GPII Omelie 1996-2005 277

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DIVINA LITURGIA IN RITO ARMENO

IN OCCASIONE DEL 1700° ANNIVERSARIO

DEL BATTESIMO DEL POPOLO ARMENO


Domenica, 18 febbraio 2001

1. "E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita" (Jn 6,63).

Abbiamo ascoltato poco fa queste parole, pronunciate da Gesù nella sinagoga di Cafarnao dopo la moltiplicazione dei pani, avvenuta presso il lago di Tiberiade. Esse fanno parte del grande discorso "sul pane di vita" e ci portano a meditare sull'immenso dono dell'Eucaristia: "Chi mangia di questo pane vivrà in eterno" (cfr Jn 6,51). Gesù è la Parola eterna di salvezza, pane disceso dal cielo che si fa dono supremo per la salvezza dell'intera umanità, dono suggellato con il sacrificio della Croce.

Prendendo parte al banchetto della Parola e del Pane di vita eterna, entriamo in intimità con il grande mistero della Fede. Saliamo misticamente sul Golgota, dove avviene il trionfo della Verità che rende liberi e dell'Amore che trasforma il mondo. Cristo crocifisso e risorto ci accoglie quest'oggi alla sua mensa e ci fa dono nuovamente del suo Spirito.

2. "E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla". Riascoltiamo queste parole, mentre commemoriamo i mille settecento anni del Battesimo del Popolo armeno. Diciassette secoli or sono è risuonata in Armenia la parola di Cristo, quando la predicazione di san Gregorio l'Illuminatore e la volontà del re Tiridate III, convertito alla fede, fecero di quella terra un luogo benedetto e consacrato dallo Spirito. In quei giorni, Dio pose la sua dimora tra gli Armeni, ed essi furono resi degni, come canta l'inno liturgico, "di entrare nei tabernacoli del cielo e di ereditare il Regno".

Le loro persone furono interiormente trasformate dallo Spirito. Ed anche il popolo fu trasformato: grazie al sigillo dello Spirito, un'intera nazione poté cominciare ad invocare, benedire e lodare il nome del Salvatore.

Fu un'alleanza che non conobbe ripensamenti, anche quando la fedeltà costò sangue e l'esilio fu il prezzo del rifiuto di rinnegarla. Ne è esempio san Vardan, eroe non solo della fedeltà a Cristo di fronte alla violenza dei Sassanidi, ma anche del diritto di ogni coscienza a seguire i propri dettami interiori.

3. Amatissimi Fratelli e Sorelle del popolo armeno, siamo qui oggi per dirvi grazie. Grazie non solo per quegli inizi gloriosi, ma anche per tutta una storia intrisa di cristianesimo e quasi con esso identificata. Il Vescovo di Roma si fa interprete di questa riconoscenza e ve la esprime come il dono più bello e sentito. Per questo evento, oltre che celebrare con voi e per voi l'Eucaristia, compendio di ogni ringraziamento, ben volentieri ho voluto indirizzare una Lettera apostolica agli Armeni per sottolineare il valore che quest'anniversario riveste non solo per voi, ma per tutta la Chiesa.

Grazie, Beatitudine, per questa celebrazione eucaristica, che vede la nostra comune partecipazione al Corpo e al Sangue del Salvatore, e per le sentite parole di saluto che Ella ha voluto indirizzarmi. Grazie per aver portato con sé sacerdoti, religiosi, religiose e laici armeni cattolici da tutto il mondo. A loro va il mio saluto e la mia benedizione, come pure a quanti non hanno potuto essere presenti e sono a noi spiritualmente uniti. Inviamo, inoltre, il nostro bacio di pace e il nostro augurio fraterno ai fratelli della Chiesa armena apostolica, che celebra con grande solennità quest'anno di sante memorie.

4. L'odierna celebrazione ci invita a riflettere sulle nostre radici. La storia non è la somma di attimi, ma un fluire di eventi tra loro collegati. Tutti portiamo dentro le risonanze anche remote della fede, della cultura, della sensibilità di generazioni e generazioni. Tutti siamo chiamati a trasmettere qualcosa alle generazioni che verranno.

Guardando agli Armeni, come ad altri popoli cristiani, non possiamo non osservare che la fede cristiana ha marcato le fibre più intime del loro sentire comune. Lo stesso alfabeto armeno nacque anche per dar voce e diffusione al Vangelo, per tradurre la Bibbia, la liturgia e gli scritti dei Padri nella fede. L'arte, la vita sociale e familiare, le stesse istituzioni pubbliche hanno trovato nella fede in Cristo un riferimento sicuro.

Nel mondo moderno, divenendo sempre più forte l'influsso della secolarizzazione, è talora difficile continuare a mantenere saldo questo patrimonio spirituale che ha fatto della vostra una Nazione "cristiana".

La fede viene a volte considerata unicamente come dono e ricerca personale, e non anche come comune appartenenza di popolo. Come far sì che le conquiste sociali della modernità non facciano perdere la ricchezza della continuità di un popolo e della sua fede? Ecco l'impegno che l'odierna celebrazione ci spinge ad approfondire.

