GPII 1989 Insegnamenti - Ai partecipanti al convegno promosso dalla CEI - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti al convegno promosso dalla CEI - Città del Vaticano (Roma)

Lo sport va visto come servizio all'uomo e non nella dinamica del profitto



1. Nel dare il mio cordiale benvenuto a tutti voi, incaricati diocesani della pastorale dello sport, dirigenti di associazioni sportive di ispirazione cristiana, e autorità del mondo sportivo italiano, desidero esprimere vivo compiacimento alla Conferenza Episcopale Italiana che, attraverso il suo ufficio competente, ha promosso il convegno nazionale su "Sport, etica e fede per lo sviluppo della società italiana". La vostra presenza richiama alla mia mente l'indimenticabile incontro con gli sportivi, avvenuto nello stadio Olimpico di Roma durante l'anno giubiliare della Redenzione il 12 aprile 1984.

In quella circostanza, ricordavo "la fondamentale validità dello sport non solo come termine di paragone per illustrare un superiore ideale etico ed ascetico, ma anche nella sua intrinseca realtà di coefficiente per la formazione dell'uomo e di componente della sua cultura e della sua civiltà". ("Insegnamenti di Giovanni Paolo II", VII [1984] 1006).

Infatti sappiamo che san Paolo si riferisce alla prassi agonistica per sottolineare lo spirito di coraggio che la vita cristiana esige, se vuole veramente conformarsi a Cristo. La vita secondo il Vangelo richiede una disciplina rigorosa e costante, e si manifesta come una continua sfida contro le insidie delle potenze del male, presente e operante in noi e nel mondo. Per questo san Paolo, ben consapevole delle difficoltà, invitava a "combattere la buona battaglia della fede (1Tm 6,12) senza scoraggiarsi di fronte agli ostacoli, e proponeva di non dimenticare la sicura realtà del premio, dicendo: "corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio mi chiama a ricevere lassù" (Ph 3,14).

La vita cristiana appare dunque come uno sport assai impegnativo, che unifica tutte le energie dell'uomo, per orientarle alla perfezione della personalità, verso una mèta che realizza nella nostra umanità la "misura del dono di Cristo" (Ep 4,7).


2. Il vostro convegno si colloca opportunamente nella fase di preparazione delle prossime competizioni mondiali, in modo da predisporre una riflessione più pacata su un avvenimento che certamente coinvolgerà l'attenzione di milioni e milioni di persone, offrendo, in pari tempo, la possibilità di esaminare il contributo che lo sport offre allo sviluppo della persona e al miglioramento della qualità della vita. Questo momento di riflessione della Chiesa accresce il valore e l'autorevolezza di un insegnamento mirante a salvaguardare l'uomo nella sua integrità fisica e morale.

Nel ripetere ancora una volta che la Chiesa, non solo "non può abbandonare l'uomo" (RH 14) ma anche proprio all'uomo concreto rivolge le sue cure, è legittimo chiederci come nella moderna società, lo sport possa inserirsi quale elemento di promozione vera dell'uomo. In questo contesto siamo tutti preoccupati perché lo sport degenera in manifestazioni che disonorano le alte idealità di cui può essere portatore e per le quali milioni di persone si appassionano.

Un dato indiscutibilmente positivo è il fatto che lo sport oggi è caratterizzato da una domanda di qualità e di senso. Si avverte la necessità di ridare allo sport non solo una rinnovata e continua dignità, ma soprattutto la capacità di suscitare e di sostenere alcune esigenze umane più profonde, come sono quelle del rispetto reciproco, di una libertà non vuota ma finalizzata, della rinuncia in funzione di uno scopo.


3. Il vostro convegno si è impegnato a porre in evidenza nella complessità e vastità dei diversi ambiti, la correlazione tra sport, etica e fede, allo scopo di approfondire la riflessione sulla realtà della pratica sportiva, e di proporre a questa un rinnovato impegno nel corrispondere agli obiettivi di formazione, soprattutto dei giovani. Su questo verso la Chiesa dev'essere in prima fila, per elaborare una speciale pastorale adatta alle domande degli sportivi e soprattutto per promuovere uno sport che crei le condizioni di una vita ricca di speranza.

Intendo riferirmi alle varie attività che le associazioni sportive cattoliche, le parrocchie e gli oratori ben coadiuvati da enti animati da principi cristiani, organizzano per i ragazzi e per i giovani. Mentre esprimo loro tutto il mio affetto e il mio apprezzamento per la dedizione al servizio di tante persone, li esorto a continuare nella loro preziosa opera educativa.

