GPII 1988 Insegnamenti - A gruppi di giovani dopo l'"Angelus"- Città del Vaticano (Roma)

A gruppi di giovani dopo l'"Angelus"- Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Approfondire i valori della fede per edificare una società migliore

Testo:

Martedi prossimo, 13 dicembre, alle ore 17, avro la gioia di incontrarmi con gli studenti universitari romani, con i docenti e con i rettori dell'università e per loro celebrero in san Pietro l'Eucaristia.

Sarà, ancora una volta, la felice occasione per continuare un dialogo costruttivo, per preparare il cuore al Signore che viene e accogliere il dono natalizio della pace e della fraternità. Invito pertanto gli studenti universitari romani ad essere presenti per vivere insieme, in prossimità del Natale, un momento significativo di amicizia, di preghiera, di comunione.

E'sempre per me motivo di gioia incontrarmi col mondo universitario per rinnovargli la mia stima e per riaffermare la fiducia che io ripongo nei giovani universitari, i quali, mediante l'approfondimento della loro fede, potranno validamente contribuire all'edificazione di un futuro migliore per la Chiesa e per la società.

Rivolgo ora il mio cordiale saluto ai giovani del Movimento Cristiano Lavoratori, che concludono oggi la loro assemblea nazionale. Mi compiaccio per l'impegno che essi si sono prefissi di contribuire, con l'entusiasmo della fede, alla ricostruzione dello stato sociale.

Desidero incoraggiare tale proposito, che esprime l'esigenza delle coscienze giovanili di assumere delle responsabilità e di partecipare attivamente allo sviluppo, alla solidarietà, alla promozione di una società rinnovata secondo i valori umani autentici.

Sia la virtù cristiana della carità, illuminata dalla fede, a guidare, sorreggere e dare concretezza ai loro intenti.

Con la mia benedizione.

[Il Santo Padre prosegue rivolgendosi ai soci e ai dirigenti del Centro Turistico Giovanile] Sono qui presenti anche i soci e dirigenti del Centro Turistico Giovanile, che hanno partecipato all'assemblea nazionale dell'associazione ed hanno voluto riaffermare il loro impegno per una animazione cristiana del tempo libero e del turismo dei giovani. A loro, a tutti i soci ed ai gruppi di base il mio augurio per una felice realizzazione delle finalità educative e culturali che essi si propongono.


Data: 1988-12-11 Data estesa: Domenica 11 Dicembre 1988




Le credenziali del nuovo ambasciatore delle isole Mauritius - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le leggi civili devono garantire tutte le libertà e, prima di tutto, quella di coscienza e di religione

Signor ambasciatore.

Sono lieto di offrire all'eccellenza vostra un cordiale benvenuto alla presentazione delle Lettere che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario di Mauritius presso la Santa Sede. La cortese espressione di saluti e auguri da parte di sua eccellenza il governatore generale, il primo ministro e il popolo delle Mauritius sono molto graditi. Li ricambio di cuore con l'assicurazione dei miei propri auguri e continue preghiere per l'armonia e il benessere di tutti i suoi connazionali.

Ho colto con soddisfazione il suo riferimento alla visite pastorali compiute durante gli anni del mio Pontificato come parte del mio ministero. Come lei sa, i miei viaggi nei diversi Paesi sono anzitutto visite del Vescovo di Roma, come capo della Chiesa cattolica, alle comunità cattoliche di tutto il mondo. Esse mi hanno consentito di dare testimonianza davanti alle nazioni del Vangelo di Gesù Cristo, di confermare la fede dei membri della Chiesa e di servire la causa dell'unità cristiana. Nello stesso tempo, mi hanno dato un'opportunità di condividere le legittime speranze dei popoli, nelle loro sofferenze e ansie, nel loro impegno concreto per la causa della pace e della giustizia e per la difesa dei diritti umani.

