GPII 1990 Insegnamenti - Alla celebrazione della Parola - Chihuahua (Messico)

Alla celebrazione della Parola - Chihuahua (Messico)

Titolo: La famiglia, prima comunità di vita e di amore

"Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!" (Lc 11,27).


1. Una donna in mezzo alla folla che seguiva Gesù di Nazareth, una di quelle che ascoltavano i suoi insegnamenti, espresse con queste parole la sua venerazione per il Maestro e sua Madre.

Non è possibile separare il Figlio dalla Madre né la Madre dal Figlio.

Anche nelle nuove generazioni dei discepoli che seguono Cristo, l'amore a Lui e la venerazione e l'amore verso la sua Santissima Madre vanno insieme. Lo vediamo e ne abbiamo la prova in questa nobile terra che ha nell'amore verso Santa Maria di Guadalupe il suo centro spirituale, nel quale tutti i messicani si sentono membri di una grande famiglia.

Questa stessa Madre, Maria, è colei che ha dato al mondo Cristo che si fece uomo perché noi - figli e figlie del genere umano - ricevessimo l'adozione a figli di Dio. Per questo "quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio, nato da donna..., perché ricevessimo l'adozione a figli" (Ga 4,4-5).

Dinanzi a questo mirabile ed irripetibile avvenimento, possiamo in verità ripetere con il Salmista: "Di questo gioisce il mio cuore, il Signore è mia parte" (Ps 15,9-5).


2. Essendo nato da donna e in una famiglia, il Figlio di Dio ha santificato la famiglia umana. Per questo noi veneriamo come santa la Famiglia di Nazareth, nel cui seno "Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,52).

Questa famiglia che veneriamo e chiamiamo Sacra Famiglia rimarrà per sempre come modello illustre per l'imitazione di tutte le famiglie cristiane, qui e ovunque, poiché il nucleo familiare è quello spazio in cui si effonde l'abbondante grazia di Dio, che ci fa rinascere nel Battesimo.

Cari fratelli e sorelle: è per me motivo di grande gioia celebrare questa Liturgia della Parola con le famiglie della comunità cristiana di Chihuahua, con il suo Arcivescovo, Mons. Adalberto Almeida Merino il suo coadiutore, Mons. José Fernandez Arteaga, il Presbiterio, i religiosi, le religiose e tutti i fedeli. Il mio cordiale saluto si rivolge anche a quanti, con i loro Pastori, sono giunti qui dalle diocesi vicine: Ciudad Juarez, Torreon, Ciudad Madera, Nuevo Casas Grandes, Tarahumara, Hermosillo, Tijuana ed altri luoghi del nord del Paese.

In modo particolare il mio saluto e i miei auguri, nel giorno della Mamma, si rivolgono a tutte e a ciascuna mamma messicana. La maternità è un dono sublime che la Chiesa esalta. Come potrebbe non farlo, se crede e riconosce l'inizio della salvezza, della propria esistenza, nella maternità verginale di Maria Santissima, che diede alla luce Cristo?


3. Desideriamo adesso meditare sul profondo significato assunto dalla famiglia cristiana nel disegno di Dio. A ciò ci spinge ancora una volta la preoccupazione che tutti sentiamo nella mente e nel cuore per il mondo di oggi, in cui, frequentemente, la famiglia è insidiata in mille forme diverse. Sappiamo bene che, nella misura in cui si va indebolendo il vero amore, si oscura anche l'identità stessa dell'essere umano. Per questo, sento personalmente il bisogno di ripetere ciò che ho già detto con sincera convinzione all'inizio del mio Pontificato: "L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente" (RH 10).

La grandezza e la responsabilità della famiglia sono nel fatto che essa è la prima comunità di vita e amore, il primo ambiente in cui l'uomo può imparare ad amare e a sentirsi amato, non soltanto da altre persone, ma anche, innanzitutto, da Dio. Per questo, a voi genitori cristiani spetta di formare e custodire un focolare in cui germogli e maturi la profonda identità cristiana dei vostri figli: l'essere figli di Dio. Ma il nostro amore di genitori potrà parlare di Dio ai vostri figli soltanto se prima il vostro amore di sposi è vissuto nella santità e nell'apertura alla fecondità dell'unione matrimoniale.


