GPII 1989 Insegnamenti - Ai Vescovi del Guatemala in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai Vescovi del Guatemala in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Come ministri di Dio siete chiamati ad essere artefici di pace non solo all'interno della Chiesa ma anche nella vostra città


Amatissimi fratelli nell'Episcopato.


1. E' per me motivo di grande gioia porgervi il mio cordiale benvenuto a questo incontro, Pastori della Chiesa in Guatemala, in occasione della visita "ad limina". La vostra presenza collegiale qui è la testimonianza eloquente della comunione ecclesiale; in effetti, come "ministri di Cristo... e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1) rappresentate in particolar modo le vostre Chiese locali. Con la vostra venuta a Roma, centro della cattolicità, desiderate rendere ancor più manifesta l'intima comunione nella fede e nella carità con questa Sede Apostolica. In verità ci sentiamo una cosa sola nello Spirito Santo e nell'amore di Cristo, che permane per sempre la pietra angolare (cfr Ep 2,20) ed il Pastore delle nostre anime (cfr 1P 2,25).

Nelle relazioni quinquennali e durante i colloqui privati avete voluto rendere manifesti i temi più salienti della vita ecclesiale guatemalteca. Desidero ora, durante questo incontro, riflettere con voi su alcuni obiettivi specifici, tenendo conto anche dei vostri documenti collettivi e della realtà pastorale che ho potuto apprezzare durante le indimenticabili giornate vissute quasi sei anni fa con gli amatissimi figli del Guatemala, durante il mio viaggio apostolico. Non si cancella dalla mia mente l'affettuoso ricordo della ricca religiosità del vostro popolo, manifestata durante le sentite celebrazioni di fede e speranza che ebbero luogo nella capitale e a Quetzaltenango. Furono giorni di intensa spiritualità, nei quali ho potuto apprezzare la richiesta di pace e di giustizia che scaturiva dai cuori di tutti i guatemaltechi.


2. Nella vostra sollecitudine per le comunità ecclesiali che il Signore vi ha affidato, vi siete donati generosamente al compito di dare un nuovo impulso ad una azione evangelizzatrice che faccia diventare realtà la trasmissione di una fede profonda e autentica, che penetri profondamente nella vita sociale e culturale guatemalteca, e anche nella sfera economica e politica. Da qui prende il via lo sforzo che state realizzando a favore di un piano globale di pastorale, come dimostra il vostro documento collettivo più recente.

Seguendo la linea dell'invito che feci ai Vescovi delegati del CELAM a Porto Principe (Haiti) - al termine della mia visita apostolica nel Centroamerica - vi siete riproposti come obiettivo centrale: "Stimolare, in comunione e partecipazione, la nuova evangelizzazione nel Guatemala, per creare uomini e comunità rinnovatrici, capaci di collaborare nella costruzione di una società giusta e fraterna" (N. 10. 3).

So che questo documento sta servendo come base per molteplici iniziative che state intraprendendo nelle vostre diocesi, come ad esempio le settimane di pastorale e anche il primo Sinodo arcidiocesano; tutto ciò con il fine ultimo di consolidare una pastorale organica di insieme. Si tratta certamente, di una azione pastorale con cui, nella fedeltà al Vangelo, volete rispondere allo spirito di unità che, per sua stessa vocazione, deve regnare nella Chiesa.


3. Vi incoraggio vivamente dunque, affinché continuiate ad operare per consolidare l'unità, in modo tale, con l'ispirazione del Verbo incarnato, da riuscire a far si che il mistero della Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica si vada via via manifestando come comunione visibile (cfr LG 8). Ciò esige da parte vostra una particolare attenzione perché all'interno del processo che avete intrapreso non si dimentichino gli aspetti essenziali e costitutivi della Chiesa.

Non possiamo dimenticare che una delle maggiori tentazioni della nostra epoca è quella di pretendere di promuovere un rinnovamento ecclesiale che, polarizzando l'attenzione su certi aspetti - messi in particolare rilievo dalla sensibilità moderna - non tiene sufficientemente conto degli elementi fondamentali della identità costitutiva del Corpo mistico di Cristo, come ad esempio la sua struttura gerarchica, l'unità voluta dal suo divino fondatore o il suo carattere specificatamente sacramentale (cfr LG 26).

