GPII 1990 Insegnamenti - L'omelia alla Messa - Letna presso Vitava (Repubblica Federativa Ceca e Slovacca)

L'omelia alla Messa - Letna presso Vitava (Repubblica Federativa Ceca e Slovacca)

Titolo: Il cenacolo della storia della Chiesa non è più chiuso

Signor Presidente della Repubblica, Signori rappresentanti del Parlamento e del Governo, Amato fratello Cardinale, Confratelli nel servizio episcopale e sacerdotale, Cari fratelli e sorelle!


1. "Venne Gesù, si fermo in mezzo a loro e disse: Pace a voi!" (Jn 20,19).

Gesù entro nel Cenacolo di Gerusalemme, anche se le porte erano chiuse.

Era il primo giorno dopo il sabato. Lo stesso giorno, di mattina, le donne, che si erano recate al sepolcro vicino al Golgota, avevano trovato la pietra rimossa e il sepolcro vuoto. Proprio quella sera, Cristo viene dagli Apostoli riuniti nel Cenacolo. Egli entra attraverso la porta chiusa - così come all'alba era uscito dal sepolcro sigillato, dopo che vi avevano collocato il suo corpo, deposto dalla Croce.

Entra e dice agli Apostoli: "Pace a voi!".

Stando oggi in mezzo a voi, diletti Fratelli e Sorelle, in questa grande spianata di fronte alla vostra Città d'oro, voglio ripetervi le parole del Signore risorto: "Pace a voi!".

Che il nostro primo incontro eucaristico nella vostra patria sia sotto il segno della pace! Di quella pace che è data da Cristo, di quella pace che il mondo non è in grado di dare! Della pace che Cristo crocifisso e risorto ha lasciato ai suoi Apostoli nel cenacolo e che ha donato anche ai suoi discepoli sparsi in mezzo a tutte le Nazioni della terra, da una generazione all'altra.


2. Gesù è venuto mentre la porta era chiusa. Per molti anni anche la porta del vostro Paese sembrava chiusa - saldamente chiusa. Ancora un anno fa, anzi, meno di un anno fa, non era pensabile che potesse venire il Papa, il Vescovo di Roma, anch'egli Slavo e figlio di una Nazione sorella. Sembrava impensabile, anche se tanti lo desideravano, primo fra tutti il vostro venerato e intrepido Arcivescovo Cardinale Frantisek Tomasek.

La porta era chiusa, serrata con il lucchetto delle proibizioni e prescrizioni di un sistema che, per tanti anni, poneva ostacoli alla presenza di Cristo. Coloro che avevano paura della verità e della libertà temevano Cristo, che porta alla pienezza della verità e libera l'uomo mostrandogli la sua vera grandezza ed autentica missione. Temevano il Cristo, nella cui forza l'uomo trascende gli stretti limiti della concezione materialistica della vita e raggiunge la libertà spirituale. Facevano di tutto per separare Cristo dalla società, dalla cultura, dalle istituzioni della vita pubblica e, specialmente, dai giovani. Facevano di tutto per farla finita con l'era di Cristo e della Chiesa, facevano di tutto per escludere Cristo dalla storia della Nazione, anche se questa fin dal suo inizio era unita alla luce del Vangelo di Cristo e all'opera dei portatori della fede cristiana, anche se proprio i vostri Paesi avevano ottenuto il privilegio di essere raggiunti per primi dai messaggeri di Cristo, con precedenza su tante altre Nazioni slave.


3. Ripensando a quei decenni durante i quali le porte della vostra patria rimanevano così saldamente serrate dal di dentro di fronte a Cristo e alla sua Chiesa, devo allo stesso tempo confermare che per tutti quegli anni Cristo era qui, in mezzo a voi. così, come era in mezzo ai primi cristiani, dei quali abbiamo letto negli Atti degli Apostoli che "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere... con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la stima di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati" (Ac 2,42 Ac 2,46-47).

In ogni epoca della storia i veri discepoli di Cristo furono persone che seppero perseverare, malgrado tutte le difficoltà esterne, le proibizioni e le angherie. Perseveravano uniti in tante belle comunità. In questo perseverare, davvero pasquale, si è attuata anche la vostra rinascita, la grande opera di rinnovamento spirituale della vostra Patria. La verità del Vangelo, riscoperta, è diventata un nuovo principio della vita cristiana in Boemia, in Moravia, in Slovacchia. Questa verità - come un "segno di contraddizione" contro la menzogna, la violenza, l'indifferenza o la superficialità della vita consumistica - si è fatta forza nuova di persuasione per l'umana coscienza, per la mente e per il cuore. Ha toccato anche molti di coloro i quali, anche se non si considerano membri della Chiesa, anelano alla verità con sincerità e coraggio, disposti per essa anche a soffrire e sopportare grandi sacrifici.

Il Papa viene oggi in una Chiesa distrutta e soffocata? O piuttosto spiritualmente rigenerata? La Chiesa in questo Paese è diventata in questi tempi duri - e lo deve restare anche per l'avvenire - una Chiesaforte - forte non tanto numericamente quanto piuttosto per l'autenticità della sua fede e per la sua apertura e solidarietà verso tutti coloro che cercano la verità e amano la libertà. Voi, cari fratelli e sorelle, avete trovato la verità sulla risurrezione di Cristo così come l'ha scoperta e come l'annuncia l'Apostolo Pietro: "Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo... ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva" (1P 1,3). Rigenerati, quindi, per la speranza, siete ricolmi di gioia, dopo essere stati "afflitti da varie prove" (cfr. 1P 1,6). Quelle prove hanno dimostrato il valore della vostra fede. La fede, infatti, come l'oro, viene provata dal fuoco.


