GPII Omelie 1996-2005 31

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VISITA PASTORALE IN SLOVENIA

SANTA MESSA PER I FEDELI DELLA DIOCESI DI LJUBLJANA




Ippodromo di Stoice, Ljubljana - Sabato, 18 maggio 1996




1. "Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre" (Jn 16,28). Queste parole fanno parte del discorso di addio pronunciato nel cenacolo da Cristo, la vigilia della sua passione e morte sulla Croce.

Ora, dopo la risurrezione, è venuto il momento del loro compimento: ne abbiamo fatto memoria giovedì scorso, quaranta giorni dopo la Pasqua, celebrando l’Ascensione di Cristo al cielo. Adesso, ad Ascensione avvenuta, la Chiesa attende, insieme con gli Apostoli, il Consolatore, lo Spirito Santo. È questo un tempo di singolare ed intensa preghiera.

Alla preghiera si riferiscono anche le parole di Cristo che abbiamo ascoltato nell’odierna pericope evangelica: "Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà... Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena... Non vi dico che pregherò per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio" (Jn 16,23-24 Jn 16,26-27).

Questo Padre, che ama, "darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono" (Lc 11,13). Riuniti nel cenacolo, gli Apostoli chiedono proprio il dono dello Spirito Santo. Ed anche la Chiesa, preparandosi alla Pentecoste, lo domanda con intensa fede.

2. La Chiesa chiede il dono dello Spirito Santo per poter essere in grado di assumere la missione affidatale da Cristo. Egli aveva detto agli Apostoli: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19).

Nel giorno di Pentecoste persone provenienti da varie parti del mondo si trovano coinvolte nelle conseguenze dell’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli. Il libro degli Atti elenca le nazioni, rappresentate a Gerusalemme in quel giorno. Quanto tempo è passato da allora! L’annuncio del Vangelo ha percorso le strade del mondo. Oggi la lista riferita nel Libro degli Atti potrebbe essere di molto ampliata, essa comprenderebbe anche i popoli di lingua slava; comprenderebbe, in particolare, il Popolo sloveno. Col passare dei secoli, infatti, i missionari del Vangelo giunsero fino alla vostra Terra per annunciare al vostro Popolo nella vostra lingua la buona novella della salvezza. S’aprì allora nuovamente il cenacolo di Gerusalemme ed a meravigliarsi non furono più soltanto i popoli della Mesopotamia o della Giudea, dell’Egitto o dell’Asia, della Grecia o di Roma, ma i popoli slavi e gli altri popoli che abitavano questa parte dell’Europa. Anch’essi udirono gli apostoli di Gesù Cristo parlare la loro lingua e raccontare nel gergo a loro familiare "le grandi opere di Dio" (cf. Omelia presso la Cattedrale di Gniezno, 3 giugno 1979. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, 1979 p. 1400).

3. Il cristianesimo è stato portato a voi da missionari provenienti da centri vicini: da Salisburgo, da Aquileia e dalla Pannonia. Sono stati Vescovi quali san Vigilio, san Modesto, san Paolino, e i discepoli dei santi Cirillo e Metodio a recarvi la fede cristiana.

I primi documenti scritti nella vostra lingua, risalenti a mille anni fa, racchiudono preghiere e testi catechetici e liturgici. Risalgono poi all’epoca della Riforma e del Rinnovamento cattolico le prime versioni della Bibbia in lingua slovena.

Il vostro Popolo, riconoscente per il dono della fede, ha offerto, per parte sua, alla Chiesa universale numerosi missionari. Tra essi, il vescovo Friderick Baraga, missionario presso gli Indiani d’America, e Padre Ignazio Knoblehar, in Africa. Seguendo il loro esempio, altri sono andati in tutto il mondo. Desidero qui ricordare, in particolare, suor Ksaverija Pirc e il medico Janez Jane. La loro testimonianza costituisce una manifestazione eloquente della vitalità spirituale e della fecondità delle vostre diocesi.

