GPII Omelie 1996-2005 153

153

VISITA PASTORALE

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

A VERCELLI E TORINO (23-24 MAGGIO 1998)

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA E BEATIFICAZIONE

DEL SERVO DI DIO SECONDO POLLO


Sabato, 23 maggio 1998



"Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni" (Ac 1,3).

1. Quaranta giorni! La solennità dell'Ascensione di Cristo al cielo chiude il periodo di quaranta giorni a partire dalla domenica di Risurrezione. Esiste un significativo parallelismo liturgico tra il tempo quaresimale e quello pasquale, una singolare convergenza spirituale, che apre a nuovi orizzonti per la vita cristiana: la Quaresima porta alla Risurrezione; i quaranta giorni dopo la Pasqua sono la preparazione all'Ascensione.

Ricollegandosi idealmente ai quarant'anni di cammino di Israele verso la Terra promessa, la Quaresima evidenzia nel Nuovo Testamento l'itinerario dei credenti verso il Mistero pasquale, culmine e chiave di volta nella storia dell'umanità e nell'economia della salvezza. I quaranta giorni che precedono l'Ascensione simboleggiano il cammino della Chiesa sulla terra verso la Gerusalemme celeste, nella quale alla fine entrerà insieme con il suo Signore.

Negli eventi pasquali, Gesù rivela la pienezza della vita immortale. Sulla croce egli fa morire la morte e mediante il suo sacrificio getta una luce nuova sull'intera esistenza umana. Ecco quanto viene posto in rilievo nei testi liturgici della solennità dell'Ascensione, e specialmente nel brano della Lettera agli Ebrei, che abbiamo poc'anzi ascoltato: "E' stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio" (9,27). Il Cristo risorto e trasfigurato nella gloria, come eterno Sacerdote della Nuova Alleanza, non entra "in un santuario fatto da mani d'uomo... ma nel cielo stesso, allo scopo di presentarsi, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore" (He 9,24).

Questa consapevolezza cresce nella contemplazione dei sacri misteri e dà senso nuovo alla vita quotidiana, proiettandola costantemente verso le realtà ultime ed eterne. E' il Cielo la nostra definitiva dimora, e siamo chiamati già a costruirla sulla terra, come suggerisce l'apostolo Paolo: "Se, dunque, siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra" (Col 3,1-3).

2. Così ha fatto don Secondo Pollo, che questa sera ho la gioia di innalzare alla gloria degli altari. Egli costituisce una delle tante testimonianze della presenza e dell'azione di Gesù risorto nella storia del mondo.

Don Secondo è un esempio di presbitero coraggioso che, nell'arco di una breve esistenza, ha saputo raggiungere la vetta della santità. Alla vigilia della sua Ordinazione sacerdotale, il novello Beato già manifestava con lucida determinazione il proposito di accogliere senza riserve nella propria vita il programma esigente del Vangelo. "Farmi santo", questo divenne il suo ideale, questo il suo impegno quotidiano. Guidato da questo proposito, visse intensamente il proprio ministero sacerdotale, ricercando e seguendo assiduamente la volontà di Dio.

La Provvidenza lo chiamò a molti ed impegnativi compiti nell'ambito della Chiesa di Vercelli. Fu educatore di fine intuizione pedagogica nei seminari diocesani, dove svolse la mansione di docente e di padre spirituale. Si fece per primo discepolo e servo diligente della parola di Dio attraverso lo studio assiduo delle discipline sacre e l'intensa attività di predicatore. Fu generoso dispensatore della misericordia divina nell'amministrazione del sacramento del perdono. Operò con entusiasmo fra i giovani, quale assistente di Azione Cattolica, sino a seguirli nella bufera della guerra come cappellano degli alpini. E proprio nell'esercizio eroico della carità, il giovane sacerdote vercellese rese la sua anima a Dio, lasciando ai cappellani militari del mondo intero un esempio di come si amano e si servono i propri fratelli sotto le armi, ed agli alpini un modello e un protettore in Cielo.

Due furono i segreti della scalata di Don Secondo alle vette della santità: il radicamento costante in Dio attraverso la preghiera e la tenerissima devozione alla Madre celeste, Maria. Dall'assiduo dialogo con Dio e dall'amore filiale per la Madonna trasse vigore quella sua particolare carità pastorale, che appare come la sintesi più alta e qualificante del suo ministero sacerdotale. Visse interamente per i fratelli, concludendo la sua avventura terrena nel giorno di santo Stefano, quasi ad imitazione dell'ardente testimone "pieno di Spirito Santo", di cui parla il libro degli Atti (cfr 7,55).

