GPII 1989 Insegnamenti - Lettera per la quindicesima assemblea generale ordinaria dei religiosi del Brasile - Città del Vaticano (Roma)


1. "La grazia del Signore Gesù sia con voi! Amo voi tutti in Cristo Gesù" (1Co 16,23-24).

Con queste parole di pace e comunione nella carità, mi rivolgo a tutti voi partecipanti alla quindicesima assemblea generale ordinaria della conferenza dei religiosi del Brasile. Vi saluto quindi nell'amore di Gesù Cristo, presente fra voi come ci aveva promesso (cfr Mt 18,20), quando siete riuniti in suo nome e siete, come religiosi, seguaci del maestro per mezzo della professione evangelica e apostoli del suo Regno con la varietà e la ricchezza di carisma che lo Spirito del Signore infonde nella sua Chiesa nei secoli.

In voi saluto e mi rivolgo a tutti i religiosi e religiose del Brasile, presenza attiva e numerosa della Chiesa, nonostante essa sia inadeguata alle enormi necessità pastorali di questo momento. In realtà, senza questa rete di comunità religiose che rendono presente e visibile il Vangelo, con la loro testimonianza, la loro dedizione apostolica e con la loro vicinanza alle necessità e alle aspirazioni del Popolo di Dio, lavorando in situazioni difficili che richiedono la dedizione quotidiana della vita, a volte segnata dalla persecuzione e dal sacrificio della propria esistenza, sarebbe impossibile immaginare la vitalità della Chiesa in Brasile.

Vi sono grato per la fedeltà alla vostra consacrazione e alla vostra missione e per la vostra presenza ecclesiale a tutte le latitudini dell'immenso Brasile: la misteriosa prosperità delle vostre comunità contemplative, la testimonianza di coloro che vivono fra i più poveri e la generosa dedizione di coloro che lavorano in regioni lontane ed isolate, costituisce una ricchezza per la Chiesa del Brasile ed è prova della sua vitalità.


2. La vostra quindicesima assemblea generale ordinaria rifletterà principalmente sul tema: "Nuova evangelizzazione e vita religiosa in Brasile". Desiderate rispondere alla sfida della storia ed unirvi con umiltà al compito della nuova evangelizzazione che io stesso ho iniziato come programma pastorale della Chiesa latino-americana in occasione del quinto centenario dell'evangelizzazione del continente. I religiosi devono essere, oggi come un tempo, all'"avanguardia" dell'evangelizzazione con tutto l'impegno della loro consacrazione al Regno e con tutta la generosità e la creatività del loro carisma evangelico.

A far ciò vi spinge non solo la tradizione del passato, ma le urgenze del presente e la prospettiva del futuro. Se i religiosi sono stati protagonisti privilegiati dell'annuncio evangelico negli ultimi cinque secoli, devono essere anche oggi i messaggeri più entusiasti ed impegnati della nuova evangelizzazione, poiché, per vocazione e missione vengono chiamati ad abbandonare tutto per dedicarsi all'annuncio di Cristo (cfr Pauli VI, EN 69).


3. Lasciatemi, quindi, condividere con voi alcune riflessioni sul tema della vostra assemblea, per approfondire insieme il senso della nuova evangelizzazione e della collaborazione più specifica della vita religiosa in Brasile ad essa.

Bisogna innanzitutto, come voi stessi avete proposto durante le vostre riflessioni di preparazione all'assemblea, tornare alle fonti. Evangelizzare vuol dire proclamare la buona Novella della salvezza, annunciare Gesù Cristo che è il Vangelo di Dio.

Tornare alle fonti, nel nostro caso, significa tornare a quella stessa sorgente di vita dalla quale trae alimento "il fervore dei santi". Dobbiamo, quindi, ascoltare dalle prime testimonianze del Vangelo l'impatto, la novità e la vitalità del primo annuncio.

Ascoltiamo l'evangelista Giovanni nella sua prima lettera: "Ciò che era fin da principio, ciò che abbiamo udito, ciò che abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo" (1Jn 1,1-3).

Questo testo così suggestivo ha la forza e la dinamicità dell'evangelizzazione che si rinnova sempre: è nuova perché l'annuncio di Cristo è una grazia, un dono che viene dal Padre e non una nostra creazione; è nuova per la meraviglia che nasce dall'incontro con il mistero di Cristo, salvatore del mondo, un incontro destinato ad ogni generazione e ad ogni persona; è nuova per questa Parola che racchiude la ricchezza del Vangelo di Dio e che risponde alla povertà intrinseca all'uomo e all'umanità: la vita.

