GPII Omelie 1996-2005 367

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CAPPELLA PAPALE PER L’ORDINAZIONE DEI VESCOVI

NELLA SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Lunedì, 6 Gennaio 2003




1. "Alzati, rivestiti di luce" (Is 60,1).

Il profeta Isaia si rivolge così alla città di Gerusalemme. La invita a lasciarsi illuminare dal suo Signore, luce infinita che fa risplendere la sua gloria sopra Israele. Il popolo di Dio è chiamato a diventare esso stesso luce, per orientare il cammino delle nazioni, sulle quali gravano ‘tenebre’ e ‘nebbia’ (Is 60,2).

Questo oracolo risuona con pienezza di significato nell'odierna solennità dell'Epifania del Signore. I Magi, che giungono dall'Oriente a Gerusalemme, sono guidati da un astro celeste (cfr Mt 2,1-2) e rappresentano le primizie dei popoli attirati dalla luce di Cristo. Essi riconoscono in Gesù il Messia, e in anticipo dimostrano che si sta realizzando il ‘mistero’ di cui parla san Paolo nella seconda Lettura: "che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù ... ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo" (Ep 3,6).

2. Di questo mistero, carissimi Fratelli eletti all'Episcopato, voi oggi diventate a pieno titolo ministri, ricevendo il Sacramento che fa di voi dei successori degli Apostoli.

I vostri nomi e i vostri volti parlano della Chiesa universale: la Catholica, nel linguaggio degli antichi Padri. Provenite, infatti, da varie nazioni e continenti; e a diversi Paesi siete ora nuovamente destinati.

La fede in Cristo, luce del mondo, ha guidato i vostri passi dalla giovinezza fino all'offerta di voi stessi nella consacrazione presbiterale. Al Signore non avete donato oro, incenso e mirra, ma la vostra stessa vita. Ora Cristo vi chiede di rinnovare questa oblazione, per assumere nella Chiesa il ministero episcopale. Come fece un giorno con i Dodici, invita ciascuno di voi a condividere appieno la sua vita e la sua missione (cfr Mc 3,13-15).

Ricevete la pienezza del dono; vi viene chiesta al tempo stesso la pienezza dell'impegno.

3. Con affetto vi saluto e spiritualmente vi abbraccio ad uno ad uno. Saluto voi, cari Mons. Paul Tschang In-nam, Mons. Celestino Migliore, Mons. Pierre Nguyên Van Tôt, Mons. Pedro López Quintana, che sarete miei Rappresentanti in Paesi dell'Asia e dell'Africa e presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Vi ringrazio per il prezioso servizio fin qui reso alla Santa Sede, e vi auguro che il vostro ministero pastorale contribuisca a far risplendere tra i popoli la luce di Cristo. Nel rispetto delle istituzioni e delle culture, invitate le Nazioni, alle quali siete mandati, ad aprirsi al Vangelo. Solo Cristo può garantire un profondo rinnovamento delle coscienze e dei popoli.

Saluto voi, cari Mons. Angelo Amato e Mons. Brian Farrell, a cui ho affidato nella Curia Romana gli uffici, rispettivamente, di Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede e di Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Fedeltà alla Tradizione cattolica ed impegno nel dialogo ecumenico: su questo binario proceda sempre sicuro il vostro servizio.

Saluto poi voi, cari Mons. Calogero La Piana, Vescovo di Mazara del Vallo (Italia); Mons. René-Marie Ehuzu, Vescovo di Abimey (Benin); Mons. Ján Babjak, Vescovo dell'Eparchia di Prešov (Slovacchia); Mons. Andraos Abouna, Ausiliare del Patriarcato di Babilonia dei Caldei (Iraq); Mons. Milan Šašik, Amministratore Apostolico "ad nutum Sanctae Sedis" dell'Eparchia di Mukacheve (Ucraina); Mons. Giuseppe Nazzaro, Vicario Apostolico di Alep dei Latini (Siria).

Le amate comunità ecclesiali che vi accoglieranno, e che saluto con affetto, possano trovare in voi Pastori diligenti e generosi. Sull'esempio e con l'aiuto del Buon Pastore, guidate sempre i credenti ai pascoli della vita eterna.

4. "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,35).

Cari e venerati Pastori, il divino Maestro vi domanda di vivere e testimoniare il suo amore. E' l'annuncio dell'amore salvifico di Dio, infatti, la sintesi della missione che quest'oggi, Solennità dell'Epifania del Signore, la Chiesa vi affida.

Fate risplendere la bellezza del Vangelo, compendio di divina carità, agli occhi del gregge a voi affidato. Offrite all'intero popolo cristiano una chiara testimonianza di santità. Siate sempre epifania di Cristo e del suo amore misericordioso, e nulla vi impedisca di portare a compimento questa missione.

