GPII Omelie 1996-2005 265

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GIUBILEO DEI MIGRANTI E DEGLI ITINERANTI

Venerdì, 2 Giugno 2000

1. "Perseverate nell'amore fraterno. Non dimenticate l'ospitalità" (He 13,1-2).

Il brano della Lettera agli Ebrei, che abbiamo poc'anzi ascoltato, collega l'esortazione ad accogliere l'ospite, il pellegrino, il forestiero al comandamento dell'amore, sintesi della nuova legge di Cristo. "Non dimenticate l'ospitalità!". Questo messaggio risuona in modo particolare oggi, carissimi migranti e itineranti, mentre celebriamo questo speciale Giubileo.

Vi saluto con grande affetto, e vi ringrazio per aver risposto numerosi al mio invito ed a quello del Pontificio Consiglio dei Migranti e degli Itineranti. Saluto, in modo speciale, Mons. Stephen Fumio Hamao, Presidente del vostro Pontificio Consiglio, e lo ringrazio per le parole che all'inizio della celebrazione mi ha rivolto a vostro nome. Con lui, saluto il Segretario, il Sotto-Segretario, i Collaboratori e quanti hanno contribuito alla realizzazione di quest'importante manifestazione spirituale.

Tra voi vi sono migranti di diversi paesi e continenti; rifugiati sfuggiti a situazioni di violenza, che chiedono di veder riconosciuti i loro diritti fondamentali; studenti esteri desiderosi di qualificare la loro formazione scientifica e tecnologica; gente del mare e dell'aria, che lavora al servizio di chi viaggia in nave e in aereo; turisti interessati a conoscere ambienti, costumi e usanze diversi; nomadi, che da secoli percorrono le strade del mondo; circensi, che portano nelle piazze attrazioni e sano divertimento. A tutti ed a ciascuno il mio abbraccio più cordiale.

La vostra presenza ricorda che lo stesso Figlio di Dio, venendo ad abitare in mezzo a noi (cfr Jn 1,14) si è fatto migrante: si è fatto pellegrino nel mondo e nella storia.

2. "Venite, benedetti del Padre mio, ... perché ... ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25,34-35).

Gesù afferma che si entra nel Regno di Dio solo praticando il comandamento dell'amore. Vi si entra, dunque, non in virtù di privilegi razziali, culturali e neppure religiosi, bensì per aver compiuto la volontà del Padre che è nei cieli (cfr Mt 7,21).

Il vostro Giubileo, carissimi migranti e itineranti, esprime con singolare eloquenza il posto centrale che nella Chiesa deve occupare la carità dell'accoglienza. Assumendo la condizione umana e storica, Cristo si è unito in qualche modo ad ogni uomo. Ha accolto ciascuno di noi e nel comandamento dell'amore ci ha chiesto di imitare il suo esempio, di accoglierci cioè gli uni gli altri come Lui ha accolto noi (cfr Rm 15,7).

Dal momento in cui il Figlio di Dio "ha posto la sua tenda in mezzo a noi", ogni uomo è diventato in qualche modo il "luogo" dell'incontro con Lui. Accogliere Cristo nel fratello e nella sorella provati dal bisogno è la condizione per poterlo incontrare "faccia a faccia" e in modo perfetto alla fine del cammino terreno.

E' sempre attuale, pertanto, l'esortazione dell'autore della Lettera agli Ebrei: "Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo" (He 13,2).

3. Faccio mie, oggi, le parole del venerato mio predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, che, nell'omelia di chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, affermava: "Per la Chiesa cattolica nessuno è estraneo, nessuno è escluso, nessuno è lontano" (Omelia, 8 dicembre 1965). Nella Chiesa - lo scrive fin dall'inizio l'Apostolo delle genti - non vi sono stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio (cfr Ep 2,19).

Purtroppo, non mancano tuttora nel mondo atteggiamenti di chiusura e perfino di rifiuto, dovuti ad ingiustificate paure ed al ripiegamento sui propri interessi. Si tratta di discriminazioni non compatibili con l'appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Anzi, la Comunità cristiana è chiamata a diffondere nel mondo il fermento della fraternità, di quella convivialità delle differenze che anche oggi, in questo nostro incontro, ci è dato di sperimentare.

Certamente, in una società come la nostra, complessa e segnata da molteplici tensioni, la cultura dell'accoglienza chiede di coniugarsi con leggi e norme prudenti e lungimiranti, che permettano di valorizzare il positivo della mobilità umana, prevenendone le possibili manifestazioni negative. Questo per far sì che ogni persona sia effettivamente rispettata ed accolta.

Ancor più nell'epoca della globalizzazione, la Chiesa ha una precisa proposta: operare perché questo nostro mondo, del quale si suole a volte parlare come di un "villaggio globale", sia davvero più unito, più solidale, più accogliente. Ecco il messaggio che questa celebrazione giubilare vuole far giungere dappertutto: al centro dei fenomeni di mobilità, sia posto sempre l'uomo e il rispetto dei suoi diritti.

4. Depositaria di un messaggio salvifico universale, la Chiesa avverte come suo compito primario quello di proclamare il Vangelo ad ogni uomo e a tutti i popoli. Da quando Cristo risorto inviò gli Apostoli ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della terra, i suoi orizzonti sono quelli del mondo intero. Lo scenario multietnico, multiculturale e multireligioso del Mediterraneo fu quello in cui i primi cristiani incominciarono a riconoscersi e a vivere come fratelli in quanto figli di Dio.

Oggi non è più solo il Mediterraneo, ma l'intero pianeta che si apre alle complesse dinamiche di una fratellanza universale. La vostra presenza qui a Roma, carissimi Fratelli e Sorelle, sottolinea quanto sia importante che questo fenomeno di crescita umana venga costantemente illuminato da Cristo e dal suo Vangelo di speranza. E' in questa prospettiva che dobbiamo continuare ad impegnarci, sostenuti dalla grazia divina e dall'intercessione dei grandi Santi patroni dei migranti: da santa Francesca Saverio Cabrini al beato Giovanni Battista Scalabrini. Questi Santi e Beati ricordano qual è la vocazione del cristiano in mezzo agli uomini: camminare con loro da fratello, condividendone le gioie e le speranze, le difficoltà e le sofferenze. Come i discepoli di Emmaus, i credenti, sostenuti dalla viva presenza di Cristo risorto, si fanno a loro volta compagni di strada dei loro fratelli in difficoltà, offrendo loro la Parola che riaccende nei cuori la speranza. Spezzano con loro il pane dell'amicizia, della fraternità, dell'aiuto reciproco. E' così che si edifica la civiltà dell'amore. E' così che si annuncia l'avvento sperato dei cieli nuovi e della terra nuova, verso i quali siamo in cammino.

