GPII 1990 Insegnamenti - A sacerdoti e laici impegnati - Città del Messico - Servitori del Vangelo trasmettendone l'integra verità

A sacerdoti e laici impegnati - Città del Messico - Servitori del Vangelo trasmettendone l'integra verità


"Ma voi siete la stirpe eletta, il Sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce" (1P 2,9).


1. Queste parole dell'Apostolo San Pietro che abbiamo appena ascoltato durante la preghiera del vespro sono rivolte in modo particolare a voi, amatissimi sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e laici impegnati.

Che gioia per me, Successore di Pietro, pellegrino di amore e di speranza per le vie del Messico, avere quest'incontro di preghiera con voi, scelti da Dio ad uno ad uno, per divenire ministri e collaboratori nell'edificazione della sua Chiesa (cfr. PO 12). La preghiera liturgica di questa sera sgorga da quei cuori che si sono consacrati a seguire il Signore, disposti a percorrere gioiosamente il cammino della perfezione e dedicare tutta la loro forza ed il loro ardore all'azione evangelizzatrice.

Le mie parole siano quindi, principalmente, una testimonianza di gratitudine profonda per l'eccellente e generosa operosità con la quale annunciate la Parola di Dio, amministrate i Sacramenti, siete esempio di castità, di povertà ed obbedienza per amore di Cristo e portate aiuto e conforto ai più bisognosi. Vi ringrazio inoltre per la vostra opera pastorale nei settori dell'educazione, della sanità delle vocazioni, della promozione umana; in tal modo rendete vivo ed attivo l'ordine del Signore di evangelizzare tutte le genti (cfr. Mt 28,19).

Allo stesso modo, voglio rendere grazie per le parole che mi ha rivolto l'Arcivescovo di questa diocesi di Tlalnepantla, Mons. Manuel Pérez Gii Gonzales, mentre gioisco profondamente per la presenza dei miei amati Fratelli nell'Episcopato.


2. Il nostro incontro di oggi è un'occasione eccezionale per ricordare quei valorosi missionari che, sotto lo sguardo materno di Santa Maria di Guadalupe, hanno evangelizzato queste terre messicane con la loro generosa opera quali testimoni del Vangelo. Come loro ieri voi, sacerdoti del Messico di oggi, avete assunto l'enorme responsabilità di rendere presente il Regno di Dio con la vostra vita e con il vostro servizio al Signore ed agli uomini, "per offrire doni e sacrifici per i peccati" (He 5,1). così come essi hanno dovuto affrontare la sfida di quella che oggi chiamiamo "evangelizzazione costitutiva" (Puebla, 6), anche voi oggi vi trovate di fronte ad una grande sfida: la nuova evangelizzazione.

Osservando la realtà dei vostri Paesi, la coscienza cristiana si sente spinta dall'urgenza di dedicarsi ad un nuovo processo di evangelizzazione. Non mancano, certamente, motivi di preoccupazione per la présenza di alcuni fattori che ostacolano l'azione della Chiesa e rendono difficile la trasmissione della fede alle nuove generazioni.

In effetti, una secolarizzazione sempre più penetrante cerca di allontanare dalla coscienza degli uomini il riferimento al loro destino trascendente. L'agnosticismo presente in molti, porta a cercare infruttuosamente ogni tipo di surrogato. Allo stesso tempo la diminuzione dei presenti alle celebrazioni dei misteri cristiani e l'insufficiente attenzione alle manifestazioni della sincera pietà popolare, riducono la necessaria ed attiva partecipazione dei credenti alla vita comunitaria. In tal senso, siamo di fronte alla diffusione di un modo intimista di concepire la fede, che dimentica o trascura la proiezione sociale dell'uomo cristiano alla mancanza di una maggiore solidarietà con quelli che soffrono e di un impegno più determinato - non ideologico bensi evangelico - con i più poveri, senza escludere nessuno; ad un consumismo che allarga sempre più la sua presenza in molte case e famiglie, ponendo l'ansia di possedere innanzi a tutto; ad un proselitismo crescente di nuovi gruppi religiosi che mettono addirittura in pericolo l'identità cattolica del Messico.

