GPII 1990 Insegnamenti - Omelia nella solennità dell'Assunta - Castel Gandolfo (Roma)


1. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente" (Lc 1,49). La comunità cristiana, tutti i giorni, ripete con Maria il "Magnificat", ma oggi lo fa in modo particolarmente festoso; anche la nostra parrocchia di Castel Gandolfo prende parte, con tutta la Chiesa, a questa grande solennità liturgica. Insieme a Maria ci accostiamo non tanto alla soglia della casa di Zaccaria dove ella, dopo l'annunciazione, si reco per far visita ad Elisabetta, quanto piuttosto alla soglia del mistero della sua assunzione.

"Maria è assunta in cielo: esultano le schiere degli angeli. Alleluia!".

L'assunzione: mistero glorioso del rosario; l'assunzione: mistero di Dio, manifestato in colei che è stata scelta tra gli uomini nel modo più singolare.

Si, l'Onnipotente ha davvero operato in lei grandi cose! Fu "piena di grazia" sin dall'inizio della sua esistenza terrena, poiché così era stata concepita dall'Eterno Padre per essere la Madre del Figlio di Dio incarnato.


2. La Chiesa oggi, ancora una volta, guarda a questo ineffabile mistero che evoca, in modo sovrabbondante, l'alleanza di Dio con l'umanità e insieme la divina Maternità di Maria. Essa fissa i suoi occhi sulla maternità della Vergine e ne venera la rara bellezza. Uomini ricchi di genio sono rimasti affascinati lungo i secoli dal fulgore della Vergine, diventata Madre di Dio per opera dello Spirito Santo. Quanti pittori, scultori, scrittori, poeti e musicisti hanno cercato di far brillare, col loro talento artistico, la bellezza di Maria nella storia dell'umanità! E quanti pensatori e teologi hanno tentato di approfondire il mistero di colei che è "piena di grazia" e "assunta in cielo"!


3. Ogni mezzo espressivo umano tuttavia pare arrestarsi a un limite. La bellezza della Madre di Dio scaturisce da Dio; essa è più "all'interno" che "all'esterno".

Il salmista, che nell'odierna liturgia proclama il fascino regale di Maria, sembra indicarne la sorgente misteriosa quando esclama: "Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua bellezza" (Ps 44,11-12).

E questo non indica forse che il fascino della Vergine proviene da Dio? Si, esso è da Dio stesso, ma nello stesso tempo appartiene al nostro mondo; infatti proviene tutto dal Figlio, il Verbo eterno incarnato. Noi contempliamo l'umano splendore di Maria già nella grotta di Betlemme, nella fuga in Egitto per sottrarre il Bambino ai disegni crudeli di Erode; esso ci appare nella casa di Nazaret e a Cana di Galilea. In modo particolare, pero esso risplende sul Calvario, dove Maria, "non senza un disegno divino, se ne stette" ai piedi del Redentore crocifisso, come insegna il Concilio Vaticano II (LG 58).

Si! La divina bellezza di Maria, Figlia di Sion, appartiene intimamente al nostro mondo umano. Essa si iscrive nel cuore stesso della storia di ciascuno di noi nella storia della nostra salvezza.


4. E' quanto la Chiesa proclama, in maniera singolare, nell'odierna solennità. La "donna" dell'Apocalisse (12,1), la "donna vestita di sole" è "un segno grandioso", che appare in cielo, nella visione di Giovanni, ma è destinato alla terra. Questo "segno grandioso" non domina incontrastato all'orizzonte della storia dell'umanità. Di fronte ad esso ecco "un altro segno": il "drago rosso" che non soltanto tenta di nuocere alla terra, ma soprattutto attacca la Donna e il suo Figlio, come era stato già preannunziato, sin dall'inizio, nel Libro della Genesi.

La liturgia della solennità dell'Assunzione, pertanto, ci ricorda che l'uomo è posto sulla terra tra il bene e il male, tra la grazia e il peccato. La vittoria della luce e della grazia è il risultato di una lotta. così avviene nella vita dell'uomo; così succede nella vita di ciascuno di noi; così si verifica anche nella storia scritta dai popoli, dalle nazioni e dall'intera umanità.


5. Proprio per questo, allora, l'Assunta è un segno profondamente eloquente. Un segno vero, che mentre indica il regno di Dio, il quale si realizza totalmente nell'eternità, non cessa di mostrare le vie che conducono a quest'eternità divina.

Su tutte queste strade ogni uomo può incontrare Maria. Anzi ella stessa viene verso ciascuno di noi, come si reco presso la casa di Zaccaria per far visita a Elisabetta.

E dappertutto è dato ad ognuno di trattenerla con sé. A ciascuno è dato di poterla rendere partecipe, ogni giorno, della propria esistenza terrena che, a volte, è tanto difficile: "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?...

Benedetta tu fra le donne" (Lc 1,43 Lc 1,42).

Si! Dio "ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome" (Lc 1,48-49). Amen!

Data: 1990-08-15

Data estesa:Mercoledi 15 Agosto 1990

L'"Angelus" dell'Assunta - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Maria è la prima fra i chiamati alla gloria




1. L'odierna liturgia ci invita a contemplare Maria, l'umile serva del Signore, nel glorioso mistero della sua assunzione al cielo. A lei si rivolge la nostra comune preghiera in questo giorno solenne, che auguro a tutti di trascorrere nella serenità e nella gioia.

"Benedetta sei tu fra le donne!". Si, Maria è benedetta perché in lei si è compiuta la promessa; perché nel suo seno verginale si è fatto uomo il Figlio di Dio, Gesù.

Con il totale suo "si" alla volontà del Padre, ha aperto le porte della salvezza all'intero genere umano. E per questo, oggi, la Chiesa proclama la sua immensa grandezza, canta la sua perenne fedeltà e invoca la sua potente intercessione.


2. In Maria, partecipe della vita eterna di Cristo, l'umanità intravede il suo radioso avvenire di pienezza e di beatitudine, che a tutti è offerto, al termine del pellegrinaggio terreno. Nella sua assunzione si manifesta chiaramente il destino definitivo dell'uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, redento da Cristo crocifisso e chiamato alla gloria.

Maria è la prima fra i redenti, la prima fra i "chiamati alla gloria".

In lei pertanto comprendiamo meglio la realtà di questa nostra esistenza. Con lei più agile diventa il cammino e meno ardua l'ascesa verso la meta eterna.


3. Quando siamo stretti dalle preoccupazioni e dalle difficoltà, quando sentiamo il peso della fatica quotidiana, quando siamo tentati dai mille richiami di questo mondo, ella ci invita a seguire il suo esempio, ad accendere nella sua luce la nostra speranza, poiché per divina predilezione ella ha già raggiunto la perfezione e la beatitudine a cui noi aspiriamo.

La luce del mistero dell'immacolata integrità della sua anima e del suo corpo, e dell'unione incomparabile della sua esistenza a quella del Salvatore si proietta oggi, ancora una volta, su ciascuno di noi e illumina la nostra quotidiana esistenza, e ci aiuta ad abbracciare con coraggio tutte le esigenze del nostro essere cristiani.

Preghiamola, perché ci mostri il suo volto e interceda per noi! (Omissis: saluto a gruppi di pellegrini)

Data: 1990-08-15

Mercoledi 15 Agosto 1990

Messaggio per la VI Giornata mondiale della gioventù 1991 - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Avete ricevuto uno spirito da figli"

Carissimi giovani!


