GPII 1990 Insegnamenti - Per la benedizione dello Stadio Olimpico - Roma

Per la benedizione dello Stadio Olimpico - Roma

Titolo: Lo sport sarà la festa della solidarietà tra i popoli se terrà lontani i pericoli che lo insidiano

Cari amici sportivi!


1. Tra qualche giorno, questo campo sportivo - come tanti altri in diverse città italiane - diventerà il centro dell'interesse degli appassionati di calcio di tutto il mondo: sarà il luogo della festa della gioventù, la festa dello sport.

Ringrazio vivamente il sig. Joao Havelange, presidente della Federazione Internazionale Calcistica (FIFA), il sig. Arrigo Gattai, presidente del Comitato Olimpico Italiano, l'on.le Franco Carraro, sindaco dell'Urbe, per le cortesi parole che hanno voluto rivolgermi. Porgo un deferente saluto al signor presidente del Consiglio dei Ministri e a tutte le autorità presenti. Un saluto particolarmente cordiale a tutti voi, amici sportivi, rappresentanti delle Nazioni che parteciperanno a questi Mondiali, a voi dirigenti e maestranze che avete contribuito al rinnovamento dello stadio. Assieme col card. vicario, saluto voi giovani della città di Roma, che non avete voluto mancare a una così significativa manifestazione.

Il mio pensiero va pure a quanti seguono questa stessa cerimonia attraverso la radio e la televisione in molti Paesi del mondo. Tutti saluto con affetto.


2. Ho accolto volentieri l'invito rivoltomi, in apertura dei Campionati mondiali di calcio, a benedire questo Stadio Olimpico ristrutturato e ampliato. La mia presenza vuol esprimere ancora una volta la sollecitudine pastorale della Chiesa verso il mondo dello sport. Nei prossimi giorni, qui come negli altri campi di gioco, si daranno appuntamento tante persone provenienti da ogni continente. Nella passione sportiva esse trovano un coefficiente di intesa che le avvicina e le conduce a instaurare rapporti di leale confronto e di sincera amicizia. Sono valori a cui la Chiesa non può restare indifferente: essi, infatti, sono strettamente collegati col messaggio di universale fraternità che essa proclama.

Le diverse squadre saranno chiamate nei prossimi giorni a raccogliere una sfida quanto mai esigente: far si che ogni partita costituisca un appuntamento di lealtà, di distensione e di amicizia. Impegno, questo, che coinvolge non soltanto i giocatori in campo, ma tutti gli sportivi. In effetti, il valore di una tale manifestazione calcistica consiste fondamentalmente nel fatto che essa offre l'opportunità a tanta gente, diversa per cultura e nazionalità, di incontrarsi, di conoscersi, di apprezzarsi reciprocamente e di divertirsi insieme, gareggiando lealmente e, in spirito di corretta emulazione, senza cedere alla tentazione dell'individualismo e della violenza.

Lo sport è certamente una delle attività umane più popolari che molto può influire sui comportamenti della gente, soprattutto dei giovani; tuttavia, anch'esso è soggetto a rischi e ambiguità; deve, pertanto, essere orientato, sostenuto e guidato perché esprima in positivo le sue potenzialità.

"Lo sport è al servizio dell'uomo e non l'uomo al servizio dello sport" - così si legge nel "Manifesto", sottoscritto da numerosi atleti proprio in questo stadio, il 12 aprile 1984, in occasione del loro Giubileo internazionale -. "Lo sport - prosegue il suddetto documento - è gioia di vivere, desiderio di esprimersi in libertà, tensione a realizzare compiutamente se stessi; è confronto leale e generoso, luogo d'incontro, vincolo di solidarietà e di amicizia".


3. Si, oltre che festa dello sport, i Mondiali di Calcio possono diventare la festa della solidarietà tra i popoli. Ciò presuppone, pero, che le competizioni agonistiche siano considerate per quello che in fondo sono: un gioco nel quale vince il migliore e, allo stesso tempo, un'occasione di dialogo, di comprensione, di arricchimento umano reciproco.

Occorre, pertanto, individuare e superare i pericoli che minacciano lo sport moderno: dalla ricerca ossessiva del guadagno alla commercializzazione di quasi ogni suo aspetto, dalla spettacolarizzazione eccessiva all'esasperazione agonistica e tecnicistica, dal ricorso al doping e ad altre forme di frode, alla violenza. Solo ricuperando efficacemente il suo compito e le sue potenzialità di educazione e di socializzazione, lo sport può svolgere un ruolo di significativo rilievo e concorrere, per la sua parte, a sostenere le speranze che muovono i cuori degli uomini, specialmente dei giovani, in questo scorcio di secolo che si apre sul terzo millennio cristiano.


4. Nei cantieri di lavoro, sia in quelli aperti nelle varie città per la ristrutturazione degli stadi, sia in quelli avviati per approntare nuovi servizi, si sono impegnati migliaia di tecnici e di operai prodigandosi con ogni diligenza.

