GPII 1990 Insegnamenti - Con i membri del Seminario Maggiore - Victoria (Malta)

Con i membri del Seminario Maggiore - Victoria (Malta)

Titolo: Tante vocazioni in una diocesi piccola: vi auguro che questo processo così positivo possa durare anche nelle future generazioni

Non posso che felicitarmi e restare ammirato per le vocazioni a Malta, specialmente in questa diocesi di Gozo: tante vocazioni in una diocesi piccola.

Questo dice a voi tutti, alla vostra comunità: il Signore ci invia nel mondo. In genere, le vocazioni sacerdotali non sono sufficienti. In alcune parti del mondo sono molto scarse: per esempio in America Latina, dove si conta un sacerdote per diecimila fedeli, nelle realtà più ottimistiche. Questo naturalmente crea difficoltà e crea anche un altro "appetito": non quello della tavola, ma quello delle Sette, che vogliono così conquistare il popolo che non è sufficientemente nutrito dall'Eucaristia e dalla Parola di Dio. Allora, ringrazio la provvidenza e la grazia di Dio per questa abbondanza di vocazioni nella vostra Malta, e specialmente in questa diocesi di Gozo. Nello stesso tempo, auguro alla Chiesa universale, specialmente ad alcune Regioni di questa Chiesa, di potervi imitare.

Non so quale soluzione sarebbe più opportuna: forse, appunto, prendere come criterio delle vocazioni quello dell'"appetito". Cominciare dal "buon appetito"... Forse questi ragazzi, questi seminaristi, in America Latina e altrove, anche in Europa, non hanno un "buon appetito" sufficientemente. Bisogna cambiare, bisogna migliorare il loro appetito... Allora, quando faro dopo un'altra visita ad un Paese dove la situazione delle vocazioni non è così fiorente, diro quello che ho detto qui. Diro al Vescovo e agli altri: forse voi non prendete in considerazione sufficiente questo criterio del "buon appetito". Questa gente latinoamericana, o occidentale, europea, non ha un "buon appetito" sufficiente; allora, come può avere vocazioni? Ma questo non è il criterio unico. Ci sono altri criteri più sublimi e più, direi, essenziali, sostanziali. Io penso che questi criteri sono presenti anche qui, a Malta, a Gozo, e sono i criteri della vita spirituale, della preghiera, della comunità cristiana, a cominciare dalla famiglia.

Questi criteri portano avanti le vocazioni. Vi auguro che questo processo così positivo possa durare anche nelle future generazioni... Cercate di essere tutti vicini a Gesù.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-05-26

Sabato 26 Maggio 1990

Ai lavoratori in Piazza S. Margherita - Cottonera (Malta)

Titolo: Senza un nuovo ordine di priorità nell'economia mondiale il lavoro è causa di vere e proprie forme di schiavitù

Cari fratelli e sorelle,


1. Ringrazio Dio per avermi concesso questa possibilità di stare con voi. Questo incontro con i lavoratori di Malta è uno dei momenti culmine della mia visita pastorale e l'ho atteso come occasione di dialogo fraterno con voi, uomini e donne il cui impegno giornaliero è la linfa vitale della società maltese. Sarebbe mio desiderio salutarvi uno ad uno. Vi chiedo di portare le parole di affetto e di incoraggiamento del Papa ai vostri cari, soprattutto ai bambini e ai vostri colleghi che non hanno potuto essere presenti.

Saluto voi tutti: quanti lavorano nell'agricoltura, nell'industria - compresi i molti che lavorano nei vicini cantieri navali - negli uffici e nel settore turistico. Saluto i rappresentanti dei diversi sindacati e delle diverse organizzazioni dei lavoratori, nonché i pubblici funzionari e i membri della comunità imprenditoriale. A tutti voi ribadisco la grande considerazione della Chiesa per il mondo del lavoro. Il lavoro è una parte fondamentale della nostra vita qui sulla terra. Comporta spesso pesanti fatiche ed anche sofferenze, ma può anche servire a forgiare un carattere forte e una personalità vigorosa, strumenti attraverso i quali costruiamo il mondo secondo i valori in cui crediamo. Per il cristiano il lavoro è il nostro modo di prendere parte attiva e responsabile alla meravigliosa opera del Creatore che ci circonda ovunque e riempie completamente il nostro essere.


2. Ma perché il Papa dovrebbe parlare di lavoro? Alcuni potrebbero ritenere che egli non abbia il diritto di farlo; pensano che il lavoro abbia ben poco o nulla a che fare con la religione. Potrei rispondere affermando che la mia personale esperienza di lavoro ha rappresentato uno dei periodi più interessanti e formativi della mia vita. Ho espresso la ricchezza di quell'esperienza in alcuni dei miei scritti. Vengo oggi da voi, lavoratori di Malta, come un amico che condivide le preoccupazioni e le speranze di uomini e donne che - nelle parole del Libro della Genesi - guadagnano il pane con il sudore della loro fronte (cfr. Gn 3,19). Sono venuto anche come Vescovo di Roma e Successore di Pietro e perciò come messaggero di Colui che era conosciuto come un falegname e figlio di un falegname (cfr. Mt 13,55 Mc 6,3).

Si, il mondo del lavoro non è estraneo al Vangelo di Gesù Cristo. Il Signore aveva compreso perfettamente la realtà del lavoro umano. Le sue parole sono piene di riferimenti ai lavoratori e alle loro diverse occupazioni: il contadino che pianta il seme e l'operaio che miete il raccolto, il vignaiolo e il pastore, colui che ripara le reti sulla riva del mare, il costruttore ed il servitore, il mercante e la donna di casa, il soldato e il funzionario statale.

