GPII 1990 Insegnamenti - Beatificazione di Giuseppe Allamano e Annibale Maria Di Francia

Beatificazione di Giuseppe Allamano e Annibale Maria Di Francia

Titolo: I nuovi beati offrono luce alla ricerca sinodale

"Perché andiate e portiate frutto" (Jn 15,16).


1. Nella liturgia dell'odierna domenica ritorna l'immagine della vigna. Il Vangelo di Matteo riprende infatti il canto della vigna di Isaia, il canto dell'amore di Dio verso la sua vigna, cioè: il popolo eletto. E' il canto dell'amore, non ricambiato, pero, come dovuto. L'evangelista constata che gli operai della vigna si sono appropriati del diritto su di essa, e quando viene il figlio del padrone, non lo accolgono come erede, ma lo uccidono. Quest'immagine della vigna è particolarmente eloquente e non può non stimolare una riflessione.

Penetranti sono anche le parole del Salmo: "Dio degli eserciti, volgiti, / guarda dal cielo e vedi / e visita questa vigna, / proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, / il germoglio che ti sei coltivato" (Ps 79,15-16).


2. Il Figlio - la pietra angolare -, benché scartato dai costruttori (cfr. 1P 2,6-7), assunse tuttavia pienamente l'eredità della vigna di Dio. L'assunse in maniera definitiva con il sacrificio della croce e con la potenza della risurrezione. Nel contesto di questa realtà Cristo dice agli apostoli: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto" (Jn 15,16).

Sono parole, queste, che testimoniano la rigenerazione della vigna di Dio; testimoniano la redenzione. Anche gli apostoli sono mandati dal Figlio-Redentore, perché, mediante il loro ministero, la vigna sia costantemente rigenerata. Sono mandati a portare frutto, a riconfermare l'eredità di Dio. Il loro servizio, come nuovi operai della vigna, trarrà frutti dall'abbondanza del dono che proviene da Dio: da Dio stesso!


3. Dopo di essi, dopo gli apostoli, seguiranno altri, e si metteranno in cammino lungo la storia, da una generazione all'altra, per riconfermare l'eredità di Dio e portare frutto, come i due nuovi beati, per i quali la Chiesa oggi è in festa.

L'apostolo Paolo, nella seconda lettura di questa domenica, dopo aver dato alcune raccomandazioni presenta ai cristiani di Filippi il suo esempio come programma di vita. "Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare". può invitare i fedeli a essere suoi "imitatori", poiché egli, per primo, è imitatore di Cristo (Ph 4,9 Ph 3,17).

Dio in ogni periodo della storia suscita nella Chiesa determinate persone, perché siano come modelli del popolo di Dio. A tale schiera appartengono i presbiteri oggi proclamati beati: Giuseppe Allamano e Annibale Maria Di Francia.


4. Il beato Giuseppe Allamano, succedendo al suo zio, san Giuseppe Cafasso, nella direzione del Convitto ecclesiastico della Consolata, ne emulo l'amore verso i sacerdoti e la sollecitudine per la loro formazione spirituale, intellettuale e pastorale, aggiornandola secondo le esigenze dei tempi. Nulla risparmio perché innumerevoli schiere di sacerdoti fossero pienamente compresi del dono della loro vocazione e all'altezza del loro compito. Egli stesso diede l'esempio, coniugando l'impegno di santità con l'attenzione alle necessità spirituali e sociali del suo tempo. Era radicata in lui la profonda convinzione che "il sacerdote è anzitutto l'uomo della carità", "destinato a fare il maggior bene possibile", a santificare gli altri "con l'esempio e la parola", con la santità e la scienza. La carità pastorale - affermava - esige che il presbitero "arda di zelo per la salvezza dei fratelli, senza porre riserve o indugi nella dedizione di sé".


5. Il canonico Allamano senti come rivolte direttamente a sé le parole di Cristo: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura" (Mc 16,15). E per contribuire a imprimere alla comunità cristiana un tale slancio, pur rimanendo sempre attivo come sacerdote diocesano, fondo prima l'Istituto dei Missionari, e poi quello delle Missionarie della Consolata, perché la Chiesa diventasse sempre più "madre feconda di figli", "vigna" che dà frutti di salvezza.

Nel momento in cui viene annoverato tra i beati, Giuseppe Allamano ci ricorda che per restare fedeli alla nostra vocazione cristiana occorre saper condividere i doni ricevuti da Dio con i fratelli di ogni razza e di ogni cultura; occorre annunciare con coraggio e con coerenza il Cristo a ogni persona che incontriamo, specialmente a coloro che ancora non lo conoscono.