Non costituiscono un aiuto per superare tali situazioni, neanche certi segni di decadenza nella disciplina della vita ecclesiale e del rispetto per la legislazione canonica sulla vita sacerdotale e religiosa, certi comportamenti nel campo morale, così come ambigue concezioni della liberazione e di determinate maniere errate di intendere l'opzione in favore del povero (cfr. Libertatis Nuntius, passim).

Di fronte a tale panorama urge, quindi, che voi - che avete compiuto la scelta radicale di seguire Gesù, il Buon Pastore (cfr. Jn 10,11) - fedeli al magistero della Chiesa, collaboriate incondizionatamente e intensamente con i vostri Vescovi nel compito della nuova evangelizzazione.

Per adempiere tale compito, è necessario che tutti approfondiscano e rafforzino sempre di più la coscienza ecclesiale. In qualità di sacerdoti, dovete essere disposti a dare con la vostra vita e con i vostri atti pubblici una costante testimonianza di amore per la Chiesa, di profonda comunione con i vostri Vescovi - dei quali siete insostituibili collaboratori - e di impegno nella missione alla quale siete stati chiamati "in persona Christi" (cfr. PO 2 PO 7).

La vostra principale e maggiore responsabilità nei confronti del popolo dei fedeli è di essere e mostrarvi sacerdoti integerrimi nel seguire Cristo povero, casto ed obbediente. Il Messico è una nazione dall'autentica tradizione religiosa, il cui popolo è profondamente consapevole della dignità del sacerdote.

Desidera di vedere in voi sempre un modello che lo guidi e che si dedichi con la generosità di chi si è consacrato al Signore in una esistenza di celibato, che gli permetterà di dedicarsi completamente alla missione che gli è stata affidata (cfr. PO 16).

Siete inoltre servitari della Parola (cfr. PO 4). Ad una così grande responsabilità corrisponde la coerenza interiore del ministro che deve cercare sempre il bene di coloro che serve, trasmettendo fedelmente la verità integra del Vangelo. Il servitore della Parola "non tradisce né dissimula mai la verità per piacere agli uomini, per stupire o sbalordire..." (cfr. EN 78). Il sacerdote non deve servirsi della Parola di Dio per realizzare i suoi progetti personali, e neppure - con presupposta buona intenzione - per fare si che una situazione cambi, dal suo personale punto di vista. Il sacerdote deve avvicinarsi umilmente alla Parola che è fonte di vita e deve ascoltarla attentamente; accoglierla nel proprio cuore per meditarla, come Maria, la Madre del Signore (cfr. Lc 2,19); renderla parte della sua stessa vita ed annunciarla con piena fedeltà.


4. Come la Chiesa è segno di unione fra gli uomini e Dio (cfr. LG 1), e degli uomini fra loro, il sacerdote - che riceve la propria missione dalla Chiesa stessa - è un uomo chiamato ad essere artefice della comunione (cfr. PO 3 PO 8-9 PO 15).

Lavorare per la comunione è un compito importantissimo! La Chiesa è stata istituita dal Salvatore per salvare e servire l'umanità intera. Per questo motivo, nessuno deve essere escluso dalla vostra attività ministeriale. Quando la Chiesa parla di opzione preferenziale per i poveri, lo fa nella visione dell'amore universale del Signore, che ha manifestato esplicitamente la propria predilezione per coloro che erano più bisognosi. Non è un'opzione ideologica; né tantomeno significa lasciarsi prendere dalla fallace teoria della lotta di classe intesa come motore dei cambiamenti storici. L'amore per i poveri è qualcosa che nasce dal Vangelo stesso e che non deve essere formulato né presentato in termini conflittuali.

In effetti, per affrontare inevitabili svalutazioni è imprescindibile porre in risalto che questo amore per i poveri, gli emarginati, i malati, ed i bisognosi non è esclusivo né tantomeno esclude (cfr. Puebla, 1165). Gesù è nato, ha sofferto ed è risorto per tutti gli uomini. Egli è venuto per proclamare la filiazione divina del Padre, così come la fratellanza fra tutti gli uomini, chiamati ad essere figli nel Figlio (cfr. GS 22). Nulla quindi è più estraneo a chi è chiamato ad agire "nella persona di Cristo" che ridurre la portata universale della sua missione e del suo amore (cfr. PO 6).


