GPII 1990 Insegnamenti - Alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia - Città del Vaticano (Roma)

Alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Matrimonio e sacerdozio due beni della Chiesa e della società

Signori Cardinali, Cari amici,


1. E' una gioia per me accogliere i partecipanti alla ottava Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Ringrazio il Signor Cardinale Gagnon per avermi presentato i vostri lavori.

Avete scelto,come tema "La formazione del sacerdote e la pastorale della famiglia", in relazione con la riflessione che verrà svolta dal prossimo Sinodo dei Vescovi. Si, questo aspetto del ministero dei sacerdoti riveste la maggiore importanza; nella società come nella Chiesa, la famiglia svolge un ruolo essenziale per lo sviluppo dell'uomo. E' nella Chiesa, la dignità della famiglia è confermata dal Sacramento del Matrimonio che santifica la comunione degli sposi e che consacra la fondazione di un focolare cristiano.

Durante questi ultimi decenni, numerose coppie cristiane hanno sentito più vivamente la necessità e il bisogno di scoprire la grandezza della vocazione cui sono chiamati attraverso il loro matrimonio, oltre alle ricchezze della loro meravigliosa missione, per il bene della società e per quello della Chiesa. In seguito al Concilio Vaticano II, che ha posto in luce il ruolo dei laici nella Chiesa e il richiamo universale alla santità, molti sono i sacerdoti che, nel corso di questi ultimi anni, hanno saputo aiutare e guidare le famiglie in questo senso. E' opportuno adesso che la pastorale della famiglia sia ripensata e la sua preparazione sia incorporata in un modo più strutturato e più concreto nel ciclo della formazione sacerdotale.


2. Infatti, mentre alcuni aspetti dell'attività sacerdotale possono riguardare esclusivamente persone anziane, professionisti, uomini di cultura o che si trovano in situazioni ben determinate, la pastorale della famiglia, al contrario, ha come ambito di applicazione la vita dei fedeli cristiani di tutte le età. "Ogni aiuto offerto a questa cellula fondamentale dell'umano consorzio sviluppa un'efficacia moltiplicata, rifrangendosi sui diversi componenti del nucleo familiare ed insieme perpetuandosi nel tempo, grazie all'opera educatrice che dai genitori si riverbera nei figli e, tramite questi, nei figli dei figli" (1° marzo 1984).

La necessità di questa preparazione sacerdotale alla pastorale della famiglia si fa sentire in maniera più urgente quando si prende in considerazione lo scopo di tutto il ministero e di tutta la vita dei sacerdoti: "la gloria di Dio Padre che devono procurare in Cristo. E tale gloria, insegna il Concilio Vaticano II, consiste nel fatto che gli uomini accolgano con consapevolezza, con libertà e con gratitudine l'opera perfetta di Dio realizzata in Cristo" (PO 2). Il rinnovamento della vita dei fedeli cristiani promosso dal Concilio dipende, in larga parte, dallo zelo pastorale profuso dai ministri del Signore. Tuttavia, nel quadro della vita familiare, le energie si moltiplicano per la venuta più rapida del Regno di Dio fra gli uomini. Quando gli sposi vivono generosamente il loro amore, possono testimoniare in maniera autentica la Lieta Novella, poiché rendono la loro vita quotidiana strumento di apostolato e il quadro di un primo annuncio della Parola di Dio ai loro figli.

Il servizio degli sposi e delle loro famiglie costituisce una parte importante del ministero dei sacerdoti, collaboratori del Vescovo, che è "il primo responsabile della pastorale familiare nella diocesi" (FC 73). In questo tempo pasquale, che rammenta agli uomini il patto di riconciliazione e di pace stretto in Cristo, si comprende meglio la necessità di illuminare con la luce del Salvatore e di raccogliere con la sua forza redentrice il patto coniugale degli sposi e tutta la vita della famiglia che ne deriva. E la missione dei sacerdoti è quella di aiutare i focolari cristiani a riflettere attraverso tutta la loro vita il mistero dell'amore sponsale di Cristo e della sua Chiesa: realizzeranno in questo modo ciò che il Concilio Vaticano II propone quando afferma: "La famiglia cristiana, poiché nasce dal matrimonio, che è l'immagine e la partecipazione del patto d'amore del Cristo e della Chiesa, renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa, sia con l'amore, la fecondità generosa, l'unità e la fedeltà degli sposi, sia con l'amorevole cooperazione di tutti i suoi membri" (GS 48).


