GPII 1990 Insegnamenti - All'ordinazione di 47 presbiteri - Città del Vaticano (Roma)

All'ordinazione di 47 presbiteri - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Siete stati scelti per guidare i fratelli sulla strada della fedeltà al Vangelo sotto la guida dello Spirito"

"Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo".


1. La domenica odierna esprime, in modo particolare, ciò che costituisce l'essenza della vita della Chiesa: la gloria di Dio, "Colui che è, che era e che viene" (Ap 1,8). La gloria di Dio nella sua trascendente maestà e, allo stesso tempo, nell'impenetrabile mistero della sua divinità.

La glorificazione della santità assoluta, cioè, della Santissima Trinità. "Colui che è" è Uno nell'unità perfetta della divinità. E' Uno come Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Dio che tutto crea, tutto vivifica, tutto santifica, tutto a tutti dona. Dio in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo.


2. Questo Dio, nell'impenetrabile mistero della sua Vita, è Dio che "viene". La solennità della santissima Trinità rende testimonianza a Dio che viene "in mezzo" al suo popolo. Viene alla supplica di Mosè, come ricorda il libro dell'Esodo, ma viene soprattutto perché tale è la sua eterna volontà. Non è, infatti, chiuso nella perfezione della sua divinità, ma la sua vita interiore diventa l'economia salvifica della storia dell'universo, della storia dell'uomo.

In se stesso è l'Amore: dalla sovrabbondanza della sua paternità "ha tanto amato il mondo". L'ha così amato, da dare "il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui, non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Ecco, Dio dà se stesso nel Figlio.

Quello che il divino Maestro dice a Nicodemo, secondo il Vangelo di Giovanni, viene espresso anche dall'apostolo Paolo, nella seconda Lettera ai Corinzi: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo" (2Co 13,13): ecco il Dio in cui viviamo, Dio dal quale abbiamo la vita, dal quale abbiamo la vita eterna.

Egli stesso è questa vita eterna: è la vita e l'eternità. Dandoci il Figlio unigenito, il Padre ci ha chiamati a partecipare a questa stessa vita. E noi vi partecipiamo mediante il Figlio per il quale il mondo è stato salvato sulla croce. Vi partecipiamo in virtù dello Spirito Santo e della sua azione santificante, per cui il sacrificio di Cristo ha aperto la via nella storia del mondo, nella storia delle nostre anime.


3. Cari fratelli, abbiate tutto questo davanti agli occhi, in modo particolare, voi che oggi in questa basilica di San Pietro state per ricevere il sacramento del sacerdozio di Cristo. Voi, che avete risposto alla voce interiore dello Spirito Santo, la quale vi chiama al ministero sacerdotale nella Chiesa.

Abbiate davanti agli occhi tutto questo voi, chiamati con l'ordinazione presbiterale a proclamare agli uomini la redenzione operata da Gesù Cristo. Non dimenticate mai che siete stati scelti per guidare i fratelli sulla strada della fedeltà al Vangelo sotto la guida dello Spirito Consolatore. Tenete ben a cuore che voi siete mandati, in tante parti del mondo, a testimoniare, nella novità dell'esistenza, l'Amore misericordioso del Padre. Grazie all'imposizione delle mani siete ormai costituiti di ciò ministri e dispensatori. Perché possiate compiere sino in fondo la missione che oggi vi viene affidata, occorre pero che abbracciate il mistero del Dio vivente nella sua totalità, con gli occhi della fede. Occorre che ciò rimanga impresso profondamente nei vostri cuori. Occorre anche che ciò sia segnato per sempre con il carattere sacerdotale, come suggello dello Spirito Santo.

Voi nascete dalla profondità di questo ineffabile mistero divino: dall'amore del Padre, dalla grazia di Gesù Cristo, dal dono dell'unità nello Spirito Santo.

La vostra origine sacerdotale è trinitaria. Nel cuore di ognuno di voi è iscritta, in maniera straordinaria, la verità del Figlio che il Padre ha dato per la redenzione del mondo.

