GPII 1990 Insegnamenti - Discorso di benvenuto all'aeroporto - Bamako (Mali)

Discorso di benvenuto all'aeroporto - Bamako (Mali)

Titolo: Vengo come pellegrino di Nostra Signora del Mali

Signor Presidente,


1. E' grande la mia gioia per essere giunto nel Mali, durante questo sesto viaggio africano, e di potere in tal modo restituire le due visite che vostra Eccellenza mi ha fatto in Vaticano.

Ho gradito molto le vostre parole di benvenuto e la ringrazio per l'accoglienza, nella tradizione del nobile popolo del Mali, che ha fama di grandissima ospitalità.

Saluto rispettosamente le autorità governative presenti a questa cerimonia e i Signori membri del Corpo Diplomatico, che hanno avuto la delicatezza di venire ad incontrarmi: sono grato loro per questa manifestazione di cortesia.


2. Mi consenta adesso, Signor Presidente, di rivolgere il mio cordiale saluto ai miei Fratelli nell'Episcopato: al mio ospite nella capitale, Mons. Luc Sangaré, Arcivescovo di Bamako e a Mons. Jean-Maria Cissé, Vescovo di Sikasso e Presidente della Conferenza del Mali.

Saluto inoltre con tutto il cuore la cara comunità cattolica del Mali.

Esprimo ai suoi fedeli il sostegno e la comunione dei loro fratelli battezzati del mondo intero. Sono felice di essere venuto per celebrare con loro la fede che ci accomuna.

Cattolici di questo Paese, vengo anche a unirmi a voi per prolungare il nostro rendimento di grazie a Dio, che ha permesso che il Vangelo sia annunciato qui già da cent'anni. Quale successore degli Apostoli, soprattutto di Pietro, la cui missione mi è stata affidata, vengo a confermarvi nella fede e a stimolarvi nella vostra vita cristiana. Vengo come pellegrino di Nostra Signora del Mali.

Benché Kita non sia sul mio percorso, desidero affidare alla Vergine, particolarmente venerata in questo primo santuario costruito sulla vostra terra dalla Chiesa nascente, la preghiera che a lei rivolgono i figli della Chiesa secondo l'intenzione di tutti gli abitanti del Mali.

In occasione di questo viaggio pastorale, desidero inoltre incoraggiare i cattolici ad offrire il loro contributo alle iniziative per lo sviluppo, attraverso un servizio disinteressato. Il Paese ha bisogno degli sforzi di tutti nella grande battaglia contro la fame, la denutrizione e l'analfabetismo, senza parlare di quest'altra battaglia che vi oppone alla siccità e alla desertificazione.


3. Sin dal primo incontro sul suolo del Mali, vorrei, Signor Presidente, salutare per suo tramite tutti i suoi compatrioti ed esprimere loro la mia gioia di essere venuto a conoscere i discendenti dei grandi imperi africani, nelle prestigiose metropoli, che testimoniano ancora oggi la ricca cultura di questo Paese.

Venendo tra voi io vado anche all'incontro con i fedeli di diverse religioni. Lo faccio in uno spirito di dialogo, mentre mi compiaccio per gli armoniosi rapporti che esistono qui fra le religioni africane tradizionali, le comunità musulmane e quelle cristiane. Vedo in questo positivo atteggiamento una garanzia del rispetto della dignità e del benessere di ciascuno. La fede religiosa, infatti, deve avvicinare gli uomini e condurli ad una solidarietà più profonda nella ricerca comune di tutto ciò che è nobile e buono.


4. Nel Mali, la vostra vita quotidiana implica un rapporto autentico con Colui che è l'lnvisibile. Le esortazioni ad elevare i vostri cuori verso l'Altissimo risuonano ogni giorno nelle vostre città e nei vostri villaggi. Auspico che Dio continui ad occupare il posto che gli è proprio in ogni cuore umano.

Faccio anche il voto che con il suo aiuto ciascuno, nella sua esistenza, dia agli altri ciò che ad essi spetta, nella consapevolezza sempre più profonda che l'uomo cresce in una generosa convivenza. E la cura del prossimo si fa più impellente quando esso è nel bisogno o conosce la sofferenza, come è troppo spesso il caso nei Paesi del Sahel.