Invochiamo l'intercessione di questi Santi Patroni per tutti coloro che fanno parte della grande famiglia dei migranti e degli itineranti. Invochiamo, in modo speciale, la protezione di Maria, che ci ha preceduti nel pellegrinaggio della fede, perché guidi i passi di ogni uomo e donna che cerca libertà, giustizia e pace. Sia Lei ad accompagnare le persone, le famiglie e le comunità itineranti. Sia Lei a suscitare cordialità ed accoglienza negli animi dei residenti, Lei a favorire il formarsi di rapporti di reciproca comprensione e solidarietà tra quanti sanno di essere chiamati a partecipare un giorno alla stessa gioia nella casa del Padre celeste! Amen!



VIGILIA DI PENTECOSTE Sabato, 10 giugno 2000

10600
1. "Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza" (
Jn 15,26).

Sono queste le parole che l'evangelista Giovanni raccolse dalle labbra di Cristo nel Cenacolo, durante l'Ultima Cena, alla vigilia della Passione. Oggi esse risuonano con singolare intensità per noi, nella Pentecoste di quest'Anno Giubilare, di cui rivelano il contenuto più profondo.

Per cogliere questo messaggio essenziale, bisogna rimanere, come i discepoli, nel Cenacolo. Per questo la Chiesa, grazie anche ad un'opportuna selezione dei testi liturgici, è rimasta, durante il tempo di Pasqua, nel Cenacolo. E questa sera, Piazza San Pietro si è trasformata in un grande Cenacolo, nel quale la nostra comunità è raccolta per invocare e accogliere il dono dello Spirito Santo.

La prima Lettura, tratta dal Libro degli Atti, ci ha ricordato ciò che avvenne cinquanta giorni dopo la Pasqua, a Gerusalemme. Prima di salire al Cielo, Cristo aveva affidato agli Apostoli un grande compito: "Andate ... e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). Aveva anche promesso che, dopo la sua dipartita, avrebbero ricevuto "un altro Consolatore", il quale avrebbe insegnato loro ogni cosa (cfr Jn 14,16 Jn 14,26).

Questa promessa si compì proprio nel giorno di Pentecoste: lo Spirito, scendendo sugli Apostoli, diede loro la luce e la forza necessarie per ammaestrare le nazioni annunziando a tutti il Vangelo di Cristo. In questo modo, nella feconda tensione tra Cenacolo e mondo, tra preghiera ed annuncio, è nata e vive la Chiesa.

2. Quando aveva promesso lo Spirito Santo, il Signore Gesù aveva parlato di Lui come del "Consolatore", del "Paraclito", che Egli avrebbe mandato dal Padre (cfr Jn 15,26). Ne aveva parlato come dello "Spirito di verità", che avrebbe condotto la Chiesa alla verità tutta intera (cfr Jn 16,13). Ed aveva precisato che lo Spirito Santo gli avrebbe reso testimonianza (cfr Jn 15,26). Ma aveva subito aggiunto: "E anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio" (Jn 15,27). Ora che nella Pentecoste lo Spirito discende sulla comunità raccolta nel Cenacolo, inizia questa duplice testimonianza: quella dello Spirito Santo e quella degli Apostoli.

La testimonianza dello Spirito è divina in se stessa: proviene dalla profondità del mistero trinitario. La testimonianza degli Apostoli è umana: trasmette, nella luce della rivelazione, la loro esperienza di vita accanto a Gesù. Ponendo le fondamenta della Chiesa, Cristo attribuisce grande importanza alla testimonianza umana degli Apostoli. Egli vuole che la Chiesa viva della verità storica della sua Incarnazione, affinché, per opera dei testimoni, sia in essa sempre desta e operante la memoria della sua morte in croce e della sua risurrezione.

3. "... anche voi mi renderete testimonianza" (Jn 15,27). Animata dal dono dello Spirito, la Chiesa ha sempre sentito vivamente questo impegno ed ha fedelmente proclamato il messaggio evangelico in ogni tempo e sotto ogni cielo. Lo ha fatto nel rispetto della dignità dei popoli, della loro cultura, delle loro tradizioni. Essa, infatti, sa bene che il divino messaggio affidatole non è nemico delle più profonde aspirazioni dell'uomo; anzi, esso è stato rivelato da Dio per colmare, oltre ogni aspettativa, la fame e la sete del cuore umano. Proprio per questo il Vangelo non dev'essere imposto ma proposto, perché solo se accettato liberamente e abbracciato con amore può svolgere la sua efficacia.

Come avvenne a Gerusalemme nella prima Pentecoste, in ogni epoca i testimoni di Cristo, ricolmi di Spirito Santo, si sono sentiti spinti ad andare verso gli altri per esprimere nelle varie lingue le meraviglie compiute da Dio. E' quanto anche nella nostra epoca continua ad avvenire. Lo vuol sottolineare l'odierna Giornata giubilare, dedicata alla "riflessione sui doveri dei cattolici verso gli altri: annuncio di Cristo, testimonianza e dialogo".

La riflessione a cui siamo invitati non può prescindere dal soffermarsi innanzitutto sull'opera che lo Spirito Santo svolge nei singoli e nelle comunità. E' lo Spirito Santo che sparge i "semi del Verbo" nei vari costumi e culture, disponendo le popolazioni delle più diverse regioni ad accogliere l'annuncio evangelico. Questa consapevolezza non può non suscitare nel discepolo di Cristo un atteggiamento di apertura e di dialogo nei confronti di chi ha convinzioni religiose diverse. E' doveroso, infatti, mettersi in ascolto di quanto lo Spirito può suggerire anche agli "altri". Essi sono in grado di offrire utili spunti per giungere ad una comprensione più profonda di quanto il cristiano già possiede nel "deposito rivelato". Il dialogo potrà così aprirgli la strada per un annuncio che s'adegui maggiormente alle personali condizioni dell'ascoltatore.

4. Ciò che, comunque, resta decisivo per l'efficacia dell'annuncio è la testimonianza vissuta. Solo il credente che vive ciò che professa con le labbra, ha speranza di trovare ascolto. Si deve poi tener conto del fatto che, a volte, le circostanze non consentono l'annuncio esplicito di Gesù Cristo come Signore e Salvatore di tutti. E' allora che la testimonianza di una vita rispettosa, casta, distaccata dalle ricchezze e libera di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, la testimonianza della santità, anche se offerta in silenzio, può rivelare tutta la sua forza di convincimento.