Il Vangelo, tuttavia, finché la Chiesa è pellegrina quaggiù, non viene mai annunziato una volta per sempre. In ogni epoca esso richiede nuovi annunciatori e testimoni. Non basta richiamarsi all’eredità del passato, poiché ogni generazione deve ripetere la propria scelta cristiana. Di fronte al rischio della separazione tra fede e cultura, tra fede e vita, si presenta a voi oggi l’esaltante compito di accogliere nuovamente e portare agli altri l’annunzio del Vangelo. La crescita di associazioni e movimenti d’apostolato, le molteplici forme di carità e di aiuto ai bisognosi, la cooperazione dei laici nella vita della Chiesa, particolarmente nella catechesi, sono frutti preziosi della nuova evangelizzazione. Ma, più ancora, è necessario, carissimi Fratelli e Sorelle, l’esempio della vostra vita cristiana: il Vangelo, diventato vostra vita, brillerà come luce del mondo.

4. Nel corso della storia la vostra comunità cristiana ha conosciuto gravi prove, e recentemente gli orrori di due guerre mondiali. Come dimenticare poi la violenta rivoluzione comunista? Alla sofferenza causata dalla occupazione straniera si è aggiunto il flagello della guerra civile, in cui il fratello ha alzato la mano contro il fratello.

Il servo di Dio Lojze Grozde è solo una delle innumerevoli vittime innocenti, che levano in alto la palma del loro martirio quale incancellabile ricordo ed ammonimento. Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici hanno subito, durante e dopo la guerra, prigionia, torture, deportazioni e morte violenta. Essi ora implorano da Dio la riconciliazione, la pace e la concordia per tutte le componenti della Nazione.

5. Era necessario questo sguardo al passato per poter progettare con realismo l’avvenire. Carissimi Fratelli e Sorelle, alle soglie ormai del terzo Millennio cristiano, anche alla Chiesa, che è in questa vostra Terra, si pone con urgenza il compito di un ritorno alle sorgenti in vista della nuova evangelizzazione. Sono venuto tra voi per confermarvi in questo impegno di conversione al Vangelo e di autentico rinnovamento spirituale.

Sono qui, oggi, tra il Popolo sloveno, a Ljubljana, "la Bianca Ljubljana", come pellegrino e messaggero del Vangelo. "Padre, confermaci nella fede" è il motto che avete scelto per questa visita. E questo desidero compiere: confermarvi nella fede dei vostri padri e incoraggiarvi nell’adesione al Vangelo nel cammino verso il terzo Millennio.

Vi esprimo la mia gioia di trovarmi in una Slovenia indipendente, all’alba di un nuovo e promettente periodo della sua storia. Con affetto tutti vi saluto. Saluto, in particolare, il pastore di questa diocesi, Mons. Alojzij uÃtar, e lo ringrazio per le parole che ha voluto rivolgermi all’inizio della celebrazione. Saluto i Cardinali, gli altri Presuli presenti, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, come pure i laici attivamente impegnati nelle varie associazioni e movimenti d’apostolato. Saluto i giovani, gli ammalati e quanti sono venuti da lontano per unirsi a questa nostra solenne celebrazione. Saluto le Autorità qui convenute, in primo luogo il Presidente della Repubblica, il Presidente e i membri del Governo e poi quanti hanno cooperato alla preparazione di questo incontro liturgico. A tutti il mio più cordiale ringraziamento.

6. "Conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32). Così ha ordinato Gesù a Pietro e ai suoi Successori. In adempimento di questo specifico compito del ministero petrino, desidero confermarvi nella verità del Vangelo. "In verità, in verità vi dico...": così Gesù annunzia il Vangelo. La sua parola è verità (cf. Gv Jn 17,17). Con l’apostolo Paolo vi ripeto: "Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta" (1Tm 1,15). Il Vangelo che la Chiesa vi annunzia "non è modellato sull’uomo" (Ga 1,11), ma è "il Vangelo di Dio" (Rm 1,1), "potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,16).

Il Signore ha promesso che edificherà la sua Chiesa su Pietro, ossia sulla "roccia", che trae la sua solidità da Gesù Cristo, poiché "Nessuno può porre un fondamento diverso" (1Co 3,11). È Lui la pietra angolare, che i costruttori hanno scartato (cf. Mt Mt 21,42). Il nostro secolo ha fatto l’esperienza di che cosa significhi costruire sulla sabbia delle ideologie che disprezzano Dio. E non è forse il nostro secolo, proprio per questa ragione, bagnato dal sangue degli innocenti e dei martiri? Coloro che costruiscono il mondo senza Dio, lo possono edificare unicamente contro l’uomo, contro la sua vera realizzazione e felicità (cf. Reconciliatio et paenitentia RP 18).