Rendiamo grazie al Signore per il dono di questo Beato e per tutti i Santi ed i Beati che, in Cristo unico Mediatore di salvezza, gettano un "ponte" tra Dio e il mondo, riflettendo ed irradiando la luminosità del Cielo sull'umanità pellegrina per le strade della terra.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! Sono lieto di trovarmi con voi in questo giorno di festa per la Diocesi di sant'Eusebio e di celebrare per voi questa solenne Eucaristia.

Saluto ciascuno dei presenti e, in particolare, il Pastore della vostra Arcidiocesi, il caro Mons. Enrico Masseroni. Con lui saluto il predecessore, il caro Arcivescovo Tarcisio Bertone, e gli altri Presuli presenti. Saluto i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali. Rivolgo un deferente pensiero al Rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari, con un singolare ringraziamento a quanti hanno generosamente offerto la loro collaborazione per la realizzazione di questa mia Visita pastorale.

Mi piace ricordare, in questo momento, anche Mons. Albino Mensa, per lunghi anni Pastore zelante e apprezzato della vostra Chiesa, chiamato al premio eterno all'inizio di quest'anno. So quanto viva sia fra voi la memoria del suo servizio apostolico permeato di amore all'Eucaristia. "Posso affermare con verità - ha lasciato scritto nel suo "testamento spirituale" - che l'Eucaristia, come sacrificio e come sacramento, ha illuminato e progressivamente trasformato la mia vita di sacerdote e di vescovo"! Il Signore lo accolga nel suo Regno di pace e gli accordi quella giusta ricompensa che assicura ai suoi servi fedeli.

4. Cari sacerdoti, desidero rivolgermi in modo speciale a voi, in questo giorno che possiamo considerare, in un certo senso, il vostro giorno a motivo della beatificazione di un vostro confratello. Don Pollo è un amico ed un modello per ciascuno di voi: un esempio concreto di quella santità raggiungibile attraverso la quotidiana fatica del ministero, un modello di docilità allo Spirito Santo, che fa compiere in modo straordinario anche le azioni più ordinarie della vostra missione pastorale.

Don Secondo Pollo è, inoltre, un modello da additare a tutti i cristiani e, specialmente, ai fedeli della vostra Diocesi. Egli ricorda a tutti che la santità è comunione con Dio, è fedeltà al Vangelo, è amore per i fratelli. La santità è vocazione dell'intero Popolo di Dio. Egli testimonia che seguire Gesù è impresa esigente, ma è anche fonte di gioia esaltante, perché attraverso la Croce si giunge a condividere la gioia della Risurrezione. La vita di don Secondo, immolata nella violenza della guerra, si traduce quest'oggi in un pressante appello alla pace, che deve essere impegno condiviso da tutti i popoli e da tutte le nazioni.

5. E come dimenticare che questo coraggioso sacerdote, formato alla scuola del Vangelo, fu figlio devoto di Maria? Egli nutrì questo suo amore per la Vergine Santa alla fonte della secolare devozione mariana, che costituisce il filo d'oro della tradizione cristiana vercellese. Ne fanno fede i grandi Santuari di Oropa e di Crea, che da oltre i confini guardano dall'alto la vostra Comunità, quasi a rappresentare fisicamente lo sguardo vigile della Madre su questi suoi figli devoti. Ne danno testimonianza, inoltre, i numerosi santuari mariani e le tante chiese dedicate alla Vergine, che costellano l'intero territorio vercellese.

Il novello Beato invita la comunità ecclesiale a rinnovare il proprio affidamento a Maria, Regina di tutti i Santi e Madre della Chiesa. Sia essa a disporre il cuore di ciascuno all'ascolto docile dello Spirito Santo, specialmente in quest'anno a lui dedicato. Anzi, spinga tutti a guardare al grande Giubileo che ormai si avvicina con il desiderio di un autentico rinnovamento della vita cristiana personale e comunitaria.

6. "Mentre li benediceva, (Gesù) si staccò da loro e fu portato verso il Cielo" (Lc 24,51).

L'incontro del Risorto con i suoi discepoli si conclude con due gesti, che Luca affida alle ultime battute del suo Vangelo, mentre racconta l'evento dell'Ascensione: il commiato benedicente del Signore risorto e l'atteggiamento degli Apostoli.

La benedizione del Cristo glorioso suscita nei discepoli l'adorazione e la gioia. Il mistero dell'Ascensione assume così il tono solenne di una composta liturgia. I discepoli riconoscono in Gesù il Signore vittorioso sulla morte e, allo stesso tempo, comprendono il significato profondo della sua missione.