1. Le Giornate mondiali della gioventù segnano tappe importanti nella vita della Chiesa, che cerca di rendere più intenso il suo impegno di evangelizzazione nel mondo contemporaneo, nella prospettiva dell'anno 2000. Proponendo ogni anno per la vostra meditazione alcune verità essenziali dell'insegnamento evangelico, esse intendono alimentare la vostra fede, e imprimere nuovi impulsi al vostro apostolato.

Quale tema della VI Giornata mondiale della gioventù, ho scelto le parole di san Paolo: "Avete ricevuto uno spirito da figli" (Rm 8,15). Sono parole che ci introducono nel mistero più profondo della vocazione cristiana: secondo il disegno divino siamo infatti chiamati a diventare figli di Dio in Cristo, per mezzo dello Spirito Santo.

Come non rimanere stupiti di fronte a questa prospettiva vertiginosa? L'uomo - un essere creato e limitato, anzi, un peccatore - è destinato ad essere figlio di Dio! Come non esclamare insieme con san Giovanni: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente!" (1Jn 3,1)? Come rimanere indifferenti dinanzi a questa sfida dell'amore paterno di Dio che ci invita a una comunione di vita così profonda e intima? Celebrando la prossima Giornata mondiale, lasciate che questo santo stupore vi invada, e ispiri a ciascuno di voi un'adesione sempre più filiale a Dio, nostro Padre.


2. "Avete ricevuto uno spirito da figli...".

Lo Spirito Santo, vero protagonista della nostra filiazione divina, ci ha rigenerati a una vita nuova nelle acque del Battesimo. Da quel momento egli "attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio". Che cosa comporta, nella vita del cristiano, essere figlio di Dio? Scrive san Paolo: "Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8,16 Rm 8,14). Essere figli di Dio significa, dunque, accogliere lo Spirito Santo, lasciarsi guidare da lui, essere aperti alla sua azione nella nostra storia personale e nella storia del mondo.

A tutti voi, giovani, in occasione di questa Giornata mondiale della gioventù, dico: Ricevete lo Spirito Santo e siate forti nella fede! "Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza" (2Tm 1,7).

"Avete ricevuto uno spirito da figli...". I figli di Dio, cioè gli uomini rinati nel Battesimo e fortificati nella Cresima, sono tra i primi costruttori di una nuova civiltà, la civiltà della verità e dell'amore: sono la luce del mondo e il sale della terra (Mt 5,13-16).

Penso ai profondi cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo. Davanti a numerosi popoli si aprono le porte della speranza di una vita più degna e più umana. A tale proposito, ripenso alle parole, veramente profetiche, del Concilio Vaticano II: "Lo Spirito di Dio che, con mirabile provvidenza, dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, è presente in questa evoluzione (GS 26).

Si, lo Spirito dei figli di Dio è forza propulsiva della storia dei popoli. Egli suscita in ogni epoca uomini nuovi che vivono nella santità, nella verità e nella giustizia. Il mondo che, alle soglie del 2000, sta cercando ansiosamente le vie per una convivenza più solidale, ha urgente bisogno di poter contare su persone che, grazie appunto allo Spirito Santo, sappiano condurre un'esistenza da veri figli di Dio.


3. "E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio" (Ga 4,6). San Paolo ci parla dell'eredità dei figli di Dio. Si tratta di un dono di vita eterna, ma al tempo stesso di un compito da realizzare già oggi, di un progetto di vita affascinante soprattutto per voi giovani, che portate nel profondo dei vostri cuori la nostalgia di alti ideali.

La santità è l'essenziale eredità dei figli di Dio. Cristo dice: "Siate perfetti come il Padre vostro è perfetto" (Mt 5,48). Essa consiste nel compiere la volontà del Padre in ogni circostanza della vita. E' la strada maestra che Gesù stesso ci ha indicato: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt 7,21). Vi ripeto, anche oggi, quanto ho detto a Santiago de Compostela: "Giovani, non abbiate paura di essere santi!". Volate ad alta quota, siate tra coloro che mirano a mete degne dei figli di Dio. Glorificate Dio con la vostra vita!


4. L'eredità dei figli di Dio comporta l'amore fraterno sull'esempio di Gesù, primogenito tra molti fratelli: "Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Jn 15,12). Invocando Dio quale "Padre", non si può non riconoscere nel prossimo - chiunque esso sia - un fratello che ha diritto al nostro amore. Ecco il grande impegno dei figli di Dio: lavorare all'edificazione di una convivenza fraterna fra tutti i popoli.

Non è di questo che il mondo oggi ha bisogno? S'avverte con potenza all'interno delle nazioni l'anelito verso una unità che abbatta ogni barriera d'indifferenza e di odio; spetta in particolare a voi, giovani, il grande compito di costruire una società più giusta e solidale.


5. Prerogativa dei figli di Dio è, poi, la libertà: anche questa fa parte della loro eredità. Si tocca qui un argomento a cui voi giovani siete particolarmente sensibili, poiché si tratta di un dono immenso posto dal Creatore nelle nostre mani. Ma è un dono che bisogna usare bene. Quante false forme di libertà conducono alla schiavitù! Nell'enciclica "Redemptor Hominis" ho scritto in proposito (RH 12): "Gesù Cristo va incontro all'uomo di ogni epoca, anche nella nostra epoca, con le stesse parole: "conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi" (Jn 8,32).

Queste parole racchiudono una fondamentale esigenza e insieme un ammonimento: l'esigenza di un rapporto onesto nei riguardi della verità, come condizione di un'autentica libertà; e l'ammonimento, altresi, perché sia evitata qualsiasi libertà apparente, ogni libertà superficiale e unilaterale, ogni libertà che non penetri tutta la verità sull'uomo e sul mondo. Anche oggi, dopo 2000 anni, il Cristo appare a noi come colui che porta all'uomo la libertà basata sulla verità...".

"Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi" (Ga 5,1). La liberazione operata da Cristo è liberazione dal peccato, radice di tutte le schiavitù umane. Dice san Paolo: "Voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia". La libertà è dunque un dono e, al tempo stesso, un fondamentale dovere di ogni cristiano: "Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi..." (Rm 6,17 Rm 6,15), ammonisce l'apostolo.

Importante e necessaria è la libertà esteriore, garantita da giuste leggi civili, e a ragione ci si rallegra che oggi cresca sempre più il numero dei Paesi dove si rispettano i diritti fondamentali della persona umana, anche se ciò è costato non di rado un alto prezzo di sacrifici e di sangue. Ma la libertà esteriore - pur preziosa - da sola non può bastare. Alle sue radici deve esserci sempre la libertà interiore, propria dei figli di Dio, che vivono secondo lo Spirito (cfr. Ga 5,16), e che sono guidati da una retta coscienza morale, capace di scegliere il vero bene. "Dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà" (2Co 3,17). E' questa, cari giovani, l'unica strada per costruire un'umanità matura e degna di questo nome.

Vedete, dunque, quanto grande e impegnativa sia l'eredità dei figli di Dio, alla quale siete chiamati. Accoglietela con gratitudine e responsabilità. Non sciupatela! Abbiate il coraggio di viverla ogni giorno in maniera coerente e annunciatela agli altri. così il mondo diventerà, sempre di più, la grande famiglia dei figli di Dio.