4. Oggi desidero, insieme a voi, ringraziare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo per questa prova della fede, che si ricollega alle altre prove di cui parla la storia delle vostre terre sin dagli albori della loro evangelizzazione. Non è, forse, la triade dei vostri Santi più antichi - Ludmila, Venceslao ed Adalberto - una triade di martiri? Venceslao, il principale Patrono della Boemia (ed anche il primo Patrono della cattedrale di Cracovia dove io, nel giorno della sua festa, il 28 settembre 1958, ricevetti l'Ordinazione episcopale)! Sul suo esempio dovrà sempre misurarsi ogni governo in Boemia, sull'esempio di un governante in cui la prodezza è unita alla mitezza, la saggezza e la cultura si sposano con la sincerità e la fede profonda. Ludmila, la donna forte, modello delle madri e delle nonne che sanno trasmettere alle giovani generazioni la fede anche nei tempi difficili, come ella seppe fare nei confronti del nipote Venceslao.

E Adalberto! Il primo Ceco sulla cattedra episcopale di Praga, il primo Ceco d'importanza davvero europea. Vescovo, monaco e missionario, anelante a dare totalmente la vita per Cristo. Ha trovato il martirio sulle sponde del Baltico. La sua eredità spirituale unisce fortemente Praga a Gniezno in Polonia, ma le orme della sua vita e del suo culto le troviamo in tutta l'Europa: Gniezno, Praga, Trnava, Esztergom, Magdeburgo, Aquisgrana, Ravenna, Verona e Roma sono quasi pilastri di un ponte, di una unione spirituale che vogliamo rafforzare con le nostre preghiere ogni anno, proprio in questi giorni, alla vigilia della festa di Sant'Adalberto, seguendo l'invito del vostro Cardinale Tomasek. Sant'Adalberto, insieme con i Patroni d'Europa Benedetto, Cirillo e Metodio, appartiene ai fondatori della cultura cristiana in Europa, specie in Europa centrale.

Sant'Adalberto, Patrono dell'unità spirituale delle Nazioni poste nel cuore dell'Europa! Prepariamoci insieme al millennio della morte di questo Santo. Da voi è venuto il grandioso invito al "Decennio del rinnovamento spirituale della Nazione" in vista del millennio di Sant'Adalberto. Questa iniziativa si rivolge non soltanto ai cattolici, bensi a tutta la Nazione. Ogni anno è dedicato ad uno scopo particolare: il rinnovamento della famiglia, il rinnovamento dell'educazione ed istruzione, il rinnovamento della vita sociale nel segno della verità e della giustizia, il rinnovarnento della cultura e di altri valori.

I temi di questi dieci anni si basano sui comandamenti del Decalogo, che anche uomini non credenti riconoscono come il fondamento di ogni moralità. Ogni anno è simboleggiato da uno dei vostri Santi, da un Patrono nazionale, per cui quest'opera, attingendo alle radici più profonde della vostra tradizione nazionale, vuol essere allo stesso tempo anche una comune fucina di un nuovo modo di vivere, di un nuovo stile di vita, fondato su valori duraturi ed insieme aperto ai bisogni dell'uomo alla soglia del nuovo millennio.

Si tratta davvero di un invito lungimirante, concepito ancora nel tempo della vostra oppressione, che diventa tanto necessario proprio in questo momento in cui avete bisogno di unirvi per incamminarvi concordemente verso una vita libera e moralmente onesta. Possa questo "Decennio del rinnovamento spirituale della Nazione" servire a formare una generazione capace di apprezzare la fede e i valori che da essa scaturiscono come oro provato dal fuoco: come una forza potente per l'avvenire, per la civiltà dell'amore, della verità e della libertà, per la civiltà tanto necessaria al nostro pianeta! La vostra storia cristiana, dunque, non è finita. I vostri Santi non tacciono. Ai tre sopra ricordati come non aggiungere Agnese di Boemia, Agnese di Praga, la cui canonizzazione nel novembre scorso ha brillato come l'aurora della vostra liberazione. I vostri Santi sono vivi. Siano essi i garanti del vostro passato e del vostro avvenire.


5. Ci ritroviamo oggi uniti a queste radici, ristorati da queste sorgenti della vita - in questo cenacolo della storia nazionale ed ecclesiale.

Cristo viene di nuovo - e di nuovo dice a tutti noi qui riuniti: "Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi" (Jn 20,21). Cristianesimo vuol dire missione. Ci parla Cristo, lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr. He 13,8). Cristo, il quale dopo la sua risurrezione porta nella sua carne le ferite della sua crocifissione, nelle mani, nei piedi, nel costato. E proprio in virtù della sua passione e morte, Cristo alita su di noi qui riuniti, come quella sera nel cenacolo alito sugli Apostoli. Alita su di noi e grida ad alta voce: "Ricevete lo Spirito Santo!" (Jn 20,22). Il cenacolo della storia della Chiesa non è più chiuso. Si è riaperto. E insieme a questa apertura il tempo è maturato, è maturato il secolo. Ci avviciniamo alla fine del secondo millennio dal momento in cui Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito (cfr. Jn 3,16). Il tempo è maturato. E' di nuovo maturato il tempo dell'alleanza di Dio con la vostra antica terra slava.

"Ricevete lo Spirito Santo".

Amen.

