GPII Omelie 1996-2005 317

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CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI 8 SERVI DI DIO

OMELIA DEL SANTO PADRE


Domenica, 4 novembre 2001




1. "Tutte le cose ... son tue, Signore, amante della vita" (Sg 11,26). Le parole del Libro della Sapienza invitano a riflettere sul grande messaggio di santità che ci viene proposto da questa solenne Celebrazione Eucaristica, nella quale sono stati proclamati otto nuovi Beati: Pavol Peter Gojdic, Metod Dominik Trcka, Giovanni Antonio Farina, Bartolomeu Fernandes dos Mártires, Luigi Tezza, Paolo Manna, Gaetana Sterni, María Pilar Izquierdo Albero.

Con la loro esistenza totalmente spesa per la gloria di Dio e per il bene dei fratelli, essi continuano ad essere nella Chiesa e per il mondo segno eloquente dell'amore di Dio, sorgente prima e fine ultimo di tutti i viventi.

2. "Syn cloveka prišiel hada a zachráni, co sa stratilo" (Lk 19, 10): spasiteské poslanie, zvestované Kristom v dnešnom cítaní z evanjelia poda Lukáša, hlboko poznacilo dnes blahorecených, biskupa Pavla Petra Gojdica a redemptoristu Metoda Dominika Trcku. Obaja, v obetavej a hrdinskej slube gréckokatolíckej cirkvi na Slovensku, prešli tými istými trápeniami v dôsledku svojej vernosti evanjeliu a Petrovmu námestníkovi, a teraz im spoluprináleí koruna slávy.

Posilnený asketickým spôsobom ivota v Ráde svätého Bazila Vekého, Pavol Peter Gojdic, spociatku ako biskup prešovskej eparchie, a neskôr, ako apoštolský administrátor Mukaceva, usiloval sa neúnavne o realizáciu pastoracného programu, ktorý si vytýcil: "s pomocou Boou chcem by otcom sirôt, oporou chudobných a utešiteom trpiacich". udmi všeobecne povaovaný za cloveka "zlatého srdca", predstaviteom vtedajšej vlády sa stal skutocným "tom v oku". Po tom, co komunistický reim postavil gréckokatolícku cirkev mimo zákona, bol zatknutý a uväznený. Tak zacalo preho obdobie kalvárie, utrpenia, zlého zaobchádzania a poniovania, a po smr vo viere Kristovi a v láske k cirkvi a pápeovi.

Aj Metod Dominik Trcka vloil celý svoj ivot do sluby evanjeliu a spáse blínych, a po obetu vlastného ivota. Ako predstavený Komunity redemptoristov v Stropkove, na Východnom Slovensku, vyvíjal horlivú misionársku cinnos v eparchiách prešovskej, uhorodskej a krievci. S nástupom komunizmu, spolu s ostatnými spolubratmi redemptoristami, bol odvezený do koncentracného tábora. Tam, posilnený modlitbou, s odhodlanosou a silou znášal tresty a poniovania pre evanjelium. Jeho trápenie skoncilo vo väznici v Leopoldove kde, po tom co odpustil svojim väzenským stránikom, podahol vycerpaniu a chorobám.

["Il Figlio dell'uomo, infatti, è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (Lc 19,10): la missione salvifica, proclamata da Cristo nell'odierno brano evangelico di Luca, è stata profondamente condivisa dal Vescovo Pavol Peter Gojdic e dal redentorista Metod Dominik Trcka, oggi proclamati Beati. Uniti nel generoso e coraggioso servizio alla Chiesa greco-cattolica in Slovacchia, sono passati attraverso le stesse sofferenze a causa della fedeltà al Vangelo ed al Successore di Pietro e condividono ora la medesima corona di gloria. Corroborato dall'esperienza ascetica nell'Ordine di San Basilio Magno, Pavol Peter Gojdic, dapprima come Vescovo nell'Eparchia di Prešov e, in seguito, come Amministratore apostolico di Mukacev, cercò costantemente di realizzare il programma pastorale che si era proposto: "Con l'aiuto di Dio voglio diventare un padre degli orfani, aiuto dei poveri e consolatore degli afflitti". Noto alla gente come "uomo dal cuore d'oro", per i rappresentanti del governo del tempo egli era diventato una vera e propria "spina nel fianco". Dopo che il regime comunista ebbe messo fuori legge la Chiesa greco-cattolica, egli fu arrestato e internato. Cominciò così per lui un lungo calvario di sofferenze, maltrattamenti e umiliazioni, che lo portò alla morte per la sua fedeltà a Cristo e per il suo amore verso la Chiesa e verso il Papa.