Quindi evangelizzare è annunciare la vita che vince la morte, la libertà che salva da ogni schiavitù, a cominciare dall'alienazione fondamentale dell'uomo e dalla schiavitù primordiale, che è quella del peccato.


4. La nuova evangelizzazione è testimonianza. Il testo dell'apostolo Giovanni ha il sapore di un'esperienza vissuta. Il Vangelo penetra nella vita e nell'esperienza umana sino ad impregnarla con la forza della salvezza. La Parola si ascolta, ma allo stesso tempo si vede e si contempla Gesù Cristo in cui Dio si rese visibile e permise di essere toccato con le mani.

La forza dell'evangelizzazione risiede al tempo stesso sia nella verità che si annuncia, sia nella convinzione della testimonianza con cui viene proposta.

Per questo motivo oggi la nuova evangelizzazione necessita che gli araldi siano fedeli nella predicazione della verità e siano testimoni della forza salvifica della Parola della vita.

Di fronte alla sfida della nuova evangelizzazione la Chiesa necessita oggi di maestri e di santi aperti al potere illuminante dello Spirito Santo che acuisce le capacità di discernimento della realtà e fa scaturire un'abbondante creatività di parole e di opere adeguate per dar vita al Vangelo che si annuncia in differenti situazioni nel tempo.

Per questo i religiosi della nuova evangelizzazione devono primeggiare nella fedeltà alla verità e nell'ardore della missione, nella trasparenza della testimonianza e nella forza sovrannaturale della santità. Non devono mai dimenticare che, in comunione con i fondatori, "sono figli e figlie dei santi" che annunciarono il Vangelo con la santità della loro vita.

Infine, la nuova evangelizzazione è chiamata a creare ed a rinforzare la comunione ecclesiale. E' proprio questo ciò che ci dice il testo di Giovanni che abbiamo citato. Una comunione nella Chiesa che è il riflesso e l'attuazione della comunione trinitaria, poiché la comunità di coloro che ascoltano il Vangelo della salvezza è formata da un popolo "adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito" (cfr LG 4), costituito "in una comunione di vita, di carità e di verità" (LG 9). Avremmo lavorato invano alla nuova evangelizzazione se il frutto del nostro impegno non dovesse essere l'accrescimento della comunione nell'unica Chiesa di Cristo. Non si può separare la Chiesa da Cristo, nè Cristo dalla Chiesa; e neppure si può suddividere la Chiesa in tante piccole comunità senza rafforzare i vincoli di comunione con i legittimi Pastori che il Signore ha costituito per guidare la sua Chiesa.

Ed è questa la dinamicità della Rivelazione e della evangelizzazione in tutti i momenti della storia e a tutte le latitudini della terra.


5. Se l'annuncio della Parola di vita è al centro della nuova evangelizzazione nulla può sostituirsi alla proclamazione di Gesù Cristo e all'incontro personale con il suo mistero: nemmeno le più acute analisi della realtà e le più accurate strategie di apostolato. La nuova evangelizzazione deve porre l'accento su questa più attenta presentazione del mistero di Gesù Cristo, redentore dell'uomo, perché non solo è l'unico maestro di verità, ma è anche l'unico in cui risiede la salvezza.

Il Concilio Vaticano II ha detto tutto questo in un testo molto eloquente: "Nessuno di per se stesso e con le sue forze riesce a liberarsi dal peccato e ad elevarsi in alto, nessuno si libera interamente dalla sua debolezza, dalla sua solitudine, o dalla sua schiavitù, ma tutti hanno bisogno di Cristo modello, maestro, liberatore, salvatore, vivificatore. Effettivamente nella storia, anche temporale, degli uomini, il Vangelo fu un fermento di libertà e di progresso e si dimostra ininterrottamente fermento di fraternità, di unità, e di pace" (AGD 8).

Se il passato evangelizzatore del Brasile non è esente da ombre e debolezze - che dobbiamo attribuire ai limiti umani e culturali delle persone e non alla forza salvatrice del Vangelo - non possiamo, di fronte alla sfida del presente, prescindere dall'annuncio integrale di Gesù Cristo. Il nome e la figura di Cristo liberatore sono familiari a tutti i Brasiliani. E devono esserlo nella rinnovata evangelizzazione, nella quale i religiosi devono presentarsi con le due caratteristiche che sant'Ireneo riferiva ai primi messaggeri della buona Novella della salvezza: "Furono predicatori della verità ed apostoli della libertà" ("Adv. Haereses", III, 15, n. 3; PG 7, 919).