7. Nel Salmo responsoriale abbiamo proclamato: "Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia". E nel ritornello abbiamo ripetuto: "Ti lodino, o Dio, tutti i popoli della terra" (Ps 2).

Popolo cristiano di Slovenia, canta con gioia a Dio! La visita del Vescovo di Roma, successore di Pietro, ti ricordi il tuo posto nella grande comunità della Chiesa universale.

Con l’apostolo Pietro anch’io vi dico: "Credo giusto... di tenervi desti con le mie esortazioni... E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose" (2P 1,13 2P 1,15). Non dimenticate le grandi opere di Dio, che ha manifestato la sua gloria nel vostro Popolo attraverso la testimonianza di cristiani generosi, vere icone della sua presenza che tutto trasfigura e santifica.

Con l’apostolo Pietro aggiungo: "Fratelli cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione" (2P 1,10). La visita del Papa deve servire proprio a questo. Certamente tanta sollecitudine e tanto lavoro avete messo nel prepararla. Che questo lavoro porti ora i suoi frutti!

Traduzione italiana delle parole pronunciate in lingua serba:

Sono lieto di poter salutare, inoltre, i rappresentanti della Chiesa Ortodossa Serba, che ringrazio vivamente per la presenza fraterna a questa Celebrazione Eucaristica. Auguro loro ed a tutti i fedeli di quella Chiesa la pace del Signore risorto.

Traduzione italiana delle parole pronunciate in lingua tedesca:

Il mio cordiale saluto va ai fedeli di lingua tedesca, che sono venuti a questa celebrazione eucaristica a Ljubljana. Insieme dobbiamo renderci conto che il Vangelo ha bisogno in ogni tempo di nuovi annunciatori e testimoni. Non basta rifarsi all’eredità del passato: ogni generazione deve fare la propria scelta per il cristianesimo. La nuova evangelizzazione dei popoli in Europa è un compito che ci impegna tutti; a tal fine un presupposto essenziale è l’esempio della vostra vita cristiana, che deve risplendere nel mondo. Con questa testimonianza dovete anche voi avvicinarvi al grande Giubileo del 2000, rafforzati da Colui che è la nostra speranza: Cristo Signore.

Traduzione italiana delle parole pronunciate in lingua slovena:

8. Ripeto oggi quanto ebbi a dire all’inizio del mio ministero sulla Cattedra di Pietro: "Non abbiate paura!". Non abbiate paura di Cristo; abbiate fede in lui e nel suo amore. Spalancate le porte al Redentore! Non abbiate paura della Chiesa, poiché essa desidera che ogni persona s’incontri con Cristo e in Lui trovi la salvezza.

Cristo, nostra speranza, è risorto!

Carissimi Fratelli e Sorelle, la speranza pasquale vi accompagni in questo e negli anni a venire e vi conduca verso il Grande Giubileo del Duemila. Varcate anche voi, insieme con me e con i vostri Vescovi e sacerdoti, insieme con tutta la Chiesa, la soglia della speranza!

La nostra speranza è Cristo. Cristo risorto dai morti! Amen!
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VISITA PASTORALE IN SLOVENIA

SANTA MESSA PER I FEDELI DELLA DIOCESI DI MARIBOR




Spianata dell’aeroporto di Maribor - Domenica, 19 maggio 1996




1. "Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo" (Jn 17,1).

Così pregò Gesù nel Cenacolo, il giorno precedente la sua passione e morte in Croce, mentre andava incontro non alla gloria, ma all’ignominia. Egli, però, sapeva che l’infamia della Croce era la via verso la vera gloria.

Le parole della "preghiera sacerdotale", da Lui pronunciate nel Cenacolo, manifestano questa consapevolezza. Esse contengono una mirabile teologia della gloria di Dio: di quella gloria che il Padre riceve dal Figlio incarnato; di quella gloria che riempie l’universo e che la Chiesa esprime ogni giorno con la ben nota dossologia: "Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era in principio e ora e sempre nei secoli dei secoli".

L’odierna Liturgia della Parola presenta un ricco commento a questa tradizionale invocazione cristiana.