Maria Santissima, maestra di perfetta conformazione al suo Figlio divino, vi sostenga e vi protegga nei diversi compiti che siete chiamati a svolgere.

Come esorta l'Apostolo, preoccupatevi di riflettere "come in uno specchio la gloria del Signore" e sarete trasformati "in quella medesima immagine, di gloria in gloria" (cfr 2Co 3,18). Che ciò si compia in ciascuno di voi, per la gloria di Dio e il bene delle anime. Amen!
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SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA E

AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO


Festa del Battesimo del Signore

Domenica, 12 gennaio 2003




1. "Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino" (Is 55,6).

Queste parole, tratte dalla seconda parte del Libro di Isaia, risuonano in questa domenica conclusiva del tempo del Natale. Esse costituiscono un invito ad approfondire il significato che ha per noi l'odierna festa del Battesimo del Signore.

Torniamo idealmente sulle rive del Giordano, dove Giovanni Battista amministra un battesimo di penitenza, esortando alla conversione. Di fronte al Precursore giunge anche Gesù, il quale con la sua presenza trasforma quel gesto di penitenza in una solenne manifestazione della sua divinità. All'improvviso risuona dal cielo una voce: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Mc 1,11), e lo Spirito scende su Gesù sotto forma di colomba.

In quell'evento straordinario Giovanni vede realizzarsi quanto era stato detto riguardo al Messia nato a Betlemme, adorato dai pastori e dai Magi. È proprio Lui l’annunciato dai Profeti, il Figlio prediletto del Padre, che dobbiamo cercare mentre si fa trovare, e invocare mentre ci è vicino.

Con il Battesimo ogni cristiano lo incontra in maniera personale: viene inserito nel mistero della sua morte e della sua resurrezione, e riceve una vita nuova, che è la stessa vita di Dio. Quale grande dono e quale grande responsabilità!

2. La liturgia ci invita quest'oggi ad attingere "con gioia alle sorgenti della salvezza" (Is 12,3); ci esorta a rivivere il nostro Battesimo, rendendo grazie per i tanti doni ricevuti.

Con questi sentimenti, mi accingo, come ormai è tradizione, ad amministrare il sacramento del Battesimo ad alcuni neonati, in questa stupenda Cappella Sistina, dove il pennello di grandi artisti ha raffigurato momenti essenziali della nostra fede. Ventidue sono i bambini provenienti in gran parte dall'Italia, ma anche dalla Polonia e dal Libano.

Saluto tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, che avete voluto prendere parte a questa suggestiva celebrazione. Con grande affetto saluto particolarmente voi, cari genitori, padrini e madrine, chiamati ad essere per questi piccoli i primi testimoni del dono fondamentale della fede. Il Signore vi affida, quali custodi responsabili, le loro vite così preziose ai suoi occhi. Impegnatevi amorevolmente perché crescano "in sapienza, età e grazia"; aiutateli ad essere fedeli alla loro vocazione.

Tra poco, anche a nome loro, rinnoverete la promessa di lottare contro il male e di aderire pienamente a Cristo. Che la vostra esistenza sia sempre segnata da questo impegno generoso!

3. Siate altresì coscienti che il Signore chiede a voi una nuova e più profonda collaborazione: vi affida cioè il compito quotidiano di accompagnarli nel cammino della santità. Sforzatevi di essere voi stessi santi per guidare i vostri figli verso questa alta meta della vita cristiana. Non dimenticate che, per essere santi, "c’è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell'arte della preghiera" (Lett. ap. Novo millennio ineunte, NM 32).

Maria, la Santa Madre del Redentore, che ha accolto con totale disponibilità il progetto di Dio, vi sostenga, alimentando la vostra speranza e il vostro desiderio di servire fedelmente Cristo e la sua Chiesa. Aiuti la Madonna specialmente questi piccoli, perché realizzino fino in fondo il progetto che Iddio ha per ciascuno di loro. Aiuti le famiglie cristiane del mondo intero ad essere autentiche "scuole di preghiera", nelle quali il pregare uniti costituisca sempre più il cuore e la sorgente di ogni attività!
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CELEBRAZIONE DEI VESPRI A CONCLUSIONE

DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI


Basilica di San Paolo Fuori le Mura

Sabato, 25 gennaio 2003




1. "Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta" (2Co 4,7).

Queste parole, tratte dalla Seconda Lettera ai Corinzi, sono state il motivo conduttore della "Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani", che oggi si chiude. Esse illuminano la nostra meditazione in questa liturgia vespertina della Festa della Conversione di san Paolo. L'Apostolo ci ricorda che portiamo il ‘tesoro’ affidatoci da Cristo in vasi di creta. A tutti i cristiani, pertanto, è chiesto di proseguire nel pellegrinaggio terreno senza lasciarsi sopraffare dalle difficoltà e dalle afflizioni (cfr Lumen gentium LG 8), con la certezza di poter superare ogni ostacolo grazie all'aiuto e alla potenza che viene dall'Alto.