4. L'amore esistente tra gli sposi cristiani è una realtà santa e nobile. L'azione dello Spirito Santo nelle vostre persone quando siete nella grazia vi aiuterà a donarvi reciprocamente con quella generosità smisurata con cui "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei" (Ep 5,25).

Nel parlare oggi alle famiglie cattoliche di Chihuahua e del Messico, in questo "Giorno della Mamma", desidero rendere omaggio alla madre, alle donne messicane e a quelle di tutta l'America Latina. A ragione è stato detto che la donna ha svolto un ruolo provvidenziale nella conservazione della fede in questo amato Continente.

L'esperienza quotidiana ci dimostra che a una sposa cristiana spetta di solito una famiglia in cui rimane vivo l'amore per Dio, la pratica della vita sacramentale e dell'amore al prossimo. Allo stesso modo, l'armonia, la serenità e la gioia della vita in famiglia dipendono in grande misura dalla donna, sposa e madre, che, con il suo intuito, il suo tatto, il suo affetto, la sua pazienza, la sua generosità, smussa le asperità e le tensioni. Lei solleva gli animi abbattuti ed offre un porto accogliente in cui rifugiarsi quando affiorano i problemi in qualsiasi età della vita.

Non ignoro il ruolo a volte eroico che le spose messicane hanno svolto nella vita familiare. Per questo desidero ricordare anche ai mariti il grave compito che spetta loro di collaborare agli oneri del focolare con il loro lavoro, non dilapidando il salario, che è un bene per tutta la famiglia, ed essendo al tempo stesso fedeli alla loro sposa, con un amore unico ed indiviso, mostrando vero affetto e dedizione nell'educazione dei figli. La famiglia si conserva e si rafforza grazie all'amore!


5. In una società tanto spesso caratterizzata da segni di morte e di mancanza di amore, come la violenza, l'aborto, l'eutanasia, l'emarginazione degli invalidi e delle persone povere e inutili, la donna è chiamata a mantenere viva la fiamma della vita, il rispetto del mistero di ogni nuova vita. Per questo ho voluto sottolineare, nella Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem che alla donna Dio "affida in un modo speciale l'uomo, l'essere umano"; in virtù della sua vocazione all'amore, "la donna non può ritrovare se stessa se non donando l'amore agli altri" (MD 30).

Questa prospettiva acquista più vaste dimensioni alla luce della prima Lettura biblica che abbiamo ascoltato e che si riferisce a quella donna, Maria, da cui nacque Gesù (cfr. Ga 4,4). Infatti, "la figura di Maria di Nazareth proietta luce sulla donna in quanto tale, per il fatto stesso che Dio, nel sublime evento dell'incarnazione del Figlio, si è affidato al ministero, libero e attivo, di una donna. Si può, pertanto, affermare che la donna, guardando a Maria, trova in lei il segreto per vivere degnamente la sua femminilità ed attuare la sua vera promozione" (RMA 46).


6. Benché ricco di beni e di promesse, il matrimonio cristiano è una realtà esigente. Richiede, soprattutto, fedeltà nell'amore, generosità e dedizione. Al tempo stesso, deve essere sempre un'apertura al dono della vita. In questo senso, cari sposi e spose che mi ascoltate, dovete pensare che, se nell'unione coniugale si elimina artificialmente la possibilità di concepire il figlio, gli sposi si chiudono a Dio e si oppongono alla sua volontà. Inoltre, il marito e la moglie si chiudono l'uno all'altro, poiché rifiutano la mutua donazione nella paternità e nella matemità, riducendo l'unione coniugale in occasione di soddisfazione dell'egoismo di ciascuno.