(Traduzione dal ceco)

Data: 1990-04-21

Sabato 21 Aprile 1990

Ai rappresentanti del mondo della cultura - Castello di Praga (Repubblica Federativa Ceca e Slovacca)

Titolo: I recenti eventi dimostrano che l'Europa unita è un traguardo raggiungibile

Onorevole Signor Presidente, Illustri Signori e Signore!


1. Rivolgo, il mio saluto rispettoso e cordiale a voi qui riuniti e, per il vostro tramite, anche a tutti i rappresentanti della vita culturale e spirituale del vostro Paese: un Paese che per un millennio è stato un vivace ed importante crocevia spirituale dell'Europa; un Paese la cui cultura rappresenta un prezioso gioiello nella storia della civiltà europea. Con i primi passi della riacquistata libertà i singoli Paesi dell'Europa centrale ed orientale presentano ora al mondo il proprio volto spirituale. Le Nazioni della Cecoslovacchia hanno mostrato ancora una volta la loro maturità nello svolgimento pacifico della loro nobile rivoluzione e nella democratica scelta degli uomini a cui affidare la suprema responsabilità dello Stato.

Saluto il Rettore, il Corpo accademico, gli studenti e tanti ex-studenti dell'Università di Carlo, la più antica Università dell'Europa centrale. Saluto i rappresentanti delle altre Università, Politecnici ed Istituti Scientifici. Lo sviluppo della ricerca, libero dalle strettoie del positivismo materialistico e da altri condizionarnenti ideologici, potrà condurre per propria dinamica interna ad una più profonda conoscenza dell'uomo e del suo mondo, suscitando rinnovato stupore per l'inesauribile mistero del creato.

Molto cordialmente saluto gli artisti. Mi sento ad essi vicino ed amico non solo per l'itinerario spirituale da me percorso, ma anche perché vedo in loro i testimoni privilegiati dell'apertura e della profondità del cuore umano. So che gli artisti cechi e slovacchi, specialmente gli scrittori e gli attori, diverse volte nel passato ed ora nelle recenti vicende, hanno preso su di sé l'eroico e nobile compito di essere la coscienza della Nazione, di essere la voce della sua sete di giustizia e di libertà.

Come non ricordare le parole di Cristo "Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati" (Mt 5,6)? Quante volte nella storia di questa Terra intellettuali ed artisti si sono messi in prima fila nella lotta per la giustizia, per l'indipendenza nazionale e per la libertà! Sono lieto di darne loro atto a nome della Chiesa, la quale pure s'è sforzata di mantener vivi nel cuore dei fedeli anche nei momenti più bui, i valori evangelici della verità, della giustizia, dell'onestà, della libertà.


2. Come pellegrino a questa vostra Terra, alle Nazioni della Cecoslovacchia, e qui, a Praga, alla Nazione ceca, tutti io saluto con cuore traboccante d'affetto.

La prima visita del Papa è accompagnata da profonda commozione, per ragioni religiose, storiche e culturali.

Vi saluto a nome della Chiesa, che tanto ha contribuito alla nascita della civiltà europea e quindi anche alla vostra civiltà; a nome deila Chiesa che ha seguito passo passo, come un pedagogo, il cammino delle Nazioni europee. Vi saluto come araldo della fede cristiana, che da venti secoli ormai ispira lo sviluppo morale e spirituale di questo continente.

Vi saluto anche come slavo e figlio di una Nazione sorella, la cui storia e cultura hanno tanti legami importanti con la vostra storia e cultura.

Anche la sala in cui c'incontriamo oggi, intitolata al re Ladislao Jagellone, attesta uno di questi legami. Ho molto desiderato visitare il Paese che, più di mille anni fa, fu la culla della missione di Cirillo e di Metodio, i quali vi portarono il Vangelo e, con esso, anche la lingua slava scritta, che divenne poi la base di tutte le lingue e culture slave. Il Papa polacco non dimentica che il cristianesimo è arrivato in Polonia proprio dalla Boemia, per "la via slava".

Saluto ciascuno di voi in questo momento così ricco di promesse per tutte le Nazioni europee. Vi saluto alla soglia di una nuova tappa della vostra storia e, mentre mi congratulo con voi di tutto cuore per la libertà riconquistata, esprimo l'auspicio che i prossimi anni rechino una nuova fioritura della vostra vita nazionale e culturale.


3. Quando pronuncio la splendida parola libertà, la pronuncio con tutto l'amore e con tutto il fervore del mio cuore. La pronuncio come professione della mia fede nell'uomo e nella sua dignità. La pronuncio con senso di sincera solidarietà verso tutti coloro ai quali la libertà è stata per tanto tempo negata. La pronuncio con tutta la serietà del mio ministero di araldo del Vangelo e di pastore della Chiesa.

Già nella mia prima Enciclica Redemptor Hominis ho espresso la convinzione che la Chiesa deve diventare sempre più custode e paladina della libertà, giacché in essa sta la condizione della reale dignità della persona umana. La Chiesa deve annunciare Cristo "come Colui che porta all'uomo la libertà passata sulla verità, come Colui che libera l'uomo da ciò che limita, menoma e quasi spezza alle radici stesse, nell'anima dell'uomo, nel suo cuore, nella sua coscienza, questa libertà" (RH 12).