Purtroppo, nel corso dei lavori, alcuni vi hanno trovato la morte: mentre elevo al Signore la mia preghiera di suffragio per le vittime, esprimo sincera partecipazione al dolore dei familiari così duramente colpiti.

Anche la considerazione di questi "costi umani", cari amici sportivi, vale a confermare il mio auspicio perché gli sforzi e i sacrifici compiuti facciano di "Italia '90" un momento di crescita nella fraternità per i connazionali e per tutti gli uomini. L'attenzione allo sport-spettacolo, che in questi giorni richiamerà l'opinione pubblica mondiale, non deve far dimenticare l'urgenza dei problemi e delle grandi attese dell'umanità, anzi deve rendere tutti ancor più persuasi che, concentrando le energie vive e coordinando gli intenti in una mobilitazione generale, come qui si è fatto, è possibile affrontare e vincere le grandi sfide del nostro tempo: la lotta alla fame, la realizzazione della pace, la costruzione di un mondo dove ogni essere umano sia accolto, amato e valorizzato.

Affido a tutti voi questo mio augurio, che diventa pressante incoraggiamento e fiduciosa preghiera.


5. Non posso non rivolgere a questo punto un particolare saluto a voi, atleti di tanti Paesi, veri protagonisti dei prossimi Mondiali. A voi guardano gli sportivi di ogni angolo del pianeta. Siate consci della vostra responsabilità! Non è solo il campione nello stadio, ma l'uomo nella completezza della sua persona che deve diventare un modello per milioni di giovani, i quali hanno bisogno di "leader" e non di "idoli". Hanno bisogno di uomini che sappiano comunicare loro il gusto dell'arduo, il senso della disciplina, il coraggio dell'onestà e la gioia dell'altruismo. La vostra testimonianza, coerente e generosa, può incitarli ad affrontare i problemi della vita con altrettanto impegno ed entusiasmo.

E' significativo che alcune tipiche espressioni del linguaggio sportivo - come, ad esempio, scegliere, allenarsi, disciplinare la propria vita, resistere alla fatica con perseveranza, fidarsi di una guida esigente, accettare le regole del gioco con onestà - non siano sconosciute ai discepoli di Cristo. Anche la vita cristiana, infatti, richiede un sistematico allenamento spirituale, giacché il cristiano come "ogni atleta è temperante in tutto".


6. Cari atleti, da ogni parte del mondo siete giunti a Roma, antica residenza dei Cesari e centro perennemente vivo della cristianità. La Città eterna mette a vostra disposizione il patrimonio delle sue memorie classiche e dei suoi valori cristiani. Sappiate porvi in ascolto dell'alto messaggio umano e religioso, che viene a voi da tanti monumenti e vestigia cariche di storia. Non siate ospiti distratti, incapaci di intendere le mille voci che parlano di grandezza morale e, soprattutto, di eroismo cristiano, espresso non di rado con la suprema testimonianza del sangue! Il Papa è qui tra voi per benedire questo stadio rinnovato, ma è qui soprattutto per richiamare la vostra attenzione sui tesori che venti secoli di storia cristiana hanno accumulato in questa Città col contributo di intere generazioni di credenti. Il vostro occhio saprà riconoscerne le tracce negli edifici sacri e profani, nei nomi delle vie e delle piazze, nelle parole incise nelle pietre o risonanti sulle labbra dei fedeli, che anche oggi popolano i suoi templi.

Cari giovani, voi costituite le forze più fresche che le nazioni, a cui appartenete, hanno inviato a questo confronto sportivo. Siate fieri di questa scelta, ma sentite anche la responsabilità di rappresentare degnamente il vostro Paese, scambiandovi lealmente il dono del vostro entusiasmo per la vita e per tutto ciò che la fa nobile e grande. Non dimenticate che nulla v'è al mondo di più nobile e di più grande di ciò che ci ha recato Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato per l'eterna salvezza dell'uomo.

Nel suo nome esprimo l'auspicio che la permanenza a Roma, Sede di Pietro e centro della Chiesa, avvicini ciascuno di voi ai tesori di verità e di vita che il Vangelo custodisce per gli uomini di oggi e di domani. Lo stesso impegno sportivo, a cui vi accingete, vi aiuti a mirare verso le mete più alte alle quali vi chiama l'agone della vita. Con questi sentimenti chiedo a Dio di rivolgere il suo sguardo verso quanti prenderanno parte a questa competizione, generosa e leale, diffondendo intorno a sé concordia e amicizia.

La benedizione del Signore onnipresente sia nei vostri cuori e li colmi di pace e di gioia.

Data: 1990-05-31

Giovedi 31 Maggio 1990

Chiusura del mese mariano nella grotta di Lourdes - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La presenza di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa

Con la consacrazione a Maria abbiamo concluso il mese di maggio. Il Concilio Vaticano II, nella sua costituzione dogmatica "Lumen Gentium" ci parla, nel capitolo VIII, della speciale presenza della Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. Questa sua speciale presenza ha anche diverse espressioni, specialmente nella vita della Chiesa, come i santuari, i templi dedicati alla Madonna in tutto il mondo, come è anche questo nostro santuario mariano nei giardini del Vaticano che ha per noi il suo significato.

