GPII 1989 Insegnamenti - Agli allievi dell'istituto ecumenico di Bossey - Città del Vaticano (Roma)

Agli allievi dell'istituto ecumenico di Bossey - Città del Vaticano (Roma)

Giustizia, pace responsabile, difesa dell'ambiente chiamano le comunità ecclesiali a lavorare insieme


Cari amici dell'istituto ecumenico di Bossey, "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (2Co 1,2).

Sono molto lieto di ricevervi oggi all'inizio del vostro pellegrinaggio a Roma. Mi auguro che questa visita sia per ciascuno di voi un'occasione di crescita nella comprensione della Chiesa cattolica. Attraverso il segretariato per l'unione dei cristiani la Santa Sede è lieta di offrirvi ospitalità come segno di stima e apprezzamento per il lavoro dell'istituto.

Negli ultimi cinque mesi i professori vi hanno aiutato a riflettere con maggiore profondità su "Giustizia, pace e integrità della creazione", un tema considerato di grande importanza nella Chiesa cattolica. Come ho avuto occasione di ricordare lo scorso anno: "La Chiesa ha sempre considerato come parte della sua missione spirituale la difesa e la promozione dei diritti fondamentali della persona, la condanna delle povertà e della oppressione, oltre ad aver fornito concrete opere di assistenza e modelli per la loro eliminazione" ("Allocutio Salisburgi habita, ad Christianos fratres seiunetos", 7, die 26 iun. 1988: , XI, 2 [1988] 2209). Come discepoli di Gesù, che si commosse sempre profondamente per le necessità della gente che incontrava (cfr Mt 9,36).

Mentre cerchiamo di comprendere l'autentico significato e la sfida della giustizia e della pace, non dobbiamo dimenticare che l'uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,26s). Né dobbiamo trascurare che "quando l'uomo disobbedisce a Dio e rifiuta di sottomettersi alla sua potestà, allora la natura gli si ribella e non lo riconosce più come "signore", perché egli ha appannato in sé l'immagine divina" (SRS 30). così anche la nostra preoccupazione attuale di proteggere l'ambiente deve avere come punto di riferimento la persona umana: "Dio è glorificato quando il creato serve le necessità dello sviluppo globale dell'intera umana famiglia" ("Allocutio Nairobiae habita, ad Organismos ab omnibus nationibus ibi extantes", 2, die 18 aug. 1985: , VIII, 2 [1985] 479). La sollecitudine per l'interezza e l'integrità della creazione e la crescente consapevolezza della necessità di proteggere l'ambiente e di conservare le risorse non rinnovabili fanno parte delle esigenze morali di un autentico impegno cristiano.

La situazione attuale del mondo contemporaneo rende imperativo per le Chiese e le comunità ecclesiali lavorare insieme per la promozione della giustizia, della pace e di un uso responsabile dell'ambiente. In questo modo noi diamo testimonianza della "buona Novella" della creazione e della Redenzione, e così conduciamo altri a Cristo, "perché il mondo creda" (Jn 17,21).

Al vostro ritorno fra breve nei vostri paesi e nelle vostre Chiese locali e comunità, è mia speranza e preghiera che il Signore manterrà vivo in voi lo spirito dei vostri studi a Bossey. Lo stesso Signore Gesù Cristo benedica voi e le vostre famiglie e vi dia aiuto e incoraggiamento nel vostro futuro lavoro.

1989-02-10

Venerdi 10 Febbraio 1989




Ai Vescovi del Bangladesh in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

La Chiesa con l'impegno generoso dei suoi membri testimonia in Bangladesh l'amore redentivo di Cristo


Cari fratelli Vescovi.


1. E' per me un grande piacere ricevervi oggi, proprio nel momento in cui molti fedeli cattolici del Bangladesh partecipano al pellegrinaggio nazionale al Miriam Ashram a Diang. Nel rendere omaggio alla Madre di Dio sotto il titolo di nostra Signora di Lourdes, i sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre Chiese locali implorano la sua protezione e sollecitudine materna per il "piccolo gregge" che è la Chiesa in Bangladesh. Uniti nella pienezza della comunione ecclesiale, in occasione della vostra visita "ad limina" noi pure preghiamo per la crescita e la vitalità delle vostre comunità e per la pace e lo sviluppo del vostro Paese.

Ben conosciamo le particolari condizioni del vostro ministero nel Bangladesh. La nazione è ancora ai primi passi della sua indipendenza. Lo sviluppo sociale ed economico è spesso ostacolato da ripetuti disastri naturali che colpiscono questa regione. Mi riferisco in particolare alle sofferenze e alle gravi perdite di vite umane causate dall'alluvione dello scorso settembre e dal terribile ciclone di novembre. In diverse occasioni ho rivolto vari appelli in favore del vostro Paese e il vostro popolo e sono lieto che la "Caritas Internationalis" sia riuscita a provvedere alcuni soccorsi immediati. così avete sperimentato praticamente la solidarietà universale che dovrebbe sempre caratterizzare la vita della Chiesa, il corpo di Cristo, in cui siamo tutti membra gli uni degli altri (cfr Ep 4,25). Naturalmente, le necessità delle vostre popolazioni vanno ben oltre gli aiuti già forniti, e sono certo che la nazione cercherà delle modalità per affrontare le sfide di una diffusa povertà e analfabetismo che impediscono il progresso e la promozione della dignità umana.


