GPII 1990 Insegnamenti - All'Angelus - Dar-es-Salaam (Tanzania)

All'Angelus - Dar-es-Salaam (Tanzania)

Titolo: Solenne atto di affidamento a Maria al termine della Messa

Madre della Chiesa, Madre di tutta l'umanità io, Giovanni Paolo II, affido alla tua amorevole protezione il popolo della Tanzania.

Cari fratelli e sorelle mentre ci accingiamo a concludere questa solenne Liturgia, ci rivolgiamo alla Beata Vergine Maria, Madre del Redentore, per riaffidare il vostro Paese alle sue cure materne.

Santa Maria, Madre della Chiesa, Madre di tutta l'umanità: io Giovanni Paolo II, Successore dell'Apostolo Pietro, affido il popolo della Tanzania alla tua amorevole protezione.

Come tuoi figli e figlie devoti, essi rinnovano la loro consacrazione a te come popolo e giovane Nazione di questo continente di promesse. Sulle loro legittime speranze ed aspirazioni, sia presenti che future, invoco la tua potente intercessione come Madre di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Madre della santa Famiglia di Nazareth: Tu sei anche la Madre della "Chiesa nella casa". Io imploro il tuo aiuto sulle famiglie del tuo devoto popolo della Tanzania. Confortale nelle loro sofferenze e dai loro forza con la luce, la gioia, la serenità e il coraggio che hanno contraddistinto la tua vita familiare con Gesù e Giuseppe.

Santa Maria, Madre di Dio: Ti affido con ardore la vita della Chiesa in Tanzania. Raccomando alla tua sollecitudine tutte le Chiese locali affinché esse, radunate dai loro Pastori nello Spirito Santo attraverso il Vangelo e l'Eucaristia, possano realmente riflettere la presenza dell'una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa di Cristo. Nel tuo amore materno, aiuta i Vescovi, i sacerdoti e i religiosi a vivere con generosità e pienamente le vocazioni che hanno ricevuto in seno alla Chiesa, per servire il popolo di Dio e per testimoniare le verità e le necessità morali del regno di Cristo. Ricorda in modo speciale coloro che sono stati ordinati oggi, affinché possano essere degni servi ed araldi del Vangelo.

Regina della pace: Ascolta le preghiere del tuo fedele popolo tanzaniano per la pace, per l'armonia nel suo Paese e in tutta l'Africa. Insegnagli le vie del perdono e della riconciliazione nelle sue famiglie e nella vita politica e sociale. Possano tutti i Tanzaniani sapere come accettarsi l'un l'altro nel rispetto e fiducia reciproci, lavorando instancabilmente per lo sviluppo del loro Paese nella giustizia universale e nella solidarietà.

Maria, nostra Madre, accetta questo atto di affidamento e ottieni quanto chiediamo dal Cuore di tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo.

Così sia.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-09-02

Domenica 2 Settembre 1990

Ai capi di altre confessioni religiose nel "Msimbazi Centre" - Dar-es-Salaam (Tanzania)

Titolo: Rispettare il diritto di ogni persona alla libertà religiosa

Distinti rappresentanti religiosi, Cari fratelli,


1. Voglio porgere a tutti voi un cordialissimo saluto e ringraziarvi per la vostra presenza qui oggi. La mia visita pastorale sarebbe incompleta se non cogliessi l'opportunità di incontrare i rappresentanti dei vari organismi religiosi della Tanzania. Invero, per me questa non è soltanto una felice occasione, ma anche un dovere che mi è affidato come Pastore della Chiesa Cattolica Universale. E' un dovere poiché la Chiesa è impegnata a cercare il dialogo nella verità e nell'amore con tutta l'umanità, e in modo particolare con gli altri Cristiani e con i seguaci delle altre religioni.

Nel 1964, durante il Concilio Vaticano II, nella sua prima Lettera Enciclica Ecclesiam Suam, il mio predecessore, il Papa Paolo VI, ha descritto la via del dialogo che la Chiesa doveva seguire. Quello stesso Concilio Ecumenico ha sviluppato questo programma nel suo insegnamento e ha creato le strutture idonee al perseguimento di tale fine. La Chiesa Cattolica si sente in dovere di entrare in dialogo con gli altri Cristiani in obbedienza alla volontà di Cristo che "tutti siano uno" (Jn 17,21), e con le altre religioni come parte della sua missione per portare avanti il "dialogo della salvezza" (cfr. Paolo VI, Ecclesiam Suam, AAS (1964), pagg. 641 e segg.) iniziato da Dio e portato a compimento nella Morte e Risurrezione del suo Figlio.


2. E' importante sapere cosa intendiamo quando diciamo che vogliamo seguire la via del dialogo. In generale, dialogo significa intercomunicazione, amicizia e rispetto reciproco, nonché uno sforzo unitario per il raggiungimento delle mete comuni, tutti al servizio di una comune ricerca della verità. Nel contesto del pluralismo religioso, "il dialogo è un complesso di attività umane, tutte fondate sul rispetto e sulla stima per gli individui di diversa religione. Esso include la quotidiana convivenza nella pace e nell'aiuto reciproco, insieme alla testimonianza di ognuno ai valori assimilati durante l'esperienza di fede. Esso comporta una disponibilità a cooperare con gli altri per il miglioramento dell'umanità, e un impegno per cercare insieme la vera pace. Significa l'incontro tra teologi e altri esperti religiosi per esplorare, con le loro controparti di altre religioni, aree di convergenza e di divergenza. Dove le circostanze lo permettono, significa la condivisione di esperienze e di approfondimenti spirituali" (Discorso all'Assemblea del Segretariato per i Non-Cristiani, 28 aprile 1987).