5. Il mondo di oggi è testimone della crisi ideologica di coloro che offrivano una società nuova e proclamavano un uomo nuovo, senza capire che era a discapito della libertà dell'individuo. Le legittime aspirazioni dell'uomo hanno messo in discussione ideologie e sistemi che, negando ogni trascendenza, volevano soddisfare con dei surrogati gli aneliti del cuore umano verso i più alti valori.

L'evoluzione stessa dei fatti ha dimostrato che i valori autenticamente umani di giustizia. di pace, felicità, libertà e amore non fanno altro che potenziare il desiderio di infinito, il desiderio di Dio. "Fecisti nos, Domine, ad te et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te", ci ricorda Sant'Agostino. Per questo, quando il mondo comincia a constatare gli inequivocabili fallimenti di certe ideologie e di certi sistemi, diviene ancora più incomprensibile che alcuni figli della Chiesa in queste terre - mossi a volte dal desiderio di trovare soluzioni rapide - insistano nel presentare come attuabili dei modelli il cui fallimento è palese in altri luoghi del mondo.

Voi, in qualità di sacerdoti, non potete immergervi in attività che sono proprie dei fedeli laici. Sebbene, attraverso il vostro servizio alla comunità ecclesiale, siate chiamati a collaborare con essi aiutandoli ad approfondire gli insegnamenti della Chiesa.

Non poche di tali riflessioni, destinate ai sacerdoti, possono essere condivise anche dagli altri partecipanti a questo toccante incontro. perciò vi prego, fratelli e sorelle, quali membri scelti della Chiesa di Dio in Messico, di accogliere questi pensieri che nascono dalla mia sollecitudine di Pastore e dall'amore che vi professo.

Esorto tutti i presenti, così come tutti i consacrati e gli altri operatori della pastorale e dell'azione apostolica, che, sparsi in questa grande nazione, sono uniti spiritualmente alla nostra celebrazione, ad essere luce e sale che illumini e a testimoniare l'essenza delle virtù cristiane agli individui, alla famiglia, alla società.


6. Voglio rivolgermi adesso in particolare ai religiosi ed alle religiose, parte scelta del Popolo di Dio nell'opera di evangelizzazione di ieri, di oggi e di domani. Voi siete stati chiamati a testimoniare la presenza di Cristo fra gli uomini, facendo vostro senza riserve lo spirito radicale delle beatitudini. Come membri della Chiesa con vocazione di consacrazione particolare, siete consapevoli del fatto che la vostra testimonianza di vita comunitaria costituisce già di per sé un "mezzo privilegiato per una evangelizzazione efficace" (EN 69). Quindi, siate felici di essere per gli altri l'immagine trasparente di Cristo, irradiando in ogni luogo l'amore e la gioia per essere stati chiamati a vivere i valori del Regno nella loro dimensione escatologica.

La preghiera, la vocazione alla santità, i consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza devono essere, cari religiosi e care religiose, l'asse intorno al quale ruota tutta la vostra vita. perciò dovete, innanzitutto, rinnovare la vostra coscienza di consacrati giorno dopo giorno, poiché quanto maggiore è il ritmo dell'attività e maggiore è l'inserimento nel mondo, tanto più è necessaria la serena riflessione sulla natura e le caratteristiche proprie della missione alla quale siete chiamati. Non siete immuni dalle pressioni di una concezione secolarizzata o consumista dell'esistenza. La fedeltà a voi stessi ed alla chiamata del Signore vi devono spingere ad essere instancabili nel discernimento spirituale, così come nell'esame quotidiano delle vostre azioni, affinché la vostra opera di servizio sia sempre rivolta al bene.


7. Molti di voi partecipano in modo intenso al compito di evangelizzare la cultura. Oggi si vede sempre più chiaramente l'importanza di tale opera al servizio del Regno di Dio.