Nel Concilio Vaticano II la Chiesa ha espressamente affermato il diritto di ogni uomo alla libertà, a partire dalla libertà di coscienza e di religione, ed essa stessa si è obbligata a rispettare e difendere questa libertà in ogni uomo (cfr. Decr. Dignitatis Humanae). Nella Costituzione Gaudium et Spes i Padri conciliari hanno invitato tutte le Istituzioni a mettersi al servizio della dignità dell'uomo e a combattere decisamente ogni forma di asservimento sia sociale che politico che ne violasse i fondamentali diritti (cfr. GS 28). In questo spirito, durante ogni mio viaggio pastorale, non ho tralasciato occasione per porre in risalto la preoccupazione della Chiesa per l'uomo, per la sua libertà e per tutti i suoi diritti.


4. Oggi vorrei esprimere la mia stima e il mio ringraziamento a tutti coloro che, a costo di non pochi sacrifici, hanno contribuito al superamento, nel cuore dell'Europa, di uno dei più gravi tentativi di privare l'uomo della libertà alla quale per sua stessa natura è destinato e chiamato.

E' sintomatico che vi siano stati numerosi uomini della cultura tra coloro che seppero, per primi, scoprire in quel regime statale e nella sua ideologia l'incapacità di trasmettere all'uomo il senso della vita e una solida speranza per l'avvenire. Come tante altre volte nella storia di questa Nazione, gli uomini di cultura, insieme con altre anime grandi, hanno difeso l'identità spirituale della Nazione, sostenendone l'anelito alla verità, alla libertà e alla giustizia.

La cultura presuppone la libertà, ma, a sua volta, forgia e conserva il senso di libertà e l'identità spirituale delle Nazioni. Permettetemi di ripetere qui quanto dissi nella sede dell'UNESCO: "Vegliate con tutti i mezzi a vostra disposizione su questa sovranità fondamentale che ogni Nazione possiede in virtù della propria cultura. Proteggetela come la pupilla dei vostri occhi per l'avvenire della grande famiglia umana. Proteggetela! Non permettete che questa sovranità fondamentale diventi preda di qualche interesse politico o economico.

Non permettete ch'essa diventi vittima di totalitarismi, imperialismi o egemonie, per i quali l'uomo non conta che come oggetto di dominazione e non come soggetto della sua propria esistenza umana... L'uomo è se stesso per la verità, e diventa più se stesso per la conoscenza sempre più perfetta della verità" (2 giugno 1980).


5. Ho ardentemente desiderato di poter salutare fraternamente, durante questo incontro con i rappresentanti della vita culturale e spirituale del vostro Paese, anche i rappresentanti delle Chiese e delle Comunità cristiane non cattoliche.

L'anelito verso l'unità dei cristiani fa parte dei grandi segni del nostro tempo. In tutti i credenti cresce l'impegno per il superamento delle contrapposizioni che, mentre contrastano con la chiara volontà di Cristo, costituiscono uno scandalo di fronte al mondo e danneggiano la nostra comune missione di annunciare il Vangelo a tutte le creature (cfr. Decr. UR 1).

Un'importanza del tutto particolare, tuttavia, tale invito all'unità assume qui, in Boemia. Qui, dove ancor vivo è il ricordo degli eventi che hanno dato origine dapprima al doloroso scisma del cristianesimo occidentale e hanno poi, provocato un così lungo strascico di sofferenza; qui, dove la comune esperienza dell'oppressione ha favorito di recente un notevole avvicinamento dei cristiani delle diverse Confessioni; proprio qui, sembra legittimo coltivare la speranza che possano presto compiersi passi importanti in direzione della fraterna riconciliazione e dell'autentica unione in Cristo. Le gravi prove e ferite dei decenni scorsi e anche il ricordo delle ferite dei secoli passati, pur se di segno differente e di diversa entità, devono aiutare ad instaurare una nuova mentalità e nuove relazioni. La visita del Papa è anche un'espressione del desiderio di aiutare ad intraprendere un cammino di fraterna collaborazione e di mutuo impegno e rispetto.

Ricordo che, al Concilio Vaticano II, l'Arcivescovo ceko, Cardinale Giuseppe Beran, intervenne con forza per difendere i principi della libertà religiosa e della tolleranza, facendo riferimento con parole accorate alla vicenda del sacerdote boemo Giovanni Hus e deplorando gli eccessi a cui allora e dopo ci si abbandono (cfr. Acta Sinodalia, IV, pp. 393-394). Ho ancora nella mia mente quelle parole del Cardinale Arcivescovo di Praga nei riguardi di questo sacerdote, che tanta importanza ha avuto nella storia religiosa e culturale del popolo boemo.

Sarà,compito degli esperti - in primo luogo dei teologi cechi - definire più esattamente il posto che Giovanni Hus occupa tra i riformatori della Chiesa, accanto ad altre note figure riformatrici del Medio Evo boemo, come Tommaso da Stitné e Giovanni Milic da Kromeriz. Tuttavia, al di là delle convinzioni teologiche da lui propugnate, non si possono negare ad Hus integrità di vita personale e impegno per l'istruzione e l'educazione morale della Nazione.

Non sono, questi, elementi che, anziché dividere, devono piuttosto unire i credenti in Cristo? E la ricerca di tale unione non costituisce forse, in quest'ora del nuovo inizio, una sfida della vostra storia? Una storia che comincia con figure luminose della Chiesa e dell'Europa quali Cirillo e Metodio, Venceslao e Adalberto. Una storia in cui, di secolo in secolo, fino al presente, rifulgono esempi preziosi di autenticità cristiana. Una storia, che ha avuto il suo culmine nella gloriosa epoca del pio imperatore Carlo, il quale fece di Praga il cuore dell'Europa. Una storia che ha conosciuto figure insigni di sacerdoti, resisi benemeriti per la tutela e la promozione della lingua, della cultura e della stessa coscienza nazionale ceca. Una storia, infine, nella quale il clero e i fedeli di tutte le Confessioni si sono sempre trovati, nella stragrande maggioranza, dalla parte della Nazione, come è apparso in modo particolarmente evidente quando questa, per ben due volte durante il nostro secolo, ha dovuto subire la presenza dei banditori dell'odio razziale e dell'irreligione.


