GPII 1989 Insegnamenti - Ai partecipanti al capitolo generale della congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti al capitolo generale della congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue - Città del Vaticano (Roma)

San Gaspare del Bufalo modello di evangelizzazione


Cari missionari del Preziosissimo Sangue.


1. E' per me una gioia incontrarvi nel corso della celebrazione del vostro quindicesimo capitolo generale che si tiene in questa città dove il vostro fondatore nacque e svolse una parte del suo ministero sacerdotale: il grande missionario ed apostolo del Sangue di Cristo, san Gaspare del Bufalo. E' significativo che questo raduno si svolga quasi alla vigilia del giorno in cui la vostra congregazione e la diocesi di Roma celebrano la memoria liturgica di questo santo. Come tanti fedeli, anche noi ci rechiamo in spirito alla sua tomba nella vecchia chiesa di santa Maria in Trivio, come fece il mio predecessore papa Giovanni XXIII il 4 gennaio 1963, per meditare la lezione della sua vita e richiedere la sua intercessione dal cielo.


2. Parecchie volte Papa Giovanni XXIII collego simbolicamente san Gaspare alla devozione per il Preziosissimo Sangue, fino al punto di chiamarlo "il vero e grande apostolo della devozione per il Preziosissimo Sangue nel mondo" (AAS 52 [1960] 306). San Gaspare ci invita a riflettere sul mistero del sangue di Cristo che sgorga dal fianco di "colui che hanno trafitto" (Jn 19,37). Quali orizzonti smisurati spalanca davanti a noi questa riflessione! Da una parte questo sangue, sparso per le ingiustizie del genere umano, è il simbolo di ogni violenza perpetrata nella storia dell'uomo, a cominciare dal grido del sangue di Abele (cfr Gn 4,10), fino alla fine del mondo. Dall'altra parte, quel sangue può essere visto come un simbolo dell'opera di salvezza che, partendo dal Padre, giunge fino a noi e si diffonde nel mondo per la salvezza di tutti attraverso il ministero della Chiesa di Dio, "che egli si è acquistata con il suo sangue" (Ac 20,28), Nella visione di fede del vostro santo fondatore, il sangue di Cristo è un'immagine del perfetto amore per noi del redentore, e ci invita ad una risposta di amore fedele a Dio e ai nostri fratelli.

Nel suo assiduo studio della Parola di Dio e dei padri della Chiesa, la sua contemplazione del Cristo crocifisso e delle sue sofferenze per amore della Chiesa, san Gaspare penetro profondamente nel mistero del sangue del Redentore, che divento la luce del suo spirito e la forza della sua azione apostolica.


3. Cari fratelli: desidero ripetere in questa occasione l'esortazione fatta il 22 ottobre 1986, nel secondo centenario della nascita del vostro fondatore: "La spiritualità di San Gaspare... è realmente al cuore della vita cristiana: il Preziosissimo Sangue di nostro Signore è sempre stato oggetto di una attenzione particolare da parte di tutti i santi: è la scuola di santità, di giustizia, di amore... Non cessate... di penetrare sempre più profondamente in questo mistero di giustizia e di amore: diffondetelo in tutto il mondo" ("Alocutio ad sodales Congregationis Missionarium Pretiosissimi Sanguinis", die 22 oct. 1986": , IX, 2 [1986] 1152).

Ho saputo con piacere dei convegni e degli studi da voi intrapresi su questo tema nelle diverse parti del mondo dove opera la vostra congregazione.

Benedico di cuore questo impegno e vi incoraggio a continuarlo e a modellare sul culto del Prezioso Sangue il cammino della vostra vita e la vostra azione apostolica. Siate testimoni di quella comunione che Cristo porto ovunque per mezzo del dono del suo sangue.