Come Chiesa una, costituita sul fondamento degli apostoli, è di grande importanza che tutto il Popolo di Dio mostri un atteggiamento ecclesiale di sensibile e filiale accettazione delle direttive dottrinali e delle norme che emana il Magistero autentico della Chiesa. E' vero che particolari circostanze storiche, che hanno caratterizzato i tempi passati, hanno potuto in qualche modo condizionare negativamente detta sensibilità. Infatti, l'ostilità sistematica di cui fu oggetto in epoche passate la Chiesa, l'incidenza di misure orientate a distruggere la forza morale dei sacerdoti e delle comunità religiose, così come la conseguente scarsità di clero, favorirono indubbiamente il fatto che alcuni settori del popolo fedele non riconoscessero, con tutte le sue conseguenze, il carattere gerarchico della Chiesa fondata da Cristo.


4. Tali presupposti, uniti a determinate deviazioni ecclesiologiche, che per interessi settoriali e di parte, seminano l'errore a proposito del fondamento della Chiesa e della sua missione propria, possono creare oggi il terreno fertile per giustificare atteggiamenti inaccettabili che pretendono di disconoscere la legittimità della partecipazione della Chiesa alla vita pubblica, o meglio, intendono ridurre la sua missione unicamente alla sfera privata dei fedeli.

E' particolarmente necessario e urgente, cari fratelli, presentare al popolo dei fedeli i contenuti essenziali della fede cattolica, specialmente nel momento presente, in cui sètte fondamentaliste e nuovi gruppi religiosi portano avanti, in Guatemala, una aggressiva campagna di proselitismo, seminando la confusione fra i fedeli e indebolendo la coerenza e l'unità del messaggio evangelico.

Come ha segnalato l'Arcivescovo del Guatemala in una recente lettera pastorale sul rapporto della Chiesa cattolica con i gruppi religiosi non cattolici, la azione di proselitismo di costoro "causa diversi problemi, come la rottura dell'unità familiare, la perdita dell'identità culturale e, forse ancor più grave, la perdita del senso profondamente comunitario e specificatamente umano che esiste nel popolo guatemalteco" (N. 17.3). Spesso tali attività vengono favorite da molteplici carenze, ed in particolare da una struttura religiosa insufficiente. Si tratta di una sfida a cui la Chiesa, illuminata dalla Parola di Dio e partendo dalla realtà guatemalteca, deve rispondere con un rinnovato sforzo per soddisfare la sete di Dio e l'ansia di spiritualità del vostro popolo.

Per tutti questi motivi, vi rivolgo un appello particolare affinché, insieme ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, operatori della pastorale, catechisti e laici impegnati, promuoviate una azione evangelizzatrice che assuma i valori della autentica pietà popolare e risponda alle sofferenze e alle speranze degli uomini del nostro tempo, offrendo loro i mezzi per la salvezza eterna in Cristo Gesù.


5. A questo proposito si fa urgente il bisogno di promuovere la partecipazione di tutti al compito evangelizzatore, con particolare riferimento ai laici, e sottolineando l'importanza della famiglia ed il ruolo della donna, poiché siete coscienti del fatto che "l'apostolato dei laici... deriva dalla loro stessa vocazione cristiana" (AA 1). Questi con la adeguata assistenza da parte dei sacerdoti, devono lavorare - individualmente o legittimamente associati - per attrarre verso la Chiesa coloro che si sono allontanati o la cui fede si è indebolita. Particolare riconoscimento per l'importante lavoro che sviluppano nelle loro comunità, meritano i catechisti. Non pochi di loro, soprattutto nelle aree rurali, hanno sigillato la loro opera apostolica con la testimonianza suprema dell'effusione del sangue.

Affinché il lavoro che si realizza con i laici e la missione che si affida loro dia i frutti attesi, è fondamentale che si mostri particolare attenzione alla loro formazione dottrinale e spirituale e, allo stesso tempo, particolare sensibilità nel riconoscimento dei doni e dei carismi che, grazie a loro, il Signore desidera comunicare alla sua Chiesa. Nella vostra istruzione pastorale, "Rinnovati nello Spirito", stabilite direttive di formazione e discernimento che, se pure vanno indirizzate specificatamente al movimento del rinnovamento carismatico, possono servire anche come criterio orientatore per altri movimenti apostolici.


6. La necessaria crescita nella fede e la testimonianza evangelica nella trasformazione delle realtà temporali secondo i disegni di Dio, devono portare il laico cristiano a partecipare più attivamente alla vita liturgica e sacramentale della Chiesa. Infatti il Concilio ci ricorda che la liturgia è "il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù. Poiché il lavoro apostolico è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo... prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore" (SC 10).

L'importanza fondamentale di tale insegnamento, che fa parte della più genuina tradizione della Chiesa, viene messa in dubbio quando non si tiene sufficientemente in conto il ruolo decisivo ed indispensabile del sacerdote all'interno della comunità ecclesiale, o quando, senza la dovuta precauzione e preparazione, si affidano a ministri non ordinati delle responsabilità che in realtà non appartengono loro.