Hanno tutti un posto nell'attenzione e nell'insegnamento di Gesù. E gli Apostoli che egli aveva scelto per compiere la sua missione redentrice erano lavoratori e pescatori.


3. In ogni epoca la Chiesa continua a presentare l'insegnamento di Gesù riguardo al lavoro, e soprattutto oggi quando i rapporti economici ed i processi di produzione sono complessi e sempre più impersonali, e minacciano di ritorcersi contro l'uomo stesso. La Chiesa predica una Dottrina Sociale poiché i grandi problemi che affliggono la società, non ultimo il problema del lavoro, hanno un potente impatto sulle vite dei popoli e non possono essere separati dalle responsabilità morali ed etiche di tutti gli interessati.

Purtroppo, l'esperienza mondiale ha dimostrato che la storia dei rapporti di lavoro, soprattutto negli ultimi due secoli, si è spesso trasformata in una lotta sociale tra lavoratori e datori di lavoro. L'ideale di giustizia sociale si è fatto largo solo a prezzo di gravi difficoltà. Oggi, con l'apertura di numerose frontiere che prima erano chiuse e la determinazione dei popoli a vivere liberi dall'oppressione ideologica, sta diventando sempre più evidente che anche se l'esigenza di giustizia può essere contrastata e dilazionata, non può comunque essere soppressa. E' un'aspirazione fondamentale dello spirito umano. I sistemi costruiti sulle menzogne riguardo alla natura spirituale dell'uomo e delle relazioni umane, non possono durare. La dignità della persona umana è l'unica solida base di un sistema sociale capace di dare la giusta direzione alle relazioni umane e a incoraggiare la comprensione, la cooperazione e il dialogo reciproci. In un mondo sempre più interdipendente, non ci può essere altra vita.

Anche a Malta questo è imperativo.


4. Anche se esistono molti tipi di lavoro, ogni lavoro in un certo senso partecipa della medesima natura. Il suo scopo è di trasformare ed organizzare la realtà in modo utile e produttivo. Il lavoro è l'adempimento del comando originale di Dio, riportato nelle prime pagine della Bibbia: "Riempite la terra e soggiogatela" (Gn 1,28). Attraverso lo sforzo sia fisico che intellettuale o spirituale, "Tutti e ciascuno... prendono parte a questo gigantesco processo, mediante il quale l'uomo "soggioga la terra" col suo lavoro" (LE 4).

Questo è l'inizio di ciò che io chiamo il "Vangelo del Lavoro" che la Chiesa desidera trasmettere al mondo moderno. Chiunque ascolta questo "Vangelo" e vive secondo esso non può più vedere il lavoro come una mera merce da scambiare con il denaro. In un senso più ampio e più nobile, il lavoro deve anche essere visto come un cammino di autosviluppo e come il normale strumento di cui ci si serve per creare le condizioni che consentano una ricca vita culturale, sociale e religiosa (cfr. GS 67). Poiché la natura e l'organizzazione del lavoro riguarda in modo così completo i popoli, la Dottrina Sociale cattolica ribadisce che la persona umana è il centro e la norma di tutti i processi economici. Questo è il motivo per cui il Concilio Vaticano II ha fatto questo solenne appello: "Occorre dunque adattare tutto il processo produttivo alle esigenze della persona e alle sue forme di vita, innanzitutto della sua vita domestica" (Ibidem GS 67).

E' necessario un cambiamento delle priorità nell'ordine economico mondiale se si vuole che la realtà del lavoro sia veramente al servizio delle persone e non le opprima con nuove forme di schiavitù. Ciò è evidente in particolar modo nella condizione dei lavoratori nei Paesi in via di sviluppo del Sud, ma anche nei Paesi industrializzati del Nord. Anche la società maltese è chiamata a impegnarsi per questi mutamenti necessari a promuovere uno sviluppo che abbracci tutti i settori (cfr. SRS 21).


5. Il "Vangelo del lavoro", sostiene che tutti i lavori onesti, svolti con competenza, hanno un'innata dignità e conferiscono dignità a quanti vi si impegnano. Questo è il motivo per cui la disoccupazione è un problema così terribile. Lascia le sue vittime senza un adeguato sostegno economico, ma, ancor più, le taglia fuori psicologicamente e socialmente. Per questo motivo vi sollecito: non abbandonate i disoccupati, soprattutto i giovani alla ricerca di mezzi di sussistenza. I disoccupati e le loro famiglie hanno diritto all'efficace solidarietà dello Stato, degli interessi economici e delle stesse organizzazioni dei lavoratori.

I lavoratori sono il soggetto di diritti e di doveri. Le persone che lavorano, soprattutto i lavoratori dipendenti, hanno il diritto di essere trattati per quello che sono: uomini e donne liberi e responsabili, chiamati a partecipare alle decisioni che riguardano la loro vita. Una società che cerca l'autentico benessere dei suoi membri provvederà ai mezzi necessari per sostenere le famiglie.

Permetterà alle madri di dedicare la loro attenzione primaria ai figli e alla casa e, ove necessario, farà fronte alle particolari esigenze delle madri lavoratrici.

Inoltre, determinate categorie di lavoratori hanno bisogno di una attenzione e tutela particolare da parte della società. Per esempio i lavoratori dell'agricoltura spesso avvertono che il loro contributo alla società non è pienamente apprezzato. Dunque il "Vangelo del lavoro" insegna che i sistemi economici, sociali e politici debbono essere sensibili al completo benessere dei singoli individui e alle necessità delle loro famiglie.