6. Mai dovranno essere dimenticati i cristiani che, per quaranta anni, hanno saputo affrontare il sacrificio della libertà e della stessa vita. Dalla loro fedeltà e dal Ioro coraggio è scaturita, infatti, la grande autorità morale che ai cristiani è oggi riconosciuta in questo Paese. La loro fulgida testimonianza ha fatto si che i cristiani, nonostante le calunnie riversate su di loro dalla propaganda avversa, vengano oggi riconosciuti come interlocutori affidabili nel dialogo circa l'avvenire della Nazione.

E' un risultato importante che apre prospettive promettenti per un rinnovato impegno a servizio del bene comune. Molti sono, infatti, i problemi con cui l'uomo contemporaneo deve misurarsi. A quelli di sempre si sono aggiunti problemi nuovi: basti accennare agli aspetti etici della ricerca scientifica, al discernimento dei valori che influenzano lo stile di vita con conseguenze per la salute corporale, psichica e morale dei cittadini, alle responsabilità ecologiche: problemi per la cui soluzione non sarebbe saggio ignorare le esperienze della Chiesa e lo specifico punto di vista ispirato dalla fede.

Nella ricerca di una soluzione adeguata il metodo da preferire è sicuramente il dialogo. In esso anche i cristiani dovranno impegnarsi con chiarezza di intenti e animo fraternamente aperto, avendo come unico obbiettivo il bene della Nazione. Il confronto con le altre posizioni sarà leale e franco, ed ispirato sempre a vicendevole rispetto, nella coscienza delle comuni radici e della solidale responsabilità verso il futuro della Nazione.

Faccio eco volentieri alle parole del Cardinale Tomàsek, ammirato da tutto il mondo cristiano, il quale ha invitato i fedeli all'autenticità morale, alla conversione, alla trasformazione delle menti e dei cuori. Questo invito fu formulato per la prima volta in Boemia dal Vescovo Adalberto, il primo personaggio europeo del vostro sangue, e da allora, dopo ogni periodo difficile, esso è tornato a risuonare ancora.

Il Cardinale Tomàsek ha offerto a tutti i cristiani e, in genere, a tutti gli uomini di buona volontà la nobile iniziativa del Decennio del rinnovamento spirituale della Nazione come via verso il risanamento morale, in preparazione al decimo centenario della morte di Sant'Adalberto e, al tempo stesso, come preparazione alla vita nel nuovo millennio. Egli invita la Nazione a riprendere il cammino della rinascita spirituale, un cammino in cui possono convergere tutte le forze vive della tradizione nazionale, finora divise e spesso anche contrapposte. Su questa strada occorre avanzare con rinnovata speranza, perché l'esperienza ancora una volta ha confermato che "la verità e l'amore vincono la menzogna e l'odio".


7. Mi rivolgo ora agli studenti qui presenti e, per il loro tramite, a tutti i giovani in Cecoslovacchia. Con il loro coraggio unito a saggezza, essi hanno contribuito in modo decisivo a far si che il Paese riconquistasse senza violenze e senza vendette la piena libertà.

La Cecoslovacchia oggi, in un certo senso, ritorna in Europa. Essa ha nel Continente un posto ben preciso e una propria importante missione. Il vostro Paese non è stato forse da secoli un crocevia spirituale, un ponte tra l'Occidente e l'Oriente? L'Europa unita non è più soltanto un sogno, non è un ricordo utopico del Medio Evo. Le vicende di cui siamo testimoni dimostrano che tale traguardo è concretamente raggiungibile. L'Europa, sconvolta dalle guerre e ferita da divisioni che ne hanno minato il libero sviluppo è alla ricerca di una nuova unità.

Questo processo non è e non può essere un evento soltanto politico ed economico; essa ha una profonda dimensione culturale, spirituale e morale. L'unità culturale d'Europa vive nelle e dalle culture diverse, che a vicenda si compenetrano e si arricchiscono. Questa particolarità caratterizza l'originalità e l'autonomia della vita del nostro Continente. La ricerca dell'identità europea ci conduce alle sorgenti.

Se la memoria storica dell'Europa non si spingerà oltre gli ideali dell'illuminismo, la sua nuova unità avrà fondamenti superficiali e instabili. Il cristianesimo, portato in questo Continente dagli Apostoli e fatto penetrare nelle varie sue parti dall'azione di Benedetto, Cirillo, Metodio, Adalberto e di una innumerevole schiera di Santi, è alle radici stesse della cultura europea. Il processo verso una nuova unità dell'Europa non potrà non tenerne conto! Che ne sarebbe dell'affascinante panorama di questa "Città dalle cento torri", se vi sparisse il profilo della cattedrale e quello dei molti monumenti che costituiscono altrettanti gioielli della cultura cristiana? Come diventerebbe povera la vita spirituale, morale e culturale di questa Nazione, se dovesse esserne escluso tutto ciò che era, è e sarà ispirato dalla fede cristiana!


