GPII 1990 Insegnamenti - Saluto alla diocesi all'aeroporto - Aguascalientes (Messico) - Aprite a Cristo il mondo dell'insegnamento

Saluto alla diocesi all'aeroporto - Aguascalientes (Messico) - Aprite a Cristo il mondo dell'insegnamento

Monsignor Rafael Munoz Nunez, Vescovo Emerito Salvador Quezada Limon, Fratelli nel sacerdozio, religiosi e religiose, Amatissimi fedeli della Diocesi di Aguascalientes,


1. E' per me motivo di particolare gioia essere qui con voi. La vostra presenza, il vostro saluto e il vostro affetto confermano la fama di accoglienza e di ospitalità che contraddistingue il vostro popolo.

Sono queste le qualità caratteristiche del vostro spirito che avete saputo comunicare a tutti coloro che, provenendo da altre parti del Paese, sono andati amalgamandosi alla vita della vostra regione. Avrei desiderato che questa breve visita si fosse prolungata per poter condividere con voi più profondamente la realtà della fede e dell'amore che ci unisce.

Il Papa ha voluto venire da voi per compiere la sua missione. Egli è stato scelto da Cristo per confermare nella fede i suoi fratelli (cfr. Lc 22,32).

Per questo vi dico di amare e professare con tutta la vostra forza la fede cattolica che, plasmata dalla carità, ci unisce a Cristo Gesù, il Figlio del Dio vivente. Il vostro amore per la Vergine Santissima - sotto il titolo di Nostra Signora de la Asuncion - vi aiuterà ad amare di più Gesù Cristo, poiché la Madre porta necessariamente al Figlio.


2. Osservare la parola di Cristo è un'esigenza che implica a sua volta la trasmissione della fede. Ogni cristiano deve essere diffusore della fede (cfr. CTR 62ss), ma i primi a doverlo essere sono i genitori nei confronti dei figli (cfr. FC 52) e tutti coloro che hanno compiti educativi nei confronti degli alunni (cfr. Catechesi Tradendae, CTR 69). Per questo la mia gioia nell'essere con voi aumenta nel sapere che quella che mi ascolta è una significativa rappresentanza di insegnanti. Proprio a loro voglio ora rivolgermi in modo speciale.

Ai nostri giorni si sta configurando una nuova prospettiva di contatti tra la Chiesa e la comunità politica di questo Paese. In questa nuova fase di maggiore comprensione e di dialogo, la Chiesa può offrire il suo particolare contributo senza uscire dal quadro dei confini e delle sue competenze specifiche.

E' un fatto che la cultura e l'istruzione in Messico si sta aprendo in questo periodo verso orizzonti più vasti. Il contesto della comunità internazionale è entrato in una nuova fase della sua storia e questo fatto avrà le sue ripercussioni anche qui in un futuro non troppo lontano. Come potete voi contribuire alle nuove sfide che la società messicana dovrà affrontare?


3. Il problema dell'istruzione, che è responsabilità di tutti, si impone in modo crescente all'attenzione dell'opinione pubblica e risveglia un rinnovato interesse nei diversi ambiti della responsabilità politica.

Si rende quindi necessario che le diverse istanze della Nazione favoriscano tutte le iniziative miranti ad elevare sempre di più il livello dell'insegnamento. E' comprensibile che fino ad ora la tendenza dominante sia stata, giustamente, quella di assicurare a tutti un'istruzione elementare.

Tuttavia il panorama che va configurandosi esige già un salto di qualità verso un'adeguata formazione dei bambini e della gioventù. E questo, in una società libera, si può ottenere soltanto attraverso la responsabilità professionale, l'impulso all'iniziativa e una congrua retribuzione per coloro che lealmente si interessano e s'impegnano. Si impone inoltre la necessità di sviluppare la capacità di analisi e discernimento, la educazione alla virtù, la dedizione generosa, la disciplina, la partecipazione dei genitori nell'educazione dei propri figli.

Cari insegnanti, come professionisti dell'educazione e come figli della Chiesa cattolica siete consapevoli che il conseguimento di obbiettivi elevati non dipende soltanto dai sistemi pedagogici. Il miglior metodo di educazione è l'amore nei confronti dei vostri alunni, la vostra autorità morale, i valori che incarnate. Questo è il grande impegno che vi assumete prima di tutto di fronte alla vostra coscienza. Sapete che non potete trasmettere ai vostri alunni una immagine deludente del proprio Paese, dovete insegnare loro ad amarlo incoraggiando al tempo stesso quelle virtù civiche che educhino alla solidarietà e al legittimo orgoglio per la propria storia e la propria cultura.