4. Sono convinto che san Gaspare, in questo pellegrinaggio spirituale che compiamo insieme alla sua tomba, può parlarvi non solo come apostolo del sangue di Cristo, ma anche come grande missionario. Dopo il suo ritorno dall'esilio nel febbraio del 1814 e rispondendo al desiderio del Papa Pio VII che bramava ravvivare la fede nel popolo cristiano attraverso le missioni popolari, il vostro fondatore si dedico alla predicazione delle missioni e di ritiri spirituali fino alla sua morte nel 1837. Nel ministero della predicazione, egli emulo il suo patrono particolare, san Francesco Saverio. Per poter compiere con più efficacia e durevolezza questo ministero egli fondo la vostra società: la congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue, affidandola alla celeste protezione della beata Vergine Maria. Egli era fermamente convinto che proprio come la fede si diffonde attraverso la predicazione della Parola di Dio, così attraverso la stessa predicazione "ci aspettiamo il suo risveglio" ("Writings of Saint Gaspar", XII, 48). Il vostro fondatore è un modello di evangelizzazione, che dovete sempre imitare.

Nel capitolo generale che state celebrando, avete studiato il tema specifico della missione della vostra congregazione, compiendo un'analisi della situazione dei diversi posti in cui operate per poter affrontare le sfide attuali secondo il carisma della vostra congregazione. Questo carisma, infatti, è il ministero della Parola di Dio, come viene stabilito nelle costituzioni nella vostra congregazione. In una società che troppo spesso ignora i segni della presenza di Dio, voi dovete essere la parola che bussa alla porta di ogni cuore umano, perché possa aprirsi per ricevere il Salvatore. In una società che spesso non riconosce la dignità dell'uomo, soprattutto la dignità dei poveri, voi dovete destare la voce della coscienza che sostiene il primato della verità e dell'amore.

Voi siete chiamati a farlo in molte forme di azione apostolica, ma soprattutto attraverso la predicazione di esercizi spirituali, ritiri e missioni (cfr CIC 770).


5. Miei cari fratelli, spero fervidamente che gli insegnamenti tratti dalla vita del vostro fondatore (contemplazione del mistero del sangue di Cristo e impegno nel ministero della Parola) possa essere di ispirazione per il vostro rinnovamento personale e comunitario, così che vi possiate presentare al Popolo di Dio non solo come maestri della Parola, ma anche come convinti testimoni di Cristo, che ci ha amati e ha dato il suo sangue per noi (cfr Ga 2,20).

Affido la vostra congregazione all'intercessione della sempre Vergine Maria e con gioia vi imparto la mia apostolica benedizione.

1989-10-19

Giovedi 19 Ottobre 1989




Al rito di ordinazione epsicopale di quattro nuovi Vescovi - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

Nell'eredità apostolica il contenuto di un dono ineffabile



1. "Il Signore mi ha consacrato con l'unzione" (Is 61,1).

La Chiesa ritorna incessantemente a questa unzione. Incessantemente vi attinge. Questa unzione messianica significa la pienezza dello Spirito Santo, portata al mondo da Cristo.

"Lo spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione" (Is 61,1).

Questa unzione - cioè la pienezza dello Spirito Santo - è la potenza insita nell'invio del Figlio nel mondo.

"Mi ha mandato a portare il lieto annunzio" (Is 61,1).

Jozef, Edmond, Janusz, Tadeusz, oggi la Chiesa, in virtù dell'autorità ricevuta da Cristo, attingerà a questa pienezza messianica dello Spirito, per consacrarvi con l'unzione.

Imporrà anche sulle vostre spalle il libro del Vangelo, nel quale c'è la potenza della missione di Cristo.

Riceverete la consacrazione episcopale - il particolare retaggio dei successori degli apostoli.


2. Il giorno prima della sua Passione, Cristo diceva ai suoi apostoli: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi" (Jn 15,9).

"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto" (Jn 15,16).

"Io vi ho amati. Rimanete nel mio amore" (Jn 15,9).

Ecco il contenuto dell'eredità apostolica. In essa vi è un dono ineffabile. Vi è anche una chiamata. Una chiamata sommamente impegnativa, perché confermata dal più grande amore: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13).

Cristo ha pronunciato queste parole il giorno prima della Passione. Il giorno prima della morte in Croce, la quale resta per sempre la conferma del più grande amore. Non c'è, né mai ci sarà un amore più grande di questo.

Ricevete dunque l'unzione episcopale. Ricevete l'imposizione delle mani, che trasmette ai successori degli apostoli la missione da questi assunta nel Cenacolo. E ricevete la forza di questo amore, che è il più grande.