8. Voi, giovani, siete stati per lungo tempo testimoni del tentativo di togliere alla vostra cultura, alla vostra vita e al vostro avvenire la dimensione spirituale e religiosa. Ebbene, se quel tentativo fosse riuscito, e voi foste diventati sordi e ciechi di fronte a valori quali la fede, la Bibbia, la Chiesa, voi sareste diventati stranieri nella vostra stessa terra. Avreste perduto la chiave per comprendere tanti aspetti della filosofia, della letteratura, della musica, dell'architettura, delle arti figurative e, in genere, delle varie espressioni dello spirito nella vostra tradizione e in quella europea.

Soprattutto, avreste perduto la sorgente dell'ispirazione e dell'energia morale per risolvere molti scottanti problemi dell'oggi e per costruire la civiltà del domani. Tale civiltà non può poggiare su una visione ristretta dell'uomo, quale quella materialistica, né su una interpretazione unilateralmente spiritualistica, quale quella orientale. Occorre rifarsi ad una visione integrale che colga l'uomo in ogni sua dimensione: spirituale e materiale, morale e religiosa, sociale ed ecologica. Per grazia di Dio quel tentativo non è solo fallito, ma ha portato ad esiti opposti a quelli intesi dai suoi promotori. Pensavo anche alla vostra esperienza, quando, dieci anni fa, dicevo nella sede dell'UNESCO: "Nel cuore della storia siamo stati ormai più di una volta, e lo siamo ancora, testimoni di un processo, di un fenomeno molto significativo. Là dove sono state soppresse le istituzioni religiose, là dove le idee e le opere nate dall'ispirazione religiosa e, in particolare, dall'ispirazione cristiana, sono state private del loro diritto di cittadinanza, gli uomini ritrovano di nuovo le stesse cose fuori delle vie istituzionali, per il confronto che si opera, nella verità e nello sforzo interiore, tra ciò che costituisce la loro umanità e ciò che è contenuto nel messaggio cristiano" (2 giugno 1980).


9. Giovani di questo Paese, come frutto della sofferenza della vostra Nazione conservate la sete dei valori spirituali! Conservate il coraggio di cercare la verità e il senso della vita anche oltre i confini che il materialismo, sia come ideologia sia come prassi della vita consumistica, vuol imporre! Nel cuore di ogni materialismo sta la paura. La paura del vuoto che rimane, se l'uomo viene privato dell'autentico senso della sua vita. E' per questo che i sistemi politici, basati sul materialismo, si nutrono e si conservano con la paura.

Voi avete vinto la paura. Avete trovato una nuova fiducia, un nuovo coraggio per la vita nella verità, per la vita che attinge ai valori spirituali.

Il poeta ceco Vladimir Holan ha scritto: "...la stessa terra afferma / nessuna costruzione arriverà al termine, / mai, mai arriverà, / senza la dimensione trascendente".

Senza il senso del trascendente, ogni tipo di cultura rimane un frammento informe, come l'incompiuta torre di Babele. Non è possibile costruire una vera cultura e dimenticare o addirittura rifiutare ciò che essa comporta: cultura significa "coltivazione", a cominciare da quella di se stesso. Un uomo senza cultura manca a questa opera che ognuno deve proprio a se stesso. Vita senza cultura è vita senza profondità spirituale, senza apertura al mistero; vita esposta al rischio di una superficialità regolata soltanto dai bisogni e dai consumi.

Oggi ci troviamo di fronte alle rovine di una delle tante torri di Babele della storia umana. L'edificio che s'è tentato di costruire negli anni scorsi mancava della dimensione trascendente, mancava della profondità spirituale.

Ogni sforzo di costruire la società, la cultura, la unità degli uomini e la loro fraternità sul rifiuto della dimensione trascendente crea, come a Babele, divisione degli animi e confusione delle lingue.

Oggi è invece necessario cercare una comune lingua e una nuova comprensione, distruggendo tutti i muri che dividono uomini e nazioni, mobilitando tutte le forze spirituali e morali per la vita del terzo millennio.

Giovani di questa Terra, sviluppate questa lingua comune, rafforzate ancor più la dimensione trascendente della vita, raccogliete con fiducia i frutti del dialogo tra fede e cultura.

Considerate il duro periodo che avete attraversato come una preziosa scuola di maturazione. Voi potete arricchire gli altri popoli con ciò che è maturato in voi durante questi decenni. Voi disponete di un patrimonio prezioso: il capitale di meriti accumulato da coloro che hanno sacrificato la loro vita nella lotta per la verità. Tra loro c'erano certamente anche dei nuovi Santi.

Accogliete i loro esempi come semi della vita che deve rifiorire mediante il vostro impegno, la vostra cultura, la vostra dedizione alla causa della verità, dell'amore, della libertà! Su tutti invoco la benedizione di Dio Onnipotente! (Traduzione dal ceco)

Data: 1990-04-21

Sabato 21 Aprile 1990

Alla Messa per i fedeli - Santuario di Velehrad (Repubblica Federativa Ceca e Slovacca)

Titolo: Il vostro pellegrinaggio verso la libertà deve continuare

Fratelli e sorelle,


1. "Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo" (Ps 117/118,24).

La gioia pasquale trova in queste parole la sua espressione liturgica.

"ll giorno fatto dal Signore": quando ha infranto il potere della morte, quando ha manifestato il potere della vita. Della vita che è Lui stesso, Colui che è la Vita. La sua manifestazione è il Giorno. Il Giorno che dura. Ciò è espresso dall'ottava di Pasqua, che unisce la domenica odierna con la domenica di Risurrezione.

Ciò è espresso dal Tempo, dalla pienezza del tempo, che in Cristo Risorto abbraccia tutte le misure umane del tempo. Eius sunt tempora et saecula: a Lui appartengono il tempo e l'eternità.