Possa la mia visita pastorale, ispirata dall'amore di Cristo e dal suo Vangelo di pace, contribuire al successo delle forze spirituali che abitano nei cuori di tutti gli abitanti del Mali! Possano gli appelli a guardare verso il cielo, condurre a non cadere alla tentazione di cercare soltanto il benessere materiale o un posto invidiabile nella società.

Rispettando sempre più l'eminente dignità dell'essere umano e la sua vocazione alla trascendenza, possano gli abitanti del Mali sviluppare il meglio di se stessi e restare fedeli alle grandi tradizioni della nazione! La ringrazio, Signor Presidente, per le iniziative che ha predisposto per facilitare la mia visita e l'esercizio del mio ministero. Le sono grato, ancora una volta, per la sua calorosa accoglienza e prego l'Altissimo di effondere i suoi benefici su tutto il Paese.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-01-28

Domenica 28 Gennaio 1990

Ai sacerdoti e religiosi nella cattedrale - Bamako (Mali)

Titolo: La Chiesa sia una vera Epifania per i popoli del Continente

Cari fratelli e sorelle,


1. "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,12-13).

Cristo ha tradotto in azione quello che ha insegnato. Sulla croce egli stesso ha versato il suo sangue per noi e per la moltitudine degli uomini. Ci ha amati "fino alla fine" (Jn 13,2). Gli Apostoli e i martiri lo hanno imitato in questa testimonianza, come anche i Santi di ogni tempo, che hanno offerto la loro vita attraverso la fedeltà quotidiana agli insegnamenti del loro Battesimo.

E' in qualche modo attraverso un sacrificio di questo tipo che è stata preparata l'evangelizzazione del Mali, prima della fondazione della missione di Kita da parte dei Padri Spiritani. Due carovane di Padri Bianchi erano partite successivamente dalle rive del Mediterraneo, nel 1876 e nel 1881, verso quello che allora era chiamato Sudan. Questi pionieri della fede furono massacrati mentre attraversavano il Sahara, e il loro sangue è diventato, per rispondere alla celebre formula, un "seme dei cristiani".

Nel 1988, avete celebrato il centenario dell'evangelizzazione del Mali e avete reso grazie a Dio per il dono della fede concesso al vostro Paese. Sono felice di essere venuto a continuare questo rendimento di grazie con i cattolici del Mali e provo una grande gioia nell'inaugurare qui con voi i miei incontri con la comunità ecclesiale. Vi saluto con tutto il cuore, Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi, novizi, catechisti e catechiste di tutte le diocesi, forze vive della Chiesa in questo immenso Paese.

In cento anni la piccola comunità cristiana originaria come il granello di senape del Vangelo, è diventata un albero che affonda le sue radici nel suolo del Mali e porta frutti. La diffusione dei cattolici oggi è un segno della presenza del Regno di Dio su questa terra.

Con voi rendo omaggio agli operai della prima ora venuti da altri Paesi, e li ringrazio per aver dato la loro vita per amore dei loro fratelli africani.


2. Dopo aver accolto la Buona Novella, gli abitanti del Mali sono ora chiamati ad annunciarla a loro volta.

"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16). E' dunque il Signore che sceglie, fin dal Battesimo nel quale siete stati segnati dal sigillo dello Spirito Santo.

La vocazione sacerdotale o religiosa prolunga in alcuni la chiamata battesimale.

Attraverso l'offerta della vostra vita, rispondete alla scelta che fa il Signore.


3. Non soltanto Dio sceglie, ma ha un progetto per i suoi amici. "Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Jn 15,15). Si tratta di proclamare la rivelazione fatta dal Figlio. Come discepoli di Cristo, voi siete portatori del messaggio della salvezza. La vostra vita, la vostra preghiera, i vostri servizi, la vostra azione hanno come scopo di far brillare la luce del Salvatore nel mondo. Le vostre comunità, le vostre persone consacrate, sono esse stesse dei segni che, attraverso la grazia di Dio, permettono a quanti vi accostano ogni giorno di scoprire Colui che vi ha chiamato.