Il loro cuore è invaso dallo stupore e dalla lode: non, quindi, la malinconia di un addio, ma il gaudio per la certezza di una presenza rinnovata. Gesù si sottrae agli occhi fisici per rendersi presente agli occhi del cuore dei suoi discepoli; si libera dei limiti dello spazio e del tempo, per farsi presente all'uomo d'ogni tempo e di ogni luogo ed offrire a tutti il dono della salvezza.

Come gli Apostoli, come sant'Eusebio, come la schiera dei Santi e dei Beati di questa illustre Chiesa a cui oggi s'aggiunge don Secondo Pollo, anche noi abbiamo la certezza della sua presenza.

Egli è con noi, dentro di noi; è con noi ogni giorno, fino alla fine del mondo.

Amen!


Domenica, 24 maggio 1998

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" ... Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni" (
Ac 1,8).

1. Gesù pronuncia queste parole prima della sua ascensione al Cielo. Con esse egli delinea per la sua Chiesa il futuro programma, la missione, e chiama a realizzarlo quanti sono stati testimoni.

Anzitutto gli Apostoli, che avevano "visto" gli eventi della passione: erano stati presi da sgomento quando egli era stato crocifisso ed avevano esultato, poi, per la sua risurrezione. Nel mistero pasquale, Cristo manifesta così tutta la verità della sua figliolanza divina e della sua missione messianica. Sulla via di Emmaus, spiega ai due discepoli che il Messia doveva sopportare tutto questo per entrare così nella gloria del Padre (cfr Lc 24,26). Ora, nel momento di lasciare la terra per far ritorno al Cielo, chiede ai "suoi" di farsi testimoni di questi fatti in Gerusalemme, nella Giudea, nella Samaria e in tutto il mondo.

L'insegnamento che essi dovranno propagare non è un sistema astratto di idee, ma la Parola riguardante una realtà viva. Ed è proprio in virtù di tale Parola, che la Chiesa si diffonderà in tutto il mondo.

Questa Parola, portata oltre i confini della Palestina dai primi testimoni, ha generato uno stuolo innumerevole di altri testimoni in ogni angolo del globo. Della maggior parte di essi non conosciamo i nomi; di alcuni, però, è ben viva la memoria nella Chiesa. Così è, ad esempio, di quelli che oggi vengono proclamati Beati qui a Torino: Teresa Bracco, Giovanni Maria Boccardo, Teresa Grillo Michel.

2. Don Giovanni Maria Boccardo fu uomo di profonda spiritualità e, nel contempo, apostolo dinamico, promotore della vita religiosa e del laicato, sempre attento a discernere i segni dei tempi. Nell'ascolto orante della parola di Dio, maturò una fede vivissima e profonda. Scriveva: "Sì, mio Dio, quel che vuoi Tu, lo voglio pure io".

E che dire del suo instancabile zelo per i più poveri? Seppe chinarsi su ogni umana miseria con lo spirito di san Gaetano da Thiene, spirito che trasfuse nella Congregazione femminile da lui fondata per la cura degli anziani, dei sofferenti e per l'educazione della gioventù. Fece suo il motto evangelico: "Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia" (Mt 6,33).

Come il santo Curato d'Ars, di cui era devoto, indicò ai suoi parrocchiani, con la parola e soprattutto con l'esempio, la via del Cielo. Il giorno del suo ingresso come Parroco a Pancalieri, parlò così ai fedeli: "Vengo a voi, o cari, per vivere come uno di voi, vostro padre, fratello e amico, e per dividere con voi le gioie e le pene della vita... Vengo a voi come servo di tutti, e ciascuno potrà disporre di me, ed io mi stimerò sempre fortunato e felice di potervi servire, non cercando altro che di far del bene a tutti".

Della Madonna si proclamava sempre figlio devoto ed a lei ricorreva con costante fiducia. A chi gli chiedeva: "E' tanto difficile guadagnare il Paradiso?", rispondeva: "Sii devoto di Maria, che ne è la «Porta», e vi entrerai". Il suo esempio è ancor vivo nella memoria della gente, che da oggi può invocarlo come intercessore in Cielo.

3. Altra testimone di luminosa carità evangelica è Teresa Grillo Michel, chiamata dal Signore a diffondere l'amore soprattutto tra i più poveri, mediante la Congregazione da lei fondata delle Piccole Suore della Divina Provvidenza.