2. Dal punto di vista religioso, voi costituite una piccola minoranza in mezzo a un popolo con altre tradizioni religiose, anche se la Chiesa è presente qui a partire dal XVI secolo. Il problema delle minoranze, comprese quelle religiose, "è una delle questioni più delicate della società contemporanea, che col passare degli anni è diventata sempre più urgente, perché essa riguarda tanto l'organizzazione della vita sociale e civile all'interno di ciascun paese, quanto la vita della comunità internazionale" ("Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a.D. 1989", 1, die 8 dec. 1988: , XI, 3 [1988] 1378).

Due sono i principi fondamentali per un corretto affronto del problema delle minoranze. L'unità della famiglia umana creata da Dio richiede la formazione di una comunità mondiale radicalmente aperta alla solidarietà al di là delle frontiere e libera da discriminazioni. Allo stesso modo, all'interno dell'unica famiglia umana tutti gli individui devono essere rispettati nella loro inalienabile dignità cui hanno diritto per nascita, senza distinzioni relative alla loro origine razziale, etnica, culturale o nazionale (cfr."Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a.D. 1989", 3, die 8 dec. 1988: "loc. cit.", p. 1738).

Le differenze tra i membri della famiglia umana sono legittime e devono essere rispettate. Lo Stato in particolare ha il dovere di tutelare la dignità e la libertà di tutti i cittadini assicurando gli strumenti legislativi e giuridici, come pure i mezzi culturali ed educativi, per promuovere la comprensione, bandire i pregiudizi e creare un'effettiva armonia tra tutti gli strati della società.

Nel caso del Bangladesh, la Santa Sede si è sentita incoraggiata dal messaggio ai cristiani inviato a Natale da sua eccellenza il Presidente Ershad, e dalle parole del nuovo ambasciatore del Bangladesh in occasione della presentazione delle sue lettere credenziali. E' mia fervida speranza che la comunità cattolica continui, per quanto possibile, a contribuire al progresso e al benessere del popolo del Bangladesh in un clima di fiducia e di libertà.


3. Cari fratelli in Cristo, le Chiese locali cui presiedete nella carità sono state l'argomento delle nostre conversazioni private. Con la grazia di Dio e l'impegno generoso dei vostri sacerdoti, i religiosi e le religiose, locali e missionari, e dei catechisti e dei responsabili laici delle comunità che sostengono e incoraggiano le vostre comunità sparse, l'amore salvifico di Gesù Cristo viene annunciato e reso presente nella vita di molti. Dopo l'ultima vostra visita "ad limina" è stata eretta la nuova diocesi di Mymensingh. Il seme lanciato sta portando frutti (Lc 8,11ss) e continuerà consolidando ulteriormente le strutture ecclesiastiche. Come Pastori voi sapete che non sono importanti le strutture, ma piuttosto la grazia e la forza da cui provengono e la vita ecclesiale cui contribuiscono. L'oggetto principale del vostro ministero è sempre la santità cristiana dei vostri fedeli, "che dalla potenza di Dio sono custoditi mediante la fede, per una salvezza prossima a rivelarsi negli ultimi tempi" (1P 1,5).

In questa prospettiva il piano pastorale per la Chiesa del Bangladesh, aperto al continuo rinnovamento e adattamento, continua ad offrire dei validi orientamenti per il vostro apostolato e servizio. Lo Spirito Santo con i suoi doni accompagni voi e i vostri collaboratori, affinché il realizzarsi del piano possa incrementare l'annuncio della buona Novella e ispirare un servizio sempre più generoso ai bisognosi: i poveri, i deboli e quelli che non hanno voce.


4. I vostri più intimi collaboratori sono i diletti sacerdoti. Come Vescovi, dotati della pienezza del sacerdozio, voi comprendete molto bene il ruolo essenziale dei vostri sacerdoti, nella vita delle vostre Chiese locali. "In virtù del sacramento dell'ordine, ad immagine di Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, sono consacrati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti del nuovo testamento" (LG 28). Attraverso il loro ministero i sacerdoti rendono Cristo visibile tra gli uomini, soprattutto quando sono profondamente spinti da un amore puro che si dona agli altri. La consapevolezza della loro fraternità sacramentale li conduce a un vivo senso di collaborazione reciproca e con il Vescovo, in un atteggiamento di servizio e rispetto verso i laici, promovendo la loro crescita spirituale e condividendo gli impegni pastorali e le responsabilità con loro (cfr PO 8-9). In tutto questo, è particolarmente importante la vostra attenzione e sostegno per il vostro clero.

Nella particolare situazione delle vostre Chiese locali può non essere stato ancora possibile mettere in atto le strutture giuridiche e istituzionali previste nella legge ecclesiastica. Mi conforta la notizia che state procedendo in questa direzione e che c'è una sempre maggiore fiducia e solidarietà tra voi e i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, che compongono il presbiterio di ciascuna Chiesa locale. Una autentica condivisione degli impegni connessi con l'evangelizzazione e l'edificazione del corpo ecclesiale, lungi dal diminuire la responsabilità e l'autorità del Vescovo, ha un effetto molto positivo sulla vita spirituale e morale dei vostri sacerdoti.