Voi non compite da soli le vostre opere, voi realizzate il progetto del Padre che si serve del vostro cuore, del vostro spirito, della vostra bocca, delle vostre mani. Annunciate senza sosta la Buona Novella! Date ai vostri compatrioti una presentazione viva del Vangelo in una catechesi conforme al grado di fede di ciascuno! Ai sacerdoti, è dato in particolare di ripetere l'atto di offerta di Cristo nell'Ultima Cena, di comunicare il suo perdono ai peccatori, di continuare i suoi gesti di conforto verso i malati e coloro che soffrono.

Voi collaborate all'opera del Padre cercando di fare la sua volontà. Ciò vi dà una grande pace e una grande sicurezza, perché offrite il vostro contributo a qualcuno che ha già riportato la vittoria grazie a suo Figlio Risorto, anche se il suo Regno non è sempre visibile ai vostri occhi.


4. Per portare frutti, seguendo il comandamento del Signore, bisogna fare in modo di dimorare con Colui che vi ha scelti: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio cuore" (Jn 15,9). Questo vuol dire che bisogna acquisire i mezzi per vivere un'unione profonda col Signore: la preghiera quotidiana intrattiene l'intimità con Dio, così come l'ascolto attento della Parola che nutre la conoscenza di Cristo e rinnova il dinamismo degli impegni apostolici.

Dimorare con Colui che vi ha scelti, significa anche perseveranza nel celibato, che è segno di una totale disponibilità al Signore e agli altri; perseveranza in un certo stato di povertà per investire pienamente nei valori del Regno, sull'esempio dei nostri padri nella fede; perseveranza infine nell'obbedienza che traduce la nostra volontà di servire Dio con l'aiuto fraterno dei membri della comunità ecclesiale, in particolare dei superiori che vi guidano.


5. Nel corso dell'anno del centenario, vi siete riuniti alla presenza di Cristo.

Vi siete sforzati di riaffermare la fede e l'amore fraterno. "Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri" (Jn 15,17). Vi auguro che le comunità ecclesiali del Mali, sotto l'impulso degli agenti pastorali, diano sempre più l'esempio di una vita fraterna e piena di calore umano, conformemente alle aspirazioni più autentiche dell'uomo africano.

Ci arriverete perché voi stessi siete il "sale della terra" e la "luce del mondo" (Mt 5,13,14). Lo sarete attraverso ciò che voi siete, attraverso la vostra parola, la vostra fedeltà all'amore di Cristo. Lo sarete manifestando il primato di Dio nella vostra vita con la preghiera e la meditazione, come nel dialogo con i vostri fratelli e sorelle, in cui sapete di ritrovare l'immagine di Dio.

Senza imporre la vostra fede, nel rispetto per gli altri, vivete pienamente la specificità cristiana affinché essa si manifesti nella trama della vita comunitaria.

"Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9).


6. L'edificazione della Chiesa nel continente africano sta per conoscere un nuovo amato, grazie all'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa, che ho annunciato l'anno scorso il giorno dell'Epifania del Signore. Mi auguro, in effetti, che la Chiesa in Africa sia una vera Epifania, un'autentica manifestazione del Signore per i popoli di ogni cultura che vivono nel continente, affinché essi camminino verso la luce del Cristo.

Incoraggio voi, che costituite le forze vive della Chiesa nel Mali, ad entrare con tutto il cuore in questo grande movimento sinodale che interessa ognuno di voi. Innanzitutto portate questa intenzione nella vostra preghiera, nella vostra meditazione della Parola di Dio secondo l'esempio di Nostra Signora.

Che le vostre riflessioni, le vostre esperienze riunite e confrontate, giungano ai vescovi delegati a questa Assemblea Speciale, affinché essi possano chiarire ancor meglio le vie della Chiesa per il compimento della sua missione evangelizzatrice oggi nel vostro continente.

L'Assemblea Speciale sarà un'occasione provvidenziale per precisare gli obbiettivi verso i quali la Chiesa tenderà nel continente africano. Noi pregheremo insieme per il suo successo: "Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda" (Jn 15,16).