7. Desidero anche esprimervi la gioia che ho nel cuore sapendo che il Signore sta benedicendo le vostre Chiese particolari con un crescente numero di vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie. E' questo un segno chiaro di come la Chiesa in Guatemala stia raggiungendo la piena maturazione.

A tale proposito vi incoraggio perché continuiate a dedicare i vostri sforzi a favore di una pastorale vocazionale che presti particolare attenzione alle famiglie, alla scuola, alla gioventù, ai movimenti apostolici ed alle associazioni ecclesiali. Dedicate a questo importante compito sacerdoti generosi, ben preparati e di grande energia che, all'interno di un piano diocesano e nazionale, si occupino di questo settore.

Allo stesso modo desidero incoraggiarvi affinché promuoviate anche le vocazioni missionarie che possano portare la buona Novella ad altri popoli più bisognosi. "Partendo dalla vostra povertà" condividete anche la vostra fede, in particolar modo in occasione del quinto centenario dall'inizio dell'evangelizzazione dell'America Latina.


8. Continuate ad andare avanti nel cammino di rinnovamento che avete intrapreso.

Come ministri di Dio dovete essere sempre artefici di pace ed armonia, non solo all'interno della Chiesa, ma anche in seno alla società. Come esigenza nata dalla vostra sollecitudine pastorale, alcuni di voi - soprattutto dopo gli accordi di Esquipulas II - sono stati chiamati ad una difficile opera di mediazione e riconciliazione fra le parti in conflitto. Ribadendo le imprescindibili esigenze di giustizia ed il rispetto dei diritti umani, volete contribuire al superamento dei dissidi, favorendo i negoziati che possono condurre ad una migliore comprensione, nel quadro di un sano pluralismo e con un atteggiamento di tolleranza e comprensione. I frutti del vostro arduo compito saranno abbondanti nella misura in cui vi manterrete totalmente, fedeli alle esigenze del Vangelo.

Precisamente per la volontà di essere fedeli al Signore ed alla missione apostolica che egli vi ha affidato, avete voluto affrontare in un documento collettivo, uno dei problemi che maggiormente affliggono il Guatemala: la proprietà terriera.

Certamente il grido che in nome dei poveri avete levato nella vostra lettera pastorale diventa, alla fine, un urgente richiamo alla solidarietà, come cammino che conduce alla giustizia.

Sapete bene che la preoccupazione per i problemi dell'uomo in tutte le sue dimensioni, fa parte della missione stessa della Chiesa. Nella mia enciclica "Sollicitudo Rei Socialis", ho voluto occuparmi del tema della solidarietà come cammino che conduce alla pace: "opus solidaritatis pax" (39). Secondo questa linea anche voi, Vescovi del Guatemala, siete convinti che "per prevenire qualsiasi estremismo e consolidare un'autentica pace non c'è nulla di meglio che restituire dignità a coloro che soffrono ingiustizia, disprezzo e miseria" ("Homilia Guatimalopoli, in foro "Campo di Marte" habita", 6, die 7 mar. 1983: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI, 1 [1983], 1). Per questo motivo avete voluto invitare i vostri fedeli a riflettere serenamente su di un tema di particolare importanza, illuminati dalla Parola di Dio ed in conformità con l'insegnamento sociale della Chiesa, messo in particolare rilievo durante le conferenze generali dell'Episcopato Latinoamericano di Medellin e Puebla.

Mantenendo alla base la certezza che il vostro grido nasce da una attività profondamente evangelica, vi animo ad andare sempre avanti, anche quando sarete accompagnati da incomprensioni e addirittura rifiuti.


9. Un tema che attira in modo particolare la vostra sollecitudine di Pastori, è sicuramente quello dell'educazione. Infatti è assai grande la sfida che rappresentano, nel vostro Paese, l'elevato numero di persone in età scolare, l'alto indice di analfabetismo e le insufficienti strutture nel campo dell'insegnamento. Inoltre, fattori come la situazione di povertà, l'instabilità e persino la disgregazione familiare - senza dimenticare la violenza nelle sue diverse manifestazioni - condizionano sensibilmente l'incidenza dell'opera educativa.

Come ben avete manifestato, siete coscienti della responsabilità che avete in questo terreno. Vi animo poi ad un rinnovato impegno a favore di una solida e programmata educazione alla fede. Mediante l'insegnamento a tutti i livelli, dalla scuola all'università, si apprende anche a rispettare la dignità della persona umana, ad essere onesti nell'ambito pubblico e privato, a rafforzare la volontà di pacifica convivenza cittadina, a difendere la giustizia e la pace, in una parola, a convertire i valori di vita in criteri di comportamento corretto.