5. Fonte di salda speranza per l'avvenire della Chiesa in Bangladesh è il "Seminario Maggiore Nazionale" di Dacca, che serve le cinque diocesi e le comunità religiose. Invio un affettuoso saluto agli educatori responsabili e li assicuro delle mie preghiere per il successo del compito delicato in cui sono impegnati.

Incoraggio anche quei sacerdoti del Bangladesh che stanno compiendo studi avanzati per prepararsi all'educazione dei futuri preti. Tramite loro il curriculum di studi del seminario migliorerà, con grande beneficio per tutta la Chiesa nel vostro Paese.

In particolare invito tutti i seminaristi maggiori e minori a riflettere sull'importanza di una solida formazione spirituale. Rendiamo grazie alla Santissima Trinità per l'aumento in atto delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. E' un segno della vitalità della comunità cattolica ed è responsabilità primaria per voi, Pastori.


6. Posso fare solo un breve cenno alla vita e al lavoro dei religiosi e delle religiose del Bangladesh, che "onorano la Sposa di Cristo" (LG 46) e attraverso la loro consacrazione rendono più visibili nella Chiesa e nella società le verità e i valori del suo Regno. A ciascuno di loro mando una parola di saluto e sostegno per la loro generosa dedizione, senza discriminazioni, nella catechesi, nell'educazione, nell'assistenza sanitaria e nelle attività caritative.

Desidero anche assicurare i vostri catechisti e i responsabili laici delle comunità del posto specialissimo che occupano nelle mie preghiere, e del fatto che il loro lavoro in unità con i sacerdoti e con voi è essenziale per la presenza della Chiesa nel vostro Paese. Il centro nazionale sociale e catechetico di Jessore è un'opportunità che può essere ulteriormente sviluppata per una riflessione sui più importanti problemi morali ed etici del momento attuale e per provvedere ad un'efficace formazione dei cattolici impegnati in tali questioni.


7. Miei cari fratelli Vescovi, i compiti che vi attendono sono molti e impegnativi. Richiederanno sempre zelo ed energia da parte vostra. So che voi cercate il coraggio e le motivazioni per il vostro impegno pastorale in un rapporto intimo e personale con il nostro Signore e salvatore Gesù Cristo.

Nell'amministrare i sacramenti, nel predicare la parola e nel guidare la parte di Popolo di Dio a voi affidata, voi "cercate prima il Regno di Dio" (Mt 6,33) per poter essere trovati fedeli, come un padrone di casa che "estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52).

Dio benedica il Bangladesh! La sua grazia scorra abbondante attraverso la Chiesa nella vostra terra.

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1989-02-11

Sabato 11 Febbraio 1989




Agli ammalati durante la Messa in san Pietro - Città del Vaticano (Roma)

"Non c'è esistenza che non abbia un valore né una situazione umana che non abbia senso"


"Ecco io faro scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità, come un torrente in piena la ricchezza dei popoli" (Is 66,12).


1. Queste parole, che la liturgia fa risuonare nell'odierna memoria dedicata alla beata Vergine di Lourdes, ci invitano a ritornare col pensiero e col cuore alla grotta di Massabielle, e al profondo messaggio spirituale che essa rivolge a tutti noi. Infatti, la sorgente d'acqua, voluta dalla Madonna a Lourdes, è un simbolo estremamente significativo e nello stesso tempo uno strumento reale della meravigliosa, copiosissima e soprannaturale azione che Maria svolge, per la potenza di Dio, a beneficio dell'umanità sofferente e bisognosa di salvezza.

L'acqua della sorgente di Lourdes, con la sua potenza taumaturgica, è, in un certo modo, una continuazione di quella piscina di Siloe, nella quale, come dice il Vangelo di Giovanni (Jn 9,7-11), il cieco nato riacquisto la vista, per la potenza della virtù divina.

Attraverso la sorgente di Lourdes, pertanto, e grazie all'intercessione di Maria, anche noi oggi possiamo - per così dire - sperimentare al vivo - naturalmente nei modi e nei tempi che solo Dio sa e concede - la stessa divina potenza taumaturgica del Signore Gesù. Ci è dato di avere a nostra disposizione - come ebbe a dire san Pio X proprio riguardo a Lourdes ("Ad Diem Illum" die 2 febr.

1904) - degli "splendidi argomenti contro l'incredulità degli uomini del tempo presente". Ed infatti, a qual fine la Vergine santissima ci ottiene, a volte, a Lourdes ed anche altrove, delle grazie straordinarie di guarigione fisica, se non per aiutarci a credere o per rafforzare la nostra fede nella potenza che Gesù ha di rimettere i nostri peccati e di condurci alla vita eterna?


2. Per questo, anche noi, oggi, fratelli e sorelle carissimi, vogliamo confermarci nel fermo proposito di ascoltare con totale docilità i richiami di Maria, di accogliere con profonda gratitudine le grazie che ella ci ottiene, di corrispondere con generosa fedeltà alle sue materne premure ed alle attese del suo cuore.

Ciò che il cuore della Madonna desidera è che si risveglino le responsabilità individuali e collettive di fronte ai grandi problemi della vita e della morte e che ciascuno assuma le proprie responsabilità nel piano divino della salvezza, alla cui attenzione non si contribuisce soltanto operando, ma anche accettando ed offrendo la propria porzione di sofferenza in umile adesione alla volontà di Dio.