2. "Gloria... com’era in principio... ". A tale principio assoluto si riferisce Gesù nella "preghiera sacerdotale", quando dice: "Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse" (Jn 17,5). Il Padre rende gloria al Figlio, e il Figlio glorifica il Padre "nello Spirito della gloria" (cf. Gv Jn 7,39 2Co 3,8). La gloria appartiene, perciò, all’intimo mistero della vita trinitaria. Essa è il riflesso dell’infinita perfezione di Dio, della sua infinita santità, come la stessa Liturgia mette in evidenza attraverso le parole del Gloria e del Sanctus.

La gloria di Dio manifesta la verità dell’Essere divino, che è per natura l’eterna pienezza della Verità. L’uomo è chiamato a partecipare alla vita divina, che abbraccia l’eternità: "Questa è la vita eterna - dice Gesù -, che conoscano te, l’unico vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Jn 17,3).

"Sia, dunque, lodato Gesù Cristo", che ci offre la possibilità di partecipare alla stessa gloria di Dio: "Gloria Dei vivens homo", "l’uomo che vive è gloria di Dio" - afferma sant’Ireneo - il quale aggiunge immediatamente: "vita autem hominis visio Dei", "la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio" (Adv. Haer., IV, 20,7: SCh 1002, 648-649).

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! L’uomo è chiamato alla santità, ad essere artefice di un’umanità rinnovata dalla gloria divina. Ed il credente, mediante il Battesimo, viene costituito testimone di quella speranza soprannaturale che sostiene il pellegrinaggio dell’uomo sulla terra, spesso segnato da prove e sofferenze. Nel Concilio Vaticano Secondo la Chiesa ha ribadito che "tutti i fedeli, di qualsiasi stato o grado, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità" (Lumen gentium LG 40). Con la propria vita santa i cristiani sono invitati a diventare luce per gli altri sui sentieri del mondo.

La nostra epoca appare più un tempo di sorprendenti scoperte scientifiche e tecnologiche, che non un’epoca di santi. Ma se l’uomo non realizza spiritualmente se stesso mediante l’interiore conformazione a Cristo, tutte le sue conquiste rimangono in definitiva insignificanti e potrebbero diventare perfino pericolose. Proprio perché oggi si cerca la piena realizzazione personale, vi è maggior bisogno di santi. Il nostro tempo reclama persone mature che, avendo compreso il valore della santità, cercano di realizzarla nell’esistenza quotidiana.

A ben guardare, la società attuale manifesta un profondo bisogno di santi, di persone cioè che, per il loro più stretto contatto con Dio, possono in qualche modo farne percepire la presenza e mediarne le risposte. Non mancano, purtroppo, giovani e adulti che, mal interpretando questo bisogno, s’abbandonano al fascino dell’occulto o cercano negli astri del firmamento i segni del proprio destino. Superstizione e magia attraggono non poche persone in cerca di risposte immediate e semplici ai problemi complessi dell’esistenza.

È un rischio da cui occorre guardarsi. I santi, per queste anime in ricerca, costituiscono un punto di riferimento accessibile e sicuro. Essi sanno indicare, con la forza trascinatrice dell’esempio, la strada da seguire per progredire nella direzione giusta.

Non parlo solo dei Santi canonizzati. Penso anche a discepoli di Cristo come il venerabile Servo di Dio Anton Martin Slomšek, del quale ho avuto la gioia di riconoscere le virtù eroiche, aprendo così la strada alla Beatificazione che s’annuncia ormai prossima. Penso inoltre a Friderik Baraga, Janez Gnidovec, Vendelin Vosnjak, Lojze Grozde, per non nominarne che alcuni, persone cioè al cui contatto la gente percepiva con immediatezza la vicinanza di Dio.

Come è avvenuto in passato, la santità deve incarnarsi in modo vivo e gioioso anche oggi: molte madri e molti padri sloveni hanno guadagnato una menzione particolare nella storia nazionale offrendo un significativo modello di coerenza cristiana. La santità è la vera forza capace di trasformare il mondo.

4. In Slovenia, come in ogni altra parte del mondo, è in corso un duro scontro tra "la cultura della morte" e "la cultura della vita". È questo un terreno delicato e difficile, nel quale i cristiani sono chiamati a far sentire la loro presenza con l’efficacia incisiva di una fede viva ed operosa.