Sua eccellenza ha ricordato il ruolo importante svolto dalla religione nella vita del popolo mauriziano, e ha parlato del fatto che il suo governo, accogliendo le tradizioni religiose del popolo, ha inserito nella costituzione la necessaria salvaguardia per la protezione della libertà religiosa. In realtà, perché ci sia una vera libertà religiosa, è necessario che il popolo, individualmente e anche in associazione gli uni con gli altri, possa seguire la verità e professare e celebrare apertamente le sue convinzioni religiose, naturalmente sempre nel rispetto del bene comune. Essi dovrebbero poter comunicare liberamente con gli altri gruppi religiosi, in patria e all'estero, e poter trasmettere alle nuove generazioni il loro credo con adeguate forme di educazione religiosa. Tutti questi diritti dovrebbero essere riconosciuti e confermati dal diritto civile così che nessuna coercizione da parte di individui, gruppi sociali o potere umano possa minare la più fondamentale delle libertà; la libertà di coscienza e di fede (cfr. "Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a.D. 1988", 1, die 8 dec. 1987: , X, 3 [1987] 1332ss).

La Chiesa desidera incoraggiare legami più stretti di fiducia e buona volontà fra i gruppi etnici, sociali e religiosi di ogni Paese. Anche i governi hanno un ruolo importante da svolgere nella promozione di questo tipo di armonia, specialmente nel difendere la dignità e i diritti di tutti i cittadini senza discriminazione. Oltre a sostenere lo sviluppo economico, sociale e scientifico, i governi assicurano l'autentico benessere dei loro cittadini, consentendo programmi di educazione morale e religiosa, del rispetto della vita e dei valori trascendenti che sono in accordo con il credo del loro popolo. Incoraggio il suo governo in questo sforzo e so che la Chiesa cattolica nelle isole Mauritius non manca di dare il suo contributo per aiutare la costruzione di una società armonica, rispettosa della dimensione spirituale dell'uomo. così facendo, la Chiesa è convinta che il dialogo tra le varie componenti della società sarà sempre più fecondo, poiché si fonda sull'eguale dignità di ogni essere umano.

Sono lieto di sapere, signor ambasciatore, che il suo governo persegue una politica di pace internazionale e si sforza di mantenere l'Oceano Indiano come zona di pace per la sicurezza e il bene di tutti i Paesi della regione. Questo si accorda perfettamente con l'impegno del suo paese di lavorare per la libertà e il progresso di tutti i popoli.

Desidero ancora esprimere il mio apprezzamento per il desiderio del suo governo di ricevermi in una visita pastorale nelle Mauritius. Sto esaminando la possibilità di compiere presto il mio desiderio di essere presente nella comunità cattolica della sua nazione, che ho voluto onorare chiamando nel collegio dei Cardinali il Vescovo di Port Louis, il mio caro e stimato fratello Jean Margéot.

Sarà per me un piacere incontrare anche il popolo delle Mauritius e così conoscere e sperimentare le sue nobili qualità umane.

Nell'inaugurare la sua missione, signor ambasciatore, le assicuro la cooperazione della Santa Sede nello svolgimento delle sue responsabilità. E' mia speranza accrescere in ogni modo possibile l'amicizia e la benevolenza che caratterizzano le relazioni diplomatiche tra le isole Mauritius e la Santa Sede.

Sulla eccellenza vostra, sul governo e il popolo delle Mauritius invoco abbondanti benedizioni divine di pace e prosperità.


Data: 1988-12-12 Data estesa: Lunedi 12 Dicembre 1988




Omelia alla Messa per gli universitari romani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'università deve essere un luogo di coerenza intellettuale che formi all'autonomia, alla responsabilità e al vivere autenticamente

Testo:


1. Dio ha amato il mondo (cfr. Jn 3,16).

Queste parole sono state pronunziate da Cristo durante il colloquio notturno con Nicodemo. La loro importanza è straordinaria. Infatti esse provengono da colui che è testimone, "il testimone fedele" (cfr. Ap 1,5) del mistero interiore di Dio. Rende testimonianza il Figlio che "è nel seno del Padre" (cfr. Jn 1,18). Tra gli esseri creati, tra gli uomini, rimangono controverse le questioni: se Dio ami il mondo; se ami l'uomo. Come ammettere che Dio ami, se esiste il male nel mondo; se la storia umana è piena di sofferenza? Ma "Dio nessuno l'ha mai visto" (cfr. Jn 1,18), nessuno è penetrato nel mistero della "interiorità" divina. Seguendo la testimonianza delle creature, l'uomo può avvicinarsi a colui che è assolutamente trascendente, che è "dissimile" - ma può anche, strada facendo, perderne le tracce.