Anche Metod Dominik Trcka pose tutta la sua esistenza a servizio della causa del Vangelo e della salvezza dei fratelli, giungendo fino al supremo sacrificio della vita. Come Superiore della Comunità redentorista di Stropkov, nella Slovacchia orientale, svolse una fervente attività missionaria nelle tre Eparchie di Prešov, Uhorod e Krievci. Con l'avvento del regime comunista, egli, come gli altri confratelli redentoristi, fu portato in campo di concentramento. Qui, sempre sostenuto dalla preghiera, affrontò con forza e determinazione le pene e le umiliazioni impostegli a causa del Vangelo. Il suo calvario terminò nella prigione di Leopoldov, dove, a motivo degli stenti e delle malattie, si spense dopo aver perdonato i propri aguzzini.]

3. La luminosa immagine di Pastore del Popolo di Dio, modellata sull'esempio di Cristo, ci viene oggi proposta anche dal Vescovo Giovanni Antonio Farina, il cui lungo ministero pastorale, prima nella Comunità cristiana di Treviso e poi in quella di Vicenza, fu caratterizzato da una vasta attività apostolica, costantemente orientata alla formazione dottrinale e spirituale del clero e dei fedeli. Guardando alla sua opera, dedicata alla ricerca della gloria di Dio, alla formazione della gioventù, alla testimonianza di carità verso i più poveri ed abbandonati, ritornano alla mente le parole dell'apostolo Paolo, ascoltate nella seconda Lettura: tutto deve essere compiuto affinché sia "glorificato il nome del Signore nostro Gesù" (2Th 1,12). La testimonianza del nuovo Beato continua ancora oggi a produrre abbondanti frutti, in particolare attraverso la Famiglia religiosa da lui fondata, le Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori, tra le quali brilla la santità di Maria Bertilla Boscardin, canonizzata dal mio venerato Predecessore Papa Giovanni XXIII.

Anche nel Padre Paolo Manna, noi scorgiamo uno speciale riflesso della gloria di Dio. Egli spese l'intera esistenza per la causa missionaria. In tutte le pagine dei suoi scritti emerge viva la persona di Gesù, centro della vita e ragion d'essere della missione. In una delle sue Lettere ai missionari egli afferma: "Il missionario di fatto non è niente se non impersona Gesù Cristo... Solo il missionario che copia fedelmente Gesù Cristo in se stesso... può riprodurne l'immagine nelle anime degli altri" (Lettera 6). In realtà, non c'è missione senza santità, come ho ribadito nell'Enciclica Redemptoris missio: "La spiritualità missionaria della Chiesa è un cammino verso la santità. Occorre suscitare un nuovo ardore di santità fra i missionari e in tutta la comunità cristiana" (n. 90).

4. "Il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede" (2Th 1,11).

Questa riflessione dell'apostolo Paolo sulla fede, che chiede di tradursi in propositi ed opere di bene, ci aiuta a meglio comprendere il ritratto spirituale del beato Luigi Tezza, fulgido esempio di un'esistenza interamente votata all'esercizio della carità e della misericordia verso quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Per essi fondò l'Istituto delle Figlie di San Camillo, alle quali insegnò a praticare un'assoluta fiducia nel Signore. "La volontà di Dio! Ecco l'unica mia guida, egli esclamava, l'unico scopo dei miei sospiri, a cui tutto voglio sacrificare". In questo abbandono fiducioso alla volontà di Dio, ebbe a modello la Vergine Maria, teneramente amata e contemplata particolarmente nel momento del "fiat" e nella presenza silenziosa ai piedi della Croce.

Anche la beata Gaetana Sterni, avendo capito che la volontà di Dio è sempre amore, si dedicò con infaticabile carità agli esclusi e ai sofferenti. Trattò questi suoi fratelli sempre con la dolcezza e l'amore di chi, nei poveri, serve il Signore stesso. Al medesimo ideale esortava le sue Figlie spirituali, le Suore della Divina Volontà, invitandole, come scriveva nelle Regole, ad "essere disposte e contente di sostenere privazioni, fatiche e qualunque sacrificio pur di giovare al prossimo bisognoso in tutto ciò che il Signore potesse volere da loro". La testimonianza di carità evangelica offerta dalla Beata Sterni richiama ciascun credente alla ricerca della volontà di Dio, nell'abbandono fiducioso in Lui e nel generoso servizio ai fratelli.