7. La parola di Gesù, a conclusione del Vangelo che avete ascoltato, ci ricorda un tratto essenziale: "Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri" (Jn 15,17). E' il segno distintivo di coloro che seguono Cristo. E' la chiamata alla santità presentata in modo concreto. I religiosi rispondono con l'osservanza dei voti, che li portano ad evitare ciò che potrebbe esser loro d'ostacolo a una maggiore capacità di amare. I sacerdoti, attraverso i sacramenti dell'Eucaristia e della riconciliazione soprattutto, rendono più salda la carità e l'unità tra i membri del Popolo di Dio. Tutti gli agenti pastorali, ai loro rispettivi livelli di impegno ecclesiale, sono al servizio della comunione fraterna. Offrono così un'immagine attraente e gioiosa della comunità dei discepoli di Cristo.

Vi incoraggio a sviluppare l'armonia fra di voi, attraverso l'abnegazione quotidiana che spinge ad amare gli altri e a venire loro in aiuto.

"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13).

Infine, che vi sia sulla vostra strada un'unità vera tra il dire e il fare. così le vostre comunità religiose o parrocchiali saranno credibili e voi edificherete sulla roccia la Chiesa che è nel Mali.

Che Nostra Signora di Kita vi aiuti a proseguire la missione nella fiducia e nella gioia.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-01-28

Domenica 28 Gennaio 1990

Ai vescovi del Mali all'arcivescovado - Bamako (Mali)

Titolo: Dialogo ecumenico componente della missione evangelizzatrice

Cari fratelli nell'episcopato,


1. "Ringraziamo sempre Dio per tutti voi... memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,2-3).

Queste parole dell'Apostolo San Paolo esprimono bene quello che io sento in occasione di questa visita pastorale nel Mali. Voi rappresentate certo la più piccola delle comunità dei credenti del Paese, vivendo in una società i cui criteri di pensiero e di azione, le mentalità e i comportamenti collettivi sono soprattutto quelli delle religioni tradizionali e dell'lslam, ma voi siete un Popolo di fede, che semina il gusto di Dio nel mondo.

Voi siete un Popolo di riconciliazione, che apre con pazienza i cammini del dialogo fraterno e della pace.

Siete un Popolo di condivisione e di speranza, che semina i germogli della solidarietà e della speranza nel cuore delle società umane.

E' così infatti che mi appare la vostra Chiesa, che io visito con molta gioia e, aggiungerei, con fierezza, considerando il bel lavoro che è stato realizzato fino ad oggi: in cento anni, voi avete messo radici, avete vinto molte resistenze, siete riusciti a crescere su di un terreno difficile.


2. Dopo le celebrazioni dell'anno del centenario dell'evangelizzazione, proseguite con dinamismo rinnovato la missione ricevuta da Cristo: "Predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Voi continuate a costruire la Chiesa, facendo prendere coscienza ai battezzati del progetto che Dio ha su ciascuno di loro: essi sono le pietre viventi dell'edificio spirituale. Voi fate anche crescere in loro il senso della corresponsabilità. Lasciate che io vi incoraggi a dare una formazione approfondita ai fedeli delle vostre diocesi, seguendo l'auspicio espresso nell'ultimo Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e la missione dei laici, affinché la Chiesa nel Mali sia sempre più splendente. Che i cattolici siano luce, sale e lievito per far sbocciare le ricchezze spirituali del popolo del Mali! Tra le altre cose, auspico con voi che la vita contemplativa prenda radici in futuro nel vostro Paese, affinché monaci e monache diano, con la loro vita di preghiera, di silenzio e di offerta totale di sé, la testimonianza del primato, della grandezza e dell'amore di Dio. Attraverso la luce della sua presenza, essi disporranno molti cuori ad aprirsi al messaggio del Vangelo. Con le loro suppliche, otterranno dal Signore l'invio di operai più numerosi per la messe abbondante.


3. Nella vostra vita ecclesiale nel Mali, dove i cattolici sono una piccola minoranza, il dialogo religioso viene a trovarsi in primo piano. So che qui esiste un clima di intesa tra le diverse famiglie di credenti e ne rendo grazie a Dio.