Ma i lavoratori e le loro organizzazioni hanno anche seri doveri verso il bene comune. Il primo di questi doveri è di lavorare bene, per contribuire efficacemente alla costruzione di una società migliore. Anche questo fa parte del "Vangelo del lavoro" proclamato duemila anni fa nella vita e nell'opera di Gesù di Nazareth, il Figlio Incarnato di Dio. Il valore che Gesù ha attribuito al lavoro durante i lunghi anni prima della sua vita pubblica, non è andato perso nei primi cristiani. San Paolo ha insistito sul fatto che egli lavorava giorno e notte per non essere di peso agli altri (cfr. 2Th 3,8), e ha riassunto la spiritualità del lavoro in queste parole: "Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l'eredità" (Col 3,23-24). Queste parole sono un invito all'integrità e alla competenza da parte di tutti, lavoratori e datori di lavoro, persone impegnate ad ogni livello nell'attività economica e produttiva. Al tempo stesso l'Apostolo ci esorta ad ampliare l'orizzonte dell'attività umana fino ad includere il piano di Dio sul mondo e sulla nostra salvezza. Il mondo del lavoro non deve essere visto come una parte di realtà in qualche modo opposta alla fede e alla religione, come se fosse in conflitto con Dio e con la sua Chiesa. Il lavoro può essere una fonte di soddisfazione e di sviluppo così come di crescita culturale e spirituale, soltanto se la società lo intende come cooperazione all'intenzione creatrice di Dio e se rispetta la dignità unica e le aspirazioni più alte di ogni persona, compresi i diritti della coscienza, come doni inalienabili del Creatore (cfr. GS 35).


6. La virtù più evidente dei lavoratori e delle lavoratrici di Malta deve essere la solidarietà: un impegno per il bene comune; un rifiuto dell'egoismo e dell'irresponsabilità. Dobbiamo diventare responsabili gli uni degli altri. Ciò che occorre sono atti concreti di solidarietà: tra datori di lavoro e impiegati, tra gli stessi lavoratori e lavoratrici, con una sensibilità particolare nei confronti dei poveri e degli indifesi. In tutto questo i sindacati hanno un ruolo speciale da svolgere. E' loro dovere difendere i diritti dei loro iscritti attraverso i mezzi legittimi a loro disposizione, non dimenticando anche i diritti di altre categorie di lavoratori, la situazione economica generale del Paese e, in breve, il bene comune. Nell'attuale stato di progresso tecnologico e di sviluppo sociale, devono affrontare la sfida di adottare una visione più ampia della loro funzione sociale e delle loro responsabilità. Il loro grande obbiettivo è di armonizzare la richiesta di progresso materiale con il progresso culturale e spirituale della società. In altre parole, è la grande ondata di solidarietà sociale, non il conflitto, la risposta corretta alla natura sempre più correlata e interdipendente dei problemi di oggi.

Ma la solidarietà, il dialogo e la cooperazione, devono fondarsi su basi solide. Questi valori esigono una "disponibilità, in senso evangelico, a "perdersi" a favore dell'altro invece di sfruttarlo, e a "servirlo" invece di opprimerlo per il proprio tornaconto" (SRS 38). Quindi l'essenza del "Vangelo del lavoro" è anche il centro dello stesso messaggio cristiano. Gesù Cristo riassume il suo insegnamento in queste parole familiari: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo. Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Mt 22,37). La prima direzione del lavoro è quindi verticale, verso Dio: il vostro stesso lavoro è una manifestazione dell'intenzione del Creatore e un contributo alla realizzazione nella storia del disegno divino (cfr. GS 34). La seconda direzione del lavoro è orizzontale: è un modo efficace di mettere in pratica l'amore per il prossimo. Il vostro lavoro, nella misura in cui porta benefici di ogni tipo alla società, è una magnifica forma di servizio verso gli altri.

Il compito quindi che il Papa lascia ai lavoratori di Malta è di integrare il mondo del lavoro nel mondo della fede. Non ci può essere alcuna separazione tra le tradizioni della fede cattolica manifestate nella Messa domenicale e il senso dell'impegno, dell'onestà, della giustizia e della fratellanza dimostrate sul posto di lavoro durante la settimana.


7. Cari amici è in questo spirito del "Vangelo del lavoro" che fu proclamato da Gesù Cristo duemila anni fa e che continua ad essere proclamato dalla Chiesa ai nostri giorni, che io vi invito: Dite No all'ingiustizia ad ogni livello della società! Dite No all'egoismo individuale e di classe, che ricerca il proprio interesse senza preoccuparsi del bene comune dell'intera società! Dite No al materialismo che indebolisce la coscienza e la dimensione spirituale della vita! Dite Si ad una nuova solidarietà tra tutti i membri delle forze del lavoro e tra i lavoratori e i datori di lavoro, tra il mondo del lavoro e tutta la popolazione di Malta.

Dite Si al pieno sviluppo materiale e spirituale di ogni abitante di queste isole, con un'attenzione speciale per i più poveri e per i più bisognosi! Dite Si al piano di Dio per la creazione e alla sua Verità scritta nella natura di tutte le cose e nella profondità del cuore umano! Il falegname di Nazareth e i lavoratori di Malta devono essere una mente sola e un cuore solo. Ricordate le parole della Lettura biblica che abbiamo ascoltato all'inizio del nostro incontro: "Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù" (Col 3,17). In unione con Gesù Cristo, il vostro lavoro e i vostri sforzi per trasformare il mondo assumono la qualità di un sacrificio gradito a Dio. Offrendo "ciò che la terra ha dato e mani umane hanno fatto", voi preparate la strada per il Regno di Dio. Questo è il significato più profondo del vostro lavoro.

