GPII 1989 Insegnamenti - Ai responsabili delle diverse confessioni cristiane e delle altre religioni - Lusaka (Zambia)

Ai responsabili delle diverse confessioni cristiane e delle altre religioni - Lusaka (Zambia)

E' necessaria una collaborazione ecumenica sincera e generosa per rispondere alle attese spirituali di questo popolo


"Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (Ga 1,3).

Cari fratelli e sorelle.


1. Vi sono molto grato per il caloroso benvenuto che mi avete dato e per le parole del vostro portavoce, il Vescovo Mumba. E' una gioia profonda e un privilegio incontrare i rappresentanti delle Chiese cristiane e delle comunità ecclesiali dello Zambia.

Il Signore Gesù Cristo stesso ci ha radunato qui insieme nell'amore di Dio e nella speranza che noi condividiamo per opera dello Spirito Santo che è stato riversato nei nostri cuori al momento del Battesimo (cfr Rm 5,5). Non dobbiamo perdere di vista la grande importanza degli elementi ecclesiali che ci uniscono, nonostante le reali divisioni che ci tengono ancora separati.


2. Nella sua preghiera sacerdotale, come abbiamo appena sentito dal Vangelo di Giovanni, Gesù prega con intensità il Padre: "Perché tutti siano una cosa sola.

Come tu, Padre, sei in me e io in te siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21). La nostra preghiera comune di oggi non è soltanto la nostra risposta alla preghiera di Cristo, ma è anche la realizzazione di una sconvolgente verità che Gesù aveva espresso quando disse: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20).

Consci perciò della sua presenza in mezzo a noi, i nostri cuori proclamano con gioia che Gesù Cristo è il Signore! A lui "lode, onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli" (Ap 5,13).

La preghiera di Cristo al Padre nell'ultima Cena è un invito a pregare insieme per l'unità. E' nella preghiera che l'invito di Gesù all'unità - "perché siano una cosa sola" (Jn 17,21) - prende un significato più profondo per tutti noi a mano a mano che lo Spirito ci guida alla verità completa. E' nella preghiera che noi ci avviciniamo in modo tale che l'identità cristiana, la nostra conformità a Cristo può diventare più forte di tutte le divisioni che la storia ci ha lasciato e che ancora ci tengono separati.


3. Quando meditiamo sulla preghiera sacerdotale di Cristo comprendiamo che condividiamo davvero un compito comune: proclamare Cristo al mondo perché il mondo creda. Ma ci rendiamo conto, al tempo stesso, che la credibilità del messaggio evangelico e di Cristo stesso è legata al problema dell'unità dei cristiani (cfr UR 1). Se al momento non possiamo essere d'accordo su tutti i problemi possiamo e dobbiamo evitare ogni forma di competizione e di rivalità.

Questo è vero soprattutto qui, in Africa, dove comunità ed unità sono stati sempre dei valori tradizionali. L'Africa aspetta con fervore di udire la proclamazione dell'amore di Dio e la nostra speranza in Gesù Cristo. Lo Zambia è impaziente di udire la buona Novella della Redenzione. La vostra presenza qui, questa mattina, è il segno visibile del vostro intenso desiderio di offrire una comune testimonianza dell'amore di Dio per il popolo del vostro Paese, un popolo che ha vera fame e vera sete di Dio. E' necessaria una collaborazione ecumenica sincera e generosa per rispondere alle attese spirituali di questo popolo.


4. E' incoraggiante notare i numerosi e significativi modi in cui è nata la collaborazione tra le Chiese cristiane e le comunioni ecclesiali nello Zambia nei settori dell'assistenza sanitaria, dell'istruzione e dello sviluppo. Un grande sforzo comune è continuato nella traduzione della Bibbia nelle lingue locali.

Queste stesse opere sono una educazione all'unità cristiana. Aiutano a mettere in luce i punti di unione e ad incoraggiare il desiderio di superare i motivi di disaccordo. Come afferma il Concilio Vaticano II, "la cooperazione di tutti i cristiani esprime vivamente quella unione, che già vige tra di loro e pone in una luce più piena il volto di Cristo, servo" (UR 12). Si, la collaborazione ecumenica sboccia da una grazia interiore, data dal Padre in risposta alle preghiere di Gesù (Jn 17,21) e dall'intercessione dello Spirito Santo in noi (cfr Rm 8,26-27). Il vero ecumenismo cresce laddove esiste uno spirito genuino di servizio ai fratelli secondo l'esempio del nostro Signore e Salvatore che venne non per essere servito ma per servire (cfr Mt 20,28).

Una comune azione ecumenica deve trovare un posto nella vita di ogni comunità. Comprende non soltanto studi e discussioni di carattere storico e teologico ma anche un reciproco aiuto nella vita quotidiana (cfr UR 5). In diverse occasioni ho ripetuto che la Chiesa cattolica è pienamente impegnata nella collaborazione ecumenica. La Chiesa cattolica nello Zambia ha il mio sostegno nella preghiera e il mio incoraggiamento nella ricerca di sempre migliori relazioni con tutti coloro che sono seriamente preoccupati per l'unità. Al tempo stesso siamo pienamente consapevoli che l'assenza di una piena comunione tra le Chiese e le comunità ecclesiali e le differenze che esistono nell'insegnamento sia della fede che della morale pongono dei limiti oltre i quali pero i cristiani possono comunque collaborare.

