GPII 1989 Insegnamenti - A monaci cristiani e buddisti - Città del Vaticano (Roma)

A monaci cristiani e buddisti - Città del Vaticano (Roma)

Se si trascura la preghiera la pace nel mondo non è sicura


Cari amici.

Sono lieto di avere questo incontro con voi, monaci cristiani e buddisti. Saluto lei, Rimpoche' e i monaci che la accompagnano nel pellegrinaggio di pace, presenti qui oggi insieme con l'abate primate benedettino e i membri della commissione per il dialogo inter-religioso monastico.

Per approfondire i vostri contatti con i cristiani avete voluto, nel corso del pellegrinaggio, incontrarvi con monaci dell'antica tradizione benedettina. Avete trascorso alcuni giorni nei magnifici dintorni di Camaldoli, con coloro che sono impegnati in una ricerca spirituale simile alla vostra in taluni aspetti, pur appartenendo a tradizioni religiose molto diverse.

Siete stati accolti dai monaci benedettini il cui motto è precisamente "pax", pace. Vi siete esortati reciprocamente a promuovere questa pace di cui il mondo contemporaneo ha tanto bisogno. Ogni persona, consapevole della realtà del mondo contemporaneo, deve impegnarsi nella causa della pace, attraverso il servizio, attraverso i negoziati. Voi, come monaci, fate uso degli strumenti vostri particolari: la preghiera e la ricerca della pace interiore. Come dice san Benedetto ai monaci nel prologo della Regola: "Cerca la pace e seguila".

Abbiamo fatto esperienza di questa verità ad Assisi, in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace. Se la preghiera viene abbandonata, tutto l'edificio della pace rischia di crollare. Il vostro dialogo a livello monastico è davvero un'esperienza religiosa, un incontro nel profondo del cuore, animato dallo spirito di povertà, la reciproca fiducia e un profondo rispetto per le rispettive tradizioni. E' un'esperienza che non si può sempre descrivere a parole e che spesso si esprime meglio in un silenzio carico di preghiera.

Vi assicuro la mia preghiera e invoco su tutti voi copiose benedizioni divine.

1989-09-20

Mercoledi 20 Settembre 1989




Ai vescovi del Venezuela in visita "ad limina" - Castel Gandolfo (Roma)

Formate "uomini nuovi" che testimonino il loro impegno cristiano nella società


Signor Cardinale, cari fratelli nell'Episcopato.


1. Con profonda gioia ricevo oggi i Pastori del Popolo di Dio in Venezuela. Sento che siete accompagnati con il pensiero da tutti i fedeli delle vostre rispettive diocesi. Insieme all'Apostolo rendo grazie "a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle mie preghiere, continuamente memore davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (cfr 1Th 1,2-3).

Desidero ringraziare poi il Cardinale Josè Ali Lebrun Moratinos, Arcivescovo di Caracas e Presidente della Conferenza Episcopale, per le care parole che mi ha rivolto, anche a nome di tutti i presenti, facendosi portavoce dei vostri collaboratori diocesani e dei vostri fedeli.

Ricordo con particolare affetto il mio viaggio apostolico nella vostra Nazione. La religiosità del popolo venezuelano, la sua vicinanza spirituale con la Sede Apostolica, come anche i suoi valori di ospitalità, affetto e allegria, tolleranza e cordialità, resteranno impressi per sempre nel mio cuore. Speriamo che i frutti di quella visita pastorale continuino ad arricchire le vostre comunità con nuove vocazioni dirette ad una evangelizzazione più intensa.


2. In occasione della vostra visita "ad limina", desidero anche ricordare un evento di profondo significato nella vita del vostro Paese. Quest'anno ricorreranno venticinque anni dalla firma della convenzione, fra la Santa Sede e il governo del Venezuela (6 marzo 1964). Tale accordo ha facilitato delle relazioni progressivamente più cordiali e coordinate fra la Chiesa e lo Stato. Fra queste hanno brillato in modo armonico il rispetto e la libertà mutua nello svolgimento delle rispettive funzioni. La Chiesa cattolica, a cui per la maggior parte appartiene il popolo venezuelano, è considerata ufficialmente l'interlocutore valido che apporta valori e comportamenti di vitale importanza per la realizzazione di un paese più fraterno e giusto, nel quadro del bene comune.

