GPII Omelie 1996-2005 352

352

VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA

DEDICAZIONE DEL SANTUARIO DELLA DIVINA MISERICORDIA

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Kraków-Lagiewniki

Sabato, 17 agosto 2002



"O inconcepibile ed insondabile Misericordia di Dio,
Chi Ti può adorare ed esaltare in modo degno?
O massimo attributo di Dio Onnipotente,
Tu sei la dolce speranza dei peccatori"
(Diario, 951 - ed. it. 2001, p. 341).

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Ripeto oggi queste semplici e sincere parole di Santa Faustina, per adorare assieme a lei e a tutti voi il mistero inconcepibile ed insondabile della misericordia di Dio. Come lei, vogliamo professare che non esiste per l’uomo altra fonte di speranza, al di fuori della misericordia di Dio. Desideriamo ripetere con fede: Gesù, confido in Te!

Di questo annuncio, che esprime la fiducia nell’amore onnipotente di Dio, abbiamo particolarmente bisogno nei nostri tempi, in cui l’uomo prova smarrimento di fronte alle molteplici manifestazioni del male. Bisogna che l’invocazione della misericordia di Dio scaturisca dal profondo dei cuori pieni di sofferenza, di apprensione e di incertezza, ma nel contempo in cerca di una fonte infallibile di speranza. Perciò veniamo oggi qui, nel Santuario di Lagiewniki, per riscoprire in Cristo il volto del Padre: di Colui che è "Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione" (2Co 1,3). Con gli occhi dell’anima desideriamo fissare gli occhi di Gesù misericordioso per trovare nella profondità di questo sguardo il riflesso della sua vita, nonché la luce della grazia che già tante volte abbiamo ricevuto, e che Dio ci riserva per tutti i giorni e per l’ultimo giorno.

2. Stiamo per dedicare questo nuovo tempio alla Misericordia di Dio. Prima di questo atto voglio ringraziare di cuore coloro che hanno contribuito alla sua costruzione. Ringrazio in modo speciale il Cardinale Franciszek Macharski, che tanto si è adoperato per questa iniziativa, manifestando la sua devozione alla Divina Misericordia. Con affetto abbraccio le Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia e le ringrazio per la loro opera di diffusione del messaggio lasciato da Santa Suor Faustina. Saluto i Cardinali e i Vescovi della Polonia, con a capo il Cardinale Primate, nonché i Vescovi provenienti da varie parti del mondo. Mi rallegra la presenza dei sacerdoti diocesani e religiosi nonché dei seminaristi.

Saluto di cuore tutti i partecipanti a questa celebrazione, e, in modo particolare, i rappresentanti della Fondazione del Santuario della Divina Misericordia che ne ha curato la costruzione, e le maestranze delle varie imprese. So che molti qui presenti hanno con generosità sostenuto materialmente questa costruzione. Prego Dio perché ricompensi la loro magnanimità e il loro impegno con la sua benedizione!

3. Fratelli e Sorelle! Mentre dedichiamo questa nuova chiesa, possiamo porci la domanda che travagliava il re Salomone, quando stava consacrando come abitazione di Dio il tempio di Gerusalemme: "Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruita!" (1R 8,27). Sì, a prima vista, legare determinati "spazi" alla presenza di Dio potrebbe sembrare inopportuno. Tuttavia bisogna ricordare che il tempo e lo spazio appartengono interamente a Dio. Anche se il tempo e tutto il mondo possono considerarsi il suo "tempio", tuttavia ci sono tempi e luoghi che Dio sceglie, affinché in essi gli uomini sperimentino in modo speciale la sua presenza e la sua grazia. E la gente, spinta dal senso della fede, viene in questi luoghi, sicura di porsi veramente davanti a Dio presente in essi.

Con questo stesso spirito di fede sono giunto a Lagiewniki per dedicare questo nuovo tempio, convinto che esso sia un luogo speciale scelto da Dio per spargere la grazia della sua misericordia. Prego affinché questa chiesa sia sempre un luogo di annuncio del messaggio sull’amore misericordioso di Dio; un luogo di conversione e di penitenza; un luogo di celebrazione dell’Eucaristia, fonte della misericordia; un luogo di preghiera e di assidua implorazione della misericordia per noi e per il mondo. Prego con le parole di Salomone: "Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica. Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza dinanzi a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa... Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, nel cielo; ascolta e perdona!" (1R 8,28-30).