6. Lo stesso fuoco d'amore per il Signore e per gli uomini segno tutta la vita e l'opera del beato Annibale Maria Di Francia. Colpito sin dall'adolescenza dall'espressione evangelica: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38 Lc 10,2), egli spese tutte le sue energie per questa nobilissima causa.

La moltitudine di persone non ancora raggiunte dal Vangelo e il numero insufficiente degli evangelizzatori sono stati il tormento del suo cuore di apostolo e di sacerdote. Fondo a tal fine due Famiglie religiose: i Rogazionisti e le Suore Figlie del Divino Zelo, e promosse numerose iniziative per diffondere fra i fedeli la coscienza della necessità di pregare intensamente per le vocazioni.

Amo egli stesso profondamente il suo sacerdozio; lo visse con coerenza, ne esalto la grandezza nel popolo di Dio. Ripeteva spesso che la Chiesa, per svolgere la sua missione, ha bisogno di sacerdoti "numerosi e santi", "secondo il cuore di Dio". Sentiva che questo è un problema di essenziale importanza e insisteva perché la preghiera e la formazione spirituale fossero al primo posto nella preparazione dei presbiteri; in caso contrario - scriveva - "tutte le fatiche dei vescovi e dei rettori dei seminari si riducono a una coltura artificiale di preti..." "Scritti", vol. 50, p. 9). Per lui ogni autentica vocazione è frutto della grazia e della preghiera ancor prima delle pur necessarie mediazioni culturali e organizzative.


7. Alla preghiera per le vocazioni congiunse un'attenzione concreta ai bisogni spirituali e materiali dei sacerdoti e dei seminaristi. Dovunque vi erano necessità, a cui bisognava venire incontro: piccoli senza famiglia, fanciulle in gravi pericoli, monasteri di contemplative in difficoltà materiali, fu presente con tempestività e amore. Di tutti fu padre e benefattore; pronto sempre a pagare di persona, aiutato e sostenuto dalla grazia.

Il messaggio che egli ci ha trasmesso è attuale e urgente. L'eredità lasciata ai suoi figli e figlie spirituali è impegnativa. Possa l'opera da lui iniziata continuare a dare frutti generosi a beneficio dell'intera comunità cristiana e per sua intercessione accordi il Signore alla Chiesa santi sacerdoti, secondo il cuore di Dio.


8. Rifulgano i nuovi beati quali modelli di santità sacerdotale! Li addita come tali la Chiesa, mentre è in pieno svolgimento l'VIII Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, chiamata a esaminare l'importante questione della formazione dei sacerdoti nel nostro tempo.

Come non sottolineare questa provvidenziale circostanza? Mentre, infatti, i padri sinodali ricercano le soluzioni più opportune per un problema così vitale, i nostri beati indicano con chiarezza la direzione verso cui procedere. La loro esistenza, le loro esemplari esperienze apostoliche offrono luce alla ricerca sinodale. Essi ripetono che il mondo, adesso come allora, ha bisogno di sacerdoti santi, capaci di parlare al cuore dell'uomo moderno, perché si apra al mistero di Dio vivente. Ha bisogno di apostoli generosi, pronti a lavorare con gioia nella vigna del Signore.


9. "Perché andiate e portiate frutto"! Ritorna nella liturgia il richiamo agli operai nella vigna divina, a coloro cioè che sono stati mandati dal Figlio-Redentore, come gli apostoli. A quanti Cristo continua a chiamare e a mandare in ogni tempo e in ogni luogo, come ha chiamato e mandato questi due sacerdoti che oggi la Chiesa ha innalzato agli onori degli altari: il beato Giuseppe Allamano, il beato Annibale Maria Di Francia. Straordinaria missione è stata la loro. Missione che ha richiesto pero una profonda maturità di spirito Ai santi e ai beati non manca questa maturità, grazie proprio allo Spirito di verità lasciato da Cristo alla sua Chiesa. Grazie allo Spirito di verità si fa cosciente la certezza che il mondo è di Dio; grazie a lui si comprende che la terra è una vigna della quale l'uomo non si può appropriare; la terra gli è stata affidata con il compito di coltivarla e di perfezionarla. E' dallo Spirito di verità che provengono questa coscienza e questa certezza: coscienza e certezza piene di amore verso il Creatore e il creato, verso Dio e verso l'uomo.

Rendiamo grazie per tutti coloro che Cristo, il Figlio-Redentore, continua a scegliere perché vadano e portino frutto. E che questo frutto "rinnovi la faccia della terra" (Ps 103,30)! Amen!

