GPII Omelie 1996-2005 301

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SANTA MESSA IN RITO BIZANTINO NELL'AEROPORTO DI CHAYKA

OMELIA DEL SANTO PADRE


Lunedì, 25 giugno 2001




1. "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21).

Il testo del Vangelo di San Giovanni, appena proclamato, ci riporta con la mente ed il cuore al Cenacolo, il luogo dell'Ultima Cena, dove Gesù prima della sua Passione prega il Padre per gli Apostoli. A loro ha appena affidato la Santa Eucarestia e li ha costituiti ministri della Nuova Alleanza, continuatori della sua missione per la salvezza del mondo.

Nelle parole del Salvatore emerge lo struggente desiderio di riscattare l'umanità dallo spirito e dalle logiche del mondo. Nello stesso tempo, emerge la convinzione che la salvezza passa attraverso quell'essere "una sola cosa", che, sul modello della vita trinitaria, deve caratterizzare l'esperienza quotidiana e le scelte di tutti i suoi discepoli.

2. "Ut unum sint! - Perché tutti siano una sola cosa!" (Jn 17,21). Il Cenacolo è il luogo dell'unità che nasce dall'amore. E' il luogo della missione: "... affinché il mondo creda!" (ibid.). Non si dà autentica evangelizzazione senza la piena comunione fraterna.

Perciò, la sera del primo giorno dopo il sabato, manifestandosi nel Cenacolo ai suoi discepoli, il Risorto riconferma lo stretto legame tra missione e comunione, dicendo loro: "Come il Padre ha mandato me, così anch'io mando voi" (Jn 20,21) e aggiunge: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Jn 20,22-23).

E sempre nel Cenacolo, il giorno della Pentecoste, gli Apostoli riuniti con Maria, la Madre di Gesù, ricevono lo Spirito Santo, che si manifesta "come un rombo potente che viene dal cielo e riempie tutta la casa dove si trovavano, mentre lingue come di fuoco... si dividevano e si posavano su ciascuno di loro" (Ac 2,3). Dal dono di Cristo risorto nasce l'umanità nuova, la Chiesa, nella quale la comunione vince le divisioni e la dispersione, generate dallo spirito del mondo e simboleggiate dal racconto biblico della Torre di Babele: "ciascuno li sentiva parlare la propria lingua" (Ac 2,6). Divenuti una cosa sola ad opera del Paraclito, i discepoli diventano strumenti di dialogo e di pace ed avviano la loro missione di evangelizzazione dei popoli.

3. "Perché tutti siano una cosa sola". Questo è il mistero della Chiesa voluta da Cristo. L'unità fondata sulla Verità rivelata e sull'Amore non annulla l'uomo, la sua cultura e la sua storia, ma lo inserisce nella comunione trinitaria, dove tutto ciò che è autenticamente umano viene arricchito e potenziato.

E', questo, un mistero ben significato anche da questa Liturgia, concelebrata da Vescovi e sacerdoti cattolici di tradizione orientale e di tradizione latina. Nell'umanità nuova, che nasce dal cuore del Padre e che ha per Capo Cristo e vive per il dono dello Spirito, sussiste una pluralità di tradizioni, di riti, di discipline canoniche che, lungi dall'insidiare l'unità del Corpo di Cristo, al contrario la arricchisce dei doni recati da ciascuno. In essa si ripete continuamente il miracolo della Pentecoste: uomini di lingue, tradizioni e culture diverse si sentono uniti nella professione dell'unica fede all'interno dell'unica comunione, che nasce dall'Alto.

Con tali sentimenti, saluto tutti i presenti. Saluto specialmente i Signori Cardinali Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini, e Marian Jaworski, Arcivescovo di Lviv dei Latini, con i Vescovi dei rispettivi riti, i sacerdoti ed i fedeli. Saluto ogni componente della Comunità ecclesiale, che manifesta la sua multiforme ricchezza in modo originale in questa Terra, in cui si incontrano la tradizione orientale e quella occidentale. Questa vostra coesistenza nella carità è chiamata a farsi modello di una unità che vive in seno ad un legittimo pluralismo ed è garantita dal Vescovo di Roma, il Successore di Pietro.

4. Sin dalle origini, in effetti, la vostra Chiesa ha potuto beneficiare di molteplici rapporti culturali e di testimonianze cristiane di diversa provenienza. Secondo la tradizione, ai primordi del cristianesimo lo stesso Apostolo Andrea, visitando i luoghi dove ci troviamo, ne avrebbe testimoniato la santità. Infatti si racconta che, contemplando le scogliere del Dniepr, benedisse la terra di Kiev e disse: "Su questi monti brillerà la gloria di Dio". Egli preannunciava in tal modo la conversione alla fede cristiana del Grande Principe di Kyiv, il santo-battezzatore Volodymyr, ad opera del quale il Dniepr è diventato quasi il "Giordano dell'Ucraina" e la capitale Kyiv una "nuova Gerusalemme", madre del cristianesimo slavo nell'Europa dell'Est.