4. "È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori" (Jn 4,23). Quando leggiamo queste parole del Signore Gesù nel Santuario della Divina Misericordia, ci rendiamo conto in modo tutto particolare che non ci si può presentare qui se non in Spirito e verità. È lo Spirito Santo, Consolatore e Spirito di Verità, che ci conduce sulle vie della Divina Misericordia. Egli, convincendo il mondo "quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio" (Jn 16,8), nello stesso tempo rivela la pienezza della salvezza in Cristo. Questo convincere quanto al peccato avviene in una duplice relazione alla Croce di Cristo. Da una parte lo Spirito Santo ci permette, mediante la Croce di Cristo, di riconoscere il peccato, ogni peccato, nell’intera dimensione del male, che in sé contiene e nasconde. Dall’altra lo Spirito Santo ci permette, sempre mediante la Croce di Cristo, di vedere il peccato alla luce del mysterium pietatis, cioè dell’amore misericordioso e indulgente di Dio (cfr Dominum et vivificantem DEV 32).

E così il "convincere quanto al peccato" diventa al tempo stesso un convincere che il peccato può essere rimesso e l’uomo può di nuovo corrispondere alla dignità di figlio prediletto di Dio. La Croce, infatti, "è il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo [ÿ]. La Croce è come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza terrena dell’uomo" (Dives in misericordia DM 8). Questa verità verrà sempre ricordata dalla pietra angolare di questo Santuario, prelevata dal monte Calvario, in un certo modo dal di sotto della Croce sulla quale Gesù Cristo ha vinto il peccato e la morte.

Credo fermamente che questo nuovo tempio rimarrà per sempre un luogo dove le persone si presenteranno davanti a Dio in Spirito e verità. Verranno con la fiducia che assiste quanti umilmente aprono il cuore all’azione misericordiosa di Dio, a quell’amore che anche il più grande peccato non può sconfiggere. Qui, nel fuoco dell’amore divino, i cuori arderanno bramando la conversione, e chiunque cerca la speranza troverà sollievo.

5. "Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo, per i peccati nostri e del mondo intero; per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero" (Diario, 476 - ed. it. p. 193). Di noi e del mondo intero... Quanto bisogno della misericordia di Dio ha il mondo di oggi! In tutti i continenti, dal profondo della sofferenza umana, sembra alzarsi l’invocazione della misericordia. Dove dominano l’odio e la sete di vendetta, dove la guerra porta il dolore e la morte degli innocenti occorre la grazia della misericordia a placare le menti e i cuori, e a far scaturire la pace. Dove viene meno il rispetto per la vita e la dignità dell’uomo, occorre l’amore misericordioso di Dio, alla cui luce si manifesta l’inesprimibile valore di ogni essere umano. Occorre la misericordia per far sì che ogni ingiustizia nel mondo trovi il suo termine nello splendore della verità.

Perciò oggi, in questo Santuario, voglio solennemente affidare il mondo alla Divina Misericordia.Lo faccio con il desiderio ardente che il messaggio dell’amore misericordioso di Dio, qui proclamato mediante Santa Faustina, giunga a tutti gli abitanti della terra e ne riempia i cuori di speranza. Tale messaggio si diffonda da questo luogo nell'intera nostra amata Patria e nel mondo. Si compia la salda promessa del Signore Gesù: da qui deve uscire "la scintilla che preparerà il mondo alla sua ultima venuta" (cfr Diario, 1732 - ed. it. p. 568).

Bisogna accendere questa scintilla della grazia di Dio. Bisogna trasmettere al mondo questo fuoco della misericordia. Nella misericordia di Dio il mondo troverà la pace, e l’uomo la felicità! Affido questo compito a voi, carissimi Fratelli e Sorelle, alla Chiesa che è in Cracovia e in Polonia, e a tutti i devoti della Divina Misericordia che qui giungeranno dalla Polonia e dal mondo intero. Siate testimoni della misericordia!

6. Dio, Padre misericordioso,
che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio tuo Gesù Cristo,
e l’hai riversato su di noi nello Spirito Santo, Consolatore,
Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo.