Di famiglia aristocratica e benestante, abbracciò dapprima la vocazione coniugale, sposando il capitano dei Bersaglieri Giovanni Battista Michel, ma, rimasta vedova a trentasei anni e non avendo figli, si sentì spinta a dedicarsi completamente al servizio degli ultimi. Divenne così madre di tanti abbandonati: orfani, anziani, malati. "I poveri aumentano a più non posso e si vorrebbe poter allargare le braccia per accoglierne tanti sotto le ali della Divina Provvidenza": così si esprimeva dando inizio alla sua opera ad Alessandria, sua città natale.

Al centro della vita spirituale sua e delle Consorelle sta l'Eucaristia, la cui immagine volle ben visibile sull'abito religioso. Dalla preghiera prolungata davanti al Santissimo Sacramento, Teresa traeva ispirazione e sostegno per la sua quotidiana dedizione come pure per le coraggiose iniziative missionarie, che la condussero più volte fino al Brasile.

Questa generosa figlia del Piemonte si colloca nella scia dei Santi e Beati che, nel corso dei secoli, hanno recato al mondo il messaggio dell'amore divino attraverso il fattivo servizio ai fratelli bisognosi. Rendiamo grazie a Dio per la viva testimonianza di santità di questa Donna, che arricchisce la vostra Regione e la Chiesa intera.

4. Se in Giovanni Maria Boccardo e Teresa Grillo Michel rifulge soprattutto la virtù della carità, in Teresa Bracco brilla la castità, difesa e testimoniata fino al martirio. Aveva vent'anni quando, nel corso della seconda guerra mondiale, scelse di morire pur di non cedere alla violenza di un militare che attentava alla sua verginità. Quell'atteggiamento coraggioso era la logica conseguenza d'una ferma volontà di mantenersi fedele a Cristo, secondo il proposito manifestato a più riprese. Quando venne a sapere ciò che era accaduto ad altre giovani in quel periodo di disordini e di violenze, esclamò senza esitare: "Piuttosto che essere profanata, preferisco morire".

Fu ciò che avvenne durante un rastrellamento. Il martirio fu il coronamento di un cammino di maturazione cristiana, sviluppato giorno dopo giorno, con la forza tratta dalla Comunione eucaristica quotidiana e da una profonda devozione verso la Vergine Madre di Dio.

Quale significativa testimonianza evangelica per le giovani generazioni che si affacciano sul terzo millennio! Quale messaggio di speranza per chi si sforza di andare controcorrente rispetto allo spirito del mondo! Addito soprattutto ai giovani questa ragazza che la Chiesa proclama oggi Beata, perché imparino da lei la limpida fede testimoniata nell'impegno quotidiano, la coerenza morale senza compromessi, il coraggio di sacrificare, se necessario, anche la vita, per non tradire i valori che alla vita danno senso.

Pensando all'ambiente rurale in cui Teresa è cresciuta, mi piace rivolgere una parola di affetto ai coltivatori diretti delle Langhe e dell'intero Piemonte, venuti in gran numero quest'oggi per renderle onore e per affidarsi alla sua intercessione. Vorrei pure inviare il mio saluto alle monache della Certosa della Trinità, che sorge nei pressi della zona dove avvenne il martirio di Teresa. Fedeli alla Regola che le impegna alla preghiera ed alla contemplazione nella solitudine e nel silenzio, queste nostre sorelle, pur assenti fisicamente, sono presenti con lo spirito a questa solenne celebrazione.

5. Le figure dei nuovi Beati ci portano col pensiero verso quel Cielo in cui è entrato il Signore nel mistero della sua Ascensione. Ce ne ha parlato in termini assai suggestivi la Lettera agli Ebrei, ponendoci davanti agli occhi Cristo entrato come Sommo Sacerdote non "in un santuario fatto da mani d'uomo... ma nel cielo... per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso" (He 9,24 He 9,26). E' una prospettiva che ci consente di meglio comprendere il messaggio della Sindone, icona toccante della Passione di Cristo. Ringrazio il Signore che mi ha dato l'opportunità di tornare a Torino per contemplare nel pomeriggio di oggi ancora una volta questa straordinaria testimonianza delle sofferenze di Cristo.

Sono lieto di salutare tutti i presenti, a cominciare dall'Arcivescovo di Torino, il caro Cardinale Giovanni Saldarini, insieme con i Vescovi del Piemonte, e le Autorità civili presenti, tra le quali un pensiero particolare va al rappresentante del Governo italiano. Saluto il Clero, i Religiosi e le Religiose, i Laici impegnati e tutti i presenti, in special modo i pellegrini venuti con devozione a rendere omaggio alla Sindone.

