoltarle anche noi, quando saremo chiamati a presentarci davanti al tribunale supremo.

Questa odierna meditazione varchi la soglia del terzo Millennio e sia accolta da coloro che verranno dopo di noi, che assumeranno dopo di noi, come Successori di Pietro e come loro collaboratori, il ministerium petrinum, per esercitarlo secondo la volontà di Cristo. E' l'augurio che formulo a tutti i miei diletti fratelli e sorelle della grande comunità che noi formiamo, ringraziando incessantemente tutti e ciascuno, per il sostegno, l'aiuto, la collaborazione generosa che mi offrono.

4.Confirma fratres tuos! Insieme con tutto il Popolo di Dio sparso nel mondo, abbiamo camminato in questi anni verso il Grande Giubileo. Facendo ora quasi un bilancio dell'itinerario fin qui compiuto, sento di dover ringraziare il Signore innanzitutto per l'ispirazione Trinitaria che lo ha segnato. Di anno in anno abbiamo sostato in contemplazione davanti alla persona del Figlio, dello Spirito, del Padre. Nel corso dell'Anno Santo canteremo la gloria comune delle tre divine Persone. Ci sentiamo così più che mai popolo adunato nella Trinità, "de unitate Patris et Filii et Spiritus Sancti plebs adunata" (S. Cipriano, De orat. Dom. 23: PL 4, 536; cfr Lumen gentium LG 4).

Innumerevoli sono state le iniziative avviate nelle Chiese particolari in preparazione all'Anno giubilare. A livello universale, di grande importanza sono stati soprattutto i Sinodi continentali dai quali è lecito attendersi frutti abbondanti sulla base delle linee presentate nelle rispettive Esortazioni apostoliche post-sinodali. All'inizio di quest'anno ho potuto consegnare da Città del Messico l'Esortazione apostolica Ecclesia in America, auspicando un rinnovato slancio di evangelizzazione della numerosa cristianità americana. Nel mese di giugno ho visitato la mia patria di origine, recandomi in alcune diocesi della Polonia in cui non ero ancora stato. Lo scorso mese ho portato in India l'Esortazione Ecclesia in Asia, incoraggiando la piccola comunità cattolica in Asia ad annunciare con fiducia, pur nel dialogo con le antiche religioni di quell'immenso Continente, il Cristo Salvatore. In ottobre, poi, si è tenuta la seconda Assemblea speciale del Sinodo per l'Europa, durante la quale è stata affrontata la complessa sfida dell'evangelizzazione nel Continente europeo. Una sfida che abbiamo affidato all'intercessione dei Santi, specie dei tre Patroni Benedetto, Cirillo e Metodio, che ho voluto integrare nella devozione del popolo di Dio con le tre figure femminili di santa Brigida di Svezia, santa Caterina da Siena e santa Teresa Benedetta della Croce.

5.Confirma fratres tuos! L'anno appena trascorso è stato importante anche sotto il profilo ecumenico. Nella Tertio millennio adveniente avevo auspicato che il Grande Giubileo potesse vedere i cristiani "se non del tutto uniti, almeno molto più prossimi a superare le divisioni del secondo millennio" (n. 34). Purtroppo il traguardo rimane ancora lontano. Ma come dimenticare l'intensa emozione dei miei recenti viaggi in Romania e in Georgia? Mi sono recato come fratello tra fratelli, e nell'accoglienza di quelle antiche comunità ho potuto assaporare qualcosa della gioia che ha accompagnato per secoli i rapporti tra Oriente e Occidente. Allora la Chiesa poteva respirare pienamente con i "due polmoni" delle tradizioni diverse e complementari in cui si esprime la ricchezza dell'unico mistero cristiano. E che dire, poi, dei progressi registrati nei rapporti con i fratelli di tradizione luterana? Il documento sulla giustificazione, recentemente sottoscritto ad Augsburg, costituisce un grande passo avanti e un incoraggiamento a proseguire con decisione nel dialogo, perché si realizzi l'invocazione di Cristo: "Padre, che siano uno" (Jn 17,11 Jn 17,21).

6.Rorate coeli desuper et nubes pluant iustum! Anche quest'anno lo sguardo della Chiesa non ha mancato di spingersi oltre i suoi confini visibili, per riconoscere l'opera misteriosa che lo Spirito di Dio compie tra tutti gli uomini e, in particolare, tra i credenti di altre religioni. Ad iniziativa del Pontificio Consiglio per il Dialogo inter-religioso, nel solco dell'indimenticabile incontro di Assisi del 1986, lo scorso ottobre ci siamo riuniti in Piazza San Pietro con i rappresentanti di varie religioni del mondo. Abbiamo promosso tale incontro in piena sintonia con lo spirito del Concilio, che nella dichiarazione Nostra Aetate ha incoraggiato il dialogo con le altre religioni, ricordando tuttavia che ciò deve avvenire senza indulgere all'indifferentismo o alla tentazione del sincretismo. La fede in Cristo "Via, Verità e Vita" (Jn 14,6, cfr Nostra Aetate NAE 2) è la ragione d'essere della Chiesa e la forza che ne sostiene ed orienta l'azione nel mondo. E' su questa base che l'incontro con i credenti di altre religioni dimostra tutta la sua fecondità. Esso è legittimo e significativo sia perché molti sono gli ambiti operativi su cui possiamo trovarci concordi nel servire a Dio e agli uomini, sia perché è dovere della Chiesa glorificare Dio per i raggi di verità con cui egli raggiunge i suoi figli in tutte le latitudini della terra, offrendo nel modo che lui solo conosce quella salvezza che ha la sua scaturigine nel mistero pasquale di Cristo (cfr Gaudium et spes GS 22).