4. Prima di concludere desidero esprimere di fronte a voi una convinzione e una speranza.

La convinzione è che la Chiesa guarda con solida fiducia alla cultura messicana, nello stesso modo in cui guarda alla maggior parte delle culture dell'America Latina. I valori umani e cristiani presenti in questo continente sono chiamati a liberare tutto il loro potenziale di civiltà che non si è ancora pienamente manifestato. Per questo la Chiesa, mossa dalla sua vocazione di servizio verso l'uomo si sente impegnata a promuovere e rafforzare questa identità.

La speranza è quella che tramonti definitivamente il pregiudizio che la Chiesa sia un fattore frenante in campo culturale e scientifico. Sono i fatti che vengono a smentire queste accuse. Basta ricordare la secolare opera educativa delle istituzioni religiose ed ecclesiastiche, dalla prima evangelizzazione fino ai giorni nostri. Ma oggi, la mia esortazione a voi, insegnanti cattolici, è questa: aprite a Cristo il mondo dell'insegnamento! In modo fermo e paziente bisogna dimostrare come in Cristo troviamo la pienezza di tutti i valori umani, come in Lui si trovi il senso della storia, nel cammino dell'unione personale e comunitaria di tutti con Dio, Uno e Trino.


5. Infine desidero invocare ora la nostra Madre, la Vergine Maria. Durante la mia prima visita pastorale in Messico mi rivolsi a Lei, nel Santuario di Guadalupe, con queste parole: "Santa Vergine Maria, Madre del dolcissimo Amore proteggi le nostre famiglie perché siano sempre più unite e benedici l'educazione dei nostri Figli" (orazione alla Vergine di Guadalupe, 27 gennaio 1979).

A Lei mi rivolgo ora, invocando la sua protezione su tutti voi, fedeli di Aguascalientes e rivolgendole una preghiera particolare per i vostri figli e per tutti i giovani che sono "la speranza della Chiesa" (GE 2) nel continente della speranza.

In pegno di abbondanti grazie divine, imparto a tutti di cuore la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-08

Martedi 8 Maggio 1990

Al Regina Coeli - Santuario San Juan de los Lagos (Messico)

Titolo: Cristo risorto, gioia di Maria e letizia della Chiesa




1. "Regina del cielo, rallegrati, alleluja!".

Con questa espressione di gioia la Chiesa si rivolge alla Vergine Maria per tutto il periodo pasquale in cui celebriamo la presenza del Signore Risorto e l'effusione dello Spirito Santo nella Pentecoste.

Rallegrati! Lo ripetiamo alla Vergine Madre, con la stessa eco delle parole dell'Arcangelo Gabriele nell'Annunciazione, quando la Vergine di Nazareth ricevette il messaggio di essere stata scelta per diventare la Madre del Redentore.

"Regina del cielo, rallegrati, alleluja".

Tutta la Chiesa partecipa della gioia della Vergine Maria per la risurrezione di suo Figlio, dopo averla vista trafitta dal dolore ai piedi della Croce e piena di speranza nell'aurora della Risurrezione.

La tradizione della Chiesa associa il mistero del parto verginale di Maria al mistero della Risurrezione gloriosa di Gesù. La Vergine Madre rimase integra alla nascita del Figlio di Dio. Integro rimase il sepolcro quando ne usci, risorto e trionfante, Cristo Signore.

La risurrezione del Figlio è la gioia della Madre e la letizia di tutta la Chiesa.

Si, rallegrati, Vergine Maria, perché il Signore, che sei stata degna di portare nel tuo grembo, è risorto secondo la sua parola. Quella parola che tu hai custodito con fede e amore fino "al terzo giorno".


2. Ho voluto venire in pellegrinaggio fino al Santuario di Nostra Signora di San Juan de los Lagos, in questa mia seconda visita pastorale in Messico, per venerare la Vergine Maria che qui, come a Guadalupe, ha accompagnato i primi frutti dell'evangelizzazione in terra messicana. Il grandissimo fervore dei pellegrini che giungono a Lei, soprattutto dallo Stato di Jalisco, prova l'affetto filiale che tutti hanno per la Vergine, venerata qui nella sua immagine fin dal XVI secolo, e che ha reso il Santuario di San Juan de los Lagos uno dei centri di pietà mariana più importanti di tutta la Nazione.