Il Figlio, invece, rende testimonianza. Colui che procede dal Padre, che viene dall'intimo del mistero di Dio. E questa testimonianza del Figlio è univoca: Dio ha amato il mondo. Essa si trova nel centro stesso del Vangelo, cioè della buona novella. Getta luce su tutte le vie delle indagini umane, su tutte le domande dell'uomo.


2. E' la testimonianza resa al Padre. Ma nelle parole dette a Nicodemo è racchiusa, ad un tempo, la testimonianza del Figlio su se stesso. Cristo dice: "Dio... ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16). Cristo è Figlio - cioè colui che "è stato dato" dal Padre come espressione del suo amore per il mondo: per le creature, soprattutto per l'uomo. Cristo. L'eterno Figlio, della stessa sostanza del Padre, "dato" per la salvezza del mondo.

In questo modo ritroviamo pure il senso fondamentale dell'Avvento, dell'Avvento liturgico, che è attualmente vissuto dalla Chiesa. La parola "avvento" significa "venuta". Il Vangelo di Giovanni parla di questa venuta nella categoria del dono: l'avvento - è il Figlio "dato" dal Padre, "dato" nello Spirito Santo, come ne rendevano già testimonianza le parole del profeta Isaia, il suo testo messianico.

Questo è il "primo" avvento, unito storicamente con la vocazione di Israele come popolo dell'alleanza. Con la sua storia. L'Avvento trova il suo termine nella notte della nascita di Dio.

In questa notte l'eterno Verbo ha rivestito la carne umana. E' stato messo al mondo come Figlio di una Vergine di Nazaret, il cui nome era Maria. E' stato "dato" al mondo. Non vi è argomento più radicale in favore della verità dell'affermazione che Dio ha amato il mondo.

La notte di Betlemme pone fine alle indagini umane sul tema delle relazioni di Dio col mondo, con l'uomo. E, nello stesso tempo, è un'inizio. Colui che, in questa notte, nasce da Maria rivelerà fino in fondo - mediante la sua vita terrena e la missione messianica - che cosa vuol dire che Dio ha amato il mondo.

In che cosa consiste quest'amore.


3. L'espressione "adventus" suona come una promessa. Essa parla del futuro. Nel linguaggio della Bibbia e della fede della Chiesa la parola "adventus" dice che il mondo e l'umanità hanno il loro futuro definitivo e assoluto in Dio.

L'avvento storico conferma tale verità e, nello stesso tempo, la preannuncia. Ne proietta il contenuto oltre la venuta storica di Cristo, verso il futuro ulteriore e definitivo dell'uomo (e del mondo) in Dio.

Il cristiano è quindi chiamato a pensare nelle categorie dell'Avvento, non soltanto durante queste quattro settimane di dicembre, quando ci si prepara alla solennità di Natale.

Il cristiano è chiamato a pensare nelle categorie dell'Avvento durante tutta la sua vita. E' chiamato a vivere in questa dimensione, alla quale rende testimonianza la venuta di Dio.

L'avvento è come una "linea" inafferrabile, e insieme molto reale, che corre tra il presente e il futuro, tra l'"oggi" concreto di ciascuno di noi - di ogni uomo che viene al mondo - e, nello stesso tempo, delle diverse comunità e società umane: una linea posta tra quest'"oggi" e un "domani" che si allontana costantemente e che è simbolo dell'avvenire.

L'Avvento significa la chiamata alla fede, per vivere in ordine al futuro.


4. Si, in ordine al futuro. Dio è il futuro definitivo e assoluto dell'uomo e del mondo.

Ciascuno di noi s'avvicina a questo futuro, operando a favore del proprio futuro nel mondo: nelle dimensioni della propria vita terrena. Questo è contemporaneamente un lavoro "con gli altri e per gli altri" - nella comunità e per la comunità; nelle diverse comunità, nelle quali si realizza la nostra esistenza umana sulla terra.

Evidentemente anche nella comunità della Chiesa.

A questo punto tocchiamo un argomento che investe personalmente quanti e quante partecipiamo a questo incontro d'Avvento nella Basilica di San Pietro. Ci investe personalmente e, al tempo stesso, ci unisce con gli altri - nell'ambito di comunità sempre più ampie.


5. Sento il bisogno, a questo punto, di rivolgere il mio benvenuto e il mio saluto al signor ministro della Pubblica Istruzione, onorevole Giovanni Galloni, ai magnifici rettori delle università romane e delle università italiane qui presenti. La loro partecipazione ci fa comprendere ancor più profondamente il significato di questa assemblea liturgica.