6. Al centro della Giornata mondiale della gioventù 1991 ci sarà un nuovo raduno mondiale dei giovani. Questa volta, a conclusione degli incontri e delle celebrazioni usuali nelle diocesi, ci ritroveremo per pregare insieme presso il santuario della Madonna Nera di Czestochowa, in Polonia, nella mia Patria. Memori dell'esperienza del pellegrinaggio a Santiago de Compostela (1989), molti di voi accorreranno con gioia a questo appuntamento nella solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, il 14 e 15 agosto 1991. Porteremo con noi, nei nostri cuori e nelle nostre preghiere, i giovani del mondo intero.

Incamminatevi, dunque, sin d'ora verso la casa della Madre di Cristo e nostra Madre, per meditare, sotto il suo amorevole sguardo, sul tema della VI Giornata: "Avete ricevuto uno spirito da figli...".

Dove si può meglio imparare che cosa significhi essere figli di Dio se non ai piedi della Madre di Dio? Maria è la migliore maestra. A lei è stato affidato un ruolo fondamentale nella storia della salvezza: "Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli" (Ga 4,4).

Dove, se non nel suo cuore materno, si può meglio custodire l'eredità dei figli di Dio promessa dal Padre? Portiamo questo dono in vasi di creta. Il nostro pellegrinaggio sarà, quindi, per ciascuno di noi un grande atto di affidamento a Maria. Ci recheremo in un santuario che per il popolo polacco ha un significato tutto particolare, come luogo di evangelizzazione e di conversione, verso il quale confluiscono migliaia di pellegrini provenienti da tutte le parti del Paese e del mondo. Da più di 600 anni, nel monastero di Jasna Gora a Czestochowa, Maria viene venerata nella miracolosa icona della Madonna Nera. Nei momenti più difficili della sua storia, il popolo polacco ha ritrovato là, nella casa della Madre, la forza della fede e la speranza, la propria dignità, e l'eredità dei figli di Dio. Per tutti, giovani dell'Est e dell'Ovest, del Nord e del Sud, il pellegrinaggio a Czestochowa sarà una testimonianza di fede di fronte al mondo intero. Sarà un pellegrinaggio di libertà attraverso le frontiere degli Stati che si aprono sempre più a Cristo, Redentore dell'uomo.


7. Con questo Messaggio intendo iniziare il cammino di preparazione spirituale sia alla VI Giornata mondiale della gioventù, sia al pellegrinaggio a Czestochowa.

Queste riflessioni vogliono servire ad avviare tale cammino, che è soprattutto di fede, di conversione e di ritorno all'essenziale nella nostra vita.

A voi, giovani dei Paesi dell'Est europeo, rivolgo uno speciale incoraggiamento. Non mancate a questo appuntamento, che si profila fin d'ora come un incontro memorabile tra le giovani Chiese dell'Est e dell'Ovest. La vostra presenza a Czestochowa costituirà una testimonianza di fede di enorme significato.

E voi, carissimi giovani della mia amata Polonia, siete chiamati, questa volta, a dare ospitalità ai vostri amici, che giungeranno da ogni parte del mondo.

Per voi e per la Chiesa di Polonia quest'incontro, a cui anch'io prendero parte, costituirà uno straordinario dono spirituale nell'attuale momento storico che state vivendo, così pieno di speranze per l'avvenire. Spiritualmente inginocchiato davanti all'immagine della Madonna Nera di Czestochowa, affido alla sua amorevole protezione l'intero svolgimento della VI Giornata mondiale della gioventù.

A voi, carissimi giovani, la mia cordiale e paterna benedizione.

Dal Vaticano, 15 agosto 1990, solennità dell'Assunzione di Maria ss.ma.

Data: 1990-08-15

Mercoledi 15 Agosto 1990

Messaggio ai giovani a Leopoli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Rinnovate tutto in Cristo, affinché l'Ucraina sia sempre fedele agli obblighi assunti col battesimo nel Dniepr"

Cara Gioventù Ucraina! Diletti figli e figlie.

Con vera gioia ho appreso la notizia che la Gioventù ucraina di Leopoli e dell'Ucraina Occidentale ha deciso di effettuare quest'anno il proprio raduno estivo. Come obbiettivo di questo solenne raduno vi siete posti il motto: "Aprire le porte a Cristo, le porte dei cuori umani, le porte di tutta la comunità, specialmente le porte delle giovani e dei giovani".

Vorrei essere presente in quei giorni insieme con voi, ma questo per ora non è possibile. Per ciò vengo a voi con questa mia parola e vi assicuro che anche se fisicamente sono lontano da voi, tuttavia con il cuore e coi sentimenti sono in mezzo a voi.

Rendiamo oggi tutti insieme gloria e onore a Dio onnipotente per questa grazia che con nuove speranze ci dà la possibilità d'iniziare il secondo Millennio del Cristianesimo in Ucraina. Con tali sentimenti abbiamo festeggiato due anni fa il Millennio del Battesimo della Rus' di Kiev, rendendo grazie alla Santissima Trinità per il grande dono del battesimo. Ora invece preghiamo Iddio che ci conceda la sapienza e la forza per portare questo dono al successivo millennio e trasmetterlo nella sua pienezza ed integrità alle future generazioni.

Il vostro raduno festivo ci offre una buona occasione per ricordare con grata ammirazione un simile raduno della Gioventù ucraina, che si svolse a Leopoli nell'anno 1933 sotto la parola d'ordine: "La Gioventù Ucraina a Cristo". Allora, nell'anno giubilare della passione e della morte salvifica di nostro Signore Gesù Cristo, la Gioventù ucraina a Leopoli con una sola bocca e con un cuor solo invocava la Regina dei cieli: "Deh benedici, o Madre, al grido della Fé, noi vogliam Dio ch'è nostro Padre noi vogliam Dio ch'è nostro Re".

Benediceva allora la sua amabile Gioventù il servo di Dio il metropolita Andrea Szeptyckyj insieme con tutta la Gerarchia cattolica di Galizia per quella via crucis che la Chiesa e il Popolo dovevano affrontare nell'ultimo mezzo secolo.

Oggi la Gioventù ucraina di Leopoli può con gioia cantare quel cantico, che i figli d'lsraele cantarono dopo la miracolosa traversata del mar Rosso: "Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere.

Mia forza e mio canto è il Signore, egli mi ha salvato.

E' il mio Dio e lo voglio lodare, è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare!" (Ex 15,1-2).

Dal raduno dei giovani a Leopoli sotto la parola d'ordine "La Gioventù Ucraina a Cristo" sono passati 57 anni e in questo periodo si sono alternate due nuove generazioni. Ma il compito della Gioventù ucraina e l'obbiettivo della sua vita e del lavoro creativo rimangono immutabili: Rinnovare tutto in Cristo, perché la pace di Cristo sia nel Regno di Cristo, affinché l'Ucraina sia sempre fedele a quegli obblighi, che si è assunta con il Battesimo nelle acque benedette del fiume Dniepr.

Come successore di San Pietro apostolo nella sua sede, a cui è fedele la Gioventù ucraina così ieri come oggi, affido voi tutti alla protezione della Santissima Madre di Dio, che il popolo ucraino venera come la propria Madre e Sovrana. Mi rivolgo a voi da Roma, dalle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e a gran voce esclamo: Cara Gioventù Ucraina, Figli e Figlie! Siate fedeli a Cristo! Perché la fedeltà a Cristo è il cosciente adempimento di tutti i doveri cristiani.