Non può esservi una vera evangelizzazione se non si propone tutta la verità su Cristo, sulla Chiesa e sull'uomo. Non esistono vera salvezza e libertà senza la logica del Vangelo, proclamato e vissuto in tutta la sua integrità. Per questo Gesù afferma: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Jn 8,31-32).


6. Il Concilio Vaticano II, nel ricordare il testo della prima lettera di san Giovanni che qui citiamo, ci mostra tutta la dinamicità della evangelizzazione con le parole di sant'Agostino che sottolineano che l'amore deve guidare tutto il processo di evangelizzazione, affinché il mondo intero, attraverso l'annuncio della salvezza, ascoltando creda, credendo speri e sperando ami (cfr DV 1).

La fede che si basa sulla Rivelazione e sul Magistero della Chiesa preserva l'evangelizzazione dalla tentazione delle utopie umane: la speranza cristiana non confonde la salvezza con ideologie di nessun tipo; la carità che deve animare l'opera di evangelizzazione, preserva l'annuncio evangelico dalla tentazione della pura strategia di una trasformazione sociale o dalla violenza subita che conduce alla lotta di classe.

Fede, speranza ed amore sono la garanzia di questa nuova evangelizzazione per la quale ho fissato alcuni obiettivi, quando ho detto, a Santo Domingo: "Il prossimo centenario della scoperta e della prima evangelizzazione ci chiama, quindi, ad una nuova evangelizzazione dell'America Latina, che sviluppi con più forza - come è avvenuto alla sua origine - un potenziale di santità, un grande entusiasmo missionario, una vasta creatività catechetica, una manifestazione prospera della collegialità e della comunione ed un impegno evangelico per la dignificazione dell'uomo, al fine di generare, partendo dal seno stesso dell'America Latina, un grande futuro di speranza. Tutto ciò ha un nome: "la civiltà dell'amore"" Allocutio Dominicopoli in "Stadio Olimpico" habita", III, 4, die 12 oct. 1984: , VII, 2 [1984] 896).


7. La vostra assemblea generale è già una risposta, in comunione con il successore di Pietro e con i vostri Vescovi. Attraverso di essa volete porre al servizio della nuova evangelizzazione le immense energie personali, comunitarie, istituzionali e carismatiche della vita consacrata, con lo sguardo rivolto alle necessità più urgenti che avete voluto prendere in esame.

Sapete che, ai problemi di sempre, si aggiungono oggi, nella vostra realtà brasiliana, alcune sfide attuali, ben diverse da quelle che hanno affrontato i primi evangelizzatori. Ad esempio quello della modernità e della, cosiddetta, post-modernità: la emergenza dei poveri fra l'ingiusta oppressione e la tentazione del facile consumismo; il mondo dei giovani, speranza del futuro, tentati da una società ripiegata su se stessa, che offre il miraggio della realizzazione immanente e spegne ogni fiamma interiore che richiami alla trascendenza ed al mistero; il difficile mondo del lavoro; l'urgente problematica dei mezzi di comunicazione sociale; la difficoltà di offrire una nuova evangelizzazione ad una nazione immensa, dove convivono culture tanto diverse fra loro, dalle classi più privilegiate alle masse che vivono nell'anonimato dei quartieri delle grandi città, sino agli indios ed agli agricoltori.

Un'opera di evangelizzazione di tale portata richiede senza dubbio lucidità di analisi delle situazioni, affinché l'annuncio di Cristo salvatore impregni persone e strutture, in una nuova civiltà, che ristabilisca l'equilibrio, partendo da un amore creativo e sociale, fra tutti quegli evidenti squilibri che sono frutto di una civiltà dell'egoismo.


8. Nel documento di preparazione della vostra assemblea, avete voluto ricordare alcune figure di religiosi eminenti, che hanno lasciato un segno nel processo della prima evangelizzazione; e soprattutto le figure di coloro che hanno saputo esaltare la forza liberatrice del messaggio di Gesù Cristo, il rispetto per la dignità delle persone proclamato dalla Rivelazione, l'amore e la difesa dei più poveri e dei più deboli, che è nel cuore del Vangelo.