E' inoltre chiaro che la fermezza nell'essere testimoni di Cristo con la forza dello Spirito Santo non impedisce di collaborare nel servizio all'uomo con gli appartenenti alle altre religioni. Al contrario, ci spinge a lavorare insieme con loro per il bene della società e la pace nel mondo.

All'alba del terzo millennio, i discepoli di Cristo sono pienamente coscienti che questo mondo si presenta come "una mappa di varie religioni" (Enc. Redemptor hominis RH 11). Se i figli della Chiesa sapranno rimanere aperti all'azione dello Spirito Santo, Egli li aiuterà a comunicare, in modo rispettoso delle altrui convinzioni religiose, l'unico ed universale messaggio salvifico di Cristo.

5. "Egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio" (Jn 15,26-27). In queste parole è contenuta tutta la logica della Rivelazione e della fede di cui vive la Chiesa: la testimonianza dello Spirito Santo, che scaturisce dal profondo del mistero trinitario di Dio, e la testimonianza umana degli Apostoli, legata alla loro esperienza storica di Cristo. L'una e l'altra sono necessarie. Anzi, a ben guardare, si tratta di un'unica testimonianza: è lo Spirito che continua a parlare agli uomini di oggi con la lingua e con la vita degli attuali discepoli di Cristo.

Nel giorno in cui celebriamo il memoriale della nascita della Chiesa, vogliamo esprimere commossa gratitudine a Dio per questa duplice, e in definitiva unica, testimonianza, che avvolge la grande famiglia della Chiesa sin dal giorno di Pentecoste. Vogliamo ringraziare per la testimonianza della prima comunità di Gerusalemme, che, attraverso le generazioni dei martiri e dei confessori, è diventata lungo i secoli l'eredità di innumerevoli uomini e donne in tutto l'orbe terrestre.

Incoraggiata dalla memoria della prima Pentecoste, la Chiesa ravviva oggi l'attesa di una rinnovata effusione dello Spirito Santo. Assidua e concorde nella preghiera con Maria, la Madre di Gesù, essa non cessa di invocare: Scenda il tuo Spirito, Signore, e rinnovi la faccia della terra! (cfr Ps 103,30).

Veni, Sancte Spiritus: Vieni, Santo Spirito, accendi nei cuori dei tuoi fedeli il fuoco del tuo amore!

Sancte Spiritus, veni!



CELEBRAZIONE DEI VESPRI PER L’APERTURA DEL XLVII CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE Domenica, 18 giugno 2000

18600

1. "Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati" (
Ep 4,4).

Un solo corpo! E' su queste parole dell'apostolo Paolo che si concentra stasera in modo particolare la nostra attenzione durante questi Vespri solenni, con i quali inauguriamo il Congresso Eucaristico Internazionale. Un solo corpo: il pensiero va innanzitutto al Corpo di Cristo, Pane della vita!

Gesù, nato duemila anni fa da Maria Vergine, volle lasciarci nell'Ultima Cena il suo corpo e il suo sangue, immolato per l'intera umanità. Attorno all'Eucaristia, sacramento del suo amore per noi, si riunisce la Chiesa, suo Corpo mistico. Ecco: Cristo e la Chiesa, un solo corpo, un unico grande mistero. Mysterium fidei!

2. Ave, verum corpus, natum de Maria Virgine! - Ave, vero Corpo di Cristo, nato da Maria Vergine! Nato nella pienezza del tempo, nato da donna, nato sotto la legge (cfr Ga 4,4).

Nel cuore del Grande Giubileo ed all'inizio di questa settimana dedicata al Congresso Eucaristico, torniamo a quell'evento storico che ha segnato il pieno compimento della nostra salvezza. Pieghiamo le ginocchia come i pastori davanti alla cuna di Betlemme; come i magi venuti dall'Oriente adoriamo Cristo, Salvatore del mondo. Come il vecchio Simeone, lo stringiamo tra le braccia benedicendo Dio, perché i nostri occhi hanno visto la salvezza che Egli ha preparato davanti a tutti i popoli: Luce per illuminare le genti e gloria del popolo d'Israele (cfr Lc 2,30-32).

Ripercorriamo le tappe della sua esistenza terrena sino al Calvario, sino alla gloria della risurrezione. Durante i prossimi giorni, sarà soprattutto nel Cenacolo che sosteremo ripensando a quanto il Signore Gesù ha fatto e sofferto per noi.

3. "In supremae nocte cenae... se dat suis manibus". Nell'Ultima Cena, celebrando la Pasqua con i suoi discepoli, Cristo ha offerto se stesso per noi. Sì, convocata per il Congresso Eucaristico Internazionale, la Chiesa in questi giorni torna nel Cenacolo e vi rimane in pensosa adorazione. Rivive il grande mistero dell'Incarnazione, concentrando il suo sguardo sul Sacramento in cui Cristo ci ha consegnato il memoriale della sua Passione: "Questo è il mio corpo che è dato per voi... Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue... versato per voi" (Lc 22,19-20).

Ave, verum corpus ... vere passum, immolatum!

Ti adoriamo, vero Corpo di Cristo, presente nel Sacramento della nuova ed eterna Alleanza, vivo memoriale del sacrificio redentore. Tu, Signore, sei il Pane vivo disceso dal cielo, che dà vita all'uomo! Sulla Croce hai donato la tua carne per la vita del mondo (cfr Jn 6,51): in cruce pro homine!

Di fronte a così sublime mistero la mente umana si smarrisce. Ma confortata dalla grazia divina, osa ripetere con fede:

Adoro te devote, latens Deitas,
quae sub his figuris vere latitas.

Ti adoro, o Dio latente,
che sotto le sacre specie
ti nascondi realmente.

4. "Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati" (Ep 4,4).

In queste parole, che poc'anzi abbiamo ascoltato, l'apostolo Paolo parla della Chiesa, comunità dei credenti stretti insieme nell'unità di un solo corpo, animati dal medesimo Spirito e sostenuti dalla condivisione della stessa speranza. Paolo pensa alla realtà del Corpo mistico di Cristo, che nel Corpo eucaristico di Lui trova il proprio centro vitale, da cui fluisce l'energia della grazia in ogni suo membro.

Afferma l'Apostolo: "Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo" (1Co 10,16-17). Così tutti noi, battezzati, diventiamo membra di quel corpo e perciò membra gli uni degli altri (cfr 1Co 12,27 Rm 12,5). Con intima riconoscenza, rendiamo grazie a Dio, che dell'Eucaristia ha fatto il Sacramento della nostra piena comunione con Lui e con i fratelli.

5. Questa sera, con i Vespri solenni della Santissima Trinità avviamo una settimana singolarmente densa, che vedrà raccolti attorno all'Eucaristia Vescovi e sacerdoti, religiosi e laici d'ogni parte del mondo. Sarà una straordinaria esperienza di fede ed un'eloquente testimonianza di comunione ecclesiale.