La fedeltà a Cristo è la visione cristiana del mondo. La fedeltà a Cristo è amare Dio e il prossimo. Essere fedeli a Cristo è essere puri ed evitare il peccato.

Essere fedeli a Cristo è amare la Chiesa Madre, ascoltarla e riconoscerla ad alta voce per propria.

Possa questo raduno della Gioventù ucraina a Leopoli diventare una nuova guida per il prosieguo della via e del lavoro della Gioventù ucraina così ora come in avvenire. Per questo prego Iddio misericordioso, e come pegno delle più abbondanti grazie divine, imparto a tutti i partecipanti al raduno la mia Benedizione Apostolica, che estendo a tutto il Popolo ucraino.

(Traduzione dal russo)

Data: 1990-08-15

Mercoledi 15 Agosto 1990

"Ex Corde Ecclesiae" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Costituzione apostolica sulle Università cattoliche

Introduzione


1. Nata dal cuore della Chiesa, l'Università cattolica si inserisce nel solco della tradizione risalente all'origine stessa dell'Università come istituzione, e si è sempre rivelata un centro incomparabile di creatività e di irradiazione del sapere per il bene dell'umanità. Per sua vocazione, l'"Universitas magistrorum et scholarium" si consacra alla ricerca, all'insegnamento e alla formazione degli studenti, liberamente riuniti con i loro maestri nel medesimo amore del sapere.

Essa condivide con tutte le altre Università quel "gaudium de veritate", tanto caro a sant'Agostino, cioè la gioia di ricercare la verità, di scoprirla e di comunicarla ("Confessiones", X, XXIII, 33: "In effetti, la vita beata è la gioia derivante dalla verità, poiché questa gioia deriva da te che sei la verità, Dio mia luce, salvezza del mio volto, Dio mio"; cfr. S. Thomae, "De Malo", IX, 1: "E' infatti naturale all'uomo aspirare alla conoscenza della verità") in tutti i campi della conoscenza. Suo compito privilegiato è quello di "unificare esistenzialmente nel lavoro intellettuale due ordini di realtà che troppo spesso si tende ad opporre come se fossero antitetiche: la ricerca della verità e la certezza di conoscere già la fonte della verità".


2. Per lunghi anni io stesso ho fatto una benefica esperienza, che mi ha interiormente arricchito, di ciò che è proprio della vita universitaria: l'ardente ricerca della verità e la sua trasmissione disinteressata ai giovani e a tutti coloro che imparano a ragionare con rigore, per agire con rettitudine e servire meglio la società umana.

Desidero, perciò, condividere con tutti la mia profonda stima per l'Università cattolica, mentre esprimo vivo apprezzamento per lo sforzo che in essa viene fatto nei vari settori della conoscenza. In particolare, desidero manifestare la mia gioia per i molteplici incontri che il Signore mi ha concesso di avere, nel corso dei viaggi apostolici, con le comunità universitarie cattoliche dei diversi Continenti. Esse sono per me un segno vivente e promettente della fecondità dell'intelligenza cristiana nel cuore di ogni cultura. Esse mi danno la fondata speranza di una nuova fioritura della cultura cristiana nel molteplice e ricco contesto del nostro tempo in mutazione, il quale si trova certamente di fronte a gravi sfide, ma è anche portatore di tante promesse sotto l'azione dello Spirito di verità e di amore.

Desidero esprimere, poi, compiacimento e gratitudine ai numerosissimi professori cattolici impegnati in Università non cattoliche. Il loro compito di accademici e di scienziati, vissuto nella luce della fede cristiana, è da considerare prezioso per il bene delle Università in cui insegnano. La loro presenza, infatti, è uno stimolo continuo alla ricerca disinteressata della verità e della sapienza che viene dall'alto.


3. Fin dall'inizio del pontificato, è stato mio impegno scambiare queste idee e sentimenti con i miei collaboratori più stretti, che sono i cardinali, con la Congregazione per l'educazione cattolica, come pure con le donne e gli uomini di cultura di tutto il mondo. Infatti, il dialogo della Chiesa con le culture del nostro tempo è quel settore vitale, in cui "si gioca il destino della Chiesa e del mondo in questa fine del secolo XX" (Ai Cardinali, 10 novembre 1979. Non c'è che una cultura: quella dell'uomo, dall'uomo e per l'uomo. E la Chiesa, esperta in umanità, secondo il giudizio formulato dal mio predecessore Paolo VI all'ONU, grazie alle sue Università cattoliche e al loro patrimonio umanistico e scientifico, esplora i misteri dell'uomo e del mondo, rischiarandoli alla luce che le dona la rivelazione.


4. E' onore e responsabilità dell'Università cattolica consacrarsi senza riserve alla causa della verità. E', questa, la sua maniera di servire a un tempo la dignità dell'uomo e la causa della Chiesa, la quale ha "l'intima convinzione che la verità è la sua vera alleata... e che la conoscenza e la ragione sono fedeli ministri della fede" (Card. Newman, "The Idea of a University"). Senza per nulla trascurare l'acquisizione di conoscenze utili, l'Università cattolica si distingue per la sua libera ricerca di tutta la verità intorno alla natura, all'uomo e a Dio. La nostra epoca, infatti, ha urgente bisogno di questa forma di servizio disinteressato, che è quello di proclamare il senso della verità, valore fondamentale senza il quale si estinguono la libertà, la giustizia e la dignità dell'uomo. Per una sorta di universale umanesimo, l'Università cattolica si dedica completamente alla ricerca di tutti gli aspetti della verità nel loro legame essenziale con la Verità suprema, che è Dio. Essa, quindi, senza alcun timore, ma piuttosto con entusiasmo s'impegna su tutte le vie del sapere, consapevole di essere preceduta da colui che è "Via, Verità e Vita" (Jn 14,6), il Logos, il cui Spirito di intelligenza e di amore dona alla persona umana di trovare, con la sua intelligenza, la realtà ultima che ne è la fonte e il termine, ed è il solo capace di donare in pienezza quella Sapienza, senza la quale l'avvenire del mondo sarebbe in pericolo.


5. E' nel contesto della ricerca disinteressata della verità che prende luce e significato il rapporto tra fede e ragione. "Intellege ut credas; crede ut intellegas": questo invito di sant'Agostino vale anche per le Università cattoliche, chiamate a esplorare arditamente le ricchezze della rivelazione e quelle della natura, perché lo sforzo congiunto dell'intelligenza e della fede consenta agli uomini di raggiungere la piena misura della loro umanità, creata a immagine e somiglianza di Dio, rinnovata ancora più mirabilmente, dopo il peccato, nel Cristo e chiamata a risplendere nella luce dello Spirito.


6. L'Università cattolica, per l'incontro che stabilisce tra l'insondabile ricchezza del messaggio salvifico del Vangelo e la pluralità e immensità dei campi del sapere in cui la incarna, permette alla Chiesa di istituire un dialogo di incomparabile fecondità con tutti gli uomini di qualsiasi cultura. L'uomo, infatti, vive di una vita degna grazie alla cultura e, se trova la sua pienezza in Cristo, non c'è dubbio che il Vangelo, raggiungendolo e rinnovandolo in tutte le sue dimensioni, è fecondo anche per la cultura, della quale l'uomo stesso vive.