ChinaTi su di noi peccatori,
risana la nostra debolezza,
sconfiggi ogni male,
fa' che tutti gli abitanti della terra
sperimentino la tua misericordia,
affinché in Te, Dio Uno e Trino,
trovino sempre la fonte della speranza.

Eterno Padre,
per la dolorosa Passione e la Risurrezione del tuo Figlio,
abbi misericordia di noi e del mondo intero!

Amen.

* * *

Parole del Santo Padre prima della Benedizione:

Alla fine di questa solenne liturgia desidero dire che molti dei miei ricordi personali sono legati a questo luogo. Venivo qui soprattutto durante l’occupazione nazista quando lavoravo nel vicino stabilimento Solvay. Ancora oggi ricordo la via che porta da Borek Falecki a Debniki. La percorrevo tutti i giorni andando a lavorare in diversi turni, con le scarpe di legno ai piedi. Allora si portavano quelle. Come era possibile immaginare che quell’uomo con gli zoccoli un giorno avrebbe consacrato la basilica della Divina Misericordia a Lagiewniki di Cracovia?

Mi rallegro per la costruzione di questo bel tempio dedicato alla Misericordia Divina. Affido al Cardinale Macharski e a tutta l’Arcidiocesi di Cracovia e alle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia la cura materiale e soprattutto quella spirituale di questo santuario. Che questa collaborazione nell’opera della diffusione del culto di Gesù Misericordioso dia frutti benedetti nei cuori dei fedeli in Polonia e in tutto il mondo.

Dio Misericordioso benedica abbondantemente tutti i pellegrini che vengono e verranno qui in futuro.






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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA

400° ANNIVERSARIO DELLA DEDICAZIONE DEL SANTUARIO

DELLA PASSIONE DI GESÙ E DELLA MADONNA ADDOLORATA

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Basilica di Kalwaria Zedrzydowska

Lunedì, 19 agosto 2002


"Salve, Regina, Madre di Misericordia,
vita, dolcezza e speranza nostra, salve!"

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Giungo oggi in questo Santuario da pellegrino, come venivo quando ero bambino e in età giovanile. Mi presento dinanzi alla Madonna di Kalwaria come quando venivo da Vescovo di Cracovia per affidarLe i problemi dell’Arcidiocesi e di coloro che Dio aveva affidato alle mie cure pastorali. Vengo qui e, come allora, ripeto: Salve! Salve, Regina, Madre di Misericordia!

Quante volte ho sperimentato che la Madre del Figlio di Dio rivolge i suoi occhi misericordiosi alle preoccupazioni dell’uomo afflitto e gli ottiene la grazia di risolvere problemi difficili, ed egli, povero di forze, si riempie di stupore per la forza e la saggezza della Divina Provvidenza. Forse non lo hanno sperimentato anche intere generazioni di pellegrini che giungono qui da quattrocento anni? Certamente sì. Altrimenti non ci sarebbe stata oggi questa celebrazione. Non sareste qui voi, carissimi, che percorrete i Sentieri di Kalwaria, seguendo le orme della Passione e della Croce di Cristo e l’itinerario della compassione e della gloria della sua Madre. Questo luogo, in modo mirabile, aiuta il cuore e la mente a penetrare il mistero di quel legame che unì il Salvatore che pativa e sua Madre che compativa. Al centro di questo mistero d’amore, chi viene qui ritrova sé stesso, la sua vita, la sua quotidianità, la sua debolezza e, insieme, la forza della fede e della speranza: quella forza che scaturisce dalla convinzione che la Madre non abbandona il figlio nella sventura, ma lo conduce al suo Figlio e lo affida alla sua misericordia.

2. "Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala" (Jn 19,25). Colei che era legata al Figlio di Dio da vincoli di sangue e d'amore materno, là, ai piedi della Croce, viveva quest'unione nella sofferenza. Lei sola, malgrado il dolore del cuore di madre, sapeva che tale sofferenza aveva un senso. Lei aveva fiducia – fiducia nonostante tutto – che si stava compiendo l’antica promessa: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno" (Gn 3,15). E la sua fiducia trovò conferma, quando il Figlio agonizzante si rivolse a lei: "Donna!".