La presenza ed il perdurare della fede in Brasile, il suo profondo radicamento e la sua mirabile espansione sono dovuti, in buona parte, alla generosa e zelante opera dei religiosi e delle religiose, che in quel luogo vissero gli avvenimenti di una storia di secoli. Tutto ciò è stato esplicitamente riconosciuto dai Vescovi del Brasile, in un recente documento, dove è scritto: "Gli istituti dei religiosi... sono, in un certo qual modo, la memoria missionaria della Chiesa. Una vocazione speciale di Dio li ha portati alla più grande disponibilità verso il Signore ed il servizio del suo Regno e ad assumersi le più difficili opere missionarie... nelle Chiese particolari, come presenza vivificatrice del loro spirito missionario. Anche gli ordini religiosi della vita contemplativa, grazie alla loro speciale vocazione ed al loro carisma, assumono dimensione missionaria" (CNBB, "Igreja: Comunhao e Missao", n. 128).

I religiosi non possono contentarsi di cantar la gloria di una tradizione missionaria che decadrebbe in breve tempo se non trovasse continuità nell'attuale impegno di evangelizzazione. Per questo vi esorto, cari fratelli e sorelle, ad un impegno nella nuova evangelizzazione: "nuova nel suo ardore, i suoi metodi e la sua espressione" ("Allocutio in Portu Principis, ad espiscopos Consilii episcopalis Latino-Americani sodales", die 9 mar. 1983: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI, 1 [1983] 690ss). Non potete mancare a questo incontro stabilito dalla storia al quale vi spinge lo Spirito del Signore, e lo Spirito dell'evangelizzazione.


9. Voi, cari religiosi e religiose del Brasile, non siete soli. Siete corpo mistico, incarnate la Chiesa come soggetto responsabile della verità divina e siete consapevoli dell'assistenza dello Spirito di verità, promesso da Cristo alla Chiesa stessa, e siete certi della Parola del Signore: "Senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5). Amore ed aspirazione alla verità devono camminare insieme in un'intensa ed ininterrotta vita di preghiera.

Pur essendo tutte importanti le numerose opere ed attività cui vi dedicate, la cosa fondamentale continua ad essere ciò che voi siete nella Chiesa e chi siete per il popolo. E ciò trasparirà dalla testimonianza di carità reciproca, alla quale è vincolato lo spirito fraterno; dall'armonia con i Pastori, garanzia dell'unità ecclesiale. Vivete e lavorate in una pastorale unitaria che richiede una comunione organica. La forza della Chiesa è nella sua unità; la sua debolezza nella disunione.

A contatto con il popolo cristiano, date mostra della chiarezza e del rispetto dei doni multiformi dello Spirito. Oggi, ancor più dell'anno passato, alla luce del Concilio e dell'esortazione apostolica "Christifideles Laici", collaborate, esortate alla collaborazione e cooperate per la formazione autentica di un laicato adulto, chiamato a dare testimonianza del Vangelo nella società, laddove hanno luogo le decisioni più importanti per la vita del popolo: nel campo della cultura, dell'economia, dell'istruzione e della politica.

Dalla promozione di un laicato maturo, generoso e responsabile, ci si può aspettare la consistenza della nuova evangelizzazione, ed inoltre un rinnovamento spirituale ed apostolico della vita consacrata, all'interno del carisma stesso. Essi, i laici, vi chiederanno trasparenza e maggiore specializzazione nella vostra testimonianza evangelica nel seguire Cristo al servizio del Regno, mano a mano che cresce la loro coscienza apostolica e si crea spazio per la loro iniziativa; in seguito al rinnovamento congiunto di tutta la Chiesa ci si può aspettare - come chiedo al Signore nelle mie preghiere - il fiorire delle vocazioni in tutte le vostre famiglie religiose.

10. Esorto alla speranza ed alla fiducia tutti coloro i quali un disegno provvidenziale ha reso responsabili della guida delle famiglie religiose; e fra le difficoltà ed i problemi che la vita religiosa attraversa, dico loro, anzi, Cristo ripete loro: Non abbiate timore! Sono io, il Signore, il vincitore del mondo, del peccato e della morte stessa: Io, la Risurrezione e la vita.

