GPII 1989 Insegnamenti - A pellegrini della diocesi di Plasencia - Città del Vaticano (Roma)

Per intercessione di nostra Signora di Guadalupe e dei vostri santi patroni, Fulgenzio e Fiorentina, elevo le mie preghiere all'Onnipotente affinché a Plasencia e in tutte le sue comunità continui a manifestarsi "con tutta la sua forza e perseveranza... l'integrità della fede, la santità dei costumi, la carità fraterna e la religione autentica" ("Oratio commemorationis VIII saeculi expleti a canonica erectione"), affinché Cristo sia sempre "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6).

A voi e a tutta la diocesi di Plasencia imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1989-07-06

Giovedi 6 Luglio 1989




A monsignor Luigi Bressan - Città del Vaticano (Roma)

Gratitudine per i servizi resi con fedeltà alla Chiesa


Caro monsignor Luigi Bressan, carissimi fratelli e sorelle.

Sono veramente lieto di accoglierla dopo la recente ordinazione a Vescovo della Chiesa di Dio, e prossimo alla partenza per la Nunziatura Apostolica in Pakistan; e sono lieto di accogliere con lei i suoi familiari e amici, e specialmente la sua amatissima mamma, alla quale il Signore ha concesso la gioia di vedere il figlio elevato alla pienezza del sacerdozio.

Saluto tutti di cuore, e vi ringrazio per la vostra visita.

L'occasione mi permette di rinnovarle la mia gratitudine per i servizi resi finora con fedeltà e diligenza alla Chiesa ed alla Santa Sede: in varie Nunziature Apostoliche, quindi nella segreteria di Stato, poi presso le organizzazioni internazionali a Ginevra e, più recentemente, come inviato speciale con funzioni di osservatore permanente presso il consiglio d'Europa e come delegato del consiglio per la cooperazione culturale dello stesso consiglio.

Ora ella si appresta a iniziare la missione di rappresentante pontificio in un nobile paese di Oriente, di antichissime tradizioni storiche, dove peraltro la comunità cattolica è un "piccolo gregge", ma animato da un grande spirito di servizio per lo sviluppo integrale di quella grande Nazione, come dicevo alcuni giorni fa ai Vescovi del Pakistan durante la loro visita "ad limina". La sua esperienza, caro monsignor Bressan, le consentirà di svolgere un'azione preziosa in questo senso, in piena intesa con le autorità civili e in profonda comunione pastorale con quell'Episcopato.

La mia preghiera la accompagna per chiedere al Signore l'aiuto necessario al servizio ecclesiale che ella sta per iniziare.

Mi rallegro poi, di vedere qui, insieme con la cara mamma, i suoi undici fratelli, venuti con le rispettive famiglie; ed esprimo il mio compiacimento per la vostra bella famiglia, cresciuta nel segno della fede. La famiglia numerosa è una benedizione del Signor,; un esempio di coraggio nella Provvidenza, una sorgente di vocazioni.

Auguro a tutti l'effusione delle grazie celesti, di cui è pegno la mia particolare benedizione.

1989-07-06

Giovedi 6 Luglio 1989




Ai Vescovi dello Sri Lanka in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Solidarietà con il popolo dello Sri Lanka provato dalla violenza e dal terrorismo


Cari fratelli nel Signore nostro Gesù Cristo.


1. Sono lieto di ricevervi, Vescovi dello Sri Lanka, per questo momento speciale di comunione collegiale durante la vostra visita "ad limina". Siamo riuniti nel nome di Gesù, "il Pastore supremo" (1P 5,4) della Chiesa e il Signore e salvatore di noi tutti. Attraverso lui e nello Spirito Santo noi ringraziamo e lodiamo il Padre per la presenza della Chiesa nello Sri Lanka. La potenza del Vangelo si è radicata nel buon terreno che è la "Perla dell'Oriente" e ha fatto crescere la Chiesa.

Il cortese indirizzo di saluto dell'Arcivescovo Fernando a nome vostro e di tutti i vostri sacerdoti, religiosi e fedeli è stato molto gradito. Ciascuno di voi rappresenta una delle dieci Chiese locali dello Sri Lanka, e pertanto desidero tramite voi inviare il mio affettuoso saluto nel Signore Gesù e l'assicurazione del mio ricordo nella preghiera a tutto il Popolo di Dio affidato alle vostre cure pastorali. Con le parole di san Paolo vi dico: "Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori, radicati e fondati nella carità" (Ep 3,17).