Quali testimonianze di santità si sono susseguite in questa vostra Terra dal giorno del suo Battesimo! Si stagliano agli inizi i martiri di Kyiv, i principi Boris e Hlib, da voi definiti "portatori di passione", che accettarono il martirio dalle mani del fratello senza prendere le armi contro di lui. Sono essi che hanno disegnato il volto spirituale della Chiesa di Kyiv, dove il martirio in nome dell'amore fraterno, in nome dell'unità dei cristiani, si è rivelato un autentico carisma universale. La storia anche del recente passato ne ha dato ampia conferma.

5. "Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione" (Ep 4,4). Le vicende dei martiri della vostra Chiesa non appaiono forse la realizzazione delle parole dell'apostolo Paolo, che sono state appena proclamate nella lettura dell'Epistola? Egli diceva ai cristiani di Efeso: "Vi esorto dunque io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,1-3).

Ora, la riconquistata indipendenza ha aperto un periodo nuovo e promettente, che impegna i cittadini, come amava ricordare il Metropolita Andrey Sheptytskyj, a porsi l'obiettivo di "costruire la propria casa", l'Ucraina. Da dieci anni il Paese è uno Stato libero e indipendente. Questo decennio ha mostrato che, nonostante le tentazioni dell'illegalità e della corruzione, le sue radici spirituali sono forti. Il mio cordiale auspicio è che l'Ucraina continui a nutrirsi degli ideali della morale personale, sociale ed ecclesiale, del servizio al bene comune, dell'onestà e del sacrificio, non dimenticando il dono dei dieci Comandamenti. La vivacità della sua fede e la forza di rinascita della sua Chiesa sono sorprendenti: le radici del suo passato sono divenute caparra di speranza per il futuro.

Fratelli e Sorelle carissimi! La forza del Signore che ha sostenuto il vostro Paese è una forza dolce, che va assecondata. Essa opera attraverso la vostra fedeltà e la generosità a rispondere all'invito di Cristo.

In questo momento particolare, desidero rendere omaggio a coloro che vi hanno preceduto nella fede e che, nonostante le grandi prove subite, hanno custodito la Sacra Tradizione. Il loro esempio luminoso vi incoraggi a non temere. Colmi dello Spirito di Cristo, siate solleciti nel costruire il vostro avvenire secondo il suo progetto d'amore.

6. La rievocazione della secolare fedeltà al Vangelo da parte della vostra Terra ci riconduce quest'oggi quasi naturalmente al Cenacolo ed alle parole pronunciate da Cristo alla vigilia della sua Passione.

La Chiesa ritorna costantemente al Cenacolo, dov'è nata e dove ha iniziato la sua missione. La Chiesa ha bisogno di tornare là, dove gli Apostoli, dopo la risurrezione del Signore, furono pieni di Spirito Santo, ricevendo il dono delle lingue per poter annunciare in mezzo ai popoli ed alle nazioni del mondo le grandi opere di Dio (cfr Ac 2,11).

Oggi vogliamo riandare spiritualmente nel Cenacolo per meglio comprendere le ragioni dell'unità e della missione, che hanno guidato fin qui, sulle rive del Dniepr, i passi di intrepidi araldi del Vangelo, perché tra la moltitudine delle lingue non mancasse quella degli abitanti della Rus'.

"Ut unum sint!". Vogliamo unirci alla preghiera del Signore per l'unità dei suoi discepoli. E' un'accorata invocazione per l'unità dei cristiani. E' una preghiera incessante, che si eleva da cuori umili e disponibili a sentire, pensare ed operare generosamente perché possa realizzarsi il desiderio di Cristo. Da questa Terra, santificata dal sangue di intere schiere di martiri, elevo con voi la mia preghiera al Signore perché tutti i cristiani tornino ad essere "una cosa sola", secondo il desiderio di Gesù nel Cenacolo. Possano i cristiani del terzo millennio presentarsi al mondo con un cuore solo ed un'anima sola!

Affido quest'ardente anelito alla Madre di Gesù, che sin dagli inizi prega con la Chiesa e per la Chiesa. Sia Lei, come nel Cenacolo, a sostenerci con la sua intercessione. Ci guidi sulla strada della riconciliazione e dell'unità, perché in ogni parte della terra i cristiani possano finalmente annunciare insieme Cristo e il suo messaggio di salvezza agli uomini ed alle donne del nuovo millennio.

Saluti del Santo Padre

Traduzione italiana del saluto in ucraino:

Alla fine di questa bellissima Divina Liturgia voglio esprimere la mia gratitudine per una così profonda partecipazione al mistero della presenza di Dio con noi nell'Eucaristia. Questa ricca Liturgia orientale aiuta l'uomo nella comprensione della profondità dei misteri divini.

In modo speciale vorrei ringraziare l'Esarca di Kyiv-Vyšhorod, Sua Eccellenza Wasyl Medwit, per il suo saluto a nome della Chiesa greco-cattolica ucraina. Che Dio ricompensi tutti i ministri di questa santa Liturgia e anche il meraviglioso coro e tutti voi, sia coloro che sono presenti qui, come pure quelli che hanno pregato con noi mediante la televisione e la radio.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in russo:

Cordialmente saluto i fedeli di lingua russa. Con tutto il cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in ungherese:

Cari fedeli ungheresi! Con grande affetto vi saluto. Con la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in bielorusso:

Saluto i pellegrini della Bielorussia, che hanno partecipato alla nostra Celebrazione. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in polacco:

Saluto anche i polacchi pellegrini dalla Polonia con le parole «Sia lodato Gesù Cristo!». Vi affido tutti alla Provvidenza divina. Che Dio vi benedica tutti!