E anche se voi cercate di portare una testimonianza comune del messaggio cristiano, le attuali divisioni sono rese ancora più complesse dall'odierno fenomeno della moltiplicazione delle comunità indipendenti. Questo fatto, unito ai nuovi movimenti religiosi, può essere per molti una fonte di confusione, specialmente tra i giovani. Anche in questo ambito una collaborazione ecumenica può avere dei buoni risultati.


5. Tra poco reciteremo insieme proprio la preghiera che Gesù insegno ai suoi discepoli. Pregheremo affinché la volontà del nostro comune Padre nel cielo si compia sulla terra. Pregheremo per l'avvento del Regno di Dio, un regno di pace, di giustizia e di amore in cui "Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti; il principe... che ci ama e che ci ha liberato dai nostri peccati e che con il suo sangue, ha fatto di noi un regno" (Ap 1,5-6). Pregheremo per il nostro pane quotidiano, per i bisogni di tutti i nostri fratelli e sorelle, per i bisogni del popolo dello Zambia. Pregheremo per il perdono dei nostri peccati e per avere la forza di essere in grado di perdonare tutti coloro che in qualche modo ci hanno colpito - perdonare ed essere perdonati per il peccato della divisione tra i cristiani. Infine pregheremo di non essere messi alla prova oltre le nostre forze e di essere liberati dal demonio che nei nostri cuori opera contro la grazia di Dio.


6. Cari amici: con piena fiducia nella grazia di Dio dobbiamo confidare che la collaborazione ecumenica che ha caratterizzato finora i vostri rapporti reciproci porterà frutti abbondanti. Nelle parole di san Paolo: "sono persuaso che colui che ha iniziato in voi questa opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Ph 1,6).

Quel "giorno" ci chiama qui ed ora per rinnovare il nostro desiderio e l'impegno delle nostre Chiese e delle comunità ecclesiali a lavorare insieme per la causa dell'unità cristiana. Possa il segno della pace che ci diamo l'un l'altro in questa cattedrale anglicana della santa Croce a Lusaka essere un simbolo della nostra determinazione e trattarci l'un l'altro "con umiltà, mansuetudine e pazienza; sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,2-3).

La pace del Signore sia con tutti voi. Amen.

1989-05-04

Giovedi 4 Maggio 1989




L'omelia e l'atto di affidamento durante la Messa - Ai fedeli riuniti, Lusaka (Zambia)

Regina degli apostoli, guarda con amore questa terra, proteggi questo popolo, apri i cuori di tutti alla dignità e alla vocazione di ogni persona umana


"Ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni" (Ac 1,8).

Cari fratelli e sorelle.


1. Oggi è il quarantesimo giorno dopo la Risurrezione di Cristo. Quando lascio questo mondo per tornare al Padre, Gesù promise agli apostoli ancora una volta che lo Spirito Santo sarebbe sceso su di loro. Lo Spirito sarà il loro paraclito, il loro nuovo avvocato e soccorritore. Sarà per loro la fonte di ogni potere che supera la debolezza umana. Voi riceverete questo potere, "e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea, la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8).

Con questa promessa Cristo va al Padre. Gli apostoli vedranno le parole del loro Maestro - le ultime che egli rivolse loro - trasformarsi in realtà.

Riceveranno la potenza dello Spirito Santo e quello stesso giorno Gerusalemme ascolterà la loro testimonianza al Cristo crocifisso e risorto.

Da questa verità salvifica nascerà la Chiesa. Nascerà attraverso la fede e il Battesimo di coloro che per primi accolsero la parola di Dio proclamata dagli apostoli. Da quel momento in poi la Chiesa nascerà costantemente non soltanto a Gerusalemme in Giudea e in Samaria ma in ogni nuovo luogo "fino ai confini della terra".


2. E' poi venuto il tempo in cui dal messaggio e dall'impegno apostolico la stessa Chiesa di Cristo è nata anche qui, nello Zambia. Oggi guardiamo con orgoglio e gratitudine alle origini della Chiesa nel vostro Paese.

L'evangelizzazione dello Zambia ha avuto luogo soprattutto dal 1879 al 1930, grazie agli eroici sforzi dei padri Bianchi, i gesuiti e i francescani cappuccini e conventuali, in varie parti del Paese.

Un'importante pietra miliare fu l'apertura della prima parrocchia cattolica da parte dei padri Bianchi nel 1891. Un'altra fu l'ordinazione episcopale del primo Vescovo di questa regione Joseph Dupont, un padre Bianco originario della Francia. Fu ordinato in terra di Zambia tra il suo popolo nella missione di Kajambi. Appena trenta anni prima Lusaka era divenuta arcidiocesi e sede metropolitana per tutto il Paese, una caratteristica che oggi condivide con Kasama.

Oggi i membri di molti istituti missionari vengono qui per continuare il lavoro di evangelizzazione - non soltanto i sacerdoti ma anche molti religiosi e religiose. L'impegno missionario del secolo scorso è stato premiato da un crescente numero di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, molti dei quali sono proprio figli dello Zambia a dimostrazione che le radici del Vangelo sono penetrate a fondo nel ricco suolo del vostro Paese.

"Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta" (Ac 1,7). Tutto il futuro è racchiuso nella mente eterna del Padre e nel suo potere, anche l'ultimo giorno. Tutto questo comprende anche il giorno scelto per l'inizio della storia della Chiesa nel vostro Paese.

Possiamo perciò dire che, anche qui, la Chiesa è nata nel giorni di Pentecoste, quando gli apostoli ricevettero la potenza dello Spirito Santo e iniziarono la loro testimonianza a Cristo che si estende attraverso generazioni e lungo i secoli.


3. Rendiamo oggi grazie a Dio vivente: al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Siamo grati a tutti coloro che sono venuti prima di voi, in particolare i missionari che sono veramente i vostri padri in Cristo e la cui memoria continua ad essere viva oggi nella testimonianza della Chiesa dello Zambia al Vangelo. Voi, cari fratelli e sorelle, siete le pietre viventi della casa che essi hanno costruito mediante la potenza dello Spirito Santo.

E' emblematico il fatto che noi rendiamo il nostro atto di ringraziamento proprio in questo luogo, nella capitale della vostra Nazione, dove deve essere costruita la nuova cattedrale cattolica. La benedizione della prima pietra simbolizza l'inizio di una costruzione fatta di molte pietre. La costruzione di una casa di culto dedicata al Dio vivente ha sempre la sua origine in Cristo perché è lui la prima pietra, "la pietra angolare".

Dalla Croce di Cristo e dalla sua Risurrezione noi traiamo la potenza dello Spirito Santo che si è manifestata il giorno di Pentecoste a Gerusalemme. E' una potenza che la Chiesa dello Zambia riceve costantemente per diventare testimone sempre più matura di Cristo crocifisso e risorto. "Perché infatti altro nome non è dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stato stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12).


4. La stessa potenza dello Spirito Santo a cui noi dobbiamo la costruzione della Chiesa nello Zambia è anche la fonte di ogni trasformazione dei battezzati secondo il modello dello stesso Cristo. Cristo è il modello vivente dell'uomo nuovo che nella sua vita incarna e manifesta la verità delle beatitudini del Vangelo di oggi.

Ci è stato detto che saremo veramente beati se imiteremo Cristo nel lasciarci trasformare dall'amore di Dio in ogni situazione di debolezza, di necessità e di sofferenza umana. Soltanto la fede in un Salvatore crocifisso e risorto ci fa considerare noi stessi come dei beati anche se siamo poveri, perseguitati e sofferenti. Soltanto la vittoria di Cristo può dar la garanzia della beatitudine a coloro che sono miti, misericordiosi, puri di cuore e desiderosi di onestà e pace.

Le beatitudini ci sfidano a superare la debolezza, la necessità e la sofferenza umana attraverso la forza di trasformazione dello Spirito. Al tempo stesso ci insegnano a misurare il nostro successo non soltanto in termini materiali, ma adottando il metro dell'amore ad ogni cuore umano, persino in situazioni di ingiustizia, peccato e disperazione.

Cari fratelli e sorelle: Cristo invita voi e tutta la Chiesa a vivere le beatitudini. Chiede a coloro che sono ricchi di ricordarsi che, agli occhi di Dio, sono i poveri ad essere beati. Li invita a cambiare i loro cuori, ad essere spiritualmente distaccati dalle cose materiali, ad avere interesse per i poveri, ad impegnarsi per lavorare alla costruzione di una società più giusta. I poveri, a loro volta, non devono perdere la fiducia nella loro dignità e vocazione di figli di Dio e non devono pensare che, per il fatto di non avere beni terreni, essi siano esclusi dalla beatitudine agli occhi di Dio. Odiare non è mai un atto giustificato, anche in mezzo alle dure necessità o in presenza di una ingiustizia.

La Chiesa proclama un messaggio di speranza a coloro che oggi soffrono sia fisicamente che spiritualmente nello Zambia: ai malati e ai moribondi, specialmente alle vittime dell'AIDS e a coloro che sono privi di assistenza medica; ai molti giovani disoccupati che non trovano lavoro a motivo della mancanza di istruzione o per mancanza di posti di lavoro; a coloro che, a motivo di rivolte sociali, si trovano ad essere nella condizione di rifugiati. La Chiesa si impegna a continuare a lavorare con gli altri cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà per contribuire a migliorare la situazione. Ma, soprattutto, la Chiesa offre a voi il Cristo. In lui, il male e la sofferenza sono vinti alle radici attraverso il perdono dei peccati.

Ogni battezzato può e deve essere trasformato spiritualmente dal potere dello Spirito Santo secondo il modello e l'ideale di Cristo. Lo Spirito Santo è all'opera nel cuore umano; nell'intimo di ogni persona.


5. Al tempo stesso lo Spirito Santo avvicina i popoli uno all'altro. "Raduna il Popolo di Dio", come leggiamo nel profeta Geremia: "Vi radunero da tutte le nazioni e da tutti i luoghi" (Jr 29,14).

Cari fratelli e sorelle: non siete voi forse stati radunati in questo modo da luoghi differenti del vostro grande Paese, voi che formate la Chiesa dello Zambia? E non siete voi, in modo analogo, "radunati nella Chiesa universale che si estende fino ai confini della terra e non siete voi forse radunati da tutte le nazioni?".