Questo tema del dialogo sarà oggetto, tra gli altri, delle riflessioni dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa, che ho convocato, lo scorso anno, nella festa dell'Epifania del Signore. Vi invito, cari fratelli, a entrare nel grande movimento di preparazione di questo avvenimento, e ad interessare ad esso l'insieme delle vostre famiglie diocesane. La Chiesa del Mali vi dovrà far sentire la sua voce attraverso i suoi delegati: non ha essa, proprio nel campo del dialogo religioso, un'esperienza da condividere con gli altri? Il dialogo è infatti una componente della missione di evangelizzazione e un mezzo necessario per compierla. Non si può proclamare il Vangelo senza dialogare con fede e amore con coloro ai quali la Buona Novella è portata.

Del resto, in Africa, il pluralismo religioso che spesso caratterizza l'ambiente nazionale, etnico e persino familiare, incita a sviluppare uno spirito di dialogo per prevenire conflitti e discordie. Succede, d'altra parte, che la Chiesa cattolica, nel vostro continente, sia chiamata a prendere l'iniziativa in questo campo delicato e difficile.

Il dialogo religioso riguarda in primo luogo i nostri fratelli nella fede cristiana. L'Africa ha ereditato divisioni dalle Chiese più antiche, ed ha anche esperienza della moltiplicazione delle nuove sette. Senza scoraggiarsi, bisogna cercare l'unità "perché il mondo creda" (Jn 17,21). Avete un patrimonio culturale comune e un senso religioso innato che possono facilitare il dialogo. La collaborazione tra la Chiesa cattolica e comunità ecclesiali diverse ha già dato buoni frutti, in vari punti dell'Africa, per esempio per la traduzione della Bibbia, per la presenza cristiana nei media, per la promozione della giustizia e della pace. Queste azioni condotte insieme rafforzano la reciproca comprensione, che è condizione per uno scambio di idee franco e senza equivoci sul contenuto della fede e il senso della Chiesa. Qui, come nelle altre parti del mondo, il dialogo ecumenico è un dovere. Seguite la via segnata dal Concilio Vaticano II, e supplicate il Signore di riunire i suoi figli nell'unità.


4. Il dialogo abbraccia anche l'insieme dei musulmani che sono, in Africa, importanti interlocutori in ragione delle molteplici dimensioni del loro Islam e delle profonde radici che questo ha messo in numerosi popoli africani. A partire dal monoteismo di Abramo, al quale essi volentieri si riferiscono, i musulmani sono portatori di valori religiosi autentici che noi dobbiamo saper riconoscere e rispettare. Certo, il dialogo con loro non è sempre facile, né desiderato da tutti, e, a volte, si trova persino difficilmente un linguaggio comune e interlocutori rappresentativi. Ed è qui che la generosità cristiana deve saper essere realista e coraggiosa insieme. E soprattutto, ci si è talvolta trovati, in certi Paesi, di fronte a forti reticenze a rispettare il principio di reciprocità nel riconoscimento dei diritti degli uni e degli altri alla libertà di coscienza e di culto. Il dialogo ha anche vocazione ad essere una domanda pressante nella ricerca della giustizia.

Nella convinzione che la carità di Cristo può superare tutti gli ostacoli (cfr. Rm 12,21), conviene dunque creare un'atmosfera utile a preservare per tutti la libertà di adesione alla fede attraverso scelte chiare e le occasioni di una collaborazione fruttuosa e pacifica per il bene comune.


5. Nel dialogo con coloro che mantengono l'adesione alla religione tradizionale africana, converrà incoraggiare una benevola attenzione ai valori che essi professano, per riconoscervi con discernimento quello che può restare parte integrante del bene comune. Spesso la collaborazione sarà possibile e benefica per il servizio della società. E, conservando una parte preziosa dell'eredità tradizionale, i cristiani potranno testimoniare chiaramente la loro fede in Gesù Cristo, in un dialogo naturalmente fraterno.