Nelle vostre attività di educatori, dovete porre la massima cura nel mostrare sempre una inflessibile fedeltà alla Chiesa. Gli insegnamenti del Magistero non debbono avere solo un'adesione formale, ma anche illuminare in modo vitale il messaggio concreto del quale siete portatori. Non mancano oggi, purtroppo, esagerazioni ed errori largamente diffusi; proprio per questo dovete stare molto attenti nello svolgere la vostra opera educativa in piena sintonia con gli orientamenti dei vostri Vescovi, che sono Maestri della verità (cfr. Discorso inaugurale di Puebla, 1). A questo proposito, desidero ricordare il messaggio che ho rivolto all'Episcopato Messicano ed ai superiori ed alle superiore maggiori dei religiosi del Messico, in occasione dell'Assemblea Generale dello scorso ottobre: "La natura stessa della Chiesa che è mistero di comunione, esige che fra i Pastori delle Chiese particolari ed i religiosi esista una stretta collaborazione che eviti eventuali magisteri paralleli ed anche programmi pastorali che non riflettano sufficientemente tale comunione ed unità" (27 ottobre 1989). Quali persone consacrate, siete chiamati ad essere, insieme ai vostri Pastori, servitori dell'unità del Popolo di Dio. Ogni sforzo compiuto, in nome dell'amore e della fratellanza, per costruire comunità cristiane solidali e riconciliate costituisce un prezioso contributo al compito di una rinnovata evangelizzazione alla quale il Papa sta chiamando tutta la Chiesa in America Latina.


8. State quindi attenti a non accettare né tantomeno a lasciarvi coinvolgere da visioni conflittuali dell'esistenza umana né dalle ideologie che propugnano l'odio di classe o la violenza, anche quando si nascondono sotto epigrafi teologiche (cfr. Libertatis Nuntius, XI). Al contrario, cercate nel tesoro del Vangelo tutto ciò che unisce gli uomini e lavorate senza sosta affinché quanto costituisce motivo di antipatia o inimicizia venga superato dal messaggio di amore che ci mostrano le parole e le azioni di Gesù.

Il Papa ha fiducia in voi, cari religiosi e care religiose del Messico! Il Papa spera che col vostro ineguagliabile entusiasmo vi dedichiate generosamente alla nuova evangelizzazione! Che benedizione per il Messico se tutti i suoi consacrati rinnovassero quotidianamente il proprio impegno di portare il Vangelo in tutti gli angoli di questa accogliente terra, a tutti i suoi abitanti! Profondamente partecipi di tale missione e di tale impegno si sentono, dalla loro vita nel chiostro, le religiose contemplative, alle quali desidero ora rivolgere il mio saluto di particolare affetto e di stima. "In questo Corpo Mistico che è la Chiesa, anche voi avete scelto di essere "il Cuore"", vi dicevo nel mio messaggio del 12 dicembre scorso, festa di Nostra Signora di Guadalupe.

La Chiesa attribuisce immenso valore alla vita contemplativa! Il Papa vorrebbe vedere aumentare in tutto il mondo e naturalmente in Messico il numero dei conventi e le vocazioni contemplative. Perché il mondo ha tanto bisogno di preghiera! Il mondo ha bisogno della testimonianza di persone che, abbandonando tutto il resto, seguano radicalmente Gesù Cristo.


9. E' per me motivo di gioia particolare la presenza di tanti giovani seminaristi, speranza della Chiesa. Quali aspiranti alla vita sacerdotale e religiosa, vi esorto vivamente a dedicarvi con generosità ed entusiasmo alla vostra formazione.

Il ministero sacerdotale al quale vi sentite chiamati vi richiede una solida preparazione spirituale, dottrinale ed umana.

Desidero esortare i diaconi permanenti ad una generosa dedizione alle comunità che servono come discepoli del Signore Gesù. Siate sempre sinceri maestri della Parola e dell'esempio. Anche voi, che vi siete donati a Dio come membri degli Istituti Secolari, siete chiamati ad un'intensa opera apostolica che si propone di orientare verso Dio tutte le realtà temporali.

Anche se ho già avuto occasione di rivolgermi direttamente ai fedeli laici durante la mia visita pastorale, non voglio tralasciare di esprimere la mia gioia di fronte ad una così folta rappresentanza di laici particolarmente impegnati nell'edificazione della Chiesa e di una società più pacifica, giusta e fraterna. Attraverso di voi saluto tutti i fedeli laici di questo nobile Paese, così ricco di manifestazioni di autentico impegno laico con la Chiesa di Gesù Cristo. Portare il mio saluto a tutti i laici di questa terra, insieme al mio incoraggiamento, la mia fiducia e la mia benedizione! Per concludere, vi esorto tutti: sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi, seminaristi e fedeli laici a vedere Maria come un modello di fedeltà, obbedienza e dedizione alla realizzazione del disegno di Dio. Imitate il suo "si", impegnandovi con rinnovata fiducia nel compito di rendere presente nella società messicana il messaggio di amore che suo Figlio Gesù ci ha dato per indicarci la via verso la felicità eterna.