Quali grandi prospettive si aprono di fronte allo sguardo di chi crede, quali possibilità di dar senso e valore alla propria vita, anche quando questa, a causa della malattia o per l'usura dell'età, sembra non averne più alcuno! Nella luce della fede non c'è situazione umana che non abbia un senso, non c'è esistenza che non abbia un valore. La Madonna, a Lourdes, è venuta a ricordarcelo.


3. Per questo, chi ha fatto l'esperienza di Lourdes, può cantare con Maria le misericordie del Signore: "Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote" (Lc 1,51-53). Tutta la storia di Lourdes è un'illustrazione eloquente di queste parole del "Magnificat". Lourdes è una profezia di giustizia e di pace, dove non c'è posto per la superbia e la durezza di cuore, anzi dove questa durezza viene sciolta dalla testimonianza della carità, della misericordia, della serena sopportazione del male, della solidarietà umana, della generosità sincera e toccante.

Questa esperienza religiosa è legata alla testimonianza di una fanciulla umile e semplice, ma attenta alle ispirazioni ed alle mozioni del cielo. Il messaggio di questa fanciulla ha percorso il mondo, il suo coraggio e la sua pazienza le hanno fatto superare dure prove, la sua testimonianza ha convinto la Chiesa, il suo ardente appello ha trasformato una vallata prima ignota in un centro internazionale di spiritualità eucaristica e mariana. Come ha potuto quella povera fanciulla - santa Bernadette - raggiungere una simile altezza, se non per l'umile disponibilità con cui seppe affidarsi, senza avanzare dubbi o frapporre ostacoli, ai disegni della Provvidenza divina?


4. E voi, fratelli e sorelle carissimi, che vi siete inseriti in quel grande movimento spirituale e ne siete gli eredi e i continuatori, dovete esserne anche gli apostoli autentici e i testimoni attendibili.

A voi, pertanto, va il mio appello a proseguire nella vostra generosa risposta ed anzi a renderla più intensa, ciascuno con l'offerta di ciò che possiede: chi con la propria preparazione professionale, chi con la prestazione del proprio aiuto fraterno, chi con lo svolgimento del ministero sacerdotale, chi soprattutto con l'offerta della propria sofferenza. Infatti la salvezza cristiana trae forza dal patire più che dall'agire, pur esso necessario. Non si tratta solo di "fare" qualcosa, ma piuttosto di offrire noi stessi.

A voi dunque il mio affettuoso saluto, il mio grazie per la vostra presenza, il mio plauso per l'opera che svolgete, la mia ammirazione per il dono che fate di voi stessi e il mio augurio che la vostra testimonianza sia sempre più ispirata ai principi del Vangelo, che ha fatto del buon samaritano la figura emblematica dell'amore verso il prossimo, specialmente se malato o nel bisogno.

Saluto con tutto il cuore, voi cari malati, coloro che vi assistono fisicamente e spiritualmente, sacerdoti, religiosi e religiose, medici, infermieri e barellieri, e quanti in qualunque modo prestano un aiuto. Saluto i dirigenti dell'UNITALSI con i loro collaboratori che anche quest'anno hanno organizzato questo incontro nella Basilica Vaticana; saluto infine i dirigenti dell'opera romana pellegrini, ai quali va il merito di aver dato inizio, alcuni anni or sono, a questi annuali incontri liturgici, che certamente favoriscono l'approfondimento della comunione ecclesiale in unione col Vescovo di Roma, e dispongono a ricevere nuovi stimoli nella pratica sempre più fervorosa delle opere di misericordia e del fraterno servizio a chi soffre ed invoca solidarietà spirituale per vivere con maggiore e migliore speranza.


5. "Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato all'umiltà della sua serva" (Lc 1,47-48). In queste parole di Maria sta tutto il senso ed il valore della fiducia e della gioia cristiane. Dio fa grande l'uomo che davanti a lui si umilia, riconosce il suo limite e accetta le inevitabili prove. Lo stesso Figlio di Dio, umiliandosi, ci ha insegnato questa legge della vera grandezza.

Maria ci ripete la stessa lezione. E tutti i santi, pur in diversi modi, ci dicono la stessa cosa. E questa è anche la grande lezione di Lourdes, la via percorsa da Bernadette. Seguiamo questa via, che è quella sicura.

1989-02-11

Sabato 11 Febbraio 1989




Le visite pastorali del Vescovo di Roma

Parrocchia di san Giacomo in Augusta


[Al bambini] Sia lodato Gesù Cristo.

Penso che voi sappiate chi era san Gioacchino. Era il padre della beatissima Vergine Maria. La sua sposa era sant'Anna. Allora ogni anno la Chiesa celebra la memoria di Gioacchino e di Anna insieme, come genitori della Vergine di Nazaret che ha dato al mondo Gesù Cristo. Allora san Gioacchino, come anche sant'Anna, era molto vicino a Gesù Cristo: Gesù era il loro nipote.

Io mi sento molto bene entrando nella vostra parrocchia ed incontrando voi, perché ho subito pensato a questo santo patriarca poco conosciuto. Se ne conosce il nome secondo la tradizione. Ma si può immaginare che anche lui abbia potuto partecipare alla nascita di Gesù e ai primi anni della sua vita, quando Gesù era bambino. Sappiamo bene che da Betlemme Gesù non poté tornare nella sua casa a Nazareth perché era perseguitato, minacciato di morte da Erode. Dovette fuggire in esilio. Ma poi torno. Dopo la morte di Erode, Gesù, Maria e Giuseppe tornarono a Nazareth, in Galilea.