I figli, infatti, mantengono vivo il senso della vostra unione matrimoniale; ringiovaniscono al tempo stesso il matrimonio e il reciproco amore dei genitori. Il figlio, per la famiglia, è una benedizione di Dio. così lo intende la sana tradizione delle vostre famiglie, che si aprono generosamente al dono della vita. A questo proposito, desidero ricordare anche ai genitori il dovere morale che hanno di curare e vegliare sui propri figli, soprattutto quando sono piccoli e deboli.

La società è ogni giorno più sensibile ai diritti del bambino. E' stata persino elaborata una Carta dei Diritti del Bambino. Ciò nonostante, il bambino è ancora esposto a non pochi mali: l'egoismo di una parte della società, che attenta contro la sua vita prima di nascere con la pratica dell'aborto; l'insufficiente alimentazione, che può colpire tutto il suo futuro sviluppo; la mancanza di affetto, i maltrattamenti con diverse forme di violenza, quando non il delitto di abuso di minori ed il crimine dell'inserirli nella spirale della droga. A quanti si comportano in questo modo è rivolta l'ammonizione di Cristo: "Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (Mt 18,5-6).

Quando la Chiesa rammenta a voi, padri e madri di famiglia, e ai responsabili della società, i doveri morali nei confronti del bambino, sta applicando il precetto del Maestro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli" (Mt 19,14-15).

La Chiesa stessa ricorda in tante occasioni il dovere che avete di educare i vostri figli non solo alle cose culturali e sociali, ma anche alla fede e alla vita cristiana, alle virtù umane e civili (cfr. LG 35-41).

Certo, nell'educazione dei figli, avete la collaborazione di altre persone: i maestri nelle scuole, i sacerdoti delle vostre parrocchie, i catechisti. Ma non dimenticate mai che i vostri figli dipendono principalmente da voi. Non dimenticate che la loro felicità temporale e spesso anche la loro felicità eterna, dipenderanno dal vostro esempio e dai vostri insegnamenti.

Pregando insieme ai vostri figli, meditando con loro sulla Parola di Dio, accompagnandoli nell'Eucaristia e negli altri sacramenti, diventerete pienamente genitori: sarete riusciti a generarli non soltanto alla vita corporale, ma anche alla vita eterna in Cristo.


7. La famiglia deve essere anche l'ambiente in cui i giovani vengono educati alla virtù della castità. Essa deve essere la prima scuola di vita per i figli, preparandoli alla responsabilità personale in tutti i suoi aspetti, compresi quelli che si riferiscono ai problemi della sessualità. L'educazione all'amore, come dono di se stessi, è indispensabile premessa per un'educazione sessuale chiara e delicata, che i genitori sono chiamati a impartire.

Dio ha voluto che il dono della vita sorgesse da questa comunità di amore che è il matrimonio e vuole che i figli conoscano la natura di quel dono nel clima dell'amore familiare. I genitori cristiani hanno il diritto e il dovere di formare i loro figli anche a questo aspetto. E' logico che, anche in questo campo, ricevano l'aiuto di altre persone. Ma la Chiesa ricorda la legge della sussidiarietà, che la scuola e qualsiasi altro organismo devono osservare anche quando cooperano con i genitori all'educazione sessuale, affinché venga impartita d'accordo con lo spirito voluto dai genitori (cfr. FC 37).

Come sottolinea l'esortazione apostolica Familiaris Consortio: "In questo contesto è del tutto irrinunciabile l'educazione alla castità, come virtù che sviluppa l'autentica maturità della persona e la rende capace di rispettare e promuovere il "significato sponsale" del corpo" (FC 37). Un'informazione sessuale che prescindesse dai valori morali costituirebbe un impoverimento della persona e contribuirebbe ad oscurare la sua dignità.


8. "La famiglia ha ricevuto da Dio la missione di essere la cellula prima e vitale della società" (AA 11). Come in un tessuto vivo, la salute e la forza della società dipendono dalla salute e dalla forza delle famiglie che la compongono. Per questo, la difesa e la promozione della famiglia sono anche difesa e promozione della stessa società. Di conseguenza, deve essere questa la prima interessata allo sviluppo di una cultura che abbia come fondamento la famiglia.

