GPII Omelie 1996-2005 89

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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (31 MAGGIO - 10 GIUGNO 1997)

PREGHIERA ECUMENICA CON I RAPPRESENTANTI


DELLE DIVERSE CONFESSIONI CRISTIANE




«Hala Ludowa» (Wroclaw) - Sabato, 31 maggio 1997



Sia lodato Gesù Cristo!

1. Saluto cordialmente tutti i presenti alla nostra comune Preghiera Ecumenica. Ringrazio il Vescovo di Opole per le parole di benvenuto. Saluto Monsignor Jan Szarek, Presidente del Consiglio Ecumenico Polacco, e nella sua persona tutti i Rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali associate nel Consiglio Ecumenico Polacco. Con senso di comunione in Cristo, saluto Sorelle e Fratelli di altre Chiese ortodosse invitate, i Rappresentanti delle Chiese e delle Comunità protestanti dall'estero, ed anche i Rappresentanti di altre Chiese e Comunità cristiane. Ci ha riuniti qui Gesù, nostro Signore e Salvatore. Sia lodato in questo incontro il suo Santo Nome, e lo Spirito Santo faccia sì che la parola di Dio, che abbiamo ascoltato nell'obbedienza della fede, produca frutti.

Ringrazio il Signor Presidente e le più alte Autorità per la loro presenza a questo importante incontro ecumenico di preghiera.

2. Il pensiero principale di questa Liturgia della Parola è costituito da quanto Gesù ha racchiuso nella sua preghiera sacerdotale, il giorno prima della sua passione e morte sulla Croce. E' la preghiera per l'unità dei suoi discepoli: Padre, "non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perchè tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perchè il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,20-21). Questa invocazione comprende non soltanto gli Apostoli, ma anche tutte le generazioni di coloro che erediteranno dagli Apostoli la stessa fede. Ci riferiamo costantemente a queste parole di Cristo nel Cenacolo sia nella preghiera che nell'azione ecumenica: Ut unum sint. Si tratta qui dell'unità a somiglianza di quella trinitaria: "Come tu, Padre, sei in me e io in te" (Ibid.). La reciproca relazione delle Persone nell'unità della divina Trinità è la somma forma dell'unità, il suo modello supremo.

Mentre Cristo prega per l'unità dei suoi discepoli, mostra allo stesso tempo che tale unità è un dono, ed insieme un obbligo. E' un dono che riceviamo dal Padre e dal Figlio e dallo Spirito Santo. Contemporaneamente è un obbligo, poiché ci è stata data come compito. E' stata data in compito a tutte le generazioni cristiane, cominciando dagli Apostoli; a tutti, nel primo e nel secondo millennio. Cristo per due volte torna su questo pensiero essenziale. Infatti prega così: "E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perchè siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me" (Jn 17,22-23).

Qui Cristo varca, in un certo senso, i confini della divina unità della Trinità e passa a quella unità che è compito dei cristiani. Dice: "Perchè siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Jn 17,23). I discepoli di Cristo devono formare un'unità perfetta, anche visibile, perchè il mondo veda in essi un segno leggibile per se stesso. L'unità dei cristiani dunque ha ancora questo significato essenziale, di testimoniare la credibilità della missione di Cristo, di rivelare l'amore del Padre per Lui e per i suoi discepoli. Proprio per questo, tale unità, dono supremo della Santissima Trinità, è allo stesso tempo altissimo dovere di tutti i confessori di Cristo.

3. Ponendosi in ascolto della voce dello Spirito Santo, le Chiese e le Comunità ecclesiali si sentono chiamate irrevocabilmente alla ricerca di una unità sempre più profonda, non solo interiore ma anche visibile. Una unità che diventi un segno per il mondo, perchè il mondo conosca e perchè il mondo creda. Non si può tornare indietro nel cammino ecumenico!

I cristiani che vivono nelle società, dove molti sperimentano in modo tragico le divisioni esterne ed interne, hanno bisogno di approfondire costantemente la consapevolezza del magnifico dono della riconciliazione con Dio in Gesù Cristo. Solo in questo modo possono diventare, essi stessi, propagatori della riconciliazione tra coloro che hanno nostalgia di riconciliarsi con Dio, contribuendo così alla riconciliazione tra le Chiese e le Comunità ecclesiali come via e stimolo alla riconciliazione tra le Nazioni. Questa esortazione alla riconciliazione sarà anche il tema della II Assemblea Ecumenica Europea, che dal 23 al 29 giugno di quest'anno si svolgerà a Graz in Austria. Gli effetti di numerosi eventi, accaduti nella storia del mondo e dell' Europa, esigono infatti la riconciliazione.