Date e vi sarà dato. Con grande speranza nel Signore date una risposta generosa di fede agli appelli della nuova evangelizzazione, insistendo sull'auto-evangelizzazione. E che in questa ricerca primordiale del Regno di Dio e della sua giustizia vi accompagnino la presenza e l'esempio dei santi fondatori e delle sante fondatrici. Fate ciò che essi farebbero oggi, con il loro amore per Gesù Cristo e la loro fedeltà totale alla Chiesa.

così prego la Vergine Maria, stella dell'evangelizzazione, modello di dedizione totale al mistero di Cristo e della Chiesa. Che la Vergine Maria di Nazaret, tanto presente nelle vostre famiglie religiose, ispiratrice della più autentica consacrazione al servizio del Regno, partendo dall'umiltà e dalla povertà della sua stessa vita, possa far crescere in voi la fedeltà per la vostra vocazione, la fratellanza nelle vostre comunità e la generosità della vostra collaborazione nella nuova evangelizzazione.

Con la mia propiziatrice benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 11 luglio 1989.

1989-07-11

Martedi 11 Luglio 1989









Al sindaco - Biella (Vercelli)

Affido la mia missione petrina alla protezione della Vergine


Sia lodato Gesù Cristo.

Vorrei ringraziare di cuore il signor sindaco di Biella per le parole rivoltemi in questo momento in cui sono tanto lieto di poter realizzare un mio desiderio che già da tanti anni ho portato nel cuore: il desiderio di pellegrinare, di fare un pellegrinaggio con tanti pellegrini italiani e forestieri a questo santuario di Oropa.

Sono molto grato per le parole rivoltemi, sono molto grato per la presenza, qui, dei cittadini, dei pellegrini, ma sono soprattutto grato alla Provvidenza per avermi dato la possibilità di essere qui con voi, di pregare la Madonna, qui, con voi e affidare la mia missione petrina alla protezione materna che oggi si esprime in modo specifico con la commemorazione del carmelo, dello "scapolare" mariano. Vorrei a questa protezione, a questo scapolare mariano affidare la mia missione petrina nella Chiesa, in tutta la Chiesa, nella vostra terra e nel mondo. Sia lodato Gesù Cristo.

1989-07-16

Domenica 16 Luglio 1989




Durante la celebrazione della santa Messa - Ai fedeli riuniti, Oropa (Vercelli)

Rinunciare alle suggestioni del male per aderire alle indicazioni esigenti e liberanti del Vangelo


"Ecco, abbiamo saputo che l'arca era in Efrata, l'abbiamo trovata nei campi di Iaar..." (Ps 132,6).


1. Queste parole, carissimi fratelli e sorelle, la liturgia mette oggi sulle nostre labbra. In esse il salmista parla dell'arca dell'alleanza, nella quale venivano custodite le tavole della legge, consegnate da Dio a Mosè.

Opportunamente, pero, la Chiesa, in questa solennità mariana che stiamo celebrando, applica alla Madonna il simbolo dell'arca: a Maria, che ha custodito nel suo seno il Verbo incarnato, quel Verbo che non è venuto ad abolire la legge, ma a portarla a compimento (cfr Mt 5,17); a Maria, il cui corpo, la cui mente, il cui cuore sono "tempio" dello Spirito Santo, lo Spirito del Padre e del Figlio che ci fa comprendere e vivere la legge divina.

Come il salmista che, con esultanza, annuncia d'aver trovato l'arca del Signore, "in Efrata", "nei campi di Iaar", così anche noi, esultanti, proclamiamo oggi d'aver trovato Maria, l'arca della nuova alleanza, qui, nel suo bello ed antichissimo santuario di Oropa.

"Il Signore ha scelto Sion - continua il Salmo (Ps 132,13) - l'ha voluta per sua dimora". Il Signore ha scelto Oropa - potremmo aggiungere - l'ha voluta come dimora di Maria; e in Maria e per mezzo di Maria egli vuole abitare in modo speciale qui, in questo suo santuario.


2. Entriamo dunque in questa dimora di Dio, seguendo l'esempio di schiere innumerevoli di fedeli che da tanti secoli giungono quassù. Entriamo in questo luogo prediletto da Dio e da Maria ed inchiniamoci in devota adorazione davanti all'infinita Maestà divina, che si compiace, per intercessione di Maria, di far scendere in modo speciale la sua misericordia in questo luogo santo, e di irradiare, da qui, sempre nuove energie di grazia, che illuminano le menti circa la verità che salva, rafforzano le volontà nell'adempimento dei comandamenti divini, rinsaldano la comunione degli uomini tra loro e con Dio.