Con tale consapevolezza, sono lieto di pregare questa sera insieme a voi, amati fratelli e sorelle delle Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma, uniti dall'unico Battesimo nel Signore Gesù Cristo. Vi saluto tutti con particolare cordialità.

E' mio vivo desiderio che la Chiesa di Roma, a cui la Provvidenza ha affidato una singolare "presidenza nella carità" (Ignazio di Antiochia, Ad Rom., Proem.), diventi sempre più modello di fraterni rapporti ecumenici.

2. Come cristiani, siamo consapevoli di essere chiamati a rendere al mondo la testimonianza del "glorioso vangelo" che Cristo ci ha consegnato (cfr 2Co 4,4). In suo nome, uniamo i nostri sforzi per servire la pace e la riconciliazione, la giustizia e la solidarietà, specialmente al fianco dei poveri e degli ultimi della terra.

In questa prospettiva, mi è caro ricordare la Giornata di preghiera per la pace nel mondo, che un anno fa, il 24 gennaio, ebbe luogo ad Assisi. Quell'evento di carattere interreligioso lanciò nel mondo un forte messaggio: ogni persona autenticamente religiosa è impegnata ad invocare da Dio il dono della pace, rinnovando la volontà di promuoverla e di costruirla insieme con gli altri credenti. Il tema della pace permane urgente più che mai, interpella in modo particolare i discepoli di Cristo, Principe della Pace, e costituisce una sfida e un impegno per il movimento ecumenico.

3. Rispondendo all'unico Spirito che guida la Chiesa, vogliamo questa sera rendere grazie a Dio per i tanti e abbondanti frutti che Egli, dispensatore di ogni dono, ha profuso sul cammino dell'ecumenismo. Come non ricordare, oltre all’incontro menzionato di Assisi con la partecipazione di rappresentanti ad alto livello di quasi tutte le Chiese e Comunità ecclesiali d’Oriente e d’Occidente, la visita a Roma, nel mese di marzo, di una Delegazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia? In giugno vi è stata, poi, la firma con il Patriarca Ecumenico Bartolomaios I della Dichiarazione comune sulla salvaguardia del creato; nel maggio ho avuto la gioia di rendere visita al Patriarca Maxim di Bulgaria; in ottobre ho invece ricevuto la visita del Patriarca Teoctist di Romania, con il quale ho anche firmato una Dichiarazione comune. Non posso poi dimenticare la visita dell’Arcivescovo di Canterbury, Dott. Carey, al termine del suo mandato, e gli incontri con Delegazioni ecumeniche di Comunità ecclesiali d’Occidente, come pure i progressi registrati dalle varie Commissioni miste di dialogo.

Al tempo stesso, non possiamo non riconoscere con realismo le difficoltà, i problemi e le delusioni che tuttora incontriamo. Succede così di avvertire a volte una certa stanchezza, una carenza di fervore, mentre vivo resta il dolore di non poter ancora condividere la Mensa eucaristica. Lo Spirito Santo però non cessa di sorprenderci e continua a compiere straordinari prodigi.

4. Nell'attuale situazione dell'ecumenismo, è importante considerare che solo lo Spirito di Dio è in grado di darci la piena unità visibile; solo lo Spirito di Dio può infondere nuovo fervore e coraggio. Ecco perché va sottolineata l'importanza dell'ecumenismo spirituale, che costituisce l'anima di tutto il movimento ecumenico (cfr Unitatis redintegratio UR 6-8).

Ciò non significa in alcun modo sminuire o addirittura trascurare il dialogo teologico, che ha recato abbondanti frutti negli ultimi decenni. Esso rimane, come sempre, irrinunciabile. In effetti l'unità tra i discepoli di Cristo non può che essere unità nella verità (cfr Lett. enc. Ut unum sint UUS 18-19). Verso tale meta lo Spirito ci guida anche per mezzo dei dialoghi teologici, che costituiscono un’indubbia occasione di reciproco arricchimento.

Soltanto nello Spirito Santo, tuttavia, è possibile recepire la verità del Vangelo, vincolante per tutti nella sua profondità. L'ecumenismo spirituale apre gli occhi e i cuori alla comprensione della verità rivelata, rendendoci capaci di riconoscerla e di accoglierla anche grazie alle argomentazioni degli altri cristiani.

5. L'ecumenismo spirituale si realizza in primo luogo per mezzo della preghiera elevata a Dio, quando è possibile, in comune. Come Maria e i discepoli dopo l'Ascensione del Signore, è importante continuare a riunirci ed essere assidui nell'invocare lo Spirito Santo (cfr Ac 1,12-14). Alla preghiera si aggiunge l'ascolto della Parola di Dio nella Sacra Scrittura, fondamento e nutrimento della nostra fede (cfr Dei Verbum DV 21-25). Non c'è poi riavvicinamento ecumenico senza conversione del cuore, senza santificazione personale e rinnovamento della vita ecclesiale.