5. Il beato Bartolomeu dos Mártires, Arcivescovo di Braga, si dedicò, con somma vigilanza e zelo apostolico, alla salvaguardia e al rinnovamento della Chiesa nelle sue pietre vive, senza disprezzare le strutture provvisorie che sono le pietre morte. Di quelle pietre vive privilegiò quelle che avevano poco o nulla per vivere. Tolse a sé per dare ai poveri. Criticato per la povera figura che faceva con quel poco che gli restava, rispose: "Non mi vedrete mai tanto dissennato da spendere, con gli oziosi, quello con cui posso far vivere molti poveri". Essendo l'ignoranza religiosa la più grande delle povertà, l'Arcivescovo fece tutto il possibile per porle rimedio, a cominciare con la riforma morale e l'elevazione culturale del clero, "perché è evidente - scriveva - che, se il vostro zelo corrispondesse all'ufficio, il gregge di Cristo non andrebbe tanto fuori dal cammino del Cielo". Con il suo sapere, il suo esempio e la sua audacia apostolica, commosse e fece ardere gli animi dei Padri Conciliari di Trento di modo che si procedesse alla necessaria riforma della Chiesa, che poi si impegnò a realizzare con coraggio perseverante e invitto.

6. "O Dio, mio re, voglio esaltarti" (Ps 144,1). Questa esclamazione del Salmo responsoriale riflette tutta l'esistenza di Madre María Pilar Izquierdo, fondatrice dell'Opera Missionaria di Gesù e Maria: Lodare Dio e compiere in tutto la sua volontà. La sua breve vita, di soli 39 anni, si può riassumere affermando che volle lodare Dio, offrendogli il suo amore e il suo sacrificio. La sua vita fu segnata da una continua sofferenza, e non solo fisicamente, e fece tutto per amore di Colui che ci amò per primo e soffrì per la salvezza di tutti. L'amore verso Dio, la croce di Gesù e il prossimo bisognoso di aiuto materiale, fu la grande preoccupazione della nuova Beata. Fu consapevole della necessità di catechizzare con il Vangelo nei suburbi e di dare da mangiare agli affamati, per configurarsi a Cristo mediante le opere di misericordia. La sua ispirazione principale continua ad essere viva ancora oggi laddove è presente l'Opera Missionaria di Gesù e Maria, che svolge il proprio lavoro conformemente al suo spirito. Che il suo esempio di vita abnegata e generosa aiuti a impegnarsi sempre più nel servizio ai bisognosi affinché il mondo attuale sia testimone della forza rinnovatrice del Vangelo di Cristo!

7. All'inizio di questa Eucaristia abbiamo riascoltato dal Libro della Sapienza il grande messaggio dell'eterno e incondizionato amore di Dio verso ogni creatura: "Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato" (Sg 11,24). Di questo fondamentale amore di Dio sono segno eloquente i nuovi Beati. Con il loro esempio e la loro potente intercessione proclamano, infatti, l'annuncio della salvezza offerta da Dio a tutti gli uomini in Cristo. Raccogliamone la testimonianza, servendo a nostra volta Dio "in modo lodevole e degno", così da camminare senza ostacoli verso i beni promessi (cfr Colletta). Amen!


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CAPPELLA PAPALE IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

DEFUNTI NEL CORSO DELL'ANNO




Martedì, 6 novembre 2001




1. Dio Padre "ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva" (1P 1,3). Sorretti da queste parole dell'apostolo Pietro, ricordiamo con animo colmo di speranza i nostri venerati fratelli Cardinali, Arcivescovi e Vescovi che ci hanno lasciato nel corso di questi mesi. Hanno vissuto la loro giornata terrena lavorando e faticando nella vigna del Signore; ora dormono il sonno della pace, in attesa della risurrezione finale.

Sul muro d'ombra della morte, la fede proietta la luce sfolgorante del Risorto, primizia di coloro che sono passati attraverso la fragilità della condizione umana ed ora partecipano in Dio al dono della vita senza fine. Cristo, mediante la Croce, ha dato un significato nuovo anche alla morte. In Lui, infatti, essa è diventata sublime gesto di amore obbediente verso il Padre e suprema testimonianza di amore solidale verso gli uomini. Perciò, considerato alla luce del Mistero pasquale, anche l'esito dell'esistenza umana non appare più una condanna senza appello, ma il passaggio alla vita piena e definitiva, che coincide con la perfetta comunione con Dio.

La Parola di Dio, risuonata in questa mesta celebrazione, apre il nostro cuore alla prospettiva di una "speranza viva": di fronte al dissolversi della scena di questo mondo, essa offre la promessa di un'"eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce".

2. Con questi sentimenti, raccolti intorno all'altare, rivolgiamo il pensiero a quei nostri Fratelli che hanno recentemente fatto ritorno alla casa del Padre. Chiamati alla grazia della fede nel Battesimo, essi sono stati scelti come Successori degli Apostoli per essere guide del Popolo di Dio e, come ci ha recentemente ricordato il Sinodo, servitori "del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo".