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CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN RITO LATINO E BEATIFICAZIONI

OMELIA DEL SANTO PADRE


Martedì, 26 giugno 2001


1. "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5).

Il brano del Vangelo, appena proclamato, presenta il primo intervento di Maria nella vita pubblica di Gesù e pone in risalto la sua cooperazione alla missione del Figlio. A Cana, nel corso di un convito nuziale a cui prendono parte Maria, Gesù e i suoi discepoli, viene a mancare il vino. Manifestando la sua fede nel Figlio e venendo in soccorso ai due giovani sposi in difficoltà, Maria sollecita il Salvatore a provvedere compiendo il primo miracolo.

"Che ho da fare con te, o Donna? Non è ancora giunta la mia ora" (Jn 2,4), le risponde Gesù. Di fronte a queste parole Maria non si scoraggia e rivolta ai servi dice: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5). Ella rinnova la sua fiducia nel Figlio e vede premiata col miracolo la sua intercessione.

L'episodio evangelico ci invita quest'oggi a contemplare Maria quale "Aiuto dei cristiani" in ogni necessità. Sarebbe istruttivo ripercorrere le vicende del popolo fedele per riconoscervi i segni della protezione materna di Maria, sempre sollecita del bene dei suoi figli. Potremmo raccogliere tante testimonianze degli interventi di Maria a salvaguardia dei singoli e della comunità. Ma le testimonianze più belle le possiamo raccogliere nella vita dei vostri santi.

Fermiamo oggi il nostro sguardo su due figli di questa Terra, che dalla devozione alla Vergine Santissima trassero stimolo per un cammino di perfezione, oggi solennemente riconosciuto. Essi sono l'Arcivescovo Giuseppe Bilczewski e il sacerdote Zygmunt Gorazdowski. Ambedue nutrirono un profondo amore per la Madre del Signore. La loro vita ed il loro servizio pastorale furono una continua risposta al suo invito: "Fate quello che vi dirà". Eroicamente obbedienti agli insegnamenti del Signore, percorsero la via stretta della santità. Entrambi vissero qui a Leopoli, quasi negli stessi anni. Insieme vengono oggi iscritti nell'albo dei Beati.

2. Nel loro ricordo, mi è gradito salutare tutti voi qui presenti. Saluto, in modo speciale, i Signori Cardinali Marian Jaworski e Lubomyr Husar, i Vescovi della Conferenza Episcopale Ucraina e quelli del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-cattolica Ucraina. Saluto pure voi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e quanti siete attivamente impegnati nelle varie attività pastorali. Un saluto affettuoso ai giovani, alle famiglie, agli ammalati e all'intera Comunità qui idealmente adunata per accogliere il messaggio spirituale dei nuovi Beati.

Sono lieto che l'Arcidiocesi di Leopoli ottenga un secondo Arcivescovo beato. Dopo Jakub Strzemi", che guidò questo popolo negli anni 1391-1409 e fu beatificato nel 1790, viene oggi elevato alla gloria degli altari un altro Pastore di quest'Arcidiocesi, Giuseppe Bilczewski. Non è questa una testimonianza della continuità della fede di questo popolo e della benedizione di Dio, che gli manda Pastori degni della loro vocazione? Come non ringraziare Dio per questo dono concesso alla Chiesa di leopoli?

Dall'Arcivescovo Giuseppe Bilczewski riceviamo l'invito a vivere con generosità l'amore di Dio e del prossimo. Fu questa la regola suprema della sua vita. Sin dai primi anni di sacerdozio, egli coltivò un'ardente passione per la Verità rivelata, che lo condusse a fare della ricerca teologica una via originale per tradurre in comportamenti concreti il comandamento dell'amore verso Dio. Nella vita sacerdotale, come nelle varie importanti mansioni ricoperte presso l'Università "Giovanni Casimiro" di Leopoli, egli seppe sempre testimoniare, insieme con l'amore per Dio, anche un grande amore per il prossimo. Nutrì una particolare attenzione ai poveri e coltivò rapporti rispettosi e cordiali sia verso i colleghi, sia verso gli studenti, che lo ricambiarono sempre con grande stima ed affetto.

La nomina ad Arcivescovo gli offrì l'occasione per dilatare a dismisura i confini della sua carità. Nel periodo particolarmente difficile del primo conflitto mondiale, il nuovo Beato apparve come l'icona vivente del Buon Pastore, pronto ad incoraggiare e sostenere i suoi fedeli con parole ispirate e piene di benevolenza. Venne in soccorso dei bisognosi, verso i quali nutrì una predilezione tale, da voler rimanere con loro anche dopo la sua morte, decidendo di essere sepolto nel cimitero di Janow in Leopoli, che accoglieva le spoglie mortali dei diseredati. Servo buono e fedele del Signore, animato da profonda spiritualità e incessante carità, fu amato e stimato da tutti i suoi concittadini, senza distinzione di confessioni, rito o nazionalità.

