GPII 1989 Insegnamenti - L'omelia della Messa - Ai fedeli della prelatura, Troms_ (Norvegia)

L'omelia della Messa - Ai fedeli della prelatura, Troms_ (Norvegia)

Solo entrando in rapporto d'amore con Gesù Cristo realizzeremo l'obiettivo per il quale siamo stati creati


"O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!" (Ps 8,1).

Carissimi fratelli e sorelle.


1. Queste parole del salmista vengono in mente quando contempliamo la bellezza della creazione di Dio in questo paese del sole di mezzanotte, che risplende sui fiordi e sulle catene di montagne perché tutti l'ammiriamo. Mentre guardiamo lo stupendo paesaggio qui nell'estremo Nord della Norvegia entro il Circolo Artico, il nostro pensiero va a Nord verso quel polo che ha attratto tanti avventurosi viaggiatori ed esploratori. Ci volgiamo anche a Sud, ad Est e ad Ovest: alle altre nazioni d'Europa e ad altri vasti continenti, compresi quelli al di là del mare. E con il salmista ripetiamo. "O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!". Il creato ne dà testimonianza. Parla del Creatore.


2. E' per me una grande gioia unirmi a voi oggi per rendere grazie per i doni della creazione e della Redenzione che abbiamo ricevuti da Dio. Come sommo Pastore della Chiesa cattolica, sono particolarmente desideroso di celebrare l'Eucaristia con i cattolici: con mio fratello, il Vescovo Goebel, con i sacerdoti e i religiosi che si dedicano così generosamente al servizio della Chiesa in questa parte settentrionale dell'Europa, e con tutti i fedeli laici dei quali hanno cura.

Le radici della fede cattolica nella città di Troms sono antiche. Già all'inizio del medioevo, molto tempo prima delle divisioni venute più tardi, esisteva una chiesa qui dedicata alla Vergine Maria. Oggi è la chiesa di nostra Signora, che provvede alla popolazione cattolica della Norvegia settentrionale.

Quella popolazione include non solo Norvegesi autoctoni, ma anche immigrati cattolici venuti qui in tempi recenti per creare un nuovo focolare per sé e per i loro figli. Su tutti i miei fratelli e le mie sorelle cattolici invoco forza e gioia in abbondanza nel Signore.

Saluto cordialmente nello stesso tempo i membri di altre Chiese e comunità ecclesiali, particolarmente quelli della Chiesa luterana, e tutte le persone di buona volontà che sono venute qui a pregare con il Papa. Mi auguro che la mia presenza serva ad approfondire il reciproco rispetto ed a promuovere l'unità di tutti i cristiani, conformemente alla preghiera di Cristo "perché tutti siano una cosa sola" (Jn 17,21). Spero anche che la mia visita contribuirà ad aprire tutti i cuori ad un rinnovato impegno con la persona di Gesù Cristo, impegno che è il grande obiettivo di tutte le Chiese nel predicare il Vangelo.


3. "Se guardo il cielo, opera delle tue dita, / la luna e le stelle che tu hai fissate, / che cosa è l'uomo...?" (Ps 8,4-5).

Il salmista chiede a Dio cosa è l'uomo. E l'uomo, posto nel mondo naturale visibile di cui fa parte, si chiede: "Chi sono io?". E' necessario, per lui, porsi questa domanda. Di tutte le creature visibili nell'universo, solo l'uomo è capace di porre domande su se stesso e sul mondo. La domanda "Cosa è l'uomo?" evoca molte risposte differenti, ciascuna delle quali riflette l'esperienza umana ed il modo di pensare umano. Sono il risultato della riflessione, e anche della ricerca scientifica. Ma il salmista risponde a questa domanda alla luce della Parola di Dio. Ecco cosa ha da dire sull'uomo: "Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli; / di gloria e di onore lo hai coronato, / gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, / tutto hai posto sotto i suoi piedi" (Ps 8,6-7).

Queste parole del Salmo rispecchiano il primo capitolo del libro della Genesi. Qui leggiamo: "E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terrà".

Dio creo l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creo; maschio e femmina li creo" (Gn 1,26-27). Questa è la risposta del libro della Genesi alla domanda: "Cosa è l'uomo?". E proprio come il salmista dice: "Gli... hai dato potere sulle opere delle tue mani", così anche nella Genesi leggiamo che "Dio li benedisse e disse loro" - sia all'uomo che alla donna - "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate" (Gn 1,28).


4. Vediamo così che la radice della vocazione dell'uomo nel creato va trovata in certi doni fondamentali, nel dono della persona e della comunità attraverso l'amore reciproco - nel matrimonio e nella famiglia - nel dono della vita. L'uomo, sia maschio che femmina, è l'unica creatura che possa essere chiamata persona. Ciò perché è l'unica creatura fatta "ad immagine e somiglianza" di Dio. Proprio come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo costituiscono una perfetta comunione d'amore, così ciascuno di noi è chiamato ad entrare in una comunione amorevole con gli altri attraverso la dedizione di se stesso. Senza questo rapporto non possiamo nè vivere nè sviluppare i nostri doni.

Nel libro della Genesi vediamo come questa dedizione di sé si realizza principalmente nel matrimonio: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela" (Gn 1,28). L'amore di una coppia sposata unisce i coniugi, ma permette loro anche di diventare cooperatori di Dio nel dare vita ad una nuova persona umana. Stabiliscono così la più fondamentale delle comunità umane, la famiglia. Il libro della Genesi parla nello stesso tempo anche di un altro dono fondamentale: la terra, che è data all'uomo perché faccia uso delle sue ricchezze in una maniera creativa.

