GPII Omelie 1996-2005 379

379

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN CROAZIA

BEATIFICAZIONE DI SUOR MARIJA PROPETOGA ISUSA PETKOVIc




Piazzale del Porto a Dubrovnik

Venerdì, 6 giugno 2003




1. "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?" (Mc 10,17), chiese il giovane che si presentò quel giorno davanti a Gesù, buttandosi in ginocchio.

Carissimi Fratelli e Sorelle, anche noi, nell’assemblea liturgica che ci vede riuniti come discepoli del "Maestro buono", gli rivolgiamo oggi la medesima domanda per sapere quale strada ci conduca alla vita che non muore.

La risposta è semplice e immediata: "Osserva i comandamenti!". E viene da Colui che è la vera sorgente della verità e della vita. Raccolto per questa festosa celebrazione, il popolo di Dubrovnik, insieme con i pellegrini giunti dal resto della Croazia, dalla Bosnia ed Erzegovina, dal Montenegro e dagli altri Paesi, accoglie con trepidazione l’invito del "Maestro buono", ed implora il suo aiuto e la sua grazia per potervi corrispondere con generosità ed impegno.

2. Con affetto vi saluto, carissimi Fratelli e Sorelle, insieme con i vostri Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose che vi accompagnano nel vostro cammino di testimonianza cristiana. Il mio pensiero cordiale va al Vescovo di questa diocesi, Mons. Želimir Puljic, che ringrazio per le gentili parole rivoltemi, e in modo speciale alle Suore Figlie della Misericordia, fondate dalla nuova Beata. Saluto con deferenza anche le Autorità civili e militari, e le ringrazio insieme con tutti coloro che hanno lavorato per rendere possibile la mia visita.

Memore del mio predecessore Pio IV, che fu qui Arcivescovo, sono venuto con gioia a questa antica e gloriosa città di Dubrovnik, fiera della sua storia e delle sue tradizioni di libertà, di giustizia e di promozione del bene comune, testimoniate dalle parole lapidarie incise sulla pietra della fortezza di San Lorenzo: Non bene pro toto libertas venditur auro ("La libertà non si vende per tutto l'oro del mondo") e sulla porta della Sala del Consiglio nel Palazzo del Governatore: Obliti privatorum, publica curate ("Dimentichi dell'interesse privato, preoccupatevi di quello pubblico).

Auguro che il patrimonio di valori umani e cristiani, accumulato lungo i secoli, continui a costituire, con l’aiuto di Dio e del vostro Protettore San Biagio, il tesoro più prezioso della gente di questo Paese.

3. "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?" (Mc 10,17). È la domanda che anche Suor Marija di Gesù Crocifisso pose al suo Signore fin da quando, giovinetta a Blato nell’isola di Korcula, era attiva in parrocchia e si prodigava a servizio del prossimo nelle Associazioni del Buon Pastore e delle Madri cattoliche, e nella Cucina popolare.

La risposta risuonò nel suo cuore in modo distinto: "Vieni e seguimi!". Conquistata dall’amore di Dio, scelse così di consacrarsi per sempre a Lui, realizzando l’aspirazione di donarsi totalmente al bene spirituale e materiale dei più bisognosi. Fondò poi la Congregazione delle Figlie della Misericordia del Terz’Ordine Regolare di San Francesco, con il preciso compito di "diffondere e propagare, mediante le opere di misericordia spirituali e corporali, la conoscenza dell’Amore divino". Le difficoltà non mancarono, ma Suor Marija andò avanti con indomito coraggio offrendo le sue sofferenze come altrettanti atti di culto e sostenendo le Consorelle con la parola e con l’esempio. Per quarant'anni governò con saggezza materna il suo Istituto, aprendolo all'impegno missionario in diversi Paesi dell’America Latina.

4. La figura della Beata Marija Propetoga Isusa mi conduce a pensare a tutte le donne della Croazia, a quante sono spose e madri felici, come anche a quante sono segnate per sempre dal dolore per la perdita di un familiare nella guerra crudele degli anni ‘90, o per altre cocenti delusioni subite.

Penso a te, donna, perché con la tua sensibilità, generosità e fortezza "arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani" (Lettera alle donne, 2). A te Dio ha affidato in modo speciale le creature, e così tu sei chiamata a diventare un sostegno importante per l’esistenza di ogni persona, in particolare nell'ambito della famiglia.