3. E' necessario che la formazione del sacerdote proceda da una comprensione meditata del mistero di Cristo e progredisca in essa. L'intervento sacerdotale nella pastorale della famiglia affonda le sue radici in una conoscenza personalmente assimilata del disegno divino rivelato in Gesù Cristo e presuppone un'autentica comprensione della natura della Chiesa. La dottrina sul matrimonio e sulla famiglia che il sacerdote ha il compito di trasmettere non appartiene esclusivamente all'ordine speculativo; essa interpreta anche la saggezza con cui l'assistenza ordinaria dello Spirito Santo nutre i fedeli per la loro crescita nella Chiesa.

Questa è la prospettiva dell'insegnamento del magistero, che è stata espressa per i nostri contemporanei in particolare attraverso l'Enciclica "Humanae Vitae" e l'Esortazione apostolica "Familiaris Consortio": bisogna aiutare, con la verità del mistero di Cristo, a scoprire, sviluppare ed elevare la verità deposta nel cuore dell'uomo, la verità che è già presente all'interno della relazione coniugale dell'uomo e della donna. In questo modo, attraverso l'esempio, è conveniente mostrare agli sposi "che quanto è insegnato dalla Chiesa sulla procreazione responsabile non è altro che quell'originario progetto che il Creatore ha impresso nell'umanità dell'uomo e della donna che si sposano, e che il Redentore è venuto a ristabilire" (1° marzo 1984).

Nel proporre la pienezza della verità dell'amore coniugale e familiare, i pastori della Nuova Alleanza sanno che non basta insegnare la nuova legge che illumina la condotta di ciascuno; essi devono anche aprire alla grazia che porta rimedio alla debolezza che la concupiscenza comporta. E' per questo che la carità pastorale verso la famiglia esige una continua disponibilità ad offrire la ricchezza della grazia sacramentale dispensata dalla Chiesa, senza sminuire in nulla la grandezza e la dignità del Sacramento proprio degli sposi e attraverso il quale essi rendono presente in mezzo agli uomini l'amore che viene da Dio.


4. Tutti voi che avete ricevuto il dono dell'amore coniugale dovete sapere che con la generosità del vostro reciproco amore e di quello dei vostri figli, l'unione di Cristo e della sua Chiesa è feconda nelle vostre vite. Voi siete per i vostri pastori la chiara e viva testimonianza del mistero cristiano; voi li sostenete perché siano instancabilmente i testimoni della forza redentrice di Cristo e perché sappiano consigliare con pazienza e carità gli sposi che affidano loro le proprie difficoltà.

Sacramento del matrimonio e sacerdozio cristiano: ecco due sacramenti che costruiscono il bene della Chiesa e della società. Due partecipazioni al mistero di Cristo che si rafforzano l'un l'altra all'interno dell'esistenza cristiana, nella fedeltà al carisma proprio di ognuno, per il bene di tutto il Popolo di Dio.

Spero che la riflessione compiuta dal vostro Consiglio sia utile in particolare ai sacerdoti che hanno la responsabilità della Pastorale della famiglia. E' in una collaborazione fiduciosa che essi devono porre in comune i loro sforzi con gli animatori laici competenti, per servire la famiglia nella complementarità dei loro ruoli rispettivi. E' bene che, sin dalla loro formazione, i sacerdoti siano pronti a questo tipo di responsabilità per mezzo di una cultura umana che illumini la teologia, con l'esperienza del lavoro in comune con gli sposi e per mezzo della vita spirituale che, sola, può fare di loro testimoni credibili.

Signori Cardinali, cari amici, auguro ai vostri lavori, al vostro apostolato, lo splendore che sarà loro assicurato dall'assistenza dello Spirito Santo. Nell'offrirvi il mio incoraggiamento e i miei voti, imparto ad ognuno di voi la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-05-17

Giovedi 17 Maggio 1990

All'assemblea della Conferenza Episcopale Italiana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' necessario un nuovo e grande slancio di evangelizzazione

"Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3).