Non possiamo continuare la nostra riflessione sulla Parola di Dio nella liturgia odierna senza chiedere prima: "Che uso fa l'uomo di questi doni fondamentali?". Quale è il reciproco rapporto tra l'uomo e la donna di oggi? Cosa ne è del matrimonio e della famiglia? Sono realmente una comunione di vita e d'amore? E ancora: l'uomo fa buon uso del suo dominio della terra? E' un protettore coscienzioso delle creature o uno sfruttatore brutale? Facendo cattivo uso dell'ambiente naturale, non minaccia forse il proprio futuro su questo pianeta?


5. "...che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, / il figlio dell'uomo perché te ne curi?" (Ps 8,5). Cosa è l'uomo? La domanda del salmista ci porta oltre. Ci prepara alla conversazione di Cristo con Nicodemo di notte; "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può vedere il Regno di Dio.

Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito, è spirito" (Jn 3,5-6). Gli uomini nascono dai loro genitori - da uomo e da donna - secondo la carne. Ma devono nascere anche spiritualmente. La verità è che non sono soltanto carne ma anche spirito. Il loro destino è non soltanto la terra e il creato, ma anche il Regno di Dio. Devono dunque nascere dallo Spirito Santo per diventare, attraverso un dono supernaturale, figli adottivi di Dio, figli "nel Figlio".

Questo è il significato del Battesimo, sacramento di "acqua e dello Spirito", del quale Cristo parla nella sua conversazione con Nicodemo. Con il potere dello Spirito Santo siamo liberati dal retaggio del peccato originale e ci viene dato il pegno della vita eterna in Dio.

Cristo dice a Nicodemo: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Jn 3,16-17). Cosa significa essere "salvati"? Significa essere liberati dal male. Significa essere liberati dal peccato che ci allontana da Dio, essere preparati in Cristo per l'unione con Dio. Per l'unione eterna con Dio: per la vita eterna! Cristo rivelo a Nicodemo in quella notte anche il significato della Croce sulla quale avrebbe offerto la vita per la Redenzione dell'uomo. Dice "...bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo" (Jn 3,14). E in un altro punto san Giovanni ci dice: "Da questo abbiamo conosciuto l'amore, egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli" (1Jn 3,16).


6. Vi parlavo un istante fa dell'amore nel matrimonio e nella vita familiare.

Parliamo ora di coloro che sono fuori della cerchia familiare. L'esempio di Cristo e del suo sacrificio sulla Croce ci introduce nel più profondo della carità, cosicché l'amore abbraccia non solo coloro che ci amano, ma ogni essere umano, anche i nostri nemici. Una carità come questa è un dono di Dio; è un dono battesimale. Lasciati a noi stessi, possiamo realizzare un certo altruismo in nome della nostra comune umanità. Ma come sottolineava così profeticamente il Concilio Vaticano II - e lo possiamo verificare ogni giorno - "l'oblio di Dio priva di luce la creatura stessa" (GS 36). Se non amiamo Dio, conosciuto o sconosciuto che sia, non ci ameremo gli uni gli altri.

A voi, amatissimi fratelli e sorelle, è stato affidato un grande dono.

La luce di Cristo che non tramonta mai è rifulsa su questo Paese per molte generazioni. E' vostro privilegio sapere che questa nascita, morte e risurrezione rivelano che "Dio è amore" (1Jn 4,16). Per un cristiano, l'amore non è una filosofia o una serie di principi, tanto meno una ideologia; non è neanche una moralità come tale. Per noi l'amore ha un nome personale, e questo nome è Gesù Cristo! Solo entrando in un rapporto di amore con questa Persona vivente possiamo realizzare l'obiettivo per il quale siamo stati creati. Solo trascendendoci attraverso la fede, solo rispondendo al dono divino del Battesimo in Cristo, troveremo la gioia e la pace cui aspira il cuore dell'uomo.

Carissimi abitanti della Norvegia settentrionale, vi scongiuro, aprite la porta del vostro cuore a Cristo. Entrate in comunione con Dio attraverso Cristo, perché possiate essere in comunione con ogni persona umana. Volgetevi a colui il cui Nome è amore perché possiate amare gli altri, non per una qualche qualità transitoria, ma perché sono creati ad immagine e somiglianza di Dio, perché sono stati redenti, insieme a voi, nel sangue dell'agnello.


7. "Cosa è l'uomo perché te ne ricordi?". Il Vangelo risponde a questa domanda per noi. E' una risposta che sorpassa qualsiasi cosa che possiate sperare o immaginare. Abbraccia molto più di quanto possiamo mai pensare di noi stessi o che possiamo dire fondandoci su tutte le nostre ricerche, su tutto il linguaggio della scienza.