Ci sono poi particolari periodi di tempo dedicati a lei, periodi in cui si sente, nella Chiesa, tra il popolo fedele, la sua speciale presenza. Tra questi periodi certamente il mese di maggio ha il suo significato privilegiato.

Concludendo questo mese di maggio vogliamo ringraziare per tutto quello che il mese mariano ha portato ai nostri cuori, nelle nostre vite umane, nelle nostre esistenze, nelle nostre difficoltà. Ringraziamo Maria per tutte le manifestazioni della sua bontà materna che abbiamo sperimentato durante questo mese. Anche la nostra comunità, la comunità vaticana, riunita attorno alla sede e alla basilica di San Pietro, ringrazia per tutti questi segni della materna presenza di Maria tra noi.

Così ringraziamo per ciò che Maria, Madre di Dio e nostra Madre, per sua intercessione ci ha donato. Ma ancora e sempre più preziosa di tutti i doni che ci ha fatto, è lei stessa. Siamo tanto grati per il mese di maggio, mese privilegiato dalla sua presenza personale, in cui ci possiamo avvicinare alla sua persona, possiamo vivere la sua semplicità, la sua umiltà, la sua bellezza spirituale, la sua maternità e la sua verginità.

Ringraziando tutti i presenti per la loro partecipazione alle celebrazioni del mese di maggio e alla celebrazione conclusiva di oggi, voglio offrire una benedizione invitando i Cardinali e i vescovi presenti a prendere parte a questa conclusiva benedizione mariana, alla fine del mese di maggio 1990.

Data: 1990-05-31

Giovedi 31 Maggio 1990

Lettera al preposito generale della Compagnia di Gesù - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Perché nella Chiesa si attinga alla generosità divina

A maggiore gloria di Dio e per la salvezza delle anime la bontà del Creatore con straordinaria saggezza ha fornito alla Chiesa uno speciale soccorso, facendo sorgere attraverso sant'Ignazio di Loyola la Compagnia di Gesù e facendo diffondere gli esercizi spirituali in una forma perfetta in tutte le sue parti. Si avvicina ormai la ricorrenza dei 500 anni dalla nascita di questo santo. Rinnovare quel ricordo e chiedere, per intercessione di sant'Ignazio, nuovi doni di salvezza, significa lodare Dio e tendere pienamente a ottenere la vita eterna.

Perché dunque nella Chiesa si attinga largamente e diffusamente a questi doni della generosità divina, abbiamo stabilito di aggiungere il beneficio delle Indulgenze alle celebrazioni che la Compagnia di Gesù con animo filiale verso il suo Fondatore farà svolgere dal 27 settembre 1990 al 31 luglio 1991, nei luoghi e nelle occasioni indicate più sotto.

Concediamo dunque di guadagnare l'Indulgenza plenaria, alle condizioni consuete (il sacramento della Confessione, la Comunione eucaristica e la preghiera secondo le Nostre intenzioni) a tutti i fedeli in Cristo che, nel giorno in cui le celebrazioni inizieranno o si concluderanno, solennemente visitino: in Spagna o il Santuario di Loyola, o l'oratorio annesso, chiamato "della Conversione" nella casa natale di sant'Ignazio, o la chiesa manresana di sant'Ignazio allo Speco; a Roma poi, o la chiesa del Santissimo Nome di Gesù o le stanzette contigue dette "Camerette", o la chiesa di Sant'Ignazio, infine, nel quartiere "La Storta" della diocesi suburbicaria di Porto-Santa Rufina, l'edicola dedicata a sant'Ignazio; e infine in altri luoghi, non esclusi quelli della Spagna e dell'Italia, sparsi per la terra, quelle chiese che, consultati gli ordinari dei luoghi e ponderata l'utilità pastorale e la facilità di accesso per i fedeli, siano designate dai competenti superiori maggiori. così, in tutti i luoghi menzionati concediamo la stessa Indulgenza plenaria, qualora si partecipi a qualche cerimonia religiosa o si reciti devotamente la preghiera del Signore e il Simbolo di fede: l'Indulgenza sarà applicata una volta nell'anno ai singoli fedeli, nel giorno scelto liberamente da ciascuno; e ogni qualvolta vi si accosteranno gruppi di pellegrini riuniti.

Dato a Roma, in San Pietro, "sub anulo Piscatoris", il giorno 1° giugno 1990, XII del nostro Pontificato.

Data: 1990-06-01

Venerdi 1 Giugno 1990

A pellegrini di Grosseto - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Solidarietà cristiana più vasta per nuovi rapporti di lavoro

Cari fratelli e sorelle della diocesi di Grosseto! Siate benvenuti a questa udienza particolare, che suscita nel mio animo il vivo ricordo della visita pastorale che ho avuto la gioia di compiere nella vostra comunità diocesana un anno fa. Ringrazio vivamente il vostro vescovo mons.