Saluto voi, cari Fratelli e Sorelle, che prendete parte a quest'evento giubilare, nel quale è ravvisabile il cuore di tutto l'Anno Santo. In particolare, il mio saluto si rivolge ai fedeli della Diocesi di Roma, la nostra Diocesi, che, sotto la guida del Signor Cardinale Vicario e dei Vescovi Ausiliari, e con la collaborazione del Clero, dei Religiosi e delle Religiose, come anche di tanti generosi laici, ha preparato nei suoi vari aspetti il Congresso Eucaristico. Essa di dispone ad assicurarne l'ordinato svolgimento nei giorni che verranno, consapevole com'è dell'onore costituito dall'ospitare questo evento centrale del Grande Giubileo.

Uno speciale saluto desidero rivolgere anche alle numerose Confraternite, riunite a Roma per un significativo "Cammino di Fraternità". La loro presenza, resa più suggestiva dalle artistiche Croci e dalle pregevoli raffigurazioni sacre qui trasportate su maestose "macchine", è degna cornice della celebrazione eucaristica che ci ha qui raccolti.

Verso questa Piazza convergono le menti ed i cuori di tanti fedeli sparsi nel mondo. Invito tutti, singoli credenti e comunità ecclesiali d'ogni angolo della terra, a condividere con noi questi momenti di alta spiritualità eucaristica. Chiedo specialmente ai bambini ed agli ammalati, come pure alle comunità contemplative, di offrire la loro preghiera per la felice e proficua riuscita di quest'incontro eucaristico mondiale.

6. Dal Congresso Eucaristico ci viene l'invito a rinnovare la nostra fede nella reale presenza di Cristo nel sacramento dell'Altare: Ave, verum corpus!

Ci viene, al tempo stesso, l'urgente appello alla riconciliazione e all'unità di tutti i credenti: "Un solo corpo... una sola fede, un solo battesimo"! Divisioni e contrasti lacerano ancora, purtroppo, il corpo di Cristo ed impediscono ai cristiani di diverse confessioni di condividere l'unico Pane eucaristico. Per questo invochiamo uniti la forza risanatrice della divina misericordia, sovrabbondante in quest'Anno giubilare.

E Tu, o Cristo, unico Capo e Salvatore, attira a Te tutte le tue membra. Uniscile e trasformale nel tuo amore, perché la Chiesa risplenda di quella sovrannaturale bellezza che rifulge nei Santi di ogni epoca e nazione, nei martiri, nei confessori, nelle vergini e negli innumerevoli testimoni del Vangelo!

O Iesu dulcis, o Iesu pie,
o Iesu, fili Mariae!



SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI




Giovedì 22 Giugno 2000




1. L'istituzione dell'Eucaristia, il sacrificio di Melchisedek e la moltiplicazione dei pani: è questo il suggestivo trittico che ci presenta la liturgia della Parola nell'odierna solennità del Corpus Domini.

Al centro, l'istituzione dell'Eucaristia. San Paolo, nella prima Lettera ai Corinzi che poco fa abbiamo ascoltato, ha evocato con precise parole l'evento, aggiungendo: "Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga" (1Co 11,26). "Ogni volta", dunque anche questa sera, nel cuore del Congresso Eucaristico Internazionale, noi, celebrando l'Eucaristia, annunziamo la morte redentrice di Cristo e ravviviamo nel nostro cuore la speranza dell'incontro definitivo con Lui.

Consapevoli di ciò, dopo la consacrazione, quasi rispondendo all'invito dell'Apostolo, acclameremo: "Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta".

2. Lo sguardo si allarga agli altri elementi del trittico biblico, posto oggi dinanzi alla nostra meditazione: il sacrificio di Melchisedek e la moltiplicazione dei pani.

Il primo racconto, brevissimo ma di grande rilievo, è tratto dal Libro della Genesi ed è stato proclamato nella prima Lettura. Ci narra di Melchisedek, "re di Salem" e "sacerdote del Dio altissimo", il quale benedisse Abram e "offrì pane e vino" (Gn 14,18). A questo passo fa riferimento il Salmo 109, che attribuisce al Re-Messia un singolare carattere sacerdotale per diretta investitura di Dio: "Tu sei sacerdote per sempre / al modo di Melchisedek" (Ps 109,4).

Il giorno prima della sua morte in croce, Cristo istituì nel Cenacolo l'Eucaristia. Offrì anch'egli pane e vino, che "nelle sue mani sante e venerabili" (Canone Romano) diventarono il suo Corpo e il suo Sangue, offerti in sacrificio. Egli portava così a compimento la profezia dell'antica alleanza, legata all'offerta sacrificale di Melchisedek. Proprio per questo - ricorda la Lettera agli Ebrei - "Egli... divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek" (5, 7-10).

Nel Cenacolo è anticipato il sacrificio del Golgota: la morte in croce del Verbo Incarnato, Agnello immolato per noi, Agnello che toglie i peccati del mondo. Nel dolore di Cristo è redento il dolore di ogni uomo; nella sua passione è l'umana sofferenza che acquista un valore nuovo; nella sua morte è sconfitta per sempre la nostra morte.

3.Fissiamo ora lo sguardo sul racconto evangelico della moltiplicazione dei pani che completa il trittico eucaristico, oggi proposto alla nostra attenzione. Nel contesto liturgico del Corpus Domini, questa pericope dell'evangelista Luca ci aiuta a meglio comprendere il dono e il mistero dell'Eucaristia.

Gesù prese i cinque pani e i due pesci, alzò lo sguardo al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede agli Apostoli perché li distribuissero al popolo (cfr Lc 9,16). Tutti - osserva san Luca -mangiarono a sazietà e vennero raccolte addirittura dodici ceste di avanzi (cfr ibid., 17).

Si tratta d'un prodigio sorprendente, che costituisce come l'inizio di un lungo processo storico: il moltiplicarsi senza sosta nella Chiesa del Pane di vita nuova per gli uomini di ogni razza e cultura. Questo ministero sacramentale è affidato agli Apostoli ed ai loro successori. Ed essi, fedeli alla consegna del divin Maestro, non cessano di spezzare e di distribuire il Pane eucaristico di generazione in generazione.

Il Popolo di Dio lo riceve con devota partecipazione. Di questo Pane di vita, farmaco di immortalità, si sono nutriti innumerevoli santi e martiri, traendo da esso la forza per resistere anche a dure e prolungate tribolazioni. Essi hanno creduto alle parole che un giorno Gesù pronunciò a Cafarnao: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno" (Jn 6,51).