Carissimi fratelli e sorelle, poniamoci una domanda qui, in questo posto, in questa città di Troms, al margine settentrionale d'Europa, e rivolgiamola all'intero continente ed a tutti i continenti e tutte le nazioni di questo pianeta. "Cosa è l'uomo?". Attraverso i secoli, la risposta nel Vangelo di Cristo raggiunge ogni generazione. E' la risposta del mistero pasquale, della Croce e della Risurrezione! In verità, "la luce è entrata nel mondo", ma non abbiamo troppo spesso preferito l'oscurità? (cfr Jn 3,19). Quale ne è il motivo? Nel colloquio di Cristo con Nicodemo troviamo questa risposta: "Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte da Dio" (Jn 3,20-21). Noi che siamo battezzati in Cristo dobbiamo prendere a cuore questo invito ogni giorno della nostra vita: "Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce" (Jn 12,36). Questa, cari fratelli e sorelle, è la vostra vocazione e la vostra dignità: essere figli della luce in questo Paese del sole di mezzanotte: - la luce divina che risplende sul creato, - la luce che porta alla Redenzione, - la luce eterna di Cristo.

1989-06-03

Sabato 3 Giugno 1989




Il discorso durante la cerimonia di benvenuto - Ai convenuti, Reykjavik (Islanda)

Restate fedeli ai nobili valori che hanno plasmato la vostra storia cristiana e la vita del popolo


Signor primo ministro e membri del governo, Caro Vescovo Jolson, cari bambini, amato popolo di Islanda.


1. E' con grande gioia e soddisfazione che metto piede sul suolo d'Islanda e saluto il suo popolo. Mentre mi avvicinavo al vostro Paese e guardavo incantato i suoi magnifici paesaggi e le vette delle montagne, io rendevo grazie a Dio onnipotente per questo momento e per il tempo prezioso che passeremo insieme. Che Dio, che è il Signore di tutta la creazione e il Padre di tutte le nazioni, benedica l'Islanda con pace e prosperità. Che egli continui a esortare voi e i vostri bambini, a custodire come un tesoro tutto ciò che è bello, tutto ciò che è nobile e tutto ciò che è vero.

Per molti secoli, l'Islanda ha condiviso le sue bellezze naturali e le sue antiche tradizioni di generosità ed onore con i visitatori giunti in quest'isola da lontano. Sono profondamente grato a sua eccellenza il Presidente della Repubblica, a lei, signor primo ministro e ai membri del governo per il cordiale invito e per la calda accoglienza che avete riservato a questo novello visitatore della vostra terra. La mia visita in Islanda è un'espressione del mio interesse personale e della profonda stima che nutro per il vostro Paese e per il ruolo che esso occupa in seno alla famiglia delle nazioni. In verità, a motivo del ricco retaggio spirituale racchiuso nei tesori della poesia e delle saghe che vi sono stati tramandate dai vostri antenati, l'Islanda ha molto da dire ad un mondo che desidera ardentemente essere ispirato dalla verità e creare una società di giustizia, pace e armonia universale.


2. Sono venuto in Islanda, come sapete, nell'adempimento del mio ministero di Vescovo di Roma. In seno alla Chiesa cattolica, mi è stato affidato il compito di incrementare la comunione delle Chiese locali nell'unità della fede, della speranza e dell'amore. Tale compito mi ha portato in paesi e tra popoli di tutto il mondo, poiché cerco di essere al servizio dei miei fratelli e sorelle nella fede e di rendere testimonianza a Gesù Cristo, "il figlio del Dio vivente" (Mt 16,16). In questa visita pastorale in Islanda, sono ansioso di pregare insieme con il Vescovo Jolson, con i sacerdoti e con i religiosi della diocesi di Reykjavik, e con l'intera comunità cattolica. Nella nostra celebrazione della liturgia della Chiesa, renderemo lode a Dio per il dono della fede e per le molte benedizioni che egli ci ha concesso.

Inoltre, la mia visita pastorale intende incoraggiare i buoni rapporti instauratisi tra i cattolici di Islanda e i membri delle altre comunita ecclesiali. Nonostante le tragiche divisioni che per lungo tempo hanno separato i cristiani, tutti noi dobbiamo sforzarci, nella fedeltà alla volontà del Signore, di essere strumenti della sua riconciliazione, mantenendo l'unità dello Spirito nel vincolo della pace (cfr Ep 4,3). Qui in Islanda, il nome di Cristo viene predicato da mille anni. Il messaggio del Vangelo ha formato il cuore e la coscienza del vostro popolo nel corso della sua storia. A Thingvellir, luogo in cui la Chiesa di Cristo mise per la prima volta radici in Islanda, mi uniro in preghiera con i nostri fratelli e sorelle della Chiesa luterana e delle altre comunità ecclesiali. Nel rendere grazie a Dio per tutto ciò che abbiamo ricevuto, pregheremo per la pace dell'Islanda e per la salvezza spirituale di tutto il suo popolo.


3. Oggi, in Islanda e in tutto il mondo, uomini e donne di buona volontà sono sempre più consapevoli della necessità di una pace duratura tra le nazioni e i popoli. Essi capiscono che questa pace può essere solo frutto di un giusto ordine economico e sociale. Di fronte alle nuove forme di violenza e di oppressione essi continuano ad attendere ardentemente il giorno in cui tutte le nazioni saranno sicure della loro libertà e tutti gli uomini e le donne potranno usufruire della loro giusta parte dei beni del mondo. Preoccupandosi per il futuro del mondo in cui i loro bambini vivranno essi hanno compreso la minaccia di un materialismo che sacrificherebbe l'ambiente stesso al perseguimento di uno sterile progresso materiale.