Lo svolgersi frenetico della vita moderna può condurre all’offuscamento e addirittura alla perdita di ciò che è umano. Forse più che in altre epoche della storia, il nostro tempo ha bisogno "di quel ‘genio’ della donna che assicuri la sensibilità per l’uomo in ogni circostanza" (Mulieris dignitatem MD 30).

Donne croate, consapevoli della vostra altissima vocazione di "spose" e di "madri", continuate a guardare ad ogni persona con l'occhio del cuore, ad andarle incontro e ad esserle accanto con la sensibilità che è propria dell'istinto materno. Nella famiglia, nella società, nella comunità ecclesiale la vostra presenza è indispensabile.

5. In modo particolare penso a voi, Donne consacrate come Marija Petkovic, che avete accolto l’invito a seguire con cuore indiviso il Cristo, casto, povero e obbediente.

Non vi stancate di rispondere fedelmente all’unico Amore della vostra esistenza. La vita consacrata, infatti, non è soltanto impegno generoso di un essere umano; è innanzitutto risposta ad un dono che viene dall’Alto e chiede di essere accolto con piena disponibilità. L’esperienza quotidiana dell’amore gratuito di Dio per voi vi spinga a donare senza riserve la vostra vita nel servizio alla Chiesa e ai fratelli, affidando tutto, presente e futuro, alle sue mani.

6. "Gesù, fissatolo, lo amò" (Mc 10,21). Dio rivolge uno sguardo colmo di tenerezza a chi è desideroso di compiere la sua volontà e di camminare nelle sue vie (cfr Ps 1,1-3). Ciascuno infatti, secondo la vocazione che gli è propria, è chiamato a realizzare in sé e attorno a sé il progetto di Dio. A tal fine, lo Spirito del Signore riveste l’uomo fedele a Dio "di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza" (Col 3,12). Solo così, infatti, si può edificare la città terrena ad immagine della città celeste.

Nel perdono reciproco, nella carità e nella pace cresca e si fortifichi la vostra comunità cristiana: è questa la preghiera che oggi il Papa eleva al Signore per tutti voi.

"E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col 3,17).

A Lui sia gloria nei secoli dei secoli!

Al termine della Santa Messa, il Papa ha aggiunto:

Sempre ho desiderato visitare Dubrovnik. Questo si è avverato oggi. Ringrazio Dio! E ringrazio voi per questa meravigliosa accoglienza, per questa Liturgia, per queste bellezze naturali. Benedico voi tutti. Benedico le vostre famiglie. Benedico i giovani, dicendo loro: "Coraggio!". Benedico i bambini e gli ammalati. Che Dio benedica il paese natale della nuova beata, la città di Dubrovnik e tutta la Croazia!
380

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN CROAZIA


Aeroporto sportivo di Osijek/Cepin

Sabato, 7 giugno 2003




1. "Vi esorto a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto" (Ep 4,1), scriveva san Paolo ai cristiani di Efeso. Il suo invito, carissimi Fratelli e Sorelle, risuona oggi con particolare attualità in mezzo alla nostra assemblea.

Ma qual è la vocazione del cristiano? La risposta è esigente, ma chiara: la vocazione del cristiano è la santità. È una vocazione che affonda le sue radici nel Battesimo e viene riproposta dagli altri sacramenti, principalmente dall’Eucaristia.

Carissimi Fratelli e Sorelle della diocesi di Djakovo e Srijem, il Vescovo di Roma viene oggi a voi per ricordarvi, in nome del Signore, che siete chiamati alla santità in ogni stagione della vita: nella primavera della giovinezza, nella piena estate dell'età matura, e poi anche nell'autunno e nell’inverno della vecchiaia, e, infine, nell’ora della morte e perfino al di là della morte, nella purificazione ultima predisposta dall'amore misericordioso di Dio.

2. Mi piace richiamare questa verità fondamentale mentre celebro oggi insieme con voi la solenne conclusione del secondo Sinodo della vostra Chiesa locale, che per quasi cinque anni vi ha visti impegnati nella preghiera e nella riflessione sul tema "Tu sei il Cristo, per noi e per tutti gli uomini". Possa questo evento produrre frutti abbondanti di rinnovato impegno cristiano in questa Terra che ha solidi vincoli con la Sede di Pietro. Proprio oggi, 7 giugno, ricorre l'anniversario delle lettere che il Papa Giovanni VIII inviò nell'879 al principe Branimir e al Vescovo Teodosio, segnando con esse una data rilevante per la vostra storia.