L'immagine di Nostra Signora di San Juan de los Lagos ha l'incanto delle cose semplici, come semplice fu la vita della Vergine di Nazareth. Un'immagine fatta con materiali umili dagli artigiani di queste terre, ma cesellata con immenso amore e frutto di luminosa fede; e che allo stesso tempo possiede il mistero della grandezza propria della Vergine, in cui Dio opero meraviglie, dalla sua immacolata Concezione fino alla sua gloriosa Assunzione al cielo.

Siamo dinanzi a un'immagine che potremmo definire "risorta", perché fu riscattata dopo un periodo di oblio e restaurata per la gioia e la consolazione dei figli di questi luoghi. Allo stesso tempo, è quasi una immagine "risuscitatrice", poiché la tradizione attribuisce al suo potere miracoloso il portento di aver fatto tornare alla vita una bambina del popolo.

Maria, la Madre del Risorto, è la Madre della vita.

Nel suo grembo crebbe Gesù, che è la "vita del mondo", e al calore della sua materna intercessione nascono e crescono i figli di Dio, dalle acque battesimali fino all'ingresso nella vita senza fine, che è la gloria del cielo.

Con quanto amore la Vergine della vita cura tutti i suoi figli! La vita naturale e la vita soprannaturale sono sotto la sua protezione e sollecitudine materna. Per questo, Lei si preoccupa anche di avvicinarci alle fonti stesse della vita, alla grazia dei sacramenti; in altre parole, ci avvicina a Gesù risorto, che è venuto per darci vita in abbondanza e renderci partecipi della sua gloriosa risurrezione.


3. "Regina del cielo, rallegrati, alleluja!".

Con tutti i figli di questa diocesi di San Juan de los Lagos, guidati dal loro Pastore, in questo Santuario mariano che è anche la casa e il focolare di questa Chiesa locale, Ti diciamo: "Rallegrati, Vergine Maria, perché Cristo, tuo Figlio, è risorto!".

Oh, Vergine priva di ogni macchia, Madre della Vita! Ti chiediamo di proteggere tutti i tuoi figli di questa Chiesa di San Juan de los Lagos e di tutto il Messico, che con filiale devozione implorano la tua intercessione presso il Signore Risorto, primizia della nostra risurrezione e speranza della nostra gloria futura.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-08

Martedi 8 Maggio 1990

Ai giovani durante la Messa - San Juan de los Lagos (Messico)

Titolo: "La vostra voglia di vivere e di lottare apre orizzonti nuovi per la Chiesa e la società"

Cari giovani,


1. E' giunto per me uno dei momenti più attesi del mio viaggio in Messico: l'incontro con voi giovani. Sono cosciente della speranza che avete posto nella preparazione di questa Eucaristia, e di come vi siete preparati nei vostri gruppi, parrocchie e diocesi, attraverso la riflessione e la pratica di quelli che avete chiamato "atti profetici". Mi ha riempito di gioia vedere, nelle risposte che avete dato ad alcune inchieste preliminari, i vostri desideri, soprattutto che il Papa giunga come amico. Si, cari giovani, ragazzi e ragazze del Messico, mi sento vostro amico, perché Cristo è vostro amico.

In nome di Cristo desidero, quindi, infondere entusiasmo e speranza nei vostri cuori. Desidero offrirvi incoraggiamento e sostegno per l'appello esigente e impegnativo che Cristo rivolge a ciascuno di voi. Chiedo a Dio che rafforzi la vostra fede e vi faccia sperimentare sempre più la tenerezza e la protezione di nostra Madre, la Vergine Santissima.

Il Papa si sente vicino a voi e vi porta nel profondo del suo cuore perché sente il vostro affetto e il vostro amore, ma soprattutto perché, con la vostra voglia di vivere e lottare, aprite orizzonti luminosi per la Chiesa di Cristo e per la società di oggi. Portate nelle vostre mani, come un fragile tesoro, la speranza del futuro. Il Signore confida nella nuova linfa che scorre in ogni giovane, come promessa fiorente di vita. Per questo affida anche a voi un'esigente responsabilità quali artefici di una nuova civiltà, la civiltà della solidarietà e dell'amore fra gli uomini.