Questa visita alla Sede dell'apostolo Pietro dovrà promuovere un progresso nel vostro ministero pastorale perché - come ricorda il direttivo che la ispira - offre l'occasione di fare un bilancio profondo e una pianificazione più armonica ed efficace dell'azione pastorale. Non si tratta qui di analizzare ciascuno dei problemi che più vi preoccupano e che mi avete fatto conoscere. So molto bene che nelle vostre assemblee episcopali affrontate con prudenza questi temi concreti, a volte delicati e difficili, ma ineludibili, che riguardano la Chiesa e l'uomo venezuelano.


3. In questo incontro collettivo desidero riflettere con voi a proposito di alcune delle questioni di maggior importanza per la Chiesa venezuelana nel momento attuale.

Il Concilio Vaticano II ha messo in luce chiaramente la condizione essenzialmente missionaria della Chiesa. Infatti quest'ultima deve essere aperta verso tutti; deve essere un punto di riferimento e credibilità per tutti, obbedendo così al mandato di Gesù Cristo: "Andate in tutto il mondo" (Mc 16,15).

La Chiesa, in questo modo si presenta davanti al mondo "come un sacramento", per poter attuare la salvezza degli uomini in Cristo (cfr LG 1).

Oggi la nostra sfida è: come trasmettere il messaggio di salvezza in maniera integrale e vitale, di modo che possa essere accolto come grazia ed esigenza da parte di tutti gli uomini, qualunque sia la loro situazione personale, familiare e sociale? Essa deve proclamare apertamente Gesù Cristo. Tutta la Chiesa e la sua attività ministeriale deve essere una grande testimonianza di Gesù Cristo morto e risuscitato. L'immagine visibile di Dio nel mondo, altra non è se non quella di Cristo crocifisso per amore. Occorre predicarlo e mostrarlo agli altri attraverso la propria vita, come dice Paolo: "Fatevi miei imitatori, guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi" (Ph 3,17). Perché la stessa Parola di Dio non può trovarsi nella sola predicazione orale, ma esige anche la testimonianza di una vita cristiana impegnata e coerente.

Questo è stato il vostro obiettivo prioritario nel convocare una missione permanente in tutto il paese, per poter "formare uomini nuovi e donne nuove per un Venezuela nuovo". Con questa missione cercate di coordinare gli sforzi per una pastorale globale, che vuole prestare attenzione soprattutto alla famiglia, alla gioventù, alle vocazioni e alla costruzione di una nuova società.

Questo sforzo evangelizzatore è veramente adeguato, come preparazione alla celebrazione del quinto centenario dell'evangelizzazione dell'America.


4. L'impegno che vi siete riproposti è sicuramente importante e incoraggiante: volete formare "uomini nuovi". Uomini che, superando il passato positivismo antireligioso o l'idea che la fede è un problema esclusivo di persone pusillanimi o di bambini, si sforzino di accrescere la loro formazione religiosa e si sentano chiamati a dare testimonianza del proprio impegno cristiano. Uomini e donne che siano presenti nella società a tutti i livelli: l'arte, la cultura, la politica, il lavoro. Non sono mancati fra voi grandi esempi di cristiani impegnati nel campo intellettuale e professionale, come ad esempio il dottor Josè Gregorio Hernandez.

Uomini nuovi perciò, "per un Venezuela nuovo", più cristiano, cioè più giusto e fraterno.

A questo proposito, durante gli incontri personali, avete avuto occasione di riferirmi come la situazione economica del continente e del vostro Paese non sia certo confortante; per questo, oggi più che mai, la solidarietà è un messaggio che deve farsi attivo e operante nei settori meno protetti della società. Come ho avuto occasione di fare presente ai membri della commissione economica per l'America Latina e i Caraibi: "I poveri non possono attendere! Quelli che nulla posseggono non possono accettare un aiuto che giunga loro quasi come un rimbalzo della prosperità in genere della società" ("Allocutio Iacobopoli, ad sodales oeconomici coetus pro America Latina et Insulis Caraibicis", 7, die 3 apr. 1987: , X, 1 [1987] 1014).

Permettetemi, a questo riguardo, di ricordarvi alcune parole della mia enciclica "Sollicitudo Rei Socialis": "Con semplicità ed umiltà desidero rivolgermi a tutti, uomini e donne senza eccezione, perché, convinti della gravità del momento presente e della rispettiva, individuale responsabilità, mettano in opera - con lo stile personale e familiare della vita, con l'uso dei beni, con la partecipazione come cittadini, col contributo alle decisioni economiche e politiche e col proprio impegno nei piani nazionali e internazionali - le misure ispirate alla solidarietà e all'amore preferenziale per i poveri. così richiede il momento, così richiede soprattutto la dignità della persona umana, immagine indistruttibile di Dio creatore, ch'è identica in ciascuno di noi" (SRS 47).