5. "Illuminazione" fu chiamato l'annuncio del Vangelo, ed "Illuminatore" fu denominato Gregorio, il grande Santo che fece degli Armeni un popolo cristiano. Leviamo a Dio un corale ringraziamento per questa illuminazione attraverso Cristo, Luce del mondo. Luce che le tenebre non poterono soffocare nemmeno negli anni bui dell'ateismo militante.

In questa stessa Basilica, cuore della cristianità, ho avuto la gioia, non molto tempo fa, di affidare alle mani fraterne di Sua Santità Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni, un'insigne reliquia del santo Illuminatore. Compirò quest'oggi lo stesso gesto con il Patriarca Nerses Bedros XIX. Presenti tra cattolici ed apostolici, le reliquie dello stesso Santo sono il simbolo di una stretta unità di fede e da loro viene una forte spinta all'unità in Cristo. Sono certo che esse, venerate dal popolo armeno senza distinzione, faranno crescere quella comunione che Cristo vuole per la sua Chiesa. In tal modo la fraternità si rafforzerà nella carità. Non dividiamo le reliquie, ma operiamo e preghiamo perché si uniscano coloro che le ricevono. Le stesse radici e la continuità di una storia di santi e di martiri possano preparare per il vostro popolo un domani di piena partecipazione e di visibile condivisione della fede nel medesimo Signore.

E' questo un impegno a cui voi, Fratelli e Sorelle carissimi, non vi stancherete di corrispondere fedelmente e coraggiosamente. Vi sia di sostegno la celeste intercessione di tanti vostri compatrioti che, nei periodi oscuri della persecuzione, pagarono con il sangue la loro fedeltà al Signore. Penso soprattutto a tante mamme e nonne che, quando la Chiesa era costretta a tacere, "illuminavano" i loro cari con la Parola che salva e con esempi di vita cristiana.

6. Cari Fratelli e Sorelle, ho avuto modo di conoscere il popolo armeno fin dagli anni della mia giovinezza e nutro il grande desiderio di farmi pellegrino di speranza e di unità nella vostra Patria. Avrei già voluto compiere questa visita in passato, anche solo per essere presente per l'ultimo saluto all'amato fratello, il Catholicos Karekin I, ma il Signore ha stabilito diversamente. Attendo ora con ansia il giorno in cui finalmente mi sarà dato di baciare, a Dio piacendo, la vostra amata terra intrisa del sangue di tanti martiri; visitare i monasteri dove uomini e donne si immolarono spiritualmente per seguire l'Agnello pasquale; incontrare gli Armeni di oggi, che si sforzano di ritrovare dignità, stabilità e sicurezza di vita. Insieme con i fratelli della Chiesa armena apostolica e, in particolare, con il Catholicos ed i Vescovi, annunceremo tutti insieme ancora una volta, cattolici e apostolici, che Cristo è l'unico Salvatore. Solo in Lui è la Vita; solo il suo Vangelo potrà far rivivere al vostro popolo la grandezza del passato. Nelle vostre vene scorre il sangue dei santi; sulla vostra storia è scesa l'acqua della redenzione. Nulla può resistere alla forza rinnovatrice della grazia.

7. Popolo armeno, conserva fisso il tuo sguardo su Cristo, Via, Verità e Vita! Egli è la speranza che non delude, la Luce che fuga le tenebre del male. Cristo guida i tuoi passi: non temere!

Ti protegge la Santa Madre di Dio; intercedono per te i Santi armeni e, specialmente, san Gregorio l'Illuminatore, che tra poco invocheremo come "colonna di luce della santa Chiesa armena", e "arca salvifica del popolo armeno".

Ti è vicino anche il Vescovo di Roma e l'intera Chiesa cattolica. Popolo armeno, che oggi abbraccio con affetto, avanza nella fede dei tuoi padri e trasmettine la fiaccola alle generazioni che verranno.

E tu, Cristo nostro Dio, concedi a tutti noi di essere degni di entrare un giorno nelle celesti dimore di luce e di ereditare il tuo regno preparato dall'inizio del mondo per i tuoi santi.

Gloria a Te, con il Padre e con lo Spirito Santo, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen!



CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO


PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI


OMELIA DEL SANTO PADRE


Mercoledì, 21 febbraio 2001



1. "Chi vuol essere grande tra di voi si farà vostro servitore" (Mc 10,43).

Ancora una volta abbiamo sentito risonare ai nostri orecchi la sconcertante parola di Cristo. Oggi essa è echeggiata in questa Piazza particolarmente per voi, venerati e cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, che ho avuto la gioia di annoverare tra i membri del Collegio cardinalizio. Con profondo affetto vi porgo il mio saluto cordiale, che estendo alle molte persone che vi fanno corona. Una speciale parola di gratitudine va al caro Cardinale Giovanni Battista Re per le gentili espressioni che, interpretando con calore i sentimenti di voi tutti, mi ha indirizzato.