Adelmo Tacconi, per le parole che ha voluto ora rivolgermi, interpretando anche i sentimenti di tutti voi. Saluto i signori sindaci di Grosseto, di Scarlino e di Roccastrada, il prefetto di Grosseto, il presidente della Provincia e tutte le autorità qui presenti; i sacerdoti, i religiosi e le religiose che si dedicano generosamente all'animazione cristiana delle vostre comunità cristiane. A tutti voi cari fedeli, il mio saluto più cordiale e il ringraziamento più sentito per la vostra partecipazione.

Conservo sempre nella memoria la gioiosa esperienza degli incontri pastorali a Grosseto, dei dialoghi che ebbi con i lavoratori di Scarlino, i minatori, gli operai e le maestranze di altre industrie. Né posso dimenticare la visita alla comunità di Nomadelfia, che testimonia della carità di don Zeno Santini, fondatore di quel centro di solidarietà umana e cristiana che si distingue per i gesti tanto significativi di amore verso il prossimo e i più umili.


2. Ricordo che "camminare insieme" era il motto del programma pastorale da voi accuratamente tracciato come peculiare impegno di azione per l'evangelizzazione dei vostri ambienti. E' chiaro che avete ben compreso che al bisogno urgente e decisivo di attuare un rinnovato annuncio del Vangelo deve corrispondere una effettiva e vigorosa solidarietà da parte di tutte le forze cristiane.

Il vostro impegno programmatico è valido, e voi ne cercate ora la verifica alla luce anche dei risultati della visita pastorale. Mi compiaccio di questo intenso lavoro e sono certo che il Signore conforterà ogni sforzo. Come egli vi ha guidati verso un attento discernimento circa i mezzi da privilegiare, così vi illuminerà e vi darà forza nelle fatiche di attuazione e vi corroborerà con i doni del suo Spirito.


3. I programmi, che vi siete imposti, richiedono senza dubbio un lavoro impegnativo. Ci sono situazioni che talvolta si ergono come ostacoli che impediscono il cammino dell'evangelizzazione. Non si possono non riconoscere, ad esempio, le difficoltà di tante famiglie che vivono isolate nelle campagne, talvolta in situazioni che non permettono loro di trarre vantaggio dal progresso sociale; non notare le difficoltà nell'intrecciare un dialogo per l'incremento della fede, quando permangono pregiudizi circa il valore della parola redentrice di Cristo. Anche se tante barriere e illusioni stanno crollando, la via del vero incontro con la fede resta sempre faticosa, e voi ben sapete che parlare di Dio a persone imbevute talvolta di ideologie materialistiche comporta pazienza, comprensione, condivisione di intenzioni buone, chiarezza nel proporre l'assenza del messaggio cristiano che sta proprio nella "lieta novella".

Le difficoltà talvolta emergono dal fatto che nuovi interrogativi scaturiscono proprio dalle trasformazioni in atto, anche nel vostro ambiente. Voi sentite che occorre ricercare soluzioni nuove, vicine alle speranze della gente, affinché non si ricada in nuove forme di schiavitù a causa di una mentalità egoistica. Penso pure ai problemi delle nuove famiglie e dei loro progetti di vita; a quelli dei lavoratori delle fabbriche e dei campi. Penso soprattutto ai giovani, specialmente a quelli che cercano un primo impiego e che non di rado sono costretti a uscire dal loro ambiente per trovare lavoro altrove, perfino nella dura realtà dell'emigrazione.

I problemi economici non devono pero essere disgiunti dai loro aspetti etici. Occorre sviluppare sempre di più uno spirito di solidarietà e di collaborazione non solo perché non persistano situazioni di ingiustizia, ma anche perché non se ne creino di nuove. Occorre perciò che gli uomini del lavoro non si chiudano in un cerchio ristretto a interessi di uno specifico settore a cui appartengono, ma tengano presenti le condizioni in cui vivono anche gli altri. Lo spirito di solidarietà deve essere sempre presente soprattutto là dove l'uomo si trova in condizioni di povertà, di miseria e di sfruttamento. Assumetevi il compito di rinnovare in maniera significativa i rapporti interni del mondo del lavoro, in vista di una solidarietà cristiana più vasta ed equa.


4. La festa della Pentecoste che celebreremo domani sia occasione di nuovo fervore. Vi diro con le parole di san Paolo: "Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo".

Affido ancora la vostra diocesi alla Vergine Maria. Non dimentichero che venni tra voi proprio in occasione delle celebrazioni anniversarie per la traslazione dell'icona della Madonna delle Grazie in cattedrale. Alla Madre del Redentore, tanto invocata, chiedo la protezione per tutta la popolazione grossetana. Ottenga la Vergine una costante pace tra le classi sociali; doni sicurezza nel lavoro; dia consolazione ai lavoratori della terra; santifichi la vita delle famiglie, così che ogni casa diventi luogo di educazione cristiana per le nuove generazioni: illumini il cammino dei giovani e li prepari alla costruzione di una società più cristiana.