Ritorno volentieri col pensiero al nostro ultimo incontro nella chiesa della Santissima Trinità di Varsavia, nel 1991. Dicevo allora che abbiamo bisogno di tolleranza, ma che la sola tolleranza tra le Chiese è decisamente troppo poco. Che fratelli sono coloro che soltanto si tollerano? Occorre anche accettarsi reciprocamente. Ricordo oggi queste parole e le confermo con tutta fermezza. Neppure della reciproca accettazione, tuttavia, ci si può accontentare. Il Signore della storia infatti ci pone di fronte al terzo millennio del cristianesimo. Scocca una grande ora. La nostra risposta dovrebbe essere all'altezza del grande momento di questo particolare kairos di Dio. Qui, in questo luogo, voglio dire: Non basta la tolleranza! Non basta la reciproca accettazione. Gesù Cristo, colui che è e che viene, attende da noi un segno leggibile di unità, attende una testimonianza comune.

Sorelle e Fratelli, vengo da voi con questo messaggio. Chiedo una comune testimonianza resa a Cristo davanti al mondo. Chiedo nel nome di Cristo! Mi rivolgo prima a tutti i fedeli della Chiesa cattolica, specialmente ai miei Fratelli nel ministero episcopale, ed anche al clero, alle persone di vita consacrata e a tutti i laici. Oso chiedere anche a voi, diletti Sorelle e Fratelli di altre Chiese e Comunità ecclesiali. Nel nome di Gesù, chiedo una comune testimonianza cristiana. L'Occidente ha tanto bisogno della nostra fede, viva e profonda, nella storica tappa della costruzione di un sistema nuovo di molteplici riferimenti. L'Oriente, devastato spiritualmente da anni di programmata ateizzazione ha bisogno di un forte segno di abbandono a Cristo. L'Europa ha bisogno di noi tutti riuniti solidali intorno alla Croce e al Vangelo. Dobbiamo leggere con attenzione i segni del tempo. Gesù Cristo attende da noi tutti la testimonianza della fede. La sorte dell'evangelizzazione è unita alla testimonianza dell'unità data dalla Chiesa. Segno di una tale testimonianza comune è la fraterna collaborazione nel campo ecumenico in Polonia. Ho qui in mente l'apposito gruppo, che ha lavorato sul Sacramento del Battesimo come fondamento dell'unità dei cristiani che già esiste. Si è già riusciti a pubblicare i frutti di tale lavoro. State anche preparando la traduzione ecumenica della Sacra Scrittura. Una iniziativa privata di alcune persone si è trasformata in collaborazione ufficiale interecclesiale. Il risultato di questa collaborazione è la traduzione ecumenica del Vangelo di S. Matteo, pubblicata il 17 febbraio di quest'anno, dalla Società Biblica. Nutriamo la speranza che tutta la Sacra Scrittura in una edizione ecumenica venga pubblicata in occasione del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Attualmente avete intenzione di istituire una nuova struttura ecumenica interecclesiale dotata di maggiore dinamica. Questa iniziativa necessaria sotto ogni punto di vista parte dal Consiglio Ecumenico Polacco. Spero che tale idea si trasformi in un efficace forum di incontri, di dialogo, di intesa e di azioni concrete comuni, e dunque anche di testimonianza. Desidero ringraziare di cuore gli autori di questo progetto ed esprimere un sincero apprezzamento per questi nobili sforzi.

4. Alla comune testimonianza porta la strada difficile della riconciliazione, senza la quale non è possibile l'unità. Le nostre Chiese e Comunità ecclesiali hanno bisogno di riconciliazione. Possiamo essere riconciliati pienamente con Cristo, senza essere pienamente riconciliati tra noi? Possiamo testimoniare in comune e con efficacia Cristo, non essendo riconciliati tra noi? Possiamo riconciliarci tra noi senza perdonarci reciprocamente? Il perdono è la condizione della riconciliazione. Esso però non può aversi senza la trasformazione interiore e la conversione, che è opera della grazia. "L'impegno ecumenico deve fondarsi sulla conversione dei cuori e sulla preghiera" (Ut unum sint, UUS 2).

La lettura dal Libro del profeta Ezechiele indica la necessità della conversione facendo riferimento alla dispersione d'Israele: "Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo . . . vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez 36,24 Ez 36,26). Per attuare il cammino ecumenico dell'unità occorre il cambiamento del cuore e il rinnovamento della mente. Dovremmo dunque implorare dallo Spirito Santo la grazia dell'umiltà, un atteggiamento di fraterna magnanimità nei riguardi degli altri. San Paolo nella Lettera agli Efesini incoraggia i destinatari a comportarsi in modo degno della loro vocazione, a coltivare in sè le virtù dell'umiltà, della mitezza, della pazienza ed a sopportarsi vicendevolmente nella carità (cfr Ep 4,1-3). Una tale collaborazione degli uomini con la grazia dello Spirito Santo diventa il pegno della comune speranza di tutti i discepoli di Cristo di raggiungere la piena unità.