Il convegno ha cercato anche di studiare il rapporto tra sport e società, nella convinzione che lo sport sia un valido fatto di socializzazione e di crescita nei rapporti di amicizia in un clima di solidarietà. E in tal modo, avete cercato anche di cogliere i nessi fondamentali, che collegano gli aspetti sportivi a quelli morali.

Le condizioni etiche dell'uomo nello sport e nelle diverse situazioni di organizzazione sportiva esigono un accenno anche alla relatività dello sport rispetto al primato dell'uomo, perché sia sottolineata la valenza sussidiaria dello sport nel progetto creaturale di Dio. perciò anche lo sport va visto nella dinamica del servizio, e non in quella del profitto. Se si tengono presenti gli obiettivi di umanizzazione, non si può non avvertire l'imprescindibile compito di trasformare sempre di più lo sport in strumento di elevazione dell'uomo verso la mèta soprannaturale a cui è chiamato.

Perché lo sport non viva per se stesso, correndo così il rischio di erigersi a idolo vano e dannoso, bisogna evitare quelle espressioni ingannevoli e fuorvianti per le masse sportive, che talora purtroppo è dato constatare. Una sana impostazione dello sport deve essere attenta di fronte a queste deviazioni per impedire quella nota rincorsa spasmodica rivolta soltanto ad ottenere dei risultati, ma non preoccupata del vero vantaggio dell'uomo e, in definitiva, dello stesso sport.


4. La vostra presenza mi offre infine l'occasione di formulare cordiali voti augurali per il felice esito dei prossimi campionati mondiali di calcio. So che avete posto la vostra attenzione anche su questo avvenimento, che interesserà non solo le città scelte per le gare di qualificazione, ma milioni di persone di tutta Italia, anche a motivo della presenza dei tanti giocatori e sportivi provenienti da ogni parte del mondo, con i problemi che coinvolgeranno molteplici istituzioni, organizzazioni e enti di accoglienza.

Mi auguro che, in occasione di tale avvenimento, le competizioni diventino una stupenda occasione di scambio di amicizia e di fraternità.

L'incontro di persone di diverse nazionalità, per un confronto leale e sereno sui campi di gioco, rappresenta in qualche modo una sorta di convocazione universale, dove emergono i valori dell'unità e della pace tra i popoli. In tal modo lo sport porterà il suo contributo alla costruzione di quell'auspicato mondo, nel quale ogni uomo è e si sente veramente fratello dell'altro.

A voi e a tutto il mondo degli sportivi imparto di cuore la mia apostolica benedizione, propiziatrice di quella luce e di quella forza interiore che solo il Signore può dare.

1989-11-25

Sabato 25 Novembre 1989




L'omelia alla Messa celebrata a san Luigi dei Francesi in occasione del quarto centenario di consacrazione della storica chiesa - Ai fedeli riuniti, Roma

Al declino delle ideologie il cristiano deve rispondere con una fedeltà coraggiosa al Regno di Cristo


"Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno" (Lc 23,42).


1. Nella festa di Cristo re, la preghiera del buon ladrone traduce il paradosso cristiano: la fede nella persona e nella missione di Cristo viene espressa da un malfattore crocifisso: costui si volge con fiducia verso Gesù, anch'egli condannato, che muore in una apparente impotenza.

I capi religiosi e i soldati se ne fanno beffe. Un altro condannato lo maledice. Il titolo di "Re dei Giudei" viene attribuito al Nazareno per scherno.

Come nel deserto c'erano state tre tentazioni, sul Golgota viene lanciata tre volte la sfida: "Salva te stesso!". "Se tu sei il Messia". "Se tu sei il re dei Giudei" (cfr Lc 23,35 Lc 23,37 Lc 23,39).

Solo il buon ladrone volge a Gesù lo sguardo della fede e lo invoca con l'audacia della speranza. Egli ha riconosciuto il Messia. Aspetta il Regno di vita in cui entrerà il Figlio. Dà la sua fede a colui nel quale Dio "ha voluto riconciliare a sè tutte le cose... rappacificando con il sangue della sua croce" (Col 1,20).

Ecco un modello per ogni confessione di fede cristiana. Ecco il senso di questa solennità: nel mistero salvifico della morte e della Risurrezione del Figlio di Dio fatto uomo è fondato il Regno nuovo. E Gesù risponde al buon ladrone: "Oggi sarai con me nel paradiso". L'attesa è esaudita. L'alleanza e la comunione sono offerte, oggi, con Cristo.


2. Cari fratelli e sorelle, riuniti in questa chiesa di san Luigi dei Francesi, celebrando con voi questa fede che conclude l'anno liturgico, il Vescovo di Roma vi invita a rivolgere a Cristo lo sguardo della fede del buon ladrone e fargli la stessa preghiera: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (Lc 23,42).