È necessario che la vita dei cristiani offra sempre più una testimonianza credibile di Cristo e del suo Vangelo: e questo nelle associazioni e nei movimenti di apostolato, nelle parrocchie e in ogni contesto sociale. Cercate la santità nell’esistenza quotidiana. Anche a questo proposito vi è di esempio l’intuizione del Venerabile Anton Martin Slomšek, egli lavorò instancabilmente perché i fedeli, operando uniti in diverse confraternite ed associazioni, potessero servire attivamente la causa del Vangelo.

Una fonte permanente e inesauribile di santità, che può aiutare a superare l’indifferentismo religioso, si trova nella partecipazione alla Liturgia e nella celebrazione dei Sacramenti, nei quali Dio agisce con la potenza della sua grazia.

L’Eucaristia sia sempre "il vertice e la fonte" del vostro impegno nel quotidiano. Rispettate la frequenza domenicale alla santa Messa: è questa davvero una sacra eredità che vi hanno lasciato i vostri padri nella fede.

Nel sacramento della Penitenza l’uomo è raggiunto in modo visibile dalla misericordia di Dio: accostatevi frequentemente a questo Sacramento del perdono e della riconciliazione.

Voi, giovani che avete ricevuto il sacramento della Cresima o che vi state preparando a riceverlo, lasciatevi affascinare da Cristo ed accogliete la grazia dello Spirito Santo, che, proprio attraverso di voi, vuole dare nuovo slancio vitale alla Chiesa locale.

Quando poi deciderete di formarvi una famiglia, fondatela sulla salda roccia del sacramento del Matrimonio, affinché il vostro reciproco donarvi per tutta la vita sia da Dio benedetto e diventi nuova fonte di vita e di grazia. E voi coniugi, che da tempo vivete questa fondamentale esperienza di comunione nell’amore, ravvivate la grazia del sacramento, attingendo a tale fonte l’aiuto spirituale necessario per realizzare appieno il disegno di Dio su di voi e sulla vostra famiglia.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! Con grande gioia mi trovo oggi tra voi per presiedere questa solenne Liturgia. Saluto con affetto il Pastore della vostra Diocesi, Mons. Franc Kramberger, il suo Ausiliare, Mons. Joef Smej, come pure l’Ausiliare emerito, Mons. Vekoslav Grmic. Auguro loro di seguire fedelmente le orme di quel grande Vescovo che fu il Venerabile Slomšek, che ottenne il trasferimento della sede della Diocesi da St. Andras, nella Carinzia, proprio qui a Maribor.

Saluto i Pastori delle Diocesi confinanti e i Vescovi che, con la loro presenza, testimoniano l’unità e la comunione tra le varie Chiese locali.

Saluto in modo particolare il Cardinale Segretario di Stato, il Cardinale di Cracovia, il Cardinale di Zagabria, i Vescovi della vicina Croazia qui presenti. Porgo un cordiale benvenuto anche ai Vescovi dell’Austria, dell’Ungheria e della Jugoslavia. Un saluto particolare anche all’Arcivescovo Mons. Ambroiè

Il mio cordiale pensiero va, poi, al clero, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli qui convenuti dalle varie parti del Paese e dalle Nazioni vicine. Saluto, inoltre, le Autorità civili, i rappresentanti della Città e dell’Università, e quanti hanno generosamente collaborato alla realizzazione di questa visita.

Desidero, altresì, rivolgere uno speciale pensiero a quanti appartengono alle minoranze etniche, ai rappresentanti di altre nazioni, ai profughi ed a coloro che, per diversi motivi, sono costretti a vivere in condizioni disagiate. A voi, carissimi, va il mio cordiale incoraggiamento a non perdere la fiducia in Dio e a continuare instancabilmente nell’impegno della costruzione di un futuro più umano per tutti.

Grazie, infine, a ciascuno di voi per l’attiva partecipazione a questa solenne Eucaristia. Il venerabile Servo di Dio Anton Martin Slomšek aiuti ciascuno di voi a mettere in pratica nella propria vita la volontà del Signore.

6. Nella preghiera del Cenacolo Gesù dice al Padre: "Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare... Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo... ed essi hanno osservato la tua parola... Le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato" (Jn 17,4 Jn 17,6 Jn 17,8).

Gesù pronunciò queste parole il giorno prima della sua passione. Per noi, che le ricordiamo dopo aver celebrato da alcuni giorni la sua Ascensione al cielo, esse acquistano un’attualità ancora maggiore, manifestando il loro permanente carattere di preghiera d’intercessione per la Chiesa, fondata sugli Apostoli: "Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi... Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te" (Jn 17,9-11).