Anche noi oggi, come il re Davide attorniato dal suo popolo, esultiamo ringraziando il Signore per averci donato questo santuario, la lunghissima e ricchissima storia di devozione e di pietà, che si è intrecciata intorno a questo tempio, riverberandosi beneficamente su tutta la regione circostante. Lo ringraziamo per averci donato Maria.

E ringraziamo anche Maria, per essersi compiaciuta di manifestarsi qui non solo ai cuori già illuminati dalla fede, Ma spesso anche a quelli "in ricerca", che avvertivano in sè la necessità di un radicale conversione, Quante persone hanno ritrovato fra le mura di questo santuario la gioia e la pace dell'incontro con Dio! Negli occhi della Madre hanno letto la parola decisiva, che ha dissolto le nebbie del dubbio e ha dato il necessario supplemento d'energia alle volontà vacillanti. Qui, ai piedi della Madre, hanno trovato la forza di rinunciare alle suggestioni del male per aderire senza riserve alle indicazioni esigenti, ma al tempo stesso liberanti, del Vangelo.


3. I santuari mariani sono, per loro natura, centri di irraggiamento del cristianesimo, destinati a riconciliare tra loro i fratelli, e a diffondere la fede. E' doveroso, pertanto, che quanti sostano qui in preghiera si pongano le domande che il Vescovo della diocesi, il caro monsignor Giustetti, ha rivolto a sè ed a voi nella sua lettera pastorale dello scorso anno: "Le nostre comunità - egli si chiede - sono composte di adulti davvero credenti e coraggiosi testimoni della fede? Non è forse ormai prevalente il numero dei giovani e degli adulti cosiddetti "lontani"? Li lasciamo alla loro sorte o ne deduciamo stimolo più forte a un atteggiamento missionario?".

Sono questioni fondamentali, carissimi fratelli e sorelle, sono questioni urgenti, dalle quali ciascun cristiano responsabile deve sentirsi interpellato. Anch'io perciò vi dico: prendete coscienza dell'altezza della vostra vocazione e dei doveri che ne scaturiscono. Nessuno è cristiano solo per se stesso. Il dono della fede ci è dato perché ce ne facciamo testimoni, con la parola e con la vita, di fronte ai fratelli.

Impegnatevi, perciò, a ricavare dalla stessa devozione a questo santuario una sempre rinnovata iniziativa missionaria! Fate in modo che la luce, che Maria vi concede in questo luogo, non colmi soltanto le vostre anime, ma in vari modi trabocchi, si espanda ed illumini anche i "lontani"! Chiedete qui a Maria questo rigoglio, questa vitalità della vostra fede. L'amore e la misericordia verso i fratelli, da una parte, e la consapevolezza della vostra responsabilità nei loro confronti, dall'altra, creino in voi una specie di santa inquietudine, che vi spinga ad una continua ricerca dei modi e dei mezzi più adatti per comunicare anche ad essi quella luce che Dio vi fa gustare, per il tramite di Maria, in questo santuario.


4. "Ecco la dimora di Dio con gli uomini! / Egli dimorerà tra di loro" (Ap 21,3).

L'uomo porta dentro di sè un bisogno insopprimibile di assoluto. In fondo, ogni uomo - lo sappia o non lo sappia - desidera abitare là dove abita Dio.

Quante volte la Scrittura presenta ed esalta questo anelito del cuore religioso ad "abitare nella casa del Signore"! E la nostra eterna beatitudine non consisterà forse nell'abitare presso Dio? Abitare là dove Dio "tergerà ogni lacrima dai loro occhi", così che "non ci sarà più la morte, nè lutto, nè lamento, nè affanno, perché le cose di prima sono passate" (Ap 21,4)? Ma, in certa misura, già su questa terra ciò avviene per mezzo della fede: il Dio trascendente diventa in qualche modo "immanente" nel cuore e nella coscienza dell'uomo che crede. Ciò avviene soprattutto mediante il sacramento dell'Eucaristia, nel quale la presenza di Dio fra noi e in noi acquista la dimensione reale del Corpo e del Sangue di Cristo.

Come non comprendere, allora, il desiderio di abitare accanto al luogo in cui abita Dio, in modo che la casa dell'uomo sia congiunta con il tempio, con la "casa di Dio"? E come non trovare giusto che si cerchi di venire incontro a un tale desiderio? E' proprio ciò che da secoli si fa in questo, come in molti altri santuari: offrire ospitalità ai pellegrini desiderosi di abitare presso la "casa di Dio". Ciò emana in modo del tutto logico e spontaneo da una spiritualità cristiana intensamente vissuta. Si spiega perciò l'impegno che la comunità ecclesiale biellese ha sempre profuso per autenticare ed evidenziare l'opera di questo luogo di culto, che le generazioni cristiane del passato hanno concepito e voluto come "domus Mariae". E' nell'intima natura della fede cristiana suscitare opere e strutture di carattere umano e sociale che mantengano con questa fede un legame vitale, senza del quale esse si allontanerebbero dal loro fine e perderebbero l'energia che le sostenta.