Vivete ogni giorno questa verità. Vivetela sempre più intensamente; permeate di essa, ognor più profondamente, tutti i giorni del vostro servizio sacerdotale. Vivete di essa e comunicatela, questa vita, anche agli altri.

"Il Dio dell'amore e della pace sarà con voi". Mediante il servizio del vostro sacerdozio e la testimonianza della vostra vita il Signore sia sempre "in mezzo" al suo popolo. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: l'Unico Dio! A lui la gloria in eterno. Amen!

Data: 1990-06-10

Domenica 10 Giugno 1990

All'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Maria ci ottenga sacerdoti veri ministri dello Spirito"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Stamane ho avuto la gioia di conferire l'ordinazione sacerdotale a 47 giovani.

Nel presentar loro le mie felicitazioni per il singolare dono ricevuto da Dio, li esorto a porre ogni impegno per far si che la grazia ricevuta mediante l'imposizione delle mani fruttifichi nella loro vita a vantaggio del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Ciò essi otterranno, se cercheranno di mantenersi docili ai suggerimenti dello Spirito che agisce in loro.

Il ministero sacerdotale, infatti, si esercita in nome di Cristo, ma è opera dello Spirito Santo, perché è per il tramite dello Spirito che il Salvatore comunica la sua santità e la sua vita all'umanità. Al momento dell'ordinazione, è il dono dello Spirito Santo che rende il sacerdote capace di adempiere alla sua missione.


2. La formazione sacerdotale, sulla quale rifletterà il prossimo Sinodo, è perciò una formazione al ministero dello Spirito. Occorre che i candidati al sacerdozio si abituino a vivere e agire in intima unione con lo Spirito Santo. La formazione ha lo scopo di presentare all'ordinazione uomini "pieni di Spirito e di saggezza" (Ac 6,3), secondo la richiesta di san Pietro per la prima ordinazione di ministri a servizio della Chiesa.

Il sacerdote ha bisogno dell'impulso dello Spirito Santo e della sua luce nell'esercizio delle diverse funzioni che gli sono proprie. Per annunciare la parola, egli deve implorare la luce dello Spirito, al fine di ben comprendere il senso della dottrina che deve insegnare, e di formularla in modo fedele e adatto al suo uditorio. Quando il sacerdote celebra l'Eucaristia, invoca con l'epiclesi lo Spirito Santo per la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo e per l'efficacia del banchetto di comunione. Quando egli amministra i sacramenti, agisce sotto l'influsso dello Spirito Santo, autore di ogni santificazione. Nella funzione di pastore, mediante la quale guida la comunità, non può adempiere al suo compito se non abbandonandosi alla direzione dello Spirito Santo.


3. Il sacerdote illuminato porrà, pertanto, la sua fiducia non nei propri talenti, ma nella forza segreta dello Spirito Santo che agisce in lui per diffondere la vita di Cristo nel cuore degli uomini. Progetti, programmi, sforzi personali produrranno frutti solo con l'influsso invisibile, spesso imprevedibile, sempre sovrano dello Spirito Santo. Abituandosi a contare sullo Spirito Santo nell'esercizio della sua missione, il sacerdote sarà portato anche a riconoscere e a rispettare l'azione dello Spirito nei suoi collaboratori e in tutti i membri della comunità cristiana. Preghiamo Maria, che ha ampiamente aperto il proprio cuore all'azione dello Spirito Santo, perché ottenga, per la Chiesa, sacerdoti che siano veri ministri dello Spirito.

(Ad alcuni gruppi di pellegrini:) Rivolgo un affettuoso saluto a tutti i pellegrini che da Roma, dall'Italia e dall'estero si sono uniti a questa preghiera mariana. Saluto in particolare le Prevolontarie e i Prevolontari del Movimento dei Focolari, riuniti a Castel Gandolfo per un corso di spiritualità; e i fedeli delle parrocchie milanesi di Sant'Apollinare, di San Donato e dei Santi apostoli Pietro e Paolo in Mezzate. Vi auguro che i vostri incontri a Roma, alimentati dalla preghiera, vi suggeriscano i modi e le forme veramente efficaci del vostro apostolato e vi insegnino come dare espressione adeguata al vostro zelo e al vostro amore a Dio e al prossimo.