Allora possiamo immaginare come Gioacchino, nonno di Gesù, abbia gioito tante volte con questo nipote, con il figlio di sua figlia.

Ho pensato a san Gioacchino, ma questa è la parrocchia di san Giacomo.

Diremo poi qualche cosa anche su san Giacomo, ma qui mi è venuto in mente questo nome perché, incontrando voi piccoli, subito ho pensato alla casa di Nazareth, dove Gioacchino, il nonno, poteva abbracciare suo nipote Gesù.

Questo incontro così bello è anche una imitazione di tutti quegli incontri con Gesù quando era bambino e degli incontri che ebbe quando era maestro in Israele e quando i bambini andavano da lui ed egli li abbracciava.

Il nostro carissimo Cardinale Vicario, i Vescovi suoi collaboratori, gli Ausiliari di Roma, e tutti i parroci, in ogni visita in parrocchia, mi fanno incontrare innanzitutto i bambini. E come se volessero ricordarmi il momento in cui Gesù ha abbracciato i bambini e dicono al Papa: "anche tu devi imitare Gesù e cominciare la visita nella nostra parrocchia incontrando i bambini e abbracciandoli e ascoltando quello che loro hanno da dire". I bambini hanno molte cose da dire, cose belle. Anche questi bambini che non possono parlare hanno tante cose da dire, senza parole, con i gesti, con il cuore e non solamente così. Hanno tante belle cose da presentare, come abbiamo visto oggi. Hanno presentato un bel balletto.

Saluto tutti i bambini della parrocchia, della scuola e della scuola speciale, i sordomuti. Ringrazio i loro maestri, le maestre, le suore, la signora insegnante che ha preparato questo balletto così suggestivo perché fatto dai bambini. Il bambino porta in sé un segreto, potrei dire, un mistero: il mistero di ciò che dobbiamo essere di fronte al nostro Padre celeste. Gesù diceva: "Se non vi farete come bambini...". Lo diceva a tutti, ai suoi apostoli. Allora, tutti dobbiamo farci bambini davanti a Dio nostro Padre.

I bambini ci aiutano molto in questo compito, in casa, nella famiglia, nella parrocchia. Ci aiutano molto perché noi vediamo come sono e, vedendoli, possiamo vedere un po' noi stessi e cercare in ciascuno di noi questa immagine, il volto di un bambino: come dobbiamo essere davanti al nostro Padre celeste.

San Giacomo era uno dei primi tre apostoli che accompagnarono Gesù nei momenti più decisivi, come per esempio quello di Getsemani, quello della Trasfigurazione. Pietro, Giacomo e Giovanni, questi ultimi erano fratelli. Di questo apostolo sappiamo qualche cosa, ma non troppo. Il suo corpo è stato portato in Spagna e sepolto a Compostela. Nei secoli passati si intraprendevano grandi pellegrinaggi a Compostela e anche quest'anno dobbiamo compiere un grande pellegrinaggio con la gioventù. Ma questo è un tema che si dovrà toccare con i giovani, dopo la Messa.

Allora, vi ringrazio per questo incontro, per questa ispirazione che mi ha dato la vostra presenza e ringrazio anche nel nome di san Gioacchino per aver portato la mia immaginazione nella casa di Gesù, nella casa di Maria, nella casa dei suoi genitori. così mi è sembrato che si dovesse fare per trovare un contesto, un tramite per questo nostro incontro nella casa della vostra parrocchia intitolata a san Giacomo.

Grazie per questo incontro. Auguro a voi, ai bambini di questa parrocchia, ai più giovani parrocchiani, di imitare Gesù, crescendo nel fisico ed anche nella sapienza e nella grazia di Dio. Con voi saluto anche i vostri genitori, i vostri maestri, gli educatori. Li ringrazio per la loro opera e auguro a questa parrocchia di essere giovane, di rimanere giovane.

[L'omelia durante la celebrazione della santa Messa]


1. "Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè, la parola della fede che noi predichiamo" (Rm 10,8).

La Quaresima è un tempo nel quale "la parola della fede" deve abbondare, in modo particolare, e sulla nostra bocca e nel nostro cuore.

La liturgia di questo periodo imbandisce la tavola della Parola di Dio, così da introdurci nel profondo del mistero che, in questo tempo sacro, viene particolarmente rinnovato dalla Chiesa nella coscienza dell'intero Popolo di Dio.

Preghiamo lo Spirito Santo perché la meditazione della Parola di Dio nella liturgia ci aiuti nell'opera di tale rinnovamento spirituale.


2. Ogni anno, nella prima domenica di Quaresima, la Chiesa legge il testo evangelico che descrive come Gesù di Nazaret inizio la sua missione messianica.

Sappiamo che egli era andato al fiume Giordano, dove Giovanni predicava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati (cfr Lc 3,3), e ivi - nonostante l'obiezione di Giovanni - ricevette questo battesimo. Si è trovato in mezzo ai peccatori, benché il profeta al Giordano abbia additato Gesù come colui "che toglie il peccato del mondo" (cfr Jn 1,29).

La triplice tentazione, avvenuta nel periodo di quaranta giorni trascorsi nel deserto, ci fa vedere Gesù - lui che era venuto a togliere i peccati del mondo - a tu per tu, per così dire, proprio con colui che è il primo fautore del peccato nella storia del creato.

