GPII 1989 Insegnamenti - L'incontro con le autorità e la cittadinanza - Taranto

L'incontro con le autorità e la cittadinanza - Taranto

Offrite una vela a tutti coloro che faticano nel mare della vita


Cari cittadini di Taranto!


1. Finalmente si compie il nostro reciproco desiderio di incontrarci qui, nella vostra bella, antica ed operosa città dei due mari, e ringrazio Dio per il dono che ci fa.

Tutti saluto di gran cuore: fratelli nell'Episcopato, autorità cittadine, provinciali e regionali, sindaci della provincia ionica; e voi presenti in questa piazza della Vittoria, e quanti in diversi modi sono in ascolto.

Ringrazio, in particolar modo, il signor ministro, che ha parlato in rappresentanza del governo, e il sindaco di Taranto, che mi ha rivolto espressioni di benvenuto e di omaggio a nome di tutta la cittadinanza.

Ventun anni fa, Paolo VI voleva celebrare la Messa della notte di Natale tra gli operai del centro siderurgico, in questa terra, "chiamata - egli diceva - al risveglio e allo sviluppo economico, sociale, spirituale" ("Insegnamenti di Paolo VI", VI [1968] 1114). Sulle orme del mio predecessore, il Papa della "Popolorum Progressio", la mia visita odierna è cominciata dall'area industriale, per sottolineare l'attenzione costante con cui la Chiesa segue questo delicato settore che, da sempre, condiziona nel bene e nel male la crescita, anzi l'immagine stessa della vostra comunità. Riconosciamo insieme, questa sera, la portata profetica delle parole di Paolo VI, allorché concludeva dicendo che, laddove è maggiore il pericolo della disumanizzazione - ed ogni ambiente di lavoro è esposto a tale pericolo - ivi è più urgente "il soffio del Vangelo, come ossigeno di vita degna dell'uomo" ("Insegnamenti di Paolo VI", VI [1968] 1114.700).

Dalla vostra storia più che bimillenaria e soprattutto dalla tradizione cristiana attingiamo insieme, in questa felice occasione, motivo di speranza e di incoraggiamento per la città e per ciascuno di voi, come per tutte le amate terre del meridione d'Italia.


2. Taranto: città preromana, popolosa metropoli della "Magna Graecia", è conosciuta per la feracità del suolo e la vivacità commerciale e industriale, per la pescosità del mare e perfino per la qualità dell'acqua di mar Piccolo. Nel suo passato di cultura e di splendore, come testimoniano i pensatori della "scuola filosofica", e gli artisti immortalati in diverse finissime creazioni, c'è la genialità di tanti abitanti, che con le loro iniziative hanno reso illustre la città. Storia nobile, dunque, ricca di valori umani e spirituali; storia che, pero, non manca di vicende tristi, perché segnata dal passaggio di non pochi dominatori e predatori, con rovinose distruzioni e significative rinascite. Essa, tuttavia, rivela il coraggioso, continuo riemergere di un popolo, che è venuto via via caratterizzandosi per un fecondo intreccio di tradizioni e culture diverse, cementate dal senso cristiano della vita.

Nel secolo scorso, dopo l'unificazione politica d'Italia, la vostra città ha conosciuto un crescente ampliamento urbanistico ed un primo impulso industriale, in senso moderno, con l'arsenale ed i cantieri navali; divenuta capoluogo di provincia, ha registrato, dopo l'amara esperienza della seconda guerra mondiale, una vera accelerazione nella crescita. La nuova industrializzazione, con insediamenti grandi, medi e piccoli, ha cambiato non poco il volto dell'intera zona ionica, sia dal punto di vista economico-sociale che da quello demografico e culturale.

Quando sembrava legittimo guardare con tranquillità al futuro, è intervenuta purtroppo la crisi mondiale dell'acciaio, con il drastico ridimensionamento dell'occupazione, ancora in corso, e con preoccupanti prospettive per la vita delle famiglie, della città e dell'intera regione.