Oggi la sua testimonianza brilla dinanzi a noi come incoraggiamento e stimolo, perché anche la nostra azione apostolica, alimentata da profonda preghiera e da tenera devozione alla Vergine, sia tutta dedita alla gloria di Dio e al servizio della santa Madre Chiesa per il bene delle anime.

3. Questa beatificazione costituisce anche per me un motivo particolare di gioia. Il beato Giuseppe Bilczewski rimane nella linea della mia successione apostolica. Infatti egli consacrò l'Arcivescovo Boleslao Twardowski, il quale a sua volta ordinò vescovo Eugenio Baziak, dalle cui mani ho ricevuto l'ordinazione vescovile. Oggi, dunque, anch'io ricevo un nuovo, particolare patrono. Ringrazio Dio per questo mirabile dono.

C'è anche un altro particolare che non può essere trascurato in questa occasione. Il beato Arcivescovo Bilczewski fu consacrato dal Cardinale Giovanni Puzyna, Vescovo di Cracovia. Gli erano al fianco come con-consacranti il beato Giuseppe Sebastiano Pelczar, Vescovo di PrzemyÑl, e il Servo di Dio Andrey Sheptytskyj, Arcivescovo greco-cattolico. Non fu questo un evento stupendo? In quella circostanza lo Spirito Santo fece incontrare tre grandi Pastori, di cui due sono proclamati beati e il terzo, a Dio piacendo, lo sarà. Davvero meritava questa terra di vederli insieme nell'atto solenne della creazione di un successore degli Apostoli. Meritava di vederli uniti. Questa loro unione resta come segno ed una chiamata per i fedeli dei rispettivi greggi, che dal loro esempio sono invitati a costruire la comunione insidiata dal ricordo delle vicende storiche e dai pregiudizi sorti dal nazionalismo.

Oggi, mentre rendiamo lode a Dio per l'invitta fedeltà al Vangelo di questi suoi Servi, avvertiamo l'intima spinta a riconoscere le infedeltà evangeliche in cui sono incorsi non pochi cristiani di radice sia polacca che ucraina, residenti in questi luoghi. E' tempo di prendere le distanze dal doloroso passato. I cristiani delle due Nazioni devono camminare insieme nel nome dell'unico Cristo, verso l'unico Padre, guidate dallo stesso Spirito Santo, fonte e principio di unità. Il perdono offerto e ricevuto si diffonda come balsamo benefico nel cuore di ciascuno. La purificazione della memoria storica disponga tutti a far prevalere quanto unisce su quanto divide, per costruire insieme un futuro di reciproco rispetto, di fraterna collaborazione e di autentica solidarietà. Oggi l'Arcivescovo Giuseppe Bilczewski e i suoi compagni Pelczar e Sheptytskyj vi esortano: siate uniti!

4. Durante gli anni dell'episcopato di Mons. Bilczewski, visse in Leopoli l'ultima parte della sua esistenza terrena anche don Zygmunt Gorazdowski, autentica perla del clero latino di questa Arcidiocesi. La sua straordinaria carità lo portò a dedicarsi senza sosta ai poveri, nonostante le sue precarie condizioni di salute. La figura del giovane sacerdote che, dimentico del grave pericolo di contagio, si aggirava tra gli ammalati di Wojnilow e ricomponeva personalmente i corpi dei morti di colera, è rimasta nella memoria dei contemporanei come vivente testimonianza dell'amore misericordioso del Salvatore.

Ebbe una passione ardente per il Vangelo che lo portò a farsi presente nelle scuole, nel campo dell'editoria e in varie iniziative catechetiche, soprattutto nei confronti dei giovani. La sua azione apostolica era poi convalidata da un impegno caritativo che non conosceva soste. Nel ricordo dei fedeli di Leopoli egli rimane come il "padre dei poveri" e il "sacerdote dei senzatetto". La sua creatività e la sua dedizione in questo ambito quasi non ebbero confini. Come Segretario dell'"Istituto dei poveri cristiani", fu presente dovunque si levasse il grido angosciato della gente, a cui cercò di rispondere, proprio qui a Leopoli, con numerose istituzioni caritative.

Riconosciuto alla sua morte come "un vero religioso, anche se privo di voti speciali", per la sua piena fedeltà a Cristo povero, casto ed obbediente, egli resta per tutti un testimone privilegiato della divina misericordia. Testimone egli è, in particolare, per voi, care Suore di San Giuseppe, che cercate di seguirlo fedelmente nel diffondere l'amore per Cristo e per i fratelli mediante opere educative e assistenziali. Dal beato Zygmunt Gorazdowski voi avete appreso ad alimentare l'attività apostolica con un'intensa vita di preghiera. Il mio augurio è che possiate, come lui, conciliare l'azione con la contemplazione, nutrendo la vostra pietà con un'ardente devozione alla Passione di Cristo, un tenero amore per la Vergine Immacolata e una venerazione tutta speciale per San Giuseppe, del quale don Zygmunt cercava di imitare la fede, l'umiltà, la prudenza ed il coraggio.