Data: 1990-10-07

Domenica 7 Ottobre 1990

All'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I nuovi beati: formatori di sacerdoti e animatori di vocazioni

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Al termine di una così solenne liturgia, vorrei invitarvi a rivolgere lo sguardo a Maria, Madre della Chiesa e Regina degli apostoli. A lei guarda con fiducia la comunità dei credenti, specialmente in questi giorni durante i quali si svolge l'VIII Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, consacrata, com'è noto, al delicato tema della formazione sacerdotale nelle circostanze attuali. Il Sinodo è un evento ecclesiale di straordinaria importanza, che mette in luce, mediante la significativa presenza dei rappresentanti di ogni continente, la dimensione universale e missionaria dell'annuncio evangelico. Vi invito tutti ad accompagnarne i lavori con la preghiera: mi rivolgo soprattutto agli ammalati, e a quanti sono particolarmente provati, perché a tale scopo facciano dono al Signore della propria sofferenza. E' necessario che anche oggi, come agli inizi, la Chiesa perseveri "assidua e concorde nella preghiera... con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di lui" (Ac 1,14).


2. Intercedono per noi, e si uniscono certamente alla nostra insistente invocazione per il buon esito dell'Assemblea sinodale, anche i nuovi beati, Giuseppe Allamano e Annibale Maria Di Francia, entrambi formatori di sacerdoti, ed entrambi apostoli dell'animazione vocazionale.

Per questo la loro beatificazione durante la celebrazione del Sinodo assume un significato particolare. Essi, infatti, sono testimonianza viva dei prodigi che lo Spirito Santo opera in coloro che rispondono generosamente alla divina chiamata. Con il loro esempio ricordano a tutti l'impellente dovere di pregare "il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38) e incoraggiano i sacerdoti, i seminaristi e i loro formatori, apostoli della nuova evangelizzazione, a percorrere senza tentennamenti e con gioia la strada della santità, che è abbandono fiducioso alla volontà di Dio e servizio senza riserve ai fratelli.


3. Insieme a loro ci rivolgiamo ora verso la Madre del Signore, venerata dal beato Allamano sotto il titolo di "Consolata" e dal beato Annibale Maria Di Francia come "Maria Bambina".

Invochiamo il suo aiuto per i lavori sinodali, per i sacerdoti e per l'intera comunità dei credenti, chiamata oggi a un rinnovato impegno missionario; imploriamo la sua intercessione per la pace nel mondo.

Alla Madonna di Pompei affidiamo il Sinodo dei vescovi Da questa piazza di San Pietro guardiamo oggi specialmente verso Torino in Piemonte e verso Messina in Sicilia. Ma, con tutti gli italiani qui presenti e dovunque viventi e specialmente con la Consolata, con i Rogazionisti, con le Suore del Divino Zelo, noi facciamo anche una visita a Pompei, al Santuario del Rosario, per introdurre la nostra preghiera del Rosario durante tutto questo mese di ottobre dedicato alle diverse intenzioni della Chiesa nel mondo e in modo speciale a questa intenzione che costituisce il compito del Sinodo dei vescovi a Roma.

La preghiera per il popolo rwandese In questo momento di preghiera, il nostro pensiero si rivolge ai fratelli che, in ogni parte del mondo, sono provati dalla guerra e dalla violenza.

Vi invito, in particolare, a ricordare con me al Signore il popolo del Rwanda.

Preghiamo affinché sia posta fine agli scontri di questi giorni e quella diletta Nazione, che recentemente ho avuto la gioia di visitare, ritrovi al più presto la pace nella giustizia. Affidiamo questa intenzione all'intercessione della Beata Vergine del Rosario, Regina della pace.

Promulgazione del "Codice dei Canoni delle Chiese Orientali"

Sono lieto di annunciare che il prossimo 18 ottobre, festa di san Luca evangelista, promulghero ufficialmente il "Codice dei Canoni delle Chiese Orientali" e, il successivo 25 ottobre, avrà luogo la sua solenne presentazione nella Congregazione generale del Sinodo dei vescovi. Invoco la protezione della Beata Vergine Maria del Rosario, di cui ricorre oggi la memoria liturgica, affinché il nuovo testo giuridico, frutto di lunghi anni di lavoro, aiuti le venerate Chiese d'Oriente a promuovere al loro interno, nella chiarezza e nella tranquillità dell'ordine, un rinnovato slancio apostolico per l'avvento del regno di Cristo, a gloria di Dio e a bene delle anime.