Saluto cordialmente il vostro Vescovo, Mons. Marin Srakic, e lo ringrazio delle parole di benvenuto che mi ha rivolto all’inizio della celebrazione liturgica. Insieme con lui, saluto i Vescovi Ausiliari ed il Vescovo emerito, Mons. Ciril Kos. Abbraccio con affetto i Vescovi ed i fedeli tutti delle diocesi della Provincia ecclesiastica di Zagreb, che ricorda i 150 anni della sua costituzione. Il mio pensiero si estende anche ai pellegrini giunti con i loro Pastori dalla Bosnia ed Erzegovina, dall'Ungheria, dalla Serbia e Montenegro.

In questa città di Osijek, desidero fare memoria riconoscente del Cardinale Franjo Šeper, che qui ebbe i natali. Servo fedele della Chiesa, egli fu mio valido collaboratore come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede agli inizi del mio pontificato.

Saluto i fratelli che condividono con noi la fede in Gesù, Figlio di Dio, unico Salvatore del mondo. In particolare saluto il Metropolita Jovan e gli altri Vescovi della Chiesa Ortodossa serba. Ad essi chiedo di trasmettere a Sua Beatitudine il Patriarca Pavle il mio saluto fraterno nella carità di Cristo. Il mio pensiero va pure ai fratelli delle Comunità nate dalla Riforma.

Rivolgo, inoltre, un deferente saluto ai membri della Comunità ebraica e ai fedeli dell’Islam. Infine, estendo il mio deferente pensiero alle Autorità civili e militari, che ringrazio vivamente per l’impegno profuso nella preparazione di questo mio viaggio apostolico.

3. "Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16). Come non essere grati a Dio per la più chiara consapevolezza che, negli anni seguiti al Concilio Vaticano II, i fedeli laici - uomini e donne - hanno acquisito della propria dignità e della propria responsabilità di battezzati? Mai abbastanza il discepolo di Cristo coltiverà la consapevolezza della propria identità. Su di essa, infatti, si modella la sua missione.

Ci sono allora domande essenziali alle quali bisogna continuamente rispondere: che cosa ho fatto del mio battesimo e della mia cresima? Cristo è veramente il centro della mia vita? La preghiera trova spazio nelle mie giornate? Vivo la mia vita come una vocazione e una missione?

4. Agli inizi del terzo millennio Iddio chiama i credenti, in modo speciale i laici, ad un rinnovato slancio missionario. La missione non è una "aggiunta" alla vocazione cristiana. Anzi, afferma il Concilio, la vocazione cristiana è per sua natura vocazione all’apostolato (cfr Apostolicam actuositatem AA 2).

Carissimi Fratelli e Sorelle, la Chiesa che è in Slavonia e Srijem ha bisogno di voi! Dopo i tempi duri della guerra, che ha lasciato negli abitanti di questa regione ferite profonde non ancora completamente rimarginate, l’impegno per la riconciliazione, la solidarietà e la giustizia sociale richiede il coraggio di individui animati dalla fede, aperti all'amore fraterno, sensibili alla difesa della dignità della persona, fatta ad immagine di Dio.

Cari fedeli laici, uomini e donne, voi siete chiamati ad assumere generosamente la vostra parte di responsabilità per la vita delle comunità ecclesiali cui appartenete. Il volto delle parrocchie, luogo di accoglienza e di missione, dipende anche da voi. Partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo (cfr Lumen gentium LG 34-36) e arricchiti dai doni dello Spirito, voi potete dare il vostro contributo nell’ambito della liturgia e della catechesi, nella promozione di iniziative missionarie e caritative di vario genere. Nessun battezzato può rimanere ozioso!

Non vi scoraggiate di fronte alla complessità delle situazioni! Ricercate nella preghiera la sorgente di ogni forza apostolica; attingete dal Vangelo la luce che diriga i vostri passi.

5. "Grande è il Signore nelle sue opere", proclama il Salmo responsoriale. Venendo in aereo verso Osijek, ho potuto ammirare le bellezze della pianura della Slavonia - chiamata "il granaio della Croazia" - ed il mio pensiero è corso spontaneamente ai lavoratori dei campi, numerosi in questa regione. Ad essi mi rivolgo con speciale affetto.