Appello per la Liberia Fratelli e sorelle nel Signore, desidero cogliere l'occasione di quest'incontro festivo per invitarvi ad aggiungere un'intenzione speciale nelle vostre preghiere. Si tratta di implorare dal Signore la pace per la Liberia, che dal mese di dicembre scorso sta soffrendo per una sanguinosa guerra civile. In questi giorni i combattimenti si sono intensificati, con un alto numero di morti e feriti. Preghiamo insieme il Signore affinché induca le parti in conflitto a metter fine alla lotta fratricida, a far tacere le armi e instaurare un ambiente di concordia e serenità per quella cara Nazione africana, a noi così vicina. Che Maria, Regina della pace, ci ottenga questo dono!

Data: 1990-06-10

Domenica 10 Giugno 1990



Messaggio alla Federazione Biblica Cattolica Mondiale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un rinnovato annuncio della Parola di Dio

E' stato per me motivo di vivo compiacimento sapere che avrà luogo a Bogotà, dal 27 giugno al 6 luglio, la IV Assemblea della Federazione Biblica Cattolica Mondiale. Invio perciò il mio cordiale saluto nel Signore a voi, agli altri fratelli dell'episcopato e a tutti i partecipanti all'Assemblea, che vuole suscitare nuove energie affinché la parola di Dio, come dice san Paolo, "currat et glorificetur" (2Th 3,1).

Dalla sua fondazione, voluta e incoraggiata dal mio venerato predecessore Papa Paolo VI nel 1969, la Federazione ha intrapreso un cammino di generoso servizio nella diffusione della Bibbia tra il popolo di Dio e tra le nazioni e i popoli del mondo. Mi compiaccio di osservare ora che desiderate esprimere più chiaramente nella vostra Costituzione il riferimento alla Costituzione conciliare "Dei Verbum", le cui direttive hanno ispirato la vostra feconda azione di apostolato in questi ventun anni. Vi invito a conservare fedelmente l'ispirazione originaria della Federazione, come sicura garanzia per il suo futuro sviluppo, e a condurre le vostre attività di apostolato biblico con un impegno deciso nelle diverse regioni, sotto la guida dei vescovi. La stretta collaborazione che mantenete sempre con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei cristiani è lodevole e imprimerà anche un rinnovato impulso al movimento ecumenico, poiché la Parola di Dio è efficace nell'animare i cuori di tutti i cristiani verso una vita di completa comunione fraterna. Infatti, secondo il Concilio, la parola di Dio scritta è uno degli elementi più validi che edificano e danno vita alla Chiesa (cfr. UR 3); e nel dialogo ecumenico la Sacra Scrittura "costituisce uno strumento eccellente nella poderosa mano di Dio per il raggiungimento di quell'unità che il Salvatore offre a tutti gli uomini" (UR 21).

Per questo motivo devono essere incoraggiati gli sforzi di collaborazione interconfessionale nella traduzione della Bibbia, secondo le norme pubblicate congiuntamente con le "Società Bibliche Unite" nel 1987. La Bibbia, parola di Dio scritta sotto ispirazione dello Spirito Santo, rivela, all'interno dell'ininterrotta tradizione della Chiesa, il misericordioso disegno di salvezza del Padre, e ha come centro e cuore il Verbo fatto carne Gesù Cristo, crocifisso e risorto. perciò, dando agli uomini la Bibbia, gli darete Cristo stesso, che sazia gli affamati e gli assetati della parola di Dio, della vera libertà, della giustizia, di pane e d'amore. I muri dell'odio e dell'egoismo, che ancora separano gli uomini e li rendono ostili e indifferenti alle necessità dei fratelli, cadranno come caddero le mura di Gerico quando risuono la Parola della misericordia divina. Trascorsi 25 anni dalla promulgazione della costituzione "Dei Verbum", è ancora immenso il compito che rimane da realizzare per diffondere completamente la Sacra Scrittura. Per metterla in pratica si riceve grande forza dalla lectio divina, vale a dire, dall'ascolto e dalla meditazione con cuore ardente della Scrittura stessa sull'esempio di Maria e dei discepoli di Emmaus (Lc 2,51 Lc 24,32).