Ho fiducia che voi tutti, come io stesso, sarete rafforzati dal nostro incontro di oggi, in cui rinnoviamo il vincolo dell'unità, della carità e della pace (LG 22) che ci lega insieme in quanto successori degli apostoli nel Collegio Episcopale. Fratelli miei, come "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1) vi conforti la verità che non lavorate da soli, ma siete sostenuti dal successore di Pietro e dall'intero Collegio dei Vescovi.

Incoraggio ciascuno di voi nel vostro ministero pastorale e rendo grazie a Dio per "il vostro impegno nella fede, la vostra operosità nella carità e la vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,2).

La vostra presenza qui porta testimonianza alla verità che il Signore Gesù ha scelto Simon Pietro come pastore di tutto il gregge (cfr Jn 21,15s) e lo ha reso principio e fondamento dell'unità della Chiesa, nella fede e nella carità.

Il nostro incontro ci consente di rinnovare ancora una volta la professione di fede di Pietro in Gesù: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16).


2. Nella mia sollecitudine pastorale per le vostre Chiese locali, desidero confermarvi la mia solidarietà con il popolo dello Sri Lanka, terribilmente provato dalla continua violenza, dal terrorismo e dai conflitti armati. Seguo con grande preoccupazione la vostra complessa situazione. Nella ricerca di una riconciliazione giusta è necessario rispettare le legittime aspirazioni dei diversi gruppi implicati. E' mia fervida preghiera che le diverse componenti etniche e religiose della società cerchino di seguire la strada del dialogo e del negoziato perché si possa trovare una giusta soluzione ai problemi che impediscono una pace duratura.

In mezzo ai continui conflitti e divisioni nello Sri Lanka, Dio vi ha affidato "il ministero della riconciliazione" (2Co 5,18), e davvero voi vi siete impegnati con abnegazione in questo compito. Conosco le numerose e chiare dichiarazioni della Conferenza Episcopale negli ultimi anni. Vi invito a perseverare in questa missione particolare che è segno di speranza viva, anche quando certe situazioni possono portare molti allo scoraggiamento. In questo voi siete chiamati ad essere testimoni del mistero pasquale nelle concrete circostanze della vita, testimoni che offrono la luce radiosa della speranza cristiana, soprattutto nei giorni dell'oscurità e della paura.

Soprattutto con la testimonianza cristiana la Chiesa può condurre al reciproco rispetto tra i diversi gruppi etnici, culturali e religiosi. Cercando di influenzare l'ordine temporale attraverso la sua missione come lievito evangelico (cfr Mt 13,33), essa si dedica a lavorare in ogni cosa che rafforza la dignità e lo sviluppo umano. Essa manifesta la sollecitudine per l'unità incoraggiando la gente a rifiutare i pregiudizi, condannando il terrorismo, cercando di migliorare la qualità dell'educazione e della sanità, e promuovendo quelle condizioni che possono allentare le tensioni etniche e assicurare la pace.


3. Ricordo con soddisfazione la celebrazione nel 1986 del centenario della fondazione della gerarchia nello Sri Lanka, e questo ci rimanda a un tema costante nell'insegnamento del Concilio Vaticano II sull'Episcopato, e cioè l'unità. Il Concilio insiste sull'importanza dell'unità del successore di Pietro con i Vescovi, dei Vescovi gli uni con gli altri, dei Vescovi con i sacerdoti, dei Vescovi con i religiosi e i laici. La vostra unità non si rispecchia soltanto nelle vostre dichiarazioni ufficiali, ma anche nel coordinamento delle iniziative pastorali in ciascuna diocesi e nelle relazioni con il governo civile in ciascuna provincia. E' sempre necessaria un'ampia consultazione nelle vostre iniziative congiunte a nome della Chiesa dello Sri Lanka, e nello stesso tempo dovete rispettare l'autorità pastorale di ciascun Vescovo nella sua diocesi.


4. Nel compimento del vostro ministero pastorale ricordate sempre il mandato del Signore: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19-20). Come Pastori, la vostra vita deve essere centrata su questo mandato di Cristo di insegnare tutto ciò che ha comandato agli apostoli. Per prima cosa voi siete chiamati a predicare il Vangelo e "conservarlo sempre integro e vivo nella Chiesa" (DV 7). Questo richiede da parte vostra una costante vigilanza e fedeltà, che sono segno dell'amore pastorale per il vostro popolo.