4."Io sono il pane vivo, disceso dal cielo!".

Dopo aver contemplato lo straordinario "trittico" eucaristico, costituito dalle Letture odierne, fissiamo ora gli occhi dello spirito direttamente sul mistero. Gesù si definisce "il Pane della vita", ed aggiunge: "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Jn 6,51).

Mistero della nostra salvezza! Cristo - unico Signore ieri, oggi e sempre - ha voluto legare la sua presenza salvifica nel mondo e nella storia al sacramento dell'Eucaristia. Ha voluto farsi pane spezzato, perché ogni uomo potesse nutrirsi della sua stessa vita, mediante la partecipazione al Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue.

Come i discepoli, che ascoltarono stupefatti il suo discorso a Cafarnao, anche noi avvertiamo che questo linguaggio non è facile da intendere (cfr Jn 6,60). Potremmo talora essere tentati di darne un'interpretazione riduttiva. Ma questo ci porterebbe lontano da Cristo, come avvenne per quei discepoli che "da allora non andavano più con lui" (Jn 6,66).

Noi vogliamo restare con Cristo e per questo Gli diciamo con Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68). Con la stessa convinzione di Pietro, pieghiamo oggi le ginocchia davanti al Sacramento dell'altare e rinnoviamo la nostra professione di fede nella reale presenza di Cristo.

Questo è il significato dell'odierna celebrazione, che il Congresso Eucaristico Internazionale, nell'anno del Grande Giubileo,evidenzia con forza particolare. E' questo anche il senso della solenne processione che, come ogni anno, tra poco si snoderà da questa piazza fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

Con umile fierezza scorteremo il Sacramento eucaristico lungo le vie della città, accanto ai palazzi ove la gente vive, gioisce, soffre; in mezzo ai negozi ed alle officine in cui si svolge l'attività quotidiana. Lo porteremo a contatto con la nostra vita insidiata da mille pericoli, oppressa da preoccupazioni e da pene, soggetta al lento ma inesorabile logoramento del tempo.

Lo scorteremo facendo salire verso di Lui l'omaggio dei nostri canti e delle nostre suppliche: "Bone Pastor, panis vere... Buon Pastore, vero pane - Gli diremo con fiducia - o Gesù, pietà di noi, / nutrici e difendici, / portaci ai beni eterni.

Tu che tutto sai e puoi, / che ci nutri sulla terra, / conduci i tuoi fratelli / alla tavola del cielo / nella gioia dei tuoi santi".

Amen!



"STATIO ORBIS" A CONCLUSIONE DEL


XLVII CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE




Domenica 25 Giugno 2000

1. "Prendete, questo è il mio corpo... questo è il mio sangue" (Mc 14,22-23).

Le parole pronunciate da Gesù durante l'Ultima Cena risuonano oggi nella nostra assemblea, mentre ci avviamo a concludere il Congresso Eucaristico Internazionale. Risuonano con singolare intensità, come una rinnovata consegna: "Prendete!".

Cristo ci affida il suo Corpo donato e il suo Sangue versato. Ce li affida come fece con gli Apostoli nel Cenacolo, prima del supremo sacrificio del Golgota. Sono parole che Pietro e gli altri commensali accolsero con stupore e profonda emozione. Ma potevano capire allora quanto lontano esse li avrebbero condotti?

Si compiva in quel momento la promessa che Gesù aveva fatto nella sinagoga di Cafarnao: "Io sono il pane della vita... il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Jn 6,48 Jn 6,51). La promessa si compiva nell'immediata vigilia della Passione, in cui Cristo avrebbe offerto se stesso per la salvezza dell'umanità.

2. "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti" (Mc 14,24).

Nel Cenacolo Gesù parla di alleanza.È un termine che gli Apostoli non fanno fatica a comprendere, perché appartengono al popolo con il quale Jahvé, come ci narra la prima Lettura, aveva sancito l'antico patto, durante l'esodo dall'Egitto (cfr Ex 19-24). Sono ben presenti alla loro memoria il monte Sinai e Mosè, che da quella montagna era disceso portando la Legge divina incisa su due tavole di pietra.

Non hanno dimenticato che Mosè, preso il «libro dell'alleanza», lo aveva letto ad alta voce ed il popolo aveva annuito dichiarando: "Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo" (ibid., 24,7). Si era stretto, così, un patto tra Dio e il suo popolo, sigillato nel sangue di animali immolati in sacrificio. Per questo Mosè aveva asperso il popolo dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole" (Ibid., 24, 8).

Il riferimento all'Alleanza antica gli Apostoli lo hanno dunque capito. Ma che cosa hanno compreso della Nuova? Sicuramente ben poco. Dovrà scendere lo Spirito Santo ad aprire le loro menti: allora comprenderanno il senso pieno delle parole di Gesù. Comprenderanno e gioiranno.

Abbiamo avvertito una chiara eco di questa gioia nelle parole della Lettera agli Ebrei poc'anzi proclamate: "Se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo!" (9, 13-14). E l'Autore della Lettera conclude: "Per questo Cristo è mediatore di una nuova alleanza, perché... coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa" (9, 15).

3. "Questo è il calice del mio sangue". La sera del Giovedì Santo, gli Apostoli giunsero fin sulla soglia del grande mistero. Quando, terminata la cena, uscirono insieme a lui per recarsi nell'Orto degli Ulivi non potevano ancora sapere che le parole da lui pronunciate sul pane e sul calice si sarebbero drammaticamente realizzate il giorno seguente, nell'ora della Croce. Forse neppure nel giorno tremendo e glorioso, che la Chiesa chiama feria sexta in parasceve - il Venerdì Santo -, essi si resero conto che quanto Gesù aveva loro trasmesso sotto le specie del pane e del vino conteneva la realtà pasquale.

Nel Vangelo di Luca c'è un passo illuminante. Parlando dei due discepoli di Emmaus l'evangelista registra la loro delusione: "Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele" (Lc 24,21). Questo dev'essere stato il sentimento anche degli altri discepoli, prima dell'incontro con Cristo risorto. Solo dopo la risurrezione essi cominciarono a comprendere che nella pasqua di Cristo era avvenuta la redenzione dell'uomo. Alla piena verità li avrebbe poi condotti lo Spirito Santo, svelando loro che il Crocifisso aveva donato il suo corpo ed aveva versato il suo sangue in sacrificio d'espiazione per i peccati degli uomini, per i peccati di tutto il mondo (cfr 1Jn 2,2).

È ancora l'Autore della Lettera agli Ebrei ad offrirci una chiara sintesi del mistero: "Cristo ... entrò una volta per sempre nel santuario non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna" (He 9,11-12).