1. Mi rivolgo a voi con il saluto e l'augurio caro all'apostolo Paolo, venerati fratelli vescovi delle Chiese che sono in Italia, per esprimervi l'affetto profondo che mi unisce a voi nella solidarietà collegiale e nella comune sollecitudine pastorale per la diletta nazione italiana. Saluto il card. Poletti, presidente della vostra Conferenza, e mons. Ruini, segretario, come anche i due nuovi vicepresidenti, il card. Piovanelli e mons. Saldarini. Saluto con gioia ciascuno di voi e chiedo per le vostre persone, per l'ufficio e la missione che vi sono affidati l'abbondanza dello Spirito, che ci fa conoscere i segreti di Dio e ci rende docili e pronti a percorrere le sue strade.

L'incontro annuale del Papa con i vescovi italiani riuniti in Assemblea è un momento di comunione intensa e familiare nel denso calendario dei lavori assembleari, per mettere, tutti insieme, nelle mani del Signore, le preoccupazioni e gli impegni del ministero apostolico e per considerare, nella luce che viene da lui, il senso complessivo del cammino che andiamo facendo.


2. Oggi questo cammino è necessariamente segnato dalle grandi novità e dalle grandi sfide che coinvolgono i popoli europei e le Chiese d'Europa, all'Est ma anche all'Ovest. Il messaggio "per il rinnovamento cristiano dell'Europa e dell'Italia", che il Consiglio Permanente della vostra Conferenza ha pubblicato lo scorso 18 gennaio, e il tema scelto per la prossima Settimana Sociale, "I cattolici italiani e la nuova giovinezza dell'Europa", testimoniano che siete ben consapevoli dell'importanza di questa sfida e delle domande che essa contiene.

Caduta la barriera che divideva popoli fratelli, divenuto palese l'inganno di una ideologia che pretendeva di costruire il futuro dell'umanità nel segno della negazione di Dio, la cultura europea è quasi costretta a riscoprire, sulla base dell'esperienza storica e in virtù della testimonianza eroica offerta dalle comunità cristiane di fronte al totalitarismo, che la fede in Cristo è promotrice e garante di civiltà e di libertà. Si aprono così nuove possibilità di prendere coscienza delle radici cristiane dell'Europa e di mettere a frutto, nel presente e nel futuro, la linfa vitale che proviene da queste radici. Ma nello stesso tempo si fanno più evidenti i grandi problemi che riguardano la ricostruzione del tessuto cristiano della società umana, e anzitutto delle stesse comunità ecclesiali. Sia pure in forme diversificate, sono infatti comuni ai Paesi dell'Europa dell'Est e dell'Ovest le sfide della secolarizzazione e del materialismo, pratico se non più ideologico. E ugualmente comune è la necessità di un nuovo e grande slancio di evangelizzazione.

perciò nel santuario di Velehrad in Moravia, sacro alla memoria dei santi Cirillo e Metodio, patroni insieme a san Benedetto dell'Europa, ho annunciato la celebrazione di un'Assemblea speciale per l'Europa del Sinodo dei vescovi. così, riuniti nella collegialità e nella carità pastorale, potremo riflettere più attentamente su quest'ora storica per l'Europa e per la Chiesa e trarne le indicazioni opportune circa il cammino da compiere. Come dicevo a Velehrad, "quali umili servitori della verità di Dio, che è Signore della storia, noi vogliamo offrire i nostri occhi per vedere, i nostri orecchi per udire e i nostri cuori per amare il sapiente disegno della sua provvidenza".


3. Carissimi fratelli, molto mi attendo dai vescovi e dalle Chiese particolari d'Italia per l'opera comune a cui questa Assemblea sinodale intende por mano.