5. Desidero esprimere la mia gratitudine a tutti i sacerdoti che vi assistono attivamente nella guida del gregge di Cristo affidato alle vostre cure. Come autentici fratelli dei vostri sacerdoti, cercate con comprensione e compassione di condividere i loro pesi e rafforzarli nella loro identità di ministri della Parola e dei sacramenti. Ogni fratello sacerdote deve essere con voi "servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio" (Rm 1,11).

Come sapete, nel sacrificio eucaristico il sacerdote trova la sorgente della sua carità pastorale (cfr PO 14). Il Concilio Vaticano II insegna che "il loro servizio comincia con l'annuncio del Vangelo" (cfr PO 2), ma continua dicendo che il ministero della Parola è diretto verso l'Eucaristia, che è "fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (cfr PO 5).

Di grande importanza per la Chiesa nello Sri Lanka è il continuo aumento dei candidati al sacerdozio ministeriale e alla vita religiosa, che offre molto incoraggiamento e speranza per il futuro. Vi ricordo che la accurata attenzione verso i seminaristi come un autentico padre in Cristo (cfr OT 5) assicurerà la solida formazione dei vostri futuri sacerdoti diocesani. Una condizione essenziale per un programma efficace di formazione dei sacerdoti nei vostri seminari maggiori e minori è la presenza di sacerdoti ben qualificati come direttori spirituali. Essi possono davvero guidare i seminaristi a vivere gli ideali del sacerdozio ed aiutarli, con la grazia di Dio, a raggiungere le loro mete. Offro a ciascuno di voi il sostegno della mia preghiera nel compito della formazione dei sacerdoti, così vitale per la Chiesa.


6. In questa occasione della vostra visita "ad limina", ricordo le eroiche virtù e lo zelo pastorale del venerabile padre Joseph Vaz, che molti chiamano l'apostolo dello Sri Lanka. Riconosco anche, ringraziando e lodando l'onnipotente Dio, il coraggioso impegno di tanti altri missionari, sacerdoti, suore e religiosi, che si sono dedicati nell'ultimo secolo alla proclamazione del Vangelo e alla crescita del Regno dei cieli in mezzo al vostro popolo.

Sono pieno di profonda e salda speranza per il futuro dell'azione missionaria nel vostro Paese. Considero la vita del venerabile padre Vaz come una fonte di ispirazione per il presente e un invito a proclamare il Vangelo di salvezza ai molti nello Sri Lanka che non lo hanno ancora sentito o accettato.

Lodo le molte iniziative dei missionari e del vostro clero locale, dei religiosi e dei catechisti laici per proclamare il Vangelo nella vostra società, e prego che tutta la Chiesa nello Sri Lanka sia davvero una "luce per illuminare le genti" (Lc 2,32).


7. E' compito vostro, miei cari fratelli, adottare i mezzi più appropriati per l'evangelizzazione in una società multireligiosa. La Chiesa ha un profondo rispetto per tutte le altre religioni non-cristiane, poiché "portano in sè l'eco di millenni di ricerca di Dio, ricerca incompleta, ma realizzata spesso con sincerità e rettitudine di cuore" (Pauli VI, EN 53). La presenza in queste religioni di qualità morali e spirituali costituisce una base per il dialogo reciproco e la coesistenza pacifica. Tuttavia, l'impegno della Chiesa nel dialogo con i non-cristiani non altera in alcun modo la sua essenziale missione di evangelizzazione. La testimonianza cristiana attraverso l'esempio personale deve essere sempre accompagnata dall'annuncio di Cristo, che è fondamento della nostra fede, ragione della nostra speranza e sorgente del nostro amore (cfr "Allocutio ad Secretariatum pro non Christianis", die 28 apr. 1987: , X, 1 [1987] 1449).

Come Pastori delle Chiese locali nello Sri Lanka, voi avete organizzato la vostra attività pastorale in due direzioni fondamentali. Per prima cosa, avete iniziato il dialogo con il buddismo e le altre famiglie spirituali nel Paese.

Cercando in queste religioni degli elementi al servizio della verità, avete preparato la strada all'annuncio della buona Novella della salvezza e un eventuale programma di inculturazione al servizio del Vangelo.