Cari fratelli e sorelle, possa il Regno di Cristo, Regno di verità e vita, di santità e grazia, di giustizia, amore e pace, prendere possesso dei vostri cuori per il vero progresso e la prosperità di Malta. Dio vi benedica tutti.

(Al termine dell'incontro, Giovanni Paolo II ha voluto rivolgere ancora un saluto:) Sono molto lieto per il nostro incontro... Sto cercarldo di immaginare la prima venuta di S. Paolo a Malta. Suppongo che S. Paolo all'arrivo a Malta non parlasse la lingua locale, ma è un fatto certo che i maltesi lo comprendessero.

Sono molto grato per il nostro incontro, sono grato a S. Paolo, per il suo coraggio, e sono grato alla Madonna che è stata ancora tra noi e ci ha portato suo Figlio Gesù Cristo, il lavoratore di Nazareth. Grazie.

Vorrei aggiungere soltanto una parola sulla vostra generosità. Sono convinto che nemmeno S. Paolo, al suo-arrivo a Malta, abbia ricevuto tanti doni quanti ne ho ricevuti io.

Grazie! (Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-05-26

Sabato 26 Maggio 1990

Agli intellettuali nella Chiesa di St. Julian's - Sliema (Malta)

Titolo: La cultura europea è chiamata a rendere conto della fede cristiana che ha dato forma ai suoi popoli

Egregi Signore e Signori,


1. E' per me un grande piacere trovarmi in mezzo agli stimati rappresentanti della vita scientifica, culturale ed artistica di Malta. Il nostro incontro è un riconoscimento dell'importanza che noi tutti attribuiamo all'apprendimento, alla ricerca della conoscenza, all'interscambio intellettuale e alla realizzazione artistica, verso i valori sublimi della Verità e della Bellezza nell'ardua ma anche entusiasmante ricerca dell'umanità dei genuini progressi umani.

"Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?" (Sg 9,13).

Queste parole del Libro della Sapienza che questa mattina hanno introdotto la nostra conversazione ci incoraggiano ad insistere per un momento sulle attuali condizioni della nostra cultura e civiltà. In un periodo di vaste trasformazioni ideologiche e politiche, di pericolosi squilibri nell'economia mondiale, di nuovi ma non sempre confortanti progressi nella scienza e nella tecnologia dobbiamo confrontarci con una questione scottante che da lontano appare all'orizzonte del nuovo millennio in arrivo. Per quelle società minacciate dall'insicurezza, dalle urgenze del drammatico degrado ambientale, dall'endemica disoccupazione, dall'insicurezza politica, la domanda principale che il futuro pone è la seguente: Cosa accadrà alla persona umana? Politici e magistrati, ingegneri e giuristi, ricercatori e medici, artisti, educatori, operatori sociali e studenti: voi tutti percepite una inquietudine - a volte vaga ma sempre presente - nelle vostre coscienze più profonde. La questione si sta ora focalizzando ancora di più grazie agli importanti eventi che stiamo sperimentando e gli elementi sconosciuti dei prossimi mesi ed anni. Nessuno che affermi di guardare agli eventi in modo critico può negare di sentire un profondo coinvolgimento personale. Perché? Perché nel momento in cui questo secolo e questo millennio si avviano al termine, ciò che è in gioco è il significato stesso e la direzione del pellegrinaggio dell'umana famiglia nel corso della storia.


2. Voi che siete l'élite intellettuale e culturale della società siete coinvolti in modo particolare. In larga misura il futuro dipende dalla prospettiva culturale nella quale gli individui ed i popoli hanno la possibilità di sviluppare e progettare il loro destino. La storia recente ha drasticamente alterato il quadro culturale di riferimento. In particolare, la serie di eventi in Europa negli ultimi mesi mostra chiaramente l'inadeguatezza ed il fallimento di una cultura che non era costruita sul primato della dimensione spirituale della persona umana.

Naturalmente gli aspetti economico, politico e sociale della vita richiedono una sollecita attenzione ed un decisivo impegno da parte di tutti. Ma allo stesso tempo è necessario affermare in modo chiaro il primato dell'etica sulla tecnologia, il primato dell'"essere" sull'"avere". Questo diventa uno speciale imperativo quando siamo immersi in una falsa cultura di "apparenze", il risultato di una sfrenata mentalità del consumo nociva ai bisogni più profondi degli individui e delle comunità. La sfida che ora si presenta all'Europa è quella di riscoprire le sue radici più profonde. Nell'accettare questa sfida, la cultura europea è necessariamente chiamata a render conto della fede cristiana che ha dato forma ai suoi popoli.


3. Cari amici, il compito principale di coloro che hanno la responsabilità delle vite degli individui e delle nazioni è di fornire una forma di vita che risponda pienamente all'unica ed inalienabile dignità degli esseri umani. Il compito è immenso. Esso comporta il lavorare per lo sviluppo completo e genuino dei popoli in un clima di effettiva cooperazione, per la difesa dei diritti umani, la promozione della vita nel rispetto della volontà del Creatore della famiglia, la protezione dei lavoratori, la costruzione di una comunità più giusta e fraterna, nella natura ed in tutti i campi della vita.