Cristo prega per la Chiesa di tutte le epoche e di tutto il mondo. Egli prega anche per la Chiesa che è qui nella vostra amata Patria. La prima Lettura, tratta dal Libro degli Atti, ci riporta di nuovo al cenacolo dove, dopo l’Ascensione di Gesù al cielo, gli Apostoli rimangono, insieme con Maria, in orante attesa della venuta dello Spirito Santo. Oggi questo cenacolo si rinnova qui, in Slovenia. Anche noi siamo chiamati a perseverare con Maria nella preghiera.

Dopo le tristi e difficili esperienze del passato, ricordiamo in questa Celebrazione tutti coloro che hanno partecipato alle sofferenze di Cristo e sono stati "insultati per il nome di Cristo" (1P 4,14).

Allo stesso tempo ripetiamo col Salmista: "Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? ... Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita" (Ps 26,1 Ps 26,4).

Tutti i giorni della vita e per l’eternità. Amen!

Al termine della Santa Messa, prima di guidare la recita del "Regina Caeli", il Papa ha salutato i presenti con le seguenti parole:

Alla fine vorrei ringraziare insieme a voi la divina Provvidenza per il bel tempo di questi giorni. Dio è con noi. Devo confidarvi che ho spesso sentito delle parole di lode della Slovenia. In questi giorni invece ho potuto sentire personalmente l’affetto di questo popolo, la sua profonda fede, la sua incrollabile fedeltà alla Chiesa. Ho potuto ammirare anche la bellezza del vostro paese, le sue montagne, le sue colline, i prati verdi. Dio benedica questo paese. Abbiamo celebrato delle liturgie meravigliose, accompagnate dal canto armonico di molti cori, da molti chierichetti, da molti religiosi e molti sacerdoti. Ringrazio tutti di cuore. Dio benedica la cara Slovenia.
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INAUGURAZIONE DELLA GRANDE MISSIONE CITTADINA

IN PREPARAZIONE AL GIUBILEO DEL TERZO MILLENNIO

NELLA VEGLIA DI PENTECOSTE


Piazza San Pietro - Sabato, 25 maggio 1996




1. "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo"! (Jn 20,21-22).

In questa vigilia di Pentecoste, la Chiesa che è in Roma si trova radunata come gli Apostoli nel Cenacolo, dopo gli eventi del triduo pasquale. Essi sapevano che il Signore era risorto ed era apparso a Simone. Ma Gesù in persona venne in mezzo a loro ed offrì il saluto di pace. Mostrò poi le mani ed il costato trafitti, con i segni visibili della passione. Sì! È proprio Lui. È lo stesso Gesù, prima crocifisso ed ora risorto."I discepoli gioirono al vedere il Signore" (Jn 20,20).

Fin dalla sera del giorno di Pasqua, però, Gesù anticipò l’evento della Pentecoste: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo".

2. Carissimi Fratelli e Sorelle della Diocesi di Roma! Mediante una veglia di preghiera, che richiama quella pasquale, ci siamo qui riuniti per prepararci alla solennità della discesa dello Spirito Santo.

La lettura tratta dagli Atti degli Apostoli, che abbiamo poc’anzi ascoltata, ricorda quanto accadde a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste: l’improvviso vento impetuoso, l’apparizione delle lingue di fuoco, gli Apostoli che, pieni di Spirito Santo, cominciano ad annunciare il Vangelo in lingue a loro sconosciute.

Persone appartenenti a varie nazioni, e che usano linguaggi diversi, ascoltano parlare nelle loro proprie lingue gli Apostoli, che erano Galilei (cf. At Ac 1,11): "Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" (Ac 2,11).

È l’inizio solenne della missione degli Apostoli, missione ricevuta cinquanta giorni prima dal Risorto, che aveva ordinato loro: "Io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,21 Jn 20,22).

3. "Emitte Spiritum tuum et creabuntur": "manda il tuo Spirito e saranno creati" (cf. Sal Ps 103,30).

Dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo", Cristo rivela la potenza creatrice dello Spirito di Dio che, effuso sopra ogni uomo (cf. Gl Jl 3,1), ristabilisce quell’unità del genere umano infranta, a causa del peccato, presso la torre di Babele.