Saluto i presidi di facoltà, i professori, i ricercatori e i rappresentanti del personale non-docente.

E accolgo con grande affetto voi, studenti delle università romane e delle scuole superiori, nel desiderio di partecipare al vostro impegno di studio teso a costruire un domani più onesto e più libero, perché illuminato dai valori della fede.

Svolgo la presente meditazione sul futuro, pensando a tutti. Anzi: chiedo a tutti di affrontare questo tema nella propria riflessione e preghiera.


6. Che cosa è il futuro di ciascuno e di ciascuna nella dimensione del proprio "oggi" e "domani" temporale? In relazione a questo, quali problemi ci poniamo? Nella società contemporanea, complessa e dinamica, gli uomini sono interpellati da un forte richiamo alla corresponsabilità circa le mete da raggiungere in ogni campo della vita sociale. Esiste pero un profondo disagio, specie tra i giovani, nell'individuare tali mete e nel proporre le strade capaci di raggiungerle.

Oggi si è in genere propensi a privilegiare soluzioni "immediate" e "opportunistiche". Sotto questa spinta, l'università offre in larga misura l'iniziazione e l'accesso sistematico al sapere scientifico, con preferenza per ciò che è empiricamente controllabile e misurabile, vedendosi in esso la base del prodigioso progresso tecnologico, medico e industriale che regge la nostra esistenza. Gli stessi studi umanistici manifestano una generale tendenza a sganciarsi dai criteri di giudizio sulla verità, per limitarsi ad una presentazione puramente storica delle tematiche, comprese quelle schiettamente umane del senso, delle norme e del fine dell'esistenza, con esclusione di ogni ricerca fondatrice di "ethos", di significato sul piano spirituale. Inoltre, nel contesto di una mentalità consumistica, anche per l'università è forte il rischio della "mercificazione del sapere", mediante la sua offerta eclettica a scegliere pragmaticamente ciò che si vuole.


7. Occorre riaffermare con forza che il ruolo dell'università non può ridursi a quello di semplice trasmettitrice di nozioni e di informazioni. Essa deve essere un luogo di coerenza intellettuale che formi all'autonomia, alla responsabilità e al vivere autenticamente. Il futuro dell'uomo, oggi, è condizionato dalla capacità di ciascuno di noi di farsi coinvolgere responsabilmente nello sforzo per la costruzione di una civiltà dove l'uomo, tutto l'uomo sia promosso.

E' un compito arduo, ma di immenso valore. Per fare questo è necessario che ogni comunità universitaria, nelle diversità dei compiti, favorisca un continuo dialogo interpersonale, una forte tensione morale, una grande capacità di recepire le domande, un instancabile impegno nella ricerca delle risposte e nella loro verifica.

La comunità cristiana, consapevole del ruolo storico dell'università, desidera farsi presente in questo impegno per illuminarlo, nel rispetto dei diversi ambiti e metodi investigativi, con la luce dell'evento del Verbo di Dio fattosi carne. La fede non ostacola ma assume, eleva, purifica e unifica la ricerca culturale dell'uomo, secondo il celebre assioma tomistico.

Come Vescovo della Chiesa che è in Roma, ho davanti agli occhi in questo momento la complessa realtà universitaria di questa città: le due università statali La Sapienza e Tor Vergata, l'Università Cattolica del Sacro Cuore e il Magistero Maria Assunta, la Libera Università Internazionale di Scienze Sociali e le numerose università pontificie. Vorrei incoraggiare il crearsi di una rete di rapporti e di dialogo tra tutti questi centri di ricerca, che costituiscono in Roma un grande capitale culturale e teologico, giacché l'università ha bisogno della teologia e la teologia ha bisogno dell'università. Occorre stimolare la fantasia e la creatività dei credenti per irradiare il Vangelo sulla cultura universitaria e umanizzarla.

Sono al corrente del lavoro pastorale svolto in diversi modi da sacerdoti, religiosi e laici in vari ambiti universitari. So che esiste anche la commissione per la pastorale universitaria, che raccoglie membri di istituzioni, movimenti, associazioni e gruppi parrocchiali impegnati nel vasto campo della evangelizzazione della cultura. Esorto tutti costoro, quali espressioni dell'unica Chiesa, a sostenere con carità vicendevole e a studiare insieme come risolvere le difficoltà ed i problemi del mondo universitario.