Il giorno fatto dal Signore acquista un significato speciale nel luogo in cui ora c'incontriamo. Velehrad, l'antico cuore dell'impero della Grande Moravia, da dove Cirillo e Metodio, i fratelli tessalonicesi invitati dal duca Rostislav, inaugurarono la loro missione apostolica tra gli Slavi. Qui, secondo la tradizione più accreditata, è la tomba del vescovo Metodio (il fratello, morto prima, è sepolto nella basilica romana di San Clemente). Qui sono le nostre radici.


2. "Questo è il giorno fatto dal Signore".

Il giorno del Vangelo che si leva sopra la storia degli Slavi. Mediante il servizio apostolico dei due fratelli, nella storia degli Slavi ha messo radici la verità sul Cristo che è la "pietra angolare" (cfr. Mt 21,42). Egli è la pietra angolare dell'edificio che Dio stesso costruisce nella storia dell'umanità. Questo edificio è il suo regno. Il Padre eterno "ha regalato" il suo regno al Figlio - e il Figlio l'ha "dato in eredità" agli Apostoli (cfr. Lc 22,29), l'ha dato in eredità al popolo di Dio della Nuova ed Eterna Alleanza. Questo regno è immerso nel tempo umano, nei secoli, nelle generazioni - e contemporaneamente trascende il tempo. Raggiunge la pienezza in Dio stesso, il quale è mistero di vita e di eternità.

Il regno di Dio, una volta dato in eredità agli Apostoli, viene trasmesso, in diversi momenti della storia, a sempre nuovi uomini, a sempre nuove generazioni. Qui, in questo luogo, a Velehrad, in Moravia, veneriamo in modo speciale la consegna storica del regno ereditato a coloro che di esso sono diventati amministratori e custodi, evangelizzatori ed apostoli.


3. Apostoli degli Slavi. Che cosa significa "servizio apostolico"? Significa un'eredità vivente. Essi stessi, Cirillo e Metodio di Tessalonica, ereditarono nell'antica terra della Grecia e poi di Bisanzio il Vangelo del Regno, lasciato in eredità da Cristo agli Apostoli quando dopo la sua Risurrezione disse: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21).

Negli Apostoli continuava la missione di Cristo come eredità acquistata a prezzo della vita - come eredità vivente. E similmente continuava anche in quei due fratelli provenienti da Tessalonica di Macedonia, ai quali il Cristo affido il mandato di essere missionari tra gli Slavi.

La loro missione fu un'ulteriore continuazione del mandato che aveva avuto origine nel Cenacolo di Gerusalemme, il giorno della Risurrezione. Nella loro missione operava lo stesso Spirito Santo, che gli Apostoli avevano ricevuto dal Signore risorto.

Nel servizio apostolico, nel mandato della trasmissione del Vangelo, è all'opera durante tutta la storia, fino ad oggi, il dinamismo della vita nuova che, per raggiungere il cuore di tutti, ha bisogno di essere tradotta in linguaggio comprensibile e facilmente accettabile.


4. Per questo la missione di Cirillo e Metodio significa anche il tempo della nascita di quegli Slavi - e conseguentemente di tutti gli Slavi - ad una nuova consapevolezza e cultura mediante la lingua. I nostri antenati dovettero prima affidare ai missionari la loro lingua parlata. I due fratelli Greci dovettero prima diventare discepoli della lingua slava per essere poi in grado di insegnare agli Slavi. Essi misero per iscritto quella lingua parlata, la espressero con i segni della scrittura - e in questa forma la tramandarono a coloro dai quali l'avevano prima ricevuta come in affidamento. Il Vangelo comincio ad essere espresso nella lingua slava scritta. In tale lingua incomincio a parlare il Verbo Eterno - il Figlio, Il Padre, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi, parlo alla fine per mezzo di Lui - per mezzo del Figlio (cfr. He 1,1-2).

Gli Apostoli degli Slavi sono diventati per i nostri antenati annunciatori di questo linguaggio. Il Verbo eterno - il Figlio, Redentore del mondo è arrivato a loro. E' arrivato per diventare la pietra angolare (cfr. Mt 21,42).

Questa pietra dura fino ad oggi. E durerà. Su di essa sorge l'edificio del Verbo indistruttibile, anche se la stessa pietra fu non una sola volta scartata dai costruttori. Come avvenne nei giorni di Gesù di Nazareth, così avviene in diverse epoche della storia, in diversi luoghi del pianeta. Prosegue tuttavia inarrestabile il cammino del Regno di Dio, che si costruisce sul Cristo: "Pietra angolare".


5. La pietra angolare. Egli rimane sempre la testata d'angolo, dalla quale tutto l'edificio attinge la sua integrità, la sua identità, la sua coerenza. Questa pietra significa primariamente Cristo stesso. Essa può avere tuttavia anche altri significati derivati: può significare i cristiani di tutta la terra, può significare gli Slavi, può significare tutta l'Europa.

La pietra angolare dell'unità europea la troviamo anche qui: a Velehrad.

Non soltanto a Monte Cassino, dove San Benedetto opero costruendo l'Europa Latina, ma anche qui, a Velehrad, dove i fratelli di Tessalonica innestarono per sempre nella storia d'Europa la tradizione greca e bizantina. Queste due immense tradizioni, anche se differenti, s'appartengono vicendevolmente. Formano insieme l'Europa cristiana - del passato e del presente.