Vi benedico tutti di cuore.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-12

Sabato 12 Maggio 1990

Al mondo della cultura - Città del Messico (Messico)

Titolo: L'America Latina deve riaffermare la sua identità storica e culturale a partire dalle sue radici più genuine




1. Alla fine di una intensa giornata, ormai al termine della mia visita pastorale in questo bellissimo Paese sento una gioia profonda per questo incontro, per me così ricco di significato, con il mondo della cultura: quello delle scienze, delle arti e delle lettere del Messico.

Nel mio saluto affettuoso e cordiale ai presenti voglio rivolgermi anche a quanti, in questa grande nazione, condividono i compiti propri della ricerca, del pensiero e della formazione delle generazioni future.

Desidero esprimere il mio vivo ringraziamento al Dottor Silvio Zabala, per le sue amabili parole di benvenuto e per i nobili sentimenti che ha espresso.

La mia gratitudine va anche a quanti con il loro sforzo generoso ci hanno permesso di poter condividere questa sera alcuni momenti di riflessione e di fraterna convivenza.

E' questo il mio primo incontro con gli intellettuali dell'America Latina che ha luogo dopo gli importanti eventi accaduti nel 1989 nell'Europa dell'Est. Siamo di fronte ad un mutamento che coinvolge tutta la società contemporanea. Si tratta infatti di una nuova epoca molto complessa nella quale convivono forzatamente le inerzie del passato e le intuizioni del futuro.

Tuttavia, proprio in queste circostanze, dovete dare prova, in quanto uomini di cultura, della vostra lucidità e del vostro spirito penetrante.

Siete chiamati a dare vita ad una nuova opera anche nel Nuovo Continente, il che costituisce una sfida per il vostro lavoro intellettuale.

Da questo orizzonte più ampio e dalle impegnative esigenze cui dovrete far fronte si muoveranno le riflessioni che desidero fare oggi insieme a voi.

Certamente non è possibile - né voi ve lo aspettate - dare qui un quadro dettagliato degli obbiettivi culturali per il prossimo futuro. Tuttavia è possibile delineare almeno alcuni principi di analisi del momento presente e alcuni punti fondamentali di riferimento che possono essere di aiuto al vostro compito.

In questa analisi del vario panorama che offre l'America Latina, non si può dimenticare l'importante ruolo che svolse tutta la Chiesa cattolica. Nel mettere in moto la nuova evangelizzazione, la Chiesa continua a proclamare instancabilmente i principi cristiani, come elemento fondamentale di tutta la civilizzazione e di tutta la cultura conforme alla dignità umana: allora la Chiesa con l'evangelizzazione nel momento in cui evangelizza, vale a dire annuncia il Vangelo della grazia di Dio, può umanizzare, "civilizzare", liberare, costruire la società. Nel mio incontro con voi voglio ribadire tutto questo.


2. Le trasformazioni che hanno e stanno avendo luogo in quello che veniva chiamato il blocco dei Paesi dell'Est rappresentano, come ben sapete, un mutamento nello scenario della comunità internazionale, che si ripercuote inevitabilmente sugli altri popoli.

Potremmo quindi affermare che il clima di maggiore fiducia che si sta instaurando in questo ultimo periodo ha accelerato notevolmente il cammino dell'umano pellegrinaggio. La minaccia di una totale distruzione che incombeva sull'umanità contemporanea (cfr. Dominum et Vivificantem, DEV 57) sembra sensibilmente allontanata. Oggi si respira un'aria nuova e si nota dovunque un risorgere della speranza.

Tuttavia non possiamo fare a meno di constatare che le incertezze sul cammino da seguire sono molte. Senza dubbio si stanno superando ostacoli non piccoli ma, al tempo stesso, si scopre l'assenza di validi progetti culturali capaci di dare una risposta alle profonde aspirazioni del cuore umano.

Alla base di queste considerazioni ci sembra di poter rilevare due realtà ormai dimostrate. Da una parte, la più evidente è quella che il sistema basato sul materialismo marxista è fallito dal suo interno. Coloro che lo sostenevano e coloro che ripongono la loro speranza in questo modello lo hanno ormai capito.