La legislazione del vostro Paese riconosce alla Chiesa il diritto di partecipare all'educazione, anche a livello pubblico, attraverso corsi di morale e formazione religiosa. E' necessario poi avere un'attenzione particolare, con personale e mezzi adeguati nei confronti di questa presenza che tanto può incidere sull'orientamento delle future generazioni.

A questo riguardo, non possiamo dimenticare un fattore peculiare e determinante nella realtà guatemalteca: il pluralismo di etnie. Come ebbi l'occasione di ricordare nell'indimenticabile incontro con le comunità indigene a Quetzaltenango, esse rappresentano un grande valore per la Chiesa a causa della semplicità e della profondita della loro fede; ciò deve comportare, allo stesso tempo, un particolare impegno per consolidare i gruppi etnici e sviluppare le culture indigene. perciò l'evangelizzazione genuina ed integrale sarà sempre garanzia di difesa e promozione dei valori autoctoni, così come di fedeltà senza riserve al messaggio evangelico nel necessario processo di acculturazione.

10. Concludo, cari fratelli, ringraziandovi per la vostra visita a questa Sede Apostolica, e vi affido un incarico particolare: portate ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, operatori della pastorale, catechisti e a tutti i vostri diocesani il saluto e la benedizione del Papa, che li ricorda sempre nelle sue preghiere; in modo particolare ai bambini, ai malati, ai rifugiati, a coloro che soffrono.

Che il Signore vi conceda la forza e la fedeltà necessarie per proseguire nell'impegno di dare ogni giorno più dinamismo apostolico alla Chiesa in Guatemala, in modo tale che presentandosi come autentico sacramento di salvezza ed in profonda unità con la Chiesa universale, sia sorgente di vita e speranza per la vostra Nazione, elemento di fratellanza e di unione profonda con gli altri popoli della regione. Che il Santissimo Cristo di Esquipulas, alla ombra del quale sono maturati gli accordi per superare i conflitti e rendere possibile la desiderata pace nel Centroamerica, ispiri a tutti, leaders politici e sindacali, imprenditori e lavoratori, uomini di cultura e di scienza, padri e madri di famiglia, una decisa volontà di riconciliazione, di fraternità e di giustizia.

Che Maria santissima, a cui il Guatemala è legato con amore e devozione profonda, come avete dimostrato recentemente nella grande riunione al Campo di Marte in occasione della conclusione dell'anno mariano, sia il modello sul quale continuate a modellare la vostra condotta personale, le vostre scelte pastorali, la vostra missione profetica e la vita delle comunità che vi sono state affidate affinché, attraverso la disponibilità totale alla Parola, il Regno di Dio sia pienamente accolto e gli ideali di pace e di comunione che state promuovendo diventino realtà.

Con affetto vi imparto la mia benedizione apostolica.

1989-01-20

Venerdi 20 Gennaio 1989




Alla pontificia accademia ecclesiastica - Città del Vaticano (Roma)

"La Sede Apostolica chiede il dono totale di voi stessi alla missione della Chiesa"


Cari sacerdoti.


1. Ancora una volta ho la gioia di ricevere la comunità della pontificia accademia ecclesiastica. Vi ringrazio per la vostra visita; questa presenza annuale testimonia una importante realtà ecclesiale, perché voi siete sacerdoti destinati al servizio del Papa e della Santa Sede, con un carattere internazionale diretto ad esprimere insieme l'unità e l'universalità della Chiesa.

Mi è gradita l'occasione di riflettere brevemente con voi sul vostro ministero sia presente che futuro.

Voi avete liberamente accolto l'invito della Sede Apostolica di vivere in questi anni come membri di una comunità sacerdotale, che ha esigenze importanti. La vostra dev'essere una comunità sempre degna della Chiesa apostolica - una comunità dedita all'insegnamento degli apostoli, alla comunione fraterna, all'Eucaristia e alla preghiera (cfr Ac 2,42). L'accademia è una comunità sacerdotale che, come tale, deve ispirarsi e alimentarsi ai più alti ideali dottrinali e pastorali del sacerdozio di Cristo. In effetti essa fornisce a voi tutti l'opportunità di prepararvi per la vostra futura missione, che è missione essenzialmente sacerdotale. Avete a vostra disposizione anni di studio, anni di grazia.


2. Si tratta di un periodo in cui siete invitati ad aprirvi, mediante la preghiera, allo Spirito Santo, che desidera operare nei vostri cuori un'azione di conversione e di elevazione interiore. Gli anni trascorsi in accademia devono essere anni di crescita spirituale nello zelo pastorale e nella carità fraterna, necessari per sviluppare la sensibilità verso gli altri, per conoscere i bisogni della Chiesa universale e per cominciare a comprendere la cultura di tanti vostri fratelli e colleghi.