Desidero rivolgere un particolare appello a tutti i docenti: a voi spetta il compito di formare con la scienza e con la vita, i futuri operai della cultura. A voi la società chiede di essere aiutata a capire il proprio passato, a gestire il presente e a progettare il proprio futuro.

Ma soprattutto a voi giovani desidero annunciare il messaggio di speranza per questo vostro tempo. E' questa, per voi studenti, l'età delle grandi scelte. E' oggi che voi dovete collocare la vostra vocazione in un progetto che passa attraverso tutta la vostra esistenza terrena: il matrimonio, la famiglia, la professione, oppure la chiamata al dono totale di sè per il servizio di Dio e dei fratelli.


8. Dio ha amato il mondo...

Sarebbe difficile costruire anche il futuro temporale senza un riferimento a questa verità. Grazie ad essa ogni cosa, e prima di tutto l'uomo e la vita umana, hanno, in definitiva, un senso.

Tuttavia le parole dette da Cristo nel colloquio con Nicodemo conducono oltre. Perché Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo? Dice Cristo: non "per giudicare il mondo ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Jn 3,17).

La vita umana nella dimensione della temporalità ha il suo termine più o meno lontano. A volte tranquillo, a volte tragico. Mediante tutto questo - mediante il bene e il male, anche quello che viene commesso dall'uomo e del quale egli rimane responsabile - mediante tutto questo, è vero che Dio è il futuro dell'uomo, e attraverso l'uomo, anche del mondo. L'uomo o trova il suo futuro definitivo in Dio, oppure non lo possiede per niente. Ed è condannato dalla potenza della natura alla "morte cosmica".

"Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo si salvi per mezzo di lui".

L'Avvento... la venuta del Verbo nella carne umana... la notte di Betlemme... nega, ogni anno, la "morte cosmica" dell'uomo. Ogni anno rende testimonianza ad una escatologia diversa da quella materialistica: rende testimonianza al futuro "assoluto" dell'uomo in Dio.

Proprio questo significa la "salvezza".


9. Oggi, giorno in cui la Chiesa ricorda il martirio di santa Lucia a Siracusa, durante le persecuzioni ai tempi dell'impero romano, rinnoviamo in noi la fede nella vocazione di ciascuno di noi alla salvezza in Gesù Cristo.

Quanto breve è stata la vita di Lucia! Quanto breve fu per lei il futuro temporale nel mondo! E quanto decisamente, quanto eroicamente è passata in Cristo verso il suo futuro definitivo! Le vie umane sono diverse. Cambiano pure i tempi e con essi il contesto di civiltà della vita umana. Siamo "cittadini" della nostra civiltà, del mondo odierno con tutti i suoi successi e le sue crisi, con tutte le caratteristiche contraddizioni e tensioni.

La parola di Dio è semplice: Le parole di Cristo "non passeranno" (cfr. Mc 13,31): Dio ha amato il mondo.

Seguiamo questa parola, aprendo i nostri pensieri, parole e opere a questo "giudizio", del quale Cristo parla a Nicodemo: "E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce" (Jn 3,19).

Apriamo le nostre coscienze a questo "giudizio", di cui parla Cristo. E si compiano su ciascuno le ultime parole del colloquio notturno, indirizzate a Nicodemo: "Chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio" (Jn 3,21).


Data: 1988-12-13 Data estesa: Martedi 13 Dicembre 1988









All'Ambasciatore di Svezia presso la Santa Sede - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Guardo con gioia alla mia prossima visita alle comunità cristiane della Scandinavia"

Testo:

Signor ambasciatore.

Benvenuto in questa casa! Sono lieto di ricerverla come ambasciatore straordinario e plenipotenziario di sua maestà il re di Svezia Carl Gustaf presso la Santa Sede. La prego di presentare a sua maestà il mio vivo ringraziamento per l'attenzione accordata dal suo Paese all'azione perseverante della Santa Sede a favore del rispetto dei diritti dell'uomo e della pace nel mondo.

Quanto a lei, eccellenza, la accolgo con molta soddisfazione e speranza.

Le disposizioni di spirito e di cuore con cui lei affronta la sua alta missione e di cui ha appena parlato sono davvero degne dell'ideale che deve animare i diplomatici accreditati presso la Santa Sede.