Questo "radunarsi insieme" risponde al profondo desiderio di ogni persona di vivere in comunione, in amicizia con gli altri. Come il tema della mia visita pastorale ricorda, noi cerchiamo di crescere insieme in Cristo, nostra speranza: insieme agli altri, qui nello Zambia, insieme a tutti i nostri fratelli e sorelle nella fede in tutto il mondo.

Vi esorto, di fronte ai molti cambiamenti sociali, a non perdere il senso dell'appartenenza e della condivisione che ha sempre avuto una parte così importante nella vita dello Zambia. Senza questi contributi la comunità umana si disintegra e va perduta la sua forza morale collettiva. Vi esorto anche a dare nuovo vigore ai vostri grandi valori tradizionali che portano alla condivisione tra le famiglie, tra villaggio e villaggio, tra cittadini e cittadini.

Possa "la comunione con lo Spirito Santo", per cui la Chiesa prega, continuare a lavorare in voi, figli e figlie dello Zambia. Possa darvi la possibilità di superare le divisioni nel seno della grande famiglia cristiana.

Possa "radunarvi insieme e unirvi tutti nell'adempimento del piano di Dio che - nelle parole del profeta Geremia - sono progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza" (Jr 29,11).


6. "Voi mi invocherete" dice il Signore per bocca del profeta; e "ricorrerete a me e io vi esaudiro; mi cercherete e mi troverete perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascero trovare da voi" (Jr 29,12-14). Questo è un invito alla preghiera che sempre viene offerto ad ognuno, ma che viene raccolto in modo eccezionale durante la fervente preghiera di coloro che erano radunati nel piano superiore di Gerusalemme. Gli apostoli e i discepoli del Signore "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera insieme con... Maria, la Madre di Gesù" (Ac 1,14). Attraverso questa preghiera si preparavano a ricevere lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste. E la loro preghiera fu esaudita.

Proprio avendo in mente questa preghiera, che implorava il dono dello Spirito perché la Chiesa, nata presso la Croce, potesse manifestarsi nel mondo noi, che oggi siamo qui, siamo radunati intorno alla Madre di Dio, che prega con noi e per noi. così come gli apostoli la avevano invitata al piano superiore, così anche noi l'abbiamo invitata qui. Rivolgiamo a lei la nostra preghiera e affidiamo alla sua materna protezione il vostro Paese e le vostre Chiese locali:


7. Santa Maria, tu sei la regina degli apostoli e il modello della nostra preghiera nel piano superiore, la vigilia di Pentecoste. Guarda con amore questa terra dello Zambia, proteggi questo popolo e i suoi governanti. Come figli di un unico Padre celeste, essi desiderano avvicinarsi a lui e fare la sua volontà. Si stanno impegnando per lavorare insieme per il bene comune. Aiutali, beata Vergine, a crescere nell'amore di Dio e del prossimo.

Regina della pace, ispira tutti i cittadini di questo Paese perché rendano veramente grazie per le benedizioni di pace di cui beneficiano. Possano sempre vivere in armonia gli uni con gli altri e con le altre nazioni. Ti preghiamo di intercedere per il grande numero di persone che in Africa soffrono per la guerra e la violenza, l'ingiustizia e l'oppressione e per le difficoltà economiche e sociali. Tu sei stata scelta da Dio quale figlia prediletta, "piena di grazia", tu hai dato alla luce il Salvatore. Apri i cuori di tutta la popolazione dello Zambia alla dignità e alla vocazione di ogni persona umana creata e redenta da Dio. Mantieni unite le loro famiglie, aiuta i giovani a trovare il loro giusto posto nella società. Possa la giustizia crescere e fiorire in questo Paese mediante l'amore umano e cristiano.

Madre della Chiesa, io ti affido oggi tutti i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici che compongono le Chiese locali dello Zambia. In modo speciale, durante questa liturgia ti affido l'Arcivescovo Mung'andu e l'arcidiocesi di Lusaka. Possano tutti i fedeli cristiani di questa terra vivere le beatitudini ad imitazione del tuo Figlio. Possano essi collaborare per costruire l'unico Corpo di Cristo.

I laici dello Zambia guardano a te come Ausilio dei cristiani perché tu li conduca ad un amore sempre più grande e ad una maggiore comprensione della fede cattolica. Essi invocano la tua intercessione poiché cercano di trasformare la società con l'amore di Cristo. Intercedi per loro e ottieni un aumento delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa tra i loro figli e le loro figlie per servire la Chiesa.

Madre dei dolori, ai piedi della Croce tu non hai mai perso la speranza nel potere salvifico di Dio. Sii tu vicina a tutti coloro che oggi nello Zambia soffrono: coloro che hanno problemi familiari, i rifugiati, i poveri e i disoccupati. Porta conforto ai malati e ai moribondi. Possano avere la compassione dei fratelli e possano confidare totalmente in Dio.