Nella comunione, reale e misteriosa, fra la Chiesa pellegrina sulla terra e la Chiesa trionfante, siamo loro vicini con affetto, nella certezza che essi continueranno ad accompagnare spiritualmente il cammino della Comunità cristiana.

Ricordiamo in modo particolare i Cardinali defunti Myroslav Ivan Lubachivsky, Giuseppe Casoria, José Alí Lebrún Moratinos, Pierre Eyt, Thomas Joseph Winning, Silvio Oddi, Giuseppe Maria Sensi e il Patriarca Maximos V Hakim. Insieme con loro, in questa celebrazione vogliamo fare memoria anche di tutti gli Arcivescovi e Vescovi che ci hanno lasciato nei mesi scorsi. Questi nostri cari e venerati Fratelli nell'Episcopato sono ora presso Dio, dopo aver speso le loro esistenze nel servizio alla causa del Vangelo e al bene dei fratelli.

3. "Venite a me... Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me... troverete ristoro per le vostre anime" (Mt 11,28-29). Le parole rivolte da Gesù ai suoi discepoli ci sostengono e ci confortano mentre, all'inizio di questo mese di novembre, commemoriamo i nostri cari defunti. Se l'animo è rattristato per la loro scomparsa, ci consola la promessa di Cristo. Egli ci accompagna e ci guida verso la piena conoscenza del Padre: "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11,27). Tale conoscenza, che progredisce continuamente durante l'itinerario della vita terrena, troverà il suo pieno compimento quando potremo finalmente contemplare faccia a faccia il volto di Dio. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che, grazie all'obbedienza di Cristo, la morte cristiana assume un nuovo significato positivo, come passaggio da questo mondo al Padre: "Mediante il Battesimo, il cristiano è già sacramentalmente "morto con Cristo", per vivere di una vita nuova; e se noi moriamo nella grazia di Cristo, la morte fisica consuma questo "morire con Cristo" e compie la nostra incorporazione a Lui nel suo atto redentore" (n. 1010).

4. Mentre ricordiamo con particolare affetto i compianti Fratelli che, incorporati a Cristo con il Battesimo, sono stati resi conformi a Lui mediante la pienezza del Sacerdozio, innalziamo per loro ferventi suppliche al Signore. Possa il Padre della misericordia liberarli definitivamente da ciò che resta dell'umana fragilità, per far godere loro eternamente il premio celeste promesso ai buoni e fedeli operai del Vangelo.

Vogliamo affidare le loro anime elette alla materna sollecitudine della Madonna, che essi hanno teneramente invocata ed amata quando erano su questa terra, affinché spalanchi loro le porte del Paradiso. Maria, Madre della Speranza, volga i suoi occhi misericordiosi su questi nostri Fratelli e mostri loro, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del suo seno.

Lei, clemente, Lei, pia, Lei, la dolce Vergine Maria. Amen!


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CAPPELLA PAPALE PER LE ESEQUIE

DEL CARDINALE PAOLO BERTOLI


OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANI PAOLO II


Sabato, 9 novembre 2001



1. "Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria" (Jn 17,24). Sono le parole della "Preghiera Sacerdotale" pronunciata da Cristo al termine dell'Ultima Cena con gli apostoli nel Cenacolo e prima di affrontare l'ormai imminente passione e morte. Esse ci invitano a vivere nella luce della fede la mesta liturgia di commiato che stiamo celebrando in suffragio del nostro venerato fratello, il caro Cardinale Paolo Bertoli. Mentre stiamo per affidare alla terra le sue spoglie mortali, preghiamo il Signore che un giorno lo chiamò ad essere a titolo speciale suo discepolo e Ministro della Chiesa, affinché lo accolga nella comunione piena e definitiva della gloria celeste.

Dio "amante della vita" (Sg 11,26), secondo la bella espressione del Libro della Sapienza, conceda al compianto Porporato quella pienezza di vita e di gloria che ha preparato per lui e per ciascuno di noi fin dall'eternità.

2. Questa fiducia nel Signore ha sempre sostenuto il compianto Cardinale nei molteplici ed impegnativi servizi ecclesiali ai quali è stato chiamato, in Europa Orientale e Occidentale, come in America Latina, nel Vicino Oriente e negli Organismi della Santa Sede.

Compiuti gli studi nel seminario di Lucca, conseguì a Roma le lauree in teologia e in utroque iure. Nel 1933 iniziò il suo servizio presso la Nunziatura di Belgrado, prima come Addetto e poi come Segretario. Cinque anni dopo fu inviato a Parigi durante gli anni bui e difficili della guerra e dell'occupazione e, nella primavera del 1942, fu trasferito ad Haiti come Incaricato d'Affari in quella Nunziatura che allora comprendeva tutte le Antille, escluse Cuba e Giamaica.