E dopo questo incontro con lui - che l'evangelista Luca chiama "diàbolos" e altrove è chiamato "padre della menzogna" (Jn 8,44) e omicida (Jn 8,44) - Cristo incomincia la sua via messianica attraverso la storia del peccato dell'uomo e del "peccato del mondo". E questa via conduce alla vittoria mediante la Croce.


3. Cristo respinge la triplice tentazione - e questo è nello stesso tempo un appello a tutti a far fronte alle tentazioni. E poiché esse nascono dal "fomite del peccato", cioè dalla triplice concupiscenza - concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita (cfr 1Jn 2,16) - dobbiamo, combattendo il peccato, risalire alla sua radice in noi stessi.

Infatti, il "fomite del peccato", è, in noi, come l'alleato nascosto di tutte le tentazioni. Ed è anche - almeno indirettamente - l'alleato di colui che, come "padre della menzogna", è il primo tentatore.

Cristo quindi si rivolge direttamente a lui. Dice: "Non tenterai il Signore Dio tuo" (Lc 4,12). Dice pure: "Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai" (Lc 4,8).

Il tentatore infatti vuole soprattutto che l'uomo-creatura non serva a Dio, suo creatore. Vuole che l'uomo usurpi ciò che è dovuto a Dio e che soltanto in Dio ha la sua sorgente e sostegno.

"Diventereste come Dio" (Gn 3,5): voi stessi - come Dio.


4. Cristo quindi, accettando la triplice tentazione all'inizio della sua missione messianica, come colui che è venuto per togliere i peccati del mondo mediante la sua obbedienza fino alla morte, va subito alla radice stessa del peccato.

La Chiesa mette questo avvenimento messianico sul primo piano della sua "pedagogia" quaresimale. Anche noi, nel nostro lavoro su noi stessi, dobbiamo andare alla radice. Anche per quanto riguarda il risanamento dei peccati sociali, non è sufficiente fermarsi su "risoluzioni" superficiali. Occorre risalire alla radice. "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4).


5. Accentuando fortemente il male e la lotta con esso, la Chiesa ci incammina in questo periodo di quaranta giorni sulla via del mistero pasquale.

Questa via ha il suo inizio e la sua pre-immagine nell'esodo di Israele dalla schiavitù d'Egitto, ricordato dalla prima lettura dell'odierna liturgia.

Il Dio dell'alleanza è Dio che libera e che salva. E' Dio che dimostra agli uomini la sua provvidenziale, paterna sollecitudine. Una manifestazione particolare di questo è il Salmo 91 [90] che inizia con le parole: "Tu che abiti al riparo dell'Altissimo".

Questo Salmo, così come il libro dell'Esodo (che ricorda la prima pasqua della liberazione della schiavitù d'Egitto), ci accompagna spesso, particolarmente durante le prime settimane della Quaresima.

"Lo salvero, perché a me si è affidato; / lo esaltero, perché ha conosciuto il mio nome. / Mi invocherà e gli daro risposta;/ presso di lui saro nella sventura" (Ps 90/91,14-15).


6. Abbiamo iniziato la Quaresima in tutta la Chiesa. E oggi mi è dato di vivere la prima domenica di questo tempo di salvezza con voi, cari fedeli della parrocchia di san Giacomo in Augusta. Qui, come ben sapete, era sorta nel lontano 1322 una piccola cappella, con annesso ospedale, dedicati all'apostolo Giacomo il Maggiore, sulla via Flaminia, per dare ristoro e assistenza ai pellegrini, i cosiddetti "Romei", che venivano a Roma dal Nord per venerare le tombe degli apostoli e dei martiri. L'attuale splendida Basilica fu costruita dal Cardinale Salviati alla fine del secolo XVI, dopo la ricostruzione dell'ospedale. Cosicché la storia della chiesa e quella dell'ospedale si sono trovate fuse insieme, e il nome dell'apostolo Giacomo sta ad indicare sia la parrocchia, sia il nosocomio. E' noto come in questa chiesa siano passati ed abbiano lasciato il loro ricordo grandi santi fondatori di congregazioni religiose, tra i quali ricordo san Filippo Neri, san Gaetano di Thiene e soprattutto san Camillo De Lellis, il quale, internato nell'ospedale per curarsi una ferita al piede, da infermo vi divenne infermiere; e al vedere lo stato pietoso in cui versavano gli ammalati, soprattutto quelli chiamati "incurabili", egli maturo l'idea di fondare un ordine religioso per l'assistenza degli infermi.

Proprio a motivo di questi aspetti storici, i quali ci mostrano come questa Chiesa sia sorta nello spirito delle opere di misericordia corporali e spirituali, che sono proprie del tempo di Quaresima, ho voluto dare inizio al periodo quaresimale in questo luogo che già di per sé è un richiamo ai grandi e gravi pensieri che devono accompagnarci lungo questo itinerario penitenziale.