2. Il Salmo che abbiamo recitato in questa celebrazione eucaristica ci aiuta a scoprire il vero valore di quello che siamo agli occhi di Dio. Il suo autore, meditando nella quiete della notte, e quasi interpretando il nostro proprio sentire, resta folgorato dalla profondità del silenzio e dalla bellezza del cielo stellato. Dal suo intimo nasce questa riflessione: un simile spettacolo non è altro che l'impronta della bellezza e della bontà del Creatore! Egli ammira la Gloria, la Bellezza, l'Onnipotenza di Dio, ma, invece di provare vergogna per la insignificanza e per la piccolezza del suo essere creatura, esclama: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi?" (Ps 8,5). Il Salmista inizia ad assaporare la tenerezza gratuita di Dio, perché ha capito che l'oggetto della sua predilezione non è il firmamento ma l'uomo nella sua piccolezza. Ciascuno di voi, giovani amici, è il prediletto della creazione di Dio. Per questo Dio ha messo in grado di riempire la terra della sua gloria, del suo amore, della sua giustizia, vita e verità. "Che cos'è... il figlio dell'uomo, perché te ne curi?" (Ps 8,5). Dio si è compiaciuto di rivestirci e colmarci della sua stessa dignità e gloria. Ma la sua gloria, che è anche la gloria del Figlio, - "Padre è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te" (Jn 17,1) - sta nel fatto che voi doniate la vostra vita fino all'estremo, che sappiate condividere i doni che Egli ha effuso in voi, per rendere presente il suo Regno in mezzo al mondo.

Giovani del Messico, non distruggete le vostre qualità e i valori ponendovi al servizio dei poteri del male che esistono nel mondo. Vi lascerete ingannare da questi poteri che pretendono di trasformarvi in marionette e in strumenti facilmente manipolabili al servizio di una cultura egoistica e senza orizzonti? Cadrete nella tentazione di alienare il prezioso dono della vostra vita con il potere della droga distruttrice ed assassina, la forza accecante dell'edonismo o la prepotenza irrazionale della violenza?


3. Il Papa sa che la forza di Cristo risorto, la spinta e la potenza del suo Spirito vivificante non svaniranno nei cuori dei giovani messicani, protagonisti del Terzo Millennio, ormai ai suoi albori. Con Cristo siete forti. Per questo potete dire con San Paolo: "Tutto posso in Colui che mi dà la forza" (Ph 4,13).

Se gettate le fondamenta della vostra fede sulla roccia che è Cristo, nessuna tentazione di questo mondo potrà distogliervi dal cammino che il Signore vi mostra. Egli è la nostra pietra angolare (cfr. 1P 2,4-9). In lui si fonda per tutti quel nuovo stile di vita che ci porta alla pienezza e ci fa crescere nella dedizione e nell'amore per gli uomini per la costruzione di un cielo nuovo e di una terra nuova (cfr. 2P 3,13).

Ma voi, giovani del Messico, sapete molto bene che tanti vostri coetanei vivono in questo mondo come feriti dalla mancanza di speranza. Il pugnale della delusione è affondato in loro. Essi credono che ormai nulla e nessuno potrà cambiare il volto dolente e sofferto del mondo in cui viviamo. Pensano che il succedersi degli avvenimenti della storia sia come una nave il cui unico timone si trovi nelle mani del potere e del denaro e negli interessi politici di pochi. Le loro vite sono sommerse e si lasciano trascinare da quella che oggi si chiama la crisi delle utopie. Le ombre del tedio, del vuoto e del disincanto hanno lasciato la loro impronta in giovani vite che dovrebbero essere speranza e promessa del futuro. E vi chiedete: come è possibile che molti giovani compagni e amici nostri siano stanchi ed annoiati della vita prima di cominciare a viverla? Come accettare che siano già di ritorno senza essere andati da nessuna parte? Il mondo di oggi ha bisogno non soltanto della gioventù come realtà sociologica, ma anche della gioventù dello Spirito di Cristo che abita in voi. E' necessario ascoltare la voce limpida dei giovani che hanno sperimentato come il fuoco dell'amore di Cristo ardesse nei loro cuori. Giovani, aiutate i vostri amici ad uscire dalla prigione dell'indifferenza e della mancanza di speranza! Cristo vi chiama a risuscitare in altri giovani la speranza per la vita!