Tuttavia - e questa è l'altra dimostrazione - anche i modelli culturali dominanti nei Paesi più industrializzati non assicurano in pieno una civilizzazione degna dell'uomo (cfr. SRS 28). Spesso si esaltano i valori immediati e contingenti come chiavi fondamentali della convivenza sociale e si rinuncia a indagare le verità di fondo, i principi che danno senso all'esistenza. Basti pensare alla perdita del significato della vita umana, che è evidente nell'elevato numero di suicidi, caratteristica di alcune zone altamente industrializzate e, al tempo stesso, testimoniata tragicamente dall'aborto e dall'eutanasia. Si sta vivendo un processo di logoramento il quale, intaccandone le radici, non mancherà di lasciare eredità dolorose per tutta la società.


3. Inoltre, nel considerare il caso dell'America Latina, quei valori immanenti e transitori sono incapaci di sostenere lo sforzo richiesto da una società ricca di promesse come la vostra, di una società degna dell'uomo in tutti i suoi aspetti: materiali e spirituali, immanenti e trascendenti.

Di fronte a questo panorama di incertezza, di fronte alla crisi dei modelli culturali, mi viene in mente quella serie di domande poste dall'autore di quel documento anonimo del Messico preispanico: "Che cosa ci governerà? Che cosa ci guiderà? Che cosa ci mostrerà il cammino? Quale sarà la nostra legge? Quale sarà la nostra misura? Quale sarà il nostro modello? Da dove si partirà? Che cosa potrà portare ad essere la fiaccola e la luce?" (Codice Matrinense de la Real Academia de la Historia, fol. 191v y 192r).

D'altra parte in America Latina si va individuando la necessità di aprire nuove strade partendo dalla vostra propria identità e questo fatto chiama in causa la vostra responsabilità di uomini di pensiero e di cultura. Non possiamo dimenticare che il Messico è stato la culla di civiltà che allora raggiunsero un alto grado di sviluppo e che hanno lasciato un inestimabile contributo di cultura e di sapere. Spetta dunque a voi cooperare intensamente per dare vita ad un progetto di sviluppo culturale che porti i popoli dell'America Latina a questa pienezza di civilizzazione alla quale devono aspirare.


4. Nell'imminenza di una nuova evangelizzazione, la Chiesa cattolica si sente chiamata ad offrire un importante contributo anche in questo campo. Ha piena fiducia nella vostra capacità e nelle vostre qualità. A motivo della sua vocazione al servizio dell'uomo nella pienezza di vita è cosa naturale per la Chiesa servire coloro che si impegnano nella ricerca della verità, del bene e della bellezza presente nel cuore umano. Alcune volte non fa male ripeterlo, lasciatemi ricordare che la Chiesa ha sempre cercato di favorire la cultura, la vera scienza, così come l'arte che esalta l'uomo o la tecnica che si sviluppa con profondo rispetto per la persona e per la stessa natura.

Voi ben conoscete questo atteggiamento della Chiesa poiché nel corso dei secoli il cristianesimo è penetrato profondamente nella cultura dell'America Latina fino a formare parte della sua propria identità. Il Messico, d'altra parte, è terra di personaggi la cui opera è patrimonio di tutta l'umanità. Penso a Suor Juana Inés de la Cruz, Juan Ruiz de Alarcon e tanti altri. Penso anche alle tante manifestazioni del genio artistico e letterario messicano. L'elenco sarebbe molto lungo, se consideriamo le diverse istituzioni culturali.


5. Inoltre è impossibile non riconoscere che sono esistite nel passato - e in alcuni ambienti ancora esistono - incomprensioni ed equivoci su determinati postulati scientifici. Permettetemi di ripeterlo qui di fronte al mondo intellettuale e al mondo universitario messicano: la Chiesa ha bisogno della cultura così come la cultura ha bisogno della Chiesa. Si tratta di un interscambio vitale che in un clima di dialogo cordiale e fecondo porti a condividere beni e valori che contribuiscano ad approfondire l'identità culturale, come servizio all'uomo e alla società messicana.