Rivolgo poi un fraterno saluto a tutti gli altri Cardinali presenti, come pure agli Arcivescovi e Vescovi che sono qui con noi. Saluto, inoltre, le Delegazioni ufficiali, venute da vari Paesi per far festa ai loro Cardinali: attraverso di esse invio il mio deferente pensiero alle Autorità come pure alle care popolazioni che esse rappresentano.

Oggi è festa grande per la Chiesa universale, che si arricchisce di quarantaquattro nuovi Cardinali. Ed è festa grande per la città di Roma, sede del Principe degli Apostoli e del suo Successore, non solo perché essa instaura uno speciale rapporto con ciascuno dei nuovi Porporati, ma anche perché il confluire qui di tante persone di ogni parte del mondo le offre la possibilità di rivivere un momento di gioiosa accoglienza. Questa solenne adunanza, infatti, richiama alla mente i tanti eventi che hanno contrassegnato il Grande Giubileo, concluso da poco più di un mese. E' con lo stesso entusiasmo che questa mattina la Roma «cattolica» si stringe attorno ai nuovi Cardinali in un abbraccio caloroso, nella consapevolezza che si sta scrivendo un'altra pagina significativa della sua storia bimillenaria.

2. "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).

Queste parole dell'evangelista Marco ci aiutano a comprendere meglio il senso profondo di un evento come il Concistoro, che stiamo celebrando. La Chiesa poggia non su calcoli e potenze umane, ma su Gesù crocifisso e sulla coerente testimonianza a Lui resa dagli apostoli, dai martiri e dai confessori della fede. E' una testimonianza che può esigere anche l'eroismo del dono totale di sé a Dio e ai fratelli. Ogni cristiano sa di essere chiamato ad una fedeltà senza compromessi, che può richiedere anche l'estremo sacrificio. E questo sapete specialmente voi, venerati Fratelli, eletti alla dignità cardinalizia. Voi vi impegnate a seguire fedelmente Cristo, il Martire per eccellenza ed il Testimone fedele.

Il vostro servizio alla Chiesa si esprime poi nel prestare al Successore di Pietro la vostra assistenza e collaborazione per alleviarne la fatica di un ministero che si estende fino ai confini della terra. Insieme con lui dovete essere difensori strenui della verità e custodi del patrimonio di fede e di costumi che ha la sua origine nel Vangelo. Sarete così guide sicure per tutti e, in primo luogo, per i presbiteri, le persone consacrate, i laici impegnati.

Il Papa conta sul vostro aiuto a servizio della comunità cristiana, che si introduce con fiducia nel terzo millennio. Quali Pastori autentici, voi saprete essere sentinelle vigili a difesa del gregge a voi affidato dal "Pastore supremo" che prepara per voi "la corona della gloria che non appassisce" (1P 5,4).

3. Un vincolo specialissimo vi congiunge da oggi al Successore di Pietro, che per volontà di Cristo - come è stato opportunamente ricordato - è "il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli" (Lumen gentium LG 23). Questo legame vi rende, a nuovo titolo, segni eloquenti di comunione. Se sarete promotori di comunione, a beneficiarne sarà la Chiesa tutta intera. San Pier Damiani, del quale oggi ricorre la memoria liturgica, afferma: "E' l'unità che riduce molte parti ad un solo tutto, che fa convergere le diverse volontà degli uomini nella compagine della carità e dell'armonia dello spirito" (Opusc. XIII, 24).

"Molte parti" della Chiesa trovano espressione in voi, che avete maturato le vostre esperienze in continenti diversi ed in servizi diversi al Popolo di Dio. E' essenziale che le "parti" da voi rappresentate siano raccolte in "un solo tutto" mediante la carità, che è il vincolo della perfezione. Solo così potrà trovare attuazione la preghiera di Cristo: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (cfr Jn 17,21).

Dal Concilio Vaticano II ad oggi molto si è fatto per allargare gli spazi della responsabilità di ciascuno nel servizio alla comunione ecclesiale. Non vi è dubbio che, con la grazia di Dio, ancora di più si potrà realizzare. Voi siete oggi proclamati e costituiti Cardinali perché vi impegniate, per quanto è di vostra competenza, a far sì che la spiritualità della comunione cresca nella Chiesa. Solo essa, infatti, è in grado di conferire "un'anima al dato istituzionale con un'indicazione di fiducia e di apertura che pienamente risponde alla dignità e responsabilità di ogni membro del Popolo di Dio" (Novo millennio ineunte, NM 45).

4. Venerati Fratelli, voi siete i primi Cardinali creati nel nuovo millennio. Dopo aver abbondantemente attinto alle sorgenti della misericordia divina durante l'Anno Santo, la mistica nave della Chiesa s'accinge a "prendere nuovamente il largo" per portare nel mondo il messaggio della salvezza. Insieme vogliamo scioglierne le vele al vento dello Spirito, scrutando i segni dei tempi e interpretandoli alla luce del Vangelo per rispondere "ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche" (Gaudium et spes GS 4).