3. Cari fratelli e sorelle, mi rendo ben conto delle gravi difficoltà che tutto questo comporta; ma, lasciatemi dire, le incertezze ed i problemi dell'oggi non devono far cadere la speranza. Cercate e trovate motivi di fiducia nella vostra forza di volontà; cercateli soprattutto nella ricca tradizione cristiana, in quella fede che, vissuta in pienezza, diventa forza capace di smuovere le montagne. Di fronte alla crisi persistente, economica e morale, bisogna rifiutare le tentazioni della passività e dell'individualismo, dell'impazienza superficiale e della spettacolarità effimera, come pure ogni via illecita di speculazione privata e di gruppo, specie se a danno dei più poveri, i nuovi poveri! Bisogna rifiutare le vie della violenza diretta, ma anche di quella indiretta, che si chiama corruzione o ricatto, uso distorto del denaro e dell'informazione, manipolazione di beni comunitari e, soprattutto, rifiuto pratico della dignità di ogni uomo, anziano o nascituro, libero o carcerato. Ogni passo su questa strada rende più difficile la convivenza in una città che ha avuto sempre in onore il pane guadagnato col proprio sudore e con la propria creatività.

La pace e la sicurezza di questa comunità sono dono di Dio da invocare con la preghiera costante e uno insieme frutto del quotidiano, coraggioso impegno dei cittadini e delle istituzioni, delle associazioni e dei movimenti. Occorre che tutti si impegnino a ricreare il gusto della vita cittadina. Gesù Cristo, da antichissima data diventato per voi tarantini "sapienza e giustizia, santificazione e redenzione" (1Co 1,30), attende il vostro contributo, anche e soprattutto quello meno appariscente, ma deciso. Guardate a Cristo, sapienza del Padre, in questa ora decisiva della vostra storia, ben sapendo che essa affonda le sue radici più vive e feconde nel suo Vangelo, arrivato qui ben presto per le vie del mare. Già nei primi secoli della nuova era, Taranto aveva una comunità cristiana ben organizzata, a cui il Papa san Gelasio I scrisse una lettera, spinto dalla sollecitudine per la purezza della fede. I vostri antenati hanno dato i nomi dei santi apostoli Pietro e Paolo alle due isole di mar Grande.


4. Vi dia nuova speranza nell'impegno comunitario anche il pensiero che, con san Cataldo, il vostro celebre patrono, l'identità cristiana, sociale e culturale, di questo popolo crebbe in profondità e ampiezza, fino ad esprimersi in un maestoso duomo a lui dedicato, una delle più antiche e famose cattedrali di Puglia. In epoca moderna, dopo il concilio tridentino, Taranto ha avuto il merito di erigere uno dei primi seminari diocesani e di dare due glorie alla Chiesa e due intercessori alla vostra società, san Francesco De Geronimo e il beato Egidio.

Sulla cattedra di san Cataldo sono saliti Vescovi zelanti e prudenti nel promuovere la vita religiosa, profondamente mariana, di questo popolo.

L'arcidiocesi tarantina è stata sempre fiorente per chiese, clero, vocazioni religiose, associazioni e iniziative di pastorale sociale. Qui si è tenuto, all'inizio di questo secolo, uno dei primi congressi nazionali dei cattolici impegnati in campo sociale. In questa città, negli ultimi anni, avete innalzato la nuova cattedrale, dedicata alla gran Madre di Dio. Questo monumento di arte e di fede vi ricordi il desiderio e il dovere di inserirvi da credenti nel cuore dello sviluppo, non solo urbanistico, della nuova Taranto e di offrire una "vela", un luogo di sicura fraternità e speranza, a tutti coloro che faticano sul "mare" della vita.


5. Proprio di li, infatti, ormai alle soglie del duemila, prende il largo un nuovo progetto di città, aperta a tutte le istanze di crescita e di liberazione di questo popolo antico e sempre nuovo. La "vela" è anche segno di una Chiesa che va incontro alla città e, valorizzando il legame storico-spirituale tra san Cataldo e la concattedrale, tra la città vecchia e i nuovi quartieri, si impegna a costruire un ponte ideale verso il futuro, capace di assicurare prospettive di serena e costruttiva convivenza per tutti. La fede cristiana, rinnovata e consapevolmente vissuta, sia per voi ispiratrice, oggi come ieri, di impulsi nuovi, di risposte creative di fronte all'emergenza economica, alle disarmonie dello sviluppo e alle legittime attese di promozione in campo sia meridionale, che nazionale.