3. "Perché andiate...".

Diverse sono le vie lungo le quali il Signore vi condurrà. Vari sono i servizi uniti al vostro Episcopato.

A te, vescovo Edmond, figlio del Libano - nazione tanto provata, ma proprio per questo particolarmente vicina al mio cuore - la Chiesa affida una missione che ti porterà nei paesi dell'Africa del Nord. Colà tu avrai il compito di testimoniare la sollecitudine del successore di Pietro verso Chiese dalle antichissime tradizioni, rese più illustri dalla presenza di sant'Agostino, come anche di fomentare e rafforzare rapporti di reciproca comprensione con le autorità degli Stati, allo scopo di contribuire alla realizzazione delle grandi speranze umane di giustizia, di libertà, di pace.

Una simile missione è affidata anche a te, Vescovo Janusz, per alcuni paesi dell'Africa occidentale, i quali sperimentano l'austerità del deserto e contemporaneamente si mostrano aperti sia alle istanze dei tempi moderni che a quelle del Vangelo, reclamando a gran voce chi generosamente ne porti loro l'annuncio. Avvalendoti dell'esperienza acquisita nei numerosi anni di servizio alla Santa Sede, non mancherai di spendere le tue qualità di mente e di cuore per rendere sempre più stretti ed operanti i vincoli che la legano alle Chiese relativamente giovani di quella parte del continente, a me tanto caro, nelle quali i copiosi frutti di vita cristiana già maturati lasciano sperare messi di bene ancor più abbondanti.

A te, Vescovo Jozef, viene affidato il compito di assumere la storica missione della Nunziatura Apostolica in Varsavia, una delle prime che la Santa Sede abbia costituito. Interrotta, com'è noto, in tristissime circostanze cinquant'anni or sono, tale missione viene oggi ripresa nel segno della speranza.

Il tuo servizio presso Vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli dell'amata terra polacca ne risalderà la comunione col successore di Pietro ed insieme ne favorirà la costruttiva intesa con le autorità civili per il superamento delle presenti difficoltà ed il conseguimento del vero bene spirituale, morale e materiale della Nazione.

Un augurio, infine, a te, Vescovo Tadeusz: con quale speranza la Chiesa intera guarda verso la tua terra bielorussa, ove dopo più di sessant'anni ritorna a Minsk un Vescovo, per servire il popolo di quella regione! Non è questo un segno del cambiamento in atto, che avviene anche per il bene di tutti i credenti? Nei lunghi anni di sofferenza, il Vescovo di Roma è stato sempre vicino ai cattolici della Bielorussia. Oggi, imponendoti le mani, egli vuole sottolineare il legame della Cattedra di Pietro con la Chiesa che è in Bielorussia e condividere così non solo la gioia dei cattolici della tua terra, che nella tua persona ricevono un nuovo Pastore, ma anche la comune speranza di vedere presto la gerarchia cattolica nuovamente ristabilita in quelle antiche diocesi, al Papa particolarmente care.

Intensa è la mia gioia nel conferire la pienezza del sacerdozio al caro monsignor Tadeusz Kondrusiewicz che ho nominato amministratore apostolico della diocesi di Minsk per i fedeli cattolici di tutta la Bielorussia.

Gli auguro con affetto paterno ogni successo nella guida pastorale di quel vasto territorio, mentre su di lui e su tutti i fedeli affidati alle sue cure pastorali volentieri invoco le benedizioni divine.

"Gaude Mater Polonia"! Gioisci madre Polonia, madre nostra. Questo giorno di letizia, legato in Polonia alla memoria di san Giovanni di Kety, noi lo viviamo insieme qui, nella Basilica di san Pietro, uniti a tutta la Nazione che vive in patria e con tutti i Polacchi che vivono fuori dalla Polonia, in varie parti del mondo.

"Gioisci, Madre Polonia...". Non è necessario elencare i motivi di questa gioia di cui ho parlato nell'omelia pronunciata in italiano.

Desidero soltanto salutare tutti i connazionali presenti nella Basilica di san Pietro. In modo speciale do il benvenuto e saluto il presidente del consiglio dei ministri, Tadeusz Mazowiecki, ed i rappresentanti del governo.