Questa irrinunciabile vocazione di servizio all'uomo - a tutto l'uomo e a tutti gli uomini - è quella che muove la Chiesa a rivolgere la sua chiamata agli intellettuali messicani - cominciando dagli intellettuali cattolici - perché aprendo nuovi spazi alla partecipazione e alla creatività non lesinino sforzi per giungere a compiere l'opera di integrazione - propria della vera scienza - che ponga le basi di un autentico umanesimo integrale che incarni i valori superiori della cultura e della storia messicana.

Per giungere all'adempimento di questo compito bisogna partire da un nuovo modo di intendere le relazioni tra la storia umana e la trascendenza divina.

Bisogna lasciarsi alle spalle quelle ingiustificate convinzioni secondo le quali l'affermazione dell'una implica una soppressione maggiore o minore dell'altra (cfr. GS 36). E' necessario porre in rilievo che lo sforzo dell'uomo per superarsi in ogni campo fa parte del suo desiderio di avvicinarsi di più a Dio; e che l'unione intima dell'uomo con Dio deve sfociare in un maggiore impegno a trovare soluzioni soddisfacenti a tanti problemi e situazioni negative di cui tutti siamo consapevoli: povertà, ignoranza, sfruttamento, divisioni, vincoli, disprezzo della giustizia e della verità (cfr. CL 42 CL 44).


6. Nel meditare su queste esigenze i Padri Conciliari hanno diretto il loro sguardo sul mistero di Cristo, vero Dio e vero uomo. Li contempliamo con stupore la vita umana nella persona del Figlio Unigenito di Dio. Nulla si potrà pensare dell'uomo che sia così elevato.

Una triplice prospettiva è servita allo stesso Concilio per far vertere, nella parte iniziale della Costituzione Gaudium et Spes, il suo magistero intorno al mistero di Cristo in relazione con l'uomo: la persona, la capacità umana di amare e il lavoro.

In primo luogo, la persona. Su questo argomento ecco cosa ci dice il già citato documento conciliare: "Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova la vera luce il mistero dell'uomo". Dunque "Cristo... proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione". Al tempo stesso, "il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con intelligenza d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore di uomo" (GS 22).

Dall'altra parte l'uomo cristiano riceve "le primizie dello spirito" (cfr. Rm 8,23), che gli permettono di adempiere la nuova legge dell'amore, attraverso il quale tutto l'uomo viene interamente dal suo interno. Ma "ciò vale non solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia" (GS 22). Questo è il grande mistero che la stessa Rivelazione cristiana cerca di chiarire ai credenti.

In questo modo, la persona è chiamata ad integrare tutte le realtà che compongono la sua esistenza in una sintesi armonica di vita, orientata verso un senso ultimo, che è l'espressione più sublime dell'amore (cfr. GS 22).

Siamo così davanti alla seconda prospettiva enunciata: la capacità di amare. E' la possibilità che ha la persona di unione, di cooperazione con Dio e con i suoi simili per realizzare un desiderio condiviso. Amando si scopre che la profonda capacità di donarsi eleva la persona e la illumina interiormente.

Infatti, l'amore è uno sfolgorante appello ad uscire da se stessi e a trascendersi.


7. Sulla scia del mio venerato predecessore ho parlato in ripetute occasioni, della civiltà dell'amore. Una mèta molto attraente e, al tempo stesso, esigente, che bisogna contemplare alla luce del mistero del Verbo Incarnato. Egli è "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Jn 1,9). Incarnandosi, il Figlio di Dio ha reso manifesto il senso definitivo che, in Dio, possiede ogni creatura umana e al tempo stesso Egli le ha fatto vedere che la sua vocazione comprende tutto il suo essere e tutto il suo operare.

Giungiamo così all'ultima delle prospettive enunciate: il senso della attività umana. Il lavoro è uno dei grandi temi della cultura ed in modo particolare lo è nella nostra epoca.

Guardando al passato, è interessante ricordare lo scarso valore che nell'antichità classica era dato al lavoro come parte della cultura. In realtà, l'ozio e il lavoro furono visti spesso in chiave antitetica. Nel panorama culturale, ancora ai giorni nostri, non sempre compare il lavoro umano come mezzo di realizzazione della persona. Ma, dall'ottica della fede, la prospettiva si allarga, fino a rendere l'attività umana un mezzo di santificazione ed esperienza di unione con Dio. Questo diventa possibile quando si avverte che il Dio che l'uomo cerca affannosamente, è il Dio vivente, ovvero, il Padre Onnipotente che agisce permanentemente nella creazione, guidandola verso il fine che le ha stabilito (cfr. GS 34), ed anche il Figlio Incarnato che continua la realizzazione della sua opera redentrice mediante lo Spirito Santo (cfr. GS 38). In questo avvicinamento incessante di Dio, l'uomo, attraverso il suo lavoro, diventa collaboratore e quasi mediatore di un operare divino, destinato a diffondersi in tutta la creazione (cfr. LE 25).