L'abbondanza di doni che fanno spiritualmente ricca la Chiesa italiana, la sua perdurante capacità di essere vicina alla gente e la sua esperienza dei problemi e delle difficoltà tipici di una società democratica e pluralista, nella quale la fede cristiana è posta a confronto con le istanze della secolarizzazione e con le insidie del consumismo e del soggettivismo morale, rappresentano altrettanti talenti che essa è chiamata a mettere a frutto, nel quadro di quella migliore conoscenza reciproca e di quel vicendevole aiuto e arricchimento che devono sempre più caratterizzare il cammino comune della Chiesa in Europa. Anche la presenza sociale e pubblica dei cristiani, che ha in Italia una grande e viva tradizione, dovrà acquisire un più forte respiro europeo. L'impegno missionario e di solidarietà verso i Paesi del terzo e del quarto mondo, impegno che è felicemente radicato tra i cattolici italiani, non può d'altronde essere in alcun modo attenuato o accantonato per l'emergere del nuovo orizzonte europeo: al contrario, le Chiese d'Europa sono chiamate a intensificare e raccordare sempre meglio la loro collaborazione in favore dei popoli travagliati dal sottosviluppo e in sostegno delle giovani Chiese. Dobbiamo essere consapevoli infatti che sulle frontiere della solidarietà concreta e della giustizia a livello mondiale è messa alla prova l'autenticità delle nostre convinzioni morali e si decide anche il futuro della nostra civiltà.


4. Questa Assemblea vi vede impegnati in molteplici ambiti di responsabilità pastorale. Ne richiamo brevemente alcuni, di rilevanza particolare. Il primo è quello della catechesi, che costituisce un fondamentale dovere della Chiesa intera e specificamente un'essenziale responsabilità dei pastori. Particolarmente nelle circostanze attuali, quando è forte la tendenza a considerare relativa e provvisoria ogni verità come ogni valore, quella organica e sistematica educazione alla fede, che è la sostanza della catechesi, acquista una chiara priorità e centralità. perciò sia l'esame da parte della vostra Assemblea del "Progetto" di catechismo o compendio della dottrina cattolica richiesto dal Sinodo straordinario dei vescovi del 1985, sia l'opera che andate conducendo di revisione dei Catechismi della CEI sono momenti qualificanti del vostro comune lavoro.


5. In questa Assemblea state anche ponendo importanti punti di riferimento per il cammino della CEI nei prossimi anni, attraverso la ridefinizione dei compiti delle varie Commissioni episcopali, i cui nuovi presidenti saluto con affetto.

L'individuazione e l'approfondimento dei problemi emergenti nei diversi ambiti della pastorale, come l'elaborazione di proposte e iniziative capaci di affrontarli in termini adeguati, sono affidati infatti allo studio e all'impegno delle Commissioni episcopali, che rappresentano così un elemento essenziale nella vita della Conferenza.


6. Un altro oggetto del vostro lavoro di questi giorni è la complessa materia del sostentamento del clero, e più ampiamente dell'assegnazione delle risorse provenienti alla Chiesa dalle scelte dei cittadini, in forza dei rinnovati Accordi concordatari. Un lungo e non facile cammino è stato compiuto in questi anni, per impostare su basi nuove e più conformi sia all'insegnamento del Concilio Vaticano II e ai dettami del nuovo Codice di diritto canonico, sia all'indole democratica dello Stato italiano, il problema dei finanziamenti necessari alla vita e alle attività della Chiesa. Ora i cattolici italiani e tutti i cittadini che apprezzano il servizio offerto dalla Chiesa sono chiamati ad assicurare, con una scelta libera e consapevole, quelle risorse che possono consentire, oltre al decoroso, anche se modesto, sostentamento dei sacerdoti, la funzionalità delle strutture necessarie per la vita religiosa, a cominciare dalla costruzione delle chiese nelle periferie urbane che spesso ne sono ancora prive, e in particolare il sostegno di quelle iniziative di carità, in Italia e nel Terzo Mondo, che sono il segno concreto della fraternità cristiana e una via, modesta nei mezzi ma grande nei risultati, per portare vita e speranza là dove è negata nei fatti la dignità della persona umana.