Occorre consolidare le buone relazioni già esistenti tra il suo governo e la Sede apostolica di Roma. Noi speriamo siano utili in particolare per l'impegno del suo Paese per operare allo sviluppo del Terzo mondo, compito immane cui la Santa Sede dà un'attenzione e un sostegno costanti. Queste relazioni concorrono anche al bene della Chiesa cattolica, presente nella sua terra di Svezia con una minoranza che, ne prendo atto con gioia, ha un suo spazio riconosciuto all'interno della nazione.

Desidero esprimere la mia gratitudine al suo governo per aver deciso di stabilire a Roma la cancelleria della sua ambasciata presso la Santa Sede. Questa positiva iniziativa le permetterà, signor ambasciatore, di dedicarsi più agevolmente alla sua nobile missione, di essere in contatto diretto con i suoi colleghi del Corpo diplomatico, di seguire con maggior interesse, per via della prossimità, gli sforzi e le iniziative della Santa Sede. così lei potrà conoscerne meglio lo spirito, cioè che la Sede apostolica ha coscienza di poter dare, attraverso i canali diplomatici, dei punti di vista particolari e spesso un sostegno morale prezioso alla causa sempre sacra della difesa e della promozione di ogni persona, di ogni popolo, e anche alla pace tra le nazioni. E' superfluo aggiungere che il suo soggiorno a Roma le consentirà di approfondire l'origine e la storia dell'Europa di cui questa città è da tanto tempo un centro fondamentale.

E la presenza del Corpo diplomatico, del quale lei entra oggi a far parte, le permetterà dei contatti fecondi con i rappresentanti dei popoli di tutti i continenti. Lei conoscerà meglio qui l'istituzione ecclesiastica nel suo desiderio di servire gli uomini, rendendo testimonianza a un mistero che trascende tutte le generazioni.

Signor ambasciatore, con parole amabili lei ha fatto riferimento al viaggio pastorale che faro l'anno prossimo nel suo Paese, grazie all'invito così gradito di sua maestà il re di Svezia e il suo governo. Grande è la mia gioia al pensiero di essere accolto in terra scandinava, così caratteristica e ricca di storia. Certo il mio primo obiettivo è di carattere spirituale: incontrare e incoraggiare la comunità cattolica che viene nella vostra terra. Ma penso con piacere anche agli incontri che avro con i responsabili delle altre comunità cristiane e, più ampiamente, con le autorità e il popolo svedese. Lei ha espresso, eccellenza, la sua disponibilità a fare il possibile perché questo mio viaggio pontificio nel suo Paese si svolga con la soddisfazione e per il bene di tutti: la ringrazio caldamente! Esprimo voti cordiali per il fecondo svolgimento della missione cui è stato chiamato dal re Carl Gustaf. L'adempimento delle sue funzioni possa rispondere alle attese del suo governo, alle speranze della Santa Sede e rechi a lei le soddisfazioni personali desiderate. Possa lei sentire il Corpo diplomatico presso la Santa Sede come una grande famiglia! Possa percepire che attraverso la diversità degli ambasciatori, dei continenti e delle culture cui appartengono, esiste veramente un clima di rispetto, di reciproca stima, di dialogo, di aiuto per contribuire a quella civiltà che il mio predecessore Paolo VI chiamava "la civiltà dell'amore", la sola che abbia un futuro, perché si radica in un messaggio venuto dall'alto che si chiama "la buona novella", "il Vangelo di Gesù Cristo salvatore"! Con questi sentimenti invoco sulla sua persona e sulla sua attività diplomatica la protezione e il sostegno di Dio.


Data: 1988-12-16 Data estesa: Venerdi 16 Dicembre 1988




Lettera al Cardinale Giuseppe Caprio - Città del Vaticano (Roma)

Testo:

Al nostro venerabile fratello Cardinale Giuseppe Caprio.

Noi, venerabile nostro fratello, rivolgiamo oggi a te un saluto pieno di gratitudine, a te che abbiamo chiamato, poco dopo la nostra elezione al soglio pontificio, a far parte del collegio dei Cardinali e al quale abbiamo affidato anche compiti assai delicati nella Sede apostolica, e ti celebriamo con un esimio elogio, mentre sappiamo che si sta avvicinando un evento lieto e importante della tua vita: il cinquantesimo anniversario della tua ordinazione sacerdotale.