7. Nella consapevolezza di questo comune percorso spirituale, unitamente al Cardinale vicario Ugo Poletti e al Vescovo ausiliare del settore centro, monsignor Filippo Giannini, saluto il parroco, monsignor Alfredo Bona, e i sacerdoti suoi collaboratori, i quali si prodigano senza risparmio di energie nella cura pastorale di questa zona del centro storico. Desidero pure salutare tutte le componenti più impegnate nelle iniziative promosse dalla parrocchia: il gruppo catechistico che si dedica alla importante missione della illuminazione ed edificazione delle menti e delle coscienze; quello caritativo, che si preoccupa soprattutto dell'assistenza agli anziani e dell'aiuto materiale e morale ai poveri, agli ammalati e agli emarginati: il gruppo di preghiera che si incontra in varie circostanze, ma soprattutto per l'adorazione dell'Eucaristia e per la recita del santo rosario. Il mio pensiero va pure agli appartenenti ad istituti religiosi maschili e femminili, presenti nell'ambito del territorio parrocchiale e che portano il loro qualificato contributo alle attività pastorali: i preti del Sacro Cuore di Betharram, i padri resurrezionisti, i sacerdoti del Pontificio Collegio Greco, i fratelli delle Scuole cristiane, i cappellani dell'ospedale san Giacomo e i padri Agostiniani Scalzi. Tra gli istituti femminili vi sono le Suore Ospedaliere della Misericordia, le Piccole Figlie di san Giuseppe, le Piccole Operaie dei Sacri Cuori, le Figlie del Santissimo Redentore e della beata Vergine Addolorata e le Ancelle dell'Immacolata Concezione.

A tutti voi, religiosi e religiose dico: perseverate nella vostra continua disponibilità a contribuire all'edificazione del Regno di Dio, aiutando la parrocchia ad essere comunità di amore e di servizio, segno di Cristo che passa "facendo del bene" (Ac 10,38).

Cari fratelli e sorelle, questo tempo quaresimale sia per tutti voi parrocchiani un'occasione provvidenziale per rinnovare lo sforzo di conversione a Cristo che si fonda sulla riflessione e sulla preghiera, ma anche sulla vita sacramentale. Date spazio in questo tempo al sacramento della Penitenza o Riconciliazione, che restituisce alle anime la piena intimità con Dio.


8. "La parola della fede" che proclamiamo acquista una forza particolare nel periodo di Quaresima.

Come il Popolo di Dio della antica alleanza ha pellegrinato durante quaranta anni nel deserto alla terra promessa, così anche la Chiesa: il Popolo della nuova alleanza pellegrina ogni anno "attraverso il deserto" durante la Quaresima. Il modello più vicino è per noi il digiuno di quaranta giorni di Gesù nel deserto, che ha dato inizio alla sua attività messianica.

"La parola della fede" che ascoltiamo nel corso di questi giorni e settimane trova oggi la sua particolare espressione nella lettera di san Paolo ai Romani: "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo" (Rm 10,9).

"La parola della fede", la parola della salvezza è la parola della conversione: da questa morte che è peccato, alla vita che è in Cristo, crocifisso e risorto.

Mediante la Quaresima dobbiamo prepararci - ogni anno di nuovo - a confessare con il cuore e con la vita questa verità salvifica: Gesù è il Signore! [Al Consiglio pastorale] Graze per questa introduzione presentata dal parroco e dal presidente del Consiglio pastorale. Certamente la vostra storica parrocchia si può dire che sia atipica, ma mi domando - dopo tante esperienze e tante visite a Roma - quale parrocchia sia tipica? Anzi ogni parrocchia rappresenta un tipo speciale.

Ma prendendo in considerazione la situazione, la mobilità nel senso dell'abbandono del territorio di questa parrocchia da parte di tante persone, di migliaia di persone, e la mobilità nel senso dell'arrivo continuo degli ex-abitanti o di altre persone, degli impiegati in questa zona, penso che sia tanto necessario al vostro parroco avere questo Consiglio. Un Consiglio composto da parrocchiani che vivono la realtà umana, sociale della parrocchia e, essendo cristiani, la vivono con un impegno apostolico.

Tutti abbiamo questo impegno. La vocazione cristiana, come dice il Concilio, è per sua natura apostolica. Allora avendo questo impegno, questa vocazione apostolica, insieme con il sacerdote, il parroco, volete fare il meglio per questa comunità così come si presenta, per servire bene il Popolo di Dio che vive qui o che vi arriva, per compiere il compito principale di una comunità cristiana: rappresentare la Chiesa nel suo mistero e nella sua missione. La Chiesa intera è mistero e missione e ogni Chiesa, ogni diocesi, la diocesi di Roma ed ogni parrocchia in questa diocesi, fa parte del mistero di Cristo, del mistero della redenzione, della salvezza e della missione che emana da questo mistero, la missione salvifica.

Vorrei augurare a tutti i membri di questo Consiglio di partecipare a questa missione della salvezza nella vostra vita personale e familiare, ma anche nella vostra vita parrocchiale, aiutando i vostri confratelli, i parrocchiani, ed il vostro parroco.

[Ai commercianti e artisti] Grazie per questo incontro, monsignor parroco mi ha presentato tutti questi ospiti come membri di un'associazione di commercianti ed esercenti. Ma vedo che qui si tratta di un doppio commercio: il commercio in senso economico, che è un dato caratteristico del centro storico di Roma, ed anche il commercio culturale e spirituale, uno scambio dei valori della cultura, dell'arte, soprattutto della pittura. Ringrazio per questo incontro e per questi due tipi di commercio che trovano il loro punto di riferimento nel territorio della parrocchia di san Giacomo.