Secondo, con grande sollecitudine pastorale vi siete dedicati ai vostri fedeli cattolici, nutrendoli con la Parola e i sacramenti, cercando di promuovere il loro sviluppo umano ed avendo cura di quanti sono nel bisogno. Avete così esercitato in mezzo a loro il ruolo del Buon Pastore.


8. Vi incoraggio nella vostra missione di annunciare Gesù Cristo e le sue beatitudini a tutti coloro che scelgono liberamente di ascoltare le vostre parole, perché "rivelare Gesù Cristo e il suo Vangelo a quelli che non li conoscono, questo è, fin dal mattino della Pentecoste, il programma fondamentale che la Chiesa ha assunto come ricevuto dal suo Fondatore" (Pauli VI, EN 51).

Vi ringrazio, amatissimi fratelli, per il vostro devoto servizio al Popolo di Dio nello Sri Lanka. Affidando voi e l'intera Chiesa nella vostra terra alla materna intercessione di Maria, nostra signora di Lanka, invoco su di voi la grazia e la pace del suo Figlio e imparto di cuore la mia apostolica benedizione.

1989-07-07

Venerdi 7 Luglio 1989




Ai padri capitolari della Piccola Missione per i sordomuti - Città del Vaticano (Roma)

Le persone non udenti non devono essere emarginate


Cari padri della Piccola Missione per i sordomuti!


1. Sono lieto di questo incontro con voi, in occasione del capitolo generale, che si aprirà il 14 luglio, giorno anniversario del pio transito da questa terra del vostro venerato fondatore, il servo di Dio don Giuseppe Gualandi.

Vi sono grato di questa visita, che mi consente di manifestarvi il mio apprezzamento per l'opera tanto benemerita che svolgete a favore delle persone prive dell'udito. Essi non potrebbero arrivare alla conoscenza dei misteri della fede e a ricevere consapevolmente i sacramenti senza un approppriato intervento educativo specifico, che di ciò li renda capaci.

Il capitolo generale riveste una importanza tutta particolare per la vita della vostra congregazione sia nei riguardi del rinnovamento per un maggiore fervore nella donazione al Signore, sia nei riguardi della attività, che essa svolge.

L'impegno fondamentale, che vi attende, sarà quello di riflettere sulla vita religiosa e sulle modalità in cui viverla, secondo il carisma concesso da Dio al vostro fondatore: egli vi ha indicato che la vostra vita dev'essere basata sulla fede e sull'amore a Dio e ai fratelli, e ispirata certamente alla fedeltà e alla generosità di modo che sia sorgente di santificazione per voi stessi e per le persone, alle quali prestate servizio per amore del Signore.

L'altro impegno del capitolo riguarderà la vostra attività specifica di missionari dei sordomuti. Oggi anche la vostra attività educativa si trova di fronte a impostazioni educative, che mettono in crisi le formule del passato.

Occorre apertura e disponibilità per avviarsi su strade nuove. Sarà necessario mettere la vostra esperienza specifica e qualificata di educatori cristiani a disposizione di coloro che desiderano impegnarsi nel campo della pedagogia e della didattica, specificamente riservate ai sordi.


2. Alle persone non udenti - sia nel periodo della crescita che durante la maturità - è necessaria l'istruzione religiosa come base della loro vita civile e cristiana. Esse non devono rimanere emarginate fra il Popolo di Dio. Se non vi è qualcuno che si avvicini loro con amore e li educhi nella fede, essi "nulla sanno di Gesù e di Maria", come osservava il vostro fondatore.

Bisognerà perciò porsi in atteggiamenti di ascolto e di ricerca per comprendere i segnali che certamente Dio vi invia per indicarvi nuove forme di attività e di apostolato; è da auspicare che queste coinvolgeranno anche coloro ai quali prestate il vostro servizio educativo e apostolico, così che non solo imparino a vivere da buoni cristiani, ma diventino a loro volta ministri di salvezza per i loro fratelli.

A questo riguardo esprimo un vivo compiacimento per la organizzazione del movimento apostolico sordomuti (MAS), che già opera tanto efficacemente per la diffusione del Regno di Dio tra i non udenti con il buon esempio di vita cristiana, con la preghiera e con la generosità, anche mediante testimonianze concrete di amore verso i fratelli di altri paesi, bisognosi di aiuto anche materiale.