5. L'esempio dei beati Giuseppe Bilczewski e Zygmunt Gorazdowski sia di sprone per voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi, catechisti e studenti di teologia. A voi penso in maniera tutta speciale in questo momento e vi invito a raccogliere la lezione spirituale e apostolica di questi due Beati pastori della Chiesa. Imitateli! Voi, che in vario modo svolgete un servizio speciale al Vangelo, dovete fare come loro il possibile perché, attraverso la vostra testimonianza, ciascun uomo, qualsiasi sia la sua età, origine, formazione, stato sociale, si senta amato da Dio nel profondo del cuore. E' questa la vostra missione.

Vostro impegno prioritario sia amare tutti ed essere disponibili per ciascuno, mai venendo meno alla vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Questa è una strada certo irta di difficoltà e di incomprensioni, che talora può comportare persino persecuzione.

Ne sono ben consapevoli i più anziani. Ci sono tra voi molti che, nella seconda metà del secolo scorso, hanno subito non poche sofferenze a causa della loro adesione a Cristo e alla Chiesa. Voglio rendere omaggio a tutti voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose che siete rimasti fedeli a questo Popolo di Dio. Ed a voi, che ora affiancate questi generosi operai del Vangelo cercando di portare avanti la loro missione, dico: non temete! Cristo non promette una vita facile, ma assicura sempre il suo aiuto.

6. Duc in altum! Prendi il largo, Chiesa di Leopoli dei Latini! Il Signore è con Te! Non temere di fronte alle difficoltà che anche oggi insidiano il tuo cammino. Con Cristo tu sarai vittoriosa. Scegli con coraggio la santità: lì è posta la premessa sicura della pace vera e del progresso duraturo.

Carissimi Fratelli e Sorelle, vi affido alla protezione di Maria Benevola Madre di Dio, che da secoli venerate nell'effige che avrò la gioia d'incoronare oggi. Sono lieto di potermi anch'io inchinare davanti a questa immagine che ricorda i voti del re Giovanni Casimiro. La "Graziosa Stella di Leopoli" vi sia di sostegno e vi porti la pienezza delle grazie.

Chiesa di Leopoli dei Latini, intercedano per te tutti i santi e le sante che hanno arricchito la tua storia. Ti proteggano in modo speciale i beati Arcivescovi Jakub Strzemi" e Giuseppe Bilczewski, con il Padre Zygmunt Gorazdowski. Avanza fiduciosa nel nome di Cristo Redentore dell'uomo! Amen.

Prima dell'incoronazione di Maria Benevola Madre di Dio, da secoli venerata a Leopoli, Giovanni Paolo II si è rivolto in lingua italiana ai fedeli presenti con queste parole:

Saluto cordialmente i Signori Cardinali, gli Arcivescovi ed i Vescovi qui convenuti da diversi paesi. Cari fratelli, vi ringrazio della vostra partecipazione a queste giornate che vedono la Chiesa Cattolica in Ucraina raccolta in preghiera attorno al Successore di Pietro. La vostra presenza è segno eloquente e prezioso della comunione e della solidarietà delle vostre Chiese locali con i figli della Chiesa cattolica che vivono in questa terra. Vi aspetto anche domani, per celebrare insieme Cristo Signore, seguito fedelmente come maestro e modello di santità dai martiri e beati della Chiesa greco-cattolica.

Successivamente il Papa ha pronunciato in lingua ucraina il saluto che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:

Carissimi vi ringrazio cordialmente per la vostra gioiosa presenza all'odierna celebrazione.

La mia viva gratitudine si rivolge anche a tutta la città di Leopoli per l'accoglienza sincera e calorosa tributatami ieri, segno di grande ospitalità e di apertura di cuore.

Invito tutti voi alla importante beatificazione dei martiri che avrà luogo domani. Vi aspetto anche questo pomeriggio all'incontro con i giovani.

Sia lodato Gesù Cristo

Traduzione italiana del saluto in lingua russa:

Saluto i fedeli russi che hanno voluto unirsi alla nostra celebrazione. Carissimi, tornando a casa mantenete fisso lo sguardo su Cristo. Ascoltate la sua voce: Cristo vi chiama a testimoniarlo fedelmente nella vostra esistenza. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua bielorussa:

Rivolgo ora il mio saluto cordiale ai pellegrini di lingua bielorussa. Carissimi, imitate questi nuovi Beati nella fedeltà a Cristo e nell’impegno apostolico e missionario nella vita quotidiana. Portate nel vostro Paese e nelle vostre case il pensiero affettuoso e la benedizione del Papa per l’intero popolo bielorusso. Sia lodato Gesù Cristo!

Slovacco:

S láskou teraz pozdravujem tu prítomných veriacich zo Slovenska. Nech úcast’ na tejto svätej omši vám dodá odvahy a sily svedcit’ o Kristovi. Prineste môi srdecný pozdrav do vašich spolocenstiev, ku ktorému pridávam moje osobitné apoštolské pozehnanie. Pochválený bud’ Jeziš Kristus!