Poteva in quel momento, sotto la Croce, attendersi che di lì a poco, in tre giorni, la promessa di Dio si sarebbe compiuta? Questo rimarrà per sempre un segreto del suo cuore. Sappiamo, però, una cosa: Lei, la prima fra tutti gli esseri umani, compartecipò alla gloria del Figlio risorto. Lei – come crediamo e professiamo – con l’anima e il corpo è stata assunta al cielo per sperimentare l’unione nella gloria, per rallegrarsi accanto al Figlio dei frutti della Divina Misericordia e ottenerli a coloro che cercano rifugio in Lei.

3. Il vincolo misterioso d’amore. Quanto splendidamente lo esprime questo luogo! La storia afferma che agli inizi del XVII secolo Mikolaj Zebrzydowski, il fondatore del Santuario, pose le fondamenta per costruire la cappella del Golgota, sul modello della chiesa della Crocifissione di Gerusalemme. Desiderava in tal modo, sopra ogni altra cosa, rendere vicino a sé stesso e ad altri il mistero della passione e della morte di Cristo. Tuttavia più tardi, progettando la costruzione delle vie della Passione del Signore, dal Cenacolo al Sepolcro di Cristo, condotto dalla devozione mariana e dall’ispirazione di Dio volle collocare su quella via delle cappelle evocatorie degli avvenimenti di Maria. E così sono nati altri sentieri e una nuova pratica religiosa, in un certo modo, a completamento della Via Crucis: la celebrazione detta la Via della Compassione della Madre di Dio.Da quattro secoli, si susseguono generazioni di pellegrini che ripercorrono qui le orme del Redentore e di sua Madre, attingendo abbondantemente a quell’amore che resistette alla sofferenza e alla morte, e nella gloria del cielo trovò il suo coronamento.

Durante questi secoli, i pellegrini sono venuti accompagnati fedelmente dai Padri Francescani, detti "Bernardini", incaricati dell’assistenza spirituale del Santuario di Kalwaria. Oggi voglio esprimere loro gratitudine per questa predilezione per Cristo che ha patito e per sua Madre che ha compatito; una predilezione che con fervore e dedizione riversano nei cuori dei pellegrini. Carissimi Padri e Fratelli "Bernardini", voglia il buon Dio benedirvi in questo ministero, adesso e in futuro!

4. Nel 1641 il Santuario di Kalwaria è stato arricchito di un dono particolare. La Provvidenza indirizzò verso Kalwaria i passi di Stanislaw Paszkowski di Brzezie, perché affidasse alla custodia dei Padri "Bernardini" l’immagine della Madre Santissima, già diventata famosa per le sue grazie quando si trovava nella cappella di famiglia. Da allora in poi, e particolarmente dal giorno dell’incoronazione, compiuta nel 1887 dal Vescovo di Cracovia, Albin Sas Dunajewski con il beneplacito di Papa Leone XIII, i pellegrini terminano il loro pellegrinaggio per le stradine al suo cospetto. All’inizio venivano qui da tutte le parti della Polonia, ma anche dalla Lituania, dalla Rus’, dalla Slovacchia, dalla Boemia, dall'Ungheria, dalla Moravia e dalla Germania. Si sono affezionati a lei particolarmente gli abitanti della Slesia, che hanno offerto la corona a Gesù, e dal giorno dell’incoronazione ogni anno partecipano alla processione nel giorno dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

Quanto è stato importante questo luogo per la Polonia divisa dalle spartizioni! Lo ha espresso Mons. Dunajewski nel corso dell'incoronazione così pregando: "In questo giorno Maria è stata assunta al cielo ed ivi incoronata. Al ricorrere dell’anniversario di questo giorno, tutti i Santi porgono le loro corone ai piedi della loro Regina, ed oggi anche il popolo polacco porta le corone d’oro, affinché dalle mani del Vescovo siano poste sulla fronte di Maria in quest’immagine miracolosa. Ricompensaci di questo, o Madre, affinché siamo uno fra di noi e con Te". Così pregava per l’unificazione della Polonia divisa. Oggi, dopo che essa è diventata un’unità territoriale e nazionale, le parole di quel Pastore non perdono d'attualità, ma anzi acquistano un nuovo significato. Bisogna ripeterle oggi, chiedendo a Maria che ci ottenga l’unità della fede, l’unità dello spirito e del pensiero, l’unità delle famiglie e l’unità sociale. Per questo prego oggi insieme a voi: fa', o Madre di Kalwaria, "che siamo uno fra di noi e con Te".