Con san Paolo, vi richiamo anche a rendere grazie "al Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce", (Col 1,12). Perché la buona Novella della salvezza ci è stata trasmessa attraverso la testimonianza degli apostoli. I discepoli hanno riconosciuto nel Risorto il servo sofferente che avevano visto seppellire. Essi ci mostrano quale potenza d'amore sia all'opera in lui: siamo riscattati, i nostri peccati sono perdonati. Il Figlio, "immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura", "abita in lui ogni pienezza" (Col 1,15 Col 1,19).

La liturgia ci dice qual'è il Regno senza limite e senza fine che Gesù rende possibile offrendo se stesso sull'altare della Croce: "Regno di vita e di verità, regno di grazia e di santità, regno di giustizia, d'amore e di pace" ("Praefatio Crhisti Regis").


3. Cari amici della comunità francese di Roma, la fede in Cristo re è nello stesso tempo invito a vivere secondo lo spirito del suo Regno. Di generazione in generazione, innumerevoli testimoni vi hanno trasmesso questo messaggio attraverso il loro esempio. Ricordero solo i santi onorati qui: i patroni di questa chiesa, di fianco alla Vergine Maria: san Denis, vescovo e martire, soprattutto san Luigi che seppe vivere la regalità come un servizio ai fratelli e che fu penetrato dall'amore di Cristo, libero di fronte alle ricchezze del mondo. Con loro, voi venerate anche santa Clotilde e santa Giovanna di Francia, due regine che ricordano il ruolo specifico della donna nella Chiesa e nella società.

La storia cristiana della vostra Nazione è segnata dalle grandi figure dei santi, degli uomini di Chiesa, dei pensatori, degli artisti; ma il vostro passato è stato plasmato anche dai fedeli dai nomi meno illustri che, nel vostro Paese, sono stati generosi costruttori della "casa del Signore" (Ps 122,1).

Le contraddizioni non sono mancate nel corso dei secoli, quando molti si sono levati contro la Chiesa. così, due secoli fa, in opposizione al cristianesimo è stato proclamato l'ideale umanista che doveva fondare una società rinnovata.

Tuttavia, a distanza di tempo, non si può forse riconoscere in qualche modo nei valori di libertà, uguaglianza e fraternità affermati con tanta decisione, il frutto di una cultura di origine cristiana? Nel corso delle mie visite pastorali in terra di Francia, ho avuto l'occasione già di ricordare il contributo prezioso dei figli di questa Nazione alla vita della Chiesa, alla sua missione, al suo pensiero, alla sua arte, alla sua vita pastorale. Continuando questa tradizione forgiata nel corso dei secoli, le presenti generazioni devono riassumersi questo compito, rinnovare la loro fedeltà a Cristo, lui che è "il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose" (Col 1,18).


4. Come mostra il Vangelo che abbiamo ascoltato, confessare Cristo, re dell'universo, presuppone il superamento di molti ostacoli. I testimoni della crocifissione non riuscirono a superare il loro scetticismo. Intorno a noi, molti nostri contemporanei dubitano di Cristo e lo ignorano, o semplicemente escludono la sua presenza dalla loro concezione del mondo. Un certo numero di paesi d'Europa hanno ereditato la filosofia illuminista, poi delle filosofie che hanno gettato il dubbio su Dio, sul suo Cristo, sulla sua Chiesa. Hanno fatto prevalere spesso una organizzazione della società e un tipo di educazione che si sviluppano al di fuori di qualsiasi riferimento a Dio.

Queste ideologie, che non sono riuscite ad assicurare la felicità e la pace che promettono, conoscono un certo declino, la loro influenza resta tuttavia nella mentalità, sotto la forma di una resistenza intellettuale o di una indifferenza pratica. Senza voler attribuire all'epoca attuale tutte le difficoltà che si incontrano nella fede, si deve tuttavia constatare che la scristianizzazione di una parte importante della società rende più impegnativa l'adesione attiva alla fede e meno agevole la formazione cristiana dei giovani.

La constatazione di queste difficoltà non deve condurci al pessimismo.

Ci fa comprendere meglio il senso del Regno di Cristo. Gesù non ha vinto la morte che al prezzo della sofferenza offerta, dell'abbandono della maggior parte dei suoi, del silenzio del popolo e lo scherno dei suoi capi. Ma ha consumato il suo sacrificio per un amore supremo per tutti. Con il suo sacrificio, Dio "ha voluto riconciliare a sè tutte le cose, quelle che stanno sulla terra e quelle nei cieli" (Col 1,20). Là si compie il Regno che noi celebriamo, di cui attendiamo il compimento, che abbiamo la missione di preparare.