Cari Fratelli e Sorelle, so che la vostra vita è faticosa e che l’abbondanza dei frutti della terra talvolta non corrisponde al duro impegno che vi è richiesto. So anche che il lavoro agricolo conosce non lievi difficoltà: esso ha perso parte del suo valore e i giovani hanno scelto la vita urbana già prima dell’ultima guerra, a seguito della quale numerosi villaggi sono rimasti quasi senza abitanti.

Vi invito a non perdere la fiducia, a considerare che con il vostro lavoro manuale - che richiama in modo tanto eloquente il biblico dovere affidato all’uomo di "soggiogare" la terra e di "dominare" il mondo visibile (cfr Gn 1,28) - voi siete quotidianamente "cooperatori" di Dio creatore. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sono vicini e, mentre apprezzano altamente l’importanza e la dignità della vostra quotidiana fatica, auspicano che all’agricoltura e agli uomini e donne dei campi venga riconosciuto il giusto rilievo nell’insieme dello sviluppo della comunità sociale (cfr Gaudium et spes GS 67 Laborem exercens LE 21).

6. "Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,6), ci ha ricordato l'apostolo Paolo. È Lui, Dio Padre, che tutti chiama alla santità e alla missione. Vivendo l’esperienza della novità pasquale, i cristiani possono trasformare il mondo e costruire la civiltà della verità e dell’amore. A Lui, che regna glorioso nei secoli, sia lode, gloria ed onore!

Vi affido a Maria, Sposa di Giuseppe e Madre di Gesù, da voi tanto venerata nei santuari di Aljmaš e di Vocin. Ella vi insegni e vi ottenga lo spirito di contemplazione vissuto a Nazareth, la coraggiosa fortezza manifestata sul Calvario, la disponibilità missionaria allo Spirito, che insieme con la Comunità delle origini ella accolse nella Pentecoste. Maria vi porti tutti a Gesù
381

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN CROAZIA

SANTA MESSA PER LE FAMIGLIE A RIJEKA



Solennità di Pentecoste

Domenica, 8 giugno 2003




1. Negli ultimi giorni della sua vita terrena, Gesù promise ai discepoli il dono dello Spirito Santo come sua eredità più vera, continuazione della sua stessa presenza (cfr Jn 14,16-17).

Il brano evangelico appena proclamato ci ha fatto rivivere il momento in cui tale promessa divenne realtà: il Risorto entra nel Cenacolo, saluta i discepoli e, alitando su di loro, dice: "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22). La Pentecoste, descritta dagli Atti degli Apostoli, è l’evento che rende palese e pubblico, cinquanta giorni dopo, questo dono fatto da Gesù ai suoi, la sera stessa del giorno di Pasqua.

La Chiesa di Cristo è sempre, per così dire, in stato di Pentecoste. Sempre raccolta nel Cenacolo a pregare, è, al tempo stesso, sotto il vento gagliardo dello Spirito, sempre per strada ad annunciare. La Chiesa si mantiene perennemente giovane e viva, una, santa, cattolica ed apostolica, perché lo Spirito continuamente scende su di essa per ricordarle tutto ciò che il suo Signore le ha detto (cfr Jn 14,25) e guidarla alla verità tutta intera (cfr Jn 16,13).

2. Di questa Chiesa desidero oggi salutare con particolare affetto la porzione pellegrina in terra di Croazia, qui riunita attorno ai suoi Pastori e rappresentata nella sua ricchezza e varietà dai fedeli giunti dalle diverse regioni del Paese.

Abbraccio l’Arcivescovo di Rijeka, Mons. Ivan Devcic, che mi ha accolto a nome di tutti voi, e l’Arcivescovo emerito, Mons. Josip Pavlišic, che fu presente con me al Concilio Vaticano II: con lui rendo grazie a Dio per il 65.mo anniversario di Ordinazione presbiterale, celebrato nello scorso mese di aprile. Un saluto particolare desidero poi rivolgere al Presidente della Conferenza Episcopale Mons. Josip Bozanic, Arcivescovo di Zagreb, e all'intero Episcopato croato, come pure ai Signori Cardinali e ai Vescovi giunti da altri Paesi.