Il mondo si fa sempre più complesso e mutevole, l'acuta consapevolezza delle discrepanze esistenti genera o aumenta contraddizioni e squilibri (cfr ibid., 8). Le enormi potenzialità del progresso scientifico e tecnico, come pure il fenomeno della globalizzazione che si estende a sempre nuovi campi, ci chiedono di essere aperti al dialogo con ogni persona e con ogni istanza sociale, nell'intento di rendere a ciascuno ragione della speranza che portiamo nel cuore (cfr 1P 3,15).

Sappiamo, però, venerati Fratelli, che, per poter affrontare validamente i nuovi compiti è necessario coltivare una sempre più intima comunione con il Signore. E' lo stesso colore purpureo delle vesti che portate a ricordarvi questa urgenza. Non è forse, quel colore, simbolo dell'amore appassionato per Cristo? In quel rosso acceso non è forse indicato il fuoco ardente dell'amore per la Chiesa che deve alimentare in voi la prontezza, se necessario, anche alla suprema testimonianza del sangue? "Usque ad effusionem sanguinis", recita la formula antica. Guardando a voi, il Popolo di Dio deve poter trovare un punto di riferimento concreto e luminoso che lo stimoli ad essere veramente luce del mondo e sale della terra (cfr Mt 5,13).

5. Voi provenite da ventisette Paesi di quattro continenti e parlate lingue diverse. Non è forse anche questo un segno della capacità che ha la Chiesa, diffusa ormai in ogni angolo del pianeta, di comprendere popoli con tradizioni e linguaggi differenti per portare a tutti l'annuncio di Cristo? In Lui e in Lui soltanto, è possibile trovare salvezza. Ecco la verità che insieme quest'oggi vogliamo riaffermare. Cristo cammina con noi e guida i nostri passi.

A duecento anni dalla nascita del Cardinale Newman, mi pare di sentir risuonare le parole con le quali egli accettò dal mio Predecessore, il Beato Pio IX, la sacra porpora: "La Chiesa - disse - non deve fare altro che proseguire nel suo compito, nella fiducia e nella pace; rimanere salda e tranquilla, e attendere la salvezza di Dio. Mansueti hereditabunt terram, et delectabuntur in multitudine pacis (Ps 36, II)". Le parole di quel grande uomo di Chiesa siano stimolo per tutti noi ad un crescente amore per il nostro ministero pastorale.

Venerati Fratelli, raccolti attorno a voi, a condividere questo momento di gioia, si trovano i vostri familiari ed amici, si trovano i fedeli affidati alle vostre cure pastorali. Essi, insieme con l'intero popolo cristiano spiritualmente presente, rivolgono al Signore suppliche fervorose per il vostro nuovo servizio alla Sede Apostolica e alla Chiesa universale.

Su di voi stende il suo manto materno Maria che, accogliendo l'invito del divino messaggero, seppe prontamente rispondere: "Avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Intercedono per voi gli apostoli Pietro e Paolo ed i Santi vostri Protettori. Vi accompagna anche il mio fraterno ricordo nella preghiera e la mia benedizione.
* * * * *


ASSEGNAZIONE DEI TITOLI O DELLE DIACONIE AI NUOVI CARDINALI




1. Card. GIOVANNI BATTISTA RE, Titolo dei Santi XII Apostoli

2. Card. FRANÇOIS XAVIER NGUYÊN VAN THUÂN, Diaconia di Santa Maria della Scala

3. Card. AGOSTINO CACCIAVILLAN, Diaconia dei Santi Angeli Custodi a Città Giardino

4.Card. SERGIO SEBASTIANI, Diaconia di Sant’Eustachio

5. Card. ZENON GROCHOLEWSKI, Diaconia di San Nicola in Carcere

6. Card. JOSÉ SARAIVA MARTINS, C.M.F. Diaconia di Nostra Signora del Sacro Cuore

7. Card. CRESCENZIO SEPE, * Diaconia di Dio Padre misericordioso

8. Card. JORGE MARÍA MEJÍA, Diaconia di San Girolamo della Carità

9. Card. IGNACE MOUSSA I DAOUD, Patriarca emerito di Antiochia dei Siri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali

10. Card. MARIO FRANCESCO POMPEDDA, Diaconia dell’Annunciazione della B.V.M. a Via Ardeatina

11. Card. WALTER KASPER, Diaconia di Ognissanti in Via Appia Nuova

12. Card. MARIAM JAWORSKI, Titolo di San Sisto

13. Card. JANIS PUJATS, * Titolo di Santa Silvia

14. Card. JOHANNES JOACHIM DEGENHARDT, * Titolo di San Liborio

15. Card. ANTONIO JOSÉ GONZÁLEZ ZUMÁRRAGA, Titolo di Santa Maria in Via

16. Card. IVAN DIAS, Titolo dello Spirito Santo alla Ferratella

17. Card. GERALDO MAJELLA AGNELO, * Titolo di San Gregorio Magno alla Magliana Nuova

18. Card. PEDRO RUBIANO SÁENZ, * Titolo della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo

19. Card. THEODORE EDGAR McCARRICK, Titolo dei Santi Nereo e Achilleo

20. Card. DESMOND CONNELL, Titolo di San Silvestro in Capite

21. Card. AUDRYS JUOZAS BACKIS, Titolo della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo a Via Gallia

22. Card. FRANCISCO JAVIER ERRÁZURIZ OSSA, dei P. di Schönstatt, Titolo di Santa Maria della Pace

23. Card. JULIO TERRAZAS SANDOVAL, C.SS.R., Titolo di S. Giovanni Battista de’ Rossi

24. Card. WILFRID FOX NAPIER, O.F.M., * Titolo di S. Francesco d’Assisi ad Acilia

25. Card. OSCAR ANDRÉS RODRÍGUEZ MARADIAGA, S.D.B, * Titolo di Santa Maria della Speranza

26. Card. BERNARD AGRÉ, Titolo di San Giovanni Crisostomo a Monte Sacro Alto

27. Card. LOUIS-MARIE BILLÉ, Titolo di San Pietro in Vincoli

28. Card. IGNACIO ANTONIO VELASCO GARCÍA, S.D.B., * Titolo di Santa Maria Domenica Mazzarello

29. Card. JUAN LUIS CIPRIANI THORNE, Titolo di San Camillo de Lellis

30. Card. FRANCISCO ÁLVAREZ MARTÍNEZ, Titolo di Santa Maria "Regina Pacis" a Monte Verde

31. Card. CLÁUDIO HUMMES, O.F.M., Titolo di Sant’Antonio da Padova in Via Merulana

32. Card. VARKEY VITHAYATHIL, C.SS.R., Titolo di San Bernardo alle Terme

33. Card. JORGE MARIO BERGOGLIO, S.I., Titolo di San Roberto Bellarmino

34. Card. JOSÉ DA CRUZ POLICARPO, * Titolo di Sant’Antonio in Campo Marzio

35. Card. SEVERINO POLETTO, Titolo di San Giuseppe in Via Trionfale, pro hac vice Titolo Presbiterale

36. Card. CORMAC MURPHY-O’CONNOR, Titolo di Santa Maria sopra Minerva

37. Card. EDWARD MICHAEL EGAN, Titolo dei Santi Giovanni e Paolo

38. Card. LUBOMYR HUSAR, Titolo di Santa Sofia a Via Boccea

39. Card. KARL LEHMANN, Titolo di San Leone I

40 Card. STÉPHANOS II GHATTAS, Patriarca di Alessandria dei Copti

41. Card. JEAN HONORÉ, Titolo di Santa Maria della Salute a Primavalle

42. Card.. ROBERTO TUCCI, S.I., Diaconia di Sant’Ignazio di Loyola a Campo Marzio

43. Card. LEO SCHEFFCZYK, * Diaconia di San Francesco Saverio alla Garbatella

44. Card. AVERY DULLES, S.I., Diaconia dei Santissimi Nomi di Gesù e Maria in Via Lata

* L’asterisco ed il grassetto indicano i nuovi Titoli



CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I NUOVI CARDINALI


OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Giovedì 22 febbraio 2001

Festa della Cattedra di S. Pietro




1. « "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente" » (Mt 16,15-16).

Questo dialogo tra Cristo e i suoi discepoli, che poc'anzi abbiamo riascoltato, è sempre attuale nella vita della Chiesa e del cristiano. In ogni ora della storia, specialmente in quelle più decisive, Gesù interpella i suoi e, dopo averli interrogati su quello che di Lui pensa "la gente", stringe il campo e chiede loro: "Voi chi dite che io sia?".

Abbiamo sentito risuonare, in sottofondo, questa domanda durante tutto il Grande Giubileo dell'Anno Duemila. Ed ogni giorno la Chiesa ha incessantemente risposto con una corale professione di fede: "Tu sei il Cristo, il Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre". Una risposta universale, nella quale alla voce del Successore di Pietro si sono unite quelle dei Pastori e dei fedeli di tutto il Popolo di Dio.

2. Un'unica solenne confessione di fede: Tu sei il Cristo! Questa confessione di fede è il grande dono che la Chiesa offre al mondo all'inizio del terzo millennio, mentre avanza nel "vasto oceano" che le si offre davanti (cfr Novo millennio ineunte, NM 58). La festa odierna pone in primo piano il ruolo di Pietro e dei suoi Successori nel guidare la barca della Chiesa in questo "oceano". E', pertanto, quanto mai significativo che in questa ricorrenza liturgica accanto al Papa ci sia il Collegio Cardinalizio con i nuovi Cardinali, creati ieri nel primo Concistoro dopo il Grande Giubileo.