3. Il Signore vi ha dato una dimostrazione chiara della sua volontà, aprendovi un vasto campo di azione missionaria per quanti sono privi dell'udito in Brasile e nelle isole Filippine, ove la vostra famiglia religiosa si sta sviluppando come segno che egli, padrone della vigna, vi chiama ad operare in mezzo a quelle popolazioni.

Gesù vi ha lasciato l'esempio commovente dell'amore che vi è necessario nell'esercizio della vostra nobile e grande missione quando ha guarito il sordomuto della decapoli, riferito dall'evangelista san Marco (cfr Mc 7,35). Egli che fece udire i sordi e parlare i muti vi sarà sempre vicino con il suo amore onnipotente, affinché la vostra opera porti frutti abbondanti per il Regno dei Cieli.

La mia benedizione apostolica va ai membri della Piccola Missione - religiosi e religiose - a tutti i vostri collaboratori, agli alunni e alle alunne, in pegno di un'abbondante effusione di grazia, di luce, di forza per il vostro impegno di generosa dedizione nel vostro qualificato servizio.

1989-07-07

Venerdi 7 Luglio 1989




All'equipaggio del sommergibile britannico HMS Turbolent - Città del Vaticano (Roma)

Lo spirito di fratellanza via verso la pace


Cari amici.

E' un grande piacere ricevervi qui, ufficiali e uomini del "HMS Turbolent", in visita ufficiale nel porto di Napoli. Nel salutarvi, estendo un caloroso benvenuto alle vostre famiglie ed amici di casa.

Avete desiderato far visita al Papa durante il vostro viaggio, e sono lieto di questa opportunità di incoraggiarvi a seguire gli ideali di pace che sono al centro dei vostri doveri navali. Anche quando vi sottoponete a un rigido addestramento alla difesa ed imparate a maneggiare armi sofisticate, il vostro dovere primario è costruire la pace e salvare vite umane. Questo richiede coraggio ed impegno personale.

Nell'attuale momento di diminuzione delle tensioni internazionali e riduzione nella corsa agli armamenti tra Est e Ovest, il vostro impegno deve essere orientato senza dubbio al rafforzamento del clima di pace. La pace autentica non potrà essere raggiunta per un semplice processo di disarmo progressivo, per quanto questo vada visto positivamente; la pace si alimenta piuttosto nel rispetto della dignità propria di ogni persona e nella promozione di uno spirito di fraternità nell'intera famiglia umana. Cristo, nostro fratello, che nelle parole di san Paolo "è la nostra pace" (Ep 2,14), ci ha insegnato che il comandamento più grande è quello dell'amore, un amore che supera le barriere nazionali e i blocchi politici ed è rivolto verso tutti.

Oggi esprimo una fervida speranza che è anche una preghiera: nell'adempimento del vostro dovere testimoniate sempre l'amore di Dio vivendo in amicizia e rispetto nello spirito di fraternità che conduce alla pace.

Il Signore vi protegga mentre solcate i mari. Sia la stella che vi guida nella ricerca per essere strumenti della sua pace.

1989-07-08

Sabato 8 Luglio 1989




Durante la Messa per i pellegrini polacchi - Città del Vaticano (Roma)

A Cristo affidiamo le speranze relative alla vita ed al futuro della nostra Patria


Nel nome della Santissima Trinità saluto tutti coloro che partecipano a quest'assemblea eucaristica: tutti i sacerdoti, i religiosi, i pellegrini dalla Polonia, i gruppi parrocchiali o altre comunità.

Ci uniamo nella preghiera eucaristica, nell'Eucaristia. Portiamo a questo altare allestito nei giardini vaticani, tutte le nostre cose quotidiane, le cose dei nostri cari, di coloro che portiamo nel cuore e di cui siamo responsabili, le questioni familiari e quelle delle nostre comunità, parrocchie, ambienti di lavoro, vicinato, e le questioni di tutta la nostra Patria. Ci uniamo a tutti i nostri connazionali in Patria, nel nostro Paese, ed a coloro che vivono all'estero.