5. La festa di oggi ci richiama dunque al fondamento stesso della vocazione cristiana: riunirci nel corpo, cioè nella Chiesa, di cui Cristo è il capo, lui per mezzo del quale tutto è stato creato, lui per mezzo del quale siamo stati riscattati e perdonati (cfr Col 1,18 Col 1,14).

Con l'eredità di quanti vi hanno preceduti, molto vi è stato dato. Molto di più vi sarà chiesto, secondo la Parola di Gesù (cfr Lc 12,48).

Ai credenti è chiesta una fedeltà coraggiosa ai doni ricevuti, una fiducia totale in Cristo, una disponibilità a lavorare per il suo Regno.

A coloro che dubitano, a coloro che non condividono tutta la fede della Chiesa, è chiesto di non fermare la loro ricerca, di aprirsi, con la grazia di Dio, a colui che invita alla fede senza imporla. Voi godete della libertà religiosa che ancora manca in troppe regioni del mondo. Ma libertà non vuol dire indifferenza alla presenza di Dio. Noi siamo tutti chiamati a raccoglierci insieme nel Regno di Dio. Non dobbiamo temere la dominazione di Cristo: egli è la via della pace e dell'amore; egli libera in noi il meglio della nostra umanità; con il dono della sua vita, egli restaura in noi l'immagine del Dio vivente.

Qualunque sia l'itinerario di ciascuno e la sua accoglienza del dono della fede, nessuno deve restare passivo: ciascuno può lavorare al miglioramento della sorte dei suoi fratelli e fare così un passo avanti sulla strada del Vangelo. Ogni sforzo verso un di più di verità, di giustizia e di amore apre alla venuta del Regno di Dio e lo prepara tra di noi, affinché "abiti in lui ogni pienezza" (cfr Col 1,19).


6. Quanto a voi, cari amici della comunità francese di Roma, voi vivete la vostra vocazione cristiana in condizioni particolari in cui vedo una grande possibilità.

La vostra professione o i vostri studi vi collocano in un crocevia culturale molto ricco. Voi incontrate i rappresentanti di tutte le nazioni, nel campo della diplomazia o dell'università, alla FAO o nella vita economica. Siete anche testimoni privilegiati dell'attività della Chiesa intorno al successore di Pietro; potete seguire da vicino il suo Magistero; e misurate meglio di altri i vincoli di unità nella Chiesa universale. Queste diverse possibilità danno alla vostra comunità non solo una fisionomia originale, ma anche una certa responsabilità di testimonianza. Sono lieto di essere questa sera in mezzo a voi e di portarvi l'incoraggiamento del Vescovo di Roma.

Desidero salutare il signor ambasciatore di Francia presso la Santa Sede e il signor ambasciatore di Francia in Italia, insieme con tutte le autorità civili presenti. Li ringrazio dell'accoglienza e della partecipazione a questa celebrazione.

Accanto al Cardinal Poletti che porta con me la responsabilità pastorale della diocesi, saluto con gioia la presenza dei Cardinali francesi di Roma, così vicini al successore di Pietro, insieme agli altri Francesi che partecipano al lavoro della Santa Sede. Il mio pensiero va anche al Cardinal François Marty, titolare di questa chiesa, che non ha potuto essere con noi questa sera.

A tutta la comunità cristiana che si raduna a san Luigi, esprimo i miei voti, salutando cordialmente il vostro rettore, monsignor Renè Sèjournè, e i sacerdoti che vivono in questa casa. Essi vi sono guida nella preghiera e nella liturgia, nell'approfondimento della fede, nei vincoli di fraternità ed aiuto vicendevole, nell'accoglienza dei pellegrini e dei visitatori. Vi auguro di continuare a essere una splendida comunità piena di fervore.


7. Celebrate quest'anno il quarto centenario della consacrazione di questa chiesa francese nel cuore della città eterna. Tutta una storia si è svolta intorno a questo santuario. Possa continuare con dinamismo, a servizio della Chiesa e del mondo! Perché ciò che conta, agli occhi di Dio, è il tempio vivente che voi edificate.

Ci volgiamo a Cristo, perché viviamo nella Chiesa di cui egli è il capo, figura della nuova "Gerusalemme, costruita come città salda e compatta", come dice il salmista (Ps 122,3). Apriamo i nostri cuori alla presenza trasformatrice del Signore per rendere "il tempio interiore bello quanto il tempio di pietra" (cfr. "Hymnus Syriacus dedicationis")! Cristo è il Messia, il salvatore, il re che "ha il primato su tutte le cose" (Col 1,18). Nel fervore della celebrazione eucaristica, ciascuno di noi può ripetergli oggi: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (Lc 23,42).