E' necessario avvicinarsi costantemente alla Bibbia come fonte di santificazione, di vita spirituale e di comunione ecclesiale nella verità e carità; suscitatrice di vocazioni di speciali consacrazioni, come cuore della vita familiare, come ispiratrice del compromesso dei laici nella vita sociale e anima della catechesi e della teologia. A questo proposito insegnano i Padri conciliari: "E' necessario dunque che la predicazione ecclesiastica, come la stessa religione cristiana, sia nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura... "che ha il potere di edificare e dare l'eredità con tutti i santificati" (DV 21). Le Settimane bibliche che la vostra Federazione promuove con successo da tempo devono essere un'esperienza forte nella vita delle comunità ecclesiali convocate dallo Spirito Santo intorno a Cristo resuscitato, sensibili a tutta la sofferenza umana anelito alla speranza e fonte di un rinnovato compromesso di missione, di unione con Dio e di servizio ai fratelli.

La Bibbia è anche un tesoro in gran parte venerato in comune con il popolo ebreo, al quale la Chiesa è unita da uno speciale vincolo spirituale dalle sue origino. Infine questo sacro Libro, al quale si riferiscono anche in certo qual modo i popoli dell'Islam, può ispirare un dialogo interreligioso tra i popoli che credono in Dio e contribuire così a suscitare nel cuore di tutti una preghiera universale a Dio in favore della pace. Spero vivamente che le decisioni e gli orientamenti programmatici che prenderete in queste giornate di studio e di riflessione siano profondamente illuminati dallo Spirito Santo in modo che servano all'umanità in questa epoca di radicali e rapide trasformazioni in prossimità del terzo millennio cristiano. Anche per rispondere alle sfide della nuova evangelizzazione in questo millennio è stata convocata la prossima Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano e i Sinodi straordinari dei vescovi di Africa ed Europa. Nel contesto di queste esigenze pastorali, le vostre riflessioni sulla Bibbia di fronte alla nuova evangelizzazione acquistano una maggiore importanza per un rinnovato annuncio della parola di Dio, buona novella della salvezza. Poiché Cristo risorto, salvatore dell'umanità e della creazione, è la novità totale. Tutto il rinnovamento umano, suscitato dallo Spirito Santo, in certo modo evoca, anticipa ed esprime questa novità.

Mentre elevo ferventi preghiere al Signore affinché assista con l'abbondanza dei suoi doni i lavori di questa Assemblea, imparto a tutti i partecipanti, in segno di benevolenza, una speciale benedizione apostolica.

Vaticano, 14 giugno 1990.

Data: 1990-06-14

Giovedi 14 Giugno 1990

Omelia del "Corpus Domini" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cristo si è fatta carne per trasformare il deserto del mondo




1. Il deserto è uno spazio in cui manca all'uomo il cibo e la bevanda. E' lo spazio in cui la vita è in pericolo. Quando, in effetti, viene a mancare il cibo e la bevanda, la persona umana è minacciata dalla morte.

Il popolo dell'Antico Testamento, guidato da Mosè, cammina nel deserto.

Su questa via, Dio lo conduce, durante quarant'anni, dall'Egitto alla Terra Promessa. Lo conduce per metterlo alla prova, per conoscere ciò che ha nel cuore.

Dice Mosè: il Dio dell'alleanza "ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna... per farti capire che l'uomo vive non soltanto di pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore" (Dt 8,3). Il deserto e la manna ci introducono nel Mistero dell'Eucaristia.


2. Dalla bocca di Dio viene la Parola, la Parola di vita che "si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14), la Parola di vita entrata in tutti i deserti nei quali l'uomo cammina: là dove manca il cibo e la bevanda. Tuttavia, noi non viviamo soltanto di pane ma anche di parola di Dio. Deserto allora è ovunque l'uomo - pur essendo nella più grande abbondanza di pane e di ogni altro bene temporale - non si alimenta della Parola del Dio vivente. L'uomo quindi può diventare il deserto e, a seconda di ciò che è in lui, lo può diventare la famiglia, la società. Anche una città e perfino un intero Paese possono tramutarsi in un tale deserto.