7. L'annuncio della salvezza non può non accompagnarsi a una operosa testimonianza di carità. Anche quest'anno, di fronte ai grandi problemi del mondo, la Sede Apostolica si è adoperata perché non mancasse l'apporto del lievito evangelico. E' stato così sostenuto il cammino del Popolo di Dio, che nelle sue realtà pastorali locali in mille modi si fa carico delle esigenze umane e del servizio ai più bisognosi. Ci si è preoccupati della promozione di una "cultura della carità", capace di far maturare rapporti solidali tra gli uomini, di far cadere pregiudizi, di disporre all'umiltà dell'incontro e del dialogo. Di questo in particolare continuano a rendersi benemeriti i Dicasteri della Curia Romana, specie quelli più impegnati sul versante della cultura e delle problematiche sociali. Nella stessa direzione alcuni giorni fa ho offerto alcune linee di riflessione nell'annuale Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. Voglia il Bimbo di Betlemme, Principe della pace, benedire gli sforzi che a tale scopo compiono tutti gli uomini di buona volontà.

8.Venite et ascendamus ad montem Domini (Is 2,3). Questo Natale che apre le celebrazioni dell'Anno giubilare, sia per ciascuno di noi un'ascesa al monte del Signore, dove la sua gloria si rivela a quanti hanno deposto l'uomo vecchio (cfr Ep 4,22-24) e hanno rivestito l'abito nuziale (cfr Mt 22,12), aprendosi pienamente a Cristo.

Ascendamus ad montem Domini! Sì, acceleriamo con fede i passi verso il Giubileo, anno straordinario di grazia, espressa in particolare dal dono dell'indulgenza. Essa, lungi dall'essere uno "sconto" al cambiamento di vita del cristiano, lo esige a titolo ancor più forte. L'impegno spirituale sinora profuso e che dobbiamo continuare a svolgere, anche negli ambiti di competenza dei rispettivi Dicasteri e, specialmente, nell'ambito del Comitato per l'Anno Santo, intende aiutare tutti i credenti a prendere coscienza del verso senso dell'evento giubilare. "Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15). E' questo il messaggio che deve vibrare con intensità crescente nel corso dei prossimi mesi.

I momenti giubilari previsti in diversi modi e luoghi, e in particolare quelli che si celebreranno qui a Roma, siano espressioni forti del cammino di conversione, che coinvolge l'intero Popolo di Dio.

375 9.Ecce, virgo concipiet et pariet filium et vocabit nomen eius Emmanuel (Is 7,14).

Il Natale e l'Anno giubilare ci riconsegnano con forza questa certezza che da duemila anni regge il cammino della Chiesa, la sprona alla fatica dell'annuncio, la stimola ad una costante conversione. Il Bimbo nato a Betlemme è l'Emmanuele, il Dio-con-noi. E' il Risorto che guida la storia e verrà nella gloria alla fine dei tempi.

Auguro di cuore a ciascuno di voi, Signori Cardinali, ed a voi tutti, stimati collaboratori della Curia Romana, che possiate sentire profondamente i frutti della sua presenza, nella gioia di essere stati scelti a lavorare, in stretta collaborazione col ministero del Successore di Pietro, quali araldi del suo Regno di amore e di pace.

Vi benedico tutti con affetto. Buon Natale! Fruttuoso Anno Santo!




AD UNA RAPPRESENTANZA DEI RAGAZZI


DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA


Martedì, 21 dicembre 1999

Carissimi Ragazzi e Ragazze dell'Azione Cattolica Italiana!


Sono contento di accogliervi quest'oggi, come ogni anno, per quest'incontro che ci offre l'occasione di scambiarci gli auguri per il Santo Natale e per il nuovo Anno. Saluto con grande affetto ciascuno di voi insieme con il Presidente Nazionale dell'Azione Cattolica e l'Assistente generale. Tutti ed ognuno saluto ed abbraccio con viva cordialità . Vi ringrazio per le parole che mi avete rivolto e per i sentimenti che avete voluto manifestarmi. Essi mi sono particolarmente graditi perché sono accompagnati dal vostro ricordo nella preghiera. Grazie, cari ragazzi per tutto questo.