Un ruolo quanto mai singolare svolgono inoltre le comunità di vita consacrata e i movimenti spirituali, sorti recentemente, nel favorire l'incontro con le antiche venerabili Chiese dell'Oriente, improntate allo spirito monastico. Incoraggianti segni di promettente ripresa della vita spirituale sono presenti anche nell'ambito delle Comunità ecclesiali dell'Occidente, e mi rallegro dei proficui scambi che avvengono tra tutte queste diverse realtà cristiane.

Né vanno dimenticati i casi in cui ecclesiastici di altre Chiese frequentano le Università cattoliche: ospiti dei nostri seminari, essi prendono parte alla vita degli studenti in conformità con la vigente disciplina ecclesiale. L'esperienza dimostra che ciò porta ad un reciproco arricchimento.

6. L'auspicio che oggi esprimiamo insieme è che la spiritualità della comunione cresca sempre più! Possa affermarsi in ciascuno di noi - come ho scritto nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte - la capacità di sentire il fratello di fede, nell'unità del Corpo mistico, "come uno che mi appartiene, per saper condividere le sue gioie e le sue sofferenze".

Ci sia dato di vedere "ciò che di positivo c'è nell'altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un «dono per me», oltre che per il fratello che lo ha direttamente ricevuto". Nessuno si illuda! Senza un'autentica spiritualità della comunione gli strumenti esteriori della comunione "diventerebbero apparati senz'anima, maschere di comunione, più che sue vie di espressione e di crescita" (cfr n. 43).

Proseguiamo, pertanto, con coraggio e pazienza su questo cammino, confidando nella potenza dello Spirito! Non spetta a noi fissare i tempi e le scadenze; ci basta la promessa del Signore.

Forti della parola di Cristo, non cederemo alla stanchezza, ma, al contrario, intensificheremo gli sforzi e la preghiera per l'unità. Risuoni confortante questa sera
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SANTA MESSA PER I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE

NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

SETTIMA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA


Sabato, 1° febbraio 2003




1. "Quando venne il tempo della loro purificazione..., portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore" (Lc 2,22). Il Bambino Gesù entra nel tempio di Gerusalemme tra le braccia della Vergine Madre.

"Nato da donna, nato sotto la legge" (Ga 4,4), Egli segue il destino di ogni primogenito maschio del suo popolo: secondo la Legge del Signore dev'essere "riscattato" con un sacrificio, quaranta giorni dopo la nascita (cfr Ex 13,2 Ex 13,12 Lv 12,1-8).

Quel neonato, esternamente in tutto simile agli altri, non passa inosservato: lo Spirito Santo apre gli occhi della fede all'anziano Simeone, che si avvicina e, preso il Bambino tra le braccia, riconosce in Lui il Messia e rende lode a Dio (cfr Lc 2,25-32). Questo Bambino - profetizza - sarà luce delle genti e gloria d'Israele (cfr v. 32), ma anche "segno di contraddizione" (v. 34) perché, secondo le Scritture, realizzerà il giudizio di Dio. E alla Madre stupita il pio vegliardo predice che ciò avverrà attraverso una sofferenza, di cui sarà anche lei partecipe (cfr v. 35).

2. Quaranta giorni dopo il Natale, la Chiesa celebra questo suggestivo mistero gaudioso, che in qualche modo anticipa il dolore del Venerdì Santo e la gioia della Pasqua. La tradizione orientale chiama quella odierna la "festa dell'incontro", perché, nello spazio sacro del tempio di Gerusalemme, si attua l'abbraccio tra la condiscendenza di Dio e l'attesa del popolo eletto.

Tutto ciò acquista significato e valore escatologico in Cristo: egli è lo Sposo che viene a compiere l'alleanza nuziale con Israele. Molti sono chiamati, ma quanti si trovano effettivamente pronti ad accoglierlo, con la mente ed il cuore vigilanti (cfr Mt 22,14)? Nell'odierna liturgia contempliamo Maria, modello di coloro che attendono e aprono docili il cuore all'incontro con il Signore.

3. In questa prospettiva, la festa della Presentazione di Gesù al Tempio si rivela particolarmente adatta ad ospitare la lode riconoscente delle persone consacrate, e ben a ragione da alcuni anni si celebra proprio in questa data la "Giornata della vita consacrata". L'icona di Maria, che nel tempio offre a Dio il Figlio, parla con eloquenza al cuore degli uomini e delle donne che hanno fatto totale oblazione di sé al Signore mediante i voti di povertà, castità e obbedienza per il Regno dei cieli.

Il tema dell'offerta spirituale si fonde con quello della luce, introdotto dalle parole di Simeone. La Vergine appare così quale candelabro che reca Cristo, "luce del mondo". Insieme a Maria, migliaia di religiosi, religiose e laici consacrati si radunano quest'oggi in tutto il mondo e rinnovano la loro consacrazione, tenendo tra le mani i ceri accesi, espressione della loro esistenza ardente di fede e d'amore.