Siamo solo una piccola parte di questa grande comunità e desideriamo parlare a Dio a nome di tutti e sottoporre i problemi di tutti alla sua maestà santissima in quest'offerta, nella quale il pane e il vino sono il nostro dono. Ma si tratta solamente di un dono-materia. Il vero dono in quest'offerta è Cristo stesso, il suo Corpo e il suo Sangue, il suo sacrificio in Croce, la Passione e la morte, la Risurrezione e l'Ascensione, tutto il suo mistero pasquale. Possa contenere questo mistero pasquale tutte le nostre cose quotidiane, tutti i nostri sacrifici, tutte le nostre preoccupazioni e le speranze relative alla vita dell'umanità intera ed in particolare relativi alla vita ed al futuro della nostra Patria terrena.

Raccomandiamo questa nostra preghiera e il nostro sacrificio alla Madre di Cristo, regina della Polonia, di Jasna Gora ed a tutti i nostri santi patroni.

[Dopo la Messa, il Santo Padre ha pronunziato le seguenti parole:] Preghiamo ora la Santissima Trinità affinché conceda una benedizione a tutti noi che abbiamo partecipato a questa Eucaristia, chiediamo una benedizione per tutti coloro che abbiamo portato qui nel ricordo e nel pensiero, invochiamo una benedizione per la nostra Patria, specialmente nel difficile momento che sta vivendo attualmente.

"Dio, Governatore e Signore delle Nazioni, non farci allontanare dalle tue mani e dalla tua disciplina, e con l'aiuto di Maria, la nostra Regina Santissima, benedici la nostra Patria, affinché rimanga sempre fedele a Te e porti la gloria al tuo nome, e conduca i suoi figli alla felicità. Dio eterno ed onnipotente, dacci un profondo e sincero amore verso i fratelli e verso la nostra amatissima Madre Patria affinché dimenticando i vantaggi personali possiamo servire onestamente il Paese e il tuo popolo. Per Cristo nostro Signore".

1989-07-09

Domenica 9 Luglio 1989




Recita dell'Angelus - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

Il Cuore di Gesù fin dall'Incarnazione è stato e sarà sempre unito alla Persona del Verbo di Dio


"Cuore di Gesù, unito alla persona del Verbo di Dio, abbi pietà di noi".


1. L'espressione "Cuore di Gesù" richiama subito alla mente l'umanità di Cristo, e ne sottolinea la ricchezza dei sentimenti, la compassione verso gli infermi; la predilezione per i poveri; la misericordia verso i peccatori; la tenerezza verso i bambini; la fortezza nella denuncia dell'ipocrisia, dell'orgoglio, della violenza; la mansuetudine di fronte agli oppositori; lo zelo per la gloria del Padre e il giubilo per i suoi disegni di grazia, misteriosi e provvidenti.

In riferimento ai fatti della Passione, l'espressione "Cuore di Gesù" richiama poi la tristezza di Cristo per il tradimento di Giuda, lo sconforto per la solitudine, l'angoscia dinanzi alla morte, l'abbandono filiale e obbediente nelle mani del Padre. E dice soprattutto l'amore che sgorga inarrestabile dal suo intimo: amore infinito verso il Padre e amore senza limiti verso l'uomo.


2. Ora, questo Cuore umanamente così ricco, "è unito - l'invocazione ce lo ricorda - alla Persona del Verbo di Dio". Gesù è il Verbo di Dio incarnato; in lui vi è una sola Persona - quella eterna del Verbo, - sussistente in due nature, la divina e l'umana. Gesù è uno, nella realtà indivisibile del suo essere, ed è, nel contempo, perfetto nella sua divinità, perfetto nella nostra umanità; è uguale al Padre, per quanto concerne la natura divina, uguale a noi, per quanto riguarda la natura umana; vero Figlio di Dio e vero Figlio dell'uomo. Il Cuore di Gesù quindi, fin dal momento dell'Incarnazione, è stato e sarà sempre unito alla Persona del Verbo di Dio.

Per l'unione del Cuore di Gesù alla Persona del Verbo di Dio possiamo dire: in Gesù, Dio ama umanamente, soffre umanamente, gioisce umanamente. E viceversa: in Gesù, l'amore umano, la sofferenza umana, la gloria umana acquistano intensità e potenza divine.