6. Questo impegno, che si riassume nell'amore di Dio e del prossimo, come Cristo ha insegnato, è certo formidabile, ma è carico di futuro. Lo consegno a tutti e, in particolare, ai responsabili, specie se cristiani, della vita sociale e politica, culturale ed economica di Taranto e dei suoi vivaci comuni. E' un impegno per l'uomo concreto, a partire dal più debole. Un impegno per la dignità dell'uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Un impegno per i giovani, che si affacciano oggi alla vita col fervore delle loro fresche energie.

Nell'affidarvi questa consegna vi dico: ponetevi a servizio gli uni degli altri, mossi da autentico spirito di solidarietà umana e cristiana, e Dio vi sarà sempre accanto con l'aiuto della sua grazia.

Con tale augurio, vi benedico tutti di cuore.

1989-10-28

Sabato 28 Ottobre 1989




L'incontro con le coppie di sposi - Taranto

Il matrimonio è un'esperienza di fede da far insieme: culmina il giorno del "si" e si prolunga per la vita


Carissimi sposi.


1. Ringrazio il vostro Arcivescovo, e anche la coppia di sposi, per l'indirizzo di saluto rivoltomi a nome di tutti.

Ogni volta che entro in una cattedrale mi sento accolto da tutta la Chiesa particolare. Questa, sera, a conclusione della prima giornata a Taranto, sono lieto che siate voi, giovani coppie, a farvi interpreti della vostra Chiesa, insieme col vostro Pastore diocesano, nell'accogliere il Papa. La vostra festosa presenza, cari sposi, suscita, in questo antico tempio, un atmosfera di giovinezza e di speranza.

A voi e a tutte le coppie rivolgo un cordiale saluto, esprimendo la mia gioia. In mezzo al Popolo di Dio voi avete il vostro dono specifico: col sacramento del Matrimonio significate e partecipate il mistero di unità e di fecondo amore che lega Cristo alla Chiesa (cfr LG 11). Tra voi il Papa conclude la sua giornata, gustando in un certo senso, di essere accolto nella vostra casa per rivedere con voi i momenti più significativi del vostro cammino.

Il ricordo della cerimonia delle recenti nozze è ancora vivissimo nel vostro cuore, con quello delle parole di augurio e di benedizione che il sacerdote vi ha detto in quel giorno dall'altare: nel nome di Dio e della Chiesa, alla presenza dei vostri cari, vi ha esortati con coraggio e fedeltà, alla vostra vocazione. Ora questo incontro ci consente di riannunciare la buona notizia del Matrimonio cristiano.


2. In questa luce vorrei raccomandarvi, anzitutto, di vivere la vostra unione in un clima di fede. L'amore cristiano non è solo frutto del proprio volere o del proprio sentire, ma è anche e soprattutto effetto della vita di grazia che opera nell'esistenza degli sposi. Essi, come cristiani, si amano si col cuore umano, ma nel contempo, vorrei dire, si amano anche col Cuore di Cristo e nel Cuore di Cristo: è Cristo stesso che ama in loro e per mezzo di loro, se è vero che il cristiano può dire con san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" (Ga 2,20).

Questo pensiero, cari sposi, è tale da dare un grande conforto nelle responsabilità che vi attendono come primi educatori dei vostri figli; nelle gioie caste e profonde dell'unione a due; e anche nei momenti di prova, quando sembra venir meno la reciproca fiducia, quando sembra tanto difficile accettarsi vicendevolmente, quando le incomprensioni sembrano offuscare o quasi spezzare la sintonia e la comunione.

E' Dio stesso che vi ha uniti! E' lui che ha voluto e benedetto il vostro amore! E' lui che può e vuole amare in voi ed attraverso di voi! L'amore, se abbandonato alla fragilità delle sole forze umane, non resiste alle difficoltà; ma, se radicato in Dio, sa restare fedele e temprarsi nella prova.