A tutti voi e alle persone che vi sono care imparto di cuore la benedizione apostolica.

Data: 1990-06-02

Sabato 2 Giugno 1990



Messaggio per la Giornata missionaria mondiale - La Chiesa esiste per evangelizzare: è il suo compito specifico


Carissimi fratelli e sorelle! Quest'anno la Giornata missionaria mondiale è celebrata mentre è in corso l'Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, che tratta della formazione dei sacerdoti nel mondo d'oggi. A nessuno sfugge l'importanza di tale tema per la Chiesa tutta e per la sua missione evangelizzatrice. La Chiesa esiste per evangelizzare: se questo è il suo compito specifico, tutti in essa devono avere la viva coscienza della propria responsabilità in ordine alla diffusione del Vangelo.

In comunione e sotto l'autorità del successore di Pietro, la cura di annunciare il Vangelo spetta innanzitutto al collegio dei vescovi, con i quali collaborano in modo eminente i sacerdoti che "esercitando... l'ufficio di Cristo, pastore e capo, radunano la famiglia di Dio", mentre "nella loro sede rendono visibile la Chiesa universale" (LG 28).

Il dono spirituale della sacra Ordinazione "li prepara a una missione... vastissima e universale di salvezza "fino agli ultimi confini della terra", dato che qualsiasi ministero sacerdotale partecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli apostoli" (PO 10).

Perciò, tutti i sacerdoti "siano profondamente convinti che la loro vita è stata consacrata anche per il servizio delle missioni" (AGD 3): ogni sacerdote è missionario per sua natura e vocazione. Come già scrissi nel 1979, nella prima lettera per il Giovedi santo, "la vocazione pastorale dei sacerdoti è grande, e il Concilio insegna che è universale; essa è diretta verso tutta la Chiesa e, quindi, è anche missionaria". Parimenti, nel discorso tenuto nell'aprile del 1989 ai membri della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, dopo aver ricordato che "ogni sacerdote, in modo proprio, è missionario per il mondo", invitai tutti i presbiteri della Chiesa a "rendersi concretamente disponibili allo Spirito Santo e al vescovo, per essere mandati a predicare il Vangelo oltre il confine del loro Paese".

Nel presente messaggio desidero sottolineare un altro aspetto dell'odierna missione il quale tocca da vicino le Chiese giovani e antiche: l'evangelizzazione dei non cristiani, presenti nell'ambito di una diocesi o di una parrocchia, è dovere primario del rispettivo pastore. perciò, i presbiteri si impegnino personalmente e associno i fedeli a predicare il Vangelo a coloro che stanno ancora fuori della comunità ecclesiale.

La maggior parte dei sacerdoti vive la dimensione missionaria in una Chiesa particolare, sia con l'aver cura delle situazioni missionarie ivi esistenti, sia con l'educare e stimolare le loro comunità a partecipare alla missione universale della Chiesa. L'educazione dei futuri sacerdoti allo spirito missionario implica che il sacerdote deve sentirsi e operare ovunque si trovi come un parroco del mondo, a servizio di tutta la Chiesa missionaria. Egli è l'animatore nato e il primo responsabile del risveglio della coscienza missionaria nei fedeli.

E' ancora il decreto "Ad Gentes" - mi piace ricordarlo nella ricorrenza del 25° anniversario della sua promulgazione - a indicare chiaramente ai sacerdoti ciò che devono fare per suscitare nei fedeli l'amore per le missioni: dèstino e conservino in mezzo ai fedeli il più vivo interesse per l'evangelizzazione del mondo: inculchino alle famiglie cristiane la necessità e l'onore di coltivare le vocazioni missionarie in mezzo ai loro figli e figlie; alimentino nei giovani il fervore missionario, sicché sorgano tra essi futuri messaggeri del Vangelo; insegnino a tutti a pregare per le missioni e chiedano anche il loro generoso contributo di denaro e mezzi, facendosi quasi mendicanti per la salvezza delle anime.

Ma per avere un cuore e svolgere un'azione pastorale di tale ampiezza, occorre una solida formazione missionaria, a cui dovrà provvedere innanzitutto il Seminario durante gli anni di preparazione dei futuri sacerdoti. E' importante che nei programmi degli studi teologici la missionologia abbia un posto di rilievo.

Così formati, i sacerdoti potranno a loro volta formare le comunità cristiane a un autentico impegno missionario. Sarà anche auspicabile che essi, costituendo un unico presbiterio col loro vescovo, abbiano l'opportunità di incontri di riflessione missionaria, congressi, ritiri e giornate di spiritualità incentrati sulla missione.

Oltre alle iniziative che i vescovi sapranno prendere per la formazione missionaria permanente dei loro sacerdoti, non si deve dimenticare che a tutti i cristiani sono offerte valide e collaudate vie di animazione missionaria sia nella Pontificia Unione Missionaria del clero, dei religiosi e delle religiose, sia nelle Pontificie Opere Missionarie della Propagazione della fede, di san Pietro apostolo e della Santa Infanzia. Ciascuna di esse ha un proprio campo di azione in favore della cooperazione missionaria, e tutte sono impegnate per ottenere che i fedeli prendano parte attiva in tale cooperazione.