Il periodo dell'accademia è quanto mai propizio per meditare sulla futura missione che eventualmente vi sarà affidata nelle rappresentanze pontificie o nella Curia romana. Ma le vostre riflessioni si devono svolgere nel contesto di una profonda oblazione di voi stessi a Dio. Gli anni che trascorrerete nella storica istituzione saranno preziosi per perfezionarvi nelle virtù sacerdotali, e consacrarvi, fin d'ora, alla causa dell'unità della Chiesa; conoscere intimamente Gesù e assimilare i suoi pensieri, i suoi sentimenti e i suoi desideri, assumendo il suo atteggiamento di servizio. Ogni sacerdote infatti esiste ed opera per servire gli altri, come Gesù, il quale ha detto di sé: "Per loro consacro me stesso" (Jn 17,19).


3. Si, carissimi fratelli, lo spirito che domani dovrà permeare il vostro specifico ministero per la Santa Sede è la "diaconia", cioè un servizio umile, perseverante, leale, amoroso e generoso alla Chiesa e alle anime. Questo spiega la vostra identità. Per prepararvi a questo futuro apostolato e per far fronte ai diversi problemi che incontrerete nei differenti paesi, dove sarete inviati, si richiede da voi una disponibilità costante e un adattamento infaticabile a situazioni sempre nuove e talora difficili. E' indispensabile perciò che diate una preminenza assoluta alla vita spirituale; che viviate in pienezza ogni giorno le esigenze della vostra consacrazione sacerdotale; che sappiate porre attenzione a ciò che è essenziale, per non farvi prendere dalle tentazioni di ciò che è apparente esteriorità, ma essere autentici testimoni della libertà interiore in un mondo contrassegnato da una ricerca sfrenata delle proprie comodità e dei propri egoismi, a scapito della coerenza ai principi morali e della solidarietà con i loro simili. In altre parole, la Sede Apostolica chiede il dono totale di voi stessi alla missione di Cristo e della sua Chiesa. Soltanto con questo atteggiamento soprannaturale sarete veramente in grado di collaborare nella missione ecclesiale della santa Sede, per la causa del Vangelo.

Voi sarete chiamati, pertanto, a collaborare per promuovere la comunione ecclesiale, specialmente fra le Chiese particolari e la Chiesa universale. Sarete servitori della collegialità nel suo rapporto essenziale con il ministero di Pietro. Dovrete pure contribuire, come collaboratori della Santa Sede, a tutte le grandi cause dell'umanità, quali sono la pace, i diritti umani, la cooperazione internazionale e la solidarietà universale.

Questa collaborazione si esprimerà anche in tanti umili compiti che formano il tessuto della vita quotidiana. E' importante che vi rendiate conto che in questo modo la vostra vita di servizio ha un grande valore per il Regno di Dio, e che la vostra generosità è oblazione gradevole al Signore per la salvezza del mondo.


4. Faccio voti affinché nella sequela di Cristo, Maria santissima sia sempre il vostro modello di generosità, e le sue parole - "Fiat mihi secundum verbum tuum" (Lc 1,38) - vi invitino ad un impegno sempre più profondo e personale. Da parte mia vi ringrazio per il vostro amore per la Chiesa e per la vostra disponibilità a servirla, e vi benedico nel nome di Cristo Signore.

1989-01-21

Sabato 21 Gennaio 1989




All'associazione italiana maestri cattolici - Città del Vaticano (Roma)

Salvaguardare il significato integrale della scuola


Cari fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di accogliere e di salutare tutti voi, convenuti a Roma per prendere parte al congresso nazionale della vostra associazione italiana maestri cattolici.

Quest'incontro mi offre l'occasione di riprendere con voi un tema continuamente presente alla mia sollecitudine pastorale: quello dell'infanzia, dei bambini e dei fanciulli. Non dobbiamo perdere occasione per portare all'attenzione e alla coscienza di tutti gli uomini di buona volontà questo problema tanto delicato.

I bambini e i fanciulli infatti sono più vicini al cuore di Dio, come ci ha rivelato Gesù: "vi dico che i loro angeli in cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli" (Mt 18,10). Proprio al mistero del bambino ho accennato a Torino, durante la visita, nello scorso settembre, per le celebrazioni di san Giovanni Bosco. E ancora dei bambini ho parlato rivolgendomi agli educatori e ai responsabili della federazione delle scuole materne cattoliche italiane ("Allocutio ad eos qui conventui Consociationis Scholarum pro puerulis interfuerunt coram admissos", die 16 ian. 1988: , XI, 1 [1988] 112) e, più recentemente, al comitato direttivo dell'UNICEF per l'America Latina e il Caribe ("Allocutio ad Comitatum directivum consociationis compendiariis litteris "UNICEF" nuncupatoe", die 12 ian. 1989: vide "supra", p.