6. A tutti i vostri diocesani, ripeterete il mio incoraggiamento a prendere parte, secondo la vocazione di ciascuno, all'avvento del regno di Dio nel Mali, in Africa e nel mondo. Siano essi di stimolo gli uni verso gli altri nella carità di Cristo sotto la vostra vigilanza pastorale! Un certo numero di vostri fedeli avrebbe senza dubbio desiderato incontrare il Papa in questa occasione unica della sua venuta nel vostro Paese, ma non è stato loro possibile perché sono disseminati sul vostro immenso territorio.

Trasmettete loro la mia Benedizione, e assicurateli della mia preghiera. Vorrei soprattutto che esprimeste il mio affetto ai malati, agli handicappati, agli anziani, ai prigionieri.

Che Dio vi conservi nella Sua gioia e nella Sua pace! Che pemmetta al Mali di realizzare una crescita felice! Che assista i suoi dirigenti! Che ispiri ogni abitante nella sua coscienza, perché il bene sempre lo guidi in ogni sua azione e perché la giustizia e la fraternità impregnino la vita sociale del Paese! Affido a Nostra Signora del Mali i voti fervidi che formulo per voi e, di tutto cuore, vi benedico insieme con i vostri collaboratori e con tutti i fedeli del vostro caro Paese.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-01-28

Domenica 28 Gennaio 1990

Omelia allo Stadio "Omnisport" - Bamako (Mali)


Titolo: Il vostro impegno: proclamare Cristo in tutto il continente




1. "Voi siete la luce del mondo... Voi siete il sale della terra" (Mt 5,14-13).

Cari fratelli e sorelle, Queste parole, il Signore Gesù le ha rivolte ai suoi discepoli. Egli continua a rivolgerle a coloro che, ovunque nel mondo, sono oggi i suoi discepoli.

In questo giorno, il Signore Gesù pone queste stesse parole sulle labbra del Vescovo di Roma. Esse si rivolgono in modo particolare a voi, cari fratelli e sorelle che siete i discepoli di Cristo in questo paese africano del Mali, a voi che siete qui riuniti per celebrare la liturgia dell'Eucaristia in questa città di Bamako, capitale del Mali, o che comunque assistete a questa liturgia cristiana.

Fratelli e sorelle, vi saluto di cuore e vi esprimo tutta la mia gioia di essere con voi nel vostro paese quale messaggero di Dio.

Saluto cordialmente Mons. Luc Sangaré, Arcivescovo di Bamako, e lo ringrazio del suo indirizzo di benvenuto all'inizio della messa. Saluto anche i vescovi che sono con lui, così come i sacerdoti, i religiosi e le religiose.

Alle autorità civili convenute a questa celebrazione liturgica, porgo i miei deferenti saluti e li ringrazio della loro presenza.

E, ancora una volta, vi saluto, fratelli e sorelle del Mali, ed anche voi, fratelli e amici lontani che siete con noi nello spirito per mezzo della radiotelevisione nazionale.


2. Cosa significano queste parole di Cristo a proposito della luce e del sale? Esse hanno un senso metaforico: la luce, perché rischiara; il sale, perché dà sapore agli alimenti.

Per quali motivi, noi che siamo discepoli di Cristo, siamo simili al sale e alla luce? Anzitutto, perché viviamo l'amore, quell'amore di cui l'Apostolo dice che è "pieno compimento della legge" (Rm 13,10); l'amore di Dio e quello del prossimo.

I comandamenti della legge, ci ricorda San Paolo nella prima lettura di questa messa, "si riassumono in queste parole: amerai il prossimo tuo come te stesso" (Rm 13-9).

E' quello che la Chiesa nel Mali ha attuato durante i cento anni di storia. Essa si è sforzata di imitare Cristo che è venuto per servire. Ha risposto alle richieste e alle aspettative dei popoli. Non è rimasta indifferente alle angosce e alle ristrettezze di quanti sono stati mortificati nella carne e nello spirito dalle asperità della vita e dall'egoismo dei loro simili. Ha moltiplicato e diversificato i suoi impegni: nell'insegnamento, in campo sanitario, nella promozione delle donne e dei contadini, nella lotta contro la fame e l'analfabetismo, contro la siccità e la desertificazione. I discepoli di Gesù hanno quindi avuto a cuore di testimoniare con le azioni l'amore reciproco che anima coloro che si mettono alla scuola di Cristo.