4. Questa verità noi oggi riaffermiamo nella Statio Orbis di questo Congresso Eucaristico Internazionale, mentre, obbedienti al comando di Cristo, ri-facciamo "in sua memoria" quanto Egli compì nel Cenacolo alla vigilia della sua Passione.

"Prendete, questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti" (Mc 14,22 Mc 14,24). Da questa Piazza vogliamo ripetere agli uomini e alle donne del terzo millennio l'annuncio straordinario: il Figlio di Dio si è fatto uomo per noi e si è offerto in sacrificio per la nostra salvezza. Egli ci dona il suo corpo ed il suo sangue come alimento di una nuova vita, di una vita divina non più soggetta alla morte.

Con emozione riceviamo nuovamente dalle mani di Cristo questo dono perché, per nostro mezzo, giunga in ogni famiglia ed in ogni città, nei luoghi del dolore e nei laboratori della speranza di questo nostro tempo. L'Eucaristia è dono infinito d'amore: sotto i segni del pane e del vino riconosciamo ed adoriamo l'unico e perfetto sacrificio di Cristo, offerto per la salvezza nostra e dell'intera umanità. L'Eucaristia è realmente "il mistero che riassume tutte le meraviglie operate da Dio per la nostra salvezza" (cfr San Tommaso d'Aquino, De sacr. Euch., cap. I).

Nel Cenacolo è nata e rinasce continuamente la fede eucaristica della Chiesa. Mentre il Congresso Eucaristico si avvia ormai alla sua conclusione, vogliamo spiritualmente ritornare a queste origini, all'ora del Cenacolo e del Golgota, per rendere grazie del dono dell'Eucaristia, dono inestimabile che Cristo ci ha lasciato, dono di cui vive la Chiesa.

5. Si scioglierà tra poco la nostra assemblea liturgica, arricchita dalla presenza di fedeli provenienti da ogni parte del mondo e resa ancor più suggestiva da questa straordinaria infiorata. Tutti saluto con affetto, tutti ringrazio di cuore!

Ripartiamo da quest'incontro rinvigoriti nell'impegno apostolico e missionario. La partecipazione all'Eucaristia renda pazienti nella prova voi, ammalati; fedeli nell'amore voi, sposi; perseveranti nei santi propositi voi, consacrati; forti e generosi voi, cari bambini della Prima Comunione, e soprattutto voi, cari giovani, che vi accingete ad assumere in prima persona la responsabilità del futuro. Da questa Statio Orbis il mio pensiero corre già alla solenne Celebrazione eucaristica, che chiuderà la Giornata Mondiale della Gioventù. Dico a voi, giovani di Roma, d'Italia e del mondo: preparatevi con cura a questo appuntamento internazionale della gioventù, nel quale sarete chiamati a confrontarvi con le sfide del nuovo millennio.

6. E Tu, Cristo nostro Signore, che "in questo grande mistero nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l'umanità diffusa su tutta la terra" (Prefazio della Ss. Eucaristia, II), rendi sempre più salda e compatta la tua Chiesa, che celebra il mistero della tua presenza di salvezza.

Infondi il tuo Spirito in quanti si accostano alla sacra Mensa e rendili più audaci nel testimoniare il comandamento del tuo amore, perché il mondo creda in Te, che un giorno dicesti: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà" (Jn 6,51).

Tu, Signore Gesù Cristo, Figlio della Vergine Maria, sei l'unico Salvatore dell'uomo, "ieri, oggi e sempre". In Te crediamo, salvaci!

Amen!

Saluti:

Saluto in lingua francese

Au terme du Congrès Eucharistique international de l'année jubilaire, je salue toutes les personnes de langue française. Que cette Eucharistie, mystère de la foi qui s'offre à l'humanité comme source de vie divine, soit toujours pour vous le coeur de votre existence! Qu'elle renouvelle vos forces pour que vous puissiez annoncer l'Évangile dans la joie et en témoigner avec fidélité!

Saluto in lingua inglese

I greet the English-speaking pilgrims who have joined in our prayer of thanksgiving at this closing Mass of the International Eucharistic Congress. May the continuing celebration of the Great Jubilee ever increase the awareness and appreciation of the Lords saving presence in your midst. Upon all of you I invoke the grace and peace of our Lord Jesus Christ.

Saluto in lingua tedesca

Herzlich grüße ich die Pilger deutscher Sprache, die am Eucharistischen Weltkongreß teilnehmen wollten. Liebe Schwestern und Brüder! Heute ist "Statio in Orbem". Morgen soll daraus eine "Missio Orbis" werden, eine Sendung in die ganze Welt. Möge die Feier und Anbetung der Eucharistie Brot und Speise sein für Euren weiteren Weg!

Saluto in lingua spagnola

Saludo muy cordialmente a los Pastores y fieles de lengua española que han participado en esta celebración, así como a cuantos se han unido a ella espiritualmente. El próximo Congreso Eucarístico Internacional que tendrá lugar en México es un motivo más para acrecentar la devoción a Jesús Sacramentado en vuestros países y vivificar en torno a la Eucaristía el compromiso cristiano en vuestras comunidades eclesiales.

Saluto in lingua portoghese

Saúdo os delegados e peregrinos de língua portuguesa: Vós sois agora como um cesto de Deus cheio do Pão que desceu do Céu para a vida do mundo. Ide! Levai este pão aos vossos irmãos famintos: é o remédio de imortalidade que eles esperam. Ide! Reparti sem medo que acabe, porque temos a promessa de que o Pão não se esgotará no cesto, antes, multiplicar-se-á à força de o repartirdes.

Saluto in lingua polacca

Na zakonczenie tej Statio Orbis Miedzynarodowego Kongresu Eucharystycznego w Roku Jubileuszowym pragne pozdrowic wszystkich moich Rodaków, którzy przybyli do Rzymu, aby uczestniczyc w tym niezwyklym wydarzeniu. Prosze Boga, aby ten blogoslawiony czas laski przynosil w Waszych duszach owoce wiary, nadziei i milosci. Badcie apostolami Chrystusa obecnego w Eucharystii! Niescie oredzie o Jego milosci wszystkim Polakom!

Niech Wam Bóg blogoslawi

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca

Concludendo questa Statio Orbis del Congresso Eucaristico Internazionale nell'Anno Giubilare, saluto tutti i miei connazionali giunti a Roma per partecipare a questo straordinario evento. Prego Dio che questo benedetto tempo di grazia porti nelle vostre anime i frutti della fede, dell'amore e della speranza. Siate apostoli di Cristo presente nell'Eucaristia! Portate il messaggio del suo amore a tutti i Polacchi.

Dio vi benedica!