Attraversando questi difficili momenti di rinnovamento, guardiamo al futuro con fede, speranza e amore.

"Gioisci, Madre Polonia", gioite voi, figli di questa Nazione, che oggi entrate a far parte della schiera dei Vescovi della Chiesa di Cristo per portare avanti la missione apostolica. Dio sia con voi, e sia con voi sulle vostre strade pastorali la Signora di Jasna Gora, regina della Polonia, san Giovanni di Kety, tutti i santi patroni e le sante patrone della nostra Patria, affinché andiate e portiate frutto.


4. "Perché andiate e portiate frutto".

Ascoltate che cosa dice a questo proposito l'Apostolo nella lettera ai Corinzi: "Annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio" (2Co 4,2).

Il frutto che voi dovete portare proviene dallo Spirito Santo, dallo Spirito di verità. Per mezzo del vostro servizio la sua azione deve raggiungere le coscienze degli uomini... affinché Dio, che ha parlato all'uomo in Gesù Cristo "rifulga nei cuori umani" (cfr 2Co 4,6).

così dunque, cari fratelli, voi "non predicate voi stessi, ma Cristo Gesù Signore" (cfr 2Co 4,5). Predicate Cristo. Come lui dovete essere servi dei vostri fratelli e delle vostre sorelle, illuminati da Cristo: da Cristo crocifisso e risorto.

Questo è il tesoro. Questo è lo straordinario tesoro della vostra missione. E se l'Apostolo ricorda che questo tesoro viene da noi - uomini - custodito in vasi di creta, allo stesso tempo aggiunge: "perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi" (2Co 4,7).


5. "E il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16). Il frutto dell'unzione messianica. Il frutto dell'eredità apostolica mediante l'imposizione delle mani. Il frutto della buona Novella. Il frutto della quotidiana fatica della Chiesa in tanti luoghi della terra...

"Rimanga": per la salvezza degli uomini, / per il rinnovamento del volto della terra, / per la pace tra i popoli del nostro mondo umano, / per la gloria del Padre, che "ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché l'uomo abbia la vita eterna" (cfr Jn 3,16).

1989-10-20

Venerdi 20 Ottobre 1989




Ai Vescovi del Paraguay in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Orientate la vostra azione ministeriale nel solco della nuova evangelizzazione


Carissimi fratelli Vescovi del Paraguay.


1. Con sentimenti di viva gioia vi ricevo durante questo incontro collettivo che costituisce un momento culminante della vostra visita "ad limina". Rendo grazie a Dio che mi offre questa opportunità di condividere gli aneliti e le speranze vostre e dei sacerdoti, religiosi, religiose e altri protagonisti della pastorale che, con abnegazione non priva di sacrifici, collaborano al servizio rivolto alle comunità ecclesiali che il Signore ci ha affidato.

Ricordo con affetto particolare il mio viaggio apostolico nella vostra Nazione, durante il quale ebbi la gioia di canonizzare il padre Roque Gonzalez de Santa Cruz, primo santo del Paraguay, e i suoi due compagni Alfonso Rodriguez e Juan del Castillo. Furono giornate di intense celebrazioni durante le quali i fedeli di tutte le regioni del Paese seppero mostrare la propria religiosità pura, la devozione mariana e la filiale unione con il successore di Pietro. Ho voluto portare loro la parola del Vangelo per compiere così il mandato del Signore di predicare a tutte le genti (cfr Mt 28,19).

Per venti secoli la Chiesa ha portato avanti la sua missione evangelizzatrice. Ai nostri giorni, le nuove generazioni della famiglia umana propongono nuove sfide; tutto ciò esige, soprattutto da parte dei Pastori del Popolo di Dio, uno spirito attento a cogliere le necessità emergenti, la capacità di discernimento alla luce del disegno salvifico e l'organizzazione di adeguate iniziative pastorali.

Le visite "ad limina" sono una occasione singolarmente propizia che permette al successore di Pietro di condividere i problemi dei suoi fratelli nell'Episcopato e, allo stesso tempo, rafforzare con loro i vincoli di comunione e affetto. In questo modo, anche le vostre Chiese particolari diventano protagoniste attive nel compito, grande ed efficace, di rendere presente il Regno di Dio nella società.