L'odierna liturgia della solennità del "Corpus Domini" ci mette davanti agli occhi l'immagine del deserto perché comprendiamo meglio il senso del nostro cammino nel mondo e attraverso la storia; perché afferriamo meglio la responsabilità del nostro vivere in questa nostra città.


3. La Parola, che proviene da Dio, raggiunge la sua pienezza in lui stesso. E' il Verbo della stessa sostanza del Padre, nella comunione dello Spirito Santo. E' la Parola di vita eterna perché Dio è la vita e l'eternità.

Il Verbo si è fatto carne per noi uomini, che siamo in cammino, attraverso il deserto, dalla dimora degli schiavi alla Terra dell'alleanza eterna.

Il Verbo, che si fece carne, così parla: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita". Questa vita, questa vita terrena che qui trascorrete, cambierà in deserto e fruttificherà in voi con la morte. Aggiunge Gesù Cristo: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risuscitero nell'ultimo giorno" (Jn 6,53-54).

Pertanto la vita umana - anche nel deserto - può oltrepassare l'orizzonte della morte. L'uomo può dimorare nella Parola che dà la vita eterna: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (Jn 6,56).

Come è vivificante tale dimora di Cristo, Parola di vita! Cristo è la vita stessa che sconfigge la morte, inevitabile frutto del deserto. Ecco aprirsi nella Parola di vita, per ciascuno di noi, la speranza della vita, la certezza della vita. Cristo, che è passato attraverso la morte, proclama: "io lo risuscitero nell'ultimo giorno". Lo proclama Colui che è "la risurrezione e la vita".


4. Ecco "il pane... disceso dal cielo". Nel deserto la manna, pur non essendo questo stesso pane, lo preannunciava e lo prefigurava. I nostri padri si nutrirono della manna e morirono, come periscono tutte le generazioni umane anche quando sono sazie del pane materiale e godono di tutta l'abbondanza dei beni temporali.

Questa abbondanza, infatti, non soltanto non riesce da sola a cambiare il deserto del mondo nella terra dell'alleanza eterna, ma a volte può perfino allargare il deserto, ampliando lo spazio della morte spirituale.

Oggi, la Chiesa, che è in Roma, desidera mostrare questa Eucaristia a tutti: all'Urbe e all'Orbe. Per questo al termine della Messa ci muoveremo in processione eucaristica per le strade di Roma.

"Pange lingua gloriosi Corporis mysterium"!

Data: 1990-06-14

Giovedi 14 Giugno 1990

Ai vescovi di Malaysia, Singapore e Brunei in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Libertà religiosa, pilastro che sostiene gli altri diritti umani

Miei cari fratelli in Cristo.


1. Ancora una volta, cinque anni dopo la vostra ultima visita "ad limina", siamo insieme riuniti nell'amore di Dio, che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr. Rm 5,5). E' questo amore trascendente che genera e sostiene la nostra consacrazione e dedizione al servizio della Chiesa, il corpo di Cristo. Come vescovi della Chiesa in Malaysia, Singapore e Brunei, siete venuti presso le tombe degli apostoli Pietro e Paolo allo scopo di rendere testimonianza della vostra fede e della fede dei vostri popoli nella Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, fondata sugli apostoli e obbediente all'unico Signore, nostro Salvatore Gesù Cristo. "E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene" (2Th 2,16).


2. Le Chiese particolari a cui presiedete nel servizio del Vangelo condividono molte delle medesime gioie spirituali e delle prove, e tuttavia esse differiscono l'una dall'altra nella varietà etnica del loro popolo, nelle tradizioni religiose che seguono, e negli aspetti significativi delle circostanze politiche e sociali in cui vivono. Alcuni dei fedeli sono entrati nella Chiesa solo recentemente, mentre altri hanno alle loro spalle una lunga tradizione di vita cattolica. In mezzo a questa diversità, voi, i pastori, avete una vocazione particolare all'unità e una parte essenziale nella costruzione dell'unità del corpo, poiché "Dio ha convocato tutti coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace... perché sia agli occhi di tutti e di ciascuno, il sacramento visibile di questa unità salvifica" (LG 9).