7. Nel mondo di oggi, caratterizzato da sviluppi tanto rapidi nella scienza e nella tecnologia, i compiti dell'Università cattolica assumono un'importanza e un'urgenza sempre maggiore. Difatti, le scoperte scientifiche e tecnologiche, se da una parte comportano un'enorme crescita economica e industriale, dall'altra impongono ineludibilmente la necessaria corrispondente ricerca del significato, al fine di garantire che le nuove scoperte siano usate per l'autentico bene dei singoli e della società umana nel suo insieme. Se è responsabilità di ogni Università ricercare un tale significato, l'Università cattolica è chiamata in modo speciale a rispondere a questa esigenza: la sua ispirazione cristiana le consente di includere nella sua ricerca la dimensione morale, spirituale e religiosa e di valutare le conquiste della scienza e della tecnica nella prospettiva della totalità della persona umana.

In questo contesto le Università cattoliche sono chiamate ad un continuo rinnovamento sia perché Università, sia perché cattoliche. Infatti, "è in gioco il significato della ricerca scientifica e della tecnologia, della convivenza sociale, della cultura, ma, più in profondità ancora, è in gioco il significato stesso dell'uomo" (Discorso del 25 aprile 1989, n. 3). Tale rinnovamento esige la chiara consapevolezza che, per il suo carattere cattolico, l'Università è resa più capace di fare la ricerca disinteressata della verità: ricerca, dunque, che non è subordinata né condizionata da interessi particolari di qualsiasi genere.


8. Avendo già dedicato alle Università e Facoltà ecclesiastiche la costituzione apostolica "Sapientia Christiana", mi è parso doveroso proporre alle Università cattoliche un analogo testo di riferimento che sia per loro come la "magna charta", arricchita dall'esperienza tanto lunga e feconda della Chiesa nel settore universitario, e aperta alle realizzazioni promettenti dell'avvenire, che richiede coraggiosa inventiva e rigorosa fedeltà.


9. Il presente documento è rivolto specialmente ai dirigenti delle Università cattoliche, alle rispettive comunità accademiche, a tutti coloro che di esse si interessano, particolarmente ai vescovi, alle Congregazioni religiose e alle Istituzioni ecclesiali, ai numerosi laici impegnati nella grande missione dell'istruzione superiore. Lo scopo è di far si che si attui "una presenza, per così dire, pubblica, costante e universale del pensiero cristiano in tutto lo sforzo diretto a promuovere la cultura superiore, e inoltre a formare tutti gli studenti, in modo che diventino uomini e donne veramente insigni per sapere, pronti a svolgere compiti impegnativi nella società e a testimoniare la loro fede di fronte al mondo" (GE 10).

10. Oltre che alle Università cattoliche, mi rivolgo anche alle numerose Istituzioni cattoliche di studi superiori. Secondo la loro natura e i propri obiettivi, esse hanno in comune alcune o tutte le caratteristiche di una Università e offrono un proprio contributo alla Chiesa e alla società sia mediante la ricerca, sia mediante l'educazione o la preparazione professionale. Anche se questo documento riguarda specificamente l'Università cattolica, esso intende abbracciare tutte le Istituzioni cattoliche di insegnamento superiore, impegnate a trasformare il messaggio del Vangelo di Cristo negli animi e nelle culture.

E' pertanto con grande fiducia e speranza che invito tutte le Università cattoliche a perseguire il loro compito insostituibile. La loro missione appare sempre più necessaria per l'incontro della Chiesa con lo sviluppo delle scienze e con le culture del nostro tempo.

Insieme con tutti i fratelli vescovi, che condividono con me l'incarico pastorale, desidero manifestarvi la profonda convinzione che l'Università cattolica è senza alcun dubbio uno dei migliori strumenti che la Chiesa offre alla nostra epoca, la quale è alla ricerca di certezza e di sapienza. Avendo la missione di portare la buona novella a tutti gli uomini, la Chiesa non deve mai cessare di interessarsi a questa istituzione. Le Università cattoliche, infatti, con l'investigazione e l'insegnamento l'aiutano a trovare nella maniera adatta ai tempi moderni i tesori antichi e nuovi della cultura, "nova et vetera", secondo la parola di Gesù (Mt 13,52).

11. Mi rivolgo, infine, a tutta la Chiesa, convinto che le Università cattoliche sono necessarie alla sua crescita e allo sviluppo della cultura cristiana e del progresso umano. perciò, l'intera comunità ecclesiale è invitata a dare il suo appoggio alle Istituzioni cattoliche di insegnamento superiore e ad assisterle nel loro processo di sviluppo e di rinnovamento. Essa è invitata in special modo a tutelare i diritti e la libertà di queste Istituzioni nella società civile, a offrire loro un sostegno economico, soprattutto in quei Paesi che ne hanno più urgente bisogno, e a fornire assistenza nella fondazione di nuove Università cattoliche, dove ce ne sia necessità.

Mi auguro che queste disposizioni, basate sull'insegnamento del Concilio Vaticano II, sulle direttive del Codice di diritto canonico, permettano alle Università cattoliche e alle altre Istituzioni cattoliche di studi superiori di adempiere la loro indispensabile missione nel nuovo avvento di grazia che si apre sul nuovo millennio.

I Parte IDENTITA' E MISSIONE A. L'identità dell'Università cattolica


1. Natura e obiettivi 12. Ogni Università, in quanto Università, è una comunità accademica che, in modo rigoroso e critico, contribuisce alla tutela e allo sviluppo della dignità umana e dell'eredità culturale mediante la ricerca, l'insegnamento e i diversi servizi offerti alle comunità locali, nazionali e internazionali. Essa gode di quell'autonomia istituzionale che è necessaria per assolvere efficacemente le sue funzioni e garantisce ai suoi membri la libertà accademica nella salvaguardia dei diritti dell'individuo e della comunità, entro le esigenze della verità e del bene comune (cfr. GS 59; GE 10. "Autonomia istituzionale" sta a significare che il governo di un'istituzione accademica è e rimane interno all'istituzione. "Libertà accademica" è la garanzia data a quanti si occupano di insegnamento e di ricerca, di poter cercare, nell'ambito del proprio campo specifico di conoscenza e conformemente ai metodi propri di tale area, la verità ovunque l'analisi e l'evidenza li conducono, e di poter insegnare e pubblicare i risultati di tale ricerca, tenuti presenti i criteri citati, e cioè nella salvaguardia dei diritti dell'individuo e della comunità nelle esigenze della verità e del bene comune).

13. Poiché l'obiettivo di un'Università cattolica è quello di garantire in forma istituzionale una presenza cristiana nel mondo universitario di fronte ai grandi problemi della società e della cultura (la nozione di cultura usata in questo documento, comprende una duplice dimensione: quella umanistica e quella socio-storica. "Col termine generico di "cultura" si vogliono indicare tutti quei mezzi, con i quali l'uomo affina ed esplica le molteplici sue doti spirituali e fisiche; procura di ridurre in suo potere il cosmo stesso con la conoscenza e il lavoro; rende più umana la vita sociale sia nella famiglia che in tutta la società civile, mediante il progresso del costume e delle istituzioni; infine, con l'andar del tempo, esprime, comunica e conserva nelle sue opere le grandi esperienze e aspirazioni spirituali, affinché possano servire al progresso di molti, anzi di tutto il genere umano. Di conseguenza, la cultura presenta necessariamente un aspetto storico e sociale, e la voce "cultura" assume spesso un significato sociologico ed etnologico" (GS 53)), essa deve possedere, in quanto cattolica, le seguenti essenziali caratteristiche: 1) un'ispirazione cristiana da parte non solo dei singoli, ma anche della comunità universitaria come tale; 2) un'incessante riflessione, alla luce della fede cattolica, sul crescente tesoro della conoscenza umana, al quale cerca di offrire un contributo con le proprie ricerche; 3) la fedeltà al messaggio cristiano così come è presentato dalla Chiesa; 4) l'impegno istituzionale al servizio del popolo di Dio e della famiglia umana nel loro itinerario verso quell'obiettivo trascendente che dà significato alla vita.