5. "Orsù, dunque, Avvocata nostra,
rivolgi a noi gli occhi Tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del Tuo seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!"

Rivolgi, o Signora delle grazie, il tuo sguardo a questo popolo
che da secoli è rimasto fedele a Te e a tuo Figlio.
Rivolgi lo sguardo a questa nazione,
che sempre ha riposto la speranza nel tuo amore di Madre.
Rivolgi a noi lo sguardo, gli occhi tuoi misericordiosi,
ottienici quello di cui i Tuoi figli hanno più bisogno.
Apri i cuori dei benestanti ai bisogni dei poveri e sofferenti.
Ai disoccupati fa’ incontrare un datore di lavoro.
Aiuta coloro che sono sul lastrico a trovare una casa.
Alle famiglie dona l’amore che fa superare tutte le difficoltà.
Ai giovani addita la strada e le prospettive per il futuro.
Avvolgi i bambini con il manto della tua protezione,
perché non vengano scandalizzati.
Anima le comunità religiose con la grazia della fede, della speranza e della carità.
Fa’ che i sacerdoti ricalchino le orme del tuo Figlio nell’offrire ogni giorno la vita per le pecore.
Ai Vescovi ottieni la luce dello Spirito Santo, affinché guidino la Chiesa in queste terre
verso il Regno del tuo Figlio per una strada unica e dritta.
Madre Santissima, Nostra Signora di Kalwaria,
ottieni anche a me le forze del corpo e dello spirito,
affinché possa compiere fino alla fine la missione assegnatami dal Risorto.
A Te rimetto tutti i frutti della mia vita e del mio ministero;
a Te affido le sorti della Chiesa;
a Te consegno la mia nazione;
in Te confido e a Te ancora una volta dichiaro:
Totus Tuus, Maria!
Totus Tuus. Amen.



Parole del Santo Padre al termine della Celebrazione Eucaristica:

Ecco che ora si sta concludendo il mio pellegrinaggio in Polonia, a Cracovia. Sono contento che il coronamento di questa visita avviene proprio a Kalwaria, ai piedi di Maria. Ancora una volta desidero affidare alla sua protezione voi qui riuniti, la Chiesa in Polonia e tutti i connazionali. Che il suo amore sia la fonte di abbondanti grazie per il nostro Paese e i suoi abitanti.

Quando ho visitato questo santuario nel 1979 vi ho chiesto di pregare per me, finché sono vivo e dopo la mia morte. Oggi ringrazio voi e tutti i pellegrini di Kalwaria per queste preghiere, per il sostegno spirituale che ricevo continuamente. E continuo a chiedervi: non cessate di pregare - lo ripeto ancora una volta - finché sono vivo e dopo la mia morte. Ed io, come sempre, ricambierò la vostra benevolenza raccomandando voi tutti a Cristo misericordioso ed a sua Madre.
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CAPPELLA PAPALE PER LE ESEQUIE

DEL CARDINALE FRANÇOIS-XAVIER NGUYÊN VAN THUÂN


OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Venerdì, 20 settembre 2002




1. “La loro speranza è piena di immortalità” (Sg 3,4).

Queste consolanti parole del Libro della Sapienza ci invitano ad elevare, nella luce della speranza, la nostra preghiera di suffragio per l’anima eletta del compianto Cardinale François-Xavier Nguyên Van Thuân, che ha posto l’intera sua vita proprio sotto il segno della speranza.

Certo, la sua scomparsa addolora quanti lo hanno conosciuto ed amato: i suoi familiari, in particolare la sua mamma, a cui rinnovo l’espressione della mia affettuosa vicinanza. Penso poi alla diletta Chiesa in Viêt Nâm, che lo ha generato alla fede; e penso anche all’intero popolo vietnamita, che il venerato Cardinale ha espressamente ricordato nel testamento spirituale, affermando di averlo sempre amato. Rimpiange il Cardinale Van Thuân la Santa Sede, al cui servizio egli ha speso i suoi ultimi anni, quale Vice Presidente e quindi Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

A tutti, anche in questo momento, egli sembra rivolgere con suadente affetto l’invito alla speranza. Quando, nell’anno 2000, gli domandai di dettare le meditazioni per gli Esercizi Spirituali alla Curia Romana, egli scelse come tema: “Testimoni della speranza”. Ora che il Signore l’ha saggiato “come oro nel crogiuolo” e l’ha gradito “come un olocausto”, possiamo veramente dire che “la sua speranza era piena di immortalità” (cfr Sg 3,4 Sg 3,6). Era piena, cioè, di Cristo, vita e risurrezione di quanti confidano in Lui.