Sosteniamo con una sincera preghiera il nostro impegno ecumenico. In questo nostro secondo millennio, in cui l'unità dei discepoli di Cristo ha subito drammatiche divisioni in Oriente e in Occidente, la preghiera per ritrovare la piena unità è un nostro particolare dovere. E' d'obbligo tendere intensamente alla ricostruzione dell'unità voluta da Cristo, ed è d'obbligo pregare per questa unità: essa, infatti, è dono della Santissima Trinità. Più forte sarà il legame che ci unisce al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, più facile ci sarà approfondire la reciproca fratellanza.

5. L'incontro odierno si svolge nell'ambito del Congresso Eucaristico Internazionale, che si tiene proprio qui, a Wroclaw . Esso è espressione della nostra fede e della nostra devozione, ma è anche un grande atto di culto, che mantiene nella Chiesa il ricordo di Cristo. L'Eucaristia, rendendo presente il mistero della redenzione, il sacrificio da Cristo offerto sulla Croce, opera l'unione con Lui, desta il desiderio e la speranza della nostra risurrezione nella pienezza della sua vita. Questo grande mistero della fede consolida la nostra convinzione interiore dell'unione personale con Cristo e risveglia il bisogno della riconciliazione con gli altri.

I cristiani, appartenenti alle varie Chiese, uniti dallo stesso Battesimo, riconoscono comunemente il grande ruolo che, nella riconciliazione dell'uomo con Dio e con il prossimo, viene svolto dall'Eucaristia, benché "a causa di divergenze che toccano la fede, non sia ancora possibile concelebrare la stessa liturgia eucaristica. Eppure noi abbiamo il desiderio ardente di celebrare insieme l'unica Eucaristia del Signore, e questo desiderio diventa già una lode comune, una stessa implorazione. Insieme ci rivolgiamo al Padre e lo facciamo sempre di più «con un cuor solo». A volte, il poter finalmente suggellare questa comunione «reale sebbene non ancora piena» sembra essere più vicino" ( Giovanni Paolo II, Ut unum sint UUS 45).

In questa grande festa, che stiamo celebrando qui a Wroclaw con la partecipazione non soltanto dei cattolici, ma anche dei fratelli di altre Chiese dalla Polonia e dall'estero, si può vedere il germoglio della conversione ecumenica e dell'attesa riconciliazione delle Chiese e Comunità cristiane. Essa sarà perfetta, quando ci si potrà unire tutti nella celebrazione intorno allo stesso calice. Ciò sarà espressione dell'unità di ogni comunità a livello locale e universale, espressione della nostra perfetta unione con il Signore e tra noi. Infatti "quasi tutti, anche se in modo diverso, aspirano alla Chiesa di Dio una e visibile, che sia veramente universale e mandata a tutto il mondo, perchè il mondo si converta al Vangelo e così si salvi per la gloria di Dio" (Ut unum sint UUS 7).

Negli ultimi anni è diminuita in modo significativo la distanza che separa tra loro le Chiese e le Comunità ecclesiali. Tuttavia essa è sempre ancora troppo grande! Troppo grande! Cristo non voleva così! Dobbiamo far di tutto per riacquistare la pienezza della comunione. Non possiamo fermarci su questo cammino. Torniamo ancora una volta alla preghiera sacerdotale di Gesù, nella quale dice: "Perchè tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te... perchè il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21). Che queste parole di Cristo diventino per noi tutti un'esortazione allo sforzo a favore della grande opera dell'unità, alla soglia dell'Anno 2000 che si sta approssimando.

Nella liturgia di oggi cantiamo il Salmo del Buon Pastore: "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; ...ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perchè tu sei con me" (Sal 22[23], 1-3). Questo è un grande incoraggiamento alla fiducia e alla speranza ecumenica. Se le divisioni tra i cristiani corrispondono a quella "valle oscura" che attraversano tutte le nostre Comunità, c'è tuttavia il Signore, c'è Cristo, il Buon Pastore. E' Lui a condurre ed è Lui che farà giungere le comunità cristiane separate a quell'unità per la quale pregava così ardentemente il giorno prima della sua passione sulla Croce.