Vada inoltre il mio rispettoso saluto al Sig. Presidente della Repubblica e alle altre Autorità civili e militari, che ringrazio per la loro presenza e per il prezioso aiuto dato all’organizzazione e alla realizzazione di questo mio terzo viaggio apostolico in Croazia.

Saluto poi in modo speciale le numerose famiglie qui convenute in questo giorno a loro dedicato: voi avete grande valore per la società e per la Chiesa, giacché "il matrimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità" (Familiaris consortio FC 1).

3. Siamo riuniti ai piedi della collina su cui sorge il Santuario di Trsat dove, secondo una pia tradizione, avrebbe sostato la casa della Vergine Maria. Il dolce ricordo della vita a Nazareth di Gesù, Maria e Giuseppe richiama a noi la bellezza austera e semplice ed il carattere sacro ed inviolabile della famiglia cristiana.

Guardando a Maria e Giuseppe, che presentano il Bambino al Tempio o che vanno in pellegrinaggio a Gerusalemme, i genitori cristiani possono riconoscersi mentre con i loro figli partecipano all'Eucaristia domenicale o si raccolgono in preghiera nelle loro case. Mi piace, a questo proposito, richiamare il programma che, anni fa, i vostri Vescovi lanciarono da Nin: "La famiglia cattolica croata prega ogni giorno e alla domenica celebra l'Eucaristia". Perché ciò possa avvenire, è di fondamentale importanza il rispetto della sacralità del giorno festivo, che consente ai membri della famiglia di ritrovarsi e di rendere insieme a Dio il culto dovuto.

La famiglia richiede oggi, anche in Croazia, un'attenzione privilegiata e provvedimenti concreti che ne favoriscano e tutelino la costituzione, lo sviluppo e la stabilità. Penso, tra l’altro, al grave problema dell’abitazione e a quello dell’occupazione. Non si dimentichi che aiutando la famiglia si contribuisce anche alla soluzione di altri gravi problemi, quali per esempio l'assistenza ai malati ed agli anziani, il freno al dilagare della criminalità, un rimedio al ricorso alla droga.

4. E voi, care famiglie cristiane, non esitate a proporre, innanzitutto con la testimonianza della vostra vita, l'autentico progetto di Dio sulla famiglia come comunità di vita fondata sul matrimonio, cioè sull'unione stabile e fedele di un uomo e di una donna, tra loro legati da un vincolo pubblicamente manifestato e riconosciuto.

A voi spetta farvi carico con responsabilità dell’educazione umana e cristiana dei vostri figli, affidandovi anche all’aiuto esperto di educatori e catechisti seri e ben formati. In questa città di Rijeka si venera come patrono San Vito, giovinetto che non ha esitato a dare la propria vita per custodire la fedeltà a Cristo insegnatagli dai santi genitori Modesto e Crescenzia. Anche voi, come loro, aiutate i vostri figli ad andare incontro a Gesù, per conoscerlo meglio e per seguirlo, tra le tentazioni a cui sono continuamente esposti, sulla strada che conduce alla gioia vera.

Nel compimento del vostro ministero di genitori, non stancatevi di ripetere l’invocazione che ormai da sette secoli i cittadini di Rijeka rivolgono con fiducia al Crocifisso miracoloso venerato nella Cattedrale: "Pomogao nam sveti Križ svetog Vida!" (Ci aiuti la santa Croce di san Vito!).

5. L’odierna società è drammaticamente frammentata e divisa. Proprio per questo è così disperatamente insoddisfatta. Ma il cristiano non si rassegna alla stanchezza e all’inerzia. Siate il popolo della speranza! Siate un popolo che prega: "Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano" (Ez 37,9). Siate un popolo che crede alla Parola che ci è stata detta da Dio e in Cristo si è realizzata: "Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò" (Ez 37,14).

Il desiderio di Cristo è che tutti siano uno in Lui, perché in tutti vi sia la pienezza della sua gioia (cfr Jn 15,11 Jn 17,13). Questo desiderio Egli lo esprime anche oggi, per la Chiesa che siamo noi. Per questo Egli ha inviato, insieme con il Padre, lo Spirito Santo. Lo Spirito è instancabilmente all’opera per superare ogni dispersione e ricucire ogni lacerazione.