7. Carissimi fratelli nell'episcopato, ci avviciniamo rapidamente al termine di questo secolo, tanto carico di eventi e di mutamenti, segnato dalle tragedie storiche che sono il frutto amaro del peccato, ma anche, e malgrado tutto, illuminato dalle opere meravigliose della Provvidenza di Dio. E' vicino, dunque, il grande Giubileo dell'inizio del terzo millennio cristiano. Il cammino della Chiesa, in Italia, in Europa e nel mondo, deve caratterizzarsi sempre più per l'annuncio, la testimonianza e la sequela di Cristo Gesù, unico Redentore dell'uomo. E perciò deve compiersi in filiale comunione con Maria santissima, che ci precede nella grazia della fede e che brilla davanti a noi "quale segno di sicura speranza e di consolazione" (LG 68).

Con questa speranza imparto a ciascuno di voi e alle vostre Chiese la mia affettuosa benedizione.

Data: 1990-05-17

Giovedi 17 Maggio 1990

Ai partecipanti alla settimana di studio della Pontificia Accademia delle Scienze - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ricerca del profitto e sfruttamento delle risorse minacciano la distruzione degli ecosistemi tropicali

Signore e Signori.


1. E' con particolare piacere che accolgo gli illustri uomini e donne di scienza che hanno preso parte alla settimana di studi organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze in collegamento con la Swedish Royal Academy of Sciences sul tema "Le foreste tropicali e la conservazione delle specie". L'argomento che avete studiato è di immensa importanza. E' per il merito innegabile di scienziati che il valore della biodiversità dell'ecosistema tropicale è sempre più conosciuto e apprezzato. Comunque il crescente esaurimento della biodiversità tropicale della terra è in verità un problema molto serio: esso minaccia innumerevoli altre forme di vita. Anche la qualità della vita umana, dipendendo essa dall'interazione dinamica delle altre specie, viene impoverita.


2. Le foreste tropicali meritano la nostra attenzione, il nostro studio e la nostra protezione. Rendendo un contributo essenziale alla regolazione delle condizioni climatiche della terra, esse posseggono una varietà di specie terrestri tra le più ricche, la bellezza delle quali merita il nostro profondo apprezzamento estetico. Inoltre, alcune piante e microrganismi di queste foreste sono in grado di sintetizzare un numero illimitato di complesse sostanze di grande rendimento per la produzione di medicine e antibiotici. Altre piante hanno valore come sorgenti di cibo o come mezzo per migliorare geneticamente le specie di piante commestibili.

Sfortunatamente, l'andamento con cui queste foreste vengono distrutte o alterate sta esaurendo la loro biodiversità così rapidamente che molte specie non possono mai essere catalogate o studiate riguardo il loro possibile valore per gli esseri umani. E' possibile, quindi, che l'indiscriminata distruzione delle foreste tropicali impedirà alle generazioni future di beneficiare delle ricchezze di questi ecosistemi in Asia, Africa e America Latina? può un concetto di sviluppo in cui il profitto è predominante continuare a distruggere le vite delle popolazioni native che abitano queste foreste? può la mancanza di previdenza continuare a danneggiare i dinamici processi della terra, della civilizzazione e della stessa vita umana?


3. Se un'ingiustificata ricerca del profitto è talvolta responsabile delle deforestazioni degli ecosistemi tropicali e della perdita della loro biodiversità, è anche vero che una lotta disperata contro la povertà minaccia di esaurire queste importanti risorse del pianeta. così, mentre certe forme di sviluppo industriale hanno indotto alcuni Paesi a ridurre drammaticamente le dimensioni delle loro foreste tropicali, il debito estero ha costretto altri Paesi ad amministrare imprudentemente le loro risorse boschive nella speranza di ridurre tale debito. E allo stesso modo, il tentativo di creare terre per l'agricoltura, il pascolo o l'allevamento è talvolta la sfortunata prova di come mezzi inappropriati possono essere usati per scopi buoni o persino necessari. In questo caso la soluzione di un problema urgente può crearne un altro ugualmente serio.