Saluto ora con affetto i fedeli della Nazione slovacca qui presenti. La partecipazione a questa Santa Messa vi renda coraggiosi e forti nel testimoniare Cristo. Portate alle vostre Comunità il mio cordiale saluto, che avvaloro con una speciale Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Polacco:

Zanim zakonczymy te uroczysta liturgie nie moge nie wspomniec tu jeszcze dwóch slawnych postaci zwiazanych z ta ziemia. Wpierw mam na mysli swietego Jana z Dukli, którego relikwie towarzysza dzis naszemu spotkaniu. Ten duchowy syn sw. Franciszka tu we Lwowie pelnil funkcje kustosza kustodii ruskiej, tu zaslynal jako wielki kaznodzieja i spowiednik, i tu dopelnil swojego zycia. Dzis powrócil do tego miasta, aby po ponad pieciu wiekach cieszyc sie owocami swojej swietosci w sercach tego wiernego ludu.

Pragne równiez wymienic tu wielka postac arcybiskupa ormianskiego Józefa Teodorowicza. Ten wybitny teolog i duszpasterz, maz stanu i Kosciola, z madroscia i oddaniem przewodzil ormianskiej wspólnocie w ciagu pierwszych dziesiecioleciach ubieglego wieku. Wspominajac go, pozdrawiam wszystkich wiernych Kosciola ormianskiego, który od wieków jest obecny na ukrainskiej ziemi i ubogaca ja swa starozytna duchowoscia i kultura. Pamiec ormianskich meczenników i wyznawców niech Was umacnia w wierze, nadziei i milosci!

Za chwile dokonam koronacji laskami slynacego obrazu Matki Bozej Laskawej Pani Lwowa. Niech Jej opieka stale towarzyszy temu miastu i calej Ukrainie.

Prima di chiudere questa solenne liturgia, non posso far a meno di ricordare qui ancora due famose figure unite con questa terra. Per primo, ho in mente il santo Giovanni di Dukla, le cui reliquie accompagnano oggi il nostro incontro. Questo figlio spirituale di San Francesco esercitava qui, a Lviv, il ruolo di custode della custodia della Rus’, qui si conquistò la fama di grande predicatore e confessore, e qui anche concluse la propria vita. Oggi è ritornato in questa città per gioire, dopo oltre cinque secoli, dei frutti della sua santità nei cuori di questo popolo fedele.

Voglio anche menzionare qui la grande figura dell'Arcivescovo armeno Józef Teodorowicz. Questo insigne teologo e pastore, uomo di Stato e di Chiesa, guidò con sapienza e dedizione la comunità armena nel corso dei primi decenni del secolo scorso. Ricordandolo, saluto tutti i fedeli della Chiesa armena, che da secoli è presente in terra ucraina e la arricchisce con la sua antica spiritualità e cultura. Il ricordo dei martiri e dei confessori armeni vi rafforzi nella fede, nella speranza e nella carità!

Tra breve incoronerò l'immagine, famosa per le grazie che elargisce, della Benevola Madre di Dio, Signora di Lviv. Che la sua protezione accompagni costantemente questa città e l'intera Ucraina.

Rumeno:

Salut cu afectiune credinciosii de limba româna, si le multumesc pentru prezenta lor.
Mult iubitilor, România este mereu prezenta în rugaciunea mea, în special dupa vizita de neuitat pe care am putut sa o fac în urma cu doi ani. Purtati celor dragi ai vostri salutul meu si Binecuvântarea mea.
Laudat sa fie Isus Cristos !

Saluto con affetto i fedeli di lingua rumena, e li ringrazio per la loro presenza.
Carissimi, la Romania è sempre presente nella mia preghiera, specialmente dopo l'indimenticabile visita che ho potuto compiervi due anni fa. Portate ai vostri cari il mio saluto e la mia Benedizione.
Sia lodato Gesù Cristo!

Ungherese:

Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, akik a Püspök Atyákkal együtt érkeztek. Romzsa Tódor élete példája adjon erôt mindannyiunk számára.
Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus.

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, i quali sono arrivati sotto la guida dei loro Vescovi. L'esempio di Teodor Romza ci dia forza spirituale.
Con la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!


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DIVINA LITURGIA CON BEATIFICAZIONI

OMELIA DEL SANTO PADRE


Mercoledì, 27 giugno 2001




1. "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13).

Questa solenne affermazione di Cristo risuona fra noi, oggi, con particolare eloquenza, mentre proclamiamo Beati alcuni figli di questa gloriosa Chiesa di Leopoli degli Ucraini. La maggior parte di essi fu uccisa in odio alla fede cristiana. Alcuni subirono il martirio in tempi a noi vicini e, tra i presenti alla Divina Liturgia odierna, non pochi sono coloro che li conobbero personalmente. Questa terra di Halytchyna, che lungo la storia ha visto lo sviluppo della Chiesa ucraina greco-cattolica, è stata coperta, come diceva l'indimenticabile Metropolita Yosyf Slipyi, "da montagne di cadaveri e fiumi di sangue".

E', la vostra, una comunità viva e feconda che si ricollega alla predicazione dei santi Fratelli Cirillo e Metodio, a san Vladimiro e a santa Olga. L'esempio dei martiri appartenenti a diversi periodi della storia, ma soprattutto al secolo passato, testimonia che il martirio è la misura più alta del servizio di Dio e della Chiesa. Con la presente celebrazione vogliamo rendere loro omaggio e ringraziare il Signore per la loro fedeltà.