Il Matrimonio cristiano, cari sposi, è un'esperienza di fede da fare insieme, in un itinerario serio di formazione e di testimonianza, che culmina il giorno del "si", ma che si prolunga per tutta la vita.


3. L'amore tra i coniugi può andare incontro a crisi solo se è egocentrico e individualistico. Gli sposi cristiani sanno che ogni specie di amore, ma in particolar modo quello coniugale, deve trovare nel dono di sè il suo principio e la sua legge, per poter dare la felicità che promette. San Paolo ha offerto di ciò una splendida enunciazione nel capitolo tredicesimo della lettera ai Corinzi: "la carità - egli dice tra l'altro - tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (1Co 13,7).

Senza la pratica di questa legge, qualsiasi forma d'amore finisce, a lungo andare, per raffreddarsi e diventare incapace di reggere alle prove. Ciò vale, in particolare, per l'amore coniugale, la cui finalità non si racchiude nell'ambito della sola esperienza terrena, ma si apre ad una prospettiva di vita eterna. E' necessario scoprire nella persona amata l'immagine di Dio, in essa impressa, se si vuole che nasca per lei un amore senza fine. L'amore cristiano mette in luce tale immagine e, per questo, è garanzia di fedeltà reciproca. E' ancora san Paolo (cfr Ep 5,22-23) - come ho ricordato nella lettera apostolica "Mulieris Dignitatem" - ad annunciarci la novità della "sottomissione reciproca nel timore di Cristo... Mentre nella relazione Cristo-Chiesa, la sottomissione è solo della Chiesa, nella relazione marito-moglie la sottomissione non è unilaterale, bensi reciproca!" (MD 24).


4. Col Matrimonio, sposi carissimi, avete iniziato l'attuazione di un grande progetto: fondere le vostre persone fino a diventare "una sola carne" e far nascere, da questa stupenda unione, la vita, la vita dell'uomo. Siete collaboratori del Creatore nella diffusione e nell'educazione della vita umana.

L'amore sponsale sfocia per sua natura nell'amore paterno e materno. Il vostro essere-padre ed essere-madre, tuttavia - voi lo sapete - va al di là del semplice fatto fisico, per divenire un generare spirituale. Ecco la vostra opera educativa! Siete chiamati a comunicare al frutto della vostra unione non solo i beni materiali, ma anche quei beni dello spirito e quelle virtù, quegli ideali e quei valori morali, che costituiscono l'eredità più preziosa. Per essa i vostri figli sapranno esservi grati. L'eredità dei beni materiali, per quanto importante, può essere "rubata dal ladro o consumata dalla tignola"; l'eredità di una vita fatta di esempi retti e santi è un tesoro che nessun ladro può rubare e nessuna tignola consumare (cfr Lc 12,33).


5. Educare i propri figli all'onestà, alla lealtà, alla giustizia: ecco l'aspirazione di ogni buon genitore. Figli che siano l'onore dei genitori, certamente, ma che siano anche l'onore della Chiesa.

La formazione dei giovani alla scoperta della vita come dono e vocazione, alla purezza personale ed alla comprensione della dignità del Matrimonio, alle virtù sociali, umane e cristiane, è e resta sempre, per i genitori, un'arte difficile. Purtroppo, spesso essi lamentano di non essere sostenuti, nella loro opera educativa, dall'ambiente che li circonda e dai mezzi della comunicazione di massa, generalmente ispirati a criteri permissivi.

Nonostante queste difficoltà, sposi carissimi, contate sulla grazia di stato: essa vi abilita a compiere adeguatamente i vostri doveri di genitori e di educatori, aprendovi esaltanti prospettive di bene per i vostri figli. Quanto più sarete attratti dalle grandi mète cristiane, tanto più potrete far fronte con successo alle vostre responsabilità. Del resto, quanti genitori nella storia della Chiesa hanno avuto la grazia e la forza di educare figli buoni e retti, pur nel contesto di situazioni difficili! Quanti grandi santi hanno ricevuto il germe iniziale del loro cammino di perfezione in seno alla famiglia! Come non ricordare qui una gloria spirituale di Taranto, il beato Egidio, nato non lontano dalla cattedrale, al pendio La Riccia, in una famiglia laboriosa e timorata di Dio?