Durante questa comune preghiera ecumenica chiediamo a Dio, che è Padre di noi tutti, di radunare insieme tutti i suoi figli dispersi, di condurli con efficacia sulle vie del perdono e della riconciliazione per la comune testimonianza di Gesù Cristo, suo Figlio, che è nostro Signore e Salvatore, lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr He 13,21).

Padre, fa che "tutti siano una sola cosa" - ut unum sint (Jn 17,21)!


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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (31 MAGGIO - 10 GIUGNO 1997)

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA A CONCLUSIONE DEL


46° CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE




Spianata nel centro di Wroklaw - Domenica, 1° giugno 1997

1. Statio Orbis.


Ecco che il 46° Congresso Eucaristico Internazionale raggiunge il suo momento culminante: Statio Orbis! Intorno a quest'altare si riunisce oggi spiritualmente la Chiesa di tutti i continenti del globo terrestre. Essa desidera, dinanzi al mondo intero, fare una volta ancora la solenne professione di fede nell'Eucaristia e cantare l'inno di ringraziamento per questo ineffabile dono dell'amore divino. Davvero, "dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Jn 13,1). L'Eucaristia è fonte e culmine della vita della Chiesa (cfr Sacrosanctum Concilium SC 10). La Chiesa vive dell'Eucaristia, attinge da essa le energie spirituali per svolgere la propria missione. E' l'Eucaristia a darle il vigore per crescere ed essere unita. L'Eucaristia è il cuore della Chiesa!

Questo Congresso si inscrive in modo organico nel contesto del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Nel programma della preparazione spirituale al Giubileo, quest'anno è dedicato ad una particolare contemplazione della Persona di Gesù Cristo: "Gesù Cristo, è l'unico Salvatore del mondo ieri, oggi e sempre" (cfr He 13,8). Poteva dunque mancare quest'anno questa professione eucaristica di fede di tutta la Chiesa?

Sull'itinerario dei Congressi Eucaristici, che attraversa tutti i continenti, è giunto il turno di Wroclaw - della Polonia, dell'Europa Centro-Orientale. I cambiamenti avvenuti qui hanno dato inizio ad una nuova epoca nella storia del mondo contemporaneo. La Chiesa in questo modo vuole rendere grazie a Cristo per il dono della libertà riacquistata da tutte queste nazioni che hanno tanto sofferto negli anni di costrizione totalitaria. Il Congresso si sta svolgendo a Wroclaw , città ricca di storia, di tradizioni di vita cristiana. L'Arcidiocesi di Wroclaw si sta preparando a celebrare il suo millennio. Wroclaw è una città situata quasi al punto d'incontro di tre paesi che per la loro storia sono uniti molto profondamente tra loro. E' in certo senso una città dell'incontro, la città che unisce. Qui si incontrano in qualche modo le tradizioni spirituali dell'Oriente e dell' Occidente. Tutto questo conferisce una particolare eloquenza a questo Congresso Eucaristico, e specialmente a questa Statio Orbis.

Abbraccio con lo sguardo e con il cuore tutta la nostra grande comunità eucaristica, il cui carattere è autenticamente internazionale, mondiale. Attraverso i propri rappresentanti oggi è presente a Wroclaw la Chiesa universale. Rivolgo un particolare saluto a tutti i Cardinali, Arcivescovi e Vescovi qui presenti, cominciando dal mio legato al Congresso, il Signor Cardinale Angelo Sodano, mio Segretario di Stato. Saluto l'Episcopato Polacco sotto la presidenza del Signor Cardinale Primate. Saluto il Signor Cardinale Henryk Gulbinowicz, Pastore della Chiesa di Wroclaw , che si è assunto con tanta magnanimità il compito di ospitare un grande evento qual è questo Congresso. Questa sua magnanimità si manifesta molto chiaramente ora, quando gli tocca celebrare la "Statio Orbis" sotto la pioggia!.

La gioia di questa celebrazione risulta anche più grande per la partecipazione di altri nostri fratelli cristiani. Li ringrazio di essere venuti ad associarsi alla nostra lode e alla nostra supplica. Ringrazio le Chiese ortodosse che hanno disposto di inviare i loro rappresentanti e, tra loro, ringrazio in modo speciale il caro Metropolita Damaskinos, che rappresenta qui il mio amato fratello, il Patriarca ecumenico, Bartolomeo I. Tale presenza è testimonianza della nostra fede e afferma la nostra speranza di veder sorgere il giorno in cui potremo, nella piena fedeltà alla volontà del nostro unico Signore, comunicare insieme allo stesso calice. Ringrazio il Metropolita Teofano che rappresenta il caro Patriarca di Mosca Alessio II.