Insieme vogliamo rendere grazie a Dio per aver fondato la sua Chiesa sulla roccia di Pietro. Come suggerisce l'Orazione "colletta", vogliamo pregare intensamente affinché, "tra gli sconvolgimenti del mondo", essa "non si turbi", ma avanzi con coraggio e fiducia.

3. Permettetemi, però, prima di tutto, di esprimere la mia gioia e la mia riconoscenza al Signore proprio per voi, carissimi e venerati Fratelli, entrati a far parte del Collegio cardinalizio! A ciascuno rinnovo il saluto più cordiale, che estendo ai vostri familiari ed ai fedeli qui convenuti, come pure alle Comunità da cui provenite e che oggi si uniscono spiritualmente alla nostra celebrazione.

Considero provvidenziale celebrare con voi e con l'intero Collegio la festa della Cattedra di Pietro, perché questo costituisce un singolare ed eloquente segno di unità, con cui insieme iniziamo il periodo post-Giubilare. Un segno che è, al tempo stesso, invito ad approfondire la riflessione sul ministero petrino, al quale è particolarmente riferita la vostra funzione di Cardinali.

4. "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,13-19).

Nell'"oggi" della liturgia, il Signore Gesù rivolge anche al Successore di Pietro questa sua parola, che diventa per lui impegno di conferma nei confronti dei fratelli (cfr Lc 22,32). Con grande conforto e con vivo affetto chiamo voi, venerati Fratelli Cardinali, a stringervi alla Sede di Pietro nel peculiare ministero di unità che è ad essa affidato.

"Quale Vescovo di Roma so bene - l'ho riaffermato nell'Enciclica sull'impegno ecumenico Ut unum sint - che la comunione piena e visibile di tutte le Comunità, nelle quali in virtù della fedeltà di Dio abita il suo Spirito, è il desiderio ardente di Cristo" (n. 95). Per tale primaria finalità i Cardinali, sia come Collegio che individualmente, possono e devono offrire il loro prezioso contributo. Essi, infatti, sono i primi collaboratori del ministero di unità del Romano Pontefice. La porpora che li riveste richiama il sangue dei martiri, segnatamente di Pietro e di Paolo, sulla cui suprema testimonianza si fonda la vocazione e la missione universale della Chiesa di Roma e del suo Pastore.

5. Come non ricordare che il ministero di Pietro, visibile principio di unità, costituisce una difficoltà per le altre Chiese e comunità ecclesiali? (cfr Enc. Ut unum sint UUS 88). Al tempo stesso, però, come non riandare al dato storico del primo millennio, quando la funzione primaziale del Vescovo di Roma venne esercitata senza incontrare resistenze nella Chiesa tanto di Occidente quanto di Oriente? Vorrei oggi, insieme con voi, pregare il Signore in modo particolare, affinché il nuovo millennio in cui ci siamo introdotti veda presto il superamento di questa situazione ed il ripristino della piena comunione. Lo Spirito Santo dia a tutti i credenti la luce e la forza necessarie per realizzare l'ardente anelito del Signore. A voi chiedo di assistermi e di collaborare in ogni modo in quest'impegnativa missione.

Venerati Fratelli Cardinali, l'anello di cui siete insigniti, e che tra poco consegnerò ai nuovi membri del Collegio, pone in evidenza proprio lo speciale vincolo che vi lega a questa Sede Apostolica. Nel "vasto oceano" che si apre dinanzi alla navicella della Chiesa, conto su di voi per orientarne il cammino nella verità e nell'amore, affinché essa, superando le tempeste del mondo, diventi sempre più efficacemente segno e strumento di unità per tutto il genere umano (cfr Lumen gentium LG 1).

6. "Così dice il Signore: Io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura" (Ez 34,11).

Nella festa della Cattedra di San Pietro, la liturgia ci ripropone il celebre oracolo del profeta Ezechiele, in cui Dio si rivela come il Pastore del suo popolo. La cattedra, infatti, è inseparabile dal bastone pastorale, perché Cristo, Maestro e Signore, è venuto a noi come il Buon Pastore (cfr Jn 10,1-18). Così lo ha conosciuto Simone, il pescatore di Cafarnao: ha sperimentato il suo amore tenero e misericordioso, e ne è stato conquistato. La sua vocazione e la sua missione di apostolo, riassunte nel nuovo nome di Pietro ricevuto dal Maestro, si basano interamente sul suo rapporto con Lui, dal primo incontro, a cui lo chiamò il fratello Andrea (cfr Jn 2,40-42), fino all'ultimo, in riva al lago, quando il Risorto lo incaricò di pascere il suo gregge (cfr Jn 21,15-19). In mezzo, il lungo cammino della sequela, in cui il divin Maestro conduce Simone ad una profonda conversione, che conosce ore drammatiche nel momento della passione, ma sfocia poi nella gioia luminosa della Pasqua.