Babele è diventata il simbolo della disgregazione e della dispersione (cf. Gen Gn 11,1-9). La Pentecoste costituisce invece il compimento pieno dell’unità che, per la potenza dello Spirito di verità, viene ricostruita a partire proprio dalla molteplicità dell’esistenza e delle esperienze umane.

Cristo è posto a capo del popolo della Nuova Alleanza: Egli è l’atteso grande Profeta. Attorno a Lui devono riunirsi "i figli e le figlie" del nuovo Israele (cf. Lumen gentium LG 9), i quali, animati dallo Spirito che dà la vita (cf. Ez Ez 37,14), prendono personalmente parte alla missione salvifica di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re, seguendo le sue orme, lungo i secoli ed i millenni.

4. Il secondo millennio cristiano volge ormai al termine.

Consapevoli del "Tertio Millennio adveniente", del Terzo Millennio che si sta avvicinando, siamo riuniti in questo particolare Cenacolo della Chiesa, costituito questa sera presso la tomba di san Pietro. Ci guardano i quasi due millenni trascorsi, testimoniati in modo singolare da questo luogo, segnato dalle tombe di Martiri e di Confessori della fede. Qui siamo presso le reliquie degli Apostoli, colonne della Chiesa che è in Roma.

E si ripete in mezzo a noi, adesso, ciò che accadde la sera di Pasqua. Cristo, mediante l’Eucaristia, oltrepassa lo spazio e il tempo e si rende presente fra noi, come fece allora con gli Apostoli riuniti nel Cenacolo. Ci rivolge le stesse parole: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’ io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo".

5. Ricevete lo Spirito Santo!

Siamo riuniti per invocare insieme il dono dello Spirito Santo per l’intera Comunità ecclesiale di Roma, chiamata a compiere un’impegnativa missione cittadina. Con questa iniziativa apostolica, la Chiesa che è in Roma intende spalancare le braccia ad ogni persona e famiglia della Città e penetrare come lievito in ogni ambito sociale, di lavoro, di sofferenza, di arte e di cultura, annunciando e testimoniando ai vicini e ai lontani il Signore risorto.

Carissimi Fratelli e Sorelle, vivendo in questa metropoli, che purtroppo non sfugge alle tentazioni del secolarismo, si è come sottilmente minacciati dalla stanchezza, dall’indifferenza, dal torpore spirituale e da quel relativismo in cui tutto si annacqua e si confonde. Ecco perché la grande missione cittadina, che con questa Veglia solennemente inauguriamo, è rivolta in primo luogo ai credenti. Essa è anzitutto implorazione allo Spirito Santo perché rinsaldi la nostra fede, rinnovi il nostro fervore, accenda la nostra carità.

Non si lasci turbare il nostro cuore dai timori e dalle perplessità. Al contrario, contando non sulle forze umane ma sulla grazia che viene da Dio, portiamo, quali testimoni della verità e dell’amore di Cristo, il Vangelo della speranza ad ogni abitante di Roma. Potremo così anche incidere sulla cultura, sui modi di vivere, sulle attese e i progetti dell’intera comunità cittadina.

6. Chiesa che sei in Roma, il Signore ti ha amata con un amore incondizionato. Per questo sei ricca di energie spirituali e missionarie e molte di più lo Spirito, proprio attraverso la missione, ne susciterà in te.

Mi rivolgo anzitutto a voi, cari fratelli nel sacerdozio, consacrati per essere i primi testimoni del Vangelo e gli apostoli di verità e unità: siate i primi operatori instancabili della missione, siate santi per poter essere docili strumenti attraverso cui Dio opera la santificazione del suo popolo. È dalle parrocchie che deve partire questa missione e voi delle comunità parrocchiali siete i responsabili e i qualificati animatori.

E voi, cari religiosi e religiose, chiamati ad essere il segno profetico della presenza di Dio, donatevi con slancio, mediante la preghiera e le attività apostoliche, a questa Chiesa in missione. Troverete proprio in questo donarvi il gusto della vostra vocazione.

Penso a voi, cari fratelli e sorelle che operate pazientemente nelle parrocchie e formate il solido tessuto dell’attività pastorale quotidiana, della catechesi e del servizio della carità. Attraverso la missione potrete trovare un rinnovato vigore spirituale per trasmettere il Vangelo di Cristo nelle vostre famiglie e negli ambienti in cui lavorate. Voi, cari membri dei numerosi movimenti, organismi ed associazioni ecclesiali, assicurate alla missione cittadina la piena e fedele collaborazione, in stretta intesa con i Pastori, le parrocchie e l’intera realtà diocesana.