2. Con questo suggestivo rito di beatificazione, è mio desiderio altresì esprimere la riconoscenza di tutta la Chiesa al popolo di Dio in Ucraina per Mykola Carneckyj e i suoi 24 Compagni martiri, come pure per i martiri Teodor Romóa e Omeljan Kovc e per la Serva di Dio Josaphata Michaëlina Hordashevska. Come il chicco di frumento caduto in terra muore per dar vita alla spiga (cfr Jn 12,24), così essi hanno offerto la loro esistenza, affinché il campo di Dio fosse fecondo di nuova e più abbondante messe.

Nel loro ricordo, saluto quanti partecipano a questa concelebrazione, a cominciare dai Signori Cardinali Lubomyr Husar e Marian Jaworski, con i Vescovi e i sacerdoti delle Chiese Greco-cattolica e Latina. Nel salutare l'attuale l'Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini, il mio pensiero va ai predecessori, il Servo di Dio Andrey Sheptytskyj, l'eroico Cardinale Yosyf Slipyj, il compianto Cardinale Myroslav Lubachivskyj, da poco scomparso. Ricordando i Pastori, il mio cuore si rivolge con affetto a tutti i figli e le figlie della Chiesa Greco-cattolica Ucraina, anche a quanti sono collegati con noi attraverso la radio e la televisione da altre città e nazioni. Rivolgo uno speciale ringraziamento al Signor Presidente dell'Ucraina, Leonid Kucma, per la sua partecipazione a questa solenne Divina Liturgia.

3. I servi di Dio, oggi iscritti nell'Albo dei Beati, rappresentano tutte le componenti della Comunità ecclesiale: ci sono tra loro Vescovi e sacerdoti, monaci, monache e laici. Essi furono provati in molti modi da parte dei seguaci delle ideologie nefaste del nazismo e del comunismo. Conscio delle sofferenze a cui erano sottoposti questi fedeli discepoli di Cristo, il mio Predecessore Pio XII, con accorata partecipazione, manifestava la propria solidarietà con coloro "che perseverano nella fede e resistono ai nemici del cristianesimo con la stessa invitta fortezza con cui resistettero un tempo i loro antenati" e ne lodava il coraggio nell'essere restati "fedelmente congiunti col Romano Pontefice e coi loro pastori" (Lett. ap. Orientales Ecclesias, 15 dicembre 1952: AAS 45 [1953], 8).

Sostenuti dalla grazia divina, essi hanno percorso sino in fondo la strada della vittoria. E' strada che passa attraverso il perdono e la riconciliazione; strada che conduce alla luce folgorante della Pasqua, dopo il sacrificio del Calvario. Questi nostri fratelli e sorelle sono i rappresentanti conosciuti di una moltitudine di eroi anonimi – uomini e donne, mariti e mogli, sacerdoti e consacrati, giovani e anziani – che lungo il ventesimo secolo, il "secolo del martirio", hanno affrontato la persecuzione, la violenza, la morte pur di non rinunciare alla loro fede.

Come non ricordare qui la lungimirante e solida azione pastorale del Servo di Dio, il Metropolita Andrey Sheptytskyj, la cui causa di beatificazione è in corso e che speriamo di vedere un giorno nella gloria dei Santi? Alla sua eroica azione apostolica dobbiamo fare doveroso riferimento per comprendere l'umanamente inspiegabile fecondità della Chiesa greco-cattolica ucraina negli anni bui della persecuzione.

4. Io stesso sono stato testimone, nella mia giovinezza, di questa sorta di "apocalisse". "Il mio sacerdozio, già al suo nascere, si è iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e donne della mia generazione" (Dono e mistero, p. 47). La loro memoria non deve andare perduta, poiché essa è benedizione. A loro va la nostra ammirazione e la nostra gratitudine: come un'icona del Vangelo delle Beatitudini, vissuto sino allo spargimento del sangue, essi costituiscono un segno di speranza per i tempi nostri e per quelli che verranno. Hanno manifestato come l'amore sia più forte della morte.

Nella loro resistenza al mistero dell'iniquità ha potuto rifulgere, nonostante l'umana fragilità, la forza della fede e della grazia di Cristo (cfr 2Co 12,9-10). La loro invitta testimonianza si è rivelata seme di nuovi cristiani (cfr Tertulliano, Apol. 50,13: CCL 1, 171).

Con loro furono perseguitati e uccisi a causa di Cristo anche cristiani di altre Confessioni. Il loro comune martirio è un forte appello alla riconciliazione e all'unità. E' l'ecumenismo dei martiri e dei testimoni della fede, che indica la via dell'unità ai cristiani del ventunesimo secolo. Che il loro sacrificio sia concreta lezione di vita per tutti. Non si tratta certo d'una impresa facile. Nel corso degli ultimi secoli si sono accumulati troppi stereotipi nel pensare, troppi risentimenti reciproci e troppa intolleranza. L'unico mezzo per sgomberare questa strada è dimenticare il passato, chiedere e offrire il perdono gli uni agli altri per le offese inflitte e ricevute, e confidare senza riserve nell'azione rinnovatrice dello Spirito Santo.