6. La Chiesa di domani ha bisogno di voi, sposi carissimi. Siate coscienti della vostra alta missione e fate tesoro, abbondantemente, di tutti gli aiuti spirituali e le proposte pastorali che la Chiesa vi offre, a livello parrocchiale e diocesano, per rispondere alla vostra chiamata di sposi e di educatori.

Assicurerete così, non solo alla comunità ecclesiale, ma anche alla società, la collaborazione più efficace e lungimirante. Infatti "la promozione di un'autentica e matura comunione di persone nella famiglia diventa prima e insostituibile scuola di socialità, esempio e stimolo per i più ampi rapporti comunitari all'insegna del rispetto, della giustizia, del dialogo, dell'amore" (FC 43).

L'incontro nella Basilica-cattedrale di san Cataldo ricordi a voi e a tutte le famiglie il profondo legame con la Chiesa locale, nel suo cammino storico, e il dovere di crescere nell'unità e nell'amore. Chiamati ad accogliere e a servire il dono ed il mistero della vita, sappiate sempre cercare il modello e la protezione di Maria e di Giuseppe, la madre ed il custode del Redentore.

Di cuore vi benedico, insieme con i vostri cari.

[Al termine il Santo Padre ha pronunziato le seguenti parole:] Non possiamo naturalmente esaurire questa tematica così profonda e diversificata come è la tematica della vostra vocazione e della vostra missione, umana e cristiana, ma tocchiamo almeno alcuni punti. Se potessi aggiungere una cosa che mi viene in mente a quanto ho già detto, vorrei incoraggiarvi, anche invitarvi a perseverare nella preghiera. Voi siete stati uniti in sacramento davanti a Dio e siete così uniti sempre, in ogni situazione. Questa unione davanti a Dio è già una preghiera esistenziale. La vostra esistenza, attraverso il sacramento, si è fatta tutta una preghiera.

Come non esprimere questa preghiera esistenziale, questa verità esistenziale del vostro Matrimonio? Come non esprimerla anche nella preghiera, liturgica, orale, meditativa? Come non inginocchiarci davanti a Dio Padre onnipotente che vi ha uniti, che vi ha fatti "una carne", ma anche uno spirito, nel Cristo? E poi, carissimi, se si vuole trovare un ambiente per l'opera educativa di cui ho precedentemente parlato, se si vuol edificare un ambiente spirituale, educativo nella famiglia, si deve pregare. Non si può insegnare ai figli la verità di Dio se non si prega insieme con loro, perché questa verità di Dio si esprime con la preghiera e si trasmette con la preghiera. Vi invito di cuore a questa preghiera comune, comunitaria, matrimoniale, familiare. E così si possono superare le prove, vincere le prove e soprattutto rendere realtà quanto avete promesso davanti all'altare, davanti a Dio, promesso a voi stessi in questa stupenda alleanza matrimoniale, in questo patto a due in cui avete promesso la fedeltà, l'amore, e la perseveranza nella comunione matrimoniale, fino alla morte.

Fatelo attraverso la preghiera. Cercate di realizzare, attuare quotidianamente questo grande progetto della vostra vita, attraverso la preghiera, basandovi sulla preghiera, traendo da essa la forza.

La preghiera non è solamente opera nostra in cui noi ci impegnamo, in cui noi ci portiamo davanti a Dio e verso la sua maestà infinita e la sua bontà.

La preghiera è anche sorgente delle energie divine. E' un dialogo delle forze. Noi veniamo davanti a lui, al nostro Dio e Padre, alla Santissima Trinità, davanti al Redentore, davanti allo Spirito Santo. Ma lui subito entra in dialogo con noi e vuole offrirci queste energie per cui la nostra vita si fa divina.

E' quanto volevo aggiungere senza dilungarmi troppo. E' bellissima questa composizione: la più antica cattedrale delle Puglie, dell'XI secolo, e i più giovani sposi della arcidiocesi di Taranto.