E ora ci rivolgiamo a te, o Madre, come nostro rifugio e nostra speranza, nell'ora del nostro pellegrinaggio terreno. Tu sei la Regina della speranza e, in questo giorno, noi ci affidiamo a te. Come tu un giorno, insieme agli apostoli, hai pregato perché si adempisse la promessa del dono dello Spirito Santo, così prega oggi per noi: affinché, attraverso il potere dello stesso Spirito, possiamo essere veri testimoni di Cristo, tuo Figlio. Perché a lui sia gloria per sempre. Amen.

1989-05-04

Giovedi 4 Maggio 1989




La cerimonia di congedo - Lusaka (Zambia)

Ho visto da vicino problemi e sfide


Signor Presidente, spettabili membri del governo dello Zambia, cari fratelli Vescovi, cari amici dello Zambia.


1. E' venuto il tempo per me di lasciare il vostro bel Paese. Sono stato molto felice tra di voi e portero con me la gioia che ho diviso con voi durante questi giorni. Vi ricordero sempre con affetto nelle mie preghiere.

Mi avete accolto con gentilezza e da quando sono arrivato sono stato accompagnato in ogni fase del mio viaggio dalla vostra straordinaria ospitalità.

Mi sono immediatamente reso conto del vostro calore umano e della profondità delle vostre aspirazioni a vivere in una società fondata sul rispetto per la dignità di ogni essere umano.

Saro molto contento se la mia visita vi avrà convinto della mia amicizia e della mia stima. La ringrazio, Presidente Kaunda e voi tutti membri del suo governo per tutto ciò che avete fatto per rendere questo viaggio nello Zambia veramente memorabile.


2. Sono venuto con piena coscienza della mia missione come successore dell'apostolo Pietro: proclamare la buona Novella della salvezza nel nostro Signore Gesù Cristo, confermare la fede dei miei fratelli Vescovi e della comunità cattolica e iniziare le celebrazioni del centenario dell'arrivo della Chiesa in questa regione. E' stata per me una particolare gioia testimoniare la stabilità e il vigore della Chiesa cattolica nello Zambia.

Fratelli e sorelle in Cristo: ho visto i frutti dell'impegno missionario nelle vostre vite e ho visto il vostro desiderio di crescere nella conoscenza e nell'amore della Parola di salvezza di Dio. Con intensa devozione abbiamo celebrato insieme l'Eucaristia. Sono stato felice d'incontrare i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi e sono stato edificato da tutti voi, giovani ed anziani, dalle vostre famiglie, e da quelli di voi che sono malati e offrono le loro sofferenze per la Chiesa e il mio ministero.

Ho visto più da vicino i problemi e le sfide che la Chiesa deve affrontare e incoraggio tutti voi ad aver fede in Cristo e a conservarvi nella sua grazia. Conosco la vostra determinazione nel servire Dio e il vostro Paese con tutta la forza del vostro amore e della vostra generosità. Possa la vostra luce brillare affinché tutti possiate vedere i risultati dei vostri sforzi e rendere gloria al Padre nostro che è nei cieli! (cfr Mt 5,16).


3. A voi, giovani dello Zambia desidero dire una parola di gratitudine per aver preso parte così attivamente a tutti gli avvenimenti di questa visita e per aver condiviso la vostra gioia in maniera così spontanea. Il futuro dello Zambia e dell'Africa può dipendere dal vostro senso di responsabilità e dalla vostra volontà di perseverare nei più nobili ideali. Prendete il futuro nelle vostre mani preparandovi ora in maniera più completa e più attiva possibile. Amate il vostro Paese! E siate sempre fedeli alla grazia di Dio che opera in voi!


4. I miei ringraziamenti giungano a tutti coloro che hanno aiutato la preparazione e lo svolgimento della mia visita. Ringrazio i rappresentanti dei mass-media che hanno portato le mie parole non soltanto a coloro che non potevano essere presenti ai vari incontri, ma a tutti i popoli del mondo. Sono profondamente grato a tutti quelli che in ogni luogo hanno pregato per la buona riuscita della mia visita.


5. Nell'apprestarmi a partire, esprimo una volta ancora la mia fiducia e la mia speranza per questo Paese: prego affinché lo Zambia sia sempre vicino a Dio e tenga a mente le parole del profeta Michea: "Ecco che cosa richiede il Signore da te: / praticare la giustizia, / amare la pietà, / camminare umilmente con il tuo Dio" (Mi 6,8).

Dio la benedica, signor Presidente! Dio benedica lo Zambia!

1989-05-04

Giovedi 4 Maggio 1989




Cerimonia di benvenuto - Blantyre (Malawi)

Grazie per la vostra solidarietà verso i rifugiati


Sua eccellenza Presidente Banda, illustri membri del governo del Malawi, fratelli Vescovi, fratelli e sorelle in Cristo, cari amici, Moni Nonse!


1. Il mio primo pensiero giungendo in Malawi è di rendere grazie a Dio per il privilegio di visitare il vostro Paese. Gioisco nella divina Provvidenza che per la prima volta ha portato un Papa, il successore dell'apostolo Pietro, in questa parte dell'Africa.