2. Spera in Dio! Con quest’invito a confidare nel Signore il caro Porporato aveva iniziato le meditazioni degli Esercizi Spirituali. Le sue esortazioni mi sono rimaste impresse nella memoria per la profondità delle riflessioni, arricchite di continui ricordi personali, in gran parte relativi ai tredici anni passati in carcere. Raccontava che proprio in prigione aveva compreso che il fondamento della vita cristiana è “scegliere Dio solo”, totalmente abbandonandosi nelle sue mani paterne.

Siamo chiamati, aggiungeva alla luce dell’esperienza personale, ad annunciare a tutti il “Vangelo della speranza”; e precisava: solo con la radicalità del sacrificio si può portare a compimento questa vocazione, pur in mezzo alle prove più dure. “Valorizzare ogni dolore – egli diceva - come uno degli innumerevoli volti di Gesù Crocifisso e unirlo al suo significa entrare nella sua stessa dinamica di dolore-amore; significa partecipare della sua luce, della sua forza, della sua pace; significa ritrovare in noi una nuova e più piena presenza di Dio” (Testimoni della Speranza, Roma 2001, p. 124).

3. Ci si potrebbe domandare da dove egli traesse la pazienza e il coraggio che lo hanno sempre contraddistinto. Confidava, in proposito, che la sua vocazione sacerdotale era legata in modo misterioso ma reale al sangue dei martiri caduti nel secolo scorso mentre annunciavano il Vangelo in Viêt Nâm. “I martiri - osservava - ci hanno insegnato a dire di sì: un sì senza condizioni e limiti all’amore del Signore; ma anche un no alle lusinghe, ai compromessi, all’ingiustizia, magari con lo scopo di salvare la propria vita” (ibid PP 139-140). Ed aggiungeva che non si trattava di eroismo, ma di fedeltà maturata volgendo lo sguardo a Gesù, modello di ogni testimone e di ogni martire. Un’eredità da accogliere ogni giorno in una vita piena di amore e di mitezza.

4. Nel porgere l’ultimo saluto a questo eroico araldo del Vangelo di Cristo, ringraziamo il Signore per averci dato in lui un esempio luminoso di coerenza cristiana sino al martirio. Ha affermato di sé con impressionante semplicità: “Nell’abisso delle mie sofferenze … non ho mai cessato di amare tutti, non ho escluso nessuno dal mio cuore” (ibid. p. 124).

Il suo segreto era una indomita fiducia in Dio, alimentata dalla preghiera e dalla sofferenza accettata con amore. In carcere celebrava ogni giorno l’Eucarestia con tre gocce di vino e una goccia d’acqua nel palmo della mano. Era questo il suo altare, la sua cattedrale. Il Corpo di Cristo era la sua “medicina”. Raccontava con commozione: “Ogni volta avevo l’opportunità di stendere le mani e di inchiodarmi sulla Croce con Gesù, di bere con lui il calice più amaro. Ogni giorno recitando le parole della consacrazione, confermavo con tutto il cuore e con tutta l’anima un nuovo patto, un patto eterno fra me e Gesù, mediante il suo sangue mescolato al mio” (ibid. p. 168).

5. “Mihi vivere Christus est” (Ph 1,21).Fedele sino alla morte, il Cardinale Nguyên Van Thuân ha fatto sua l’espressione dell’apostolo Paolo che poc’anzi abbiamo ascoltato. Ha conservato la serenità e persino la gioia anche durante la lunga e sofferta degenza ospedaliera. Negli ultimi giorni, quando ormai era incapace di parlare, rimaneva con lo sguardo fisso al Crocifisso che gli stava di fronte. Pregava in silenzio, mentre consumava il suo estremo sacrificio a coronamento di una esistenza segnata dall’eroica configurazione a Cristo sulla Croce. A lui ben si adattano le parole proclamate da Gesù nell’imminenza della sua Pasqua: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Jn 12,24).