1989-10-28

Sabato 28 Ottobre 1989




L'incontro con gli alunni del seminario liceale interdiocesano - Taranto

Il rinnovamento del sud è collegato con l'opera spirituale e morale del suo clero



1. Cari giovani alunni di questo seminario liceale interdiocesano, e cari ragazzi provenienti dal seminario ginnasiale di Taranto e Castellaneta! Eccoci di nuovo insieme. Meno di un anno fa siete venuti a trovarmi in Vaticano ed avete partecipato alla santa Messa nella cappella "Redemptoris Mater".

Ora desidero restituirvi la visita in questa bella casa di formazione. Anche questa volta l'incontro avviene all'inizio della giornata, per effondere la prima lode al Signore.

Il mio saluto va a tutti voi, alle vostre famiglie ed ai vostri superiori, ai docenti ed a tutti i collaboratori di questi seminari. Saluto in particolare le religiose che consacrano a voi preghiere e fatiche: le carmelitane del vicino monastero "Gesù Sacerdote" e le suore missionarie del Sacro Costato qui presenti. Infine saluto di cuore tutti i vostri Vescovi, le vostre diocesi e le comunità religiose e parrocchiali da cui provenite.


2. Sono lieto di vedervi numerosi e di sapere che vi animano intenzioni generose, nel desiderio di consacrarvi a Dio per il bene della Chiesa di Puglia. L'antico albero del cristianesimo, che ha messo profonde radici in terra pugliese, è sempre vivo e pronto a mettere nuovi germogli, che fanno ben sperare per il futuro delle vostre Chiese.

E' importante che voi, giovani orientati a diventare i sacerdoti del duemila per questo vostro popolo generoso, sappiate ascoltare la voce insistente della vostra storia religiosa, e non dimentichiate che il rinnovamento ecclesiale e sociale del sud sarà anche domani intimamente collegato con l'opera spirituale, morale e culturale del suo clero.

Sappiate ispirare la vostra formazione agli esempi luminosi che vi offrono pastori di questa vostra terra, totalmente dediti al loro gregge nell'annuncio della Parola di Dio e nella costruzione di comunità cristiane veramente impegnate. Stanno davanti a voi, per incitarvi, anche figure recenti di eroici missionari pugliesi, che non hanno temuto di dare la vita per il Cristo.


3. Il vostro itinerario di maturazione umana e cristiana, orientato al sacerdozio, è anzitutto una crescita nella capacità di ascolto. Vi parlano i santi della gioventù, raffigurati nella cappella del vostro seminario; vi parlano le eminenti personalità della vostra Chiesa e della vostra storia, vi parla il vostro cuore.

Ma soprattutto vi parla Cristo. In questo cammino la sua voce si fa sempre più chiara ed esigente: Seguimi! (Lc 5,27). Eppoi: - Vai anche tu a lavorare nella mia vigna! (cfr Mt 20,4 Mt 20,7) - Sarai mio testimone! (cfr Ac 1,8) - Anche tu dovrai confermare i tuoi fratelli nella fede (cfr Lc 22,32). - Voi siete miei amici, perché vi ho fatto conoscere tutto quello che ho udito dal Padre (cfr Jn 15,14-15).

Carissimi, vivete la beatitudine dell'ascolto e, se Dio vorrà, avrete la forza di "lasciare tutto" (Lc 5,11) per seguire Gesù e servirlo nei fratelli.


4. Il primo presupposto per un costante ascolto di Cristo è la piena conoscenza di voi stessi. Un lavoro metodico ed intelligente sul vostro io vi aprirà alla formazione consapevole e gioiosa dell'uomo nuovo.

E' una novità di vita che voi esprimete già da oggi, quando crescete nell'amore fraterno e nella libertà, facendo tesoro delle indicazioni che vi vengono dalle guide spirituali, dai compagni e dagli avvenimenti con cui il Signore arricchisce il vostro cammino. Soprattutto quando stimate la preghiera e le restate fedeli, alimentando un dialogo ininterrotto con Cristo, amico e fratello.

Imparate a riconoscere tale novità di vita ogni giorno sul volto di Maria, la Vergine dell'ascolto, modello di docilità allo Spirito e di servizio radicale a Dio per la salvezza dell'umanità.