84).

Tutto questo perché il mio cuore e i miei occhi sono colmi della visione di tanti bambini e fanciulli, che mi sono venuti incontro nei miei viaggi apostolici, quali vive immagini della speranza del mondo, ma spesso anche espressione dolorosa e indicibile delle malattie, della denutrizione e delle violenze di ogni genere.


2. Senza entrare nel merito degli argomenti che avete posto a tema di questo vostro convegno, desidero coglierne pero l'importanza e collegarli col cammino compiuto dalla vostra associazione in questi anni di vita.

Vedo con compiacimento che mantenete al centro dell'attenzione la persona del maestro, riaffermando dunque la centralità della dignità dell'uomo, proprio nel momento in cui, affrontando le sfide educative del tempo, vi misurate con nuove realtà e prospettive.

In questo, infatti, consistono la vostra specificità e il vostro contributo alla necessaria evoluzione della professionalità del maestro e delle nuove strutture entro cui essa può svolgersi più adeguatamente. Il maestro dunque viene prima; soltanto dopo vengono gli strumenti e le strutture.

Prima viene per il maestro l'acquisizione della sapienza, cioè il conseguimento di una sintesi personale, in cui l'esperienza di fede e la professionalità si incontrano e si trasformano in un dono che viene quotidianamente offerto ai bambini e all'intera comunità.

Occorre aggiungere che il maestro cristiano non è mai un uomo isolato.

E' sempre il frutto di una comunità: della comunità umana, in cui è radicato e di cui condivide le giuste istanze; e della comunità cristiana concreta, in cui ritrova continuamente il sostegno della fraternità e il conforto della grazia.

Inoltre, per poter dare il meglio di sé, il maestro cattolico deve essere anche espressione di una comunità professionale e formativa qual è l'associazione fra i maestri cattolici.


3. Alla vostra, come a tutte le altre istituzioni che operano nell'ambito della scuola, voglio dunque raccomandare di mantenere viva la coscienza della propria missione, mentre mi è caro ricordare quanto l'associazione italiana maestri cattolici ha fatto finora per la scuola materna ed elementare italiana e per la qualificazione dei maestri.

Abbiate, cari maestri dell'associazione, chiara la consapevolezza delle vostre tradizioni: un'identità antica e solida, come quella che attingete alle motivazioni iniziali dell'associazione medesima, è la garanzia più convincente per l'efficacia dell'azione che dovete svolgere nei nuovi e ardui contesti in cui siete chiamati ad operare. Voi siete nati nei giorni della generosa volontà di ripresa dell'Italia, e foste espressione di una forte esperienza ecclesiale; rimanete luogo d'incontro tra le legittime istanze di questo Paese e una matura coscienza cristiana, nutrita di verità e di carità.

Continuate a lavorare per mantenere uniti, sia all'interno della vostra associazione, sia nella scuola, quanti vi operano a diverso titolo come maestri, direttori e ispettori. Testimoniate la volontà di resistere a quelle tentazioni tendenti a isolare e contrapporre i diversi ruoli e compiti, con esiti spesso mortificanti. Lavorate poi con particolare cura per entrare in dialogo con le nuove generazioni di maestri della scuola materna ed elementare.


4. Quanto all'aspetto pedagogico del vostro operare, desidero attirare la vostra attenzione sulla necessità di porre a fondamento della scuola una sana pedagogia che, pur tenendo conto della necessaria ricerca di nuovi programmi e ordinamenti e dell'esigenza di nuove tecnologie didattiche, mantenga intatto il primato della persona sui processi, cioè dei fini sui mezzi. Ciò significa che l'innovazione e la sperimentazione devono essere riferite alla persona dell'educando. Bisogna evitare il pericolo che, nel quadro di una educazione troppo formale, il fanciullo perda il contatto con la realtà. così come bisogna garantire un autentico processo di controllo in cui egli si renda sempre più responsabile delle proprie scelte e del proprio comportamento.

Questi delicati problemi, qui appena accennati, rivestono l'esercizio della vostra professionalità di forti valenze etiche ed esigono l'individuazione di norme sicure, fondate sulla legge di Dio, che definiscano il profilo morale del docente.

Nell'ambito di tali importanti problematiche ha un suo posto fondamentale l'esperienza dell'insegnamento della religione cattolica, secondo le modalità previste dai nuovi accordi concordatari. Operando secondo queste direttrici sarà possibile salvaguardare il significato integrale della scuola, di cui la società intera ha bisogno per mantenersi viva e crescere.