La libertà riscoperta sta guidando popoli a lungo condannati al silenzio, alla paura ed al bisogno a proclamare a voce alta il valore della persona umana, l'aspetto spirituale della vita, il bisogno di esprimere la dignità individuale e la responsabilità personale prendendo parte attivamente ai processi che determinano la vita civile e nazionale.

Uomini e donne di cultura quali voi siete, sapete che la restaurazione delle libertà esteriori è soltanto il primo passo, il primo gradino. L'esercizio della libertà deve essere accompagnato da una crescita nella maturità morale e spirituale. Purtroppo mentre ci avviciniamo al terzo millennio cristiano, la nostra cultura dominante mostra i segni di un indebolimento nell'impegno morale ed uno scarso senso di ispirazione spirituale. Le persone sono spesso più sensibili ai sentimenti, alle emozioni ed alle impressioni, piuttosto che al ragionamento, alla riflessione ed al discernimento. Agire senza ragionare non è degno dell'uomo, la cui libertà è basata sulla conoscenza della verità che illumina il suo giudizio.

La conquista della libertà autentica è radicalmente messa in pericolo quando la verità, diligentemente acquisita attraverso la ragione e meravigliosamente approfondita attraverso l'apertura alla parola di Dio, viene disgregata. Senza riferimento alla verità, gli esseri umani non potranno mai liberarsi dalla irresponsabilità e dalla paura. Gesù Cristo ha affermato molto chiaramente: "la verità vi renderà liberi" (cfr. Jn 8,32). Ciò che si applica agli individui si applica anche alle nazioni. E' nell'accettare l'intera verità della nostra condizione umana - che corrisponde al disegno di Dio per gli esseri umani, rivelato in Cristo, la via, la verità e la vita (cfr. Jn 14,6) - che i nostri contemporanei raggiungeranno la loro piena dimensione di uomini e donne liberati dalla paura e dalle vane illusioni.


4. Malta non è esente dai problemi e dai cambiamenti che trasformano il volto culturale e politico dell'Europa e del mondo. Grazie alla sua posizione geografica e alla sua storia, Malta presenta una meravigliosa simbiosi di culture europea e mediterranea e si trova quindi in una buona posizione per osservare e prender parte agli attuali cambiamenti di vedute. Quale crocevia di fruttuosi scambi tra diverse civiltà, Malta è rimasta fedele alle sue tradizioni di ospitalità, come si è visto di recente nell'incontro che si è tenuto qui tra i Capi degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica. La fede cristiana che è giunta a voi duemila anni fa ha profondamente influenzato la vostra vita familiare, le vostre tradizioni e quasi tutte le manifestazioni del vostro carattere.

Tuttavia, il declino dei valori morali da una parte e le tensioni ideologiche dall'altra, hanno lasciato molti dei nostri contemporanei indifesi, disorientati, e in molti casi con una drammatica crisi di identità. Voi, che siete le personalità più rappresentative della vita culturale del vostro Paese, non potete restare sordi a quanti gridano d'angoscia chiedendo significati e certezze.

Sarebbe tradire le loro aspettative, soprattutto nel caso dei giovani alla soglia della vita adulta.

L'ampiezza e la novità dei problemi che riguardano l'evoluzione della società, non devono far si che voi ignoriate i vostri concittadini, vostri fratelli e sorelle, considerati nella loro esistenza reale, e non alla luce di concetti ideologici astratti. E' alle persone reali, nella loro condizione attuale che il Creatore rivolge l'appello di vivere nella pienezza della dignità e della libertà. La vostra missione, lo ripeto, è immensa. Non è altro che uno sforzo incessante di cercare e sostenere la verità sulla vita e il destino dell'uomo.


5. Quali cattolici avete un'autentica vocazione a evangelizzare l'ambiente culturale in cui vivete e lavorate. Questo compito deriva dal vostro impegno battesimale. Non ha nulla a che vedere con l'imposizione di un modello precostituito e unilaterale di vita culturale. Piuttosto, esso riguarda il "riconoscimento e l'eventuale purificazione degli elementi della cultura esistente criticamente vagliati... e la loro elevazione mediante le originali ricchezze del Vangelo e della fede cristiana" (CL 44). La vostra presenza attiva di cattolici, uomini e donne, nel mondo dell'impegno scientifico, intellettuale e artistico, è necessaria, sia individualmente che quali membri delle diverse associazioni culturali e apostoliche che vi permettono di operare più efficacemente per il progresso del vostro popolo. Le vostre attività in questo campo dovrebbero essere caratterizzate dal coraggio e dalla creatività intellettuale, e soprattutto da un profondo senso di amore e di servizio.

Quali uomini e donne di fede, voi considerate il mistero della vita umana in rapporto al mistero di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. In lui la nostra condizione umana viene elevata e trasformata in una dinamica comunione personale con il Creatore. Nell'Incarnazione, il Figlio di Dio si è unito in certo qual modo con ogni persona umana. Egli è diventato veramente uno di noi, uguale a noi in tutto eccetto che nel peccato (cfr. GS 22). Attraverso l'invio del suo Spirito e la vita di grazia, Cristo rinnova le persone dall'interno, rendendole capaci di adempiere al nuovo comandamento di amore che deve caratterizzare la nuova umanità nata dalla sua Croce e dalla sua Risurrezione. E' nella costruzione di questa civiltà dell'amore che il vostro impegno e le vostre conquiste culturali raggiungono il valore più alto ed hanno gli effetti più benefici sulla società. Seguendo questo cammino, sapete che i vostri sforzi richiedono la partecipazione alla sapienza che soltanto Dio può dare. Che possiate far vostra la preghiera della Lettura tratta dalla Scrittura che abbiamo ascoltato all'inizio di questo incontro: "Mandala (la sapienza) dal tuo trono glorioso, / perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica / e io sappia che cosa ti è gradito" (Sg 9,10).