Le sono grato, signor Presidente, per questa calorosa accoglienza. Il vostro gentile invito e quello dei Vescovi cattolici ha reso possibile la mia visita che aspettavo con gioia e speranza. Quest'anno il Malawi celebra il venticinquesimo anniversario dell'indipendenza. Considerando la storia del mondo, siete una giovane nazione. Per quanto riguarda la vostra esperienza personale, avete già lavorato duramente per consolidare quelle strutture di pace ed armonia che sono fondamentali per il vostro sviluppo e crescita. La mia permanenza tra di voi mi consente di condividere la vostra soddisfazione per i risultati ottenuti sinora.


2. La sfida per fare del Malawi una società unita, giusta e pacifica richiede i più grandi sforzi da parte di tutta la popolazione. Insieme voi dovete edificare il vostro destino comune. Vi siete orientati, con ampiezza di vedute, non soltanto verso il progresso economico, ma verso un autentico sviluppo umano, cioè verso uno sviluppo che risponda anche alle dimensioni culturali, morali e spirituali del popolo. Solo perseguendo questo obiettivo, a lungo termine, la gente può trovare la libertà per essere completamente se stessa, nella pienezza dei diritti e dei doveri verso la famiglia umana (cfr SRS 46). Vorrei incoraggiare, come un vero amico del Malawi, voi tutti - Presidente, governo e popolazione di questa bella Nazione - a perseverare con coraggio e dedizione nell'edificazione di una società degna dei più alti ideali.


3. Non mancano le difficoltà e alcune di esse sono il risultato di avvenimenti esterni ai vostri confini. Mi riferisco in particolare alle centinaia di migliaia di persone che hanno cercato rifugio nella vostra terra per sfuggire alla guerra civile nel vicino Mozambico. La comunità internazionale riconosce la vostra generosità nel nutrire e dare asilo a questi rifugiati, nonostante il grande sacrificio che grava sulle vostre risorse. La situazione si è aggravata ancor di più a causa della siccità dell'anno scorso e delle inondazioni dei mesi passati.

In verità, avete agito secondo le vostre migliori tradizioni ed un vero spirito di condivisione. Rinnovo il mio appello alle altre nazioni e agli altri popoli perché vi assistano nel venire incontro alle necessità di coloro che stanno tanto soffrendo.


4. Il mio viaggio per giungere in Malawi è cominciato a Roma, la città degli apostoli Pietro e Paolo, che offrirono la loro vita come testimonianza della loro fede in nostro Signore Gesù Cristo. Come successore di Pietro nel ministero apostolico sono profondamente felice di questa visita alla comunità cattolica del Malawi. Sono felice d'incontrare i miei fratelli Vescovi, i sacerdoti, religiosi, uomini e donne e laici, cui sono unito da vincoli di grazia e amore nel grande mistero della Chiesa. E' trascorso un secolo da quando i primi missionari cattolici giunsero in Malawi. Essi portarono il messaggio dell'amore di Dio che il Vangelo rende manifesto in Gesù Cristo ed è riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5). La fede ha messo radici e sono felice di sapere che la Chiesa continua a dare un contributo sempre piu grande alla società del Malawi. Con questa visita vorrei confermarvi, fratelli e sorelle in Cristo, nella fede che avete ricevuto e incoraggiarvi nel servizio saggio e amorevole verso il vostro Paese.


5. Il messaggio evangelico dell'amore e della solidarietà verso i vostri simili ha il valore di un appello universale. Il mio incoraggiamento è diretto anche ai cristiani delle altre comunità ecclesiali e delle altre Chiese, così come ai membri delle altre religioni, affinché uomini e donne di buona volontà si uniscano ovunque per lavorare per il bene dell'umanità. Esprimo questa speranza nella convinzione che il vero benessere dell'individuo e della società abbia una dimensione religiosa importante e ben definita. Dio ha dato talento ad ognuno per servire gli altri, perché siamo tutti figli di Dio, membri della sua famiglia (cfr He 3,6).


6. Signor Presidente, cari amici: elevo oggi una speciale preghiera per il popolo del Malawi. Possa la vostra società, con l'aiuto di Dio, vivere in pace e in armonia, costruita su solide basi di giustizia e rispetto per la dignità e per i diritti di tutti. Possa la vostra terra dare ricchi raccolti che compensino le vostre fatiche, in modo che possiate godere dei frutti del vostro lavoro e condividere benefici materiali sempre maggiori. Possa la vostra fede in Dio e l'amore per il vostro prossimo crescere sempre di più, affinché voi e i vostri figli possiate godere sempre della benedizione divina.

A tutti coloro che hanno organizzato il mio viaggio, a tutti coloro che mi hanno accolto oggi e a tutti coloro che stanno ascoltando la mia voce, dico: "Zikomo Kwambiri".

1989-05-04

Giovedi 4 Maggio 1989




Ai sacerdoti, ai religiosi e ai seminaristi - Blantyre (Malawi)

Dobbiamo essere esempi d'amore e maestri secondo il cuore di Cristo


Cari fratelli e sorelle, cari amici in Cristo,


1. E' con affetto e gratitudine che saluto ciascuno di voi e tutti i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi del Malawi. Sono appena giunto nel vostro Paese e già sento che i vostri cuori risplendono dell'amore di Cristo. Sono profondamente commosso al ricordo di quanto è stato fatto nel corso degli anni grazie agli sforzi dei primi missionari: uomini e donne generosi come voi, che hanno portato la buona Novella della salvezza per amore verso Cristo e verso gli altri, che hanno ascoltato il comandamento del Signore "perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16).