Data: 1990-10-07

Domenica 7 Ottobre 1990

A pellegrini piemontesi e siciliani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Annunciare le grandi opere del Signore come i due nuovi beati

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono contento di incontrarvi nuovamente all'indomani della cerimonia di beatificazione dei vostri fondatori e padri spirituali. Rivolgo un fraterno benvenuto al card. Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo; come pure saluto mons. Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino e mons. Ignazio Cannavo, arcivescovo di Messina, diocesi dalle quali provengono i nuovi beati, e tutti i vescovi presenti. Saluto, in particolare, i superiori e le superiore delle vostre rispettive Congregazioni, come pure le delegazioni e i gruppi che hanno preso parte al solenne rito di ieri. Vorrei, inoltre, abbracciare spiritualmente ogni membro delle vostre famiglie religiose e attraverso di loro far pervenire un affettuoso ringraziamento a tutti coloro che con generosità e abnegazione svolgono un prezioso servizio all'interno della comunità cristiana, occupandosi del problema delle vocazioni e diffondendo l'anelito caritativo e missionario che deve ispirare tutta l'azione pastorale.


2. "Prima santi e poi missionari" - amava ripetere il beato Allamano. La santità è la perfezione dell'amore e fu proprio questo amore a fare di lui un apostolo e un maestro di vita spirituale. Egli fece suoi l'ansia di san Paolo apostolo e l'ardore di san Francesco Saverio, che passarono da una nazione all'altra per annunciare il Cristo Salvatore. Avrebbe voluto accendere in tutti il fuoco della carità, specialmente nei sacerdoti. "Non abbiamo che pochi giorni da vivere; siano tutti per il Signore", egli diceva, ripetendo un'espressione dello zio san Giuseppe Cafasso: "Lavoriamo, lavoriamo; ci riposeremo in paradiso". E aggiungeva che occorre proclamare il Vangelo ed essere vicini ai fratelli in ogni loro necessità, anche a costo di compromettere la salute e di accorciare la vita: "Noi missionari siamo votati a dare la vita".


3. Questa stessa passione per le anime fu del beato Annibale Maria Di Francia, autentico anticipatore e zelante maestro della moderna pastorale vocazionale. In lui l'amore alla Chiesa si fece attenzione e impegno per le vocazioni e per la formazione dei sacerdoti mentre la spinta missionaria si tradusse in servizio concreto ai poveri.

Quanto sembrano profetiche alcune sue espressioni a proposito della crisi delle vocazioni! "Tutti i fedeli - egli scriveva - debbono comprendere che la più grande misericordia che il buon Dio faccia a un popolo, a una città, sia appunto quella di mandarle eletti sacerdoti... Viceversa, il più grande castigo con cui l'Altissimo colpisce i popoli è quando li priva dei suoi ministri, o meglio di ministri secondo il suo cuore".

E osservava che "i popoli debbono comprenderlo e avvezzarsi a pregare il Signore che mandi loro i sacerdoti che li catechizzino, che amministrino loro i santi sacramenti, che li conducano a vita eterna" ("Scritti", Prez. Ades, 1919, p.

9).

Nacque da qui il "Rogate ergo Dominum messis" che, secondo lui, è il rimedio infallibile di tutti i mali della Chiesa. Questa intuizione profetica caratterizzo l'intera sua esistenza e animo le opere da lui fondate.


4. Accogliete, carissimi fratelli e sorelle, il messaggio affidato a voi dai vostri fondatori e fate si che esso, con il passare degli anni, segni sempre maggiormente non solo la vostra personale esperienza, ma anche quella di tante altre persone. Disprezzando gli ideali terreni, assetati solo di Dio e della sua grazia, il beato Giuseppe Allamano e il beato Annibale Maria Di Francia sono diventati docili strumenti della misericordia divina e intrepidi propagatori dell'infinita carità del Signore. Le difficoltà e le incomprensioni non hanno mai rallentato la loro ascesa verso l'Assoluto; su ogni calcolo egoistico e temporale ha sempre prevalso la fiducia nella Provvidenza. Per questo il Signore li ha benedetti. E voi, che vi ispirate al loro esempio, non dovete cessare mai di avanzare sulle loro stesse tracce; potrete così annunciare anche voi, con la vostra esistenza, "le grandi opere di Dio" (Ac 2,11).

In pegno di tali voti imparto di cuore a tutti la mia affettuosa benedizione.

Data: 1990-10-08

Lunedi 8 Ottobre 1990



"Angelus" con la popolazione, in piazza Caricamento - Genova

Carissimi Genovesi!


1. Sono veramente lieto di ritrovarmi fra voi in occasione del V Centenario delle apparizioni della Madonna della Guardia, alla quale mi sento particolarmente unito anche perché una sua riproduzione - donata dai vostri concittadini al Papa Benedetto XV - è custodita nei Giardini Vaticani. Ed è proprio a lei, augusta protettrice della vostra grande e nobile città, che in questo momento rivolgo il mio primo pensiero.