In forza di questa esperienza trasformante del Buon Pastore, Pietro, scrivendo alle Chiese dell'Asia Minore, si qualifica come "testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi" (1P 5,1). Egli esorta "gli anziani" a pascere il gregge di Dio, facendosi di esso modelli (cfr 1P 5,2-3). Questa esortazione è rivolta oggi in modo particolare a voi, carissimi, che il Buon Pastore ha voluto associare nella forma più eminente al ministero del Successore di Pietro. Siate fedeli a questa vostra missione, pronti a dare la vita per il Vangelo. Questo vi chiede il Signore e questo attende da voi il popolo cristiano, che oggi si stringe intorno a voi con gioia ed affetto.

7. "Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede" (Lc 22,32). Così disse il Signore a Simon Pietro, durante l'Ultima Cena. Questa parola di Gesù, fondamentale per Pietro e per i suoi successori, diffonde luce e conforto anche su coloro che più da vicino cooperano al loro ministero. Quest'oggi a ciascuno di voi, venerati Fratelli Cardinali, Cristo ripete: "Io ho pregato per te", perché la tua fede non venga meno nelle situazioni in cui può essere messa a maggior prova la tua fedeltà a Cristo, alla Chiesa, al Papa.

Questa preghiera, che scaturisce incessantemente dal cuore del Buon Pastore, sia sempre, carissimi, la vostra forza! Non dubitate che, come è stato per Cristo e per Pietro, così sarà anche per voi: la vostra più efficace testimonianza sarà sempre quella segnata dalla Croce. La Croce è la cattedra di Dio nel mondo. Su di essa Cristo ha offerto all'umanità la lezione più importante, quella di amarci gli uni gli altri come Lui ha amato noi (cfr Jn 13,34): sino all'estremo dono di sé.

Sotto la Croce sta sempre la Madre di Cristo e dei discepoli, Maria Santissima. A Lei il Signore ci ha affidati quando disse: "Donna, ecco il tuo figlio!" (Jn 19,26). La Vergine Santa, Madre della Chiesa, come ha protetto in modo speciale Pietro e gli Apostoli, non mancherà di proteggere il Successore di Pietro e i suoi collaboratori. Questa consolante certezza sia incoraggiamento a non temere le prove e le difficoltà. Anzi, rassicurati dalla protezione costante di Dio, obbediamo insieme al comando di Cristo, che con vigore invita Pietro e con lui la Chiesa a prendere il largo: "Duc in altum" (Lc 5,4). Sì, Fratelli carissimi, prendiamo il largo, gettiamo le reti per la pesca e "andiamo avanti con speranza!" (Novo millennio ineunte, NM 58).

Cristo, il Figlio del Dio vivente, è lo stesso ieri, oggi e sempre. Amen!


278

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DELLA NATIVITÀ DI MARIA

OMELIA DEL SANTO PADRE


Domenica, 25 febbraio 2001

1. "Apri, Signore, il nostro cuore e comprenderemo le parole del Figlio tuo".

L'invocazione del Canto al Vangelo ci introduce nel tema dell'odierna ottava domenica del tempo "per annum". Gesù è il vero Maestro, che comunica agli uomini le verità della salvezza. Quanti lo ascoltano sono invitati a "comprendere", cioè ad accogliere nel cuore le sue parole e a tradurle in scelte concrete di vita.

Gesù non trasmette solo una dottrina che viene da Dio, ma è soprattutto il Modello a cui dobbiamo conformarci; non ci ha lasciato semplicemente una raccolta di insegnamenti da apprendere; ci ha soprattutto indicato un cammino da percorrere, offrendo se stesso come esempio da seguire.

Apriamogli, pertanto, il cuore: entreremo così nel mistero del suo amore, che illumina l'intera esistenza.

2. "Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro" (Lc 6,40).

Alla sequela di Cristo, nostro divin Maestro, impariamo che per essere suoi discepoli occorre seguirlo specialmente nella capacità di amare, così come Egli stesso la descrive nella pagina del Vangelo di Luca che stiamo leggendo in queste domeniche. Il fulcro del suo messaggio è proprio l'amore, anzi l'amore per i nemici, che non conosce vendetta e offre il perdono; è la misericordia e la disponibilità ad amare sempre anche a prezzo della vita, alla maniera di Dio (cfr Lc 6,27-38).

Ecco l'insegnamento da accogliere e da trasmettere fedelmente. Ecco l'unica scuola che forma gli autentici missionari del Vangelo, chiamati ad essere guide sagge e sicure per i loro fratelli (cfr Lc 6,39).

3. Con tali sentimenti vi saluto, carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia della Natività di Maria a Via di Bravetta!

Sono lieto di essere tra voi, oggi, proseguendo le mie visite pastorali alle parrocchie romane. Con gioia ringrazio coloro che all'inizio della celebrazione eucaristica mi hanno dato il benvenuto, facendosi interpreti dei vostri sentimenti.

In modo speciale, vorrei salutare il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore, Mons. Vincenzo Apicella, il vostro caro Parroco, Don Lorenzo Rossi, i Canonici Regolari dell'Immacolata Concezione, che collaborano con lui nella cura pastorale della Parrocchia.