6. San Paolo ci ha ricordato che "il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Ga 5,22-23). Questi doni dello Spirito invoca oggi il Papa per tutti i coniugi cristiani della Croazia, perché con la loro reciproca donazione, nella fedeltà agli impegni del matrimonio e nel servizio alla causa del Vangelo, possano essere nel mondo segno dell’amore di Dio per l’umanità.

Questi doni invoca il Papa per tutti voi che partecipate a questa celebrazione e che qui riconfermate il vostro impegno di testimonianza a Cristo ed al suo Vangelo.

"Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore" (Acclamazione al Vangelo).

Vieni, Spirito Santo! Amen
382

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN CROAZIA

CELEBRAZIONE DELLA PAROLA



Forum di Zadar

Lunedì, 9 giugno 2003




1. Con gioia, al termine del mio viaggio apostolico in Croazia, mi incontro con voi, carissimi fedeli dell'Arcidiocesi di Zadar e delle regioni vicine, convenuti in questa piazza del Forum all’ombra della Cattedrale di Sant’Anastasia, martire di Sirmio. Siamo qui raccolti per celebrare insieme la preghiera dell’Ora Sesta.

Vi saluto con affetto nel nome del Signore, nel ricordo della presenza in questa vostra città del mio Predecessore, Papa Alessandro III, che nel marzo 1177 qui sostò visitando anche alcune località vicine. Saluto il vostro Arcivescovo, Mons. Ivan Prendja, che a nome di tutti mi ha accolto, e l’Arcivescovo emerito, Mons. Marijan Oblak, che ha partecipato con me al Concilio Ecumenico Vaticano II. Rivolgo un pensiero fraterno ai Vescovi croati, che oggi mi circondano e mi hanno accompagnato durante questo viaggio apostolico. Il mio saluto si estende anche al Vescovo serbo-ortodosso di Dalmazia Fotije.

Saluto, infine, con deferenza il Signor Presidente della Repubblica, che ringrazio vivamente per la presenza a questo incontro, e le altre Autorità civili e militari, alle quali va la mia gratitudine per quanto hanno fatto per la realizzazione della mia visita.

2. La nostra assemblea liturgica si tiene all’indomani della solennità di Pentecoste, nel giorno in cui celebrate la festa di Maria, Madre della Chiesa. La lettura che è stata appena proclamata la presenta nel Cenacolo, attorniata dalla comunità primitiva. Il piccolo gruppo, raccolto "al piano superiore" della casa (Ac 1,13), prega ed attende. Verrà lo Spirito Santo e allora si spalancheranno le porte del Cenacolo per consentire all'annuncio evangelico di uscire sulla piazza di Gerusalemme, e di avviarsi poi sulle strade del mondo.

Come nel giorno della Pentecoste, la Vergine ha continuato a restare spiritualmente in mezzo ai fedeli nel corso dei secoli, per invocare la costante effusione dei doni dello Spirito sulla Chiesa alle prese con le sfide emergenti nelle diverse epoche della storia.

Maria realizza così in pienezza la sua missione materna: non è madre solo perché ha dato alla luce ed ha nutrito il Figlio di Dio; è madre anche perché è "la Vergine fatta Chiesa", come amava salutarla Francesco d’Assisi (cfr FF 259), passato secondo la tradizione da Zadar agli inizi del XIII° secolo, durante il suo viaggio verso l’Oriente e la Terra Santa.

3. La Vergine Maria, raccogliendo attorno a sé gli Apostoli e i discepoli tentati di dispersione, li consegna al ‘fuoco’ dello Spirito che li lancerà nell’avventura della missione. Il "sensus fidei" del popolo cristiano riconoscerà l'attiva presenza di Maria non solo nella comunità degli inizi, ma anche nelle successive vicende della Chiesa. Per questo non esiterà a tributarle il titolo di "Regina degli Apostoli".

La Vergine Santissima, che secondo l'evangelista Luca "serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (2,19), continua a riproporre alla memoria dei credenti gli eventi storici che ne fondano la fede. Testimone delle origini, garante della fedeltà delle generazioni cristiane, Maria ripete in ogni tempo le parole pronunciate alle nozze di Cana: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5).

4. Le parole e l'esempio di Maria costituiscono una sublime scuola di vita, alla quale si formano gli apostoli. Quelli di ieri e quelli di oggi. Maria li prepara continuamente alla missione con l’assiduità della sua preghiera al Padre, con l'attaccamento al Figlio, con la sua disponibilità ai suggerimenti dello Spirito.