Sono molteplici i campi in cui la società civile può favorire l'istituzione familiare, rafforzando la sua stabilità e tutelando i suoi diritti.

In particolare, vorrei fare riferimento al diritto dei genitori di educare liberamente i propri figli, d'accordo con le loro convinzioni, e di poter avere scuole in cui venga impartita quell'educazione.

In contrasto con questo diritto umano naturale - riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo - nella legislazione di alcuni Paesi esistono tutt'ora serie limitazioni al suo esercizio e alla sua applicazione. Di fronte a situazioni di questo genere, i padri di famiglia possono chiedere individualmente e persino esigere collettivamente dalle autorità, il rispetto e l'attuazione dei loro diritti, quali primi e fondamentali responsabili dell'educazione dei loro figli. Non si tratta di ottenere privilegi; è qualcosa di dovuto per semplice giustizia, e che si deve riflettere nella legislazione del Paese. Pertanto, è legittima l'azione di associazioni di padri di famiglia che operano, a livello nazionale o internazionale, allorché reclamano, all'interno dell'ordine stabilito e in un rispettoso dialogo con l'autorità della nazione, il diritto di educare liberamente i figli, secondo il proprio credo religioso; di creare scuole corrispondenti a questo diritto, e ad esigere che le leggi del Paese riconoscano esplicitamente questo diritto. Le famiglie cristiane saranno così un potente faro di cultura civica per i figli e per la comunità nazionale.


9. "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!" (Lc 11,28), dice Gesù nel Vangelo che è stato proclamato. Chiediamo una simile benedizione per tutte le famiglie messicane. Per i padri, le madri, i figli e le figlie. Raccomandiamo tutte le generazioni messicane alla Sacra Famiglia di Nazareth.

Possa ogni famiglia diventare "la Chiesa domestica" in cui, attraverso l'amore, maturino i nuovi uomini e le nuove donne nella loro dignità di figli per l'adozione divina. Possa in ogni famiglia verificarsi quel che dice l'Apostolo Paolo nella sua lettera ai Galati: "E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abba, Padre!" (Ga 4,6).

Che ogni famiglia di questa bellissima terra sia aperta ad accogliere questo Spirito: lo Spirito di Cristo che è Autore della santificazione dell'uomo, dei matrimoni e delle famiglie.

Che tutti noi, insieme a Cristo possiamo gridare con questo Spirito: Abba, Padre! Amen.

(Al termine della celebrazione, Giovanni Paolo II ha rivolto ai fedeli le seguenti parole:) Desidero esprimere il mio ringraziamento per tutti i doni offerti durante questa celebrazione. Vi ringrazio per la vostra presenza e partecipazione.

Spero che voi, abitanti di Chihuahua e del Nord del Messico, possiate a vostra volta, venire a Roma. Arrivederci. Molte grazie. Dio benedica tutti voi.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-10

Giovedi 10 Maggio 1990

Omelia per lavoratori e imprenditori - Monterrey (Messico)

Titolo: La Chiesa non può in alcun modo lasciarsi togliere da nessuna ideologia o corrente politica la bandiera della giustizia

Amatissimi fratelli e sorelle,


1. Sia lodato Gesù Cristo! Sia lodato Gesù Cristo in questa città di Monterrey che si vanta delle sue radici cristiane! Sia lodato Gesù Cristo nelle vostre famiglie, nei vostri luoghi di lavoro e di riposo! Sia lodato Gesù Cristo per il dono della fede che all'incirca cinque secoli fa fu impiantata nella vostra terra! Sono venuto come pellegrino per portare amore e speranza, come Successore dell'apostolo San Pietro, per confermare nella fede i miei fratelli, obbedendo così al mandato ricevuto da Gesù (cfr. Lc 22,32). Sono lieto di trovarmi in questa bella e industriosa capitale dello Stato di Nuovo Leon, che mi ha riservata una accoglienza molto calorosa, che ricambio con identico affetto e gratitudine.