4. Anche qui, nella Basilica di San Pietro, si leva questa sera un solenne rendimento di grazie a Dio per il dono della vita consacrata nella Diocesi di Roma e nella Chiesa universale. Saluto con viva cordialità il Signor Cardinale Eduardo Martínez Somalo, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, e i suoi collaboratori. Con affetto saluto anche tutti voi, Fratelli e Sorelle, religiosi, religiose e laici consacrati! Con la vostra numerosa, devota e gioiosa presenza, voi imprimete all'assemblea liturgica il volto della Chiesa-Sposa, tutta protesa, come Maria, a conformarsi pienamente alla divina Parola.

Dall'alto delle loro nicchie, lungo le pareti di questa Basilica, i Fondatori e le Fondatrici di tanti vostri Istituti vegliano su di voi. Essi richiamano il mistero della comunione dei santi, in forza della quale, nella Chiesa pellegrinante, si rinnova di generazione in generazione la scelta di seguire Cristo con speciale consacrazione, secondo i molteplici carismi suscitati dallo Spirito. Al tempo stesso, quelle venerate figure invitano a volgere lo sguardo alla patria celeste, dove, nell'assemblea dei santi, tante anime consacrate lodano in piena beatitudine il Dio Uno e Trino, che in terra hanno amato e servito con cuore libero e indiviso.

5. Povertà, castità e obbedienza sono caratteri distintivi dell'uomo redento, interiormente affrancato dalla schiavitù dell'egoismo. Liberi per amare, liberi per servire: così sono gli uomini e le donne che rinunciano a se stessi per il Regno dei cieli. Sulle orme di Cristo, crocifisso e risorto, essi vivono questa libertà come solidarietà, facendosi carico dei pesi spirituali e materiali dei fratelli.

E' il multiforme "servitium caritatis", che si esercita nella clausura e negli ospedali, nelle parrocchie e nelle scuole, tra i poveri e i migranti, nei nuovi areopaghi della missione. In mille modi la vita consacrata è epifania dell'amore di Dio nel mondo (cfr Esort. ap. Vita consecrata, cap. III).

Con animo riconoscente, oggi rendiamo lode a Dio per ciascuno di loro. Per intercessione della Vergine Maria, il Signore arricchisca sempre più la sua Chiesa di questo grande dono. A lode e gloria del suo nome e per la diffusione del suo Regno. Amen!
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STAZIONE QUARESIMALE PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE

NELLA BASILICA DI SANTA SABINA ALL’AVENTINO


Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo 2003






1. "Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, / convocate un'adunanza solenne. / Radunate il popolo, indite un'assemblea" (Jl 2,15-16).

Queste parole del profeta Gioele, poc'anzi proclamate, pongono in luce la dimensione comunitaria della penitenza. Certo, il pentimento non può che partire dal cuore, sede, secondo l'antropologia biblica, delle intenzioni profonde dell'uomo. Gli atti penitenziali, però, chiedono di essere vissuti anche insieme ai membri della comunità.

Specialmente nei momenti difficili, in seguito a una sventura o di fronte a un pericolo, la Parola di Dio, per bocca dei profeti, soleva richiamare i credenti ad una mobilitazione penitenziale: tutti sono convocati, nessuno escluso, dai vecchi ai bambini; tutti uniti per implorare da Dio compassione e perdono (cfr Jl 2,16-18).

2. La Comunità cristiana ascolta questo forte invito alla conversione, nel momento in cui si accinge ad intraprendere l'itinerario quaresimale, che prende avvio dall'antico rito dell'imposizione delle ceneri. Tale gesto, che taluni potrebbero ritenere d'altri tempi, stride certo con la mentalità dell'uomo moderno, ma questo ci spinge ad approfondirne il senso scoprendone la singolare forza d’impatto.

Deponendo le ceneri sulla testa dei fedeli, il sacerdote ripete: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai". Tornare in polvere è la sorte che apparentemente accomuna uomini e animali. L'essere umano però non è solo carne, ma anche spirito; se la carne ha come destino la polvere, lo spirito è fatto per l'immortalità. Il credente inoltre sa che Cristo è risorto, vincendo anche nel suo corpo la morte. Verso questa prospettiva anch'egli cammina nella speranza.

3. Ricevere la cenere sul capo significa, pertanto, riconoscersi creature, fatte di terra e destinate alla terra (cfr Gn 3,19); significa, al tempo stesso, proclamarsi peccatori, bisognosi del perdono di Dio per poter vivere secondo il Vangelo (cfr Mc 1,15); significa, infine, ravvivare la speranza del definitivo incontro con Cristo nella gloria e nella pace del Cielo.