1989-11-25

Sabato 25 Novembre 1989




Il messaggio per la quinta Giornata Mondiale della Gioventù 1990 - "Io sono la vite, voi siete i tralci"



"Io sono la vite, voi i tralci" (Jn 15,5).

Carissimi giovani!


1. Eccomi a voi per annunciarvi la prossima Giornata Mondiale della Gioventù.

Mentre vi scrivo queste parole, ho ancora vivo nella memoria il ricordo di quella precedente, culminata nell'indimenticabile incontro a Santiago de Compostela, in Spagna, dove mi sono recato in pellegrinaggio, insieme con molti di voi. E' stato, quello, un evento ecclesiale di grande portata, una eccezionale testimonianza di fede da parte di migliaia di giovani provenienti da tutti i continenti, un momento forte di evangelizzazione. A Santiago la Chiesa ha mostrato al mondo ancora una volta il suo volto giovane, pieno di gioia, di speranza e di entusiamo nella fede.

L'evento di Santiago è stato un grande dono per essa, anzi, oserei dire, per tutta la società; e di questo non cessero mai di ringraziare il Signore.

Una nuova scoperta della Chiesa e della misione Il tema della giornata precedente, come ricorderete, era incentrato su Cristo. Quest'anno, invece, vorrei proporvi di riflettere sul tema della Chiesa.

Non si tratta di una correlazione casuale. Tra Cristo e la sua Chiesa esiste un vincolo organico assai stretto e profondo. Cristo vive nella Chiesa, la Chiesa è il mistero di Cristo vivente ed operante in mezzo a noi come si esprime san Paolo: "Cristo in voi, speranza della gloria" (Col 1,27); e in altro luogo "Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte" (1Co 12,27).

In occasione di questa quinta Giornata Mondiale della Gioventù, desidero quindi invitare tutti voi ad una nuova scoperta della Chiesa e della vostra missione in essa, in quanto giovani.

La Chiesa di Cristo è una realtà affascinante e meravigliosa. Essa è antica, perché conta quasi duemila anni, ma, allo stesso tempo, è perennemente giovane, grazie allo Spirito Santo che la anima. Giovane è la Chiesa, perché giovane, cioè sempre attuale, è il suo messaggio di salvezza.

Per questo esiste un dialogo così importante tra la Chiesa e i giovani: "La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa. Questo reciproco dialogo, da attuarsi con grande cordialità, chiarezza e coraggio... sarà fonte di ricchezza e di giovinezza per la Chiesa..." ho scritto nell'esortazione apostolica "Christifideles Laici" (CL 46). Vorrei che la quinta giornata contribuisse allo sviluppo di questo dialogo tanto a tutti i livelli della vita ecclesiale che nell'esistenza di ciascuno di voi.

Un impegno nella Chiesa e nella società


2. Nella Bibbia, tra le numerose immagini che esprimono il mistero della Chiesa, troviamo anche l'immagine della vigna (cfr Jr 2,21 Is 5,1-7). La Chiesa è la vigna piantata dal Signore stesso, una vigna che gode del suo particolare amore.

Nel Vangelo di Giovanni, Cristo ci spiega il principio fondamentale della vita di questa vigna, quando dice: "Io sono la vite, voi i tralci" (Jn 15,5). Sono proprio queste le parole che ho scelto come tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Rivolgo perciò a tutti voi un appello: Giovani, siate tralci vivi della Chiesa, siate tralci carichi di frutti! Essere tralci vivi nella Chiesa-vigna significa, innanzitutto essere in comunione vitale con Cristo-vite. I tralci non sono autosufficienti, ma dipendono totalmente dalla vite. In essa si trova la sorgente della loro vita. così, nel Battesimo, ciascuno di noi è stato innestato in Cristo ed ha ricevuto gratuitamente il dono della vita nuova. Per essere tralci vivi, dovete vivere questa realtà del vostro Battesimo, approfondendo ogni giorno la vostra comunione col Signore mediante l'ascolto e l'obbedienza alla sua Parola, la partecipazione all'Eucaristia e al sacramento della Riconciliazione, e il colloquio personale con lui nella preghiera. Gesù dice: "Chi rimane in me, ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla" (Jn 15,5).