Durante i nostri colloqui personali abbiamo avuto occasione di esaminare diversi aspetti dei numerosi contesti in cui svolgete la vostra opera pastorale.

Ora, in questo incontro collettivo, vorrei fare delle considerazioni che possano servire da orientamento per i vostri progetti pastorali.


2. In primo luogo, desidero fare riferimento all'azione ministeriale in Paraguay, nel quadro della nuova evangelizzazione nell'America Latina. Questo è un compito di largo respiro che, alle soglie del terzo millennio, è chiamato a dare vita, nella vostra terra, ad un rinnovamento della Chiesa e della sua missione nel mondo attuale, secondo le direttive del Concilio Vaticano II.

"Si tratta di salvare la persona umana, si tratta di edificare l'umana società. E' l'uomo, dunque, ma l'uomo integrale, nell'unità di corpo ed anima, di cuore e coscienza, di intelletto e volontà" (GS 3) il destinatario della nuova evangelizzazione. perciò, la vitalità evangelizzatrice della Chiesa sta appunto nel proclamare che l'uomo è stato elevato alla dignità di figlio adottivo di Dio, e questo costituisce il centro stesso della sua vita religiosa.

L'uomo prende veramente coscienza di questa realtà di figlio scoprendo che "Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio" (Ga 4,6).

Solamente sentendosi amato da Dio l'uomo sperimenta che il suo amore raggiunge la pienezza a livello umano, e così riesce a comprendere il significato della sua esistenza terrena.

Infatti, è sorprendente il modo con cui Dio ci ha manifestato il suo amore. Per mezzo della Incarnazione del suo Unigenito, Dio ha abbattuto gli stretti confini della storia terrena, dandoci la possibilità di inserire la nostra esistenza nel piano della relazione con Dio. E così profondamente è entrata la Persona del Verbo nella nostra natura e nella nostra storia umana, che niente di ciò che è prezioso nella vita degli uomini è rimasto escluso dall'amore filiale verso Dio nostro Padre. Questa verità basilare per la salvezza, è il fondamento di tutte le opere evangelizzatrici che state realizzando.


3. La situazione della Chiesa nel vostro Paese presenta esigenze in certo modo contrastanti, per cui può esserci il rischio di una frammentazione dell'azione pastorale, ossia una polarizzazione unilaterale verso certi settori, non curandone altri.

Infatti certe realtà ecclesiali in Paraguay richiedono ciò che potremmo chiamare una pastorale della maturità cristiana. Questo fa pensare la radicata presenza della Chiesa nella vostra società, la ricca devozione e le tradizioni popolari, il prestigio dei Pastori, la carità cristiana - semplice e cordiale - che rende possibile un atteggiamento sereno e pieno di speranza di fronte a tante avversità. Tuttavia, esistono altre realtà meno confortanti, che reclamano una nuova evangelizzazione. Infatti la diffusione delle sètte - non propense per la maggior parte al dialogo ecumenico - ha evidenziato il fatto che l'evangelizzazione non è sufficientemente profonda in ampi settori. Inoltre, negli ambienti intellettuali e nella cultura urbana si affaccia già il secolarismo, rafforzato dal fatto di essere la cultura dominante nei paesi altamente industrializzati.

Fra i vari temi segnalati, si potrebbe menzionare un'ampia gamma di situazioni intermedie che richiedono ulteriore attenzione. Basti ricordare la pastorale matrimoniale e familiare o la promozione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.


4. La vostra opera ministeriale, amati fratelli, deve abbracciare una realtà complessa riguardante le comunità ecclesiali che vi sono state affidate. Ai nostri giorni si rende particolarmente necessario ridestare nei fedeli la coscienza della loro responsabilità all'interno della Chiesa. Infatti, nell'amorosa accettazione di Cristo nel disegno salvifico del Padre si fonda la necessità di amarci fra di noi come fratelli e aiutarci mutuamente a vivere come cristiani. La Chiesa non sarebbe tale se ogni cristiano non fosse convinto del fatto che è sempre in continua relazione con gli altri.

così per ogni fedele è sempre possibile aiutare gli altri: a casa, nei luoghi di lavoro e di riposo, nelle riunioni familiari e sociali, negli interventi pubblici, nell'educazione e nell'assistenza sanitaria. Ognuno deve sentire, sempre di più, la responsabilità di sostenere tutti con lo stimolo della parola e del comportamento. Questo è ciò che permette di pensare ad una comunità viva, capace di crescere ulteriormente e con vigore.