3. Riuniti, cari fratelli e sorelle, per la preghiera dell'"Angelus", contempliamo con Maria il Cuore di Cristo. La Vergine visse nella fede, giorno dopo giorno, accanto al suo Figlio Gesù: sapeva che la carne di suo Figlio era fiorita dalla sua carne verginale; ma intuiva che egli, perché "Figlio dell'Altissimo" (Lc 1,32) la trascendeva infinitamente: il Cuore del suo Figlio era, appunto, "unito alla Persona del Verbo". Per questo ella lo amava come Figlio suo e, al tempo stesso, lo adorava come suo Signore e suo Dio. Che ella conceda anche a noi di amare ed adorare il Cristo, Dio e uomo, sopra ogni cosa, "con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente" (cfr Mt 22,37). In tal modo, seguendo il suo esempio, saremo oggetto delle predilezioni divine e umane del Cuore del suo Figlio.

1989-07-09

Domenica 9 Luglio 1989




Ricordo commosso dello zelante missionario - Città del Vaticano (Roma)

Profondo dolore del Papa per l'uccisione del vescovo di Mogadiscio monsignor Colombo


Profondamente addolorato dalla tragica notizia della uccisione di monsignor Pietro Salvatore Colombo, Vescovo di Mogadiscio, che ha servito la Chiesa ed onorato codesto ordine francescano dei Frati Minori con fervore apostolico e fedeltà alla Sede Apostolica come zelamte missionario e Vescovo esemplare, ne ricordo la eletta figura di religioso e di sacerdote dedito alla cura delle anime e al servizio dei fratelli senza risparmio di energie e, mentre invoco dal Signore il premio alle sue lunghe fatiche in codesta Nazione da lui tanto amata, imparto a conforto del comune dolore la mia benedizione apostolica a lei ed a tutta la comunità cristiana di Mogadiscio

1989-07-09

Domenica 9 Luglio 1989




Ad un gruppo di bambini terremotati dell'Armenia - Città del Vaticano (Roma)

"Nei vostri cuori si sono risvegliate la vita, la gioia e la speranza"


Mi è veramente caro ricevere in udienza voi tutti, cari rappresentanti dell'associazione "Insieme per la Pace", che, con la presidente signora Maria Pia Fanfani, avete voluto accompagnare qui i bambini armeni, i quali, dopo aver trascorso, per vostro interessamento, un periodo di vacanza nella colonia marina di Jesolo, nel Veneto, sono oggi di passaggio a Roma nel loro viaggio di ritorno in patria.

Vi ringrazio per questa gradita visita e soprattutto per la benemerita iniziativa umanitaria, che la vostra associazione ha compiuto in favore di questi bambini, i quali hanno potuto trascorrere un periodo sereno in Italia grazie alle gentili premure ed alla solidarietà di tutti voi.

Il Signore vi renda merito perché vi siete prodigati per questi cari bambini, duramente provati dalle conseguenze di quell'immane terremoto, che nello scorso autunno ha causato così gravi rovine in quella nobile terra.

In pegno della mia benevolenza imploro su di voi la continua assistenza divina e vi imparto la mia benedizione.

[Il Papa ha poi salutato i bambini in lingua armena:] Carissimi figli e figlie..

Avendo appreso la notizia del terremoto nel dicembre scorso, avevo sofferto molto, mi ero sentito vicino a voi e avevo pregato per voi.

Ormai questo brutto momento è passato e nei vostri cuori si sono risvegliate di nuovo la vita, la gioia e la speranza.

Venendo in Italia voi avete voluto ringraziare questo popolo che ha manifestato amore, simpatia e solidarietà verso la vostra Patria.

Accogliendovi nel loro paese, le ragazze e i ragazzi Italiani hanno visto in voi bontà, disciplina e gratitudine verso di essi.

Oggi approfittando della gioiosa occasione di accogliervi vi raccomando di amare Dio, nel cui nome benedico voi, i vostri cari e la vostra Patria.

1989-07-10

Lunedi 10 Luglio 1989




Le credenziali del muovo ambasciatore di Maurizio presso la Santa Sede - Città del Vaticano (Roma)

"Verro a Maurizio per testimoniare il Vangelo e per rafforzare nella fede i miei fratelli"


Signor ambasciatore.

E' per me un grande piacere accoglierla in Vaticano alla presentazione delle lettere che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario di Maurizio presso la Santa Sede. La ringrazio per le cortesi parole di saluto e augurio trasmesse da parte di sua eccellenza il governatore generale, il primo ministro e il popolo di Maurizio. La prego di ricambiare con l'assicurazione dei miei voti e le mie preghiere per la pace e il bene di tutti i suoi connazionali.