Do il benvenuto e saluto i presbiteri, le famiglie religiose maschili e femminili. Vi saluto tutti, cari pellegrini, giunti forse da luoghi molto distanti della terra. Saluto voi, cari connazionali di tutta la Polonia. Saluto anche tutti coloro che, in questo momento, si uniscono a noi spiritualmente attraverso la radio e la televisione in tutto il mondo. Davvero, questa è un'autentica Statio Orbis! Dinanzi a questa assemblea eucaristica di dimensioni planetarie, che in questo istante circonda l'Altare, è difficile resistere ad una commozione profonda.

2. "Mistero della fede"!

Per scrutare a fondo il mistero dell'Eucaristia, occorre tornare sempre nuovamente al cenacolo, in cui la sera del Giovedì Santo si svolse l'Ultima Cena. Nell'odierna liturgia san Paolo parla proprio dell'istituzione dell'Eucaristia. Sembra che questo sia il più antico testo concernente l'Eucaristia, precedendo il racconto stesso degli Evangelisti. Nella Lettera ai Corinzi Paolo scrive: "Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me!. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga" (1Co 11,23-26). Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell' attesa della tua venuta nella gloria. Queste parole contengono l'essenza stessa del mistero eucaristico. Vi ritroviamo ciò di cui siamo ogni giorno testimoni e partecipi, mentre celebriamo e riceviamo l'Eucaristia. Nel cenacolo Gesù opera la consacrazione. In virtù delle sue parole, il pane - conservando la forma esteriore di pane - diventa il suo Corpo, e il vino - mantenendo la forma esteriore di vino - diventa il suo Sangue. Questo è il grande mistero della fede!

Celebrando questo mistero, non solo rinnoviamo quanto Cristo ha fatto nel cenacolo, ma entriamo anche nel mistero della sua morte. "Annunziamo la tua morte!" E' morte redentrice. "Proclamiamo la tua risurrezione!". Siamo partecipi del Triduum Sacrum e della Notte di Pasqua. Siamo partecipi del mistero salvifico di Cristo e siamo nell'attesa della sua venuta nella gloria. Con l'istituzione dell'Eucaristia siamo entrati nell'ultimo tempo, nel tempo dell'attesa della seconda e definitiva venuta di Cristo, quando verrà fatto il giudizio sul mondo, e nello stesso tempo si compirà l'opera della redenzione. Di tutto questo l'Eucaristia non parla soltanto. Nell'Eucaristia tutto questo viene celebrato - tutto questo in essa si compie. Davvero, l'Eucaristia è il grande sacramento della Chiesa. La Chiesa celebra l'Eucaristia, e al contempo l'Eucaristia fa la Chiesa.

3. "Io sono il pane vivo" (Jn 6,51).

Il messaggio del Vangelo di Giovanni completa il quadro liturgico di questo grande mistero eucaristico che stiamo celebrando oggi al culmine del Congresso Eucaristico Internazionale a Wroclaw . Le parole del Vangelo di Giovanni sono il grande annuncio dell'Eucaristia, dopo la miracolosa moltiplicazione del pane nei pressi di Cafarnao. Anticipando in qualche modo il tempo, prima ancora che venisse istituita l'Eucaristia, Cristo rivelò che cosa essa era. Disse così: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Jn 6,51). E quando tali parole provocarono la protesta di molti di coloro che le ascoltavano, Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perchè la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (Jn 6,53-56).

Sono parole che riguardano l'essenza stessa dell'Eucaristia. Ecco, Cristo venne al mondo per elargire all'uomo la vita divina. Egli non soltanto annunziò la lieta novella, ma istituì anche l'Eucaristia che deve rendere presente fino alla fine dei tempi il suo mistero redentore. E come mezzo d'espressione scelse gli elementi della natura - il pane e il vino, il cibo e la bevanda che l'uomo deve consumare per mantenersi in vita. L'Eucaristia è proprio questo cibo e questa bevanda. Questo cibo contiene in sè tutta la potenza della Redenzione operata da Cristo. Per vivere l'uomo ha bisogno del cibo e della bevanda. Per raggiungere la vita eterna l'uomo ha bisogno dell'Eucaristia. Questo è il cibo e la bevanda che trasforma la vita dell'uomo e gli schiude davanti l'orizzonte della vita eterna. Consumando il Corpo e il Sangue di Cristo l'uomo, già qui in terra, porta in sè il germoglio della vita eterna, poichè l'Eucaristia è il sacramento della vita in Dio. Cristo dice: "Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me" (Jn 6,57).

4. "Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa e tu provvedi loro il cibo a suo tempo" (Sal 144[145], 15).