Questo amore cristiano si consolida come autentica realtà di comunione nella Chiesa. Come testimoni della fede, predichiamo il Vangelo convocando la Chiesa (cfr CD 11a). Ma è soprattutto l'Eucaristia il sacramento che unisce e aggrega il Popolo di Dio. "Congregavit nos in unum Christi amor", canta la Chiesa durante la Messa "in Cena Domini" del giovedi santo. Le parole della consacrazione ci ricordano quanto grande è l'amore di colui "che dà la propria vita per i suoi amici" (Jn 15,13).


5. In questo clima di generosità senza limiti bisogna che siano orientate e formate le vocazioni alla vita sacerdotale e consacrata. Durante il mio ultimo viaggio apostolico in America Latina ho sottolineato il fatto che il numero delle vocazioni sacerdotali e, religiose riflette la maturità delle comunità cristiane.

Infatti è l'amore verso i propri fratelli quello che alla fine spinge all'accettazione della chiamata cristiana. In una parola: la carità cristiana è la prova da cui nascono le vocazioni.

Nella vostra sollecitudine pastorale, cari fratelli, fate particolare attenzione alla adeguata preparazione dottrinale e umana dei seminaristi. I seminari o case di formazione, come ripetutamente indicano gli insegnamenti della Santa Sede, devono provvedere alla formazione integrale della persona, con una solida base spirituale, morale e intellettuale, con una sana disciplina e spirito di sacrificio. Solo così sarà possibile rispondere alle necessità dei fedeli, che sperano che i propri sacerdoti siano, prima di tutto, un esempio di santità e di servizio per le loro comunità.

In questa linea di comunione, in cui il cristiano vive la sua vita di fede insieme agli altri, occorre collocare la pastorale matrimoniale. Gli sposi hanno bisogno di un orientamento costante nel loro cammino, che li aiuti soprattutto ad approfondire la sacralità e la indissolubilità del matrimonio. In questo senso, l'Eucaristia gioca un ruolo fondamentale, poiché in questa si manifesta e realizza l'amore totale che unisce Cristo con la sua Chiesa. Questo è il "grande mistero" che illumina il Matrimonio cristiano (cfr Ep 5,32).


6. L'esempio di amore e di generosa donazione di Cristo è un richiamo alla solidarietà. Quest'ultima non può rimanere circoscritta solamente all'ambito della Chiesa, ma deve riguardare tutta la vita sociale. In questo senso, come ben sapete, rimane molto da fare perché nella società si manifesti il vero spirito cristiano, poiché la carità non può convivere con l'ingiustizia. Come ho avuto occasione di sottolineare durante la mia visita pastorale nel vostro Paese, "il conseguimento del bene comune vuole raggiungere quelle condizioni di pace e giustizia, sicurezza e ordine, sviluppo intellettuale e materiale, indispensabili perché ogni persona possa vivere conformemente alla propria dignità" ("Allocutio Assumtionopoli in aede Praesidis rei publicae", 3, die 16 maii 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 2 [1988] 1484).

Come in altri luoghi del mondo, anche nel Paraguay esiste una diseguale distribuzione di beni e risorse, con il risultato che alcuni settori della società non possono soddisfare le proprie necessità principali. La vostra sollecitudine nei confronti dei più poveri, amati fratelli, deve far si che tutti siano coscienti del fatto che la solidarietà è una esigenza del Vangelo affinché si cerchino soluzioni effettive miranti a rendere possibile l'agognato progresso per tutti, nella libertà e la pacifica convivenza.

E' determinante anche la responsabilità del laico nella vita politica.

così ha inteso il Concilio Vaticano II incoraggiando la partecipazione ordinata di tutti i cittadini alla vita pubblica, rispettando pero sempre il bene comune di tutti.