Ho notato con soddisfazione che lei ha ricordato l'impegno continuo della Santa Sede per la promozione della pace nel mondo e per un rispetto sempre maggiore della fraternità e solidarieta umana, così necessarie per la pace e lo sviluppo. La dedizione della Santa Sede alla causa della pace nel mondo e dello sviluppo autentico si basa sulla sua convinzione dell'uguale dignità di tutti gli esseri umani. Ho sottolineato nella mia lettera enciclica "Sollicitudo Rei Socialis" il legame intrinseco che esiste tra l'autentico sviluppo e il rispetto dei diritti umani personali, sociali, economici e politici. Non è possibile limitare lo sviluppo solo agli aspetti economici, poiché questo troppo spesso riduce la persona umana a un semplice oggetto, un mezzo per la produzione e il profitto. Piuttosto, il carattere morale dell'autentico sviluppo e la sua necessaria promozione sono garantiti quando viene assicurato il più rigoroso rispetto delle esigenze che nascono dall'ordine della verità e del bene, adeguato alla persona umana (cfr SRS 33).

Desidero incoraggiare l'impegno del suo governo per salvaguardare il diritto alla libertà religiosa. Nel mio messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1988 ho affermato che la libertà di praticare la propria religione tocca la profondità autentica dello spirito umano ed è come la ragion d'essere delle altre libertà. Essa rende possibile la ricerca e l'accettazione della verità sull'uomo e sul mondo e perciò rende possibile agli uomini giungere ad una più profonda comprensione della loro dignità personale. Più ancora, la libertà religiosa aiuta le persone ad assumersi con più grande responsabilità i propri doveri. Una relazione onesta con la verità è una condizione per la libertà autentica (cfr. "Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1988", 3 die 8 dec. 1987: , X 2, [1987] 1331).

Lei ha parlato della mia prossima visita pastorale a Maurizio in ottobre. Come lei sa, verro a Maurizio come Vescovo di Roma e Pastore supremo della Chiesa cattolica, per testimoniare il Vangelo di Gesù Cristo e per rafforzare nella fede i miei fratelli e sorelle cattolici. Attendo di poter vedere di persona la vita della Chiesa di Maurizio, il cui dinamismo apostolico ben conosco e a cui desidero rendere onore elevando alla dignità cardinalizia l'infaticabile Vescovo Jean Margèot. Sono grato della possibilità di visitare il suo paese e offrire al suo popolo una parola di incoraggiamento nella ricerca della solidarietà con le altre nazioni del mondo.

Vostra eccellenza ha parlato della stima del suo governo e del suo popolo per l'impegno della Chiesa nel lavoro per migliorare le condizioni della società. La Chiesa considera questo impegno come una conseguenza della sua missione religiosa (cfr GS 42). Attraverso le sue diverse attività nel campo dell'educazione come pure nell'assistenza caritativa ai malati e ai bisognosi, essa cerca di essere una fonte di comprensione e pace, di sviluppo e solidarietà per tutto il suo popolo. Attraverso i suoi sforzi per promuovere l'armonia tra i diversi gruppi etnici, culturali e religiosi la Chiesa opera in accordo con la sua più intima natura, poiché è, "per il suo rapporto con Cristo, segno sacramentale e strumento di intima unione con Dio e di unità di tutto il genere umano" (LG 1).

Lei ha detto, signor ambasciatore, che sarà suo compito, come rappresentante del suo Paese, animare e rafforzare i vincoli di amicizia e collaborazione tra Maurizio e la Santa Sede, e desidero assicurarle la piena collaborazione dei diversi dicasteri della Santa Sede.

All'inizio della sua missione, colgo l'occasione per assicurarla delle mie preghiere, e invoco su vostra eccellenza, il governo e il popolo di Maurizio l'abbondanza delle benedizioni di Dio onnipotente.

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1989-07-10

Lunedi 10 Luglio 1989




Lettera per la quindicesima assemblea generale ordinaria dei religiosi del Brasile - Città del Vaticano (Roma)

La speranza cristiana non confonde la salvezza con ideologie di nessun tipo


Fratelli e sorelle amatissimi.


GPII 1989 Insegnamenti - A pellegrini della diocesi di Plasencia - Città del Vaticano (Roma)