Essere tralci vivi nella Chiesa-vigna significa anche assumersi un impegno nella comunità e nella società. Ce lo spiega in modo molto chiaro il Concilio Vaticano II: "Come nella compagine di un corpo vivente non vi è membro alcuno che si comporti in maniera del tutto passiva, ma insieme con la vita del corpo ne partecipa anche l'attività, così nel corpo di Cristo, che è la Chiesa, "tutto il corpo... secondo l'energia propria ad ogni singolo membro... contribuisce alla crescita del corpo stess" (Ep 4,16)" (AA 2). Tutti, a seconda delle nostre vocazioni particolari, siamo partecipi della missione di Cristo e della sua Chiesa. La comunione ecclesiale è una comunione missionaria.

La Chiesa ha bisogno di molti operai. In questa quinta Giornata Mondiale Cristo stesso rivolge a voi giovani un grande invito: "Andate anche voi, nella mia vigna" (Mt 20,4).

La Chiesa è una comunione organica, in cui ciascuno ha il proprio posto e il proprio compito. Lo avete anche voi giovani. E' un posto molto importante, il vostro. La Chiesa, che alle soglie degli anni duemila si sente chiamata dal Signore a rendere sempre più intenso il suo sforzo evangelizzatore, ha particolare bisogno di voi, del vostro dinamismo, della vostra autenticità, della vostra appassionata voglia di crescere, della freschezza della vostra fede. Mettete quindi al servizio della Chiesa i vostri giovani talenti senza riserve, con la generosità propria della vostra età. Prendete il vostro posto nella Chiesa, che non è solo quello di destinatari di cura pastorale, ma soprattutto di protagonisti attivi della sua missione (cfr CL 46). La Chiesa è vostra, anzi, voi stessi siete la Chiesa! Da parte sua, la Chiesa ha tanto da offrire a voi giovani. Assistiamo oggi ad un fenomeno molto significativo. Dopo un periodo di diffidenza e di distacco nei confronti della Chiesa, ora numerosi giovani la stanno riscoprendo come guida sicura e fedele, come luogo indispensabile di comunione con Dio e con i fratelli, come ambiente di crescita spirituale e di impegno. E' un segno molto eloquente. Molti di voi non si contentano più di appartenere alla Chiesa in modo meramente formale, anagrafico. Cercano qualcosa di più.

Luogo privilegiato di riscoperta della Chiesa e dell'impegno ecclesiale sono le associazioni, i movimenti e le varie comunità ecclesiali giovanili.

Infatti parliamo oggi di una "nuova stagione aggregativa" nella Chiesa (cfr "Christifedeles Laici", 29). Questa è una ricchezza enorme ed un dono prezioso dello Spirito Santo, che va accolto con tanta riconoscenza.

"Andate anche voi nella mia vigna" (Mt 20,4). La Chiesa-vigna ha bisogno anche di operai particolari, che la servano in maniera specifica, con radicalismo evangelico, consacrandole tutta la loro vita. Si tratta delle vocazioni sacerdotali e religiose come pure delle vocazioni dei laici consacrati nel mondo.

Sono sicuro che molti di voi, meditando il mistero della Chiesa, sentiranno nel profondo dell'animo l'invito di Cristo: "Va' anche tu nella mia vigna...". Se udrete questa voce rivolta personalmente a voi, non esitate a rispondere "si" al Signore. Non abbiate paura, perché servire Cristo e la sua Chiesa in modo totale è una vocazione stupenda ed un dono magnifico. Cristo vi aiuterà.

E' questo, a grandi linee, l'argomento sostanziale della prossima Giornata Mondiale, giornata di riscoperta della Chiesa.

Scoprire la Chiesa diocesana e la Chiesa parrocchiale


3. La quinta Giornata Mondiale della Gioventù 1990 sarà celebrata nella domenica delle palme, in ciascuna delle vostre diocesi.

E' proprio la Chiesa diocesana che dovete scoprire. La Chiesa non è una realtà astratta e disincarnata; al contrario, è una realtà molto concreta: per l'appunto, una Chiesa diocesana riunita attorno al Vescovo, successore degli apostoli. Ed è anche la Chiesa parrocchiale che dovete scoprire, la sua vita, i suoi bisogni e le numerose comunità che esistono ed operano in essa. In questa Chiesa porterete la gioia e lo slancio provati negli incontri mondiali come quello di Santiago e nelle riunioni dei movimenti e associazioni, di cui fate parte. Di questa Chiesa concreta voi giovani dovete essere tralci vivi e fecondi, cioè coscienti e responsabilmente partecipi della sua missione. Accogliete questa Chiesa con tutta la sua ricchezza spirituale; accoglietela nella persona dei vostri Vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi e anche dei fratelli nella fede; accoglietela con fede e con amore di figli.