Nella prima lettura della liturgia di oggi, Mosè ci parla di Dio che nutre il suo popolo durante il cammino attraverso il deserto verso la terra promessa: "Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore ( . . .) nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri, per umiliarti e per provarti, per farti felice nel tuo avvenire" (Dt 8,2 Dt 8,16). L'immagine di un popolo peregrinante nel deserto, che emerge da queste parole, parla anche a noi, che ci stiamo avviando verso il termine del secondo millennio dalla nascita di Cristo. In questa immagine trovano posto tutti i popoli e le nazioni di tutta la terra, e specialmente quelli che soffrono la fame.

Durante questa Statio Orbis, è necessario richiamare alla mente tutta la "geografia della fame", che comprende molte zone della terra. In questo momento milioni di nostri fratelli e di nostre sorelle soffrono la fame, e molti di loro muoiono per questo - specialmente i bambini! Nell'epoca di uno sviluppo mai visto, della tecnica e della tecnologia avanzata, il dramma della fame è una grande sfida e una grande accusa! La terra è in grado di nutrire tutti. Perchè dunque oggi, al tramonto del XX secolo, migliaia di uomini periscono di fame? E' necessario qui un serio esame di coscienza su scala mondiale è un esame di coscienza riguardante la giustizia sociale, l'elementare solidarietà interumana.

E' opportuno ricordare qui la verità fondamentale che la terra appartiene a Dio, e tutte le ricchezze in essa contenute Dio le ha consegnate alle mani dell'uomo, perchè egli le utilizzi nel modo giusto, perchè servano al bene di tutti. Tale è la destinazione dei beni creati. A favore di ciò si pronuncia la legge stessa della natura. Durante questo Congresso Eucaristico non può mancare un' invocazione solidale per il pane a nome di tutti coloro che soffrono la fame. La rivolgiamo prima a Dio, che è Padre di tutti: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano"! Però la rivolgiamo anche agli uomini della politica e dell'economia, sui quali grava la responsabilità di una giusta distribuzione dei beni su scala sia mondiale che nazionale: bisogna porre finalmente termine alla piaga della fame! Che la solidarietà prenda il sopravvento sulla sfrenata voglia di profitto e su quelle applicazioni delle leggi del mercato che non tengono conto di diritti umani imprescrittibili.

Su ciascuno di noi grava una piccola parte di responsabilità per questa ingiustizia. Ognuno di noi in qualche modo tocca da vicino la fame e la miseria altrui. Sappiamo condividere il pane con coloro che non l'hanno, oppure ne hanno meno di noi! Sappiamo aprire i nostri cuori ai bisogni dei fratelli e delle sorelle, che soffrono a motivo della miseria e dell'indigenza! A volte si vergognano di ammetterlo, nascondendo la propria angustia. Verso di loro va tesa con discrezione una mano fraterna. Questa è anche la lezione che ci viene impartita dall'Eucaristia - pane di vita. L'aveva riassunto in modo molto eloquente il santo Fra Alberto, poverello di Cracovia, che dedicò la propria vita al servizio dei più bisognosi. Spesso diceva: "Bisogna essere buoni come il pane, che per tutti sta sulla tavola, di cui ognuno può tagliarsene un boccone e nutrirsi, se ha fame".

5. "Cristo ci ha liberati perchè restassimo liberi" (Ga 5,1).

Il tema di questo 46° Congresso Eucaristico Internazionale di Wroclaw è la libertà. La libertà ha un particolare sapore, specialmente qui, in questa parte dell'Europa, per lunghi anni dolorosamente provata perchè privata di essa dal totalitarismo nazista e comunista. Già la parola stessa "libertà" provoca un palpito più forte del cuore. E ciò certamente perchè durante i decenni passati bisognava pagare per essa un prezzo molto alto. Sono profonde le ferite rimaste dopo quell'epoca nelle anime umane. Molto tempo passerà ancora, prima che esse si possano rimarginare.

Il Congresso ci esorta a guardare la libertà dell'uomo nella prospettiva dell'Eucaristia. Cantiamo nell'inno del Congresso: "Ci hai lasciato il dono dell'Eucaristia per riordinare la libertà interiore". E' un'affermazione molto essenziale. Si parla qui dell'"ordine della libertà". Sì, la vera libertà esige ordine. Ma di quale ordine si tratta qui? Si tratta prima di tutto dell'ordine morale, dell'ordine nella sfera dei valori, dell'ordine della verità e del bene. Nella situazione di un vuoto nel campo dei valori, quando nella sfera morale regna il caos e la confusione - la libertà muore, l'uomo da libero diventa schiavo - schiavo degli istinti, delle passioni e degli pseudo-valori.