Come successori degli apostoli voi siete legati l'uno all'altro, agli altri membri del collegio sparsi per il mondo e al successore di Pietro in una profonda comunione gerarchica che è sia un'organica realtà ecclesiale, sia una specifica esperienza di carità. così la vostra azione pastorale in parole e opere deve essere tanto segnata dall'unità e dall'amore che i fedeli più facilmente sentiranno di appartenere alla Chiesa che è famiglia universale, "famiglia di Dio nello Spirito... tempio santo nel Signore... dimora di Dio" (cfr. Ep 2,19-22).

Per lavorare alla costruzione di questa unità e solidarietà reciproca tra voi come vescovi, e tra le vostre comunità, bisogna andare al cuore del mistero cristiano, per ascoltare la preghiera di Cristo stesso e dare ad essa espressione concreta nelle vostre vite e nel vostro ministero: "Siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda" (Jn 17,21). Nell'analisi finale, questa è la chiamata che Cristo rivolge ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici della Malaysia, di Singapore e di Brunei; questo è il programma del ministero pastorale a cui i vostri sforzi devono tendere; questo è il motivo dietro le fatiche nell'aiutare e incoraggiare l'altro, e nel favorire forme concrete di solidarietà e di cooperazione tra le vostre Chiese particolari, "perché il mondo creda".


3. Uno dei vostri doveri principali durante questa visita "ad limina" deve essere rendere grazie a Dio per la vitalità e la crescita della Chiesa nella vostra regione. Voi siete un "pusillus grex" e dovete affrontare molte difficoltà, ma siete anche i testimoni dell'operare della grazia nei cuori delle persone. Voi vedete la sete dei laici per la parola di Dio, per una maggiore conoscenza della fede, per una responsabilità più grande nella vita quotidiana delle loro comunità e nella missione della Chiesa, e potete testimoniare la nuova crescita di gruppi di preghiera e di movimenti capaci di aiutare i fedeli ad approfondire la loro vita spirituale e la testimonianza cristiana. Gruppi come la Società di san Vincenzo de' Paoli, come la Legione di Maria, il Rinnovamento nello Spirito e molti altri, come anche le "comunità di base", in quanto sono in autentica comunione con la Chiesa, sono una sorgente di forza presente e di grande speranza per il futuro.

Una delle principali sfide in questo periodo nelle vostre comunità ecclesiali è come offrire ai laici, uomini e donne, la formazione di cui necessitano allo scopo di prendere parte sempre più effettiva nel compito dell'evangelizzazione e dell'inculturazione del Vangelo. Insieme con il loro vivere cristiano, generoso e devoto, essi hanno bisogno anche di una "formazione totalmente integrata" nella fede e nella dottrina sociale della Chiesa per evitare la frattura del Vangelo dalla vita quotidiana. Questa "sintesi vitale" di Vangelo e vita dovrebbe essere evidente nella testimonianza convinta che i fedeli laici danno in ogni sfera della loro attività "dove non la paura ma la ricerca e l'adesione a Cristo sono il fattore determinante perché l'uomo viva e cresca, e perché si costituiscano nuovi modi di vivere più conformi alla dignità umana" (CL 34).