5. Per portare a termine il vostro compito evangelizzatore avrete bisogno, nei prossimi anni, di un buon numero di sacerdoti, religiosi e religiose, come anche di operatori della pastorale, tutti apostoli e laici corresponsabili. In questo senso sarà consigliabile portare a termine un'opportuna campagna di orientamento e selezione vocazionale, affinché la sfida della risposta e della perseveranza possano essere affrontate con garanzie. So bene che questo è un tema già affrontato in alcune delle vostre assemblee e che è presente anche nelle vostre priorità pastorali.

Un tema ancor più importante è quello della formazione dei futuri sacerdoti. Conosco la vostra attenzione pastorale e la vostra preoccupazione in questo campo. Sono necessari eccellenti educatori. Per questo cercate le persone meglio preparate, affinché la formazione integrale dei candidati al sacerdozio possa essere portata avanti in un clima di collaborazione fraterna.

Come Gesù Cristo chiamo i suoi apostoli "perché stessero con lui" (Mc 3,14), gli aspiranti al sacerdozio dovrebbero approfondire progressivamente il messaggio e la persona di Gesù Cristo, in contatto profondo con la sua Parola e attraverso la preghiera personale e comunitaria, con il giusto tempo per il raccoglimento e il silenzio.

D'altra parte, le grandi zone urbane e dell'interno, non ancora sufficientemente seguite da parte della Chiesa nel vostro Paese - molte di queste assai povere - possono essere il campo in cui sacerdoti generosi e pronti all'abnegazione possono concretizzare le proprie ansie apostoliche con gli umili e i semplici, per portar loro il pane della Parola e i sacramenti.

Vi raccomando soprattutto i sacerdoti giovani. Questi hanno bisogno in modo particolare della vostra vicinanza, come anche della vostra comprensione e guida serena. Nella vita sacerdotale, specialmente all'inizio, si possono presentare momenti di solitudine o incomprensione, che richiedono una guida pastorale attenta - umana e spirituale - e un aiuto adeguato.


6. Nell'importante campo della collaborazione interecclesiale si colloca tutto ciò che viene riferito alla relazione e la comunione fra i Vescovi e i religiosi. Come sottolinea il documento "Mutuae Relationes": "I Vescovi, in unione con il romano Pontefice, ricevono da Cristo-Capo, la missione di distinguere i doni dalle prerogative, di coordinare le innumerevoli energie e di guidare tutto il popolo a vivere nel mondo come segno e strumento di salvezza. Pertanto, anche ad essi è stata affidata la cura dei carismi religiosi... Per questo stesso motivo, promuovendo la vita religiosa e proteggendola secondo le proprie caratteristiche, i Vescovi compiono la propria missione pastorale" (9c).

I religiosi hanno avuto nel passato storico del Venezuela, come anche di tutta l'America, un ruolo di primaria importanza nell'opera di evangelizzazione.

Oggi collaborano nelle vostre diocesi in diversi apostolati e ministeri. Per rafforzare la coscienza dell'unità ecclesiale, è necessario approfondire il dialogo Vescovo-religiosi, perché si superino le difficoltà che si possono presentare, e ciò renda possibile la piena integrazione in una pastorale d'insieme, con fedeltà alla Chiesa e con il dovuto rispetto nei confronti dei rispettivi carismi. Questo aiuterà anche a fomentare "la fraternità e i vincoli di cooperazione fra il clero diocesano e le comunità religiose. perciò viene data grande importanza a tutto ciò che può favorire, anche se su di un piano semplice e non formale, la fiducia reciproca, la solidarietà apostolica e la concordia fraterna" (cfr "Ecclesiae Sanctae", I,28; "Mutuae Relationes", 37).


7. In questo sforzo che state compiendo affinché la voce di Cristo risuoni e pervenga a tutti gli uomini e donne del vostro Paese, sono felice di congratularmi con voi per la presenza illuminante e significativa della Chiesa nei mezzi di comunicazione sociale. Avete già realizzato un intento lodevole nel campo della radio, della televisione e della stampa, che sta dando i primi frutti, così necessari in una società che si lascia sedurre facilmente da promesse fugaci.