A questi due tipi di commercio, vorrei aggiungerne un terzo. Il carissimo Cardinale Vicario ha offerto a tutti voi una corona del Rosario. Anche questo è il segno di un "commercio" del tutto spirituale, del tutto soprannaturale. La liturgia nel periodo natalizio ci dice: "Oh ammirabile commercio". E uno scambio stupendo incredibile. Dio si è fatto uno di noi per portarci come dono la sua divinità, la partecipazione alla vita divina. La liturgia lo chiama anche "commercio".

Anche il Rosario è un piccolo segno di questo "commercio" soprannaturale. Vorrei che questo "commercio" spirituale, soprannaturale si aggiungesse agli altri tipi di commercio che trovano un punto di riferimento nel territorio della parrocchia di san Giacomo.

Carissimi signori e signore, vi auguro ogni bene per le vostre persone, per le vostre famiglie, per le opere che fanno la vostra professione, la vostra vocazione, vocazione umana e cristiana insieme.

[Ai rappresentanti dell'Ospedale san Giacomo] Qui non si sa di chi sia la priorità, dell'ospedale o della parrocchia.

Tutti e due sono intitolati a san Giacomo. così tutti e due sono legati a questo centro europeo di pellegrinaggi medioevali che è Santiago di Compostela, in Spagna, in Galizia. Questo legame è molto significativo, perché parla tanto della vostra vocazione e di come la vostra vocazione di medici, di infermieri, di personale del mondo della sanità sia vicina al Vangelo, sia legata a Cristo.

Gesù, certamente, è venuto come evangelizzatore, ha portato la parola di salvezza, ma questa parola di salvezza era sempre accompagnata da gesti di salvezza, gesti messianici. Questi gesti erano soprattutto segni indirizzati all'uomo infermo, all'uomo ammalato. Erano miracoli che Gesù operava come segni, segni della Verità. così Cristo si è iscritto nella storia dell'umanità come una persona molto vicina specialmente a quel mondo che si preoccupa della salute degli altri, che cerca di guarire i fratelli e le sorelle negli ospedali.

Vi auguro, carissimi signori e signore, di ritrovare sempre questa relazione intima con Cristo, con Cristo medico delle anime ed anche dei corpi, e di trovare anche la forza della sua presenza e della sua opera che sempre continua nella Chiesa, continua attraverso la Chiesa, continua negli ospedali.

Molte volte parliamo con il Cardinale Vicario del fatto che forse la parte più cattolica, più praticante della diocesi di Roma, è quella degli ospedali, affidata prima al Vescovo Ausiliare monsignor Angelini e adesso a monsignor Brandolini.

Auguro una buona continuazione all'Ospedale di san Giacomo e alla parrocchia.

[Alla popolazione del quartiere] Sia lodato Gesù Cristo.

Visitando la vostra parrocchia di san Giacomo apostolo voglio salutare i presenti, i parrocchiani, coloro che abitano nel territorio di questa parrocchia e anche coloro che lo frequentano come visitatori per diversi motivi, motivi di lavoro, di interesse ed anche per motivi di turismo. Auguro a tutti la benedizione del Signore e lo faccio in questa prima domenica del periodo quaresimale che oggi viviamo sotto la protezione di san Giacomo. Sappiamo bene che san Giacomo era un apostolo molto vicino a san Pietro ed era fratello di san Giovanni evangelista.

Qui egli ha voluto essere ricordato a Roma, vicino a san Pietro.

Vi auguro la protezione di questo apostolo. Che la vostra vita cristiana si possa sviluppare nella compagnia degli apostoli.

[Ai giovani] E' molto ben ideato questo canto: "camminiamo sulle strade della vita".

Vorrei fare un'allusione a questo cammino e nello stesso tempo a san Giacomo, perché è un santo, un apostolo molto vicino a Gesù, fratello di san Giovanni evangelista, fratello maggiore. Egli, in un certo senso, è stato scelto dagli europei. Le sue reliquie sono state portate in Spagna, in Galizia, a Santiago di Compostela, dove si prevede quest'anno, nel mese di agosto, l'incontro internazionale dei giovani, la Giornata della Gioventù.

Non dobbiamo dimenticare che questo apostolo è stato il primo tra i Dodici che ha dato la sua vita per Gesù. Fu ucciso da Erode, il quale voleva uccidere anche Pietro, che si salvo miracolosamente.

Allora vi auguro, carissimi giovani, che i vostri cammini, le vostre strade portino quest'anno possibilmente anche a Santiago di Compostela, che è un luogo parallelo a questa parrocchia di san Giacomo a Roma. Ma vi auguro anche e soprattutto che le vostre strade, le strade del cuore, le strade interiori, le strade della coscienza, vi portino sempre vicino a Cristo e vi conducano, insieme con lui, attraverso la vostra vita. E Cristo che dà fondamento alla vita umana, fa trovare la sua vera dimensione, il suo senso; non solamente un senso transitorio, ma anche un senso perenne.

Vi auguro questa buona compagnia, questa vicinanza, questa intimità con Cristo come l'aveva il patrono di questa parrocchia, san Giacomo.

così concludo, perché già mi aspettano in Vaticano per l'"Angelus" che devo recitare a mezzogiorno. Grazie per la vostra presenza.

1989-02-12

Domenica 12 Febbraio 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Agli allievi dell'istituto ecumenico di Bossey - Città del Vaticano (Roma)