L'Islanda e il suo popolo hanno molto da dire ad un mondo che cerca sempre più ardentemente la stabilità, l'armonia e la pace, e che tuttavia avverte la sua stessa condizione di fragilità e le scelte decisive che deve fin da adesso cominciare a compiere. La millenaria storia del vostro Paese vi ha dato una visione che può ancora ispirare un mondo che spesso teme di perdere la sua stessa anima. Cari amici: vi incoraggio ad essere fermi e a mantenere salde le tradizioni che avete ricevuto (cfr 2Th 2,15). Restate fedeli ai nobili valori che hanno plasmato la vostra storia cristiana e la vostra vita come popolo. Quei valori sono il tesoro più grande dell'Islanda e offrono la più sicura speranza per il vostro futuro e il futuro del nostro mondo. Essi hanno il potere di ispirarvi e di sostenervi mentre vi sforzate di costruire quella che il mio predecessore, Papa Paolo VI, ha definito "la civiltà dell'amore": una società fondata su una solidarietà autentica, un'apertura ai bisogni di tutti ed un rispetto per i deboli e per chi è meno capace di difendersi.


4. Caro popolo d'Islanda: il messaggio che proclamo a ciascun popolo da me visitato è sempre lo stesso. E' il messaggio della grazia e della pace che viene da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo (cfr Rm 1,7). Quel messaggio ha ispirato i vostri antenati e ha guidato la vostra crescita di popolo nel corso dei secoli.

Che esso continui a produrre un abbondante raccolto nelle vostre vite, nelle vostre case e nei cuori dei vostri figli. Che esso vi esorti ad essere fedeli a quanto vi è di meglio nel nobile retaggio dell'Islanda e vi guidi in ogni vostro contributo a un mondo che desidera ardentemente conoscere la verità, quella verità che sola può renderci liberi (cfr Jn 8,32).

Dio benedica l'Islanda! Dio benedica voi tutti!

1989-06-03

Sabato 3 Giugno 1989




L'incontro con le componenti della comunità cattolica - Reykjavik (Islanda)

"Mi appello ai cattolici e ai cristiani affinché cooperino per rendere il messaggio del Vangelo l'anima della Nazione"


Caro Vescovo Jolson, miei fratelli e sorelle in Cristo.


1. All'inizio della mia visita pastorale in Islanda, faccio mie le parole di san Paolo: "Grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo" (1Th 1,2).

Saluto il mio confratello nell'Episcopato, il Vescovo Jolson, e i sacerdoti, i religiosi e i laici qui riuniti. Vi ringrazio per la vostra presenza e per il vostro cordiale benvenuto.

L'Islanda ha una lunga tradizione cristiana. Le radici della Chiesa cattolica, risalgono all'anno mille quando l'assemblea legislativa (Althing) riconobbe il cristianesimo. Ma anche prima di quella memorabile data i semi della "vita nuova" erano già stati sparsi grazie ai coraggiosi sforzi dei primi coloni.

Fino ai nostri giorni, la fede cattolica in Islanda è stata vissuta con perseveranza, con uno spirito ecclesiale che non si scoraggia facilmente. Anche se il vostro numero è esiguo, voi rendete una potente testimonianza di perseveranza fedele, volontà indomabile e fermezza che vi vengono dalla conoscenza di Cristo.


2. Vorrei ora parlare direttamente ai miei confratelli nel sacerdozio. Desidero affermare subito che il vostro ministero della Parola e dei sacramenti è indispensabile per la vita cristiana del Popolo di Dio in Islanda. Quali uomini che amate Cristo e custodite la sua Parola, potete star certi che lui e il Padre sono venuti da voi e dimorano in voi (cfr Jn 14,23). Voi a vostra volta dovete conformarvi a Cristo attraverso la vostra santità personale radicata in una vita spirituale sempre più profonda. Poiché voi agite "in persona Christi" quando celebrate l'Eucaristia e gli altri sacramenti, voi vorrete renderlo il centro del vostro sacerdozio, di tutto quanto siete e fate. Con san Paolo dovete dire: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Ga 2,20).

L'ambiente sociale e culturale di oggi esige inoltre una profonda formazione dottrinale da parte di tutti i sacerdoti. Ciò è essenziale se dovete essere maestri efficaci di dottrina cristiana in collaborazione con il vostro Vescovo. La formazione permanente fa si che voi siate in grado di presentare la fede cristiana in tutta la sua pienezza "in stagione e fuori stagione", in risposta ai numerosi interrogativi dei nostri giorni. Vi aiuterà inoltre ad approfondire la vostra comprensione e il vostro amore per il sacerdozio.

Attraverso lo studio serio sarete sfidati a cercare la luce, a crescere nella vostra conoscenza dei misteri della fede e a pregare per la sapienza che può venire soltanto dallo Spirito Santo.

Infine vi chiedo di incoraggiare e pregare per le vocazioni al sacerdozio in Islanda. Giovani uomini risponderanno generosamente a questa nobile chiamata se saranno ispirati dalla vostra fede, dal vostro impegno e dalla vostra perseveranza. Essi risponderanno alla sfida del sacerdozio quando vedranno Cristo in sacerdoti santi e fedeli. Non abbiate paura di invitare - di chiamare per nome - giovani generosi a donare la propria vita al servizio del Signore. Fate veder loro con l'esempio della vostra vita sacerdotale quale grande gioia sia essere sacerdoti di Cristo oggi in Islanda.