Proseguite in quest'opera, sempre aperti allo Spirito, alla sua ispirazione e alle sue iniziative, per dare il vostro orientamento pastorale quando si presenteranno nuove realtà e problemi.

So che vi preoccupa l'incremento del proselitismo delle sètte nel vostro Paese, in particolar modo fra la gente meno fortunata economicamente e culturalmente. La Chiesa cattolica deve domandarsi qual è la sfida che queste sètte presentano all'azione pastorale e alla formazione cristiana e biblica dei fedeli. E' importante perciò istruire, mediante una catechesi capillare, tutti i fedeli, perché conoscano la vera dottrina di Gesù Cristo e gli insegnamenti della Chiesa che è madre e maestra della nostra fede.

Secondo questa stessa linea catechetica, so che cercate di affrontare la preoccupante realtà per cui un'elevata percentuale della popolazione scolastica non riceve istruzione nè alcuna preparazione religiosa. Fate un appello agli operatori della pastorale affinché nei prossimi anni, e nonostante la scarsità di mezzi, si dedichino con speciale attenzione a questo urgente settore della evangelizzazione: la catechesi.


8. All'interno della vostra missione come educatori nella fede, vedete la necessità di giudizio spirituale, rispettoso ma chiaro, riguardo ai gruppi "sincretisti esoterici", particolarmente attivi oggi in molte zone del Paese. La stessa religiosità popolare deve purificarsi dalla eccessiva attrazione per ciò che è "misterioso" e "magico", nel riferirsi ad avvenimenti straordinari che, apparentemente, superano i limiti della mente umana.

La Chiesa approva e incoraggia quelle manifestazioni esterne della religiosità popolare che aiutano la crescita della fede, che è autentica quando è basata sugli elementi essenziali del cristianesimo.

Mi riferisco in particolar modo alle celebrazioni liturgiche e ad altre manifestazioni religiose comunitarie: la venerazione dell'immagine della Vergine Maria e dei santi, d'antica tradizione nella Chiesa locale. Tutto ciò è in consonanza con l'incarnazione di Cristo e della Chiesa nel mondo e nell'anima di ogni essere umano.


9. Concludendo questo gradito incontro con voi, cari fratelli nell'Episcopato, desidero ringraziarvi vivamente per la vostra generosa opera come Pastori della Chiesa. Vi incoraggio e sprono nel vostro costante compito ministeriale. E' molto quello siete riusciti a realizzare; ma restano ancora ampi settori in cui operare.

Tutta quest'opera evangelizzatrice l'affido alla Vergine di Coromoto, patrona del Venezuela, affinché la faccia fruttificare e perché vi accompagni nel vostro ministero.

Sotto la costante protezione divina, vi imparto la mia speciale benedizione apostolica, che estendo a tutti i membri della amata Chiesa e nazione venezuelana.

1989-09-21

Giovedi 21 Settembre 1989




A pellegrini di Pomezia nel cinquantesimo di fondazione della città - Castel Gandolfo (Roma)

Sulle orme di san Benedetto per l'unità reale dell'Europa


Venerato fratello nell'Episcopato, cari fratelli e sorelle!


1. Vi ringrazio per la vostra visita, con la quale avete voluto festeggiare il cinquantesimo anniversario di fondazione della città di Pomezia, sita presso l'antichissima Ardea, quasi a significare una continuità ideale tra le origini della civiltà romana e la vitalità di quel popolo - il vostro, appunto - che da quelle lontane origini proviene, e che continua a dar prova di quello spirito civilizzatore, che ha caratterizzato, nei secoli, la cultura latina.

Una parola particolare di ringraziamento al vostro Vescovo, monsignor Dante Bernini, che ha avuto l'amabilità di rievocare la mia visita a Pomezia di dieci anni fa, ed in special modo il mio incontro con i lavoratori, e mi ha altresi tracciato un quadro sintetico della storia, della situazione e delle prospettive della vostra città.

Lo sviluppo di Pomezia si fonda sull'impegno non solo civile, ma anche religioso dei suoi abitanti. I fondatori della città - ha detto il Vescovo - "hanno sentito la necessità di ritrovarsi intorno alla Parola di Dio ed alla Eucaristia", ad imitazione, quasi, dello spirito benedettino - e non per nulla la prima parrocchia fu intitolata a san Benedetto, grande promotore della civiltà cristiana. Quanti centri abitati, infatti, nel corso dei secoli, in Europa ed anche fuori, sono sorti attorno al monastero benedettino, come conseguenza dell'opera di bonifica, di valorizzazione dell'ambiente e di promozione economica, sociale e culturale, che quei venerandi monaci hanno sempre condotto nel nome di Cristo.