5. Desidero a questo punto rivolgere a tutti il mio cordiale saluto. Saluto anzitutto le autorità religiose e civili, responsabili, ciascuna nel proprio campo, della buona conduzione di questo santuario e delle opere annesse: il vostro zelante Vescovo, i presuli qui convenuti, il signor sindaco, che ringrazio per il saluto cortese datomi all'arrivo, le altre autorità, come anche il rettore ed i sacerdoti del santuario, le "Figlie di Maria" e le altre persone che prestano qui la loro solerte opera. Un saluto particolarmente affettuoso rivolgo a tutti i sacerdoti della diocesi, che sono qui convenuti per unirsi a me nella celebrazione del divin sacrificio e per testimoniare il loro affetto filiale a Maria. Ad essi va un cordiale incoraggiamento perché, nelle fatiche del ministero, sappiano sempre cercare conforto e sostegno nell'intercessione della Vergine santa. Il mio pensiero si allarga, poi, a tutti i fratelli e le sorelle che frequentano devotamente il santuario. Un pensiero particolare per i sofferenti e i bisognosi, che la fede spinge tra le braccia di Maria, la quale, nella sua tenerissima sollecitudine, non manca mai di consolarli e confortarli nei momenti difficili.

Oggi festeggiamo Maria anche sotto il titolo di Madonna del carmine. E' un antico titolo mariano questo che è al centro di una ricca esperienza spirituale non solo per la famiglia religiosa che prende nome dalla Vergine del monte Carmelo, ma anche per tante anime desiderose della perfezione evangelica in una vita contemplativa centrata, come quella di Maria, sulla preghiera continua e sull'ascolto della Parola.


6. "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te"! (Lc 1,28).

Sono venuto qui per salutare la Madonna, salutare Maria la Vergine santissima e per salutare voi. Salutiamo ora tutti insieme Maria con queste parole gentili e profonde dell'angelo Gabriele.

Inchiniamoci davanti alla nostra Madre. Sostiamo davanti alla sua venerata immagine in devoto raccoglimento. Contempliamola nella sua purissima bellezza, specchio immacolato della bellezza divina.

Ringraziamola per la sua presenza tra noi, per le sue preghiere e per le sue materne premure. Sentiamoci profondamente felici sotto il suo sguardo. A questa gioia ci richiama la stupenda scritta impressa sulla facciata della Basilica antica: "O quam beatus, o Beata, quem viderint oculi tui": "Oh davvero è beato, o Vergine Beata, colui sul quale si posano i tuoi occhi!".

"Eccomi - ci dice Maria - sono la serva del Signore" (Lc 1,38). Vergine santissima, vogliamo servire Dio, noi tutti vogliamo servire Dio con te, vogliamo servire Dio come te.

così sia! 17/01/19102 Pag. 14625

1989-07-16

Domenica 16 Luglio 1989




L'Angelus domenicale sul piazzale del santuario - Ai fedeli riuniti, Oropa (Vercelli)

Giovani, scoprite come Pier Giorgio la strada del santuario per essere testimoni convinti e decisivi


Carissimi fratelli e sorelle!


1. Il nostro appuntamento per la preghiera dell'"Angelus" avviene oggi in questo suggestivo santuario mariano di Oropa, davanti alla chiesa nuova, che proprio quarant'anni fa veniva aperta al culto. Un luogo caro alla pietà non solo nel Piemonte, ma delle vicine regioni, della valle d'Aosta e della Svizzera. Valicando le montagne, i pellegrini per secoli son qui venuti a venerare la Vergine e a cercare in questo santuario un luogo di pace e di meditazione; essi, anzi, hanno sempre considerato questo luogo come la casa della Madonna, in quanto sorta proprio come chiesa e ospizio di Maria: "ecclesia et domus Sanctae Mariae".


2. Ai suoi devoti, e soprattutto ai giovani - come Pier Giorgio Frassati, che soleva venire quassù per raccogliersi in preghiera - la Vergine si propone quale asilo e rifugio, quale madre celeste che apre la sua casa per far vivere a ciascuno l'esperienza tonificante di un più profondo incontro con Dio.