3. Desidero anche rivolgermi alle religiose che sono presenti: le vostre vite sono un segno per tutti, anche per coloro che non credono in Dio, che avete dedicato voi stesse a qualcosa di speciale. Per le persone di fede, la vostra professione di castità, povertà e obbedienza è un dono che Cristo ha fatto alla sua Chiesa.

Con tutto il Popolo di Dio siete state chiamate a una consacrazione particolare, "che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale e ne è un espressione più piena" (PC 5). Rispondendo alla chiamata di Dio con un profondo e libero dono di sè, voi sollecitate una risposta da parte degli altri al Regno di Dio, già presente in mezzo a noi. Per grazia di Dio, voi potete manifestare cosa significa fare un dono totale di sé come Gesù ha fatto al Padre.

Dall'inizio della vita della Chiesa in Islanda, uomini e donne consacrati hanno offerto un importante contributo allo sviluppo umano e cristiano della Nazione. In un certo periodo della storia esistevano in Islanda nove monasteri degli Ordini Benedettino e Agostiniano e due conventi di suore benedettine. Molti capolavori della letteratura islandese risalgono a quel periodo legando così il patrimonio culturale e artistico di questo Paese alla presenza monastica. Questa effusione dello Spirito si manifestava anche nella sollecitudine verso i bambini, gli ammalati e gli anziani, una tradizione che si perpetua oggi grazie alle suore di san Giuseppe, alle suore francescane missionarie di Maria, alle carmelitane e alle suore della Misericordia, che si dedicano all'assistenza degli ammalati e alla educazione dei bambini.

[Proseguendo in lingua tedesca, il Papa ha detto:] Vorrei oggi esprimere la mia sentita gratitudine alle suore di san Giuseppe, che hanno iniziato il loro apostolato in quest'isola con la costruzione di una casa di cura per ammalati; innanzitutto per i pescatori di Faskruösfjöröur.

In questo modo esse hanno costruito il primo ospedale dell'isola.

Attraverso di voi, care sorelle, molti uomini hanno trovato la fede in Dio, attraverso la vostra amorosa sollecitudine si sono convertiti dei cuori non credenti. Anche quando vi ritirate dal servizio attivo voi proseguite la vostra opera apostolica attraverso la preghiera e il sacrificio. Vi saluto tutte di cuore: voi, che siete qui presenti, ma anche voi che siete i loro malati. Vi assicuro con tutto il cuore della mia preghiera costante con la mia speciale benedizione apostolica.

[Il Santo Padre, in francese, ha poi detto:] Rivolgo un cordiale saluto alle suore francescane missionarie di Maria, che si dedicano così generosamente alla cura dei malati e all'educazione dei fanciulli. A nome della Chiesa vi ringrazio per la vostra presenza a Stykkisholmur, Reykjavik e oggi ad Hafnarfjöröur! Portate in eredità la gioia di san Francesco! Egli non conosceva maggior felicità che quella di dedicarsi a coloro che sono poveri materialmente e spiritualmente. Approfondendo il vostro carisma francescano, sarete in grado di raggiungere coloro che, malgrado l'abbondanza dei beni di questo mondo, restano angosciati ed insoddisfatti.

Attraverso la vostra vita consacrata e i servizi che rendete, guidate il vostro prossimo verso Cristo, sorgente di vita e sorgente di gioia, di una gioia che nulla può cancellare. (cfr Jn 16,22).

[In polacco, il Papa ha così proseguito:] E voi, care suore carmelitane, ringrazio di cuore delle vostre preghiere, del vostro sacrificio e del vostro lavoro pieno di dedizione.

Attraverso il silenzio, l'attento ascolto della Parola di Dio ed una particolare devozione all'Eucaristia, voi diventate strumenti della salvezza, come Maria unita al suo Figlio divino. La vostra è una testimonianza eloquente della vita dedita alla solitudine, alla preghiera e alla penitenza. Religiose contemplative, voi avete un posto privilegiato nella vita della Chiesa. Prego ardentemente affinché molti giovani scorgano nella vostra vita quella gioia che è il frutto della completa dedizione a Cristo.


4. Infine vorrei dire una parola speciale a tutti i laici presenti. Come ho detto prima, la perseveranza è la caratteristica della vita e della fede dell'Islanda! Il contadino e il pescatore lottano contro le forze della natura e talvolta devono superare gravi ostacoli. Siamo alla vigilia della giornata in cui vengono onorati gli uomini del mare e le loro famiglie - tutti coloro che conoscono il significato del coraggio e della perseveranza.

La perseveranza e la fedeltà da parte di tutti sono quanto mai necessarie per compiere la missione della Chiesa. Esiste la perenne sfida della costruzione della comunità dei credenti, di portare la fede ai giovani, soprattutto con il buon esempio degli autentici seguaci di Cristo. Vi è la sfida a promuovere la vita morale in conformità al Vangelo. I cattolici islandesi sono chiamati ad offrire un positivo contributo cristiano alla società, come hanno fatto i loro antenati prima di loro. Come il vostro eroe nazionale, il Vescovo Jon Arason, siete chiamati a formare la vostra identità cattolica e a manifestare la vostra obbedienza a Cristo in tutto ciò che dite e fate.