Mi rallegro nell’apprendere che questa Arcidiocesi ha visto negli anni recenti fiorire e moltiplicarsi diverse forme di impegno e di apostolato laicale. Cari Fratelli e Sorelle, imparate da Maria ad essere testimoni credibili ed apostoli generosi, offrendo il vostro contributo alla grande opera della nuova evangelizzazione. E ricordate sempre che l'autentico apostolato richiede come condizione previa l'incontro personale con Gesù, il Vivente, il Signore (cfr Ap 1,17-18).

5. Maria Santissima rimane modello di quanti ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica (cfr Lc 8,21). Come dunque non ci potrebbe essere una profonda intesa spirituale tra i credenti e la Vergine del Magnificat? I poveri e gli umili di tutti i tempi non si sono sbagliati facendo di Maria nel silenzio la loro portavoce e di Maria nel servizio la loro regina.

Anche noi ci accostiamo a lei, per impararne la docilità e l’apertura a Dio. Anche noi, pellegrini del terzo millennio, ci affidiamo alla sua intercessione, affinché con la sua preghiera sostenga la nostra fede, alimenti la nostra speranza, renda operosa la nostra carità:

Santa Maria, Madre di Dio e Madre nostra,
ricordati di tutti i tuoi figli,
vieni in nostro soccorso.

Guidaci all’incontro con Cristo, Via, Verità e Vita;
implora per noi dal Padre i doni dello Spirito,
la protezione dalle insidie e la liberazione dal male.

Aiutaci a testimoniare in ogni circostanza
la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita;
insegnaci a edificare con Te il regno del tuo Figlio,
regno di giustizia, di amore e di pace.

Prega per noi
e sii nostra Patrona
ora e sempre.

E a Te, che sei pure
Madonna del Grande Voto
Battesimale Croato,
la Regina
del Santo Rosario,
affidiamo oggi noi stessi,
tutta questa terra,
e l'intero popolo Croato.

Al termine dell'incontro di preghiera al "Forum" di Zadar, Giovanni Paolo II ha salutato i Vescovi, le Autorità, il popolo e i giovani della Croazia a conclusione del pellegrinaggio:

Al momento di ripartire per Roma, desidero rivolgere ancora una volta a tutti e a ciascuno il mio riconoscente saluto.

Grazie innanzitutto ai miei fratelli Vescovi di Croazia, che mi hanno accolto ed accompagnato nelle loro Chiese locali, delle quali ho potuto ammirare la vitalità e lo zelo apostolico: porto nel cuore questi momenti di comunione.

Grazie alle Autorità del Paese, in particolar modo al Signor Presidente della Repubblica. A loro vada la mia gratitudine per l'impegno posto nell'organizzazione di questa mia visita. Grazie ai Responsabili della sicurezza, agli operatori della comunicazione sociale e a tutti coloro che, in modi diversi, più o meno visibili, hanno collaborato alla buona riuscita di queste giornate.

Grazie specialmente a te, amato popolo della Croazia, che mi hai aperto le braccia ed il cuore lungo le strade di Dalmazia, di Slavonia e del Quarnaro. Ricordo la sofferenza per una guerra che ancora segna il tuo volto e la tua vita, e mi sento vicino a quanti ne portano le tristi conseguenze.

Conosco però anche la tua forza, il tuo coraggio e la tua speranza, e so che la costanza dell'impegno ti permetterà di vedere giorni migliori.

Grazie anche a te, gioventù croata. Dio ti custodisca!

Terra di Croazia, Dio ti benedica
383

SANTA MESSA E PROCESSIONE EUCARISTICA

NELLA SOLENNITÀ DEL SS.MO CORPO E SANGUE DI CRISTO


Basilica di San Giovanni in Laterano

Giovedì, 19 giugno 2003

1. “Ecclesia de Eucharistia vivit - La Chiesa vive dell'Eucaristia”. Con queste parole inizia la Lettera enciclica sull'Eucaristia, che ho firmato lo scorso Giovedì Santo, durante la Messa in Cena Domini. L'odierna solennità del “Corpus Domini”richiama quella suggestiva celebrazione, facendoci rivivere, al tempo stesso, l'intensa atmosfera dell'Ultima Cena.