Il mio saluto di pace al Signor Arcivescovo e agli altri fratelli nell'Episcopato, a tutti gli amati sacerdoti collaboratori nel ministero pastorale, ai religiosi, alle religiose, ai fedeli e, in una parola, a tutti gli abitanti del nord del Messico.

Saluto oggi con particolare affetto il mondo del lavoro, sempre tanto vicino al mio cuore e alla mia personale esperienza di lavoratore. Vorrei poter stringere la mano ad ognuno di voi, per manifestarvi il mio affetto e la mia stima per la vostra missione di lavoratori al servizio della società.

Desidero, attraverso voi, far giungere il mio saluto a tutti i lavoratori di questa illustre Nazione: a coloro che lavorano nell'agricoltura e nell'industria, nelle miniere e nella pesca, a coloro che svolgono il loro lavoro nei paesi, nelle città, nelle officine, nel commercio; agli imprenditori, a tutti i lavoratori intellettuali e manuali che formano la grande comunità messicana del lavoro.

Vorrei anche rivolgere, qui a Monterrey, un particolare saluto ad un particolare gruppo di lavoro: a tutte le madri messicane. Quando si parla del lavoro umano, quando si apprezza ogni lavoro, come non apprezzare questo lavoro fondamentale, il lavoro materno della donna, specialmente in questo giorno della Madre!


2. Oggi desidero meditare, insieme a voi, il messaggio che il Signore ci rivolge in questa celebrazione eucaristica. Cristo ci dice: "Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete... Guardate gli uccelli del cielo... Osservate come crescono i gigli del campo" (Mt 6,25-26 Mt 28).

Che significano queste parole pronunciate da Gesù Cristo nel discorso della montagna? Che significato avevano per coloro che le ascoltavano per la prima volta? Che significato hanno oggi per noi? In realtà, queste parole del Vangelo sembrano contraddire tanti criteri ed atteggiamenti propri del mondo contemporaneo. Per l'umanità, per l'attuale società, la produzione, il guadagno, il progresso economico sembrano essere il fine ultimo di ogni azione umana. Secondo questi criteri si giudicano e si valutano le persone ed i popoli, e si determina la loro posizione nella scala sociale in base all'importanza loro attribuita o al potere che hanno.

Se questa gerarchia di valori venisse accettata anche da un punto di vista morale, l'uomo sarebbe obbligato a cercare in ogni momento il possesso come unico scopo della vita. L'uomo dovrebbe pertanto essere valutato non per quello che è, ma per quello che ha.


3. Gesù, il Maestro del discorso della montagna, lo stesso che annuncia le beatitudini, ci insegna innanzitutto che il Creatore e la creatura sono al di sopra delle opere dell'uomo. Gli uomini e le società possono produrre i beni industriali che favoriscono la civiltà ed il progresso, nella misura in cui nel mondo creato trovano le risorse che consentono loro di lavorare.

A te, uomo che guardi compiaciuto le opere della tua mano, il frutto del tuo ingegno, Cristo ti dice: non ti dimenticare di Colui che ha dato origine a tutto! Non ti dimenticare del Creatore! Anzi di più, quanto più profondamente conosci le leggi della natura, quanto più scopri le sue ricchezze e potenzialità, tanto più ti devi ricordare di Lui.

Non ti dimenticare del Creatore - ci dice Cristo - e rispetta la creazione! Compi il tuo lavoro usando in maniera corretta le risorse che Dio ti ha dato! Trasforma le sue ricchezze con l'aiuto della scienza e della tecnica, ma non abusarne, non essere usurpatore né sfruttatore, senza tener conto dei beni creati! Non distruggere né contaminare! Ricordati del tuo prossimo, dei poveri! Pensa alle generazioni future! Cristo, amati fratelli e sorelle, dice questo in modo particolare all'uomo del nostro tempo, il quale si rende sempre più conto della irrinunciabile necessità di proteggere l'ambiente che lo circonda.