Per questo, nell'azione solidale della Chiesa e nella promozione della giustizia è ineludibile la presenza dei laici. Tenendo presente che il loro compito è "la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nelle realtà del mondo" (Pauli VI, EN 70), questi devono via via prendere coscienza di tale responsabilità per poter essere promotori di tutte quelle iniziative che, in ultima istanza, devono portare alla edificazione del Regno di Dio.


7. Riserbo un ricordo speciale per i gruppi indigeni, tanto provati dalla povertà e l'abbandono. Conosco bene la preoccupazione pastorale con cui affrontate l'azione evangelizzatrice fra questi popoli, cercando allo stesso tempo di promuovere i genuini valori delle loro culture, come avete sottolineato nel recente messaggio: "La terra: dono di Dio per tutti". Vi incoraggio a proseguire in questo delicato compito di illuminare, partendo dalla Parola di Dio, la complessa questione della proprietà terriera, chiedendo una giusta distribuzione per tutti, essendo uno dei diritti primari una degna sopravvivenza.

Cari fratelli: insieme alla mia parola di affetto, specialmente per i più poveri e dimenticati, vi chiedo che portiate anche il mio cordiale saluto ai vostri sacerdoti, ai religiosi, ai seminaristi e agli altri protagonisti della pastorale. Dite loro che il Papa li ringrazia per il loro lavoro per il Signore e per il Vangelo, e che ha fiducia nella loro fedeltà e generosità.

A nostra Signora di Caacupé, patrona del Paraguay, raccomando la costante missione evangelizzatrice fra le vostre comunità ecclesiali, affinché Cristo, suo Figlio, sia sempre di più conosciuto, amato e accolto nel cuore dei Paraguaiani.

A tutti imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1989-10-21

Sabato 21 Ottobre 1989




Ai pellegrini friulani membri dell'associazione "Fogolàr Furlan" - Città del Vaticano (Roma)

"Avete saputo portare dovunque il patrimonio della vostra fede"



1. Siate i benvenuti, carissimi fedeli del Friuli, convenuti a Roma, per celebrare, unitamente ai tanti amici emigrati nella capitale dalla vostra regione, il quarantesimo anniversario di fondazione della associazione "Fogolàr Furlan".

Saluto il signor Cardinale Eduardo Pironio, il quale non ha dimenticato, pur vivendo lontano da voi, la lingua dei suoi antenati, e considera sempre con orgoglio le sue radici friulane. Saluto il vostro Arcivescovo, monsignor Alfredo Battisti, e tutti i Vescovi originari della arcidiocesi di Udine. Saluto pure con piacere le autorità della regione, i parlamentari che la rappresentano nelle istituzioni politiche nazionali, e il magnifico rettore dell'università del Friuli.

A tutti esprimo il mio compiacimento per questo incontro. Esso riassume, come in un emozionante momento comunitario, tanti valori della vostra terra.

Valori che non sono rimasti chiusi entro i confini della regione, ma si sono diffusi un po' dappertutto grazie alla testimonianza dei vostri emigranti. Il fenomeno dell'emigrazione, che ha segnato profondamente la vita friulana, s'è rivelato sotto molti aspetti una occasione provvidenziale per il manifestarsi della vocazione civilizzatrice della gente friulana. Là dov'essa è giunta ha portato il sentimento dell'unità della famiglia, insieme con una singolare ed operosa dedizione per il progresso sociale. Il vostro stesso sodalizio porta un nome che ricorda a voi, emigrati o residenti in patria, quanto vi è di più caro: il focolare. I vostri focolari, che nelle case più antiche stavano al centro della cucina, anche come luogo d'incontro di tutta la famiglia o delle famiglie riunite attorno al padre anziano, restano per voi come un richiamo alla conservazione della vostra cultura, delle vostre tradizioni, dei valori propri dei vostri avi.

Al Friuli voi sempre ritornate, almeno col cuore, per ritrovare nelle solennità, nelle feste, negli appuntamenti tradizionali forti ragioni di vita.