14. "Alla luce di queste quattro caratteristiche, è evidente che oltre all'insegnamento, alla ricerca e ai servizi comuni a tutte le Università, un'Università cattolica, per impegno istituzionale, apporta al suo compito l'ispirazione e la luce del messaggio cristiano. In una Università cattolica, quindi, gli ideali, gli atteggiamenti e i principi cattolici permeano e informano le attività universitarie conformemente alla natura e all'autonomia proprie di tali attività. In una parola, essendo al tempo stesso Università e cattolica, essa deve essere insieme una comunità di studiosi, che rappresentano diversi campi della conoscenza umana, e un'istituzione accademica, in cui il cattolicesimo è presente in modo vitale" ("L'Université Catholique dans le monde moderne".

Document final du II Congrès des délégués des Universités catholiques, Roma, 20-29 novembre 1972, § 1).

15. L'Università cattolica, quindi, è il luogo in cui gli studiosi esaminano a fondo la realtà con i metodi propri di ogni disciplina accademica, e in tal modo contribuiscono all'arricchimento del tesoro delle conoscenze umane. Ciascuna disciplina viene studiata in modo sistematico, le varie discipline poi vengono portate a dialogo tra loro al fine del reciproco arricchimento. Tale ricerca, oltre ad aiutare uomini e donne nel perseguimento costante della verità offre un'efficace testimonianza, oggi tanto necessaria, della fiducia che ha la Chiesa nel valore intrinseco della scienza e della ricerca.

In una Università cattolica la ricerca comprende necessariamente: a) il perseguimento di un'integrazione della conoscenza; b) il dialogo tra fede e ragione; c) una preoccupazione etica; e d) una prospettiva teologica.

16. L'integrazione della conoscenza è un processo che rimane sempre da perfezionare. Inoltre, l'incremento del sapere nel nostro tempo, a cui si aggiunge il crescente frazionamento della conoscenza in seno alle singole discipline accademiche, rende tale compito sempre più difficile. Ma un'Università, e specialmente un'Università di organismi protesi alla ricerca della verità...

Occorre, pertanto, promuovere tale superiore sintesi, nella quale soltanto troverà appagamento quella sete di verità che è iscritta profondamente nel cuore dell'uomo" (Discorso al Convegno Internazionale delle Università cattoliche, 25 aprile 1989. Il card. Newman osserva che un'Università "dichiara di assegnare ad ogni studio, che essa accoglie, il suo proprio posto e i suoi giusti confini, di definire i diritti, di stabilire i reciproci rapporti e di attuare l'intercomunione di ognuno e di tutti"). Guidati dai contributi specifici della filosofia e della teologia, gli studiosi universitari saranno impegnati in uno sforzo costante per determinare la relativa collocazione e il significato di ciascuna delle diverse discipline nel quadro di una visione della persona umana e del mondo illuminata dal Vangelo e, quindi, dalla fede in Cristo-Logos, come centro della creazione e della storia umana.

17. Nel promuovere detta integrazione l'Università cattolica deve impegnarsi, più specificamente, nel dialogo tra fede e ragione, in modo che si possa vedere più profondamente come fede e ragione si incontrino nell'unica verità. Pur conservando ciascuna disciplina accademica la propria integrità e i propri metodi, questo dialogo mette in evidenza che la "ricerca metodica in ogni ramo del sapere, se condotta in maniera veramente scientifica e secondo le leggi morali, non può mai trovarsi in reale contrasto con la fede. Le cose terrene e le realtà della fede, infatti, hanno origine dal medesimo Dio" (GS 36. Ad un gruppo di scienziati facevo osservare che "mentre ragione e fede rappresentano senza dubbio due ordini distinti di conoscenza, ciascuno autonomo relativamente ai suoi metodi, entrambi infine devono convergere nella scoperta di una sola realtà totale che ha la sua origine in Dio"). La vitale interazione dei due distinti livelli di conoscenza dell'unica verità conduce a un maggior amore per la verità stessa e contribuisce ad una più ampia comprensione del significato della vita umana e del fine della creazione.

18. Poiché il sapere deve servire la persona umana, nell'Università cattolica la ricerca viene sempre effettuata con la preoccupazione delle implicazioni etiche e morali, insite sia nei suoi metodi che nelle sue scoperte. Pur presente in ogni ricerca, questa preoccupazione è particolarmente urgente nel campo della ricerca scientifica e tecnologica. "E' essenziale che ci convinciamo della priorità dell'etico sul tecnico, del primato della persona sulle cose, della superiorità dello spirito sulla materia. La causa dell'uomo sarà servita solo se la conoscenza è unita alla coscienza. Gli uomini di scienza aiuteranno realmente l'umanità solo se conserveranno "il senso della trascendenza dell'uomo sul mondo e di Dio sull'uomo"" (Discorso all'Unesco, Parigi, 2 giugno 1980).

19. La teologia svolge un ruolo particolarmente importante nella ricerca di una sintesi del sapere, come anche nel dialogo tra fede e ragione. Essa porta, altresi, un contributo a tutte le altre discipline nella loro ricerca di significato, non solo aiutandole ad esaminare in qual modo le rispettive scoperte influiranno sulle persone e sulla società, ma fornendo anche una prospettiva e un orientamento che non sono contenuti nelle loro metodologie. A sua volta, l'interazione con queste altre discipline e le loro scoperte arricchisce la teologia, offrendole una migliore comprensione del mondo di oggi e rendendo la ricerca teologica più aderente alle presenti esigenze. Attesa la specifica importanza della teologia tra le discipline accademiche, ogni Università cattolica dovrà avere una Facoltà o, almeno, una cattedra di teologia (cfr. GE 10).

20. Data l'intima relazione tra investigazione e insegnamento, conviene che le sopra indicate esigenze della ricerca influiscano su tutto l'insegnamento. Mentre ciascuna disciplina viene insegnata in maniera sistematica e in base ai propri metodi, la interdisciplinarietà, sostenuta dall'apporto della filosofia e della teologia, aiuta gli studenti ad acquistare una visione organica della realtà e a sviluppare un desiderio incessante di progresso intellettuale. Nella comunicazione del sapere, poi, si mette in risalto come la ragione umana nella sua riflessione si apre a interrogativi sempre più vasti e come la risposta completa ad essi proviene dall'alto attraverso la fede. Inoltre, le implicazioni morali, presenti in ciascuna disciplina, sono esaminate come parte integrante dell'insegnamento della stessa disciplina; ciò perché l'intero processo educativo sia rivolto in definitiva allo sviluppo integrale della persona. Infine, la teologia cattolica, insegnata in piena fedeltà alla Scrittura, alla tradizione e al magistero della Chiesa, offrirà una chiara conoscenza dei principi del Vangelo, la quale arricchirà il significato della vita umana e le conferirà una nuova dignità.