La pressione della popolazione è molto spesso citata come una delle maggiori cause della distruzione delle foreste tropicali. Qui comunque è essenziale stabilire che l'espansione demografica non è solo un problema di statistiche; è una questione culturale e profondamente morale. Infatti non "tutte le espansioni demografiche sono incompatibili con l'ordinato sviluppo" (SRS 25). Nel condannare le pressioni, incluse quelle economiche alle quali la gente è soggetta, specialmente nei Paesi più poveri, perché si sottoponga a programmi di controllo della popolazione, la Chiesa sostiene incessantemente la libertà delle coppie di decidere sui figli secondo la legge morale e la loro fede religiosa.


4. Ogni tipo di vita deve essere rispettata, favorita e veramente amata, come creazione del Signore Dio, che creo ogni cosa "buona" (Gn 1,31). Ma è precisamente il valore speciale della vita umana che ci consiglia, in concreto ci obbliga, a studiare con attenzione il modo in cui noi utilizziamo le altre specie create. Non c'è dubbio che all'uomo è concesso di fare uso del resto della creazione: il Creatore stesso diede alla specie umana, come pure agli animali, "ogni erba che produce seme e ogni albero in cui è il frutto" (Gn 1,29-30) allo scopo di provvedere alla loro vita in questo mondo. Questo dono, comunque, insieme al comando di "dominare la terra", è soggetto a due limiti posti da Dio creatore.

Il primo è l'uomo stesso. Egli non deve far uso della natura contro il suo proprio bene, il bene degli esseri umani suoi compagni e il bene delle generazioni future. Poiché c'è una dimensione morale nel concetto e nella pratica del progresso che deve essere in ogni caso rispettata.

Il secondo limite sono gli stessi esseri creati: o piuttosto la volontà di Dio come espressa nella loro natura. All'uomo non è permesso di fare come vuole e nemmeno con le creature intorno a lui. Al contrario, egli è tenuto a "coltivarle" e "custodirle", come insegnato nella narrazione biblica della creazione (Gn 2,15). Il fatto reale che Dio "diede" al genere umano le piante da mangiare e il giardino "da custodire" implica che la volontà di Dio deve essere rispettata quando si tratta delle sue creature. Esse sono "affidate" a noi, non semplicemente messe a nostra disposizione. Noi siamo amministratori, non padroni assoluti. Per questa ragione, l'uso delle creature implica degli obblighi morali (cfr. SRS 34). L'impegno ecologico non è soltanto una questione di interesse per gli esseri naturali e l'atmosfera intorno a loro. E' una questione di moralità e inoltre di responsabilità dell'uomo all'interno dei disegni di Dio. In questo contesto il bene ultimo dell'uomo può essere riassunto come "pace con Dio Creatore e pace con tutto il creato" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1990).


5. Oggi il lavoro di scienziati come voi sta diventando sempre più importante. E' necessario un intenso programma di informazione ed educazione. In particolare i vostri studi e le vostre ricerche possono contribuire a favorire un illuminato impegno morale, ora urgente più che mai. Sono sicuro che gli esiti del vostro seminario insieme al vostro lavoro personale e il vostro impegno responsabile come uomini e donne di scienza, saranno di grande aiuto per il raggiungimento di questo scopo. In questo modo l'attuale crisi ecologica, grave soprattutto nel caso delle foreste tropicali, diverrà l'occasione per una rinnovata presa di coscienza del vero posto dell'uomo in questo mondo e del suo rapporto con l'ambiente. L'universo creato è stato dato alla specie umana non per un abuso egoistico ma per la gloria di Dio, che consiste, come ha detto sant'Ireneo molti secoli fa, nell'"uomo vivente" ("Adversus haereses", IV, 20,7).

Vi incoraggio e invoco su voi abbondanti benedizioni dell'Altissimo.