4. I sacerdoti sono i vostri cooperatori più vicini nel ministero, e le loro fatiche quotidiane riflettono l'amore compassionevole del buon pastore per il gregge. Impegnati come sono nelle vaste e intense attività pastorali, i membri del "presbyterium" hanno bisogno del vostro incoraggiamento e della vostra guida per mantenere il giusto equilibrio tra la spiritualità e l'azione, tra il loro specifico ministero sacerdotale finalizzato a costruire il regno di Dio e gli altri aspetti relativi al servizio ai loro fratelli e alle sorelle. Tutto ciò che farete per promuovere un cordiale rapporto personale con i vostri sacerdoti, come anche l'armonia e la reciproca assistenza tra i sacerdoti stessi, senza dubbio saranno un vantaggio per le vostre diocesi, non solo perché tutto ciò produce un ambiente positivo per il ministero, ma soprattutto perché il "presbyterium" dovrebbe essere un riflesso particolare dell'"intima fraternità sacramentale" che unisce tutti coloro che hanno ricevuto la consacrazione sacerdotale (cfr. PO 8). Infatti il grande segno della fedeltà a Cristo è l'esercizio di un reale e universale amore senza discriminazione di persone, che, seguendo l'esempio di Gesù stesso, impone al contempo un amore di preferenza per il più piccolo dei fratelli e delle sorelle, per i poveri e gli indifesi. Vi prego di portare i miei saluti ai vostri sacerdoti e di assicurarli della mia preghiera.

Che lo Spirito Santo colmi i loro cuori con il vero amore evangelico.


5. Dal Concilio Vaticano II è stata data una nuova enfasi alla natura ecclesiale della vita religiosa e al rafforzamento dei rapporti tra i vescovi e gli Istituti religiosi e i loro membri presenti in ogni diocesi. Ognuno di voi deve essere molto grato per quanto riguarda la vita e il lavoro dei religiosi e delle religiose che sono un "segno" nelle vostre Chiese particolari della santità di Dio e della "testimonianza profetica" che chiama alla conversione e ai valori del regno. Il crescente numero delle vocazioni, specialmente tra le religiose donne, e l'attenzione che viene data alla formazione, non solo portano l'incoraggiamento e la solidarietà alla comunità cattolica, ma fanno si che la presenza della Chiesa sia maggiormente sentita nella comunità e in genere attraverso le attività sociali, educative e assistenziali nelle quali i religiosi sono impegnati e che costituiscono "una rivelazione di Cristo sempre più chiara" (cfr. LG 44). In particolare, la preghiera e la penitenza, la solitudine e il silenzio dei religiosi contemplativi "danno incremento con una segreta fecondità apostolica" che ricopre una parte importante nella crescita del popolo di Dio (cfr. PC 7).

E' vostro compito pastorale sostenere i religiosi nel perseguimento costante di una sempre più profonda conformazione con la morte e risurrezione di Cristo per la gloria del Padre. Con la comprensione della natura della vita religiosa e del rispetto per il carisma proprio a ciascun Istituto, siete chiamati a sostenere la crescita di queste comunità e, come responsabili del bene delle vostre diocesi, a coordinare la loro azione pastorale attraverso il dialogo e il reciproco accordo.


6. Cari fratelli vescovi, sono consapevole delle particolari e non facili circostanze nelle quali esercitate il vostro ministero, e condivido la vostra sollecitudine per i problemi di fronte a cui vi trovate che riguardano la piena libertà della Chiesa nel mettere in pratica la sua missione religiosa. In Malaysia, la crescente islamizzazione della vita sociale e civile talvolta è apparsa a voi e ad altre comunità non musulmane come lesiva del diritto fondamentale degli individui e dei gruppi di professare la loro fede senza interferenze. Naturalmente ciò è causa di profondo interesse per voi. Sono lieto di notare che in un recente incontro tra il primo ministro e i leaders delle religioni non musulmane sono state date assicurazioni a questo riguardo ed esprimo la speranza che tutti lavorino insieme nell'armonia affinché sia garantita la loro implicazione pratica. Sono a conoscenza anche delle relazioni che l'arcivescovo Yong ha opportunamente espresso riguardanti la proposta "Legge per il mantenimento dell'armonia religiosa". Sono certo che il dibattito cordiale su questi problemi gioverà a tutti. L'esperienza insegna che il confronto onesto e leale delle idee e delle convinzioni tra i cittadini è stato una condizione indispensabile per il mantenimento dell'armonia all'interno della comunità e per il progresso della civilizzazione. Allo stesso tempo la convinzione religiosa non può essere separata dal giudizio morale, e la morale si applica non solo alle questioni private e personali ma a tutto quello che costituisce la struttura e il corso della vita pubblica nella società.