Per quanto riguarda la Pontificia Unione Missionaria, fondata dal venerabile Paolo Manna, come già i miei predecessori, torno a raccomandarla vivamente quale mezzo di testimonianza e di amore verso le missioni. Per questo desidero confermare - e il prossimo Sinodo dei vescovi me ne offre l'opportunità - ciò che Papa Paolo VI di v.m. scrisse nella Lettera apostolica "Graves et Increscentes", del settembre 1976: "L'Unione Missionaria è da considerarsi come "l'anima" delle Pontificie Opere Missionarie... abituandole perché a loro volta siano scuola di formazione missionaria, siano conosciute e aiutate nelle loro iniziative e nei loro scopi".

La Giornata missionaria mondiale deve essere per tutti un importante appuntamento annuale, in primo luogo per le Opere Missionarie, strumento eletto del successore di Pietro e del corpo episcopale per la diffusione del Vangelo.

Desidero anche rilevare che questa Giornata ebbe origine da un'esplicita richiesta della Pontificia Opera della propagazione della fede, accolta da Papa Pio XI nel 1926. E' a questa Opera che vanno le offerte dei fedeli, che si raccolgono in quel giorno nel mondo ed è da queste offerte che le giovani Chiese ricevono sostanziali aiuti per le loro attività: dalla formazione dei seminaristi a quella dei catechisti, dalla costruzione di chiese e di seminari fino al pane quotidiano per i missionari.

Le necessità, cui i missionari devono rispondere, sono davvero tante, e per questo il contributo di coloro che possono aiutarli deve essere generoso e costante. Come non accogliere con prontezza e gioia il loro appello, che manifesta la forza della giovinezza della Chiesa? Tra le forme di umana solidarietà la carità missionaria si caratterizza per una sua incoraggiante carica di speranza: la missione è il futuro della Chiesa.

Invio questo messaggio nella solennità della Pentecoste, quando con la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli ebbe inizio la missione della Chiesa.

Questa attività evangelizzatrice continua ormai da duemila anni fra alterne vicende di successi e di difficoltà, di accoglienza e di ripulsa; ma l'annuncio missionario è fatto sempre con la potenza dello Spirito Santo, che è il protagonista dell'evangelizzazione.

Nelle visite pastorali alle giovani Chiese, che sto compiendo dall'inizio del mio servizio di pastore universale, ho potuto constatare le meraviglie che la fede di Cristo e la potenza dello Spirito operano nelle Comunità sorte dall'annuncio fatto dai missionari, talora confermato anche dalla testimonianza del martirio. Anche nei Paesi dell'Africa, visitati nel gennaio scorso, questa vitalità della fede cristiana mi ha colpito insieme con le situazioni della loro impressionante povertà. Ritengo, perciò, mio dovere rinnovare l'appello ai Paesi del benessere e agli Organismi internazionali, perché con la loro solidarietà generosa vengano incontro alle crescenti necessità, di cui soffrono questi Paesi e tanta parte del Continente africano.

Il cammino missionario della Chiesa, alle soglie del suo terzo millennio, è carico di speranza, pur tra le accennate prove e tribolazioni.

Pensando al "nuovo avvento missionario", che attende la Chiesa, occorre confermare e precisare le linee fondamentali dell'azione missionaria ed accrescere in tutti un più cosciente e intenso spirito apostolico.

Esorto tutti a pregare con insistenza il Padrone della messe, perché mandi operai ad annunciare la buona novella della salvezza in Cristo. Ma tale invito rivolgo specialmente ai giovani, perché siano aperti alla vocazione missionaria per l'annuncio del Vangelo.

La mia riflessione conclusiva si fa contemplazione e preghiera a Maria santissima. A lei, Regina delle Missioni, si eleva il mio animo con questa accorata preghiera: ella che alle nozze di Cana sollecito e ottenne il primo miracolo da suo Figlio; ella che fu accanto a lui, mentre si offriva sulla croce per la nostra salvezza; ella che, presente nel cenacolo con i suoi discepoli, attese in concorde preghiera l'effusione dello Spirito; ella che accompagno sin dall'inizio il cammino eroico dei missionari, ispiri oggi e sempre tutti i suoi figli e figlie a imitarla nella sollecitudine e nella solidarietà verso i missionari del nostro tempo.

Nel nome di questa Madre amatissima, invio a tutti voi, fratelli e sorelle, la confortatrice benedizione apostolica.

Dal Vaticano, il 3 giugno - solennità di Pentecoste - dell'anno 1990, dodicesimo di Pontificato.

Data: 1990-06-03

Data estesa:Domenica 3 Giugno 1990

Omelia di Pentecoste - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Partecipi dello Spirito per costruire una Chiesa missionaria




1. "Vieni, Santo Spirito! Penetra nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli" (Sequenza).