La storia di questi due fratelli, Cirillo e Metodio, è un esempio eloquente di quest'unità. La testimonianza, che offrirono ai nostri antenati nelle terre slave, è testimonianza della Chiesa indivisa - una, santa, cattolica e apostolica. Essi, greci, cercarono anche a Roma l'appoggio e la conferma della loro missione.

Nel nostro tempo, nel tempo dell'Europa divisa, della cristianità divisa, la loro testimonianza costituisce un invito all'unità. Essi appartengono a noi tutti ed hanno un significato ecumenico.

Qui, a Velehrad, questo loro invito è stato accolto in tempi non lontani dal grande Arcivescovo di Olomouc, Antonin Cyril Stojan, promotore dei celebri Congressi unionistici, veri primi passi verso l'ecumenismo moderno. Qui preghiamo oggi con grande umiltà e grande ardore, affinché tutti i fedeli abbiano "un cuor solo e un'anima sola" (Ac 4,32) - affinché l'abbiano tutti i cristiani, come al tempo degli Apostoli. E questa Unità, dono dello Spirito, si costruisce con il concreto contributo di ogni credente, di ognuno di voi.


6. Mi rivolgo a tutti, ma in modo particolare ai giovani cristiani dell'intera Cecoslovacchia, che vengono in pellegrinaggio in questo luogo, che qui erano nell'anno giubilare 1985 e che sono arrivati in gran numero anche oggi. Abbiate un cuor solo e un'anima sola! Mantenete l'unità nella fede! Portate nella storia d'Europa lo Spirito di Cristo che libera e unisce! Rendete testimonianza credibile alla Risurrezione - al fatto che Cristo è vivo. Imparate ad esprimere l'annuncio del Regno di Cristo con un linguaggio e un modo comprensibile ai vostri contemporanei! Costruite su Cristo, pietra angolare, la società e la cultura del nuovo secolo, che è ormai alle porte! Voi, giovani cristiani della Cecoslovacchia, non giungete in questo luogo per la prima volta. Il pellegrinaggio dell'anno 1985, quando non mi fu concesso di venire in mezzo a voi, è stato l'aurora, è stato un'importante pietra miliare sul vostro cammino verso la libertà.

Ecco, la notte è passata, è arrivato di nuovo il giorno. Il vostro pellegrinaggio verso la libertà deve tuttavia continuare. Camminate come figli della luce (cfr. Ep 5,8). La libertà soltanto esterna, senza la liberazione interiore, produce il caos. Rimanete nella libertà per la quale vi ha liberati il Cristo (cfr. Ga 5,1)! L'unione tra la libertà esterna ed interna deve costruire l'Europa del domani, la civiltà dell'amore e della verità; e questa unione si fonda su Cristo, pietra angolare. Continuate a camminare verso la piena libertà.

Espressione di questo vostro pellegrinaggio verso l'autentica libertà è anche l'itinerario decennale del "Rinnovamento spirituale" della Nazione. I temi dei singoli anni si ispirano ai comandamenti del Decalogo, dato al popolo dell'Antico testamento sul Sinai durante il suo pellegrinaggio dalla schiavitù verso la terra promessa. I comandamenti di Dio sono l'itinerario dalla schiavitù del peccato verso la piena libertà, l'itinerario verso la vittoria.

Oggi avete ascoltato le parole tratte dalla lettera dell'Apostolo Giovanni: "In questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi, perché tutto-ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede" (1Jn 5,3-4). Il mondo senza Dio è nemico dell'uomo. E' pesante, freddo, deserto. Dal peso di questo mondo senza Dio non si sfugge rifugiandosi nella droga, nell'abuso del sesso, nel culto della violenza, nelle sette. Questo mondo dev'essere sconfitto. E questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.

L'avete sperimentato voi stessi. Avete provato il peso del mondo senza Dio, avete provato il tragico tentativo di eliminare il Cristo, la pietra angolare, dall'edificio della società e della cultura, con tutte le conseguenze.

Avete sperimentato anche la forza liberatrice della fede, la forza della risurrezione di Cristo. Attraverso questa esperienza siete diventati eredi del Vangelo, eredi del Vérbo, eredi del Regno di Dio.

Siate buoni amministratori di esso e tramandatelo alle generazioni avvenire.


7. "Questo è il giorno fatto dal Signore".

Davvero, è stato il Signore a fare questo giorno. Il Signore mi ha finalmente concesso di sostare oggi a Velehrad in unione fraterna con voi tutti.

Ripetiamo quindi insieme, carissimi Fratelli e Sorelle, le parole del Salmo pasquale: "Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia" (Ps 117/118,1).

Ringraziamo il Signore, perché Cristo scartato dai costruttori (anche nel nostro tempo), mostra di nuovo se stesso come pietra angolare della costruzione divina e della costruzione umana. Egli è il fondamento vivo di ogni forza creatrice.

Nell'anno giubilare della venuta dei Santi Cirillo e Metodio in Moravia, è stata trovata in questi posti una croce pettorale con una iscrizione greca. Su questa croce antica è scritto il messaggio di Velehrad per tutti i secoli: Gesù Cristo Luce - Vita - Vince.

"Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede" (1Jn 5,4).

"E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?" (1Jn 5,5).

Carissimi fedeli della Moravia, credete senza titubanze in Gesù Figlio di Dio, e anche voi, con lui, vincerete il mondo.

(Traduzione dal ceco)

Data: 1990-04-22

Domenica 22 Aprile 1990


GPII 1990 Insegnamenti - L'omelia alla Messa - Letna presso Vitava (Repubblica Federativa Ceca e Slovacca)