Questi martiri ci insegnano la fedeltà al duplice comandamento dell'amore: amore per Dio, amore per i fratelli.

5. Cari sacerdoti, cari religiosi e religiose, cari seminaristi, catechisti e studenti di Teologia! Proprio a voi vorrei additare in modo particolare l'esempio luminoso di questi eroici testimoni del Vangelo. Siate come loro fedeli a Cristo sino alla morte! Se Iddio benedice la vostra Terra con numerose vocazioni, se i seminari sono colmi - e questo è fonte di speranza per la vostra Chiesa - ciò è sicuramente uno dei frutti del loro sacrificio. Ma questo costituisce per voi una grande responsabilità.

Dico pertanto ai responsabili: prestate attenta cura alla formazione dei futuri sacerdoti e dei chiamati alla vita consacrata, nella linea tipica della tradizione monastica orientale. Da una parte, sia posto in rilievo il valore del celibato per il Regno dei Cieli, dall'altra sia illustrata anche l'importanza del Sacramento del matrimonio con gli impegni ad esso connessi. La famiglia cristiana - ha ricordato il Concilio - è come una "chiesa domestica", nella quale i genitori devono essere per i figli i primi annunciatori della fede (cfr Lumen gentium LG 11).

Esorto tutti i figli e le figlie della Chiesa a ricercare con impegno costante una sempre più autentica e profonda conoscenza di Cristo. Sia costante preoccupazione del Clero di offrire ai laici una seria formazione evangelica ed ecclesiale. Non venga meno nei cristiani lo spirito di sacrificio. Né si indebolisca il coraggio della comunità cristiana nella difesa degli offesi e dei perseguitati, ponendo grande attenzione nel decifrare i segni dei tempi, per rispondere così alle sfide sociali e spirituali del momento.

In questo contesto, vi confido che seguirò con interesse lo svolgimento della terza sessione del Sinodo della vostra Chiesa, che si terrà nel 2002 e sarà dedicata alla lettura ecclesiale dei problemi sociali dell'Ucraina. La Chiesa non può tacere quando è in gioco la tutela della dignità umana e il bene comune.

6. "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13). I martiri che oggi vengono dichiarati Beati hanno seguito il Buon Pastore sino alla fine. La loro testimonianza non rimanga per voi semplicemente un vanto: divenga piuttosto un invito a imitarli. Con il Battesimo, ogni cristiano è chiamato alla santità. Non a tutti è chiesta, come a questi nuovi beati martiri, la prova suprema dell'effusione del sangue. Ad ognuno però è affidato il compito di seguire Cristo con quotidiana e fedele generosità, come ha fatto la beata Josaphata Michaëlina Hordashevska, co-fondatrice delle Ancelle di Maria Immacolata. Ella seppe vivere in modo straordinario la sua quotidiana adesione al Vangelo, servendo i bambini, gli ammalati, i poveri, gli analfabeti e gli emarginati in situazioni spesso difficili e non prive di sofferenza.

Sia la santità l'anelito di tutti voi, cari Fratelli e Sorelle della Chiesa greco-cattolica ucraina. In questo cammino di santità e di rinnovamento vi accompagna Maria, "che tutti precede alla testa del lungo corteo dei testimoni della fede nell'unico Signore" (Redemptoris Mater RMA 30).

Intercedono per voi i Santi e i Beati, che in questa terra di Ucraina hanno raggiunto la corona della giustizia, e i Beati che oggi specialmente celebriamo. Il loro esempio e la loro protezione vi aiutino a seguire Cristo e a servire fedelmente il suo Corpo mistico, la Chiesa. Per loro intercessione, Iddio versi sulle vostre ferite l'olio della misericordia e della consolazione, perché possiate guardare con fiducia a ciò che vi attende, certi nel cuore di essere figli di un Padre che teneramente vi ama.



Traduzione italiana dei saluti in lingua polacca

Saluto cordialmente i fedeli giunti dalla Polonia, in modo particolare i Greco-cattolici venuti a Leopoli per partecipare insieme ai loro fratelli dell’Ucraina a questa particolare Liturgia. Desidero inoltre esprimere il mio cordiale ricordo e la mia unione spirituale con il vostro Metropolita Ivan Martyniak, che non vi ha potuto accompagnare. Che Dio vi benedica.



Traduzione italiana dei saluti in lingua ucraina

Dio ci ha dato oggi una bellissima giornata. Come non ringraziarlo? Cari fratelli e sorelle in questo ultimo incontro nel corso del mio particolare e commovente Pellegrinaggio tra il popolo di Dio che è in Ucraina, radunato cosí numeroso, vi saluto ancora tutti di cuore.

Vi ringrazio per le vostre preghiere, specialmente per il canto del coro, che è preghiera. Grazie per la vostra bontà e sincerità, grazie per il vostro amore e fedeltà alla Sede Apostolica. Tutti porto nel cuore e tutti accompagno e abbraccio nella preghiera. Che Dio vi benedica.




GPII Omelie 1996-2005 301