Carissimi fratelli e sorelle, facciamo nostra la preghiera con cui oggi tutta la Chiesa invoca la venuta dello Spirito Consolatore, che vuole renderla "una" nella verità e infiammarla col fuoco della carità, perché vada in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo della salvezza! Facciamola nostra, noi, Chiesa di Dio che è in Roma, convocata sulla tomba di Pietro, per ricevere nuovo impulso nel cammino sinodale già iniziato! Siamo infatti ben consapevoli di trovarci qui riuniti, insieme con Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, in ideale collegamento con quel luogo primario e originario, nel quale si compirono i più grandi misteri della nostra Redenzione.

Quel luogo è il Cenacolo di Gerusalemme! Li, infatti, nacque in certo modo la Chiesa, durante l'ultima Cena, nella vigilia della passione di Cristo: nacque dall'Eucaristia, sacramento del sacrificio di Cristo, che riunisce i figli di Dio dispersi per farne un cuor solo e un'anima sola.

Li, ancora, la sera del giorno di Pasqua, il Risorto apparve agli Apostoli e mostro loro le mani e il costato - segni del suo sacrificio - "alito su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo" (cfr. Jn 20,19-20,22), per dare inizio alla nuova umanità, la Chiesa appunto, affinché lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo annunciasse a tutti gli uomini.

Li, finalmente, cinquanta giorni dopo la risurrezione, Cristo Signore porto a compimento il mistero pasquale: adempi la promessa ed effuse lo Spirito - nel segno del fuoco - affinché attraverso l'opera degli Apostoli e dei discepoli, la Chiesa, scaturita dalla Croce e Risurrezione di Cristo, si manifestasse quale segno e strumento della salvezza universale.

Così la prima rivelazione dello Spirito Santo si collega col Cenacolo di Gerusalemme. Con esso è collegata anche la sua piena rivelazione, nel giorno di Pentecoste; evento che la Chiesa commemora nell'odierna solennità.

Infatti "oggi si è compiuta la Pentecoste, alleluia. Oggi lo Spirito appare come fuoco ai discepoli; con doni e carismi li manda su tutta la terra per la testimonianza del Vangelo. Chi crederà e sarà battezzato avrà la salvezza.

Alleluia" (Ant. al Magn. dei II Vespri di Pentecoste).


2. Per noi, qui riuniti, la Pentecoste di quest'anno ha un significato tutto particolare. Nel 1986, a mezzanotte, è stato aperto il Sinodo della Chiesa di Roma, con lo scopo di sollecitare la comunità cristiana che è in questa Città, sede del Successore di Pietro, ad aprirsi al dono dello Spirito, per vivere più autenticamente la comunione e la missione, in conformità con le direttive del Concilio Vaticano II e in risposta alla singolare vocazione, alla quale è chiamata dalla Provvidenza, in vista di un nuovo e più vigoroso annuncio del Vangelo nel mutato contesto socio-culturale. Tutto questo affinché "venga il Regno di Dio" e si realizzi pienamente il progetto della Redenzione, in questo scorcio di secolo in cui l'umanità è proiettata verso il III millennio dell'era cristiana.

Ringrazio il Cardinale Vicario per le parole che ha rivolto all'inizio di questa celebrazione eucaristica, con le quali ha tracciato le grandi linee del cammino sinodale percorso in questi quattro anni e di quello che resta da compiere.

La prima tappa di questo cammino, intesa a conoscere meglio la situazione della Città e lo stato pastorale della diocesi, si può dire ormai conclusa.

Sono emersi problemi ed istanze in ordine alla comunione e alla nuova evangelizzazione; si è aperto un vasto campo di impegno; sono nate molte speranze; si delineano interessanti prospettive di rinnovamento.

Le quindici Commissioni preparatorie hanno elaborato un vasto materiale per la riflessione, la verifica e il rilancio della vita ecclesiale nei suoi diversi settori, e per un nuovo servizio missionario. Occorre che tale materiale sia ora approfondito, assimilato e tradotto in orientamenti operativi, con l'attivo contributo di tutti coloro che, sentendosi membri partecipi e responsabili della Chiesa, hanno a cuore il futuro dell'uomo e il volto cristiano di questa Città.

Questo coinvolgimento è richiesto dalla natura stessa del Sinodo, in quanto "convergenza di strade" per camminare insieme verso la piena attuazione del progetto che Dio vuole realizzare nella storia.

La Chiesa di Dio che è in Roma, nelle sue diverse articolazioni, deve sentirsi tutta impegnata in questo delicato e decisivo lavoro, da cui dipende il felice e fruttuoso esito del Sinodo pastorale diocesano.

Voi, in particolare, carissimi Fratelli e Sorelle, che qui siete convenuti per unirvi a me nell'invocazione dello Spirito Santo, sentite le responsabilità di recare il vostro contributo alla definitiva preparazione di questo importante evento, su cui tante speranze si sono appuntate! Il Vescovo di Roma, mentre vi saluta tutti con particolare affetto, intende anche ringraziarvi per quanto avete già fatto e state facendo in questa direzione. Al tempo stesso egli vuole incoraggiarvi a proseguire con nuovo entusiasmo in questa iniziativa che, se è opera di Dio, è pero anche compito di ciascuno di noi.