La Giornata Mondiale, come vedete, non è solo una festa ma anche un serio impegno spirituale. Per poterne cogliere i frutti, è necessario un cammino di preparazione sotto la guida dei vostri Pastori nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti e nelle comunità ecclesiali giovanili. Cercate di conoscere meglio la Chiesa, la sua natura, la sua storia, ormai bimillenaria, e il suo presente. Cercate di scoprire il vostro posto nella Chiesa e la vostra missione in quanto giovani.

In questo cammino spirituale vi potrà aiutare la mia esortazione apostolica "Christifideles Laici" (1988), che ho dedicato proprio alla meditazione della vocazione e della missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo. Invito i vostri pastori ad aiutarvi a coglierne meglio il messaggio.

Affido il processo di preparazione spirituale e la celebrazione stessa della prossima Giornata Mondiale della Gioventù 1990 all'intercessione particolare della Madonna. Ella, che veneriamo come madre della Chiesa, vi sia maestra e guida in questo rinnovato impegno ecclesiale.

A tutti voi invio con affetto la mia benedizione.

Dal Vaticano, il 26 novembre dell'anno 1989, solennità di nostro Signore Gesù Cristo re dell'universo.

1989-11-26

Domenica 26 Novembre 1989




Recita dell'Angelus della solennità di Cristo re - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

Collaborare con spirito solidale all'edificazione della città terrena


Carissimi fratelli e sorelle!


1. In questa ultima domenica dell'anno liturgico, la Chiesa propone alla nostra meditazione la persona e il mistero di Gesù Cristo, re dell'universo. Questa solennità, istituita da Papa Pio XI, ci aiuta a cogliere più a fondo la posizione centrale di Cristo, al quale sono sottomesse tutte le cose affinché egli, a sua volta, le sottometta al Padre, così che Dio sia tutto in tutti (cfr 1Co 15,27-28).

E' vero che Gesù durante la sua vita terrena si sottrasse all'intenzione del popolo che voleva proclamarlo "re", dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani (Jn 6,1-15). Ma questo fece per rettificare l'opinione errata di chi vedeva in lui soltanto un liberatore politico e mondano.

La regalità di Cristo trascende la dimensione puramente terrena, e non si fonda sulla logica del potere, ma su quella del sacrificio. E' infatti mediante l'innalzamento sulla Croce, seguito dalla elevazione della Risurrezione e della glorificazione alla destra del Padre, che Gesù si afferma quale re dell'universo e salvatore del mondo. Egli manifesta il suo potere regale proprio sull'albero della Croce: "Io, quando saro elevato da terra, attirero tutti a me" (Jn 12,32).


2. In tal senso Gesù, in risposta alla domanda del procuratore Ponzio Pilato: "Dunque tu sei re?", risponde: "Io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo", ma "il mio regno non è di questo mondo", "il mio regno non è di quaggiù" (cfr Jn 18,36-37).

Gesù chiarisce cioè che la sua sovranità regale non appartiene all'ordinamento politico umano, non proviene "dal basso", ma "dall'alto" (Jn 8,23). Tuttavia, se il suo regno non ha carattere mondano, non è pero fuori del mondo, non è estraneo alle sorti del mondo. perciò Gesù manifesta anche lo scopo della sua regalità: "Sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità" (Jn 18,37).

Come re egli viene per essere il rivelatore dell'amore di Dio, il mediatore della nuova alleanza, il redentore dell'uomo. Il Regno instaurato da Gesù opera nel suo dinamismo interiore come fermento e segno di salvezza per costruire un mondo più giusto, più fraterno, più solidale, ispirato ai valori evangelici della speranza e della futura beatitudine, a cui tutti siamo chiamati.

Per questo nel prefazio dell'odierna celebrazione eucaristica si parla di Gesù che ha offerto al Padre, un "regno di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace".


3. La meditazione su Gesù Cristo, re dell'universo, c'insegna dunque che dobbiamo collaborare con spirito solidale e responsabile all'edificazione della città terrena, guidati da colui che l'Apocalisse chiama il re dei re e il Signore dei signori (Ap 19,16), ma che, più che dominare, serve il suo gregge e lo salva.

La Vergine santa, che proprio venticinque anni orsono, il 21 novembre del 1964, fu proclamata da Paolo VI madre della Chiesa, cioè di tutto il Popolo di Dio, ci assista nel nostro impegno di accogliere la signoria del suo Figlio Gesù nel nostro animo.

1989-11-26

Domenica 26 Novembre 1989




Le visite pastorali del Vescovo di Roma

Parrocchia dei santi Francesco d'Assisi e Caterina da Siena patroni d'Italia


[Ai bambini] Oggi è un giorno in cui la Chiesa offre preghiere speciali a Gesù Cristo, perché celebra, nell'ultima domenica dell'anno liturgico, la festa di Cristo Re. Se noi pensiamo a una persona coronata d'oro ci sbagliamo. Non è così che si è presentato Cristo Gesù. Nella sua vita, vediamo Gesù coronato di spine.