Siamo ormai giunti al Santo Natale, festa molto sentita dalle famiglie cristiane. Il mio pensiero va naturalmente alle vostre famiglie ed a tutte le famiglie del mondo. Tornando a casa, portate ai vostri cari il saluto del Papa e gli auguri più fervidi di serenità e di pace. Pensate, al tempo stesso, a quanti non potranno trascorrere con serena letizia questi giorni di festa.

Natale è un giorno singolare che invita alla solidarietà ed all'amore, invita ad aprire il cuore ai fratelli, specialmente a quanti sono nel bisogno. Il Bambino Gesù, nascendo a Betlemme, ha recato al mondo il dono prezioso dell'Amore perché, come luce radiosa, fughi dal cuore dell'uomo le tenebre dell'egoismo e della tristezza e riempia il suo animo di autentica gioia . E' quanto auguro a ciascuno di voi ed ai vari gruppi di Azione Cattolica che rappresentate: possiate riscoprire l'amore divino, che avvolge e dà senso pieno all'umana esistenza. La Madonna, che a Betlemme ha dato al mondo il nostro Redentore vi aiuti ad accoglierlo nel vostro animo.

Cari ragazzi e care ragazze, quest'anno alla gioia del Natale si unisce anche quella per l'Anno Giubilare, che inizierà proprio la Notte Santa con la solenne apertura della Porta Santa nella Basilica vaticana. Preparatevi a vivere intensamente questo straordinario tempo di grazia; siate apostoli dei vostri coetanei, aiutandoli a cogliere l'autentico spirito dell'Anno Santo ed a viverlo in profondità.

Ancora una volta vi ringrazio per questa gradita visita e di cuore benedico voi, i vostri amici, le vostre famiglie e quanti vi accompagnano nel cammino di crescita umana e spirituale. Buon Natale !



UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO PROMOSSO DALLA


FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DEI PUERI CANTORES


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Venerdì, 31 Dicembre 1999




Cari bambini,

Sono lieto di accogliervi, con le vostre famiglie e numerosi rappresentanti della Federazione internazionale dei Pueri Cantores, della quale saluto il Presidente, il Signor Buys, insieme a Monsignor Valentin Miserachs, Presidente del Pontificio Istituto di Musica Sacra. La vostra presenza è, per la Chiesa, un appello a vivere il Grande Giubileo nel canto e nell'azione di rendimento di grazie.

1. Siete venuti da tutto il mondo, ma qui siete a casa vostra, poiché è a Roma che Papa Gregorio Magno fondò la prima scuola di cantori specializzati nel canto sacro. Sotto il suo impulso si creò un intero repertorio di musica liturgica. Allora in tutta l'Europa si aprirono scuole in cui i bambini di qualsiasi condizione sociale potevano imparare a cantare. Queste scuole di canto furono all'origine della tradizione musicale della Chiesa, tesoro inestimabile del quale voi siete oggi gli eredi e che dovete conservare e trasmettere, come testimoni fedeli.

2. Avete dunque un ruolo importante da svolgere nella vita della Chiesa. Siete i piccoli messaggeri della bellezza. Il mondo ha bisogno del vostro canto, poiché il linguaggio della bellezza tocca i cuori e contribuisce all'incontro con Dio. La gioia che vi pervade quando cantate deve irradiarsi intorno a voi e suscitare un entusiasmo contagioso. Dimostrate la stessa volontà di cantare bene che il giovane Mozart dimostrava nel fare le scale musicali: un giorno, quando era bambino, gli venne chiesto: "Perché fai tanti esercizi?", e lui rispose: "Perché cerco due note che si amino!". Voi che amate la musica, sforzatevi di cantare sempre meglio! Il Vangelo penetrerà più profondamente nel vostro animo e in quello delle persone che aiutate a pregare. Sarete così i messaggeri della pace e dell'amore di Dio.

3. Voi siete anche messaggeri della fede. Non basta infatti che, mediante la qualità del vostro canto, portiate il vostro auditorio alla preghiera e al raccoglimento. Poiché la musica e il canto sacri sono parte integrante della liturgia della Chiesa, il vostro canto aiuta i fedeli a volgersi verso Dio, soprattutto durante la celebrazione dell'Eucaristia. Cantando la Gloria di Dio, siete i servitori e i preziosi ausiliari dell'Eucaristia. "Nel canto la fede si sperimenta come esuberanza di gioia, di amore, di fiduciosa attesa dell'intervento salvifico di Dio" (Lettera agli Artisti, n. 12). Che il vostro canto sia sempre nuovo, poiché, cantando per il Signore, voi cantate la novità della grazia di Dio, fonte inesauribile di gioia e di pace. Sì, "cantate al Signore un canto nuovo" (
Ps 95,1)!

4. Cari "piccoli cantori", che il vostro canto vi aiuti a fare della vostra vita un canto di lode a Dio. "Che canti a Dio colui che vive per Dio" (Sant'Agostino, Enn. in Ps 67,5). Con la vostra voce, con la vostra giovinezza, con la vostra vita, annunciate Gesù, il Salvatore.

Cari bambini, vi incoraggio a cantare per il Signore.

Imparto a tutti la Benedizione Apostolica.







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