Sebbene ci incontriamo con te spesso e dialoghiamo con familiarità e pensiamo che ti sia noto quanta sia la nostra stima nei tuoi confronti e apprezziamo le tue molteplici attività, tuttavia ci sembra che sia data l'occasione ora di ricordarti apertamente e di nominarti tra i nostri assidui collaboratori, poiché hai speso il tuo sacro ministero, prima sacerdotale, poi episcopale, in questi cinquant'anni per il bene dei diversi greggi di fedeli nel mondo, per la causa della Chiesa di Dio, per le necessità più immediate della Sede apostolica. Questa fu la vigna alla quale il Pastore eterno ha voluto destinarti come fedelissimo ministro, parte sceltissima la cui cura assidua e attenta merita una grata menzione dal Pontefice romano e insieme un fraterno saluto, con questa nostra lettera, che quasi ti consegnamo di nostra mano.

Infatti da quando, giovane di ventiquattro anni, assumesti il tuo fruttuoso compito presso la Segreteria di Stato, hai compiuto ogni cosa in modo esemplare in questo fertile campo: presso le legazioni pontificie in Cina e in Vietnam, in Belgio e in India, nell'amministrazione del patrimonio apostolico e nella direzione della Segreteria di Stato. Quanto importanti e solidi effetti abbia prodotto in quei luoghi la tua attività, lo testimoniano il ricordo pieno di riconoscenza e la gioiosa memoria della tua presenza in quei luoghi. E tuttora continui a lavorare con grande saggezza per la Cattedra di Pietro, anzi per tutta la Chiesa, assai responsabilmente in quella mansione che ti abbiamo affidato con tanta fiducia.

Con il carissimo popolo di Benevento perciò leviamo queste nostre parole di riconoscenza nel ricordare gli inizi del tuo sacerdozio e nel celebrare le sue insigni testimonianze. Come se fossimo presenti ci uniremo a te con grande affetto nella ricorrenza faustissima del 17 dicembre, per lodare con te il Signore Gesù autore di tutte le nostre opere e largitore di tutti i beni che nascono dal nostro ministero. Nello stesso tempo per parte nostra leveremo preghiere al divino remuneratore dal profondo del cuore perché, in questo nuovo anno della tua vita, ti guardi propizio, riempia il tuo animo della consolazione del tuo ministero, mantenga la salute dell'anima e del corpo per gli anni futuri, ti dia già fin da ora i premi dei tuoi meriti.

Certissimo pegno della ricompensa celeste di tali meriti sia la nostra apostolica benedizione trasmessa a te e ai tuoi.


Data: 1988-12-16 Data estesa: Venerdi 16 Dicembre 1988




All'Ambasciatore d'Austria presso la Santa Sede - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'Austria, forte della sua tradizione cristiana, è luogo d'incontro privilegiato tra i popoli d'Europa

Testo:

Gentilissimo signor ambasciatore!


1. Con particolare gioia la ricevo oggi in Vaticano nella sua entrata in carica come nuovo ambasciatore straordinario e plenipotenziario della repubblica d'Austria presso la Santa Sede. Io le do un cordiale benvenuto, come già al suo stimato predecessore e mi complimento con lei per il suo nuovo e onorevole compito. Lei prende così la responsabilità per una eredità piena di valore, che è cresciuta in spirito di amicizia e di solidale compartecipazione tra il suo Paese e la Santa Sede attraverso i secoli ed ha sempre dato buoni risultati per le grandi richieste della comunità internazionale dei popoli, fino al tempo moderno, in molteplici modi.