2. Sono contento anche di sapere che si è realizzata la parrocchia di san Bonifacio, secondo quanto auspicavo nel mio precedente incontro con voi. Il generoso gesto dell'ordinariato militare tedesco, che vi ha aiutato nell'attuazione economica del progetto, è stato veramente significativo e, direi, commovente, quasi a simboleggiare l'unità ideale e reale dell'Europa, quell'Europa che ricevette in larga parte la sua ispirazione cristiana dai figli di san Benedetto - e san Bonifacio era di questi -, quell'Europa che viceversa, venendo meno l'alimento dei principi sociali e morali del Vangelo, ha potuto conoscere, appena poche decine di anni fa, il baratro di un'immane ed inaudita carneficina.

La vostra cittadina, dunque, cari fratelli e sorelle, per la sua stessa storia e per le sue memorie storiche, è come un segno di riconciliazione e di speranza. Essa non è nata semplicemente, come sappiamo, dalla spontaneità delle esigenze naturali o da uno stato di necessità, ma - insieme con altre località del Lazio - per una precisa e deliberata volontà civilizzatrice; essa è nata da un coraggioso patto sociale, che ha visto l'accordo e la collaborazione di popolazioni diverse - inizialmente venete ed emiliane - legate dalla coscienza del comune destino umano e dalla ferma volontà di realizzarlo secondo i principi di giustizia, di solidarietà e di fratellanza. Ed a questi primi nuclei regionali, col passare del tempo, se ne sono aggiunti altri, provenienti da tutta Italia, ed anche dall'estero. Il vostro centro abitativo, anche se piccolo rispetto ad altri, offre dunque un esempio di convivenza e collaborazione fra persone di diversi paesi, mentalità e culture, nello sforzo, faticoso ma nobile ed esaltante, di sviluppare un progetto che, nato da una volontà di civiltà, deve essere portato avanti con la medesima prospettiva.


3. Cari fratelli e sorelle, vi incoraggio in questi nobili propositi! Sentitevi personalmente chiamati a cooperare a questa grande impresa, ciascuno secondo i doni ed i compiti ricevuti: voi laici, soprattutto all'edificazione della società, ma anche a quella della Chiesa; i pastori, all'edificazione della Chiesa e, indirettamente, a quella della società. Il tutto alla luce del Vangelo e nella mutua collaborazione. Umanizzare il mondo, perché esso prepari l'avvento del Regno di Dio, che, quaggiù, è già in germe nella Chiesa, e attende di completarsi nella patria del cielo.

Costruite la Chiesa, perché essa sia "luce del mondo" e "sale della terra", fermento di liberazione e promozione dell'uomo sul piano naturale come su quello soprannaturale, annuncio di una prospettiva di salvezza e di dignità che oltrepassa i confini della natura umana e raggiunge la condizione gloriosa dei figli di Dio. Ecco il cammino del cristiano.

Non vi spaventino le difficoltà. In certo senso è normale che ci siano, perché, affrontate e risolte con l'aiuto di Dio, esse danno occasione di provare e rafforzare la nostra virtù. L'importante è costruire sulla roccia. Sulla roccia della parola evangelica. Su quella "roccia" che è Pietro. Allora le bufere non potranno abbattere la nostra casa.

A tutti imparto con affetto la mia benedizione.

1989-09-21

Giovedi 21 Settembre 1989




A un gruppi di avvocati americani - Castel Gandolfo (Roma)

La legge è strumento insostituibile


Signore e Signori, Sono lieto di questa opportunità di incontro con voi, illustri membri della International Academy of Trial Lawyers; benvenuti a Castel Gandolfo voi e le vostre spose. Come avvocati, voi lavorate per la soluzione di vertenze e il perseguimento della giustizia attraverso mezzi legali e razionali. Questo impegno è indispensabile per la costruzione di un ordine sociale autenticamente umano e armonioso, come testimonia eloquentemente l'esperienza giuridica secolare dell'Occidente.