Ho accolto volentieri il vostro invito e mi associo con particolare gioia alla conclusione dell'anno mariano diocesano, durante il quale vi è stata offerta l'occasione di rinnovare l'impegno cristiano, seguendo Maria e confidando nel suo potente aiuto. Tra qualche ora, nella centrale piazza della Vittoria, a lei si affiderà solennemente l'intera arcidiocesi, che da 500 anni non cessa di ricorrere fiduciosa alla sua materna protezione. La devozione a Maria ha segnato, infatti, costantemente la vita di voi Genovesi, come testimonia, tra l'altro, il simulacro della "Madonna di città", costruito nel 1637, a ricordo della proclamazione di Maria, Signora e Regina della Repubblica Serenissima. Dopo alterne vicende, la statua marmorea, nel 1952, fu nuovamente collocata, con grande solennità, sulla Punta del Molo Giano, sede dei Piloti.

Sul suo piedistallo si legge "Genova, città di Maria Santissima", mentre nel cartiglio che il Bambino Gesù tiene in mano è scritto "et rege eos", a sottolineare l'amore alla Vergine e l'impegno di fedeltà al Vangelo che contraddistinguono le vostre tradizioni cittadine.


2. Questa stessa religiosità è scritta in modo mirabile nelle chiese, nei santuari e nelle numerose opere d'arte, che fanno parte del patrimonio artistico e culturale della vostra città; è scritta nella testimonianza dei santi e dei beati originari di questa vostra terra; è visibile nelle realizzazioni sociali, nelle grandi istituzioni benefiche, nate dall'entusiasmo e dalla fede di illustri vostri concittadini. Il popolo genovese, operoso e ricco di iniziative, ha trovato nei valori cristiani la sua ispirazione e ha tratto dal Vangelo il suo slancio apostolico.

Nella vostra storia fede e progresso hanno camminato insieme, l'evangelizzazione si è sempre congiunta con la promozione umana, l'anelito religioso non è mai stato dissociato dall'impegno civile. E anche san Bernardo di Chiaravalle lodava la vostra fortezza, il vostro coraggio, la vostra religiosità.

Genovesi, siate fedeli al vostro passato, costruendo un futuro all'altezza della vostra nobile storia! Siate cristiani autentici e offrite a chi vi incontra la testimonianza di una gioiosa adesione al Vangelo!


3. Carissimi fratelli e sorelle, vi abbraccio con grande affetto! Grazie a tutti voi, che siete accorsi per accogliermi da ogni parte della città. Ringrazio cordialmente le autorità della Città, della Provincia e della Regione. In modo particolare mi rivolgo al vostro arcivescovo, il carissimo card. Giovanni Canestri, per esprimergli i miei fraterni sentimenti di stima e di gratitudine, nel ricordo del suo illustre predecessore, il card. Giuseppe Siri, grande pastore e insigne uomo di Chiesa, presso la cui tomba mi rechero tra poco a recitare una preghiera.

Il mio pensiero si dirige pure, in questo momento, ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai laici e a tutti coloro che compongono la grande famiglia diocesana. Un saluto speciale, poi, desidero rivolgere al mondo del lavoro e in particolare ai lavoratori del porto, i quali, in misura notevole, contribuiscono allo sviluppo economico di Genova.


4. Da questo storico Palazzo di san Giorgio, simbolo glorioso della passata grandezza genovese, lo sguardo spazia sul porto e sul mare. Come non ricordare che proprio da qui sono salpati, nel corso dei secoli, numerosi missionari, sacerdoti, religiosi e laici, per portare l'annuncio della salvezza in terre lontane? Tra non poche difficoltà, tanti coraggiosi apostoli di Cristo hanno scritto pagine memorabili di storia cristiana. Anche oggi deve proseguire, nel quadro della nuova evangelizzazione, questa nobile tradizione missionaria. Siate voi tutti, abitanti "di questa città-pilota, proiettata verso l'avvenire", gli artefici generosi dell'irradiazione del Vangelo! Rendete la vostra città, specialmente il suo centro storico, sempre più una casa ospitale e aperta a tutti. Come altrove, anche qui si corre il rischio di rinchiudersi nel proprio io, di non prestare ascolto a chi domanda aiuto, di non essere disponibili ad accogliere quanti giungono da Paesi di diversa tradizione culturale e religiosa. Alla tentazione egoistica dell'emarginazione e dell'isolamento reagite con il coraggio della solidarietà; ai nuovi bisogni che interpellano la società offrite la disponibilità del vostro servizio. Siate costruttori di una città a dimensione veramente umana!