Nel 1946 fu inviato a Berna, dove ricevette l'incarico di rappresentare la Santa Sede alle varie Conferenze internazionali che si svolsero in quel periodo in Svizzera per la soluzione dei problemi lasciati dalla seconda guerra mondiale. In quegli anni di permanenza nella Confederazione Elvetica partecipò alla Conferenza internazionale della Croce Rossa a Stoccolma nel 1948, alla Conferenza per la revisione delle convenzioni di Ginevra, nell'anno successivo, ed infine ai Convegni organizzati dagli Organismi sociali e caritativi cattolici, seguendo, in particolare, gli sviluppi delle iniziative curate dalle Organizzazioni Internazionali Cattoliche e di "Pax Romana", con sede a Friburgo.

3. Nella primavera del 1949 fu destinato alla Nunziatura di Praga in qualità di Incaricato d'Affari, ma non vi poté mai giungere a causa delle difficoltà opposte dal Governo Cecoslovacco, che stava per rompere i rapporti con la Santa Sede. Nel 1952 fu nominato Arcivescovo titolare di Nicomedia e Delegato Apostolico in Turchia, dove svolse anche il ministero di Amministratore Apostolico per i fedeli di rito latino.

L'anno successivo Mons. Bertoli fu trasferito in Colombia, dove promosse l'istituzione di nuove Circoscrizioni ecclesiastiche, visitando più volte i vasti territori del Paese e specialmente le missioni. Assistette alla nascita e partecipò alle prime riunioni del Consiglio Episcopale Latino-Americano (CELAM), istituito nel 1955 con sede a Bogotà.

Dopo essere stato per un anno Nunzio in Libano, dove si segnalò per l'interessamento ai problemi ecumenici e per i contatti con le Chiese orientali cattoliche e ortodosse e con le Comunità musulmane, nel 1960 fu nominato Nunzio in Francia. Qui rimase fino a quando fu creato Cardinale da Papa Paolo VI, nel Concistoro del 28 aprile 1969, e nominato Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, incarico che ricoprì fino al 1973. Anche in seguito il suo generoso e illuminato servizio alla Santa Sede si espresse in vari modi, sia in qualità di Camerlengo di Santa Romana Chiesa, sia come Membro di varie Congregazioni e Organismi della Curia Romana, sia con incarichi particolari che gli furono affidati dal Papa, come accadde nel 1976, quando fu inviato in Libano durante la crisi che insanguinò quell'importante regione mediorientale.

4. Il lungo ministero ecclesiale del Cardinale Bertoli è stato costantemente sostenuto dalla forza dell'amore di Dio, che trovava la sua espressione più genuina ed immediata nella testimonianza di carità e nei gesti concreti di solidarietà verso i fratelli, specialmente quelli più poveri e sofferenti. Come abbiamo ascoltato dall'apostolo Giovanni nella seconda Lettura, Dio ci ha amati per primo ed ha manifestato il suo amore per noi nel suo Figlio Gesù: "Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi" (1Jn 3,16). Ed è proprio questo amore infinito di Dio - continua san Giovanni - che ci fa passare dalla morte alla vita: "Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli" (1Jn 3,14).

Tutta la vita del Cardinale Paolo Bertoli è stata sorretta da questo grande ideale: un amore intenso e profondo verso Dio, un servizio generoso e fedele alla Chiesa, un'azione coraggiosa e solidale a favore dei fratelli, specialmente di quelli più sofferenti e bisognosi. Ne sono testimonianza eloquente le semplici ed intense parole che egli ci ha lasciato nel suo testamento spirituale. In esso esprime un amore profondo verso la “Chiesa Cattolica, nella quale sono stato battezzato ed ho vissuto nell’obbedienza e nella sottomissione alla Cattedra di Pietro”. Alla Chiesa ed al Papa egli ha offerto un servizio prezioso nei diversi incarichi che gli furono affidati, cercando sempre di rispondere - come egli stesso ricorda nel testamento - “con spirito di fede e con lealtà”, e con “quella semplicità tanto a me cara”.

5. Mentre ci apprestiamo a dare l'ultimo saluto alle spoglie mortali del nostro compianto Confratello, confidiamo che quella vita spirituale che gli è stata comunicata nel Battesimo ed è cresciuta con la grazia dei sacramenti e la partecipazione alla pienezza del Sacerdozio, sia fin d'ora condivisa da lui nella gioia del paradiso e possa manifestarsi pienamente nell'ultimo giorno, al momento del ritorno glorioso di Cristo.