2. Come lei ha rilevato nel suo saluto, per il quale la ringrazio sinceramente, il nostro odierno incontro si trova ancora sotto l'influsso della mia seconda visita pastorale in Austria. Il suo buon andamento è stato reso possibile in non ultima istanza dall'armonica collaborazione tra gli organi competenti clericali e statali, per i quali io, anche qui, pronuncio ancora una volta il mio grato riconoscimento. La positiva esperienza di quei giorni possa approfondire ulteriormente il rapporto amicale fra Stato e Chiesa nel vostro Paese e l'impegno comune per il bene degli uomini e dei popoli. Nella sua storia di quasi duemila anni il cristianesimo ha contribuito in modo determinante allo sviluppo culturale e alle sorti dell'Austria. Anche se oggi è forse poco richiesto, il contributo particolare della Chiesa, proprio nel nostro tempo e nella nostra società, è tanto più urgente quanto più, attraverso un progressivo disprezzo del valore fondamentale della morale, viene messo in dubbio il fondamento per una vita comune degna dell'uomo. Ordine e bene comune nello Stato si fondano nella virtù del cittadino, che ad essi si attiene, nell'unico interesse di subordinare tutto al bene e di impegnarsi solo per l'obiettivo della giustizia e della bontà. La fede cristiana insegna agli uomini che la fonte della vera libertà si trova solo nel legame con la verità, nell'obbedienza verso Dio. In campo etico questa condotta basilare si esplicita nella assunzione di principi e modi di comportamento che hanno nella coscienza il loro infallibile ammonitore e che ricevono da Dio la loro autorità ed il loro impegno. Come ho spesso sottolineato durante il mio viaggio pastorale, il "si alla vita" che i cristiani dicono dal cuore della loro fede abbraccia l'intera realtà della vita umana e sociale, sulla base di quei diritti e doveri fondamentali e inalienabili nell'ordine del creato, che soli inducono a formare l'ordine pubblico in modo degno dell'uomo. Nell'impegno per la salvaguardia e l'incremento di questi, anche il vostro Stato trova sempre nella Chiesa un partner degno di fiducia.


3. Come lei ha sottolineato giustamente nella sua allocuzione, il lavoro comune tra il suo Paese e la Santa Sede si estende in particolar modo nell'ambito della pace, dell'organizzazione comune per la giustizia e l'equilibrio sociale tra i popoli, come pure nell'ambito dell'Europa, che dalle sue origini cristiane deve trovare una nuova unità solidale. In diverse occasioni della mia visita pastorale ho indicato la particolare responsabilità e le molteplici possibilità dell'Austria, come detentrice di una importante funzione intermedia fra i popoli, per la sua posizione geografica nel cuore dell'Europa. In corrispondenza con la specifica missione che spetta alla Santa Sede nella comunità dei popoli e soprattutto in Europa, essa sostiene tutte le iniziative serie per la giustizia e la pace, così come tutti gli sforzi che concordano con i valori ed i principi che la Chiesa deve divulgare per ordine di Gesù Cristo. La Santa Sede si sforza soprattutto di promuovere un'atmosfera di fiducia che, nonostante le non piccole difficoltà presenti, consenta dibattiti costruttivi e giuste soluzioni tra i popoli. La Chiesa non si sente competente per i problemi tecnici, bensi per i valori spirituali e morali che soli possono offrire un fondamento portante per un ordinamento di pace nazionale e internazionale. Della più grande importanza è che il punto centrale di ogni progettazione debba essere l'uomo, per cui le strutture che si tratta di migliorare o di rendere nuove debbono garantire un margine più grande possibile per la libertà e la dignità degli uomini e dei popoli interessati. Una particolare attenzione della Santa Sede va naturalmente al continente europeo, nel quale vivono popoli per i quali la fede cristiana è e rimane uno degli elementi della loro identità culturale. Quanto più l'Europa coltiva i basilari valori umani e cristiani della sua ricca cultura e, nella moltitudine crescente, impara a parlare con un'unica voce, tanto più potrà anche aderire alla sua grande missione e sfida per lo sviluppo dei Paesi del Terzo mondo.


4. Per la realizzazione di questo importante obiettivo per il bene degli uomini e dei popoli la Chiesa offre agli Stati - e così anche al suo Stato, l'Austria - la sua leale collaborazione. Gentilissimo signor ambasciatore, nel suo nuovo incarico, del quale lei oggi prende possesso, le sia concesso di continuare a sviluppare ed approfondire fruttuosamente la cooperazione fiduciosa fra l'Austria e la Santa Sede, per le grandi richieste della comunità internazionale dei popoli.

Con una parola di particolare ringraziamento contraccambio i gentili auguri del vostro signor presidente federale, dottor Kurt Waldheim, di cui lei si è fatto portatore. Allo stesso tempo imparto di cuore a lei e alla sua egregia famiglia, così come a tutti i collaboratori della sua ambasciata, la mia particolare benedizione apostolica.


Data: 1988-12-17 Data estesa: Sabato 17 Dicembre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - A gruppi di giovani dopo l'"Angelus"- Città del Vaticano (Roma)