Questa prospettiva di gioia impegna i credenti a fare tutto il possibile per anticipare nel tempo presente qualcosa della pace futura. Ciò suppone la purificazione del cuore e il rafforzamento della comunione con Dio e con i fratelli. A questo mirano la preghiera e il digiuno a cui, dinanzi alle minacce di guerra che incombono sul mondo, ho invitato i fedeli. Con la preghiera ci rimettiamo totalmente nelle mani di Dio, e solo da Lui attendiamo l'autentica pace. Con il digiuno prepariamo il cuore a ricevere dal Signore la pace, dono per eccellenza e segno privilegiato della venuta del suo Regno.

4. La preghiera e il digiuno vanno però accompagnati da opere di giustizia; la conversione deve tradursi in accoglienza e solidarietà. Ammonisce in proposito l'antico Profeta: "Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, / togliere i legami del giogo, / rimandare liberi gli oppressi / e spezzare ogni giogo?" (Is 58,6).

Non ci sarà pace sulla terra sino a quando perdureranno le oppressioni dei popoli, le ingiustizie sociali e gli squilibri economici tuttora esistenti. Ma per i grandi e auspicati cambiamenti strutturali non bastano iniziative ed interventi esterni; si richiede innanzitutto una corale conversione dei cuori all'amore.

5. "Ritornate a me con tutto il cuore" (Jl 2,12). Potremmo dire che il messaggio dell'odierna celebrazione si condensa in quest'accorata esortazione di Dio alla conversione del cuore.

Quest'invito viene ribadito dall'apostolo Paolo nella seconda Lettura "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio ... Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!" (2Co 5,20 2Co 6,2).

Ecco il momento favorevole, cari Fratelli e Sorelle, per rivedere il nostro atteggiamento verso Dio e verso i fratelli.

Ecco il giorno della salvezza, in cui esaminare in profondità i criteri che ci orientano nella condotta quotidiana.

Aiutaci, Signore, a tornare con tutto il cuore a Te, Via che conduce alla salvezza, Verità che rende liberi, Vita che non conosce la morte.
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CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI CINQUE SERVI DI DIO



III Domenica di Quaresima, 23 marzo 2003

1. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito; chi crede in lui ha la vita eterna" (Canto al Vangelo cfr Jn 3,16). Queste parole della Liturgia dell'odierna terza domenica di Quaresima ci invitano a contemplare, con gli occhi della fede, il grande Mistero che celebreremo a Pasqua. E' il dono pieno e definitivo dell'amore di Dio realizzato nella morte e nella risurrezione di Gesù.

Il Mistero della redenzione, al quale tutti i fedeli sono chiamati a partecipare, è stato vissuto in modo singolare dai nuovi Beati, che ho la gioia di elevare oggi alla gloria degli altari: Pierre Bonhomme, presbitero, fondatore della Congregazione delle Suore di Nostra Signora del Calvario; María Dolores Rodríguez Sopeña, vergine, fondatrice dell'Istituto Catechista Dolores Sopeña; María Caridad Brader, vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata; Juana María Condesa Lluch, fondatrice della Congregazione delle Ancelle di Maria Immacolata; László Batthyány-Strattmann, laico, padre di famiglia.

2. "I comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi" (Ps 18,9). Ciò si applica in modo naturale a Padre Pierre Bonhomme, che trovò nell'ascolto della Parola di Dio, in particolare delle Beatitudini e dei racconti della Passione del Signore, l'orientamento per vivere in intimità con Cristo e per imitarlo, guidato da Maria. La meditazione della Scrittura fu la fonte ineguagliabile della sua attività pastorale, soprattutto della sua attenzione verso i poveri, i malati, i sordomuti e le persone disabili, per i quali fondò l'Istituto delle "Suore di Nostra Signora del Calvario". Sull'esempio del nuovo Beato, possiamo ripetere: "Il mio modello sarà Gesù Cristo, ci si compiace di rassomigliare a colui che si ama". Possa Padre Bonhomme incoraggiarci a conoscere a fondo la Scrittura, per amare il Salvatore e per essere suoi instancabili testimoni attraverso la parola e la vita!

3. "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù" (Ex 20,2). La grande rivelazione del Sinai ci mostra Dio che riscatta e libera da ogni schiavitù, portando poi alla pienezza questo disegno nel mistero redentore del suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo. Come non far giungere questo sublime messaggio soprattutto a quanti non lo sentono nel proprio cuore perché ignorano il Vangelo?

Dolores Rodríguez Sopeña percepì questo bisogno e volle rispondere alla sfida di rendere presente la redenzione di Cristo nel mondo del lavoro. Per questo si propose come meta "fare di tutti gli uomini una sola famiglia in Cristo Gesù" (Costituzioni del 1907).