In questo grande compito voi, che siete i fedeli laici dell'Islanda - genitori, celibi, nubili, giovani - avete un ruolo essenziale da svolgere. La recente esortazione post-sinodale si è dilungata sulla vostra dignità di laici e sui vantaggi della vostra vocazione (cfr CL 5). Fra l'altro ha sottolineato che la caratteristica distintiva dello stato laicale di vita è il suo carattere secolare. La vostra vocazione è la testimonianza all'interno della Chiesa dell'importanza delle realtà temporali terrene nel piano salvifico di Dio (CL 55).

I problemi del matrimonio, famiglia, lavoro e casa, le responsabilità della vita sociale, politica, culturale ed economica: nulla di tutto ciò è estraneo alla vocazione alla santità che avete ricevuto da Dio. Nè tali realtà sono estranee alla vostra partecipazione alla missione della Chiesa. La sfida per tutti noi di rinnovare la vita della società con il Vangelo. Questo compito di ri-evangelizzazione chiama ognuno di noi ad un amore e ad una conoscenza più profonda della nostra fede e ad un più forte impegno a portarla agli altri: "Tutti sono chiamati a crescere continuamente in intima unione con Gesù Cristo, in conformità alla volontà del Padre, in devozione agli altri, in carità e giustizia" (CL 60).

Vorrei rivolgere ora una speciale parola di saluto ai giovani presenti che presto riceveranno il sacramento della Confermazione! Cari giovani: la Confermazione vi legherà più intimamente a Cristo e alla Chiesa. E verrete rafforzati con i doni dello Spirito Santo, per poter rendere testimonianza di fede agli altri membri della comunità, soprattutto ai vostri coetanei. Ricordate, Cristo vi chiama ad essere i suoi amici e la Chiesa ha bisogno di ciascuno di voi per portare agli altri la buona Novella di salvezza.


5. Miei cari amici: sacerdoti, religiose e laici, mi appello a tutti i cattolici di Islanda e a tutti i credenti cristiani affinché cooperino per rendere il messaggio del Vangelo di Gesù Cristo l'anima della vostra Nazione: la sua ispirazione e la sua forza, la sua luce e il suo metro. In questo modo Dio sarà glorificato e tutti i cittadini dell'Islanda vedranno realizzata la loro aspirazione più profonda per ciò che è vero e buono, per ciò che è degno della vita umana e della chiamata eterna.

La sfida della vita cristiana è esigente, ma noi sappiamo per fede che "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37). La grazia e l'amore di Cristo non mancheranno. Non scoraggiatevi mai, perché proprio nella vostra debolezza si manifesterà il potere di Dio (cfr 2Co 12,9). Attraverso il suo Spirito potrete dire: "quando sono debole, è allora che sono forte" (2Co 12,10). Quando sentite il peso della giornata o degli anni, sappiate che Cristo è li a sostenervi con la grazia della vostra vocazione cristiana.

A tutti voi che proclamate il Vangelo di Cristo con la vostra perseveranza nella fede, nella speranza e nell'amore, imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1989-06-03

Sabato 3 Giugno 1989




Incontro ecumenico, ai fedeli riuniti - Thingvellir (Islanda)

Il mondo si trova ad affrontare nuove sfide ma il Vangelo di Cristo è la nostra speranza


Carissimi fratelli e sorelle.


1. Thingvellir. Questo santuario nazionale è legato eternamente alla storia cristiana e civile dell'Islanda e sono profondamente consapevole del particolare significato di questa celebrazione ecumenica in questo luogo.

"Abbiamo tutti una legge sola e una religione sola".

Fu qui, all'"Abisso di tutti gli uomini", Almanagja, che Thorgeir Ljosvetningagodi espresse la sua decisione dopo la "vigilia del mantello" di ventiquattr'ore. Fu allora, quasi mille anni fa, che l'Islanda divento cristiana.

Signora Presidente: la ringrazio di essere presente in questa occasione molto speciale, che è anche un omaggio a grandi momenti della storia del suo Paese.

Vescovo Jolson, fratelli e sorelle della fede cattolica: vi saluto di nuovo, nell'amore del nostro Signore Gesù Cristo.

A lei, Vescovo Pétur Sigurgeirsson, desidero rivolgere una speciale parola di ringraziamento per tutto ciò che ha fatto per sottolineare l'importanza di questo avvenimento, come espressione di amicizia e di carità cristiana. La sua presenza qui mi è cara, e la saluto nella fratellanza che è nostra attraverso Cristo. Saluto cordialmente anche lei, Vescovo Olafur Skulason, e le faccio i miei auguri per il nuovo incarico che assumerà tra breve.

Nella grazia di Dio e nella pace di Gesù Cristo, saluto questa assemblea ecumenica. Insieme a voi, fratelli e sorelle carissimi, cattolici e luterani, rendo grazie al Padre per la buona Novella della nostra salvezza attraverso il nostro Battesimo e la nostra fede in Gesù Cristo.


2. La religione cristiana fu portata in Islanda da missionari i quali risposero alle parole di Cristo che abbiamo ascoltate ora dal Vangelo secondo san Matteo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). I vostri antenati risposero a questa chiamata accogliendo Cristo e cercando di forgiare una società fondata sui suoi insegnamenti. Ebbe allora inizio una grande èra cristiana di religione, di cultura e di santità, tanto che le parole del salmista esprimono bene ciò che fu compiuto dalla fede nei secoli successivi. "Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione" (Ps 89,1).