3. Si, carissimi Fratelli e Sorelle, a ciò vi chiama e vi spinge lo Spirito, del quale siete stati resi partecipi attraverso i sacramenti pasquali, per essere costruttori di una Chiesa tutta in comunione e tutta in missione.

"Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo Corpo" (1Co 12,13).

Lo Spirito vi è stato dato infatti nel sacramento della rinascita, il Battesimo, non solo per inserirvi in Cristo, ma per introdurvi nel mistero della Chiesa e rendervi capaci di annunciare a tutti le meraviglie di Dio.

Dal medesimo Spirito siete stati "confermati" come figli nel Figlio con il sacramento della Cresima, per essere testimoni del Risorto e costruttori di una nuova umanità. Per questo rinnoveremo tra poco gli impegni allora assunti.

Di questo Spirito, finalmente, desideriamo abbeverarci, comunicando al Corpo e al Sangue del Signore nell'Eucarestia che stiamo celebrando, affinché il fuoco dell'amore trasformi la nostra vita e sia portato a tutti gli uomini, per rinnovarli con la luce della verità e la forza della carità.

E' appunto ciò che il Sinodo ci domanda!


4. Il nostro Sinodo, carissimi Fratelli e Sorelle, deve trovare nei Sacramenti pasquali il suo vero fondamento e nel Cenacolo di Gerusalemme il suo costante punto di riferimento: è da qui, infatti, che scaturisce lo Spirito, sorgente zampillante della comunione e della missione nella Chiesa.

Scopo del Sinodo è la sempre nuova rinascita alla "vita nello Spirito" di questa antichissima Chiesa apostolica, che continua a vivere e a camminare in Roma per annunciare il Vangelo anche agli uomini di oggi, che spesso sembrano averlo dimenticato o addirittura lo ignorano.

Entriamo, dunque, nel Cenacolo per pregare insieme con Maria e accogliere il Consolatore, così come fecero gli Apostoli e la primitiva comunità di Gerusalemme.

"Vieni, Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!".

Vieni e fa' della Chiesa che è in Roma un Corpo solo! Aiuta i fedeli che vivono in questa Città a professare con le parole e con le opere che solo Gesù Cristo è il Signore! Rendili capaci di annunciare a tutti la Buona Novella del Regno! Si, carissimi fratelli e sorelle, andate e con la luce e la forza dello Spirito Santo recate il fermento del Vangelo in tutte le realtà e gli ambienti in cui vivono e lavorano gli uomini di oggi! Occorre infatti uscire dal Cenacolo, come fecero gli Apostoli nel giorno di Pentecoste, per testimoniare che Cristo è Risorto, è vivo, cammina con l'uomo e che solo in Lui è possibile essere salvati.

Anche Roma oggi, come Gerusalemme nel giorno di Pentecoste, è una Città in cui risuonano lingue diverse, sono presenti gli esponenti di diverse culture e civiltà. Anche oggi bisogna, dunque, impegnarsi perché in questa multiformità di esperienze umane si stabilisca l'unità nella verità, in quella verità a cui lo Spirito rende testimonianza. Sarà così dato a tutti di ascoltare ancora le grandi opere che Dio compie per rendere gli uomini partecipi della sua stessa vita e farne un solo popolo nuovo.


5. Carissimi fratelli e sorelle, riuniti insieme nel giorno di Pentecoste, in questo stesso luogo in cui quattro anni or sono è iniziato il cammino sinodale, vogliamo ascoltare con fede e con intima disponibilità di cuore le parole che Cristo Risorto rivolse agli Apostoli nel Cenacolo: "Come il Padre ha mandato me, così anch'io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,21-22).

"Vi sono... diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti" (1Co 4-6).

La Chiesa è una nella comunione, ma aperta alla missione! Accogliamo perciò lo Spirito, per realizzare il disegno di Dio, che è unico, pur nella diversità e complessità dei doni e dei compiti affidati a ciascuno.

Il Sinodo Romano - come molti altri in passato e anche nei nostri tempi - è un incontro di tante persone e di tante vie, per scoprire ciò che giova all'unità del Popolo di Dio e dell'umanità.

Il Sinodo deve costituire una particolare riconferma dell'unità del Corpo di Cristo, che è la Chiesa, perché essa sia sempre più e sempre meglio segno e strumento di unità e di salvezza per il genere umano.

perciò la nostra invocazione allo Spirito diventa oggi un grido: Vieni! Vieni Spirito Santo! Vieni! Invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli! Fa' si che, mediante questo nostro Sinodo, a ciascuno sia data una tua particolare manifestazione per l'utilità comune (cfr. 1Co 12,7).

Affinché Dio sia tutto in tutti.

Amen.

Data: 1990-06-03

Domenica 3 Giugno 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Per la benedizione dello Stadio Olimpico - Roma