4. Con quanto amore gli occhi del Maestro e Redentore guardano la bellezza del mondo creato! Il mondo visibile è stato creato per l'uomo. Cristo dice a coloro che lo ascoltano: Non valete voi forse più degli uccelli del cielo e i gigli del campo? (cfr. Mt 6,26 Mt 6,28).

Certamente, agli occhi di Dio noi siamo più importanti. Ciò che determina il valore dell'uomo è essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, il che si riflette nella sua natura di persona, nella capacità di conoscere il bene e di amarlo.

Proprio per questo motivo, l'uomo non può accettare che il suo essere spirituale sia subordinato a ciò che è inferiore nella gerarchia delle creature.

Non può assumere come fine ultimo della sua esistenza ciò che gli offre la terra e la temporalità di ciò che è creato. Non si può abbassare a servire le cose, come se queste fossero l'unico fine e il destino ultimo della sua vita.

L'uomo, invece, è chiamato a cercare Dio con tutte le sue forze, anche attraverso il suo lavoro nel mondo. Soltanto in Dio l'uomo trova la conferma della propria libertà, del suo dominio e della sua superiorità su tutte le altre creature. E se qualche volta questa semplice e profonda convinzione si affievolisse, la contemplazione della stessa natura ci deve ricordare che, se Dio si cura di tutte le sue creature, che cosa non farà perché non ci manchi il necessario?


5. A noi uomini spetta un compito primordiale: Cercare il Regno di Dio e la sua giustizia (cfr. Mt 6,33). In ciò dobbiamo impegnare tutte le nostre forze, perché questo Regno è "come un tesoro nascosto in un campo, la perla più preziosa", di cui ci parla il Vangelo; e per ottenerlo, dobbiamo fare tutto il possibile, fino a "vendere tutto" (cfr. Mt 13,44 Mt 13,45) non avere, cioè, nel cuore nessun'altra preoccupazione. perciò, anche il lavoro deve rientrare nell'impegno che poniamo nel cercare il Regno di Dio.

Dobbiamo, tuttavia, essere prevenuti contro una tentazione: quella di voler porre i beni terreni al di sopra di Dio. perciò Cristo dice: "Non potete servire a Dio e a Mammona", perché "Nessuno può servire a due padroni" (Mt 6,24).

Se ciò che indica il simbolo biblico del "denaro" si converte in oggetto di un amore supremo ed esclusivo da parte delle persone e della società, allora ci troviamo nella situazione di essere tentati di disprezzare Dio (cfr. Ibidem). Non constatiamo, pero, che questa tentazione, almeno in parte, è presente nel nostro mondo? Non lo osserviamo in maniera particolare in alcuni paesi e popolazioni? Non è già una realtà questo disprezzare Dio in diversi modi: prima di tutto nel campo del pensiero umano e poi in quello del concreto agire? Il vivere come se Dio non esistesse non è un programma per molte persone del nostro tempo?


6. Gesù di Nazareth si rivolge ai suoi contemporanei, ma le sue parole giungono con forza meravigliosa fino ai nostri giorni e ai nostri problemi. Questi sono i temi eterni sull'uomo. Osserviamo pero che spesso si è invertita la gerarchia dei valori: ciò che è secondario, caduco, è messo in testa, passa in primo piano.

Invece, ciò che concretamente deve essere in primo piano è sempre e soltanto Dio.

Non può essere altrimenti. perciò Cristo dice: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6,33).

Pertanto, che bisogna fare perché la ricerca del Regno sia una realtà nella vita degli individui, delle famiglie, della società? Come notiamo nella lettura che abbiamo ascoltato, tratta dagli Atti degli Apostoli, i veri discepoli e seguaci di Cristo hanno cercato di rispondere a questa domanda sin dagli inizi del cristianesimo. Il testo sacro ci dice che i primi discepoli "tenevano ogni cosa in comune" (Ac 2,44). Questa realtà ha un grande significato. Infatti, la ricerca del Regno esige innanzitutto la carità, l'amore verso Dio e l'amore per il prossimo (cfr. Mc 12,34). In tal senso, i primi discepoli misero i beni della terra al servizio dell'amore, cercarono, cioè, di orientare la nuova vita che avevano abbracciato in funzione del bene comune, del servizio al prossimo. perciò vendevano ciò che avevano e distribuivano il ricavato tra tutti, secondo le necessità di ciascuno. Allo stesso tempo e come elemento caratterizzante della comunità, "spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore" (cfr. Ac 2,45-46).