Più di cinque secoli dopo, le divisioni che scossero l'Europa cristiana furono portate qui. Comincio allora un'epoca dolorosa, i cui effetti persistono ancora oggi. Il fedele Vescovo Jon Arason resistette ai mutamenti che si verificavano nella fede e nella cultura islandese e diede la vita per la sua fede.

Per quanto fragile nel corpo, manifesto il tipico coraggio dell'islandese, uomo di Chiesa e Vescovo, spargendo il suo sangue a Skalholt.

Ma i cambiamenti furono accettati. Anche in questo nuovo contesto, molti Islandesi servirono il Signore nella santità e furono generosi in opere di evangelico amore e misericordia. Per dare un solo esempio, il grande Hallgrimur Petersson chiamo la Nazione al Signore con i suoi "Inni della Passione". Una preghiera da lui scritta risponde bene alle speranze spirituali ed alle lotte di molti nella nostra epoca: "Spesso non credo / Tu mi conosci, Signore / Come quello che insiste nel suo errore, / Che è dimentico della tua parola / Ma voglio realmente sforzarmi / Di ubbidire ai tuoi comandi, / Rinunciare alla mia insubordinazione. / Effondi su di me la tua grazia, ti prego".


3. Sono state inflitte profonde ferite al mondo cristiano occidentale, ferite ancora bisognose di essere rimarginate. Dobbiamo perseverare sulla via all'unità, non per motivi di convenienza, ma perché questa è la manifesta volontà di Cristo, "capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo" (Ep 5,23).

E' importante ricordare che nel corso dei secoli i luterani ed i cattolici ed altri cristiani hanno continuato ad avere molto in comune. Attraverso il Battesimo siamo incorporati tutti nel Cristo crocifisso e glorificato. Nella lettura che abbiamo ascoltato, san Paolo si rivolge ai Corinzi, e ribadendo il fatto che sono uniti a lui in una stessa unica fede, ricorda loro che "noi tutti siamo stati battezzati per formare un solo corpo... e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito" (1Co 12,13). Il Battesimo, come inizio della salvezza in ciascun individuo, contiene un dinamismo interno che "dipende interamente all'acquisto della pienezza della vita in Cristo" (cfr UR 22). E' quindi "orientato all'integra professione di fede, all'integrale incorporazione nell'istituzione della salvezza, come lo stesso Cristo ha voluto, e infine, alla piena inserzione nella comunione eucaristica" (UR 22). La sfida che ci si pone è di superare a poco a poco gli ostacoli a questa comunione e crescere insieme in quella unità di Cristo che è una sola, quella unità della quale la doto sin dall'inizio. La serietà del compito vieta ogni precipitazione o impazienza, ma il dovere di rispondere alla volontà di Cristo esige che restiamo saldi sulla via verso la pace e l'unità tra tutti i cristiani.

Sappiamo bene che non siamo noi quelli che rimargineranno le ferite della divisione e che ristabiliranno l'unità - siamo semplici strumenti che Dio potrà utilizzare. L'unità tra i cristiani sarà dono di Dio, nel suo tempo di grazia. Umilmente tendiamo a quel giorno, crescendo nell'amore, nel reciproco perdono e nella reciproca fiducia.


4. Mentre rendiamo omaggio alle fondamenta cristiane dell'Islanda, i nostri occhi si volgono al futuro. Vediamo apparire all'orizzonte un nuovo millennio, dal quale ci separa appena un decennio. Il ritmo precipitoso della vita moderna mostra che la Nazione, anzi l'intero mondo, si trova ad affrontare sfide nuove mentre ci avviciniamo al ventunesimo secolo. Gli sviluppi della vita economica e politica, le nuove possibilità nelle scienze della vita, chiedono da voi un saggio discernimento delle verità e dei valori inerenti alle vostre migliori tradizioni.

Sono verità e valori che devono essere fermamente sostenuti, se la libertà spirituale e il benessere autentico delle future generazioni di Islandesi devono essere salvaguardati.

La vita familiare è stata già profondamente influenzata da cambiamenti, non sempre in bene. Il focolare islandese tradizionale è sempre stato una scuola di fede, di amore e di insegnamento morale. Il suo spirito si rispecchia in un episodio scritto dal vostro amato padre Jon Svensson, della Società di Gesù, recentemente scomparso, chiamato affettuosamente "Padre Nonni". Sua madre lo saluta alla sua partenza con parole semplici che trovano le loro radici più profonde nelle vostre tradizioni. "Sii onesto", gli dice; "e non dimenticarti di Dio". Ma è un fatto che le famiglie devono fare fronte a pressioni nuove e gravi, che esigono un rispetto rinnovato e più profondo per la vita e per l'amore. E' essenziale che venga recuperata una consapevolezza della supremazia dei valori morali, che si rifletta sul significato ultimo della vita e sul suo destino trascendente.

In questa materia così importante, vi è molto che tutti i cristiani possono fare insieme. Vi incoraggio a continuare a lavorare insieme per individuare i problemi più profondi che si presentano alla vostra società, e per rispondere a questi problemi con saggezza evangelica.


5. L'incertezza e la confusione create da certi mutamenti nella vita sociale e familiare richiamano alla mente tre priorità che sono di natura pastorale e che sono pienamente conformi alla decisione di accogliere il cristianesimo, decisione che fu presa mille anni fa. Queste priorità hanno un grande significato per i cristiani sempre e dovunque.