Mediante la ricerca e l'insegnamento gli studenti siano formati nelle varie discipline in modo da diventare veramente competenti nel settore specifico, cui si dedicheranno al servizio della società e della Chiesa, ma nello stesso tempo siano addestrati a testimoniare la loro fede davanti al mondo.


2. La comunità universitaria 21. L'Università cattolica persegue i propri obiettivi anche mediante l'impegno di formare una comunità autenticamente umana, animata dallo spirito di Cristo. La fonte della sua unità scaturisce dalla comune consacrazione alla verità, dalla medesima visione della dignità umana e, in ultima analisi, dalla persona e dal messaggio di Cristo che dà all'istituzione il suo carattere distintivo. Come risultato di questa impostazione, la comunità universitaria è animata da uno spirito di libertà e di carità; è caratterizzata dal rispetto reciproco, dal dialogo sincero, dalla tutela dei diritti di ciascuno. Assiste tutti i suoi membri nel raggiungere la pienezza come persone umane. Ogni membro della comunità, a sua volta, aiuta a promuovere l'unità e contribuisce, secondo il proprio ruolo e le proprie capacità, alle decisioni che riguardano la comunità stessa, nonché a mantenere e a rafforzare il carattere cattolico dell'istituzione.

22. I docenti universitari si sforzino di migliorare sempre la propria competenza e di inquadrare il contenuto, gli obiettivi, i metodi e i risultati della ricerca di ciascuna disciplina nel contesto di una coerente visione del mondo. I docenti cristiani sono chiamati ad essere testimoni ed educatori di un'autentica vita cristiana, la quale manifesti la raggiunta integrazione tra fede e cultura, tra competenza professionale e sapienza cristiana. Tutti i docenti saranno ispirati dagli ideali accademici e dai principi di una vita autenticamente umana.

23. Gli studenti sono sollecitati a perseguire un'educazione che armonizzi l'eccellenza dello sviluppo umanistico e culturale con la formazione professionale specializzata. Detto sviluppo deve esser tale che essi si sentano incoraggiati a continuare la ricerca della verità e del suo significato durante tutta la vita, dato che "è necessario che lo spirito sia coltivato in modo che si sviluppino le facoltà dell'ammirazione, dell'intuizione, della contemplazione, e si diventi capaci di formarsi un giudizio personale e di coltivare il senso religioso, morale e sociale" (GS 59. Il card. Newman descrive così l'ideale perseguito: "Viene formata una mentalità che dura tutta la vita, e i cui attributi sono la libertà, l'equità, la tranquillità, la moderazione e la sapienza"). Ciò li renderà idonei ad acquistare o, se lo hanno già, ad approfondire uno stile di vita autenticamente cristiano. Essi devono essere coscienti della serietà della loro professione e sentire la gioia di essere domani "leaders" qualificati, testimoni di Cristo nei luoghi in cui dovranno svolgere il loro compito.

24. I dirigenti e il personale amministrativo in una Università cattolica promuovano la crescita costante dell'Università e della sua comunità mediante una gestione di servizio. La dedizione e la testimonianza del personale non accademico sono indispensabili per l'identità e per la vita dell'Università.

25. Molte Università cattoliche sono state fondate da Congregazioni religiose e continuano a dipendere dal loro appoggio. Le Congregazioni religiose, che si dedicano all'apostolato dell'istruzione superiore, sono sollecitate ad aiutare queste istituzioni nel rinnovamento del loro impegno e a continuare a preparare religiosi e religiose capaci di dare un positivo contributo alla missione dell'Università cattolica.

Inoltre, le attività universitarie sono per tradizione un mezzo grazie al quale i laici possono svolgere un importante ruolo nella Chiesa. Oggi, nella maggior parte delle Università cattoliche, la comunità accademica è composta in maggioranza da laici, i quali assumono in numero crescente alte funzioni e responsabilità di direzione. Questi laici cattolici rispondono alla chiamata della Chiesa "ad essere presenti, all'insegna del coraggio e della creatività intellettuale, nei posti privilegiati della cultura, quali sono il mondo dell'educazione: Scuola e Università" (CL 44). Il futuro delle Università cattoliche dipende, in gran parte, dal competente e generoso impegno dei laici cattolici. La Chiesa vede la loro crescente presenza in queste istituzioni come un segno di grande speranza e una conferma dell'insostituibile vocazione del laicato nella Chiesa e nel mondo, con la fiducia che esso, nell'esercizio del proprio ruolo, "illumini e ordini tutte le realtà temporali, in modo che sempre si compiano e si sviluppino secondo Cristo, e siano di lode al Creatore e al Redentore" (LG 31).

26. La comunità universitaria di molte istituzioni cattoliche include colleghi appartenenti ad altre Chiese, ad altre comunità ecclesiali e religioni, nonché colleghi che non professano alcun credo religioso. Questi uomini e queste donne con la loro formazione ed esperienza contribuiscono al progresso delle diverse discipline accademiche o allo svolgimento di altri compiti universitari.


3. L'Università cattolica nella Chiesa 27. Affermandosi come Università, ogni Università cattolica mantiene con la Chiesa un rapporto che è essenziale alla sua identità istituzionale. Come tale, essa partecipa più direttamente alla vita della Chiesa particolare in cui ha sede; ma, nello stesso tempo - essendo inserita, come istituzione accademica, nella comunità internazionale del sapere e della ricerca - partecipa e contribuisce alla vita della Chiesa universale, assumendo pertanto uno speciale legame con la Santa Sede in ragione del servizio di unità, che è chiamata a compiere per l'intera Chiesa.

Da questo suo essenziale rapporto con la Chiesa derivano quali conseguenze la fedeltà dell'Università, come istituzione, al messaggio cristiano, il riconoscimento e l'adesione all'autorità magisteriale della Chiesa in materia di fede e morale. I membri cattolici della comunità universitaria, a loro volta, sono anch'essi chiamati a una fedeltà personale alla Chiesa, con tutto quanto questo comporta. Dai membri non cattolici, infine, ci si attende il rispetto del carattere cattolico dell'istituzione in cui prestano la loro opera, mentre l'Università, a sua volta, rispetterà la loro libertà religiosa (cfr. DH 2).

28. I vescovi hanno la particolare responsabilità di promuovere le Università cattoliche e specialmente di seguirle e assisterle nel mantenimento e nel rafforzamento della loro identità cattolica anche nei confronti delle autorità civili. Ciò sarà più adeguatamente ottenuto creando e mantenendo rapporti stretti, personali e pastorali tra l'Università e le autorità ecclesiastiche, caratterizzati da fiducia reciproca, coerente collaborazione e continuo dialogo.

Anche se non entrano direttamente nel governo interno dell'Università, i vescovi "non devono essere considerati agenti esterni, bensi partecipi della vita dell'Università cattolica" (Discorso ai Direttori di scuole superiori, 12 settembre 1987, n. 4).

29. La Chiesa, accettando "la legittima autonomia della cultura umana e specialmente delle scienze", riconosce anche la libertà accademica dei singoli studiosi nella disciplina di propria competenza, in accordo con i principi e i metodi della scienza, a cui essa si riferisce (GS 59), ed entro le esigenze della verità e del bene comune.

Anche la teologia, come scienza, ha un suo legittimo posto nell'Università accanto alle altre discipline. Essa, come le compete, ha principi e metodi propri che la definiscono appunto come scienza. Purché aderiscano a tali principi e ne applichino il rispettivo metodo, i teologi godono anch'essi della medesima libertà accademica.