5. Su tutti voi invoco le grazie necessarie per coronare il dono della vocazione sacerdotale: la luce del Signore, perché illumini le vostre coscienze, e la generosità del cuore di fronte agli inevitabili sacrifici. Invoco per voi e per i vostri educatori la sapienza di Cristo per realizzare il programma di crescita umana e cristiana che già vi impegna. Invoco, infine, sui vostri Vescovi e su tutti i vostri cari la consolazione di vedervi arrivare un giorno all'altare.

Maria, regina degli apostoli, vi conduca per mano e vi sostenga nel cammino.

Su tutti voi e sui vostri buoni propositi la mia benedizione apostolica.

1989-10-29

Domenica 29 Ottobre 1989




Agli agricoltori ed artigiani - Martina Franca (Taranto)

La qualità della vita è il frutto della promozione globale dei valori economici, culturali e morali di un popolo



1. Durante la mia visita all'arcidiocesi di Taranto non poteva mancare l'incontro con la vostra bella comunità di Martina Franca. Da questo luogo sono spinto a guardare l'orizzonte, cercando da un lato il mare Ionio e dall'altro l'Adriatico.

Ma soprattutto lo sguardo cerca la suggestiva valle d'Itria, curata con amorevole fierezza dai coltivatori della terra e da tutto il popolo martinese. Nello stesso tempo, con uguale curiosità, gli occhi si dirigono verso il centro storico, alla ricerca delle raffinate manifestazioni della vostra tradizione artigianale.

Contemplando da questo singolare osservatorio l'insieme di case e strade, giardini e campi che formano Martina Franca, si prova subito un sentimento di ammirazione per il Creatore e per l'opera delle mani dell'uomo. E', la vostra, una terra strappata faticosamente alla roccia della Murgia, resa docile e feconda con il lavoro tenace di generazioni di contadini e di massari; una terra che ha fornito, per così dire, la materia prima alle tante e diverse botteghe di artigiani, abili nella lavorazione del legno e della pietra, della calce e della lana. Botteghe che - sappiamo bene - hanno gloriose tradizioni anche in altri centri di questa provincia: penso soprattutto a quelle della ceramica di Grottaglie.

Grande è stato il merito dei vostri padri, che hanno saputo custodire e coltivare i boschi, arricchire la terra di vigne ed ulivi, piegare la durezza della pietra e costruire i bianchi tipici "trulli".

Altrettanto degna di ammirazione è la loro fede operosa, che ha costellato il territorio di cappelle, santuari e chiese, fra cui primeggia l'insigne collegiata di san Martino. Tutto questo testimonia un'antica, feconda comunione tra religione e lavoro, tra fatica e croce, tra sudore e preghiera, tra creatività e redenzione (cfr LE 27).


2. Oggi, lo sappiamo, l'economia di questo territorio non è priva di difficoltà, al punto che le piccole aziende agricole a conduzione familiare cercano l'integrazione con altre attività, artigianali e non. L'agricoltura e l'artigianato vivono una complessa evoluzione, non solo e non tanto per le strutture e per i metodi di produzione, quanto piuttosto per il rapporto di dipendenza fra domanda e offerta, che impone limiti alla quantità e condizioni sempre più esigenti alla qualità e novità dei prodotti. Nessun settore produttivo può dirsi a sè stante.

Nella catena agro-industriale e agro-alimentare, l'agricoltura è anello del sistema economico del paese e specchio - con l'artigianato - di una interdipendenza sempre più marcata nello sviluppo. Proprio per questo anche il vostro lavoro è esposto al rischio di una nuova schiavitù imposta dal datore di lavoro "indiretto". Ne ho parlato nella "Laborem Exercens", mettendo in guardia contro una politica del lavoro non corretta dal punto di vista etico, proprio perché trascura un tale sistema di condizionamenti, gestito a volte dallo Stato stesso (cfr LE 17). Sono qui ad incoraggiare e sollecitare sforzi di politica economica volti alla salvaguardia di diritti specifici dei lavoratori, particolarmente del sud.