La Chiesa ha sempre riconosciuto nella legge un importante aspetto della vita umana sociale e politica. La sua sollecitudine per un ordine sociale impregnato dello spirito e dei valori del Vangelo non ha portato solo alla formazione di un immenso e tecnicamente perfezionato corpus di legge ecclesiastica, il Corpus luris Canonici, ma anche all'elaborazione di teorie legali e canoniche che hanno unito tra loro una profonda saggezza umana con una visione dell'uomo e della società che nasce dalla fede cristiana. Al cuore di questo processo c'è la convinzione profonda, nata dalla fede, che una società giusta e ordinata è una esigenza della stessa natura umana, e consiste nel perseguimento del bene comune attraverso la collaborazione di ciascuno dei suoi membri, sotto una legittima autorità.

Oggi, come nel passato, questa convinzione deve essere difesa contro quelle forze nel mondo che vorrebbero negare e distruggere gli autentici valori umani su cui si basano il governo della legge e la ricerca del bene comune. Oggi più che mai, gli uomini e le donne sono chiamati a impegnarsi nella convinzione che la legge è uno strumento insostituibile e moralmente degno per raggiungere una società caratterizzata dalla giustizia e dalla pace durevole. Gli eventi del mondo costantemente ci ricordano che il desiderio di costruire una società fondata sul mutuo rispetto, la libertà e l'equità davanti alla legge è iscritto nel cuore umano ed è fondamentale per il progresso della civiltà.

Come uomini e donne impegnati nella pratica della legge, il vostro servizio agli altri sia ispirato da una fede profonda nell'uomo e nell'obiettivo di una società giusta e autenticamente umana. Consapevole dell'importanza del vostro lavoro, invoco su ciascuno di voi le benedizioni di Dio Onnipotente, autore della pace e sorgente di ogni giustizia.

1989-09-22

Venerdi 22 Settembre 1989




Agli ospiti e al personale della "Casa Cardinale Maffi" - Cecina (Pisa)

Un messaggio di rispetto per l'uomo è lanciato da voi all'intera comunità


Cari fratelli e sorelle!


1. Con animo lieto e commosso inizio la mia visita pastorale all'arcidiocesi di Pisa incontrandomi con voi, che siete ospiti della "Casa Cardinale Maffi", o in essa prestate il vostro caritatevole servizio.

A tutti rivolgo il mio saluto affettuoso, che intendo estendere a tutti coloro che risiedono o prestano la loro opera nelle altre case di riposo e di assistenza, suscitate nelle varie località dell'arcidiocesi dall'amore a Cristo e dalla sollecitudine per il prossimo.

Mentre esprimo il mio apprezzamento per queste istituzioni, ringrazio e saluto l'Arcivescovo monsignor Alessandro Plotti e le autorità civili e religiose, che sono qui convenute per la circostanza.

Un attestato di riconoscenza debbo riservare a monsignor Pietro Parducci, che di questa casa fu, tanti anni or sono, il fondatore. Sviluppando un'iniziativa generosa dell'indimenticabile Cardinale Maffi, egli amplio l'iniziale asilo infantile, attrezzandolo anche come casa di accoglienza per le molte persone anziane o inabili, che la guerra aveva privato di ogni assistenza.

Con l'aiuto di Dio e di tanti cuori generosi l'opera ha prosperato e, in questi quasi cinquant'anni di attività, ha offerto ospitalità e conforto a circa ottomila persone.

Mi unisco a tutta la Chiesa diocesana nel ringraziamento al Signore per il bene che è stato possibile compiere in questa istituzione nell'arco di quasi mezzo secolo, ed invoco sul fondatore e sui collaboratori il costante conforto della divina bontà.


2. Non posso al tempo stesso non rallegrarmi per il messaggio che da iniziative come questa giunge all'intera comunità. E' un messaggio di rispetto per l'uomo in ogni fase della sua esistenza e per ogni dimensione della sua personalità. Il cristiano sa riconoscere in ogni uomo un fratello che Dio chiama a partecipare alla sua stessa vita. Egli si impegna, perciò, ad offrire una risposta non solo alle sue esigenze materiali, o più generalmente umane, ma anche a quelle religiose.

Con tale intento è sorta questa casa. Per non tradire le sue origini, a questo spirito essa deve restare sempre fedele. Esorto, pertanto, quanti in essa svolgono la loro attività a farsi guidare in ogni circostanza da quei principi ispiratori.

Impegnatevi, cari fratelli e sorelle, a far si che le persone alle quali prestate le vostre cure possano sempre ravvisare in voi e nelle vostre azioni la bontà di Dio, il quale si china soprattutto su coloro che soffrono e sono soli, per lenire il dolore ed il senso di abbandono.