6. Teologi, filosofi, esperti nelle scienze umane e naturali, insegnanti e ricercatori, insieme con i vostri studenti: voi costituite una comunità altamente qualificata dedita all'impegno intellettuale, con una sublime missione di servizio alla più ampia società maltese. Spero di tutto cuore che siate sempre motivati da una passione sincera per la verità e da un profondo amore per i vostri simili.

Voi, che siete eredi di un retaggio antico, alzate i vostri occhi a tutta l'ampiezza del Mediterraneo che vi circonda e ai popoli che abitano sulle sue sponde. La sfida che sta di fronte a voi è quella di irradiare un esempio.

Che il vostro amore per la libertà, il vostro amore per la verità, il vostro amore per la giustizia facciano di queste Isole, site nel cuore del Mediterraneo, un santuario di pace e di fratellanza, imbevuto di quella verità e di quell'amore che Cristo, il Redentore, è venuto a portare.

Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco gli abbondanti doni di Dio e cordialmente vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

(Al termine dell'incontro, Giovanni Paolo II ha rivolto ai presenti le seguenti parole:) Sono a Malta per la prima volta. Vi devo confessare che sto ammirando non solo la bellezza della natura di queste isole e di questo mare, ma anche lo splendido patrimonio artistico e, per questa ragione, il nostro incontro di oggi è molto importante per me e per noi tutti. Vi sono molto grato per i doni che mi avete offerto a conclusione del nostro incontro, ma vi sono principalmente grato per il dono della vostra presenza e della vostra partecipazione. Grazie! (Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-05-27

Domenica 27 Maggio 1990

Ai giovani allo stadio di Ta'qali - Rabat (Malta)

Titolo: Gli ideali, l'aria fresca necessaria alla società per rinnovarsi

Cari giovani di Malta, Sono felice di essere con voi.

Si, felice, felice. Le domande che mi avete rivolto attraverso i vostri rappresentanti, sono davvero cortesi, positive e costruttive. Sono quindi felice di essere qui con voi, e tentero di fornire una risposta ad ogni vostro quesito.


1. Vi saluto con grande affetto nel Signore Gesù Cristo.

Il nostro incontro questa mattina è un meraviglioso dono di Dio fatto a voi e a me! In un certo senso, il Papa è venuto a Malta per sfidarvi con le parole che abbiamo sentito nel brano della Scrittura, dalla Prima Lettura di S. Giovanni.

Siete "forti"? "E la parola di Dio dimora in voi"? Avete "vinto il maligno"? (1Jn 2,14). Alla luce di questa vittoria, la vostra gioventù, il vostro entusiasmo e la vostra fede sono un segno di grande speranza per la Chiesa e per la società.

Mentre ascoltavo le vostre cortesi parole di benvenuto, sentivo il vostro desiderio di vivere secondo la volontà di Dio e di prendere parte sempre più attivamente alla vita della Chiesa nel vostro Paese. Avete anche condiviso con me alcuni problemi che dovete affrontare e le difficoltà che sperimentate nell'obbedire alle esigenze della vita cristiana. Nel tempo che trascorreremo insieme spero di farvi conoscere alcuni pensieri che vengono dal mio cuore e che sono ispirati dalla fede che ci unisce in Gesù Cristo, Nostro Signore.


2. Più di una delle vostre domande riguarda la difficoltà di fare quello che sapete essere la volontà di Dio dinanzi alla pressione dei vostri simili e di alcune tendenze della società di oggi. Capisco ciò che volete dire. Qualche volta, rispondendo alla chiamata di Dio, abbiamo paura; esitiamo perché ci rendiamo conto che l'obbedienza a Dio richiede molto da noi. Come Gesù nel Giardino del Getsemani, sentiamo "paura e angoscia" (Mc 14,33) mentre scopriamo l'immediato prezzo dell'obbedienza alla volontà del Padre. La nostra natura orgogliosa si ribella contro il pensiero di distruggere le nostre vite e le nostre azioni.

Tuttavia, l'idea di essere responsabili, di essere personalmente responsabili nell'uso di tutti i doni che Dio ha dato ad ognuno di noi, è centrale nel Vangelo di Gesù Cristo. Ricordate la storia dei talenti nel Vangelo di S.

Matteo (cfr. 25,14-30).

Il padrone faceva i conti con i suoi operai. A coloro che erano stati buoni amministratori dei suoi beni disse: "Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti daro autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone" (v. 21) ma a quello che non aveva fatto nulla per far fruttare i suoi talenti disse: "toglietegli dunque il talento... Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha" (v. 28-29).

Qui, il Vangelo insegna una legge che è nel cuore del messaggio evangelico; qualcosa che i giovani di ogni paese comprendono facilmente. A meno che non ci sia un impegno profondo nella vita verso ciò che è vero e buono, a meno che non ci sia una volontà di pagare il prezzo della vittoria, a meno che non ci sia la determinazione a conquistare la coscienza di sé e ad essere veramente utili agli altri, la vita stessa scivola via, senza significato o direzione.