Questo spirito si cristallizzò nelle tre entità fondate dalla nuova Beata: Il Movimento dei Laici Sopeña, l'Istituto delle Dame Catechiste e l'Opera Sociale e Culturale Sopeña. Attraverso di esse, in Spagna e in America Latina, si prosegue una spiritualità che promuove l'edificazione di un mondo più giusto, annunciando il messaggio salvifico di Gesù Cristo.

4. "Sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio" (Ex 20,9-10). La lettura dell'Esodo che abbiamo ascoltato ci ricorda il dovere di lavorare, per collaborare con il nostro sforzo all'opera del Creatore e costruire così un mondo migliore e più umano. Tuttavia, nel XIX secolo, l'inserimento della donna nel mondo del lavoro retribuito al di fuori del focolare domestico fece aumentare i rischi per la sua vita di fede e per la sua dignità umana. Di ciò si rese conto la Beata Juana Condesa Lluch, mossa dalla sua squisita sensibilità religiosa. Nella sua gioventù fu profondamente cristiana: assisteva alla Messa ogni giorno nella chiesa del Patriarca e rafforzava la sua fede con la preghiera assidua. Così si preparò a dedicarsi completamente all'amore di Dio, fondando la Congregazione delle Ancelle di Maria Immacolata che, fedele al suo carisma, continua a impegnarsi nella promozione della donna lavoratrice.

5. "Noi predichiamo Cristo crocifisso... potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Co 23-24). Nella seconda lettura di oggi, san Paolo racconta come annunciava Gesù Cristo, anche dinanzi a quanti si aspettavano piuttosto prodigi o sapienza umana. Il cristiano deve annunciare sempre il suo Signore, senza fermarsi di fronte alle difficoltà, per quanto grandi siano.

Nel corso della storia molti uomini e donne hanno annunciato il Regno di Dio in tutto il mondo. Tra questi occorre menzionare Madre Caridad Brader, fondatrice delle Suore Francescane di Maria Immacolata.

Dall'intensa vita religiosa nel convento di Maria Hilf, nella sua patria svizzera, un giorno la nuova Beata partì per dedicarsi, prima in Ecuador e poi in Colombia, interamente alla missione ad gentes. Con illimitata fiducia nella Divina Provvidenza, fondò scuole e istituti, soprattutto nei quartieri poveri, e diffuse così una profonda devozione eucaristica.

Sul punto di morire disse alle sue consorelle: "Non abbandonate le buone opere della Congregazione, le elemosine e molta carità verso i poveri, molta carità fra le sorelle, adesione ai Vescovi e ai sacerdoti". Bella lezione di una vita missionaria al servizio di Dio e degli uomini!

6. "Ciò che è debolezza è più forte degli uomini" (1Co 1,25). Queste parole del Santo Apostolo Paolo rispecchiano la devozione e lo stile di vita del Beato Lázló Batthyány-Strattmann, che fu padre di famiglia e medico. Egli utilizzò la ricca eredità dei suoi nobili antenati per curare gratuitamente i poveri e per costruire due ospedali. Il suo interesse più grande non erano i beni materiali, né tanto meno il successo e la carriera furono gli obiettivi della sua vita. Insegnò e visse tutto ciò nella sua famiglia divenendo così il miglior testimone della fede per i suoi figli. Traendo la sua forza spirituale dall'Eucaristia, mostrò a quanti la Divina Provvidenza portava a lui la fonte della sua vita e della sua missione.

Il Beato László Batthyány-Strattmann mai antepose le ricchezze della terra al vero bene che è nei cieli. Il suo esempio di vita familiare e di generosa solidarietà cristiana sia incoraggiamento per tutti a seguire fedelmente il Vangelo.

7. La santità dei nuovi Beati ci stimola a tendere anche noi alla perfezione evangelica, mettendo in pratica tutte le parole di Gesù. Si tratta certamente di un itinerario ascetico impegnativo, ma possibile per tutti.

La Vergine Maria, Regina di tutti i Santi, ci sostenga con la sua materna intercessione.
Questi nuovi Beati siano nostre guide sicure verso la santità. Amen!
vSANTA MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE


OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Giovedì Santo, 17 aprile 2003




1. "Li amò sino alla fine" (Jn 13,1).

Alla vigilia della sua passione e morte, il Signore Gesù volle raccogliere intorno a sé ancora una volta i suoi Apostoli per affidare ad essi le ultime consegne e dare loro la testimonianza suprema del suo amore.

Entriamo anche noi nella "grande sala al piano superiore con i tappeti, già pronta" (Mc 14,15) e disponiamoci ad ascoltare i pensieri più intimi che Egli vuole confidarci; disponiamoci, in particolare, ad accogliere il gesto e il dono che Egli ha predisposto per questo appuntamento estremo.