3. E voi, sorelle e fratelli, giovani ed anziani che avete trovato accoglienza tra queste mura ospitali, mantenete sempre viva nell'animo la certezza dell'amore che Dio ha per ciascuno di voi. L'avervi chiamato a partecipare alla sua Croce è un segno della fiducia che egli ha in voi e del contributo che voi potete recare alla sua opera redentrice.

Siate sempre aperti all'ottimismo e alla speranza. Voi siete parte eletta della Chiesa, che ha bisogno di voi, della vostra fede, del vostro coraggio. Anche il Papa conta su di voi e sul sostegno della vostra preghiera.

Vi affido tutti a Maria, madre della pietà, perché raccolga l'offerta della vostra sofferenza e vi ottenga da suo Figlio quanto il vostro cuore desidera.

La mia benedizione convalidi l'augurio di grazia e di pace, che di vero cuore formulo per ciascuno di voi.

[Il Santo Padre rivolge queste parole al personale:] Voglio ringraziare tutti i presenti per l'opera che svolgono in questa casa. Certamente per ciò che fate per i poveri ammalati, - abbiamo visto quanti, abbiamo visto quali - ma anche per Cristo, perché così lui ha detto di ogni buona opera, di un'opera samaritana, che è un'opera fatta a lui stesso, a Dio uomo. Vi auguro la benedizione del Signore per la vostra vita personale, per le vostre famiglie e per la vita professionale.

1989-09-22

Venerdi 22 Settembre 1989




Alla cittadinanza e alle civiche autorità - Pisa

"Chi meglio di voi, pisani, potrebbe operare oggi la sintesi tra fede e scienza per un nuovo umanesimo?"


Onorevole rappresentante del governo, signor sindaco, Fratelli e sorelle carissimi!


1. Sono lieto di incontrarmi con voi su questo Ponte di Mezzo, che congiunge le due sponde dell'Arno nel cuore della città e in un luogo che fu teatro dei più significativi eventi della vostra storia.

Ringrazio vivamente l'onorevole Pier Mario Angelini, per gli elevati sentimenti, espressi nel recarmi il saluto del governo italiano. E grato sono pure a lei, signor sindaco, che in modo così efficace ha saputo interpretare speranze e preoccupazioni dell'intera popolazione. Ringrazio infine voi, cittadini di Pisa, per il calore e la sincerità della vostra accoglienza. A tutti il mio saluto più cordiale!


2. Provo una viva emozione nel porre piede in questa illustre città. Pisa, uno dei grandi centri della cultura, dell'arte e della fede, è cara al cuore di quanti amano il bello, frutto della genialità creativa dell'uomo. In questa città, mentre significative vicende storiche si susseguivano, dalla repubblica marinara allo splendore mediceo, al risorgimento nazionale, l'arte ha raggiunto altissimi vertici nella vasta gamma delle sue espressioni. Tutto il centro storico, di qua e di là d'Arno, e questi stessi lungarni, celebrati dai poeti, sono giustamente considerati alta espressione d'arte e insigni monumenti.

Quello che voi tradizionalmente chiamate il "Campo dei miracoli" è già da solo una delle manifestazioni più nobili dello spirito umano. Come non pensare, contemplando un simile trionfo della creatività artistica, che all'origine c'è - e chiarissima - la forza dell'ispirazione religiosa? Il vostro duomo, che è dedicato all'Assunta, accoglie in sè una molteplicità di motivi e di stimoli e tutti li fonde in armoniosa unità, spingendo chi guarda ad elevarsi spontaneamente verso pensieri di cielo. Qui è la fede, è la carità, è la pietà che parlano attraverso le forme, le figure, le pietre stesse, lavorate sapientemente dall'uomo.

Ma in questa città non solo l'arte ha trovato accoglienza privilegiata: tante altre espressioni dell'intelligenza e dell'ingegno umano hanno lasciato testimonianze singolari. Come non ricordare almeno il nome di quel grande, che qui ebbe i natali e da qui mosse i primi passi verso una fama imperitura? Galileo Galilei, dico, la cui opera scientifica, improvvisamente osteggiata agli inizi, è ora da tutti riconosciuta come una tappa essenziale nella metodologia della ricerca e, in generale, nel cammino verso la conoscenza del mondo della natura.