Saluto in lingua italiana

Rivolgo, ora, il mio saluto cordiale ai numerosi pellegrini di lingua italiana, che hanno preso parte a questa solenne conclusione del Congresso Eucaristico Internazionale. Auguro a ciascuno di trarre da questa esperienza la spinta ad approfondire la personale devozione all'Eucaristia, pane di vita che accompagna i singoli e la Chiesa lungo il pellegrinaggio nel tempo verso la Patria eterna. Desidero, in particolare, rinnovare il mio ringraziamento al Signor Cardinale Vicario, ai Vescovi Ausiliari, ai sacerdoti, ai consacrati e alle consacrate ed ai numerosissimi laici della Diocesi di Roma, che si sono prodigati generosamente per l'ordinato svolgimento del Congresso. Su di loro e su tutti i presenti scendano copiose le grazie divine, avvalorate dalla mia Benedizione.

Alla fine vorrei ringraziare in modo speciale i numerosi Cardinali, Arcivescovi e Vescovi di tutto il mondo. In questa settimana ci siamo sentiti uniti alla Persona di Cristo come gli apostoli nel Cenacolo. Portate il mio sentito saluto e la mia benedizione ai vostri fedeli. Ancora mille grazie a tutti!



"STATIO ORBIS" A CONCLUSIONE DEL


XLVII CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE




Domenica 25 Giugno 2000

1. "Prendete, questo è il mio corpo... questo è il mio sangue" (Mc 14,22-23).

Le parole pronunciate da Gesù durante l'Ultima Cena risuonano oggi nella nostra assemblea, mentre ci avviamo a concludere il Congresso Eucaristico Internazionale. Risuonano con singolare intensità, come una rinnovata consegna: "Prendete!".

Cristo ci affida il suo Corpo donato e il suo Sangue versato. Ce li affida come fece con gli Apostoli nel Cenacolo, prima del supremo sacrificio del Golgota. Sono parole che Pietro e gli altri commensali accolsero con stupore e profonda emozione. Ma potevano capire allora quanto lontano esse li avrebbero condotti?

Si compiva in quel momento la promessa che Gesù aveva fatto nella sinagoga di Cafarnao: "Io sono il pane della vita... il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Jn 6,48 Jn 6,51). La promessa si compiva nell'immediata vigilia della Passione, in cui Cristo avrebbe offerto se stesso per la salvezza dell'umanità.

2. "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti" (Mc 14,24).

Nel Cenacolo Gesù parla di alleanza.È un termine che gli Apostoli non fanno fatica a comprendere, perché appartengono al popolo con il quale Jahvé, come ci narra la prima Lettura, aveva sancito l'antico patto, durante l'esodo dall'Egitto (cfr Ex 19-24). Sono ben presenti alla loro memoria il monte Sinai e Mosè, che da quella montagna era disceso portando la Legge divina incisa su due tavole di pietra.

Non hanno dimenticato che Mosè, preso il «libro dell'alleanza», lo aveva letto ad alta voce ed il popolo aveva annuito dichiarando: "Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo" (ibid., 24,7). Si era stretto, così, un patto tra Dio e il suo popolo, sigillato nel sangue di animali immolati in sacrificio. Per questo Mosè aveva asperso il popolo dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole" (Ibid., 24, 8).

Il riferimento all'Alleanza antica gli Apostoli lo hanno dunque capito. Ma che cosa hanno compreso della Nuova? Sicuramente ben poco. Dovrà scendere lo Spirito Santo ad aprire le loro menti: allora comprenderanno il senso pieno delle parole di Gesù. Comprenderanno e gioiranno.

Abbiamo avvertito una chiara eco di questa gioia nelle parole della Lettera agli Ebrei poc'anzi proclamate: "Se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo!" (9, 13-14). E l'Autore della Lettera conclude: "Per questo Cristo è mediatore di una nuova alleanza, perché... coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa" (9, 15).

3. "Questo è il calice del mio sangue". La sera del Giovedì Santo, gli Apostoli giunsero fin sulla soglia del grande mistero. Quando, terminata la cena, uscirono insieme a lui per recarsi nell'Orto degli Ulivi non potevano ancora sapere che le parole da lui pronunciate sul pane e sul calice si sarebbero drammaticamente realizzate il giorno seguente, nell'ora della Croce. Forse neppure nel giorno tremendo e glorioso, che la Chiesa chiama feria sexta in parasceve - il Venerdì Santo -, essi si resero conto che quanto Gesù aveva loro trasmesso sotto le specie del pane e del vino conteneva la realtà pasquale.

Nel Vangelo di Luca c'è un passo illuminante. Parlando dei due discepoli di Emmaus l'evangelista registra la loro delusione: "Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele" (Lc 24,21). Questo dev'essere stato il sentimento anche degli altri discepoli, prima dell'incontro con Cristo risorto. Solo dopo la risurrezione essi cominciarono a comprendere che nella pasqua di Cristo era avvenuta la redenzione dell'uomo. Alla piena verità li avrebbe poi condotti lo Spirito Santo, svelando loro che il Crocifisso aveva donato il suo corpo ed aveva versato il suo sangue in sacrificio d'espiazione per i peccati degli uomini, per i peccati di tutto il mondo (cfr 1Jn 2,2).

È ancora l'Autore della Lettera agli Ebrei ad offrirci una chiara sintesi del mistero: "Cristo ... entrò una volta per sempre nel santuario non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna" (He 9,11-12).

4. Questa verità noi oggi riaffermiamo nella Statio Orbis di questo Congresso Eucaristico Internazionale, mentre, obbedienti al comando di Cristo, ri-facciamo "in sua memoria" quanto Egli compì nel Cenacolo alla vigilia della sua Passione.

"Prendete, questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti" (Mc 14,22 Mc 14,24). Da questa Piazza vogliamo ripetere agli uomini e alle donne del terzo millennio l'annuncio straordinario: il Figlio di Dio si è fatto uomo per noi e si è offerto in sacrificio per la nostra salvezza. Egli ci dona il suo corpo ed il suo sangue come alimento di una nuova vita, di una vita divina non più soggetta alla morte.

Con emozione riceviamo nuovamente dalle mani di Cristo questo dono perché, per nostro mezzo, giunga in ogni famiglia ed in ogni città, nei luoghi del dolore e nei laboratori della speranza di questo nostro tempo. L'Eucaristia è dono infinito d'amore: sotto i segni del pane e del vino riconosciamo ed adoriamo l'unico e perfetto sacrificio di Cristo, offerto per la salvezza nostra e dell'intera umanità. L'Eucaristia è realmente "il mistero che riassume tutte le meraviglie operate da Dio per la nostra salvezza" (cfr San Tommaso d'Aquino, De sacr. Euch., cap. I).