4. In questo tempo pasquale in cui risplende la luce di Cristo risorto, la Chiesa presenta alla nostra meditazione l'episodio di Emmaus. La notte e le tenebre della morte avevano occultato la figura del Maestro agli occhi dei discepoli, che iniziarono a disperdersi con un'angosciosa sensazione di paura e di fallimento. Il Risorto non si era manifestato ancora ai suoi, quando seguiamo il cammino di due di loro - giovani, perché no? - che si avviano verso Emmaus. La via verso Emmaus è la via del disincanto, della delusione, del vuoto.

Oggi sono innumerevoli coloro che percorrono il sentiero di Emmaus.

Emmaus è oggi l'evasione, l'oblio, l'edonismo, la discoteca, la droga, l'indifferenza, il pessimismo, i paradisi artificiali in cui tanti trovano rifugio.

"Noi speravamo..." (Lc 24,21) che si sarebbe raggiunto un mondo più giusto; che la democrazia di fatto si sarebbe trasformata in bastione dei diritti umani; che lo sviluppo economico non si sarebbe ottenuto a discapito dei più piccoli e deboli; che il progresso tecnico e scientifico ci avrebbe resi più felici. Speravamo tante cose, ma tutto continua come sempre. Per questo è preferibile rinchiudersi nel proprio mondo, disinteressarsi degli altri e lasciare che qualcuno faccia quel che può.

Ma Gesù Cristo risorto va incontro ai giovani per pronunciare nel loro intimo parole che risveglino la speranza e l'entusiasmo che blocca la paura.

Mentre parlava il Maestro, la mente dei discepoli di Emmaus si accendeva di speranza e un fuoco irresistibile sconvolgeva i loro cuori.

Giovani, non perdete la speranza, voi siete pellegrini di speranza, come dice il motto di questo incontro. Poiché questa speranza si fonda sulla vittoria di Gesù Cristo sul peccato e sulla morte. Lasciate che il vostro cuore si inebri della Vita che vi offre Gesù; in Lui è la vostra autentica gioventù. Egli ci insegna a rinascere ad una vita nuova: "Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Jn 3,5), dice a Nicodemo. Cristo è il Signore della Vita ed è venuto "perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (cfr. Jn 10,10).


5. Modello di fiducia e di docilità alla promessa di vita del risorto, è per noi la comunità degli Apostoli riunita nel cenacolo con Maria, la Madre di Gesù.

"Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui" (Ac 1,14) abbiamo ascoltato nella prima Lettura della nostra Celebrazione Eucaristica.

Maria era presente in quei momenti cruciali della storia della salvezza e si preparava ad una nuova e definitiva nascita: la venuta dello Spirito Santo.

Il giorno di Pentecoste nasce la Chiesa, Corpo di Cristo e in lei, noi, suoi membri abbiamo come Madre Maria.

Il significato profondo di questa maternità spirituale della Vergine la rende anche presente nella nostra vita quando desideriamo portare la luce di Cristo alle realtà che ci circondano, ai fratelli e alle sorelle che attendono il nostro aiuto. Se aprite bene gli occhi e guardate intorno a voi, vedrete molte tenebre, molto dolore e sofferenza tra i vostri fratelli messicani. So che il risultato delle vostre analisi, come preparazione a questo incontro, vi ha portati a scoprire che nel vostro popolo vi sono innumerevoli problemi: la fame e la denutrizione, l'analfabetismo, la disoccupazione, la disgregazione familiare, l'ingiustizia sociale, la corruzione politica ed economica, salari insufficienti, concentrazione della ricchezza in mano a pochi, inflazione e crisi economica, il potere del traffico della droga che attenta gravemente alla salute e alla vita delle persone, e la vulnerabilità degli immigrati illegali e senza documenti, che vengono tristemente chiamati "spalle bagnate", attacchi continui contro i sacri valori della vita, della famiglia e della libertà. Dinanzi a questo panorama di dolore e sofferenza potete voi, giovani messicani, restare indifferenti?


6. In quest'ora decisiva della storia, voi, cari amici e amiche, siete chiamati ad essere protagonisti della nuova evangelizzazione, per costruire in Cristo una società giusta, libera e riconciliata.