E' certo che, in questo compito, l'uomo dovrà provare anche - nella propria carne - l'ingiustizia e la sofferenza, conseguenze del peccato e della deviazione del creato. E', tuttavia, tutto ciò non è un ostacolo. Al contrario, è un nuovo appello ad un'unione più intima con Dio, poiché, al controsenso del peccato risponde Dio con l'incarnazione della sua Sapienza.


8. Prima di concludere, vorrei tornare alla prospettiva iniziale di queste considerazioni: l'America Latina deve riaffermare la sua identità e deve farlo a partire da se stessa, dalle sue radici più genuine. Le molteplici difficoltà che la colpiscono, di carattere economico, sociale, culturale, devono essere risolte con la collaborazione e l'impegno delle sue genti.

In questo nobile compito l'uomo e la donna di cultura sono chiamati ad ispirare principi di fondo e a suscitare motivazioni che stimolino la capacità morale e spirituale della persona, unico mezzo per raggiungere cambiamenti che servano all'uomo e non lo rendano schiavo.

Il profondo senso di responsabilità e l'impegno etico che deve caratterizzare ogni uomo di cultura vi porterà a rendere la vostra attività nel campo delle scienze, delle lettere e delle arti, uno strumento di avvicinamento e di partecipazione, di comprensione e di solidarietà nei diversi settori in cui la vostra influenza si fa sentire. Le tensioni e i conflitti che possono sorgere nel panorama sociale, devono essere una sfida al vostro talento per manifestare che i confronti e le incomprensioni sono legati frequentemente all'ignoranza e alla mancanza di comprensione reciproca.

La vera cultura tende sempre ad unire, non a dividere. Nella vostra costante ricerca della verità, della bellezza e della conoscenza scientifica, aprite nuovi cammini alla creatività e al progresso, cercando di unire le volontà e cercando soluzioni agli innumerevoli problemi posti dall'esistenza umana.


9. La Chiesa cattolica in America Latina prende seriamente in considerazione il vostro prezioso apporto. In questo atteggiamento c'è anche una speranza: che voi possiate promuovere una cultura che arricchisca l'uomo integralmente, portandolo a superare - a partire da se stesso, chiunque egli sia - le situazioni negative in cui tante volte si trova invischiato. Possano tutti scoprire e raggiungere la piena dignità dell'esistenza umana, nel forgiare una cultura aperta alla Sapienza di Dio e alla sua azione tra gli uomini e nella creazione tutta.

Per concludere, Signore e Signori, desidero rammentarvi una frase di Gesù nel Vangelo di San Giovanni: "Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi" (Jn 8,32). Non si indebolisca il vostro coraggio nella ricerca appassionata della verità. Possa la vostra vocazione di servizio all'uomo rifiutare sempre ogni isolamento egoistico che vi sottraesse ad una partecipazione responsabile alla vita pubblica e alla difesa e promozione dei diritti dell'uomo.

Siate sempre promotori e messaggeri di una cultura della vita che renda il Messico una patria grande, dove gli antagonismi siano superati, dove la corruzione e l'inganno non trovino spazio, dove il nobile ideale della solidarietà tra tutti i messicani prevalga sulla caduca volontà di dominio.

Molte grazie.

(Nel congedarsi dai presenti, il Santo Padre ha voluto aggiungere ancora un breve saluto. Queste le sue parole:) Mi pare che in questa conversazione, in questa meditazione, si sia parlato poco del cuore. Bisogna dire che l'uomo latinoamericano, e forse soprattutto l'uomo messicano, la persona messicana, donna e uomo, sia fatto a partire dal cuore, oltre che dall'intelletto. Molte grazie.

Dio vi benedica.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-12

Sabato 12 Maggio 1990


GPII 1990 Insegnamenti - A sacerdoti e laici impegnati - Città del Messico - Servitori del Vangelo trasmettendone l'integra verità