I vescovi incoraggino il lavoro creativo dei teologi. Essi servono la Chiesa mediante la ricerca condotta in modo rispettoso del metodo teologico. Essi cercano di comprender meglio, di sviluppare ulteriormente e di comunicare più efficacemente il senso della rivelazione cristiana come è trasmessa dalla Sacra Scrittura, dalla tradizione e dal magistero della Chiesa. Essi studiano anche le vie, mediante le quali la teologia può portare luce sulle questioni specifiche, poste dalla cultura odierna. Nello stesso tempo, poiché la teologia cerca la comprensione della verità rivelata, la cui autentica interpretazione è affidata ai vescovi della Chiesa (cfr. DV 8-10), è elemento intrinseco ai principi e al metodo propri della ricerca e dell'insegnamento della loro disciplina accademica, che i teologi debbano rispettare l'autorità dei vescovi e aderire alla dottrina cattolica secondo il grado di autorità con cui essa è insegnata (cfr. LG 25). In ragione dei rispettivi ruoli collegati tra loro, il dialogo tra i vescovi e i teologi è essenziale; e ciò è vero specialmente oggi, quando i risultati della ricerca sono tanto rapidamente e ampiamente diffusi attraverso i mezzi di comunicazione sociale (cfr. Sacra Congregazione per la dottrina della fede, "Instructio de ecclesiali theologi vocatione Donum Veritatis", 24 maggio 1990).

B. La missione di servizio dell'Università cattolica 30. La missione fondamentale di un'Università è la continua indagine della verità mediante la ricerca, la conservazione e la comunicazione del sapere per il bene della società. A questa missione l'Università cattolica partecipa con l'apporto delle sue specifiche caratteristiche e finalità.


1. Servizio alla Chiesa e alla società 31. Mediante l'insegnamento e la ricerca l'Università cattolica offre un indispensabile contributo alla Chiesa. Essa, infatti, prepara uomini e donne, che, ispirati dai principi cristiani e aiutati a vivere in maniera matura e responsabile la loro vocazione cristiana, saranno anche capaci di assumere posti di responsabilità nella Chiesa. Inoltre, grazie ai risultati delle ricerche scientifiche da essa messi a disposizione, l'Università cattolica potrà aiutare la Chiesa nel rispondere ai problemi e alle esigenze del tempo.

32. L'Università cattolica, al pari di qualsiasi altra Università, è inserita nella società umana. Per lo sviluppo del suo servizio alla Chiesa, essa è sollecitata - sempre nell'ambito della competenza che le è propria - a essere strumento sempre più efficace di progresso culturale sia per gli individui, che per la società. Le sue attività di ricerca, quindi, includeranno lo studio dei gravi problemi contemporanei, quali la dignità della vita umana, la promozione della giustizia per tutti, la qualità della vita personale e familiare, la protezione della natura, la ricerca della pace e della stabilità politica, la condivisione più equa delle risorse del mondo e un nuovo ordinamento economico e politico, che serva meglio la comunità umana a livello nazionale e internazionale.

La ricerca universitaria sarà indirizzata a studiare in profondità le radici e le cause dei gravi problemi del nostro tempo, riservando speciale attenzione alle loro dimensioni etiche e religiose.

All'occorrenza l'Università cattolica dovrà avere il coraggio di dire verità scomode, verità che non lusingano l'opinione pubblica, ma che pur sono necessarie per salvaguardare il bene autentico della società.

33. Una specifica priorità sarà data all'esame e alla valutazione, dal punto di vista cristiano, dei valori e delle norme dominanti nella società e nella cultura moderna e alla responsabilità di comunicare alla società di oggi quei principi etici e religiosi che danno pieno significato alla vita umana. E' questo un ulteriore contributo che l'Università può dare allo sviluppo di quell'autentica antropologia cristiana, che ha origine nella persona di Cristo e che permette al dinamismo della creazione e della redenzione di influire sulla realtà e sulla retta soluzione dei problemi della vita.

34. Lo spirito cristiano di servizio agli altri per la promozione della giustizia sociale riveste particolare importanza per ogni Università cattolica, e deve essere condiviso dai docenti e sviluppato tra gli studenti. La Chiesa si impegna fermamente per la crescita integrale di ogni uomo e di ogni donna (cfr. SRS 27-34). Il Vangelo, interpretato dalla dottrina sociale della Chiesa, chiama urgentemente a promuovere "lo sviluppo dei popoli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell'ignoranza; di quelli che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà e una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta della loro piena realizzazione" (PP 1). Ogni Università cattolica sente la responsabilità di contribuire concretamente al progresso della società, entro la quale opera: potrà cercare, ad esempio, i modi per rendere l'educazione universitaria accessibile a tutti quelli che possono trarne profitto, specialmente i poveri o i membri dei gruppi minoritari, che ne sono stati tradizionalmente privati. Essa, inoltre, ha la responsabilità - nei limiti delle sue possibilità - di aiutare a promuovere lo sviluppo delle Nazioni emergenti.

35. Nel suo sforzo di offrire una risposta a questi complessi problemi, che toccano tanti aspetti della vita umana e della società, l'Università cattolica insisterà sulla cooperazione fra le varie discipline accademiche, le quali offrono già il proprio specifico contributo alla ricerca di soluzioni. Inoltre, poiché le risorse economiche e personali delle singole Istituzioni sono limitate, è essenziale la cooperazione in comuni progetti di ricerca programmati fra Università cattoliche, nonché con altre Istituzioni sia private che governative. A questo riguardo e anche per quanto concerne altri campi di attività specifiche di una Università cattolica, viene riconosciuto il ruolo che hanno le varie associazioni nazionali e internazionali delle Università cattoliche. Tra queste è da ricordare in particolare la missione della Federazione Internazionale delle Università cattoliche, costituita dalla Santa Sede, la quale da essa si attende una fruttuosa collaborazione.

36. Mediante i programmi di educazione permanente degli adulti, rendendo i docenti disponibili a servizi di consulenza, avvalendosi dei moderni mezzi di comunicazione e in vari altri modi, l'Università cattolica può far si che il crescente complesso della conoscenza umana e una sempre miglior comprensione della fede siano messi a disposizione di un pubblico più vasto estendendo così i servizi dell'Università oltre la cerchia propriamente accademica.

37. Nel servizio alla società l'interlocutore privilegiato sarà naturalmente il modo accademico culturale e scientifico della ragione in cui opera l'Università cattolica. Sono da incoraggiare forme originali di dialogo e di collaborazione tra le Università cattoliche e le altre Università della Nazione in favore dello sviluppo, della comprensione tra le culture, della difesa della natura con una coscienza ecologica internazionale.

Unitamente alle altre Istituzioni private e pubbliche, le Università cattoliche mediante l'educazione superiore e la ricerca servono l'interesse comune, rappresentano uno fra gli svariati tipi di istituzioni necessarie per la libera espressione della diversità culturale, e sono impegnate a promuovere il senso della solidarietà nella società e nel mondo. Esse, pertanto, hanno tutto il diritto di attendersi da parte della società civile e delle autorità pubbliche, il riconoscimento e la difesa della loro autonomia istituzionale e della loro libertà accademica. Il medesimo diritto hanno, inoltre, per quel che riguarda il sostegno economico, necessario perché ne siano assicurati l'esistenza e lo sviluppo.



GPII 1990 Insegnamenti - Omelia nella solennità dell'Assunta - Castel Gandolfo (Roma)