Data: 1990-05-18

Venerdi 18 Maggio 1990

A sacerdoti e fedeli della RDT - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I muri eretti dall'uomo si dimostrano transitori

Cari fratelli e sorelle! Con grande gioia vi saluto nella città santa e vi ringrazio per i vostri auguri e le vostre preghiere. Mi rendo conto con tutto ciò, che è la prima volta da quarant'anni che dei credenti della vostra patria possono venire in pellegrinaggio nella terra dei santi apostoli Pietro e Paolo in grande numero e seguendo la via normale. Per decenni avete sperato nella libertà per la Chiesa e per il vostro Paese sotto la coerente guida dei miei fedeli confratelli dell'episcopato. Molti di voi si sono sacrificati personalmente e hanno subito pregiudizi nella professione, perché cristiani. In occasione della mia visita nel 1975 a Erfurt ebbi l'occasione di accertarmi personalmente della costanza dei cattolici nella Repubblica Democratica Tedesca. Nella settimana della rivoluzione nel vostro Paese è stato ripetuto più volte: "La preghiera ha causato il cambiamento". Si è adempiuto in modo evidente, ciò che il Signore ci ha detto nel Vangelo: "Se chiederete qualche cosa nel mio nome, io lo faro" (Jn 14,14). Il Signore ha esaudito le vostre e le nostre preghiere. Cristo, nostro Signore, pregando confidiamo in te, questo vuol dire cambiare il mondo.

La nostra risposta ai molteplici doni di Dio può solo essere un "Grazie". "In ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi" (1Th 5,18) esorta l'apostolo Paolo. Mentre ringraziamo, adempiamo al nostro più nobile compito, riconosciamo che Dio è Colui che ci ha dato i doni migliori e che Egli è il Signore del mondo. Ringraziare Dio significa pero anche tener presente che la cosa più importante nel dono della vita è la grazia. Tutte le opere umane e i muri si mostrano davanti alla potenza di Dio effimeri e superabili. Dio ascolta le preghiere dei "suoi figli", le esaudisce e conduce tutto verso il bene.

Voi avete provato molte cose nuove e sconosciute nei prossimi mesi e anni le vostre vite e la vostra comunità ne incontrerà altre ancora. Cresceranno per voi nuovi compiti e nuove possibilità. L'apostolo Paolo dice: "Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono" (1Th 5,21). In questi giorni prima della Pentecoste vogliamo pregare particolarmente per la distinzione dello Spirito. Tenetevi saldi all'insegnamento della Chiesa, che ci dà una pietra di paragone per il nostro agire. Poiché con l'insegnamento della Chiesa vivere significa decidere per il bene nelle situazioni difficili. Vi auguro che questi giorni a Roma possano essere di arricchimento per voi e imparto con tutto il cuore a voi e ai vostri cari a casa la mia particolare benedizione apostolica.

Data: 1990-05-18

Venerdi 18 Maggio 1990

Nella parrocchia di Santa Paola Romana - Balduina (Roma)

Titolo: Il Sinodo dev'essere una "nuova Pentecoste" per questa città

(Alla popolazione del quartiere:) Saluto tutti i presenti, saluto la vostra comunità di Santa Paola Romana. Come vedete non sono stato divorato dalle bestie di cui aveva paura quel piccolo parrocchiano. C'è un nucleo essenziale di verità in quello che ha detto: il Papa è vescovo di Roma, come successore di Pietro, e non di Paolo. Se fosse successore di Paolo sarebbe possibile spiegare più facilmente i suoi viaggi, il suo essere fuori Roma. Come successore di Pietro questo sembra meno giustificato.

Ha ragione quindi il ragazzo quando dice che i romani, ogni parrocchia di Roma, hanno più diritto ad avere il Papa in mezzo a loro. Mi rallegro di poter essere oggi qui, in questa parrocchia di Roma. Una settimana fa, sabato scorso, ero ancora in pieno Messico, non si può dire esattamente dove perché c'è una grande differenza di fuso orario che sento ancora oggi. Ma, d'altra parte, se alla Chiesa di Roma la Provvidenza divina e Cristo stesso hanno dato questi due apostoli, Pietro e Paolo, per il bene della Chiesa di Roma, di ogni parrocchia, è utile, anzi necessario, che il Papa faccia queste visite pastorali fuori Roma, come quella in Africa in gennaio e poi quella, che ha suscitato tante riflessioni, alla fine di aprile a Praga, a Bratislava, in Cecoslovacchia, nel momento in cui questo Paese è diventato libero e quando il Papa ha potuto entrare in queste città così legate alla Chiesa da tanti secoli. Ogni visita del Papa fuori Roma, come quest'ultima in Messico, sottolinea il ruolo centrale di Roma nella Chiesa universale, perché se il Papa va in Africa come in gennaio, in Cecoslovacchia come in aprile o, come è successo recentemente, in Messico, egli va come vescovo di Roma. Con questo titolo, come successore di Pietro, quindi vescovo di Roma, lo invitano e insistono per avere la sua presenza. In questo modo la Chiesa di Roma e ogni parrocchia di Roma guadagnano con l'assenza del Papa, con i suoi viaggi.