Maria Santissima, che in modo particolare durante questo mese di novembre invochiamo col titolo di “Regina degli Angeli e dei Santi”, accolga come figlio amatissimo il nostro venerato Fratello Paolo Bertoli e gli spalanchi le porte del Paradiso. Amen!


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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA SANTA MARIA MATER DEI



Domenica, 11 novembre 2001




1. "Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti vivono per lui" (Lc 20,38).

Abbiamo celebrato il 2 novembre la Commemorazione di tutti i fedeli defunti. La Liturgia di questa 32ª domenica del tempo ordinario torna nuovamente su questo mistero, e ci invita a riflettere sulla realtà consolante della risurrezione dei morti. La tradizione biblica e cristiana, fondandosi sulla Parola di Dio, afferma con certezza che, dopo quest'esistenza terrena, si apre per l'uomo un futuro di immortalità. Non si tratta di una generica affermazione, che intende venire incontro all'aspirazione dell'essere umano verso una vita senza fine. La fede nella risurrezione dei morti si fonda, come ricorda l'odierna pagina evangelica, sulla fedeltà stessa di Dio, che non è il Dio dei morti, ma dei vivi, e comunica a quanti confidano in Lui la medesima vita che egli possiede in pienezza.

2. "Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto!" (Sal. resp.). Il ritornello del Salmo responsoriale ci proietta in questa vita oltre la morte, che è meta e pieno compimento del nostro pellegrinaggio qui sulla terra. Nel Primo Testamento si assiste al passaggio dall'antica concezione di un'oscura sopravvivenza delle anime nello sheol alla ben più esplicita dottrina della risurrezione dei morti. Lo attesta il Libro di Daniele (cfr Da 12,2-3) e, in maniera esemplare, il Secondo Libro dei Maccabei, da cui è tratta la prima lettura poc'anzi proclamata. In un'epoca in cui il popolo eletto era ferocemente perseguitato, sette fratelli non esitarono ad affrontare insieme con la loro madre le sofferenze e il martirio pur di non venir meno alla loro fedeltà al Dio dell'Alleanza. Uscirono vincitori da tale terribile prova, poiché erano sostenuti dall'attesa dell'"adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati" (2M 7,14).

Ammirando l'esempio dei sette fratelli riferito nel Libro dei Maccabei, ribadiamo con fermezza la nostra fede nella risurrezione dei morti di fronte a posizioni critiche anche del pensiero contemporaneo. E' questo uno dei punti fondamentali della dottrina cristiana, che illumina di luce consolante l'intera esistenza terrena.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di Santa Maria Mater Dei! Con grande gioia mi incontro quest'oggi con la vostra accogliente Comunità cristiana, ospitata in questo Centro Don Orione di Monte Mario, che ho avuto la gioia di visitare quindici anni or sono. Torno volentieri tra voi, carissimi, e a tutti rivolgo il mio affettuoso saluto.

Saluto anzitutto il Cardinale Vicario e il Vescovo Ausiliare di Settore. Saluto il Direttore Generale dei Figli della Divina Provvidenza e il Direttore Provinciale. Saluto il vostro zelante Parroco, don Savino Lombardi, i Vicari parrocchiali, la Comunità dell'Istituto Teologico e tutti i religiosi orionini, che operano in questo vasto complesso al servizio dei più poveri. Estendo il mio pensiero ai collaboratori, ai volontari ed ai laici impegnati nelle molteplici attività pastorali e sociali. Saluto le religiose dei cinque Istituti che vivono nel quartiere. Tanta ricchezza di carismi e di persone consacrate costituisce un grande dono per l'intera Parrocchia.

Abbraccio con affetto e calore specialmente voi, cari ragazzi e ospiti dell'Istituto Don Orione, che siete il cuore di quest'Opera in cui ben si riflette lo spirito del Fondatore. Allargo, poi, il mio pensiero agli ammalati, alle persone sole e anziane e a tutti gli abitanti di questo quartiere.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle! So che vi siete preparati all'odierno incontro meditando insieme sulla Lettera apostolica Novo millennio ineunte. Lasciate che ripeta anche a voi l'invito di Cristo a Pietro: "Duc in altum - Prendi il largo!" (Lc 5,4). Prendi il largo e non temere, Comunità parrocchiale della Mater Dei, animata dal desiderio di servire Cristo e di testimoniare il suo Vangelo di salvezza! A questo vasto sforzo apostolico partecipino concordi coloro che operano nei vari ambiti pastorali, dalla catechesi alla liturgia, dalla cultura alla carità.