E' vero, l'ordine della libertà va costruito con fatica. La vera libertà costa sempre! Ciascuno di noi deve costantemente riprendere questa fatica. E qui nasce la successiva domanda: Può l'uomo costruire l'ordine della libertà da solo, senza Cristo, o perfino contro Cristo? E' una domanda straordinariamente drammatica, ma quanto attuale in un contesto sociale percorso da concezioni della democrazia ispirate all'ideologia liberale! Si tenta infatti di persuadere l'uomo e le società intere che Dio è di ostacolo sulla via verso la piena libertà, che la Chiesa è nemica della libertà, che essa non comprende la libertà, che ha paura di essa. In questo c'è un' incredibile confusione di nozioni! La Chiesa non cessa di essere nel mondo l'annunciatrice del vangelo della libertà! Questa è la sua missione. "Cristo ci ha liberati perchè restassimo liberi" (Ga 5,1). Per questo un cristiano non ha paura della libertà, non fugge davanti ad essa! L'assume in modo creativo e responsabile, come compito della sua vita. La libertà, infatti, non è soltanto un dono di Dio; essa ci è data anche come compito! E' la nostra vocazione: "Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà" (Ga 5,13) - ricorda l'Apostolo.

L' affermazione che la Chiesa sarebbe nemica della libertà è particolarmente assurda qui, in questo Paese, su questa terra, tra questo popolo, dove la Chiesa tante volte ha dimostrato di essere un vero paladino della libertà! Sia nel secolo scorso che in questo secolo e negli ultimi cinquant' anni. Essa è il paladino della libertà, perchè crede che Cristo ci ha liberati per la libertà.

"Ci hai lasciato il dono dell'Eucaristia per riordinare la libertà interiore". In che cosa consiste quest'ordine della libertà, modellato sull'Eucaristia? Nell'Eucaristia Cristo è presente come colui che fa dono di sè all'uomo, come colui che serve all'uomo: "dopo aver amato i suoi... li amò sino alla fine" (Jn 13,1). La vera libertà si misura con la prontezza al servizio e al dono di sè. Soltanto la libertà così intesa è veramente creativa, edifica la nostra umanità e costruisce legami interumani. Costruisce e non divide! Quanto il mondo, l'Europa e la Polonia hanno bisogno di questa libertà che unisce!

Cristo eucaristico rimarrà per sempre un modello irraggiungibile dell'atteggiamento di "pro-esistenza", che vuol dire dell'atteggiamento di chi è per l'altro. Lui era tutto per il suo Padre celeste, e nel Padre è per ogni uomo. Il Concilio Vaticano II spiega che l'uomo ritrova se stesso, e dunque anche il pieno senso della sua libertà, proprio "mediante un dono sincero di sè" (cfr Gaudium et spes GS 24). Oggi, durante questa Statio Orbis, la Chiesa ci invita, ad entrare in questa scuola eucaristica di libertà, affinchè fissando l'Eucaristia con lo sguardo della fede diventiamo costruttori di un nuovo, evangelico ordine della libertà - nel nostro intimo e nelle società in cui ci è dato di vivere e di lavorare.

6. "Che cosa è l'uomo perchè te ne ricordi, il figlio dell'uomo perchè te ne curi?" (Ps 8,5).

Contemplando l'Eucaristia ci invade lo stupore della fede non soltanto riguardo al mistero di Dio e del suo sconfinato amore, ma anche riguardo al mistero dell'uomo. Davanti all'Eucaristia vengono spontaneamente sulle labbra le parole del Salmista: "Che cosa è l'uomo perchè ti curi tanto di lui?! . . . ". Quale grande valore ha l'uomo agli occhi di Dio, se Dio stesso lo nutre con il suo Corpo! Che grande spazio nasconde in sè il cuore dell'uomo, se esso può essere colmato soltanto da Dio! "Ci hai creato per te [Dio] " confessiamo con sant'Agostino " ed è irrequieto il cuore nostro finchè non riposi in te" (Confessiones, I.1.1).

Statio Orbis del 46° Congresso Eucaristico Internazionale... Tutta la Chiesa ti rende oggi particolare onore e gloria, Cristo, Redentore dell'uomo, nascosto nell'Eucaristia. Confessa pubblicamente la sua fede in te, che ti sei fatto per noi Pane di vita. E ti rende grazie perchè sei il Dio-con-noi, perchè sei l'Emmanuele!

Tua la lode e la gloria...