Poche parole, ma così dense di significato! La luce che irradiano deve illuminare anche il mondo della produzione e dell'economia, perché si apra con chiaroveggenza e generosità a questa prospettiva del bene comune. L'impegno di solidarietà verso gli altri è una esigenza che interroga tutti ed ognuno nel mondo del lavoro. Interroga gli imprenditori e gli industriali nel loro difficile compito di dirigere ed amministrare con giustizia i frutti dell'attività umana, così come di creare ricchezza e posti di lavoro, contribuendo in tal modo ad elevare il livello di benessere sociale che consenta lo sviluppo integrale delle persone. La solidarietà interroga anche quanti si dedicano al mondo della tecnica, che è "indubbiamente un'alleata dell'uomo. Essa favorisce l'aumento dei prodotti del lavoro, e di molti perfeziona anche la qualità" (LE 5).

Interroga, in definitiva, ogni lavoratore, ogni persona, che deve orientare il suo lavoro al bene di tutti.


7. Tra voi, amatissimi fratelli e sorelle che mi state ascoltando, vi saranno molti che hanno un lavoro sicuro, che dà loro grandi soddisfazioni, che consente di mantenere degnamente le proprie famiglie. Per tutto ciò bisogna ringraziare Dio. Ma, quanti sono coloro che soffrono nel non poter dare ai propri figli il cibo, il vestiario, l'educazione necessaria? Quanti sono coloro che vivono nei limiti angusti di un'umile abitazione, privi dei servizi più elementari, lontani dal loro luogo di lavoro; un lavoro, spesso mal retribuito ed incerto, che li fa guardare al futuro con angoscia e scoraggiamento? Quanti bambini costretti a lavorare in tenera età, operai che svolgono il loro lavoro in condizioni poco salubri, oltre alla scarsità di strumenti legali ed associativi che tutelino adeguatamente i diritti del lavoratore contro gli abusi e tante forme di manipolazione! Mi addolorano profondamente queste situazioni difficili, spesso drammatiche, in cui si trovano tanti lavoratori e che dipendono da una serie di fattori, non soltanto contingenti ma anche strutturali, dipendenti, cioè, dall'organizzazione socioeconomica e politica della società. perciò, spinto dalla mia sollecitudine per i più bisognosi, voglio di nuovo invitarvi alla giustizia sociale.

Non negando i buoni risultati raggiunti grazie all'impegno congiunto della iniziativa pubblica e privata nei paesi dove vige un regime di libertà, non possiamo tuttavia non rilevare i difetti di un sistema economico che spesso fa del guadagno e del consumo il suo principale motore, che subordina l'uomo al capitale, in maniera che, senza tener conto della sua dignità personale, è considerato come un semplice ingranaggio dell'immensa macchina produttiva, dove il suo lavoro è trattato come semplice merce soggetta alle leggi dell'offerta e della domanda.


8. E' certo che alla radice dei mali che affliggono gli individui e la collettività vi è sempre il peccato dell'uomo. perciò la Chiesa predica instancabilmente la conversione del cuore perché tutti, con spirito solidaristico, collaborino alla creazione di un ordine sociale che sia più conforme alle esigenze della giustizia.

La Chiesa non può in alcun modo lasciarsi togliere, da nessuna ideologia o corrente politica, la bandiera della giustizia, che è una delle prime esigenze del Vangelo e il nucleo della sua dottrina sociale. La Chiesa anche in questo campo deve rendersi presente nel mondo con alcune parole sui valori e i principi che ispirano la vita comunitaria, la pace, la convivenza e l'autentico progresso.

Proprio per questo motivo deve opporsi a tutte quelle forme che pretendono di instaurare forme di violenza e di odio, come soluzione dialettica dei conflitti.