Molti di voi vengono dall'estero e risiedono da lungo tempo in Malawi.

Voi avete accolto di cuore l'esortazione del Vangelo a lasciare genitori, parenti e patria per mettere mano all'aratro senza volgervi indietro (cfr Lc 9,62). Prego affinché i molti sacrifici tornino a gloria di Dio. Possiate ricevere l'eredità riservata a coloro che hanno fatto del Signore la loro scelta e il loro calice (cfr Ps 16,5-6).

Altri tra voi sono parte di un numero crescente di vocazioni malawiane al sacerdozio e alla vita religiosa. Mi unisco a tutta la Chiesa nel rendere lode a Dio per questa messe, che manifesta la crescente maturità e profondità con cui il Vangelo viene accolto e vissuto nelle famiglie e nelle comunità di questo Paese. Queste speciali vocazioni rappresentano la più rigogliosa fioritura di un seme piantato e nutrito da coloro che sono venuti prima di voi.


2. Il mio incontro con i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi è un momento importante di ogni visita pastorale, e quello di oggi non fa eccezione. Il nostro incontro di questa sera mi offre una speciale opportunità di confermarvi nella fede, di incoraggiarvi nella perseveranza e nella speranza, e di ricordare l'amore che Cristo ha per ciascuno di voi. Sono venuto come Vescovo di Roma, come successore di Pietro, come Pastore della Chiesa universale, ma sono qui dinanzi a voi come un fratello, come un compagno di lavoro nella vigna del Signore, che come voi è stato chiamato a predicare il Vangelo di misericordia e di amore del Signore e a manifestare agli altri questo amore.

La nostra presenza insieme in questa cattedrale ci ricorda allo stesso tempo il mistero della comunione gerarchica, che è al centro della vita e della missione della Chiesa. Nessuno di noi lavora da solo nella vigna del Signore. I Vescovi esercitano il loro ministero quali membri del Collegio Episcopale insieme e con il successore di Pietro, che è sorgente e fondamento di unità (cfr LG 18 LG 22). I sacerdoti, sia diocesani che religiosi, sono collaboratori e coadiutori dei loro Vescovi, insieme ai quali costituiscono un solo presbiterio al servizio della Chiesa locale; sono fratelli fra loro in virtù della loro ordinazione e della loro missione comune (cfr LG 28). E tutti i religiosi, uomini e donne, sono chiamati a rispettarsi l'un l'altro e a rispettare i loro pastori (cfr PC 6); essi devono fare riferimento ai Vescovi per tutto ciò che riguarda l'unità della Chiesa locale e le realtà di apostolato che operano al suo interno (cfr CD 35).


3. Cari fratelli e sorelle: l'"anima" della comunione ecclesiale e di questi rapporti all'interno della Chiesa si fonda sul comandamento che abbiamo udito poco fa nel Vangelo. Gesù dice ai suoi discepoli: "Che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Jn 15,12). Oggi Gesù dice le stesse parole ai suoi discepoli del Malawi e in tutto il mondo e le rivolge in modo speciale a noi, sacerdoti e religiosi della sua Chiesa. Perché noi dobbiamo essere per il gregge gli esempi della buona Novella della salvezza che proclamiamo nelle nostre rispettive vocazioni e attraverso di esse: dobbiamo essere esempi di amore. Altrimenti, come ci ricorda giustamente san Paolo, non saremo altro che "un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna" (1Co 13,1).

Cristo parla di amore nel contesto della sua opera redentrice: "dare" la vita per i suoi amici. Riguardo a ciò, san Giovanni scrive: "Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli" (1Jn 3,16). Dobbiamo amare come Cristo ci ha amati.

Dobbiamo vedere il nostro sacerdozio e la nostra consacrazione religiosa come un "dare" la vita per la salvezza dei nostri amici, vale a dire, di ogni persona umana.

Per noi l'imitazione di Cristo comprende la libera scelta del celibato, che "è sempre stata considerata dalla Chiesa "quale segno e stimolo della carità"; segno di un amore senza riserve, stimolo di una carità aperta a tutti" (Pauli VI, "Sacerdotalis Coelibatus", 24). L'esempio di amore di Cristo è anche la fonte della speciale consacrazione che è propria dei religiosi e delle religiose. Nelle parole del Concilio Vaticano II: essi seguono "Cristo che, vergine e povero, redense e santifico gli uomini con la sua obbedienza spinta fino alla morte di croce. così essi, animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori, sempre più vivono per Cristo e per il suo Corpo che è la Chiesa" (PC 1).

Cari fratelli e sorelle, vi esorto a meditare spesso sull'amore di Cristo che è la sorgente e l'obiettivo delle vostre rispettive vocazioni. Cercate sempre i modi per approfondire la vostra fedeltà a questo amore con il vostro sguardo rivolto a lui - l'eterno Sacerdote, il Pastore e lo Sposo delle vostre anime. Perché è l'amore che porta il popolo alla comunione con il Signore nella Chiesa. E' una vita di sacrificio e dono di sé che conferma la verità del messaggio che predichiamo.