Solo con il sacrificio di se stesso, il cristiano contribuisce alla salvezza del mondo. È stato così per il nostro venerato Fratello Cardinale. Egli ci lascia, ma resta il suo esempio. La fede ci assicura che non è morto, ma è entrato nel giorno eterno che non conosce tramonto.

6. “Santa Maria … prega per noi … nell’ora della nostra morte”. In prigione, quando gli era impossibile pregare, ricorreva a Maria: “Madre, tu vedi che sono all’estremo limite, non riesco a recitare nessuna preghiera. Allora, … mettendo tutto nelle tue mani, ripeterò semplicemente: “Ave Maria!” (ibid. p. 253).

Nel testamento spirituale, dopo aver chiesto perdono, il compianto Cardinale assicura di continuare ad amare tutti. “Sono sereno di partire, egli afferma, e non conservo odio per nessuno. Offro tutte le sofferenze che ho passato a Maria Immacolata e a San Giuseppe”.

Il testamento si chiude con una triplice raccomandazione: “Amate la Vergine Santa e abbiate fiducia in San Giuseppe, siate fedeli alla Chiesa, siate uniti e siate caritatevoli verso tutti”. C’è qui in sintesi la sua stessa esistenza.

Possa egli essere accolto ora, insieme a Giuseppe ed a Maria, a contemplare nella gioia del Paradiso il volto glorioso di Cristo, che sulla terra ha ardentemente cercato come sua unica speranza.

Amen!
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CELEBRAZIONE ECUMENICA DEI VESPRI NEL VII CENTENARIO DELLA NASCITA

DI S. BRIGIDA DI SVEZIA COMPATRONA D’EUROPA

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Venerdì 4 ottobre 2002




1. "Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso" (1Co 2,2). Le parole dell'apostolo Paolo, risuonate nel corso di questa celebrazione ecumenica, hanno avuto una eco singolare nell’attività e nell’esperienza mistica di santa Brigida di Svezia, della quale commemoriamo il settimo centenario della nascita. Nelle diverse tappe della sua esistenza, che la videro dapprima sposa, madre ed educatrice, poi vedova ed infine iniziatrice di un nuovo cammino di vita consacrata, la Santa si è costantemente ispirata al mistero della passione e della morte di Cristo. I suoi occhi non si sono stancati di contemplare il volto del Crocifisso.

La ricordiamo questa sera, mentre rendiamo grazie al Signore per una così illustre e santa figlia della nobile terra di Svezia, legata alla città di Roma e testimone singolare delle profonde radici cristiane della civiltà europea.

2. With great pleasure I extend heartfelt greetings to you, dear Brothers and Sisters, who are taking part in this solemn evening Liturgy in honour of Saint Bridget. My thoughts go in particular to my Brother Bishops, to the clergy, and to the men and women Religious present.

In a spirit of brotherhood and friendship I greet the distinguished representatives of the Lutheran Churches. Your presence at this prayer is a cause of deep joy. I express the hope that our meeting together in the Lord’s name will help to further our ecumenical dialogue and quicken the journey towards full Christian unity.

I wish to send a special greeting to Their Majesties, the King and Queen of Sweden, represented here by their daughter Princess Victoria.

I respectfully greet the other religious and civil Authorities taking part, as well as the organizers, speakers and participants in the symposium on "the path of beauty for a more just and dignified world", commemorating the seven hundred years since the birth of Saint Bridget. My affectionate greeting goes to the dear Sisters of the Order of the Most Holy Saviour of Saint Bridget, gathered here with the Abbess General.

3. Here, at the tombs of the Apostles and in the places sanctified by the blood of the martyrs, Saint Bridget spent many hours in prayer during the time she was in Rome. Here she drew strength and steadfastness in order to be able to fulfill that extraordinary charitable, missionary and social commitment which made her one of the most notable people of her day.

Contemplating the crucified Lord and in intimate union with his Passion, she was able, with prophetic determination, to complete the mission which Christ had entrusted to her for the good of the Church and society at that time.

The marble statue situated on the outside the Vatican Basilica, near the entrance commonly called the "Door of Prayer", aptly expresses the ardour of her life and of her spirituality. Saint Bridget is portrayed in an attitude of prayer, with the book of her "Revelations" open, carrying a pilgrim’s staff and scrip, intent on contemplating the crucified Christ.