3. Il sale è necessario per conservare i cibi. Esso dà loro sapore. E la Chiesa dei discepoli di Cristo deve essere a modo suo, un "cibo sano" per gli uomini e per la società.

Questo è ciò che la Chiesa qui nel Mali deve essere.

I cristiani qui, secondo l'insegnamento di Cristo, si sforzano di essere "il sale della terra", devono essere pronti ad immergersi nella marea umana. Essi non possono rimanere spettatori della realtà quotidiana, ma devono entrarvi per dare un gusto, un gusto divino a questa realtà. E' bene che essi creino ogni tipo di opere e si impegnino in ogni tipo di organismo, ma non bisogna cedere alla tentazione di rimanere in disparte. La loro preoccupazione sarà sempre quella di dare gusto alla realtà umana di tutti i giorni: a scuola, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni del paese.

Sapendo che il sale è utile perché dà sapore, i cristiani si adopereranno per non diminuire gli sforzi, ma, al contrario, per formarsi continuamente, per approfondire sempre più la fede del loro battesimo, nel proseguimento della grande esperienza di rinnovamento spirituale che è stato nel Mali l'anno del centenario.

Essere "sale della terra" o, in altre parole, apostolo, missionario, evangelizzatore, questo ruolo spetta a tutti i cristiani, perché, con il battesimo, sono stati segnati dal sigillo dello Spirito che ne fa testimoni e messaggeri della Buona Novella. Per poter rendere conto della speranza che è in loro (cfr. 1P 3,15), uomini e donne dovranno continuare la loro formazione, come ha raccomandato l'ultimo Sinodo dei vescovi sulla missione dei laici.

Sono gli uomini e le donne la cui fede è forte che reagiscono alla disperazione, al pessimismo o alla passività: pericoli questi che minacciano gli abitanti di un paese come il vostro, già preda di tanti flagelli naturali e di difficoltà di carattere socio-economico.

4. Se i discepoli di Cristo sono veramente "il sale della terra", se la Chiesa si presenta come un "cibo sano" per la società, allora essa è anche la luce di cui parla il Vangelo di oggi, la luce "che si mette sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa" (Mt 5,15).

Con il battesimo, ognuno ha ricevuto un cero la cui fiamma è stata accesa al cero pasquale: è il simbolo del dono della luce, luce che viene da Cristo, luce che è Cristo stesso. A voi, figli e figlie battezzati il compito di diffondere questa luce, come viene fatto nella notte di Pasqua, per annunciare al mondo la speranza e la salvezza che Dio gli dona.

La Chiesa nel Mali si rafforza sempre più. La celebrazione del centenario ha permesso a ognuno di prenderne maggiore coscienza e di renderne grazie a Dio. Si tratta ora di continuare la missione lungo il solco tracciato. A voi il compito di esplorare i sentieri del Mali per vivere ancora più profondamente la fede cristiana e per testimoniare Gesù Cristo tra di voi. Vi viene offerto un immenso cantiere: proclamare Gesù nel vostro paese, in tutto il continente africano, e invitare coloro che vi vivono a camminare verso la sua luce. L'anno scorso, nella festa dell'Epifania del Signore, ho annunziato un'assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Spero infatti, che alla vigilia del terzo millennio, la Chiesa in Africa diffonda la Buona Novella di Cristo con un dinamismo rinnovato, in un incontro vivificante del Vangelo con gli autentici valori africani.

Cari fratelli e sorelle, vi invito ad entrare in questa mobilitazione generale delle forze spirituali del cattolicesimo africano. Questa Assemblea speciale vi riguarda tutti. Ognuno di voi vi si unirà per mezzo della preghiera, della riflessione, con gli scambi e con la celebrazione comunitaria in modo che i vostri Pastori meditino in questa Assemblea quello che lo Spirito permette alla Chiesa di vivere in tutto il continente.