Nel Cenacolo è nata e rinasce continuamente la fede eucaristica della Chiesa. Mentre il Congresso Eucaristico si avvia ormai alla sua conclusione, vogliamo spiritualmente ritornare a queste origini, all'ora del Cenacolo e del Golgota, per rendere grazie del dono dell'Eucaristia, dono inestimabile che Cristo ci ha lasciato, dono di cui vive la Chiesa.

5. Si scioglierà tra poco la nostra assemblea liturgica, arricchita dalla presenza di fedeli provenienti da ogni parte del mondo e resa ancor più suggestiva da questa straordinaria infiorata. Tutti saluto con affetto, tutti ringrazio di cuore!

Ripartiamo da quest'incontro rinvigoriti nell'impegno apostolico e missionario. La partecipazione all'Eucaristia renda pazienti nella prova voi, ammalati; fedeli nell'amore voi, sposi; perseveranti nei santi propositi voi, consacrati; forti e generosi voi, cari bambini della Prima Comunione, e soprattutto voi, cari giovani, che vi accingete ad assumere in prima persona la responsabilità del futuro. Da questa Statio Orbis il mio pensiero corre già alla solenne Celebrazione eucaristica, che chiuderà la Giornata Mondiale della Gioventù. Dico a voi, giovani di Roma, d'Italia e del mondo: preparatevi con cura a questo appuntamento internazionale della gioventù, nel quale sarete chiamati a confrontarvi con le sfide del nuovo millennio.

6. E Tu, Cristo nostro Signore, che "in questo grande mistero nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l'umanità diffusa su tutta la terra" (Prefazio della Ss. Eucaristia, II), rendi sempre più salda e compatta la tua Chiesa, che celebra il mistero della tua presenza di salvezza.

Infondi il tuo Spirito in quanti si accostano alla sacra Mensa e rendili più audaci nel testimoniare il comandamento del tuo amore, perché il mondo creda in Te, che un giorno dicesti: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà" (Jn 6,51).

Tu, Signore Gesù Cristo, Figlio della Vergine Maria, sei l'unico Salvatore dell'uomo, "ieri, oggi e sempre". In Te crediamo, salvaci!

Amen!

Saluti:

Saluto in lingua francese

Au terme du Congrès Eucharistique international de l'année jubilaire, je salue toutes les personnes de langue française. Que cette Eucharistie, mystère de la foi qui s'offre à l'humanité comme source de vie divine, soit toujours pour vous le coeur de votre existence! Qu'elle renouvelle vos forces pour que vous puissiez annoncer l'Évangile dans la joie et en témoigner avec fidélité!

Saluto in lingua inglese

I greet the English-speaking pilgrims who have joined in our prayer of thanksgiving at this closing Mass of the International Eucharistic Congress. May the continuing celebration of the Great Jubilee ever increase the awareness and appreciation of the Lords saving presence in your midst. Upon all of you I invoke the grace and peace of our Lord Jesus Christ.

Saluto in lingua tedesca

Herzlich grüße ich die Pilger deutscher Sprache, die am Eucharistischen Weltkongreß teilnehmen wollten. Liebe Schwestern und Brüder! Heute ist "Statio in Orbem". Morgen soll daraus eine "Missio Orbis" werden, eine Sendung in die ganze Welt. Möge die Feier und Anbetung der Eucharistie Brot und Speise sein für Euren weiteren Weg!

Saluto in lingua spagnola

Saludo muy cordialmente a los Pastores y fieles de lengua española que han participado en esta celebración, así como a cuantos se han unido a ella espiritualmente. El próximo Congreso Eucarístico Internacional que tendrá lugar en México es un motivo más para acrecentar la devoción a Jesús Sacramentado en vuestros países y vivificar en torno a la Eucaristía el compromiso cristiano en vuestras comunidades eclesiales.

Saluto in lingua portoghese

Saúdo os delegados e peregrinos de língua portuguesa: Vós sois agora como um cesto de Deus cheio do Pão que desceu do Céu para a vida do mundo. Ide! Levai este pão aos vossos irmãos famintos: é o remédio de imortalidade que eles esperam. Ide! Reparti sem medo que acabe, porque temos a promessa de que o Pão não se esgotará no cesto, antes, multiplicar-se-á à força de o repartirdes.

Saluto in lingua polacca

Na zakonczenie tej Statio Orbis Miedzynarodowego Kongresu Eucharystycznego w Roku Jubileuszowym pragne pozdrowic wszystkich moich Rodaków, którzy przybyli do Rzymu, aby uczestniczyc w tym niezwyklym wydarzeniu. Prosze Boga, aby ten blogoslawiony czas laski przynosil w Waszych duszach owoce wiary, nadziei i milosci. Badcie apostolami Chrystusa obecnego w Eucharystii! Niescie oredzie o Jego milosci wszystkim Polakom!

Niech Wam Bóg blogoslawi

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca

Concludendo questa Statio Orbis del Congresso Eucaristico Internazionale nell'Anno Giubilare, saluto tutti i miei connazionali giunti a Roma per partecipare a questo straordinario evento. Prego Dio che questo benedetto tempo di grazia porti nelle vostre anime i frutti della fede, dell'amore e della speranza. Siate apostoli di Cristo presente nell'Eucaristia! Portate il messaggio del suo amore a tutti i Polacchi.

Dio vi benedica!

Saluto in lingua italiana

Rivolgo, ora, il mio saluto cordiale ai numerosi pellegrini di lingua italiana, che hanno preso parte a questa solenne conclusione del Congresso Eucaristico Internazionale. Auguro a ciascuno di trarre da questa esperienza la spinta ad approfondire la personale devozione all'Eucaristia, pane di vita che accompagna i singoli e la Chiesa lungo il pellegrinaggio nel tempo verso la Patria eterna. Desidero, in particolare, rinnovare il mio ringraziamento al Signor Cardinale Vicario, ai Vescovi Ausiliari, ai sacerdoti, ai consacrati e alle consacrate ed ai numerosissimi laici della Diocesi di Roma, che si sono prodigati generosamente per l'ordinato svolgimento del Congresso. Su di loro e su tutti i presenti scendano copiose le grazie divine, avvalorate dalla mia Benedizione.

Alla fine vorrei ringraziare in modo speciale i numerosi Cardinali, Arcivescovi e Vescovi di tutto il mondo. In questa settimana ci siamo sentiti uniti alla Persona di Cristo come gli apostoli nel Cenacolo. Portate il mio sentito saluto e la mia benedizione ai vostri fedeli. Ancora mille grazie a tutti!




GPII Omelie 1996-2005 265