Pur tralasciando i molti altri nomi di uomini illustri, che hanno contribuito efficacemente a dar lustro alla città e all'Italia, non posso tacere quello di Giuseppe Toniolo, professore di economia nella vostra università, promotore di una scuola di pensiero che, sotto l'ispirazione del Vangelo, mirava a fare della società moderna un luogo più degno di esseri umani, secondo gli immutabili principi della giustizia sociale e della vera libertà.


3. Pisani carissimi! La vita, come le acque del fiume che scorre qui sotto, è un continuo fluire, con fasi alterne di piena e di magra, di accelerazione vorticosa e di tranquillo scorrimento. Anche la storia della vostra città ha conosciuto fasi alterne, in cui a periodi di lotta e di difficoltà hanno fatto seguito fasi di prosperità e di pace. Resta tuttavia innegabile che nelle vicende liete e tristi del vostro passato la fisionomia cristiana della città non si è mai alterata nè offuscata.

Secondo la tradizione, l'annuncio evangelico sarebbe stato portato in questa terra dallo stesso apostolo Pietro, il cui sbarco alla foce dell'Arno è ricordato dalla bella Basilica di san Piero a Grado, eretta sui resti di un tempio paleocristiano.

Il cristianesimo si diffuse nella vostra terra fin dai primi secoli: un cristianesimo vivo, fedele a Cristo e alla Chiesa, che si espresse nella vita di tanti santi e sante, tanto che i romani Pontefici, proprio per questa fedeltà della "gloriosa civitas", furono con essa larghi di concessioni, promuovendo la Chiesa pisana alla dignità di arcivescovado e conferendole la primazia sulle vicine isole della Sardegna e della Corsica.

Col passare dei secoli la vostra Chiesa non ha tradito la fiducia in lei riposta, attendendo all'evangelizzazione, alla promozione della vita religiosa in mezzo al popolo, alla protezione degli studi, allo splendore del culto, allo sviluppo delle opere di carità. L'attenzione verso i piccoli, i malati, gli abbandonati e gli indifesi è stata una caratteristica costante della vostra storia, e ne restano i segni indelebili nei numerosi ospedali e ospizi locali. Nè è senza significato il fatto che proprio qui Federico Ozanam abbia fondato nel 1852 quelle conferenze di san Vincenzo de' Paoli, che hanno poi avuto larga diffusione in ogni parte del mondo.


4. Cari fratelli! Ripensando ad una storia tanto ricca di esempi, non potete sottrarvi ad uno spontaneo confronto. Il passato vi induce ad interrogarvi sul presente e vi pone di fronte alla responsabilità di un'eredità religiosa e civile che impegna il futuro.

Certo, la città è divenuta oggi un importante centro commerciale e industriale. Ma si può affermare che sia cresciuta proporzionalmente sulla via del miglioramento dei rapporti sociali e della loro elevazione alla luce della fede cristiana? Quale posto ha Dio nella vita etico-sociale di questo centro, che ha elevato a lui, nel corso dei secoli, monumenti insuperati di pietà e di arte? Confido che voi, pisani di oggi, sappiate emulare un così nobile patrimonio di valori umani e cristiani contribuendo, come già i vostri antenati, al progresso della vostra città e all'affermarsi in essa di una convivenza sempre più degna dell'uomo.

Oggi c'è bisogno di pace, di collaborazione, di convergente impegno sui valori fondamentali del vivere personale e sociale. Ebbene, con Cristo l'uomo ha la possibilità di diventare più uomo e la società di strutturarsi in modo più fraterno. Chi meglio di voi, pisani, che avete alle spalle una così stimolante tradizione, potrebbe operare oggi la sintesi tra fede cristiana e scienza per dar vita a un nuovo e vero umanesimo? Faccio appello tanto alle singole persone quanto ai movimenti e alle associazioni cittadine, perché cerchino concordemente il bene di ogni uomo e di tutto l'uomo.

Affido i vostri sforzi all'intercessione del venerato patrono di Pisa, san Ranieri, che in tempi difficili passo fra voi soccorrendo i bisognosi ed annunciando la pace. Egli benedica ogni proposito generoso e lo volga a vantaggio di questa città che amo intensamente mentre era sulla terra e per la quale non cessa di pregare ora che vive, glorioso, nel cielo.

1989-09-22

Venerdi 22 Settembre 1989





GPII 1989 Insegnamenti - A monaci cristiani e buddisti - Città del Vaticano (Roma)