Il vostro quartiere è abitato da non pochi professionisti, giornalisti e docenti universitari. Questo offre l'opportunità di sviluppare un'utile esperienza pastorale, coinvolgendo questi esperti e operatori del linguaggio e della comunicazione in itinerari di riflessione e di approfondimento sui temi fondamentali della dottrina cristiana. Il rapporto tra fede e vita costituisce oggi una delle sfide più impegnative per la nuova evangelizzazione.

Inoltre, in questo Centro, che è il cuore della Parrocchia, è forte il riferimento al beato Luigi Orione, apostolo infaticabile della carità e della fedeltà alla Chiesa. Seguitene, carissimi, le orme imitandolo nell'obbedienza filiale alla Chiesa, nella ricerca instancabile del bene delle anime, nell'attenzione ai poveri e ai bisognosi. Stanno davanti a voi le "vecchie" e le "nuove" povertà, che attendono la vostra generosa disponibilità.

5. Un pensiero speciale dirigo a voi, cari giovani. So quanto vi siete impegnati nella preparazione e nella celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù nell'agosto dell'anno scorso. A conclusione dell'indimenticabile Veglia a Tor Vergata ho invitato i giovani del mondo intero ad essere "sentinelle del mattino di quest'alba del terzo millennio". Rinnovo ora a voi quest'esortazione, perché siate "sentinelle" attente e vigilanti, che tengono desta l'attesa di Cristo. Siate missionari dei vostri coetanei, senza scoraggiarvi dinanzi alle difficoltà e cercando forme di evangelizzazione adatte al mondo giovanile.

A tale riguardo, penso al bene che da molti anni compie la "Polisportiva Don Orione", ora perfettamente integrata nella Comunità parrocchiale, come pure alle opportunità apostoliche che offrono i Centri di Formazione Professionale. Mi complimento inoltre con voi, cari giovani della Parrocchia, per aver dato vita alla significativa iniziativa, denominata "Capodanno alternativo", che coinvolge ormai molti altri vostri coetanei. Ogni anno essa riunisce qui a Roma, negli ultimi giorni di dicembre, ragazzi e ragazze di diverse regioni italiane e si allarga progressivamente ad altri Paesi e Continenti.

Con l'entusiasmo che contraddistingue la vostra età, preparatevi alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si celebrerà, a Dio piacendo, a Toronto nel luglio del 2002, approfondendone il Messaggio che si ispira alla frase evangelica: "Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14).

6. Dio Padre, che in Cristo Gesù "ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene" (2Th 2,16-17).

Cari Fratelli e Sorelle, con queste parole dell'apostolo Paolo, risuonate nella nostra assemblea liturgica, vi incoraggio a proseguire nel vostro quotidiano impegno cristiano. Per un fecondo apostolato di bene, siate fedeli alla preghiera e restate ancorati alla salda roccia che è Cristo. Vi aiuti in questo itinerario spirituale il beato Luigi Orione. Vi assista la Madonna, che da questo colle veglia sulla Città e che voi parrocchiani avete come Patrona col bel titolo di "Mater Dei". A Lei, Madre di Dio e della Chiesa, tutti vi affido. Sia Lei a proteggervi e ad accompagnarvi in ogni momento. Amen!


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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI S. ALESSIO



Domenica, 18 novembre 2001




1. "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime" (Lc 21,19). Queste parole, or ora risuonate nella nostra Assemblea, pongono ben in luce il messaggio spirituale dell’odierna trentatreesima domenica del tempo ordinario. Mentre ci avviciniamo alla conclusione dell’anno liturgico, la Parola di Dio ci invita a riconoscere che le realtà ultime sono governate e dirette dalla Provvidenza divina.

Nella prima lettura, il profeta Malachia descrive il giorno del Signore (cfr Ml 3,19) come un intervento decisivo di Dio, volto a sconfiggere il male e a ristabilire la giustizia, a punire i malvagi e a premiare i giusti. Ancor più chiaramente le parole di Gesù, riportate da san Luca, eliminano dai nostri cuori ogni forma di paura e di angoscia, aprendoci alla consolante certezza che la vita e la storia degli uomini, nonostante sconvolgimenti spesso drammatici, rimangono saldamente nelle mani di Dio.. A chi avrà riposto la propria fiducia in Lui, il Signore promette la salvezza: "Nemmeno un capello del vostro capo perirà" (Lc 21,18).

2. "Chi non vuol lavorare, neppure mangi" (2Th 3,10). Nella seconda lettura, san Paolo sottolinea che per preparare l’avvento del Regno di Dio i credenti devono impegnarsi seriamente e, di fronte ad una interpretazione deviante del messaggio evangelico, richiama con vigore questa concretezza. Con un'espressione estremamente efficace, l’Apostolo stigmatizza il comportamento di coloro che indulgevano ad atteggiamenti di disimpegno e di evasione, invece di vivere e testimoniare con alacrità il Vangelo, ritenendo falsamente che fosse ormai prossimo il "giorno del Signore".