Gli uomini di oggi sono stanchi di parole e di discorsi vuoti di contenuto, che non si realizzano. Il mondo è restio a credere a parole che non sono accompagnate da una testimonianza di vita. Sarete veri testimoni quando la vostra vita si trasformerà in una domanda per coloro che vi guardano: perché agisce così questo giovane? perché lo si vede così felice? perché procede con tanta sicurezza e libertà? Se vivete così costringerete gli altri a confessare che Cristo è vivo e presente. Sarete testimonianza e prova che l'accettare Cristo come via, verità e vita (cfr. Jn 14,6) soddisfa le più elevate aspirazioni del cuore.

Cari giovani: sentitevi inviati all'urgente compito di annunciare il Vangelo a quanti vi circondano. Cristo conosce la vostra fragilità e le vostre limitazioni, ma al tempo stesso vi dice: coraggio, non temete! "lo sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

E più ancora, cari giovani, Cristo nel momento più sacro e solenne della sua vita ci ha fatto il regalo più prezioso. Era la sua ultima volontà, il suo tesoro più caro, Maria, sua Madre. Queste furono le sue ultime parole, che abbiamo ascoltato qualche momento fa. E' il "testamento della croce": "Gesù allora, vedendo la madre e li accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre, "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!"" (Jn 19,26-27).

Con questa consegna, Gesù dona Maria come Madre a tutta l'umanità nella persona di Giovanni, il giovane discepolo amato. Gesù Cristo trasforma così tutti i redenti in figli di Maria. A partire da questo momento nessuno nel mondo sarà realmente solo e abbandonato nelle vicissitudini della vita. Giovani, Maria cammina con voi! Anche lei ci ripete accanto a suo Figlio: "Non temete, io sono con voi fino alla fine del mondo". Cristo ci ha fatto il più bello dei doni: continuare ad essere presente tra noi per mezzo della sollecitudine e della protezione materna di Maria di Nazareth.


7. Giovani che mi ascoltate: nei momenti in cui vi assale il dubbio, la difficoltà, l'angoscia, sappiate che la Vergine Maria è per voi consolazione e pace. Maria chiede il vostro si. Vi chiede la dedizione radicale a Cristo. Vi chiede che osiate seguirlo, mettendo le vostre vite nelle mani di Dio, affinché vi trasformi in strumenti di un mondo migliore di quello in cui viviamo. Maria attende da voi che rispondiate generosamente alla chiamata di suo Figlio, se lui vi chiede tutto. Non abbiate timore se il Signore vi chiama ad una vocazione di consacrazione speciale. Sicuramente Cristo chiede la vita intera, una donazione radicale, e senza limiti.

Imploro Maria, nostra Madre del Tepeyac, perché accompagni e benedica in voi tutti i giovani del Messico.

(Al termine della celebrazione eucaristica, il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:) Una parola ancora. San Juan de los Lagos è un posto meraviglioso, un posto che sembra povero, ma che oggi ha tante ricchezze: sono i giovani che si riuniscono ogni anno nella Giornata Mondiale della Gioventù che si celebra la Domenica delle Palme. Vi sono momenti eccezionali, come è stata la grande convocazione di Buenos Aires, tre anni fa. Come è stata la grande convocazione di giovani a Santiago de Compostela, un anno fa e come si prevede sarà la grande convocazione di Czestochowa-Jasna Gora l'anno prossimo. I giovani trovano nella Chiesa il loro posto, i loro spazi. Gli spazi per stare accanto alla Vergine e insieme alla Vergine, accanto a Cristo, morto e risorto.

A tutti, grazie per questa celebrazione di oggi in questo posto dal nome meraviglioso: San Juan de los Lagos. Arrivederci.

(Traduzione dallo spagmolo)

Data: 1990-05-08

Martedi 8 Maggio 1990

Al Corpo Diplomatico - Città del Messico (Messico)

Titolo: La solidarietà tra i popoli punto di partenza imprescindibile per affrontare i grandi crocevia della storia

Eccellenze, signore e signori,


1. Innanzitutto, desidero esprimere il mio ringraziamento per questa occasione, veramente privilegiata, di potermi rivolgere agli illustri rappresentanti di tanti Paesi e di organizzazioni internazionali accreditate presso questa nobile Nazione.

Esprimo a tutti il mio più cordiale saluto, che estendo ai Governi e ai popoli che voi avete l'onore di rappresentare.