5. Circa cinque secoli fa un figlio della vostra terra, Cristoforo Colombo, parti alla ricerca di altre vie di comunicazione attraverso l'Occidente e fu proprio grazie al suo ingegno, alla sua costanza e alla sua fede che le popolazioni del Nuovo Mondo poterono aprirsi all'annuncio del Vangelo. Sono lieto di apprendere che per celebrare in modo concreto tale avvenimento, come pure a ricordo dell'odierno affidamento a Maria, la vostra arcidiocesi ha deciso di offrire il proprio contributo, con sacerdoti, religiosi e laici genovesi, all'evangelizzazione in America Latina.

Si allarga, così, l'orizzonte della vostra azione apostolica e spirituale. Mentre, infatti, con l'attenzione quotidiana ai problemi della città cresce in voi lo stile di servizio concreto, fatto di gesti semplici e generosi, con le grandi aperture missionarie matura il vostro senso di appartenenza alla Chiesa universale.

Maria, con il suo materno aiuto, sostenga i propositi di bene che vi animano; a lei adesso ci rivolgiamo con la preghiera dell'"Angelus".

Data: 1990-10-14

Domenica 14 Ottobre 1990

Saluto alle autorità nel Palazzo di san Giorgio - Genova

Titolo: Promuovere la solidarietà è garantire l'autentico progresso

Signor sindaco, illustri autorità di ogni ordine e grado!


1. Il ritorno a Genova è per me motivo di letizia. Ho infatti sempre vivo nell'animo il ricordo della visita pastorale compiuta nel settembre del 1985 quando, accompagnato dall'indimenticabile arcivescovo, il card. Giuseppe Siri, ho potuto conoscere e ammirare la città e la sua laboriosa popolazione, benedirla dal mare, visitare i centri più importanti delle sue intense attività: i cantieri di lavoro, il porto, le acciaierie, e inoltre l'università, gli ospedali, i santuari.

Ora sono tornato per una circostanza che è particolarmente sentita dai figli di questa terra: le celebrazioni centenarie del santuario della Madonna della Guardia.


2. Rivolgo il mio saluto, innanzitutto, a lei, signor sindaco, ringraziandoLa per le nobili parole con cui mi ha dato il benvenuto. Saluto poi tutti voi qui presenti, che, nei rispettivi posti di alta responsabilità, spendete le vostre energie per assicurare il buon funzionamento delle varie strutture su cui si regge la vita della città e dell'intera Regione.

Genova è città di lavoratori, e non occorre certo ribadire che qui il lavoro è da sempre sentito come un dovere dell'uomo e insieme come un suo diritto.

Tutti i Genovesi conoscono bene quanto sia vero che il benessere e il progresso esigono un'intensa e intelligente applicazione, un ininterrotto aggiornamento dei mezzi di produzione, insieme con una costante ricerca di solidali rapporti umani.

L'esperienza che si fa in una metropoli come la vostra consente di riflettere seriamente su ciò che comporta per ogni lavoratore e per l'intera cittadinanza lo sviluppo delle tecniche e l'incremento delle iniziative di produzione. Come punta avanzata del progresso, la città diviene così uno specchio, che rivela quali problemi lo sviluppo comporti, quali rischi e talvolta quali costi. La comunità genovese, dunque, può dire anche che ogni moderno sviluppo, per essere vero e positivo, richiede attenzione, discernimento, intelligenza, se si vuole che le leggi della produzione e del profitto non sommergano proprio l'uomo, non lo alienino, non lo riducano in servitù. L'esperienza storica che stiamo vivendo dimostra quanto occorra prodigarsi per far si che il lavoro sia sempre per l'uomo e nelle mani dell'uomo, e mai contro l'uomo.


3. Tutto ciò conferma l'importanza decisiva di una salda piattaforma di virtù morali, su cui edificare una convivenza a misura d'uomo. Tali virtù possono riassumersi nella solidarietà, ispirata a una visione dell'uomo, che ne rispetti tutte le dimensioni. Promuovere la solidarietà significa garantire l'autentico progresso.

Auspico che la virtù della solidarietà, che voi tutti certamente apprezzate, vi guidi nella ricerca delle vie opportune per la soluzione dei problemi che attualmente premono sul vostro impegno nell'amministrazione della cosa pubblica. E' un auspicio che diventa in me preghiera alla Madonna della Guardia, di cui invoco su tutti la protezione. Possa Genova continuare a offrire vigorosi esempi di virtù civili e cristiane sulle orme di quanti, nei gloriosi annali della sua storia, animati da illuminato spirito di fede e da vivo senso del superiore bene della città, hanno promosso mirabili istituzioni di servizio sociale e di cristiana carità.

A tutti un sincero augurio, che accompagno con la preghiera e la benedizione.

Data: 1990-10-14

Domenica 14 Ottobre 1990



L'omelia alla santa Messa in piazza della Vittoria - Genova

Titolo: "Maria, fa' che la nostra casa europea non rimanga vuota!"