Il diritto degli individui e delle comunità alla libertà sociale e civile nelle questioni religiose è uno dei pilastri che sostengono l'edificio dei diritti umani. Fortunatamente, in ogni parte del mondo c'è una consapevolezza crescente dell'importanza dei diritti fondamentali nella costruzione di società giuste e stabili, in grado di esprimere le aspirazioni delle persone a vivere nella dignità e nella libertà. Inoltre, i cittadini che temono ingiuste reazioni avverse quando esprimono le loro convinzioni non possono contribuire pienamente alla costruzione della società in cui vivono. Il Concilio Vaticano II enuncia i principi che devono governare la cooperazione tra le autorità pubbliche e la Chiesa: "La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra nel proprio campo. Ma tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale degli stessi uomini. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti in maniera molto più efficace, quanto più coltiveranno una sana collaborazione tra di loro: l'uomo infatti non è limitato al solo orizzonte temporale, ma, vivendo nella storia umana, conserva integralmente la sua vocazione eterna" (GS 76).

Questi sono alcuni pensieri che la vostra visita suggerisce. Con essi voglio esprimere soprattutto il mio personale interesse per tutte le Chiese e il mio desiderio di incoraggiarvi nel vostro delicato compito come pastori del gregge del Signore. Raccomando voi e le vostre diocesi all'intercessione di Maria, Madre della Chiesa, che la sua protezione accompagni i passi che farete nel predicare la parola di Verità e nel riunire insieme l'intero popolo di Dio nella fede e in santità di vita. Possa il Signore Gesù Cristo aiutarvi ad essere fedeli amministratori dei misteri di Dio (cfr. 1Co 4,1) e testimoni coraggiosi del Vangelo di grazia (cfr. Rm 15,16) e della potenza gloriosa di Dio nel rendere giusti gli uomini (cfr. 2 or 3,8-9).

La pace di Dio sia sempre con voi!

Data: 1990-06-16

Sabato 16 Giugno 1990

Ai pellegrini di Görlitz (DDR) - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La nuova Europa ha bisogno della testimonianza cristiana

Cari fratelli e sorelle! Vi do il mio più caro benvenuto in occasione della vostra breve visita nella città santa. Per la maggior parte di voi questa è la prima volta che vi viene offerta la possibilità di lasciare la vostra nazione e di recarvi nella città che gli apostoli Pietro e Paolo prescelsero come centro della cristianità.

Nonostante grosse difficoltà avete conservato nei secoli al successore di san Pietro la vostra fede intatta. Avete sostenuto la vostra testimonianza per la fede e per la Chiesa nonostante i pregiudizi e le discriminazioni professionali e sociali create da un sistema ateo e anticristiano. Ciò che conta ora è prestare il vostro contributo come cristiani per costruire una società che rispetti i diritti inviolabili dell'uomo e che permetta alla Chiesa di avere la necessaria libertà che le spetta, all'interno della quale possiate portare il vostro contributo alla realizzazione di alti ideali, che siano stabili per il futuro di una comunità umana come pure per il valore della persona. Quando la nuova Europa vorrà ritornare alle sue radici spirituali che un tempo erano distintive e fondamentali per il suo significato, ci sarà bisogno soprattutto dell'impegno e delle preghiere dei credenti. Solo attraverso il vostro esempio, che voi vivete nella famiglia, nel lavoro e nella società, il mondo potrà essere cambiato; solo attraverso il vostro esempio potrete dimostrare che il materialismo non può essere la base fondamentale per il futuro dell'uomo e dei popoli.

In vista dei grossi compiti che vi attendono insieme con i vostri vescovi e sacerdoti nel portare avanti, nel vostro Paese, il lavoro della nuova evangelizzazione dell'Europa, imparto con tutto il mio cuore a tutti voi, così come ai vostri cari rimasti a casa, la mia benedizione apostolica.

Data: 1990-06-16

Sabato 16 Giugno 1990

Al Centro San Domenico di Bologna - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Saper incidere sugli ambienti della cultura e della società

Carissimi fratelli e sorelle.


GPII 1990 Insegnamenti - All'ordinazione di 47 presbiteri - Città del Vaticano (Roma)