E' questa una felice occasione per esprimere ancora una volta l'apprezzamento della Santa Sede per la vostra attività diplomatica, alla quale avete dedicato la vostra vita: questo insieme di speranze e di sforzi, non esenti spesso da pesanti sacrifici, sia per voi che per le vostre famiglie. Il mio rispetto e la mia ammirazione si uniscono, d'altra parte, anche al grande numero di uomini e di donne sparsi per i cinque continenti che, in situazioni molto difficili, ripongono le loro speranza in un vostro intervento che possa offrire loro l'aiuto e la protezione di cui hanno bisogno. Infatti, in non poche occasioni, la figura del diplomatico rappresenta non soltanto i legittimi interessi politici ed economici del proprio Paese, ma anche, sulla spinta di una vocazione al servizio, rende possibile la soluzione di problemi che hanno un grande significato per la vita di molte persone. Il vostro lavoro si situa ai livelli più alti intorno ai quali gravita l'ordine internazionale: là, dove prendono forma le tensioni e le speranze di milioni di esseri umani e dove si determinano le vere condizioni per la pace. In verità, il compito di coloro che, come voi, hanno fatto di questo obbiettivo - la pace - la propria vocazione professionale, è nobile e degno di ogni considerazione.


2. Il motivo della mia presenza qui in mezzo a voi è da ricercare proprio tra queste riflessioni appena esposte. La Chiesa, chiamata dal suo Fondatore a proclamare la Buona Novella dell'Amore di Dio per gli uomini fino agli estremi confini della terra, non può né deve rimanere indifferente di fronte al destino di tanti milioni di esseri umani. Proprio in questo troverà sempre l'impulso che la porta a percorrere ogni strada che conduce all'incontro con l'uomo. Ancora di più, come si legge nella mia prima Enciclica, l'uomo stesso "è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione" (RH 14).

Lo ricordavo nel mio ultimo discorso pronunciato a Roma di fronte al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede e vorrei ricordarlo ancora una volta, proprio in una occasione così significativa: "La vostra presenza manifesta chiaramente che la Chiesa e la Santa Sede non sono estranee agli obbiettivi e alle speranze, né tantomeno ai problemi e alle avversità, che si trovano sul cammino dei popoli a cui appartenete e dei loro governanti (13 gennaio 1990, n. 4).

Certamente, una volta di più, dobbiamo ribadire quello che venne proclamato durante il Concilio Vaticano II: "La Chiesa... in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico" (GS 76). Non è questa la sua missione. "Tutte e due, anche se a titolo diverso sono a servizio della vocazione personale e sociale degli stessi uomini" (ibidem GS 76).

Un esempio recente della fedeltà della Santa Sede a questa vocazione di servizio e di sollecitudine della Chiesa per il bene spirituale e sociale dei popoli si è avuto in questo nobile Paese, in Messico. Ho accolto con grande soddisfazione il gesto significativo e importante del Presidente degli Stati Uniti del Messico di designare un Inviato personale e permanente presso la Santa Sede: questa nobile iniziativa ha trovato risposta nella nomina di un Inviato speciale da parte della stessa Santa Sede. E' la sollecitudine per il valore supremo della pace, la solidarietà tra i popoli e la dignità dell'essere umano, ciò che la induce a essere presente anche nel campo delle relazioni internazionali, dove prendono corpo senza interruzione tante decisioni che interessano proprio quella dignità.


3. E' questa stessa sollecitudine che mi spinge oggi a richiamare la vostra attenzione - così come ho già fatto all'inizio della Quaresima per i cattolici del mondo intero - verso uno dei drammi che quotidianamente colpisce in modo determinante moltissimi nostri fratelli di diversi Paesi: il problema dei rifugiati. Queste persone "cercano accoglienza in altri Paesi del mondo, la nostra casa comune; ma solo a pochi di essi è concesso di rientrare nei Paesi di origine a causa di mutate circostanze interne; per gli altri continua una situazione dolorosissima di esodo, di insicurezza e di ansiosa ricerca di una conveniente sistemazione. Tra di essi vi sono bambini, donne, vedove, famiglie spesso smembrate, giovani frustrati nelle loro aspirazioni, adulti sradicati dalla loro professione privati di ogni bene materiale, della casa, della patria" (Messaggio della Quaresima). In questo stesso messaggio ricordavo il nostro dovere verso di loro per garantire che i diritti inalienabili che spettano loro come persone umane siano riconosciuti in modo adeguato. Non ignoro la complessità che presenta il cercare soluzioni concrete per ogni caso. Ma d'altra parte non possiamo dimenticare che coloro che si trovano in questa grave condizione devono anche mettere tutto il loro impegno per la soluzione dei problemi di cui si tratta.