Maria è in cammino...


1. Si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta la casa di Zaccaria e di Elisabetta. Elisabetta, all'arrivo di Maria, comprese il significato di tale visita. Senza bisogno che la Vergine parlasse, comprese Chi entrava in casa sua.

Del resto, era possibile esprimere con parole un simile evento? Occorreva un'altra luce, occorreva una profonda intuizione della fede: "Elisabetta fu piena di Spirito Santo" (Lc 1,39-40 Lc 1,42).

Solo grazie alla luce dello Spirito Santo può essere riconosciuto Colui che, per opera sua, è stato concepito nel seno della Vergine. Solo grazie alla luce dello Spirito Santo vengono riconosciuti il Figlio e la Madre: "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1,43). Risuonano, così, sulla soglia della casa di Zaccaria, parole che conducono nel futuro... lontano.


2. Allora anche Maria comincia a parlare. Il mistero che porta in sé trova espressione nelle sue parole. E sono parole di gioia e di adorazione: "L'anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, / perché ha guardato l'umiltà della sua serva" (Lc 1,46-47).

La gioia della serva del Signore! Questa gioia si proietta lontano... nel futuro: di generazione in generazione. Di generazione in generazione infatti durerà ciò che l'Onnipotente ha fatto in Maria e per mezzo di Maria. In lei sono iniziate le "grandi cose" ("magnalia Dei"); sono iniziate e dureranno. La gioia della Madre di Dio si espande nei secoli.

Le parole pronunciate nella casa di Elisabetta echeggiano nei cuori e sulle labbra degli uomini. La Chiesa le riprende tutti i giorni nella celebrazione dei vespri. In quante lingue e culture risuona quel canto di gioia e di adorazione che è il "Magnificat"! Poteva l'umile Serva dire di se stessa: "Tutte le generazioni mi chiameranno beata"? Poteva fare una simile affermazione? Si, lo poteva. Quelle parole erano dettate dallo Spirito Santo, che è Spirito di Verità. Esse avrebbero trovato puntuale realizzazione, perché dettate dallo Spirito di verità. E la verità è sempre umile.


3. Maria è in cammino... Anche nella vostra arcidiocesi, carissimi fratelli e sorelle, Maria è passata nel corso dei secoli. Voi ricordate oggi la visita di 500 anni or sono sul monte Figogna, ma sapete bene che innumerevoli altre volte la Vergine Santa è stata presente nelle vicende della vostra città.

Anche oggi Maria bussa alle porte di Genova, chiede ospitalità a questa comunità ecclesiale, per ripetere in essa e con essa il suo cantico di lode: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente". Grandi cose ha fatto Dio nel passato in questa città di Genova! Grandi cose egli intende compiere anche nel presente.

Saprà Genova corrispondere all'iniziativa di Dio? Saprà ripetere con Maria il "fiat" dell'accettazione generosa e dell'impegno concorde, per rilanciare i valori evangelici in un mondo che cambia in modo tanto rapido e profondo? Il piano pastorale, che sotto la guida del vostro arcivescovo avete elaborato e avviato, mira proprio a questo: stimolare e coordinare l'impegno di tutti per assicurare una presenza più incisiva della comunità cristiana nel contesto sociale della città. "Insieme crescere in Cristo per servire": questo il tema centrale del piano. Vi invito, carissimi fratelli e sorelle, a ispirare ad esso la vostra azione in ogni parrocchia, nei movimenti, nei gruppi e in tutte le strutture diocesane.

Nella nuova evangelizzazione, che tende a riproporre l'annuncio della salvezza all'uomo d'oggi, tutti sono invitati a collaborare con la varietà dei carismi e la ricchezza delle proprie energie spirituali. Penso in particolare alle famiglie e alla pastorale familiare come pure al vasto campo della solidarietà sociale e della promozione umana, che già vede coinvolti numerosi volontari, soprattutto giovani. Mi riferisco all'azione vocazionale, alla pastorale giovanile e alla cura dei chiamati al ministero sacerdotale e alla vita consacrata. Mi compiaccio dello slancio missionario che vi anima e dell'attenzione che prestate alla formazione cristiana dei laici, ai quali pure è affidata l'opera dell'evangelizzazione.

Perseverate su tale cammino, non abbiate paura! Maria vi accompagna nel pellegrinaggio della fede che anche la vostra comunità è chiamata a compiere, stretta attorno al suo pastore, il carissimo card. Giovanni Canestri, al quale rivolgo un affettuoso saluto, che estendo a tutti i presuli della Liguria e ai vescovi intervenuti a questa solenne celebrazione. Ringrazio e abbraccio, inoltre, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e tutti coloro che sono attivamente impegnati nell'azione pastorale. Rivolgo un deferente pensiero alle autorità presenti. Saluto in maniera tutta particolare gli ammalati, i sofferenti e gli anziani. Ad ognuno l'invito pressante a proseguire nell'itinerario della santificazione con verità e umiltà.