Volevo ancora una volta salutare i presenti e aprire la mia mente e il mio cuore alla comunità parrocchiale, a tutti coloro che la compongono, sia quelli vicini e qui presenti, sia quelli lontani. così si sente l'uomo nella sua consapevolezza soggettiva, ma è più importante come lo sente Cristo. Egli sa che tutti sono suoi. Il Padre Eterno ha dato a suo Figlio tutto e tutti, tutto il creato e soprattutto tutti gli uomini, tutti noi. Siamo suoi grazie al suo sacrificio con cui ci ha redento, con cui ha pagato per noi. Si, l'uomo può non pensare a questo, può non rendersi conto di quanto è stato pagato a così alto prezzo, con il sacrificio del Figlio di Dio. Ma questo non cambia il fatto che l'uomo è redento. Il suo essere uomo, la sua vita eterna, sono costate il sacrificio sulla croce.

(Ai bambini:) Carissimi bambini, santa Paola Romana è certamente molto contenta di questo incontro e di come voi, bambini della sua parrocchia, lo avete preparato.

Vi devo ringraziare anche a nome del card. vicario e di mons. Ragonesi, il quale è uscito dall'ospedale appositamente per essere con noi. Devo ringraziarvi per questa stupenda catechesi, non solamente pronunciata con le parole, ma espressa con i gesti, con i canti. Questa catechesi è bellissima. Vi ringrazio per la preparazione, per il vostro impegno catechistico, e, nello stesso tempo, artistico. Ringrazio naturalmente anche i vostri catechisti e le vostre catechiste che hanno preparato insieme con voi questa catechesi. Devo trarre un suggerimento dalla vostra catechesi, un suggerimento che voi avete cercato di esprimere con gesti simbolici, rappresentando la creazione del mondo. Nella creazione, come leggiamo nel Libro della Genesi, un punto centrale, accentuato specialmente da parte vostra, è quello della "luce". Nella Genesi si tratta di luce fisica, la luce che fa vivere tutto il mondo creato, le creature visibili, anzi, la luce che rende visibili le creature.

Ma c'è anche un altro significato della parola "luce", un significato di cui parla non tanto la Genesi, ma san Giovanni nel suo Prologo al Vangelo. Egli parla della "luce" che era in Dio e che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Questa "luce" non materiale ma spirituale, è Cristo. Vorrei concludere augurando a tutti voi, bambini, adulti, ragazzi e ragazze, donne e uomini, di camminare sempre in questa luce che è Gesù Cristo.

Voi mi avete offerto molti doni. Io penso che il ragazzo rappresentato in questo dipinto era, probabilmente, peggiore di ciascuno di voi; ma Gesù gli ha dato la grazia di camminare nella sua luce. Egli cammina nella vita, già abbastanza lunga, da settanta anni. Il suo cammino nella vita è diventato illuminato. Voi siete ancora bambini, la media dell'età dei presenti è forse di dieci anni: avete tanta strada davanti a voi e vi auguro di camminare in questa luce per non perdere mai la strada, per non perdere mai il senso della vita.

Questo vi dico per ringraziarvi del bellissimo dono della vostra catechesi. E vorrei anche offrire, insieme col card. vicario e con mons. Ragonesi, una benedizione a tutti i presenti, ai genitori, ai maestri, a tutti coloro che hanno partecipato a questa catechesi.

(All'omelia durante la celebrazione eucaristica:) "Io preghero il padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre" (Jn 14,16).


GPII 1990 Insegnamenti - Alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia - Città del Vaticano (Roma)