5. E' utile ricordare a voi maestri cristiani che l'opera educativa, confinando per sua natura col mistero, invita a cogliere la presenza decisiva di un altro maestro, dell'unico maestro, il Cristo.

A lui vi raccomando, chiedendogli che vi partecipi il suo Spirito di discernimento e di amore per i piccoli, in modo che il vostro insegnare acquisti la forza simbolica del gesto, da lui più volte compiuto, di porre al centro il bambino (cfr Mt 18,2).

Di questo gesto il mondo di oggi ha bisogno; e lo attende da voi, maestri cristiani, come un segno di speranza.

A lei, signor presidente nazionale, all'assistente, ai componenti del consiglio, ai congressisti e a tutti i membri dell'associazione italiana maestri cattolici va di cuore la mia benedizione che vuole raggiungere anche i vostri cari e tutti i piccoli alunni delle vostre classi.

1989-01-21

Sabato 21 Gennaio 1989




Recita dell'Angelus - Ai fedeli riuniti (Città del Vaticano) (Roma)

Una sinfonia di voci per una comunità cristiana compatta e coerente


Carissimi fratelli e sorelle.


1. In questo nostro appuntamento per la recita dell'"Angelus", vorrei oggi ricordare la "Settimana di preghiere per l'unità dei cristiani" che si svolge ogni anno dal 18 al 25 di gennaio.

Sebbene nell'emisfero sud l'ottavario ecumenico si tenga nella settimana precedente la Pentecoste, esso ha lo stesso spirito e l'identico scopo: implorare dal Signore Gesù la grazia dell'unità di tutti i cristiani, in obbedienza all'intendimento da lui espresso: che i suoi discepoli "siano una cosa sola, affinché il mondo creda" (Jn 17,21).


2. In questi giorni, cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti pregano l'unico e comune Signore. Dove è possibile lo fanno insieme con un solo cuore e una comune speranza. Questa sinfonia di voci, modulate sul medesimo tema, è una caparra della piena unità a cui tendono gli sforzi dell'intero movimento ecumenico.

Invito voi qui presenti e i cattolici del mondo intero a partecipare con intensità a questa corale preghiera perché costituisca nel mondo di oggi una comunità cristiana compatta e coerente. Solo così noi potremo dare una testimonianza fedele a Cristo e un contributo positivo al mondo intero, che è alla ricerca di una convivenza pacifica e fraterna.


3. Accogliamo il caloroso invito che san Paolo ha rivolto ai romani e che viene inserito tra le esortazioni per la presente "Settimana di preghiera": "Siate perseveranti nella preghiera" (Rm 12,14).

Ci è accanto in questo impegno la Vergine santissima, alla quale guardiamo "tutti insieme come alla nostra madre comune, che prega per l'unità della Famiglia di Dio e che tutti "precede" alla testa del lungo corteo dei testimoni della fede nell'unico Signore, il Figlio di Dio, concepito nel suo seno verginale per opera dello Spirito Santo" (RMA 30). La celeste intercessione di Maria affretti il giorno della piena comunione fra tutti coloro che riconoscono in Gesù il salvatore del mondo.

1989-01-22

Domenica 22 Gennaio 1989




Le visite pastorali del Vescovo di Roma

Parrocchia di san Cipriano Vescovo e martire a Torrevecchia


[Alla poplaziome del quartiere] Saluto con gioia la vostra parrocchia, tutti i presenti e tutti quelli che appartengono a questa comunità, tutte quelle categorie di persone che il parroco ci ha così puntualmente distinto. Sappiamo bene che tutti gli uomini sono creature di Dio Padre e sono stati redenti, senza eccezioni. In questa dimensione fondamentale la Chiesa cerca di avvicinare ciascuno a Cristo, perché non c'è salvezza al di fuori di Cristo. La Chiesa è serva e il suo ministero è quello della salvezza eterna. Noi tutti siamo ministri di Cristo e siamo anche, come dice san Paolo, "ambasciatori" dei misteri di Dio. La mia gioia è che posso visitare, proprio in questa settimana dedicata alla preghiera per l'unità dei cristiani, la parrocchia di san Cipriano, grande teologo, grande padre e apostolo del mistero della Chiesa che è la sua unità. Egli ha dato prova di questa ecclesiologia e di questa teologia con la vita, e soprattutto con la sua morte, con il suo martirio.

E veramente una di quelle figure dei primi tempi, del terzo secolo, che emergono.