2. Ecco, mentre stanno cenando, Gesù si alza da tavola e incomincia a lavare i piedi ai discepoli. Pietro dapprima resiste, poi capisce ed accetta. Anche noi siamo invitati a capire: la prima cosa che il discepolo deve fare è di mettersi in ascolto del suo Signore, aprendo il cuore ad accogliere l'iniziativa del suo amore. Solo dopo sarà invitato a fare a sua volta quanto ha fatto il Maestro. Anch'egli dovrà impegnarsi a "lavare i piedi" ai fratelli, traducendo in gesti di servizio vicendevole quell'amore che costituisce la sintesi di tutto il Vangelo (cfr Jn 13,1-20).

Sempre durante la Cena, sapendo che è ormai giunta la sua "ora", Gesù benedice e spezza il pane, poi lo distribuisce agli Apostoli dicendo: "Questo è il mio corpo"; ugualmente fa con il calice: "Questo è il mio sangue". E comanda loro: "Fate questo in memoria di me" (1Co 11,24 1Co 11,25). Veramente vi è qui la testimonianza di un amore spinto "fino alla fine" (Jn 13,1). Gesù si dona in cibo ai discepoli per divenire una cosa sola con loro. Ancora una volta emerge la "lezione" che occorre imparare: la prima cosa da fare è aprire il cuore all'accoglienza dell'amore di Cristo. L'iniziativa è sua: è il suo amore che ci rende capaci di amare a nostra volta i fratelli.

Ecco dunque: la lavanda dei piedi e il sacramento dell'Eucaristia: due manifestazioni di uno stesso mistero d'amore affidato ai discepoli "perché - dice Gesù - come ho fatto io, facciate anche voi" (Jn 13,15).

3. "Fate questo in memoria di me" (1Co 11,24). La "memoria", che il Signore ci ha lasciato in quella sera, investe il momento culminante della sua esistenza terrena, il momento della sua offerta sacrificale al Padre per amore dell'umanità. Ed è "memoria" che si situa nel contesto di una cena, la cena pasquale, in cui Gesù si dona ai suoi Apostoli sotto le specie del pane e del vino, come loro nutrimento nel cammino verso la patria del Cielo.

Mysterium fidei! Così proclama il celebrante dopo aver pronunciato le parole della consacrazione. E l'assemblea liturgica risponde esprimendo con gioia la sua fede e la sua adesione colma di speranza. Mistero veramente grande è l'Eucaristia! Mistero "incomprensibile" per la ragione umana, ma così luminoso per gli occhi della fede! La Mensa del Signore nella semplicità dei simboli eucaristici - il pane e il vino condivisi - si rivela anche quale mensa della concreta fratellanza. Il messaggio che da essa promana è troppo chiaro perché lo si possa ignorare: quanti prendono parte alla Celebrazione eucaristica non possono restare insensibili di fronte alle attese dei poveri e dei bisognosi.

4. Proprio in questa prospettiva desidero che le offerte raccolte durante questa Celebrazione vadano ad alleviare le urgenti necessità di quanti soffrono in Iraq per le conseguenze della guerra. Un cuore che ha sperimentato l'amore del Signore si apre spontaneamente alla carità verso i fratelli.

"O sacrum convivium, in quo Christus sumitur".

Siamo tutti invitati, questa sera, a celebrare e ad adorare sino a notte inoltrata il Signore che si è fatto cibo per noi pellegrini nel tempo, offrendoci la sua carne e il suo sangue.

L'Eucaristia è dono grande per la Chiesa e per il mondo. Proprio perché sia riservata sempre più profonda attenzione al sacramento dell'Eucaristia, ho voluto offrire all’intera Comunità dei credenti un'Enciclica, il cui tema focale è il Mistero eucaristico: Ecclesia de Eucharistia. Tra poco avrò la gioia di firmarla nel corso di questa Celebrazione che rievoca l’Ultima Cena, quando Gesù ci lasciò se stesso in supremo testamento d’amore. La affido sin d'ora in primo luogo ai sacerdoti, perché a loro volta la diffondano a beneficio dell'intero popolo cristiano.

5. Adoro te devote, latens Deitas! Noi Ti adoriamo, o mirabile Sacramento della presenza di Colui che amò i suoi "sino alla fine". Noi Ti ringraziamo, o Signore, che nell'Eucaristia edifichi, raduni e vivifichi la Chiesa.

O divina Eucaristia, fiamma dell'amore di Cristo che ardi sull'altare del mondo, fa' che la Chiesa, da Te confortata, sia sempre più sollecita nell'asciugare le lacrime di chi soffre e nel sostenere gli sforzi di chi anela alla giustizia e alla pace.

E Tu, Maria, Donna "eucaristica", che hai offerto il tuo grembo verginale per l'incarnazione del Verbo di Dio, aiutaci a vivere il Mistero eucaristico nello spirito del Magnificat. Sia la nostra vita una lode senza fine all'Onnipotente, che si è nascosto sotto l'umiltà dei segni eucaristici.

Adoro te devote, latens Deitas
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GPII Omelie 1996-2005 367