4. Maria è in cammino... "Si mise in viaggio verso la montagna", per avere cura della sua parente, prossima ormai a dare alla luce un figlio.

Per la prima volta Maria ci appare come protettrice. Dalla croce sul Golgota, dal cenacolo della Pentecoste la sua protezione si estenderà, poi, in modo così discreto e insieme così efficace. In modo così materno. Si estenderà sulla Chiesa, sugli uomini, sulle nazioni, su tutte le città.

Si estenderà, in particolare, sulla vostra Genova, città di lunga e ricca tradizione marinara, sulla quale la Madonna della Guardia, quale celeste patrona, veglia da secoli con sollecitudine materna. Vegliava Maria sulla vostra città al tempo del fiorente sviluppo commerciale; vegliava quando, da qui, Cristoforo Colombo parti per porsi al servizio del Re di Castiglia e salpare verso oceani sconosciuti, al di là dei quali avrebbe scoperto una terra nuova. A bordo portava la croce. Con essa giunse nel nuovo mondo anche la presenza fedele della Madre di Dio; giunse la sua materna protezione.


5. E' ormai vicino il 5° centenario di un così importante evento. Le debolezze e gli errori degli uomini non hanno potuto impedire alla materna protezione di Maria, iniziata ai piedi della croce, di estendersi sul nuovo continente; essa anzi ha segnato in profondità la coscienza e i cuori di quelle popolazioni.

"Santo è il nome" di Colui che ha manifestato con la croce il suo amore infinito, l'amore di un Dio che s'è fatto uomo per salvare l'uomo. Nella croce egli ha rivelato "la potenza del suo braccio", che innalza gli umili, disperde i superbi nei pensieri del loro cuore e rimanda a mani vuote i ricchi (cfr. Lc 1,46-55).


6. "Madonna della Guardia", volgi il tuo sguardo su questa città, che si estende ai piedi del tuo santuario. Proteggi questa città, proteggi l'Italia e tutti i Paesi della vecchia Europa! Tu che hai creduto, rinnova la fede degli uomini e dei popoli di questo antico continente, che per primo ha accolto la grazia del Vangelo e la missione di annunziarlo nel mondo.

Rinnova la fede degli uomini e dei popoli, tentati di cedere allo spirito mondano e all'indifferenza morale. Attraverso il continente europeo sono passate ondate di sapienza divina e anche di sapienza umana, nata dallo Spirito di Verità. Rinasca questa Sapienza! Rinasca la Sapienza, grazie alla quale l'uomo abbraccia non soltanto ciò che è visibile e limitato, ma anche l'Invisibile e l'Infinito; non solo ciò che è temporale e caduco, ma anche l'Eterno e l'Immortale. Rinasca la Sapienza, quella Sapienza che in te, Madre di Dio e Vergine, si è fatta carne.

Tu, Maria, diventata particolarissima "dimora di Dio con gli uomini" (Ap 21,3), fa' che l'uomo non abbandoni mai tale dimora, non abbandoni mai Dio. Fa' che la nostra casa europea non rimanga vuota! "Passa la scena di questo mondo" (1Co 7,31). Ma se ne va forse senza ritorno? Tu, Madre di Dio-Uomo, contempli già "un nuovo cielo e una nuova terra", "la città santa, la nuova Gerusalemme scendere dal cielo... pronta come una sposa adorna" (cfr. Ap 21,1-2).

Tu la vedi! La vedevi già in questo mondo, nel tuo pellegrinaggio di fede; la vedi ora nell'eterna dimora di Dio. Tu sei per noi, sulla terra, come la rivelazione e il segno di questa dimora celeste. "Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà "Dio-con-loro" (Ap 21,3).

Sede della Sapienza! Madre dell'Eterno Verbo! Recati, ancora una volta, "in fretta", nelle numerose città, nei paesi e in ogni contrada del continente europeo, in ogni contrada del mondo, così come, un tempo, sei accorsa presso Elisabetta. Mettiti ancora una volta in cammino, perché l'uomo contemporaneo possa riconoscere te e il Figlio tuo.

"Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1,42-43). A che lo dobbiamo noi? Vieni, Madre del Signore! E cammina con noi, Maria! Amen!

Data: 1990-10-14

Domenica 14 Ottobre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Beatificazione di Giuseppe Allamano e Annibale Maria Di Francia