[2. Con grande gioia porgo cordiali saluti a voi, cari Fratelli e care Sorelle, che prendete parte a questa solenne Liturgia serale in onore di s.Brigida. Rivolgo un pensiero particolare ai miei Fratelli Vescovi, al clero e alle religiose e ai religiosi presenti.

In spirito di fraternità e amicizia saluto i distinti rappresentanti delle Chiese Luterane. La vostra presenza in occasione di questa preghiera è motivo di gioia profonda. Spero che questo nostro incontro nel nome del Signore promuova il nostro dialogo ecumenico e renda più breve il cammino verso la piena unità dei cristiani.

Desidero inviare un saluto speciale alle Loro Maestà, il Re e la Regina di Svezia, rappresentate qui dalla figlia, la Principessa Vittoria.

Saluto rispettosamente le altre autorità civili e religiose che prendono parte, insieme agli organizzatori, agli oratori e ai partecipanti al simposio sul tema "Per un mondo più giusto e degno. La via della bellezza", in commemorazione dei settecento anni della nascita di santa Brigida.

Rivolgo un saluto affettuoso alle care Suore dell'Ordine del SS.mo Salvatore di Santa Brigida, riunite qui con l'Abbadessa Generale.

3. Qui, presso le tombe degli Apostoli e nei luoghi santificati dal sangue dei martiri, santa Brigida trascorse molte ore in preghiera durante il suo soggiorno a Roma. Qui, trasse forza e fermezza per essere in grado di adempiere a quell'impegno straordinariamente caritatevole, missionario e sociale che fece di lei una delle persone più autorevoli del suo tempo.

In contemplazione del Signore Crocifisso e in intima unione con la Sua Passione, fu in grado, con determinazione profetica, di completare la missione che Cristo le aveva affidato per il bene della Chiesa e della società a quel tempo.

La statua marmorea posta all'esterno della Basilica Vaticana, vicino all'entrata comunemente chiamata "Porta della Preghiera", esprime opportunamente l'ardore della sua vita e della sua spiritualità. Santa Brigida è ritratta in atteggiamento orante, con il libro delle sue "Rivelazioni" aperto, recante un bastone e una bisaccia da pellegrino, intenta alla contemplazione del Cristo crocifisso.]

4. Mi preme porre in luce un altro aspetto della personalità di questa grande missionaria della fede, che ho voluto proclamare compatrona d'Europa: è il suo attivo e solerte anelito per l'unità dei cristiani. In un'epoca complessa e non facile della storia ecclesiale ed europea, quest’invitta discepola del Signore non cessò di operare per la coesione e l'autentico progresso dell’unità dei credenti. Mi piace qui ripetere quanto ho voluto recentemente ricordare alle Suore Brigidine in un apposito Messaggio commemorativo del settimo centenario della sua nascita. Santa Brigida – scrivevo - "quale donna di unità, si propone a noi come testimone di ecumenismo. La sua personalità armoniosa ispira la vita dell'Ordine che a Lei fa rimontare le proprie origini nella direzione di un ecumenismo spirituale e insieme operativo" (n. 6 ). Si tratta d’una eredità spirituale da raccogliere, d’un impegno comune da proseguire con gioiosa generosità. Poiché però l'unità della Chiesa è una grazia dello Spirito, siamo consapevoli che occorre anzitutto implorarla costantemente nella preghiera, e poi costruirla con tenacia instancabile, ciascuno offrendo il proprio contributo personale.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle, cade oggi la festa di san Francesco d'Assisi. Sono a tutti note l’ammirazione e la devozione di questa Terziaria francescana verso il Poverello d’Assisi. Tra i numerosi pellegrinaggi che ebbe a compiere ai principali santuari dell'epoca, spicca quello dell'estate del 1352 ad Assisi. Fu una visita che le lasciò nella mente e nel cuore un ricordo indelebile.

Ci aiutino questi due grandi santi, che tanto influsso hanno esercitato nella vita della Chiesa e nella storia del continente europeo, ad essere, come loro, coraggiosi testimoni di Cristo e del suo perenne messaggio di salvezza. Interceda per noi Maria, di cui santa Brigida fu sempre molto devota, perché possiamo contribuire efficacemente all’instaurazione del Regno di Cristo e alla costruzione della civiltà dell'amore.



GPII Omelie 1996-2005 352