5. La Vostra missione è dunque di portare la luce di Cristo. Per fare questo occorre che la persona del Signore vi sia familiare grazie alla preghiera personale e comune; essa deve esservi ben conosciuta grazie all'approfondimento della fede. Continuate anche a sviluppare le strutture comunitarie che favoriscono una vita fraterna e calorosa. Dovete ancora consolidare la vostra identità cristiana e non dovete temere di manifestarla con parole e con azioni, quali individui e quale Chiesa. La vostra vocazione cristiana comprende la vocazione all'apostolato. La raccomandazione ultima del Signore ai suoi apostoli prima della Pentecoste è stata questa: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). E come per rafforzare il coraggio dei discepoli Cristo ha aggiunto: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

6. Continuare la missione oggi richiede anche che i figli e le figlie della Chiesa cattolica nel Mali si adoperino per dialogare con coloro la cui fede è diversa dalla loro.

L'incontro con credenti di altre tradizioni invita ad approfondire le proprie convinzioni per meglio riconoscere la verità su Dio e sull'uomo; in tutta chiarezza si può quindi collaborare per salvaguardare i grandi valori umani e spirituali: la pace, la giustizia, il rispetto reciproco, la dimensione interiore dell'uomo, il fine ultimo dell'umanità. Il dialogo oggi è un cammino necessario.

E' anche un aspetto essenziale della missione evangelizzatrice della Chiesa che non può "predicare il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15) al di fuori di un dialogo di fede e di amore con coloro ai quali viene annunciata la Buona Novella.

Il dialogo autentico diventa quindi una testimonianza; il rispetto e l'ascolto reciproco sono atteggiamenti propriamente evangelici.

7. Mentre meditiamo sulla parola del Signore Gesù circa il sale e la luce - cioè circa la vocazione cristiana -, pensiamo alle parole del libro della Genesi che abbiamo ascoltato; "Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro.

Porro la mia alleanza tra me e te... Ti chiamerai Abramo perché padre di una moltitudine di popoli" (Gn 17,125). L'alleanza di Dio con Abramo continua "di generazione in generazione". E' un'alleanza eterna.

Il piano di Dio che è un piano di salvezza, riguarda coloro che riconoscono il Creatore, e in particolare i nostri fratelli musulmani che professano la fede di Abramo e che adorano come noi il Dio unico e misericordioso.

Allo stesso modo in cui Abramo si è sottomesso a Dio, essi cercano di sottomettersi ai comandamenti di Dio.

Sono lieto che nel Mali regni un clima di intesa tra le comunità musulmane e cattoliche, che sono tradizionalmente tolleranti. Il dialogo tra musulmani e cristiani è oggi più necessario che mai. Dio è fonte di ogni gioia.

perciò noi dobbiamo testimoniare il nostro culto verso di Lui, la nostra adorazione, la nostra preghiera di lode e la nostra supplica. Noi dobbiamo testimoniare la nostra ricerca della sua volontà. E' Dio che ispira il nostro impegno per un mondo più giusto e più fraterno. E' l'amore di Dio che ci spinge a preoccuparci delle condizioni di vita dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che vivono nello stesso paese.

Io auspico che il dialogo fra musulmani e cattolici progredisca ancora e favorisca una collaborazione costruttiva. I legami di amicizia che esistono tra le due comunità sono una garanzia del rispetto della dignità di ogni essere umano e della convivialità necessaria perché tutti affrontino uniti i problemi che si pongono a tutta la nazione.


8. L'alleanza di Dio onnipotente con Abramo ha raggiunto la sua pienezza in Gesù Cristo, redentore del mondo. "Con la sua incarnazione il Figlio di Dio si è in un certo senso unito Lui stesso ad ogni uomo". Egli ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con intelligenza d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo" (GS 22).

A voi che ascoltate il Vangelo di Cristo, a voi che vi dichiarate discepoli di Cristo nel vostro paese, a voi in particolare che partecipate all'Eucarestia in questo grande giorno auguro "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

Amen.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-01-28

Domenica 28 Gennaio 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Discorso di benvenuto all'aeroporto - Bamako (Mali)