Le grandi speranze della vostra gioventù, possono alla fine sparire e morire, a meno che non siano velocemente tradotte in azione, in altre parole, a meno che non "siate forti" (1Jn 2,14).


3. Da ogni parte vediamo giovani desiderosi di rendere questo mondo un luogo migliore, più giusto e più accogliente, dove tutti possano trovare la loro casa.

Questi ideali sono l'aria fresca di cui la società ha disperatamente bisogno per rinnovarsi continuamente, ma sapete quanto fortemente i giovani possano essere anche assorbiti dalle tendenze passeggere e dalle mète non durature; quanto possano essere presi dalla promessa dell'immediata felicità in un comportamento sessuale irresponsabile, nella droga e nell'alcool, nella ricerca frivola delle cose materiali.

D'altra parte, il programma di vita che Gesù Cristo offre ci conduce alla gioia autentica, una gioia profonda e duratura, una felicità radicata nel profondo del cuore e che dura per sempre. Sapete che la gioia della Pasqua, la gioia che ha acceso il cuore dei primi discepoli (cfr. Lc 24-32) non arriva senza prezzo. La gioia cristiana comprende l'accettazione del mistero della Croce. Gesù non c'insegnava forse con il suo esempio che solo perdendo la nostra vita la troviamo (cfr. Mt 10,39)? Non diceva forse che il chicco di grano deve cadere nella terra e morire se vuole dare i suoi frutti (cfr. 12,24)? Questa è la legge della vita del Vangelo che Gesù presenta ancora una volta ai giovani di Malta.

Siete forti abbastanza per rifiutare i falsi profeti e i mercanti di morte che hanno fatto in modo che i giovani di tutto il mondo pensino che non c'è più speranza, niente per cui valga la pena di vivere, nessun mondo migliore per cui lavorare anche pagando un caro prezzo personale? Mi avete rivolto delle domande sulle tentazioni. Tutte le tentazioni sono basate sulla menzogna, sono opposte alla verità che viene da Dio.

Inevitabilmente, conducono alla disillusione. Come nel caso dei nostri primi genitori, Adamo ed Eva, la; tentazione cerca di farci credere che qualcos'altro, invece della volontà di Dio, può renderci veramente felici. Molto spesso anche la tentazione non è un desiderio di fare qualcosa che sappiamo sia sbagliato, ma che ci trattiene dal fare qualcosa che sappiamo sia giusto, perché temiamo di non trovare la forza per continuare. Di nuovo, il programma di vita presentato da Gesù comprende uno sforzo continuo contro la tentazione. Non c'è niente di strano in questo e non c'è bisogno di avere paura: in Cristo "siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno" (1Jn 2,14).

Così, la risposta alla chiamata di Gesù a seguirlo comprende un processo di conversione per tutta la vita. Per la maggior parte di voi la conversione della mente e del cuore a Cristo è più materia delle decisioni di ogni giorno che risultato di un momento pieno di emozione. Nello stesso tempo, certe decisioni sono molto importanti, come, per esempio, quando decidete di allontanarvi da un comportamento che sapete distruttivo e peccaminoso, o quando scegliete a quale condizione di vita Dio ci sta chiamando: il matrimonio, il sacerdozio o una delle molte forme di vita consacrata. Ma ogni decisione che prendete, sia essa grande o piccola, rimane sempre una opportunità di avvicinarvi sempre di più a Dio, o di allontanarvi da Lui e dalla verità che da sola vi libera (cfr. Jn 8,32).


4. Uno di voi mi ha rivolto delle domande sui momenti difficili della mia vita e cosa ho imparato da essa. Questa è una domanda molto personale. Al tempo della Seconda Guerra Mondiale, voi non eravate ancora nati, non eravate ancora i giovani abitanti di questa bella isola di Malta. Ma la Seconda Guerra Mondiale è stata un evento storico, e alcuni di noi, io stesso, hanno vissuto l'esperienza dell'occupazione e dell'oppressione del proprio Paese. Non è stato facile continuare a lavorare giorno dopo giorno in circostanze così difficili. Non è stato facile studiare all'Università, non è stato facile vedere la sofferenza e l'ingiustizia nel mondo e nello stesso tempo continuare a vivere la virtù della speranza, confidando in Dio e negli altri. Non era facile fare posto alla voce del Signore che mi chiamava a donare completamente me stesso nel sacerdozio e a studiare in segreto con ogni tipo di limitazione per prepararmi a quella consacrazione. Ma nessuna vera vocazione è facile! Quello che ho imparato in quegli e in altri "gravosi" momenti è stato giudicare ogni cosa alla luce di Cristo: la via, la verità e la vita di ogni individuo e di tutti i popoli (cfr. Jn 14,6). Il grande S. Paolo ci avverte che vi è soltanto un fondamento sul quale costruire, Gesù Cristo, e ciascuno di noi deve preoccuparsi di come costruiamo su questo fondamento (cfr. 1Co 3,10-11). Cristo è lo "sposo" (cfr. Jn 3,29), "l'amico" (cfr. Jn 15,14), il "compagno" sulla strada della vita, che riempie i nostri cuori della stessa gioia che ha dato ai discepoli sulla strada di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35)! Lui è il nostro "pane" (cfr. Jn 6,35), la nostra "pace" (cfr. Ep 2,14), colui che prende il nostro fardello su di sé e ci solleva dalle nostre fatiche (cfr. Mt 11,28-30).