Carissimi giovani che mi ascoltate! Scoprite anche voi, come Pier Giorgio, la strada del santuario, per intraprendere un cammino spirituale che, sotto la guida di Maria, vi porti sempre più vicino a Cristo. Voi potrete allora diventare suoi testimoni con la convinzione e la incisività che caratterizzarono l'azione apostolica di Pier Giorgio. Testimonierete Cristo, come lui, specialmente nel mondo universitario, nel quale ci sono giovani e ragazze che forse non hanno ancora risolto la questione del significato della loro vita. Voi potrete, con la vostra parola e col vostro esempio, indicare in Cristo colui che possiede la soluzione veramente appagante per gli interrogativi decisivi dell'esistenza.

Non esitate, carissimi, a venire quassù a cercare luce e forza per il vostro cammino di fede e il vostro cammino di vita; a cercare una più ferma speranza per un impegno cristiano coraggioso e coerente nel mondo contemporaneo.

Pier Giorgio sta davanti a voi come figura eminente di laico di Azione Cattolica, perfettamente consapevole dell'impegno battesimale di contribuire, in piena sintonia con i pastori della Chiesa all'animazione cristiana dell'ambiente sociale.


3. Secondo la tradizione, è da ricollegare al santo Vescovo Eusebio, patrono della regione conciliare piemontese, la evangelizzazione di questi luoghi, come anche l'introduzione del culto a Maria santissima.

A questo luogo vennero pellegrini, per venerare la Madonna bruna, santi piemontesi come Giovanni Bosco e Giuseppe Cafasso; vi giunsero anche, da Cardinali, i miei predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI. Mi piace ricordare inoltre don Oreste Fontanella, particolarmente legato a questo santuario. Seguendo tali insigni tradizioni, anch'io sono venuto qui, per invocare la protezione di Maria sulla Chiesa, su tutti coloro che cercano la verità della fede, su quanti amano l'unità del Popolo di Dio e lavorano per essa, su coloro che desiderano momenti di ritiro e di meditazione, per scoprire il disegno di Dio su di loro e per rispondere alla sua chiamata.

Invochiamo ora la Vergine, "serva del Signore" e modello di contemplazione, nel cui seno il Verbo si è fatto carne.

[Il Santo Padre ha poi così continuato:] Un saluto speciale desidero esprimere ai numerosi pellegrini di Fontanamora (diocesi di Aosta), i quali, seguendo un antico itinerario attraverso valichi alpini e camminando per tutta la notte, hanno voluto ripetere ancor oggi, fedeli allo spirito penitenziale, un atto di singolare devozione alla Vergine di Oropa.

A tutti loro rivolgo l'augurio di prosperità e di bene spirituale e materiale per le loro persone e per la loro comunità, con la mia benedizione, che volentieri estendo alle rispettive famiglie e persone care.

[A conclusione della solenne concelebrazione il Papa ringrazia l'assemblea con queste parole:] Ancora una volta, ringraziando per la presenza tutti coloro che sono qui convenuti, vorrei rivolgere il mio grazie specialmente a coloro che a questo giorno si sono preparati giorno e notte nella preghiera. Come la Chiesa primitiva in Gerusalemme, tutti erano assidui in preghiera.

Sono profondamente commosso per questa preparazione. Ringrazio tutti e prego che questa visita sia fruttuosa, in modo permanente, per la vita cristiana della vostra Chiesa particolare, della vostra diocesi di Biella, come anche per questa provincia ecclesiastica e per la regione piemontese a cui la vostra Chiesa particolare appartiene. Infine ringrazio tutti coloro che hanno conribuito, in mdo immediato, alla celebrazione odierna, con il lro lavoro, con la loro preghiera, con la loro sofferenza, con i loro canti, con la bellissima liturgia.

Grazie a tutti in nome della Madonna. In tutti i modi in cui cerchiamo di contribuire alle sue solennità, trova anche la sua dimora, perché tutte le dimore costruite col materiale, anche con il materiale più nobile, non sono uguali a quella dimora che trova Maria e che vuole trovare lo stesso Dio, la Santissima Trinità, nei nostri cuori

1989-07-16

Domenica 16 Luglio 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Lettera per la quindicesima assemblea generale ordinaria dei religiosi del Brasile - Città del Vaticano (Roma)