Ma la comunità internazionale non può mettere in secondo piano gli aspetti morali e umanitari di queste situazioni drammatiche, né ridurle ad un problema di carattere esclusivamente o prevalentemente economico-politico: ciò che rappresenta piuttosto una minaccia alla dignità dell'essere umano, "una piaga tipica e rivelatrice degli squilibri e dei conflitti del mondo contemporaneo" (SRS 24). Chi, per diverse ragioni, gode oggi di migliori condizioni di vita ha anche maggiori responsabilità; senza dimenticare che, a volte l'indomani, egli stesso sarà il beneficiario di questa solidarietà che prima aveva incoraggiato. Urge quindi mettere in pratica gli impegni ratificati dalla comunità internazionale per i diritti che sono stati solennemente sanciti sin dal 1951 dalla Convenzione delle Nazioni Unite con lo Statuto per i Rifugiati e confermati nel Protocollo del medesimo Statuto nel 1967.


4. Non vorrei porre fine a questo incontro senza ricordare un altro problema che, inevitabilmente, pesa sulla stabilità mondiale: il fenomeno del debito estero. A questo proposito voglio ricordare alcune parole dell'Enciclica che ho citato in precedenza: il meccanismo che doveva servire proprio di aiuto per i Paesi in via di sviluppo "si è risolto in un freno, anzi, in certi casi, addirittura in un'accentuazione del sottosviluppo" (ibidem SRS 19). Questo fatto dimostra con chiarezza che non bastano i mezzi tecnici per risolvere i gravi problemi che minacciano l'equilibrio internazionale. Pur non ignorando le differenti situazioni di ciascun Paese, sento l'obbligo di mettere l'accento sull'urgenza di valorizzare adeguatamente la dimensione etica che questa crisi racchiude.

Ancora una volta la solidarietà tra i popoli si rivela come il punto di partenza imprescindibile per affrontare i grandi crocevia della storia. Solo in questo modo si potranno inquadrare correttamente i conflitti di interesse e decidere le misure più opportune. Solo così, inoltre, si risolveranno, con una garanzia di efficacia e di stabilità, le difficoltà che si incontrano sul cammino dello sviluppo. Nella splendida cornice offerta dal nostro incontro a Città del Messico ritengo doveroso sottolineare in modo particolare l'importanza della vocazione all'unità di tutta la famiglia latinoamericana. Infatti, se i principi di reciprocità, di solidarietà e di collaborazione effettiva si rivelano indispensabili nel trattare i grandi temi che riguardano la comunità internazionale (cfr. Discorso al Corpo Diplomatico, 12 gennaio 1985) questo imperativo diventa ancora più categorico nel caso di questo continente che per tanti aspetti ha già sentimenti di fratellanza. Le comuni radici storiche, culturali, linguistiche, per non parlare di quelle religiose, favoriscono e al tempo stesso danno vigore alla ardua impresa dell'unità. Vi chiedo dunque di non arrendervi di fronte agli ostacoli, di perseverare nella costruzione di questa solidarietà, di confidare nella capacità dei vostri popoli per raggiungere questo scopo. Vi incoraggio inoltre a lavorare senza sosta a favore dell'unità che vi condurrà ad un innegabile ruolo di protagonisti sulla scena mondiale.

Eccellenze, signore e signori: desidero approfittare di questa occasione unica che mi offre la vostra presenza qui, per assicurarvi che nella Santa Sede troverete sempre una decisa collaborazione per una migliore comprensione tra le Nazioni, a favore della giustizia e del rispetto dei diritti umani. Al termine di questo incontro elevo il mio cuore e la mia gioia a Dio Onnipotente per il felice compimento della vostra missione in Messico, per la prosperità spirituale e materiale dei vostri Paesi, per la vostra felicità personale e per quella dei vostri cari.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-08

Martedi 8 Maggio 1990




GPII 1990 Insegnamenti - Saluto alla diocesi all'aeroporto - Aguascalientes (Messico) - Aprite a Cristo il mondo dell'insegnamento