A te onore e gloria, nostro Signore eterno, per sempre. A te insieme con il tuo popolo offriamo il nostro inchino e i nostri canti, noi, servi tuoi. Rendiamo grazie alla tua generosità per questo grande dono della tua onnipotenza. Ti sei donato a noi, indegni, qui presenti, in questo sacramento. Amen!

I saluti del Santo Padre al termine della Messa

Al termine della Santa Messa, prima della recita dell' Angelus, Giovanni Paolo II ha rivolto ai fedeli presenti queste parole di saluto, che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:

Sta terminando la Santa Messa celebrata a conclusione del 46° Congresso Eucaristico Internazionale. In questo momento possiamo ripetere con l' autore ispirato queste parole: "Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio" (Ps 98 [97], 3); "la terra ha visto il suo Salvatore" " l' ha visto qui, a Wroclaw , l'ha visto con gli occhi della fede del Popolo di Dio qui riunito, con gli occhi della fede dei rappresentanti di tutti i continenti della nostra terra.

Desidero esprimere la mia grande gratitudine alla Divina Provvidenza per il fatto che il 46° Congresso Eucaristico Internazionale si sia potuto celebrare qui, a Wroclaw . Ringrazio tutti i presenti per aver partecipato a questo "grande mistero della nostra fede", al mistero di Gesù Eucaristia. Ringrazio di nuovo i Cardinali qui presenti, con a capo il Cardinale Primate; il "padrone di casa" che ospita il Congresso, il Cardinale Henryk; il Cardinale Franciszek di Cracovia. Un particolare saluto rivolgo al Card. Joachim Meisner, nato qui, a Wroclaw . Ringrazio tutti gli Arcivescovi e i Vescovi giunti qui, a Wroclaw , da tutte le parti del mondo. Saluto i rappresentanti delle Autorità della Repubblica di Polonia e ringrazio tutti per la loro presenza. Saluto le autorità locali: il voivoda, il presidente della città di Wroclaw , saluto tutte le istituzioni della Chiesa di Wroclaw : clericali e laicali, la Pontificia Facoltà Teologica, il Seminario Metropolitano, le congregazioni religiose maschili e femminili, gli atenei, gli artigiani. Saluto tutti coloro che hanno preparato questo Congresso. Saluto cordialmente le delegazioni venute al Congresso da tutte le parti della Polonia e del mondo: dall' Asia, dall' Australia, dall' Africa, dalle due Americhe, dall'Europa. In modo particolare saluto i pellegrini giunti dai Paesi fratelli: dalla Boemia, dalla Slovacchia, dall'Ucraina, dalla Bielorussia, dalla Lituania, dalla Lettonia e dall' Estonia. Forse molti di voi per la prima volta incontrano il Papa pellegrino. Forse mi sbaglio ma intendo soprattutto i pellegrini giunti dal Kazakhstan. Ringraziamo Dio per averci concesso questa grazia di lodare insieme - con un' anima sola e un cuore solo (cfr Ac 4,32) - Cristo nell' Eucaristia. Concludiamo questo Congresso Eucaristico in una terra così provata nel corso della storia. La terra della Bassa Slesia è terra di una particolare testimonianza. E' la terra santificata dalla presenza di grandi testimoni della fede. Su questa terra ha compiuto opere di misericordia santa Edvige, madre dei Piast della Slesia. Qui ha passato la prima parte della sua vita la beata Teresa della Croce (Edith Stein) che è in attesa della canonizzazione.

Sorelle e fratelli! Abbiamo reso omaggio qui, a Wroclaw , a Cristo Eucaristia. Questo grande mistero della fede qual è l' Eucaristia si trasformi ora nel servizio all' uomo, specie al più piccolo. Andiamo insieme con Cristo a costruire la civiltà dell'amore, la civiltà della verità, la civiltà della "libertà per la quale Cristo ci ha liberati" (cfr Ga 5,1).

Oggi si celebra la giornata del fanciullo. Vorrei dare un bacio a ogni bambino di Wroclaw , a ogni bambino in Polonia e nel mondo. Soprattutto a quelli che sono stati abbandonati, che soffrono a causa dell' indifferenza di coloro fra i quali vivono, a quelli che non sono desiderati. In questa Giornata auguro a tutti i bambini di poter godere della gioia e dell' amore che sono loro dovuti e che Dio stesso desidera moltissimo per loro.

Durante questo Congresso Eucaristico si parlano varie lingue, quindi alla fine lo faccio anch' io.

Successivamente, Giovanni Paolo II ha rivolto ai numerosi fedeli presenti particolari espressioni di saluto in lingua inglese, italiana, spagnola, francese, russa e tedesca.
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GPII Omelie 1996-2005 89