Prendete, questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue” (Mc 14,22-24). Riascoltiamo le parole di Gesù, mentre offre ai discepoli il pane divenuto suo Corpo, e il vino divenuto suo Sangue. Egli inaugura così il nuovo rito pasquale: l'Eucaristia è il sacramento della nuova ed eterna Alleanza.

Con quei gesti e quelle parole, Cristo porta a compimento la lunga pedagogia dei riti antichi, rievocata poc'anzi dalla prima Lettura (cfr Ex 24,3-8).

2. La Chiesa ritorna costantemente al Cenacolo come al luogo della sua nascita. Vi torna perché il dono eucaristico stabilisce una misteriosa “contemporaneità” tra la Pasqua del Signore e il divenire del mondo e delle generazioni (cfr Ecclesia de Eucharistia, 5).

Anche questa sera, con profonda gratitudine a Dio, sostiamo in silenzio dinanzi al mistero della fede - mysterium fidei. Lo contempliamo con quell'intimo sentimento che nell'Enciclica ho chiamato lo “stupore eucaristico” (ibid., 6). Stupore grande e grato di fronte al Sacramento in cui Cristo ha voluto “concentrare” per sempre tutto il suo mistero d’amore (cfr ibid., 5).

Contempliamo il volto eucaristico di Cristo, come hanno fatto gli Apostoli e, in seguito, i santi di tutti i secoli. Lo contempliamo soprattutto ponendoci alla scuola di Maria, “donna ‘eucaristica’ con l'intera sua vita” (ibid., 53), Ella che fu “il primo ‘tabernacolo’ della storia” (ibid., 55).

3. E' questo il significato della bella tradizione del Corpus Domini che si rinnova questa sera. Con essa anche la Chiesa che è in Roma manifesta il suo legame costitutivo con l'Eucaristia, professa con gioia di “vivere dell'Eucaristia”.

Dell'Eucaristia vivono il suo Vescovo, Successore di Pietro, e i Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio; dell'Eucaristia vivono i Religiosi e le Religiose, i laici consacrati e tutti i battezzati.

Dell'Eucaristia vivono, in particolare, le famiglie cristiane, alle quali è stato dedicato pochi giorni fa il Convegno ecclesiale diocesano. Carissime famiglie di Roma! La viva presenza eucaristica di Cristo alimenti in voi la grazia del matrimonio e vi permetta di progredire sulla via della santità coniugale e familiare. Attingete da questa sorgente il segreto della vostra unità e del vostro amore, imitando l'esempio dei beati sposi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, che iniziavano le loro giornate accostandosi al banchetto eucaristico.

4. Dopo la santa Messa ci dirigeremo pregando e cantando verso la Basilica di Santa Maria Maggiore. Con questa processione intendiamo esprimere simbolicamente il nostro essere pellegrini, “viatores”, verso la patria celeste.

Non siamo soli nel nostro pellegrinaggio: con noi cammina Cristo, pane della vita, “panis angelorum, / factus cibus viatorum - pane degli angeli, / pane dei pellegrini” (Sequenza).

Gesù, cibo spirituale che alimenta la speranza dei credenti, ci sostiene in questo itinerario verso il Cielo e rinsalda la nostra comunione con la Chiesa celeste.

La Santissima Eucaristia, squarcio di Paradiso che si apre sulla terra, penetra le nubi della nostra storia. Quale raggio di gloria della Gerusalemme celeste, essa getta luce sul nostro cammino (cfr Ecclesia de Eucharistia, 19).

5. “Ave, verum corpus natum de Maria Virgine”: Ave, vero corpo di Cristo, nato da Maria Vergine!

L'anima si effonde in stupita adorazione dinanzi a così sublime Mistero.

Vere passum, immolatum in cruce pro homine”. Dalla tua morte in Croce, o Signore, scaturisce per noi la vita che non muore.

Esto nobis praegustatum mortis in examine”. Fa’, o Signore, che ciascuno di noi, nutrito di Te, possa affrontare con fiduciosa speranza ogni prova della vita, fino al giorno in cui ci sarai viatico per l’ultimo viaggio, verso la casa del Padre.

O Iesu dulcis! O Iesu pie! O Iesu, fili Mariae! – O Gesù dolce! O Gesù pio! O Gesù, Figlio di Maria!”.

Amen.
384
GPII Omelie 1996-2005 379