Ad esse la Chiesa deve ritornare sempre, in ogni secolo, perché danno testimonianza delle verità fondamentali della nostra fede e soprattutto ci ispirano con il loro eroismo "usque ad effusionem sanguinis". Io esprimo la mia gratitudine al Signore perché posso visitare una chiesa dedicata a questo santo Vescovo e martire, grande maestro della fede.

Voglio anche fare un augurio a tutti i presenti e a tutti i componenti della vostra comunità. Ci sono beni necessari perché ciascuno abbia una vita degna: i beni materiali, temporali, ma ancora di più i beni morali, spirituali, quelli che costituiscono il nucleo stesso della nostra vita soprannaturale, nella nostra vita in Dio, in Cristo. Auguro questi beni a ciascuno di voi, cominciando dai bambini appena nati, fino alle persone anziane che si avvicinano al tramonto della loro vita in questa terra. Ma se la vita in questa terra tramonta, non tramonta il Cristo. Vi auguro una fede profonda e sempre più vissuta, approfondita, matura, personalmente e comunitariamente. A questo serve anche la parrocchia, come comunità dei fedeli.

[Ai bambini] Il Papa gira tutto il mondo, ma ritorna sempre a Roma. Anzi, non potrebbe andare per tutto il mondo se non venisse da Roma e se non tornasse a Roma. può andare in tutto il mondo solamente a questa condizione: venire da Roma e tornare a Roma. Sapete perché? No? Ma dovete saperlo. Perché Roma è la Sede di Pietro, al quale Gesù ha affidato una cura speciale per tutta la Chiesa. Allora, i diversi Paesi del mondo e le diverse Chiese locali vogliono incontrare il Successore di Pietro, perché nella sua persona la missione di Pietro apostolo viene continuata. Adesso penso che voi sappiate meglio perché il Papa, se va in diverse parti del mondo, ritorna sempre a Roma. Qui a Roma è la sua Chiesa, qui a Roma egli è il Successore di Pietro, e qui a Roma incontra tante parrocchie. E nelle diverse parrocchie incontra tanti bambini. Qui, nella parrocchia di san Cipriano, incontra voi. Siete molto numerosi, e questa per me è una grande gioia.

E una grande gioia incontrarvi, vedervi, abbracciarvi, baciarvi, ascoltarvi. I bambini sono in questo mondo per portarvi gioia con la loro innocenza. Ma, incontrando voi come bambini e gioendo con voi come bambini, io mi rendo conto che vi incontro anche come parrocchiani di questa comunità, i più giovani, i più promettenti. Voi parlate del futuro a tutti noi, ai vostri genitori, ai vostri insegnanti, maestri e catechisti; voi parlate del futuro del mondo, della vostra patria, e del futuro della Chiesa, anzi, della parrocchia di san Cipriano. Colui che per primo ha pensato al nostro futuro è Gesù Cristo. Per questo egli ha istituito i suoi sacramenti, incominciando dal Battesimo, poi, questo sacramento a cui vi preparate con tanto amore, l'Eucaristia, e quindi la Cresima. Gesù Cristo ha istituito questi sacramenti pensando al nostro futuro Non solamente al futuro temporale, terreno, a cui si arriva dopo anni su questa terra. Egli ha pensato al nostro futuro eterno, alla vita eterna, al nostro futuro nella casa di Dio Padre.

Ha pensato alla nostra salvezza eterna, alla nostra felicità eterna. Per questo è venuto nel mondo il Figlio di Dio, nascendo a Betlemme in povertà. Per questo egli ha sofferto sulla croce, è risorto ed è tornato al Padre al suo Padre nel cielo.

Ha compiuto un'opera messianica che abbraccia tutti noi, per portarci verso il Regno dei cieli. Allora, tutto quello che ha fatto Gesù Cristo, lo ha compiuto e sofferto per il futuro di ciascuno di noi, per la nostra salvezza e felicità eterna nella casa del Padre. Vorrei che i vostri cuori di bambini, che sono puri, innocenti e aperti a tutto quello che è buono e bello, specialmente nella preparazione ai sacramenti avessero un maggiore amore per Gesù Cristo, e che questo amore li sostenesse durante tutta la vita, in questo cammino verso il futuro nella casa del Padre.

Vorrei offrire una benedizione a tutti i presenti e alle vostre famiglie. E vero ciò che è scritto in questa sala: "Chiesa santa di Dio, tu non puoi compiere la tua missione se non attraverso la famiglia". Questo è verissimo.

Auguro alle vostre famiglie la grazia di Dio e la benedizione del Signore nostro Gesù Cristo.

[L'omelia durante la celebrazione della santa Messa]


GPII 1989 Insegnamenti - Ai Vescovi del Guatemala in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)