La urgente diversificazione dell'economia ionica esige che l'agricoltura di tutta la provincia sia sostenuta con processi cooperativistici coordinati e corretti insieme con poli agro-industriali integrati; esige anche che l'artigianato non sia condizionato ad una sopravvivenza elitaria e volontaristica, ma incoraggiato con l'applicazione delle leggi di settore. La crisi mondiale dell'acciaio chiede che il bene comune sia perseguito attraverso una nuova, giusta e solidale regolazione dei rapporti fra le diverse economie.


3. Ho parlato di solidarietà. Essa è insieme sorgente e frutto della pace con Dio e con tutto il creato. Essa fonda ed alimenta quel rapporto sereno ed armonico degli uomini fra di loro e con le realtà del cosmo, che è stata tradizione feconda della civiltà rurale, come pure della cultura delle botteghe, vere e proprie scuole di vita.

Non posso fare a meno di consegnare a voi, martinesi, la mia sollecitudine per una delle sfide più pressanti della nostra generazione: come conciliare l'economia dello sviluppo con l'ecologia umana, con la qualità della vita.

Ricerche scientifiche, proposte ed iniziative di associazioni professionali e, soprattutto, la responsabilità degli operatori economici, devono stabilire la compatibilità "umana" fra le tecniche di produzione, trasformazione e commercio e il rispetto degli equilibri ambientali. "Nei confronti della natura visibile siamo sottomessi a leggi non solo biologiche, ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire" (SRS 34). Un compito, questo, che impegna ogni cittadino.

In questa vostra terra ancora relativamente immune dagli inquinamenti delle grandi aree urbane ed industriali, il Papa vi esorta alla lungimiranza di fronte a beni come l'aria pura e l'acqua limpida, i boschi verdi e le terre coltivate. Solo così consegnerete integro alle generazioni future il patrimonio di queste vostre ricchezze naturali, insieme con l'antico spirito di accoglienza operosa, cordiale ed esigente dei vostri padri. Solo così trasmetterete il senso genuino del creato e della fraternità ai vostri discendenti e a quanti abiteranno, domani, questa terra che vi è cara.


4. La qualità della vita non è solo il risultato di un ambiente sano e pulito, ma il frutto della promozione globale dei valori economici, culturali e morali di un popolo.

Tanti valori devono essere sempre riproposti, redenti e resi armonici mediante la sapienza evangelica.

In particolare, la qualità della vita morale e religiosa, che da sempre è anima e fermento della vostra civiltà, vi impegna tutti in un'opera di generosa rivitalizzazione. Le espressioni originali di religiosità popolare e di impegno sociale, che caratterizzano la vostra storia, vi stimolano in questa stagione ad una nuova semina, ovunque sia possibile: nelle associazioni di culto e nei luoghi di formazione, nell'apostolato della carità, nelle confraternite e nelle altre organizzazioni. Sapendo che "a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune" (1Co 12,7), siate "operai della vigna", gioiosi e laboriosi, affinché Martina Franca - che ha fornito uomini di genio e di cultura, Vescovi e sacerdoti, religiosi e laici, benemeriti della società e della Chiesa - continui a portare abbondanti frutti di cooperazione e solidarietà anche ai nostri giorni.

Popolo diletto di Martina Franca, accogli le tue nuove generazioni con costante e coraggioso amore alla vita, nel fiducioso ascolto della Parola di Dio.

Saprai così resistere alla tentazione del consumismo e alla seduzione del secolarismo.

Aziende agricole e botteghe artigianali, ditte tessili e imprese edili, voi tutte espressioni del lavoro commerciale e delle attività culturali, artistiche e sportive di questo popolo tenace di Martina Franca, possiate proseguire verso nuovi traguardi di convivenza civica e di progresso sociale e spirituale. Vi animi l'amore alla vostra terra e all'unità delle vostre famiglie, vi orientino l'insegnamento della Chiesa e il richiamo della santità cristiana.

Con l'intercessione del celeste patrono san Martino, a tutti imparto la mia paterna benedizione.

1989-10-29

Domenica 29 Ottobre 1989




L'omelia della concelebrazione eucaristica - Taranto

"Chiesa che sei in Taranto, riscopri la tua vocazione a proclamare al mondo le "opere meravigliose" di Dio"



GPII 1989 Insegnamenti - L'incontro con le autorità e la cittadinanza - Taranto