La Sindone! Quale eloquente messaggio di sofferenza e di amore, di morte e di vita immortale! Essa ci permette di comprendere le condizioni attraverso le quali ha voluto passare Gesù prima di salire al Cielo. Questo prezioso Lino, nella sua drammatica eloquenza, ci offre il messaggio più significativo per la nostra vita: fonte di ogni esistenza cristiana è la redenzione ottenuta per noi dal Salvatore, che ha assunto la nostra condizione umana, ha sofferto, è morto ed è risorto per noi.

6. Questo messaggio hanno accolto e fatto proprio i Beati che oggi veneriamo per la prima volta. Contemplandoli, la Chiesa esulta. Esulta nello Spirito, perché in loro intravede già la patria celeste, quella casa gloriosa di Dio dove tutti siamo attesi. "Nella casa del Padre mio vi sono molti posti... Io vado a prepararvi un posto" (Jn 14,2), aveva detto Gesù ai discepoli la vigilia della Passione. I nuovi Beati hanno raggiunto il posto preparato per loro da Cristo asceso al Cielo.

Adesso l'impegno passa a noi, pellegrini ancora in cammino sulla terra. Dopo l'ascensione di Gesù, due Angeli domandano agli Apostoli: "Perché state a guardare il cielo? Questo Gesù... tornerà un giorno" (Ac 1,11). La domanda è rivolta anche a noi: siamo ora nel tempo dell'attesa, operosa e vigilante, del ritorno glorioso di Cristo.

Il nostro spirito, animato da viva speranza, gioisce ed invoca: "Vieni, Signore Gesù". E la risposta, consegnata nel libro dell'Apocalisse, colma di gioia il nostro cuore come quello di ogni credente: "«Sì, verrò presto!». Amen!" (cfr Ap 22,20).




Domenica, 31 maggio 1998 - Pentecoste

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1. Credo in Spiritum Sanctum, Dominum et vivificantem: Credo nello Spirito Santo che è Signore e da la vita.

Con le parole del Simbolo niceno-costantinopolitano, la Chiesa proclama la sua fede nel Paraclito; fede che nasce dall'esperienza apostolica della Pentecoste. Il passo degli Atti degli Apostoli, che l'odierna Liturgia ha proposto alla nostra meditazione, ricorda in effetti le meraviglie operate nel giorno di Pentecoste, quando gli Apostoli constatarono con grande stupore il compiersi delle parole di Gesù. Egli, come riferisce la pericope del Vangelo di san Giovanni poc'anzi proclamata, aveva assicurato alla vigilia della sua passione: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre" (
Jn 14,16). Questo "Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26).

E lo Spirito Santo, discendendo su di essi con forza straordinaria, li rese capaci di annunciare a tutto il mondo l'insegnamento di Cristo Gesù. Era così grande il loro coraggio, così sicura la loro decisione, da essere disposti a tutto, persino a dare la vita. Il dono dello Spirito aveva liberato le loro energie più profonde, convogliandole al servizio della missione affidata loro dal Redentore. E sarà il Consolatore, il Parakletos, a guidarli nell'annunciare il Vangelo ad ogni uomo. Lo Spirito insegnerà loro la verità tutta intera, attingendola dalla ricchezza della parola di Cristo, affinché essi, a loro volta, la comunicassero agli uomini in Gerusalemme e nel resto del mondo.

2. Come non rendere grazie a Dio per i prodigi che lo Spirito non ha cessato di compiere in questi due millenni di vita cristiana? L'evento di grazia della Pentecoste ha, in effetti, continuato a produrre i suoi meravigliosi frutti, suscitando dappertutto ardore apostolico, desiderio di contemplazione, impegno ad amare e servire con ogni dedizione Dio ed i fratelli. Ancor'oggi lo Spirito sostiene nella Chiesa gesti piccoli e grandi di perdono e di profezia, dà vita a carismi e doni sempre nuovi, che attestano la sua incessante azione nel cuore degli uomini.

Ne è prova eloquente questa solenne Liturgia, in cui sono presenti numerosissimi aderenti ai Movimenti ed alle nuove Comunità, che in questi giorni hanno celebrato a Roma il loro Congresso mondiale. Ieri, in questa stessa Piazza San Pietro, abbiamo vissuto un indimenticabile incontro di festa, con canti, preghiere e testimonianze. Abbiamo sperimentato il clima della Pentecoste, che ha reso quasi visibile la fecondità inesauribile dello Spirito nella Chiesa. Movimenti e nuove Comunità, espressioni provvidenziali della nuova primavera suscitata dallo Spirito con il Concilio Vaticano II, costituiscono un annunzio della potenza dell'amore di Dio che, superando divisioni e barriere di ogni genere, rinnova la faccia della terra, per costruirvi la civiltà dell'amore.