Chi crede non deve comportarsi così! Al contrario, deve lavorare in modo serio e perseverante, in trepida attesa dell’incontro definitivo col Signore. Ecco lo stile proprio dei discepoli di Gesù, ben evidenziato dal Canto al Vangelo: "Vegliate e state pronti, perché non sapete in quale giorno verrà il Signore" (cfr Mt 24,42 Mt 24,44).

3. Carissimi parrocchiani di Sant'Alessio alle Case Rosse, grazie per la vostra calda accoglienza! Saluto con affetto il Cardinale Vicario e il Vescovo Ausiliare di Settore. Saluto il vostro attivo parroco, Don Giancarlo Casalone, il vicario parrocchiale e quanti fanno parte di questa Comunità, come pure gli abitanti del quartiere.

Con gioia celebro la Santa Messa in questa vostra nuova e bella chiesa parrocchiale. Grazie a Dio e al generoso contributo del Vicariato, dei vostri Sacerdoti e di tante persone di buona volontà, dopo circa vent’anni, la vostra Comunità può usufruire di un adeguato complesso parrocchiale. Sono certo che ciò favorirà non poco l’aggregarsi e il crescere della Comunità stessa, come pure il suo attivo inserimento apostolico nel territorio. E’ importante che ci sia un luogo dove radunarsi per pregare, ricevere i Sacramenti e stabilire rapporti di amicizia e di fraternità con tutti. In tal modo, è più semplice formare i fanciulli, incontrare i giovani, aiutare le famiglie e sostenere gli anziani. Si alimenta così anche quello spirito di accoglienza e di solidarietà di cui il mondo ha tanto bisogno.

4. Mentre ringraziamo il Signore per questo tempio e gli annessi locali, vi esorto, cari Fratelli e Sorelle, a continuare a costruire insieme la vostra Comunità ecclesiale, costituita di pietre vive che poggiano su Cristo, pietra fondamentale. Sono tanti i gruppi e le associazioni che la compongono e che qui si radunano per pregare, per formarsi alla scuola del Vangelo, per una assidua partecipazione ai Sacramenti - soprattutto a quelli della Penitenza e dell’Eucaristia - e per crescere nella comunione e nel servizio. Ricordo, tra gli altri, gli Scout, i vari gruppi giovanili, quelli del Rinnovamento nello Spirito e della Lectio divina, come pure le persone che si dedicano al Centro di ascolto Caritas. Carissimi, camminate insieme e offrite generosamente il vostro contributo alla Missione diocesana permanente. Di fronte ai messaggi negativi, veicolati da certe mode culturali della società contemporanea, siate costruttori di speranza e missionari di Cristo dappertutto.

Non è forse questo il programma pastorale della nostra Diocesi? Ma perché lo Spirito di Cristo penetri ovunque, occorre rafforzare una capillare e organica pastorale vocazionale. Occorre educare le famiglie e i giovani alla preghiera e a fare della propria esistenza un dono per gli altri. Per tale azione vocazionale, potranno esservi di aiuto i contatti coi Seminari diocesani, il coinvolgimento degli Istituti religiosi e il sostegno dei servizi offerti dal Vicariato per l’apostolato giovanile, universitario e familiare.

5. Chiedetevi ogni giorno: Signore, che cosa vuoi che io faccia? Qual è la tua volontà su di noi come famiglia, come genitori, come figli? Che cosa aspetti da me, come giovane che si apre alla vita e vuole vivere con te e per te? Solo rispondendo a queste domande personali e coinvolgenti, potrete realizzare appieno la volontà di Dio, ed essere "luce" e "sale" che illumina e dà sapore a questa nostra amata Città.

Gesù ci esorta a "vegliare" e a "stare pronti" (cfr Canto al Vangelo). Ci invita alla conversione e alla costante vigilanza. Che la vostra vita si ispiri sempre a quest’esortazione! Quando il cammino si fa duro e faticoso, quando la paura e l'angoscia sembrano prevalere, è allora specialmente che la Parola di Dio deve essere nostra luce e nostro saldo conforto. In questa maniera si consolida la fede, resta desta la speranza e si intensifica l’ardore dell’amore divino.

Maria sia il vostro sostegno e la vostra guida! E’ Lei la Vergine fedele che ci può insegnare ad essere "sempre lieti nel servizio del Signore", come abbiamo pregato all’inizio di questa Eucaristia, ottenendoci la forza di "perseverare nella dedizione a Dio", fonte di ogni bene. Potremo così conseguire una "felicità piena e duratura". Così sia!



GPII Omelie 1996-2005 317