E non dimentichiamo che, dall'alto della Croce, ci ha dato sua Madre come nostra Madre (cfr. Jn 19,27), per confortarci e guidarci in ogni prova e sfida. No, giovani di Malta, non siete mai soli quando vi sforzate di fare la volontà di Dio e di obbedire ai suoi comandamenti (cfr. Jn 14,21), quando sperimentate dubbi e difficoltà non abbiate timore di avvicinarvi al Signore, come fa Lui, presente a voi nella preghiera e nei sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia. Non troverete solo il suo amorevole perdono, ma riceverete anche la forza di cui avete bisogno per perseverare con gioia nel fare la sua volontà.

Mettere Cristo al primo posto nella vostra vita, comunque, non significa solo una conversione del cuore; significa anche una continua conversione della mente. Come discepoli siete chiamati a giudicare tutte le cose alla luce di Cristo. In ogni momento della vostra vita, in ogni decisione che prendete, dovete chiedervi: il mio modo di pensare e di agire, corrisponde all'idea di Cristo? E' importante ricordare questo mentre discutete le idee e i valori abbastanza diffusi nella società moderna, ma che possono essere in contrasto con la verità liberatrice sull'uomo così come l'abbiamo imparata da Cristo. Per l'autentico cristiano il Vangelo è il criterio di ogni decisione e di ogni azione. In altre parole, ogni cosa dev'essere giudicata secondo i criteri di Dio, non secondo quelli dell'uomo (cfr. Mc 8,33).


5. Avete condiviso con me un po' di quel dolore che provate per divisioni e ostilità che vedete intorno a voi. Riconoscete chiaramente che questi atteggiamenti sono contrari al Vangelo e quando sono tollerati o incoraggiati da coloro che si professano seguaci di Cristo, la credibilità stessa del Vangelo viene compromessa. Anche qui dovete essere forti. Ciascuno di voi è chiamato a diffondere l'amore riconciliatore di Cristo fra coloro che sono intorno a voi. Il costruire la pace fra gli individui o all'interno dei gruppi sociali richiede una grande pazienza, il rispetto per le convinzioni altrui e un sincero tentativo di impegnarsi in un dialogo costruttivo, volto a discernere la verità e a lavorare insieme per il bene di ciascuno e di tutta la società.

Il più grande contributo che potete fornire per sanare le ferite della divisione, in qualunque posto possano essere, verranno dal vostro impegno ad agire con coscienza cristiana matura. Dovete giudicare ogni cosa alla luce della vostra fede in Cristo. Rendetevi conto che Cristo vi ha liberati! Non siate legati dagli errori, dai pregiudizi, dai rancori ereditati dal passato. Dio vi ha dato la giovinezza, l'energia e l'idealismo per creare nuovi modelli di cooperazione. Non abbiate paura di usare questi doni e di applicare la vostra fede ad ogni vostro rapporto, alla vita in famiglia, all'impegno nella società, al vostro lavoro in ogni campo della vostra vita! In casa, a scuola e al lavoro siate artigiani di una nuova solidarietà, radicata nella generosa cristianità che è l'eredità più preziosa delle generazioni passate di Malta! Prima di concludere, voglio sottolineare ancora una volta la cortesia delle vostre domande. Direi che le avete trovate nel Vangelo così come io vi ho trovato le risposte. Nel discorso di apertura del vostro rappresentante era forse contenuto metà del mio discorso. Ha svolto lui il mio lavoro.


6. Cari giovani di Malta: vi lascio assicurandovi che occupate un posto molto speciale nella Chiesa di Cristo, mentre si sforza di compiere la missione di riconciliazione e salvezza ricevuta dal Signore. Ricevendo i sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell'Eucaristia, siete diventati membri effettivi della Chiesa. Condividete pienamente la sua missione di santificare il mondo e di riempire le realtà temporali del mondo con lo Spirito di Cristo (cfr. LG 31).

La Chiesa ha bisogno di voi. Ha bisogno di ciascuno di voi, individualmente, ma ha anche bisogno della testimonianza delle vostre comunità parrocchiali, delle vostre associazioni e dei movimenti. Ha bisogno che testimoniate la santità, la giustizia, l'amorevole servizio dei poveri e dei bisognosi che distinguono i veri discepoli di Cristo. La Chiesa ha bisogno di essere riempita dello Spirito di Cristo, forte nel vostro impegno di costruire il suo Regno.

Oggi il Papa vi rivolge questo appello: non abbiate mai paura di donarvi completamente a Dio, mentre vi sforzate di vivere la vocazione che Egli vi ha dato in Cristo! Mai perdere la speranza nel potere di Dio di sostenervi lungo il cammino, anche quando le situazioni sembrano senza speranza! Siate forti e vincerete il maligno! Lasciate che la Parola di Dio dimori in voi! (cfr. 1Jn 2,14).

Confido che dalla vostra generosità e dal vostro entusiasmo giovanile il Signore trarrà ricchi frutti per la vita della Chiesa e per il bene di Malta.

Voglio esprimere ancora una volta il mio grande affetto per tutti voi, per ognuno di voi, per la gioventù; affidero tutti voi alle amorevoli preghiere della Beata Vergine Maria. E' il momento in cui la Madre di Cristo prega insieme agli Apostoli per la Pentecoste, in attesa dello Spirito Santo. Ma Ella prega anche insieme a noi, insieme a voi, ed è alle amorevoli preghiere della Beata Vergine Maria che affido tutti voi.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-05-27

Domenica 27 Maggio 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Con i membri del Seminario Maggiore - Victoria (Malta)