3. Scrive san Paolo nella Lettera ai Romani poc'anzi proclamata: "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8,14).

Queste parole offrono ulteriori spunti per comprendere l'azione mirabile dello Spirito nella nostra vita di credenti. Esse ci aprono la strada per giungere al cuore dell'uomo: lo Spirito Santo, che la Chiesa invoca perché dia "luce ai sensi", visita l'uomo nell'intimo e tocca direttamente la profondità del suo essere.

Continua l'Apostolo: "Se lo Spirito abita in voi, non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito... Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (cfr Rm 8,9 Rm 8,14). Contemplando, poi, l'azione misteriosa del Paraclito, aggiunge con trasporto: "Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi..., ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Rm 8,15-16). Eccoci al centro del mistero! E' nell'incontro tra lo Spirito Santo e lo spirito dell'uomo che si trova il cuore stesso dell'esperienza vissuta dagli Apostoli nella Pentecoste. Quest'esperienza straordinaria è presente nella Chiesa nata da quell'evento e l'accompagna nel corso dei secoli.

Sotto l'azione dello Spirito Santo, l'uomo scopre fino in fondo che la sua natura spirituale non è velata dalla corporeità ma, al contrario, è lo spirito che dà senso vero allo stesso corpo. Vivendo, infatti, secondo lo Spirito, egli manifesta pienamente il dono della sua adozione a figlio di Dio.

In tale contesto, ben s'innesta la questione fondamentale del rapporto tra la vita e la morte, che Paolo tocca osservando testualmente: "Se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete" (Rm 8,13). E' proprio così: la docilità allo Spirito offre all'uomo continue occasioni di vita.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle, è per me motivo di grande gioia salutare tutti voi, che avete voluto unirvi a me nel rendere grazie al Signore per il dono dello Spirito. Questa festa tutta missionaria allarga il nostro sguardo al mondo intero, con un pensiero particolare ai molti missionari sacerdoti, religiosi, religiose e laici che spendono la loro la vita, spesso in condizioni di enorme difficoltà, per la diffusione della verità evangelica.

Saluto voi qui presenti: i Signori Cardinali, i Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, i numerosi appartenenti ai vari Istituti di Vita Consacrata e di Vita Apostolica, i giovani, gli ammalati, e specialmente quanti sono giunti da molto lontano per questa solenne ricorrenza.

Un ricordo particolare ai Movimenti ed alle nuove Comunità, che ieri hanno tenuto il loro incontro e che oggi vedo presenti in gran numero. Un pensiero tutto speciale rivolgo ai ragazzi ed ai giovani che stanno per ricevere i Sacramenti della Confermazione e dell'Eucaristia.

Quali esaltanti prospettive presentano le parole dell'Apostolo a ciascuno di voi, carissimi! Attraverso i gesti e le parole del Sacramento della Cresima, vi sarà donato lo Spirito Santo che perfezionerà la vostra conformità a Cristo, già iniziata nel Battesimo, per rendervi adulti nella fede e testimoni autentici e coraggiosi del Risorto. Con la Cresima, il Paraclito apre dinanzi a voi un cammino di incessante riscoperta della grazia dell'adozione a figli di Dio, che vi renderà gioiosi ricercatori della Verità.

L'Eucaristia, cibo di vita immortale, che per la prima volta tra poco assaporerete, vi farà pronti ad amare ed a servire i fratelli, capaci di donare occasioni di vita e di speranza, liberi dal dominio della "carne" e della paura. Lasciandovi guidare da Gesù, potrete sperimentare concretamente nella vostra vita la meravigliosa azione del suo Spirito, di cui parla l'apostolo Paolo nel capitolo ottavo della Lettera ai Romani. Tale testo, il cui contenuto risulta particolarmente attuale in quest'anno dedicato allo Spirito Santo, andrebbe letto oggi con una più grande attenzione, per rendere onore all'azione che lo Spirito di Cristo compie in ciascuno di noi.

5. Veni, Sancte Spiritus!

Anche la magnifica sequenza, che contiene una ricca teologia dello Spirito Santo, meriterebbe di essere meditata, strofa dopo strofa. Ci soffermeremo qui soltanto sulla prima parola: Veni, vieni! Essa richiama l'attesa degli Apostoli, dopo l'Ascensione di Cristo al cielo.

Negli Atti degli Apostoli, Luca ce li presenta riuniti nel Cenacolo in preghiera con la Madre di Gesù (cfr Ac 1,14). Quale parola meglio di questa poteva esprimere la loro preghiera: "Veni, Sancte Spiritus"? L'invocazione, cioè, di colui che agli inizi del mondo aleggiava sulle acque (cfr Gn 1,2), e che Gesù aveva promesso loro come Paraclito?