Il cristiano non può dimenticare che la nobile lotta per la giustizia non deve in alcun modo confondersi con il programma "che vede nella lotta di classe l'unica via per la eliminazione delle ingiustizie di classe, esistenti nella società, e delle classi stesse" (LE 11).

Nel vedervi qui, in questa città di Monterrey, così numerosi, riuniti dalla vostra comune fede cristiana e per incontrarvi con il Successore di Pietro, dal profondo del cuore vi rivolgo un invito alla solidarietà, alla fratellanza senza frontiere. Il sapervi figli dello stesso Dio e fratelli in Gesù Cristo deve spingervi, mossi dalla fede, a dedicare ogni vostro sforzo solidaristico per far si che questo grande Paese sia più giusto, fraterno e accogliente. Mi muove a ciò l'ardente desiderio che la vostra Patria, con il dovuto rispetto delle sue migliori tradizioni, possa progredire materialmente e spiritualmente sulla base dei principi cristiani che hanno contrassegnato il suo cammino nei secoli.

La solidarietà alla quale vi invito deve mettere le sue radici più profonde e cercare il suo nutrimento nella Santa Messa, il sacrificio di Cristo che ci salva. Deve ispirarsi sempre alla Parola di Dio, che illumina il cammino della nostra vita.


9. La Chiesa ascolta continuamente lo stesso discorso della montagna pronunciato da Cristo. Di generazione in generazione annuncia il Vangelo, che è anche il Vangelo del lavoro.

Nella nostra epoca questo Vangelo è divenuto attuale, in modo nuovo, innanzi ai numerosi problemi dello sviluppo socioeconomico; ai problemi connessi con il capitale, con la produzione e distribuzione dei beni, così sproporzionata ed ingiusta soprattutto in alcuni Paesi del mondo.

Con la liturgia di questa celebrazione eucaristica lodiamo Dio dicendo: "O Signore, nostro Dio quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!" (Ps 8,2).

Dinanzi a ciò, il cristiano non può perdere la consapevolezza che il nome di Dio è grande su tutta la terra e che lui, in quanto cristiano, così come ogni uomo è stato chiamato a lodare questo nome. Non può dimenticare che tutti i programmi economici umani devono essere ordinati secondo questa Economia divina, che si realizza nel suo Regno. "Il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno" (Mt 6,32), ci dice il Signore, pero aggiunge "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6,33).

Per intercessione della "Madrecita" di Guadalupe, in questa "Giornata delle Mamme" chiedo a Dio abbondanti grazie celesti per tutti voi, per le vostre famiglie e per tutti i lavoratori del Messico, per tutto il lavoro che si fa nella vostra grande Patria.

Così sia.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-10

Giovedi 10 Maggio 1990

Nella Cattedrale - Tuxtla Gutiérrez (Messico)

Titolo: Preghiera con i familiari delle vittime della sciagura aerea

Sono venuto a pregare per le persone che oggi avrebbero dovuto essere accanto a noi nella celebrazione di Tuxtla Gutierrez. In primo luogo, monsignore Luis Miguel Canton Marin, vescovo di Tapachula.

In questi momenti di dolore, nonostante le parole umane non abbiano molto senso desidero esprimere la mia più viva partecipazione alla sofferenza di quanti piangono i loro familiari.

Ma sopratutto, desidero ricordare che la fede illumina di speranza anche questi momenti di tristezza.

La morte non è l'ultima parola, poiché per coloro che hanno fede, la vita non finisce, ma si trasforma.

Illuminati e aiutati da queste certezze eleviamo ora al Signore la nostra preghiera per i defunti e invochiamo anche la consolazione per coloro che piangono i loro cari.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-11

Venerdi 11 Maggio 1990

Omelia per le famiglie indigene - Tuxtla Gutiérrez (Messico)

Titolo: La speranza cristiana è anche speranza per questa vita

Carissimi fratelli e sorelle,


GPII 1990 Insegnamenti - Alla celebrazione della Parola - Chihuahua (Messico)