4. Il testo del Vangelo di questa sera presenta un altro aspetto dell'amore di Cristo che ha importanti conseguenze per i sacerdoti e i religiosi. I discepoli sono amici di Cristo, perché "ciò che ha appreso dal Padre lo ha fatto conoscere a loro" (cfr Jn 15,15). Il suo amore per loro lo ha portato a rivelare i misteri vivificanti del Regno di Dio. L'amore ha fatto di lui il loro Maestro.

Da questo e da altri passaggi del Vangelo, sappiamo che Cristo ha affidato a quelli che amava il compito di essere maestri dopo di lui, "di andare e portare frutti, frutti che rimangono". Egli ha affidato alla Chiesa la sacra missione del Magistero nel suo nome fino ai confini della terra, e nell'adempiere a questa missione, sacerdoti e religiosi hanno sempre avuto un ruolo speciale.

Se vogliamo sapere come insegnare, dobbiamo anche sapere come amare: "come Cristo ci ha amati". Egli veniva spesso chiamato "maestro" (cfr Jn 1,38) e insegnava con autorità - non un'autorità che imponeva, ma che gli altri gli riconoscevano perché l'aveva ricevuta autenticamente da Dio. Questo modo di insegnare ci ricorda gli anziani dei villaggi africani, a cui la gente si rivolge per essere guidata e ammaestrata. Questi anziani condividono volentieri la loro conoscenza e la loro esperienza, per questo sono rispettati.

Cristo ha fatto conoscere tutto ciò che ha appreso dal Padre (cfr Jn 15,15). Sin dalla prima Pentecoste questa conoscenza è stata trasmessa e condivisa da coloro che avevano il compito ufficiale di insegnare, ma anche da altri, soprattutto nelle famiglie e nelle scuole. Sappiamo per esperienza che ciò significa essere ammaestrati dai genitori, per i quali l'insegnamento e l'amore sono inseparabili. E' soprattutto dal loro esempio che noi apprendiamo il significato della vita umana e della virtù. così come il loro insegnamento è spesso silenzioso o limitato a piccoli gesti, anche la nostra positiva influenza sugli altri può essere tanto maggiore nelle opere che spesso passano inosservate o in atti che nulla hanno di straordinario. I sacerdoti e i religiosi che sono stati "ammaestrati" in Cristo possono fare cose meravigliose - "mirabilia Dei" - attraverso l'amore che trasforma ogni azione, per quanto umile e abitudinaria, in un esempio vivo del Vangelo. E' questo genere di amore che traspare dagli amici di Cristo che conduce gli altri a lui.

Questa sera desidero incoraggiare tutti voi ad essere maestri secondo il cuore di Cristo, sia nell'impartire l'insegnamento formale che nell'influenza che esercitate all'esterno con il vostro esempio. Egli si è fatto conoscere attraverso l'amore affinché voi a vostra volta lo portiate agli altri. Siate certi che tanto più resterete fedeli alla vostra speciale vocazione nella Chiesa, tanto più efficacemente insegnerete agli altri l'amore di Cristo.


5. Adesso vorrei rivolgere qualche parola ai seminaristi i quali, Dio volendo, un giorno parteciperanno alla vita di servizio di cui ho parlato questa sera. Voi siete i futuri pastori e i maestri del Popolo di Dio. Anche voi siete amici di Cristo.

I vostri anni di formazione in seminario rappresentano un prezioso periodo di crescita e di sviluppo nel vostro rapporto personale col Signore. Prima di dare la vita nel nobile e stimolante servizio al Vangelo, avete bisogno di approfondire con lo studio e la preghiera la vostra comprensione del mistero di Cristo e della sua Chiesa. Il sacerdozio è un impegno permanente col quale siete chiamati ad amare come Cristo ci ha amati, vale a dire dando la vostra vita ed insegnando come ha fatto Cristo. Se persevererete in questo impegno di amore non soltanto nel giorno dell'ordinazione, ma durante tutta la vostra vita, potete star certi che la grazia di Dio non vi abbandonerà mai. Nel servizio al Signore sperimenterete l'abbondanza della gioia e della pace.

Affido in modo particolare a voi giovani le parole di chiusura del Vangelo di questa sera: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi" (Jn 15,16).

Si, il dono della vocazione al sacerdozio non è qualcosa che dovete cercare per voi stessi. Non ha nulla a che vedere con lo status o il privilegio secondo l'ottica del mondo. Se siete veramente chiamati a questa vocazione, il vostro grande privilegio sarà quello di dare le vostre vite con Cristo, l'eterno sacerdote. Che Dio aiuti tutti voi a discernere la sua volontà, affinché possiate andare e "portiate frutto e il vostro frutto rimanga".


6. Su tutti voi - sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi del Malawi - invoco l'effusione dei doni dello Spirito per la costruzione del corpo di Cristo, la Chiesa. E in questa cattedrale dedicata a Maria, la regina dei cuori, madre dell'Amore divino, affido il vostro lavoro quotidiano alla sua potente protezione.

Fiducioso nelle sue preghiere per voi e per tutti coloro che fanno conoscere e amare suo Figlio nel mondo, imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1989-05-04

Giovedi 4 Maggio 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Ai responsabili delle diverse confessioni cristiane e delle altre religioni - Lusaka (Zambia)