Attraverso la corona di spine, lui è diventato il nostro Re. Egli è venuto per portarci la redenzione dei peccati. Il nostro salvatore non è venuto nel mondo per essere servito, come i padroni, come i signori, come i re, ma per servire. E un Re del tutto speciale, straordinario. Egli cerca di servire fino a dare la sua vita per i peccatori, per i peccati del mondo intero.

Questa è la festa di oggi, domenica di Cristo Re. Possiamo dire che Cristo ci ha insegnato il suo Vangelo, non solamente con le sue parole, che dopo sono state scritte nei Vangeli, nei libri sacri, ma ci ha insegnato soprattutto il suo Vangelo attraverso la sua vita e la sua morte.

Quando sono venuto qui voi avete elevato un canto che spesso e volentieri cantano i bambini e i giovani in Italia. Fra le parole di questo canto ci sono anche queste: "egoismo cancelliamo". Ecco: se volete trovare una persona che ci ha insegnato come cancellare l'egoismo, come vivere per gli altri, anzi dare se stessi, per gli altri, questi è Gesù. Se noi veramente facciamo quello che si canta in questa canzone, "egoismo cancelliamo", noi siamo imitatori di Cristo.

Non solamente lo affermiamo con le nostre labbra, ma lo affermiamo anche con le nostre opere, con il nostro modo di agire e di vivere. Cercate di mettere in pratica quello che cantate. Si canta con le parole semplici di una canzone che è gioiosa e giovanile, come siete voi giovani, ma cercate di farlo anche in modo pratico, come potete, soprattutto nella vostra famiglia. Cercate di essere così nelle vostre famiglie, con i vostri genitori, con i vostri fratelli e con le vostre sorelle, con i vostri compagni di scuola. E così farete quello che ci ha insegnato Gesù Cristo Re; anzi diventerete anche voi simili a lui, prenderete parte alla sua regalità, perché la sua regalità si riflette in ciascuno di noi se sappiamo dominare non gli altri ma soprattutto noi stessi, vincere noi stessi, i nostri vizi, le nostre passioni, i nostri errori, i nostri peccati.

Questa è una breve illustrazione della festa di oggi. Saluto, oltre a voi, ragazzi e ragazze della scuola elementare e della scuola media, i vostri genitori, gli insegnanti, le suore, le suore Orsoline, la cui scuola si trova nel territorio della parrocchia. E saluto anche i sacerdoti di questa parrocchia.

Tutti insieme siete questa parrocchia dedicata ai due santi patroni d'Italia, san Francesco d'Assisi e santa Caterina da Siena. Vi preparate, alcuni più piccoli, alla prima Comunione, gli altri, più grandi, alla Cresima. Vi auguro che questa preparazione sia efficace, profonda, e che il sacramento ricevuto, porti i suoi frutti nella vostra vita cristiana, perché questi sacramenti devono costituire il fondamento della nostra vita cristiana, della nostra crescita cristiana. E che cosa devono fare i bambini, se non crescere, fisicamente, si, ma soprattutto spiritualmente, come cristiani? [Alla popolazione del quartiere] Ringrazio il parroco per il suo benvenuto e saluto cordialmente tutti i presenti e attraverso di voi tutta la comunità parrocchiale dedicata ai santi patroni d'Italia san Francesco di Assisi e santa Caterina da Siena.

Quando cinquanta anni fa il Papa Pio XII ha dato questi due santi come patroni alla vostra patria non solamente ha rievocato dal glorioso passato cristiano dell'Italia le due grandissime figure, ma ha anche dedicato questi due santi italiani come patroni dei nostri tempi, come figure contemporanee a noi. I santi sono sempre contemporanei, sono moderni; nonostante i secoli che passano, che ci distanziano dalla loro vita, essi rimangono sempre attuali. Come sempre attuale è Cristo, e lui, soprattutto attraverso la sua santità. E attuale e moderno, modernissimo, è il suo messaggio che si chiama Vangelo.

Questa chiesa al centro di Roma è un punto di evangelizzazione. Io auguro a voi tutti, come comunità parrocchiale, una evangelizzazione copiosa, una evangelizzazione contemporanea e moderna, una evangelizzazione che porti salvezza all'uomo di oggi.

[L'omelia durante la celebrazione eucaristica]


GPII 1989 Insegnamenti - Ai partecipanti al convegno promosso dalla CEI - Città del Vaticano (Roma)