Sulla vostra terra, spesso in passato avara di frutti, molti di voi hanno stabilito di ricostruire la casa perché ivi rimanga sempre la radice profonda delle generazioni che verranno. La stessa opera di ricostruzione rapida, intelligente, generosa ed onesta, seguita all'ultimo rovinoso terremoto, dice quanto voi amiate il paese in cui siete nati.


2. Ma anche nelle varie parti del mondo voi avete saputo portare il patrimonio della fede cristiana, il senso di Dio e il rispetto dei valori soprannaturali.

così anche per mezzo vostro la religione cristiana ha camminato nel mondo, ed ancor oggi, in terre lontane, spesso le tradizioni religiose della vostra gente sono di stimolo e di aiuto alle Chiese locali.

Tra le virtù molto apprezzate del vostro Friuli primeggia un forte sentimento di onestà, sul quale si fondano non soltanto le relazioni tra di voi, ma anche con ogni altra persona. E' così che la presenza nel Friuli di gruppi etnici diversi, ivi stanziatisi a causa di complesse vicende storiche, lungi dall'essere motivo di conflittualità, ha contribuito ad arricchire di motivi nuovi la convivenza, nel pieno riconoscimento dei diritti comuni, acquisiti nei debiti modi e realizzati in un clima di fedeltà e di amicizia.


3. Alla luce della vostra storia, esprimo a tutti voi, soci del "Fogolàr Furlan", l'auspicio che possiate incrementare quello spirito di pace, di giustizia, di concordia, che è sempre stato alla base del vostro sviluppo e che costituisce pure la ragione dell'odierno progresso della vostra regione.

Nell'accomiatarmi da voi, mi è caro rivolgervi il saluto abituale che vi è proprio: "Mandi". Anch'io dico a voi: "Mandi", una parola che è un augurio, sia che significhi "Mane diu", vivi a lungo, o "Mane in Deo", che tu possa vivere sempre nell'amicizia con Dio.

Con questi sentimenti imparto a voi tutti la mia benedizione, estensibile alle vostre famiglie, agli amici, a tutta la cara popolazione friulana.

1989-10-21

Sabato 21 Ottobre 1989




Alla federazione nazionale dei cavalieri del lavoro - Città del Vaticano (Roma)

Udienza a cavalieri del lavoro


Egregi signori.


1. Sono lieto di questo incontro con voi, uomini del mondo dell'imprenditoria, giovani universitari, convenuti con le famiglie a Roma in occasione del cinquattottesimo congresso nazionale dei cavalieri del lavoro.

Vi saluto tutti cordialmente, mentre ringrazio il senatore Alfredo Diana, presidente della federazione, per le parole deferenti a me rivolte, interpretando anche i vostri sentimenti.

Il vostro sodalizio, che raccoglie tutti coloro che sono stati insigniti dell'ordine al merito del lavoro nel campo dell'industria, dell'agricoltura e del commercio, ha come protettore il patrono d'Europa, san Benedetto, il quale fece del lavoro una regola di vita, uno strumento per l'elevazione dell'uomo e per la rinascita della società.


2. Voi sapete quale importanza la Chiesa annette alla realtà del lavoro, riconoscendo in esso un fattore determinante per lo sviluppo dell'uomo e per il progresso sociale e spirituale del mondo.

Il vostro sodalizio annovera uomini scelti fra coloro che si sono particolarmente distinti per spirito di imprenditorialità, per senso sociale e rispetto delle norme che regolano la vita aziendale. La vostra federazione, poi, fra gli altri scopi si propone quello dello studio dei problemi dell'economia e del lavoro, la formazione culturale dei giovani nell'ambito dell'orientamento all'università e alla professione.


3. Ebbene, nell'augurarvi che nel vostro alto senso di responsabilità abbiate sempre presente la visione globale dei problemi, la quale costituisce.il fondamento di una vera giustizia, son certo che vi adopererete per formare i giovani al dovere, oggi per tutti urgente, di collaborare allo sviluppo della società (SRS 30).

Mentre vi ringrazio per la vostra visita, vi benedico tutti di cuore.

1989-10-21

Sabato 21 Ottobre 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Ai partecipanti al capitolo generale della congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue - Città del Vaticano (Roma)