Voi, cari giovani, mettete le vostre fresche energie al servizio di questa grande impresa spirituale, superando ogni eventuale timore o rispetto umano. Proclamate con franchezza e coraggio la vostra fede in Cristo tra i vostri coetanei ed amici. Anche da voi, cari ammalati e sofferenti, e da voi che vi sentite emarginati, la missione cittadina attende un contributo in un certo senso determinante per il suo successo. Accogliendo la vostra condizione ed offrendola al Padre celeste insieme a Cristo, potete diventare una via provvidenziale e misteriosa di salvezza per Roma.

La missione vi appartiene, cari membri della Curia Romana e miei collaboratori al servizio della Chiesa universale, chiamati a dare il vostro qualificato contributo alla vita della Comunità cristiana, che è in Roma, ed alla preparazione del Grande Giubileo dell’Anno Duemila. Anche il vostro apporto sarà quanto mai importante per la buona riuscita di questa vasta azione evangelizzatrice.

La missione è fatta pure per voi, cari fratelli e sorelle giunti a Roma dalle più diverse parti del mondo. Voi ormai siete parte integrante della nostra Comunità diocesana. Grazie di essere qui con noi, questa sera, a pregare.

Possa la missione cittadina, dopo il Sinodo diocesano, segnare un ulteriore passo in avanti nel cammino di crescita spirituale e di comunione fra tutti i cristiani che vivono nella nostra Città.

7. Il nostro sguardo, questa sera, non può non allargarsi alle attese della Chiesa universale, in cammino verso il Grande Giubileo del Duemila. La Chiesa cerca di prendere una coscienza più viva della presenza dello Spirito che agisce in lei, per il bene della sua comunione e missione, mediante doni sacramentali, gerarchici e carismatici.

Uno dei doni dello Spirito al nostro tempo è certamente la fioritura dei movimenti ecclesiali, che sin dall’inizio del mio Pontificato continuo a indicare come motivo di speranza per la Chiesa e per gli uomini. Essi "sono un segno della libertà di forme, in cui si realizza l’unica Chiesa, e rappresentano una sicura novità, che ancora attende di essere adeguatamente compresa in tutta la sua positiva efficacia per il Regno di Dio all’opera nell’oggi della storia" (Insegnamenti, VII 2[1984], p. 696). Nel quadro delle celebrazioni del Grande Giubileo, soprattutto quelle dell’anno 1998, dedicato in modo particolare allo Spirito Santo e alla sua presenza santificatrice all’interno della Comunità dei discepoli di Cristo (cf. Tertio millennio adveniente, n. 44), conto sulla comune testimonianza e sulla collaborazione dei movimenti. Confido che essi, in comunione con i Pastori ed in collegamento con le iniziative diocesane, vorranno portare nel cuore della Chiesa la loro ricchezza spirituale, educativa e missionaria, quale preziosa esperienza e proposta di vita cristiana.

8. "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo".

Cristo, anche nel segno dell’Evangeliario che questa sera affido al Cardinale Vicario perché sia solennemente esposto nella Basilica di san Giovanni in Laterano, è presente e sostiene il cammino della grande missione cittadina che condurrà la Comunità ecclesiale di Roma alle soglie del terzo millennio.

"Anch’io mando voi... ".

Signore, come avvenne agli inizi della missione della Chiesa, all’alba del primo millennio, tu oggi ci invii per una nuova missione evangelizzatrice.

Ci affidi il compito di portare la Buona Novella nelle strade e nelle piazze di questa Città; tu vuoi che la tua Chiesa sia pellegrina di speranza e di pace nelle vie del mondo.

Sostieni il nostro cammino con la forza del tuo Spirito; rendici apostoli coraggiosi del Vangelo e costruttori di una nuova umanità.

Maria, Salus Populi Romani, che accompagnerai con la tua venerata icona il pellegrinaggio di questa notte, guida i nostri passi; ottienici la pienezza dei doni dello Spirito Santo.

"Emitte Spiritum tuum et creabuntur".Amen!
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GPII Omelie 1996-2005 31