Saluto, poi, i Figli dell'Immacolata Concezione, che per lungo tempo hanno messo a disposizione la chiesa dell'Istituto Padre Luigi Monti per la celebrazione domenicale della Messa dei ragazzi e dei giovani insieme con le loro famiglie.

Un pensiero riconoscente rivolgo anche alle Suore di Nostra Signora della Compassione e alle Figlie di San Giuseppe, presenti nel quartiere e che, quando non c'era né la chiesa né altro locale disponibile, hanno offerto le loro strutture alla Comunità parrocchiale. A loro va un sentito grazie per questo servizio generosamente reso alla Parrocchia, insieme con l'incoraggiamento a proseguire nella loro apprezzata collaborazione alle attività pastorali. Nell'abbracciare con affetto ciascuno dei presenti, desidero estendere il mio cordiale saluto a tutti gli abitanti del quartiere.

So che avete dovuto attendere fino allo scorso anno la costruzione della nuova chiesa nella quale oggi, con intima soddisfazione, celebriamo l'Eucaristia.

Rendiamo grazie a Dio per quest'opera che è costata non poche fatiche e che, con il sostegno del Vicariato, siete finalmente riusciti a realizzare. Fate in modo che questo tempio sia visibile segno di unità e di comunione, superando quella frammentazione delle celebrazioni liturgiche e dei luoghi di catechesi che per molto tempo siete stati costretti, vostro malgrado, a subire. Camminando concordi e uniti, scriverete una bella pagina di vita spirituale e pastorale della vostra Comunità parrocchiale.

4. Proprio per aiutarvi in questo itinerario, permettetemi che vi consegni simbolicamente il Messaggio, che la scorsa settimana ho indirizzato alla Diocesi di Roma, al termine del Giubileo ed in vista del grande Convegno diocesano del prossimo giugno. Fatene oggetto di attenta riflessione e traducetene le indicazioni in concrete scelte apostoliche. Il tempo quaresimale, che avrà inizio tra qualche giorno, costituisce un'utile occasione per questa revisione di vita.

Chiedetevi sia come singoli che come Comunità: quale apporto posso dare alla crescita della piena comunione nella Chiesa? Come posso offrire il mio specifico contributo, affinché essa diventi sempre più casa e scuola di comunione? Occorre camminare uniti per testimoniare insieme il Vangelo. Ecco la consegna che vi lascio, cari Fratelli e Sorelle della Parrocchia della Natività di Maria.

Le urgenze apostoliche sono tante nel vostro quartiere che, come altri, ha in pochi anni subito profonde trasformazioni. Voi avete felicemente avviato da tempo belle iniziative a favore dei fanciulli e dei giovani, dei fidanzati, delle famiglie, dei poveri e degli anziani. Andate avanti su questa strada, privilegiando in primo luogo la cura delle famiglie, che spesso non sono in grado di assicurare un'adeguata formazione cristiana ai loro figli. Ci sono fanciulli e adolescenti che hanno bisogno di chi li aiuti a crescere nella fede; cristiani che attendono guide capaci di sostenerli nella testimonianza evangelica, orientandoli nei diversi ambiti di studio, di attività e di servizio.

Penso in modo singolare a voi, cari giovani, ai quali, nell'ambito della "missione permanente" che coinvolge la nostra Diocesi, è affidato il compito di essere i primi evangelizzatori dei vostri coetanei. Che ognuno assuma responsabilmente il suo ruolo all'interno della Comunità parrocchiale.

5. "Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?" (Lc 6,41).

Con queste parole Gesù ci fornisce un'utile indicazione, che potremmo dire "pastorale". La tentazione spesso è, purtroppo, quella di condannare i difetti e i peccati altrui, senza riuscire a vedere i propri con altrettanta lucidità. Come allora rendersi conto se il proprio occhio è libero o se è impedito da una trave? Gesù risponde: "Ogni albero si riconosce dal suo frutto" (Lc 6,44).

Tale sano discernimento è dono del Signore, e va implorato con preghiera incessante. E' al tempo stesso conquista personale che domanda umiltà e pazienza, capacità di ascolto e sforzo di comprensione degli altri.

Queste caratteristiche debbono essere di ogni vero discepolo e comportano impegno nonché spirito di sacrificio. Se talora può sembrare arduo seguire il Signore su questo cammino, ricorriamo al sostegno e all'intercessione di Maria.

Nella facciata della vostra chiesa c'è un arco incastonato nel corpo dell'edificio. Esso ricorda la Vergine, Aurora della salvezza, sempre pronta ad abbracciare i suoi figli e a condurli all'interno del tempio per incontrare Cristo.

Ci aiuti Lei, la Vergine del silenzio e dell'ascolto, ad essere coraggiosi testimoni e annunciatori del Vangelo; ci faccia guardare agli altri con occhi di comprensione e di bontà; ci ottenga il dono di una saggia prudenza pastorale.

E Tu, Signore, aprici il cuore; comprenderemo così le tue parole di salvezza. Amen!



GPII Omelie 1996-2005 277