Il cuore di Maria e degli Apostoli in quei momenti è proteso verso la sua venuta, in un alternarsi di fede ardente e di confessione dell'insufficienza umana. La pietà della Chiesa ha interpretato e trasmesso questo sentimento nel canto del "Veni, Sancte Spiritus". Gli Apostoli sanno che ardua è l'opera affidata loro da Cristo, ma decisiva per la storia della salvezza dell'umanità. Saranno in grado di condurla a termine? Il Signore rassicura i loro cuori. In ogni passo della missione che li porterà ad annunciare ed a testimoniare il Vangelo sino ai punti più remoti del globo, potranno contare sullo Spirito promesso da Cristo. Gli Apostoli, ricordando la promessa di Cristo, nei giorni che vanno dall'Ascensione alla Pentecoste concentreranno ogni pensiero e sentimento su quel veni - vieni!

6. Veni, Sancte Spiritus! Iniziando così la sua invocazione allo Spirito Santo, la Chiesa fa proprio il contenuto della preghiera degli Apostoli raccolti con Maria nel Cenacolo; anzi, la prolunga nella storia e la rende sempre attuale.

Veni, Sancte Spiritus! Così continua a ripetere in ogni angolo della terra con immutato ardore, fermamente consapevole di dover restare idealmente nel Cenacolo in perenne attesa dello Spirito. Al tempo stesso, essa sa che dal Cenacolo deve uscire per le strade del mondo, con il compito sempre nuovo di rendere testimonianza al mistero dello Spirito.

Veni, Sancte Spiritus! Preghiamo così con Maria, santuario dello Spirito Santo, preziosissima dimora di Cristo fra noi, perché ci aiuti ad essere tempio vivo dello Spirito e testimoni infaticabili del Vangelo.

Veni, Sancte Spiritus! Amen!



VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN NICOLA DI BARI Domenica, 7 giugno 1998

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1. "Venite, adoriamo l'unico vero Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo" (Invitatorio). Con queste parole inizia quest'oggi la Liturgia delle Ore. Ad esse fanno eco quelle dell'Antifona d'ingresso dell'odierna Santa Messa: "Sia benedetto Dio Padre, e l'unigenito Figlio di Dio, e lo Spirito Santo: perché grande è il suo amore per noi" (Antifona d'ingresso).

Sono un inno di lode alla Santissima Trinità, il grande Mistero che celebriamo in questa domenica.

In effetti, tutta la Liturgia è un cantico di lode al mistero trinitario; ogni preghiera è rivolta a Dio Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. La più semplice invocazione, come il "segno della Croce", viene fatta "Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" e le più solenni orazioni liturgiche si concludono con la lode trinitaria. Ogni volta che innalziamo la nostra mente ed il nostro cuore a Dio, entriamo nell'eterno dialogo d'amore della Santissima Trinità.

"Lode a te, Santa Trinità, inseparabile Unità, che ci hai rivelato la tua misericordia" (seconda antifona Primi Vespri).

2. "L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo" (
Rm 5,5).

Quando ci avviciniamo al mistero della Santissima Trinità, abbiamo ben chiara la consapevolezza di trovarci dinanzi al primo di quei "misteri nascosti in Dio che non possono essere conosciuti se non divinamente rivelati" (Concilio Vat. I, Denz-Schönm., 3015).

L'intero sviluppo della rivelazione divina è orientato alla manifestazione del Dio-Amore, del Dio-Comunione. Ciò riguarda innanzitutto la vita trinitaria considerata in se stessa, nella perfetta comunione che dall'eternità unisce le tre Persone divine: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Rivelando all'uomo il proprio amore, Dio chiama gli uomini a partecipare alla sua stessa vita e ad entrare in comunione con Lui.

All'universale vocazione dei credenti alla santità, ciascuna delle tre Persone divine dona il proprio specifico contributo: il Padre è la sorgente di ogni santità, il Figlio è il mediatore di ogni salvezza e lo Spirito Santo è Colui che anima e sostiene il cammino dell'uomo verso la piena e definitiva comunione con Dio.

Nell'Ufficio delle Letture, quest'oggi leggiamo un significativo testo di sant'Atanasio: "Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la gloria, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l'amore del Padre, la gloria del Figlio e la comunione dello stesso Spirito" (Seconda Lettura).

3. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di San Nicola di Bari! Sono grato al Signore che mi dà oggi l'opportunità di celebrare questa Solennità liturgica insieme alla vostra Comunità. A tutti voi il mio più cordiale saluto! Anzitutto al Cardinale Vicario, al Vescovo Ausiliare per il Settore pastorale Sud della Diocesi, Mons. Clemente Riva, al vostro zelante Parroco, Don Lorenzo Meati, insieme col Vicario parrocchiale, entrambi appartenenti alla famiglia spirituale degli Oblati Figli della Madonna del Divino Amore.

Saluto poi i Sacerdoti e le Religiose che prestano il loro generoso servizio negli Organismi presenti nel territorio parrocchiale, specialmente all'Ospedale Grassi, al Centro Paraplegici di Ostia e alla Caserma Italia.

Il mio saluto si estende alla gente del quartiere, con un pensiero fraterno agli ammalati ed agli anziani, che non hanno avuto la possibilità di unirsi a noi per la celebrazione eucaristica. Desidero raggiungere spiritualmente tutti gli abitanti di Ostia, assicurando la mia vicinanza nella preghiera ad ogni persona e ad ogni famiglia. Aggiungo volentieri un ricordo per la Comunità polacca, che da tempo ormai ogni domenica si riunisce nella vostra Parrocchia.

4. La vostra è una Comunità parrocchiale numerosa, che cresce ancor più durante la stagione estiva con l'arrivo dei villeggianti. Purtroppo, però, l'ubicazione della chiesa non facilita ai credenti, come sarebbe auspicabile, la partecipazione alla vita sacramentale e alla formazione cristiana.

Carissimi Fratelli e Sorelle, queste reali difficoltà non devono frenare la vostra azione apostolica, anzi devono costituire un ulteriore stimolo a moltiplicare ogni sforzo per rendere la Comunità sempre più viva e missionaria.

Testimoniate con coraggio e coerenza la vostra fede e sentitevi direttamente coinvolti nell'opera della nuova evangelizzazione, nella prospettiva del terzo millennio. Proseguite generosamente le iniziative della Missione cittadina, intraprendendo attività di evangelizzazione orientate verso quanti, avendo casa qui al mare, vengono a trascorrervi alcuni mesi, specialmente d'estate.

Accanto a questo fervore missionario non manchi lo sforzo formativo dei giovani e l'animazione spirituale delle famiglie, cellule primordiali della Comunità ecclesiale.

Mentre vi incoraggio a proseguire in questo impegno, vorrei salutare in maniera particolare i bambini che frequentano il catechismo, come pure i ragazzi, alcuni dei quali appartengono al Gruppo Scout. Estendo il mio saluto ai fidanzati che si preparano al Matrimonio ed a tutti i giovani. A proposito dei giovani, come non andare fin d'ora con la mente e col cuore alla Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Roma per il 19 e 20 agosto del Duemila? L'intera Comunità diocesana dovrà mobilitarsi in occasione di quell'importante appuntamento, per accogliere i moltissimi ragazzi e ragazze che giungeranno da ogni parte del mondo per una così straordinaria esperienza di fede.

Prepararsi al Grande Giubileo è compito di tutti, perché ad esso "è sicuramente connessa una particolare grazia del Signore per la Chiesa e per l'intera umanità" (cfr Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente, 55).

In questo giorno dedicato alla Santissima Trinità, come non sottolineare che l'Anno Santo avrà come obiettivo "la glorificazione della Trinità, dalla quale tutto viene ed alla quale tutto si dirige, nel mondo e nella storia" (Ibid.)?

La solennità del "Corpus Domini", con la celebrazione eucaristica giovedì prossimo a San Giovanni in Laterano e la successiva ormai tradizionale processione, alla quale fin d'ora invito tutti a partecipare, ci rimanda al Congresso Eucaristico Internazionale. Questo straordinario appuntamento spirituale si aprirà presso la stessa Basilica di San Giovanni in Laterano proprio nella Festa della Trinità dell'anno Duemila, per richiamare a tutti che Cristo è l'unica via di accesso al Padre e che Lui è presente e vivo nella Chiesa e nel mondo.

5. "Gloria e onore all'unico Dio, Padre e Figlio con lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli" (terza antifona Primi Vespri).

Sì, gloria e onore alla Santissima Trinità!

Innalziamo insieme il nostro canto di lode e di ringraziamento alla Santissima Trinità. Adoriamo il mistero dell'arcana presenza di Dio fra noi, contemplando in silenzio i suoi disegni di salvezza.

Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo!

Facciamo nostre le parole che ci vengono suggerite dalla Liturgia: "Gloria e lode a Dio che è, che era e che viene".

Amen!


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GPII Omelie 1996-2005 153