La prima di queste è: come cristiani, la nostra vita deve essere saldamente radicata in Cristo. Egli è "roccia del mio rifugio" (Ps 93,22), "la Via, la Verità e la Vita" (Jn 14,6). L'Islanda lo riconobbe nell'anno 1000, e l'Islanda è chiamata a rinnovare quella fede al giorno d'oggi. E' significativo il fatto che il comando di Gesù ai suoi discepoli di andare ad ammaestrare tutte le genti sia immediatamente seguito dalla sua promessa. "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Si, "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (He 13,8). In mezzo ai cambiamenti, Cristo rimane la nostra costante speranza. Nessuno pensi che il messaggio cristiano sia in qualche modo contrario al progresso umano o alle legittime aspirazioni dell'uomo alla verità, alla libertà e alla giustizia. Non ci promette forse il Vangelo di san Giovanni la realizzazione di queste aspirazioni nel senso più profondo, quando proclama: "il Figlio vi resta (nella casa) per sempre... se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero" (Jn 8,35-36)? La seconda priorità è questa. poiché siamo radicati in Cristo, dobbiamo dare sempre testimonianza di lui. E' insito nella natura stessa dell'essere cristiani evangelizzare, diffondere la parola in ogni occasione opportuna e non opportuna (cfr 2Tm 4,2), testimoniare il Vangelo in tempi di calma e in tempi di agitazione, con il nostro modo di vivere. Specialmente quando la civiltà è in un momento di transizione, quando sembra che emerga una nuova serie di valori secolari, gli uomini sentono allora il bisogno di ascoltare il Vangelo dell'amore di Dio per noi in Cristo, la buona Novella che "mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi... perciò ora... siamo stati riconciliati con Dio" (Rm 5,8-10). Questo è particolarmente il momento perché tutti i cristiani diano testimonianza con vigore del grande atto di riconciliazione compiuto per noi da Dio attraverso Gesù Cristo.

La terza priorità coinvolge la nostra responsabilità per l'unità. Non è forse evidente che coloro che testimoniano Cristo, "attraverso il quale abbiamo ricevuto ora la nostra riconciliazione" con il Padre (Rm 5,11 cfr. 2Co 5,18-20), debbano anche riconciliarsi gli uni con gli altri? Non possiamo ignorare il compito ecumenico. In questo Paese prevalentemente luterano, desidero esprimere il mio incoraggiamento al dialogo internazionale ora in corso tra la Federazione Mondiale Luterana e la Pontificia Congregazione per l'Unità dei Cristiani, dialogo che si pone come obiettivo di risolvere le difficoltà storiche e dottrinali che hanno costituito ostacoli tra luterani e cattolici. Vogliamo appoggiare questi sforzi e pregare per il loro successo.


6. E' vero che il mondo si trova ad affrontare sfide nuove. Ma il Vangelo di Gesù Cristo è la nostra speranza. Per i cristiani un tempo di cambiamento non è un tempo che deve destare paura, ma un tempo per costruire, per portare la buona Novella di salvezza a tutti. Il decennio che ci sta avanti, che c'introduce al terzo millennio cristiano, offre ai cristiani di questo Paese illustre di esploratori, di coraggiosa gente di mare, di tenaci coltivatori e di uomini e donne impegnati, una grande occasione per portare una comune testimonianza al Vangelo, in risposta alle esigenze più profonde della società.

Qui nell'"Abisso di tutti gli uomini", nell'"Almanagja", non ci riesce forse d'immaginare un decennio in cui i cattolici ed i luterani islandesi andranno avanti insieme per affrontare i compiti del nostro tempo? Il dialogo nella preghiera può contribuire a chiarire ciò che avete in comune, e dove si trovano i punti di divergenza e di divisione. Potete conoscervi meglio gli uni gli altri, per costruire sulla comunione reale, per quanto imperfetta, che esiste già tra fratelli cristiani in virtù del loro Battesimo e della loro fede in Cristo.

Possa questa tribuna - appositamente costruita per segnare questo incontro storico - restare come simbolo della vostra volontà di camminare la mano nella mano come fratelli e sorelle nel Signore che è uno.


7. I vostri antenati adoravano il Signore e ne facevano il centro della loro vita.

Tra i diversi modi con cui rendevano lode a Dio nei secoli vi era la loro particolare venerazione a Maria, madre del Redentore. Ai bambini è stato dato di generazione in generazione il suo nome: Maria. Questo culto è immortalato nella Maria Saga. L'inno mariano "Lilja", composto nel 1350, canta le lodi di Maria.

Stefan fra Hvitadal rifletteva questa devozione scrivendo: "Santa Madre di Dio/ dall'alto dei cieli/ sii tu la luce del loro ultimo viaggio/ quando i loro occhi si chiuderanno".

Oggi, mentre la Chiesa cattolica celebra la festa del Cuore Immacolato di Maria, è giusto che io le chieda di intercedere per voi e per l'Islanda.

Possano le preghiere della beata Madre del nostro Signore Gesù Cristo accompagnarvi sempre! Carissimi fratelli e sorelle: vi ringrazio del vostro benvenuto e di questo tempo di preghiera che stiamo condividendo a Thingvellir. "La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi" (2Th 5,18).

1989-06-03

Sabato 3 Giugno 1989





GPII 1989 Insegnamenti - L'omelia della Messa - Ai fedeli della prelatura, Troms_ (Norvegia)