Per quanto riguarda gli scopi del dialogo interreligioso, una migliore comprensione reciproca può portare a nuovi atteggiamenti di rispetto e alla promozione di ideali comuni nella sfera della libertà religiosa, della fratellanza umana e del progresso sociale (cfr. Paolo Vl, Ecclesiam Suam, AAS (1964), pag. 655). Ciò costituirebbe di per sé un non piccolo risultato in un mondo che giustamente guarda alla religione come un fattore di armonia e di pace, ed è scandalizzato quando la religione è usata per giustificare o promuovere la divisione e l'odio, o addirittura la violenza.


3. A tutti i miei Fratelli e le mie Sorelle Cristiani che sono qui oggi, voglio dire che non ci si può sottrarre al compito di raggiungere la pienezza di unità che Gesù Cristo desidera tra i suoi discepoli. Sotto l'azione della grazia ispirante dello Spirito Santo, il progresso dell'ecumenismo costituisce un importante "segno dei tempi" (UR 4), chiamando tutti i Cristiani a una riflessione orante e a raddoppiare i loro sforzi verso un maggiore accordo e una più intensa cooperazione. E' mio fervente desiderio che, secondo le parole del Concilio Vaticano II, un giorno "tutti i Cristiani si riuniscano in quell'unità dell'una e unica Chiesa che Cristo fin dall'inizio dono alla sua Chiesa" (Ibidem UR 4).

Nonostante dopo secoli vi siano ancora seri ostacoli da superare, ringraziamo il Signore per il forte spirito ecumenico che si sta facendo strada in Tanzania e per i numerosi esempi di cooperazione ecumenica che già vi si riscontrano. Di fronte a voi si profila un'immensa area di cooperazione per la difesa della dignità e dei diritti della persona umana, l'applicazione dei principi evangelici alla vita sociale, la liberazione da calamità quali la fame, le malattie, l'analfabetismo e il terribile fardello della povertà (cfr. UR 12).

Ma esiste anche un'altra dimensione dell'ecumenismo Cristiano. Il dialogo dell'unità Cristiana è anche al servizio di un più ampio "dialogo della salvezza" con i popoli di ogni religione. La fede in Gesù Cristo, "la Via, la Verità, e la Vita" (Jn 14,6), "il solo nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12), ci sollecita a proclamare la sua esistenza davanti al mondo. Quanto più credibile ed efficace sarebbe la nostra comune testimonianza del Salvatore, se essa fosse una testimonianza resa nell'unità più completa! Anche ora, tuttavia, questa testimonianza trae vigore da ogni sforzo che noi compiamo per progredire sul cammino di un'armonia e di un amore più grandi. So che la Chiesa Cattolica in Tanzania è impegnata su questo cammino al vostro fianco, e sono sicuro che per l'imperscrutabile provvidenza del Signore, i vostri sforzi ecumenici saranno fruttuosi "perché il mondo creda" (Jn 17,21).


4. I miei calorosi saluti e i migliori auguri vanno anche ai membri delle altre religioni, induisti, buddisti e in particolare ai seguaci dell 'lslam. Prego affinché questo incontro serva a rafforzare le buone relazioni esistenti in Tanzania tra i gruppi religiosi qui rappresentati. Possa la nostra fede in un unico Dio essere la vera sorgente del nostro amore e della stima reciproca! E' innegabile che il dialogo tra Cristiani e Musulmani assume una importanza sempre crescente nel mondo di oggi. Ed è anche una questione delicata, essendo ambedue le religioni profondamente impegnate nella diffusione della propria fede. Ma, obiettivamente, esiste un fondamento ben saldo sul quale è possibile costruire il rispetto e la collaborazione reciproci: esso consiste nel riconoscere ad ogni individuo il diritto inalienabile e il solenne dovere di seguire la propria retta coscienza nella ricerca della verità e nell'adesione ad essa. Un'osservanza religiosa che sia in qualche modo imposta dall'esterno non è in grado di soddisfare il Signore del cielo e della terra. E' lecito chiedersi cosa diverrebbero i doni meravigliosi della ragione e della libertà che concedono agli individui il privilegio di essere investiti di personale responsabilità, e che costituiscono il valore e la gloria degli amati figli e figlie del Creatore. (cfr. DH 2).

Un dialogo del tipo che ho appena descritto, non tenta di produrre un consenso artificioso intorno alle convinzioni della nostra fede; esso aiuta piuttosto ad assicurare che, nel fervore di proclamare le nostre credenze, e nei metodi usati, rispettiamo il diritto di ogni persona alla libertà religiosa.

Coltivando delle relazioni positive e costruttive fra le nostre comunità, possiamo giungere ad una comprensione reciproca ed al rispetto che garantisce l'applicazione di questo fondamentale diritto umano e apre la via alla costruzione di una società nella quale ognuno può contribuire al bene comune.

Cristiani e Musulmani possono vivere in armonia e manifestare la solidarietà reciproca in tutte le circostanze felici, i dolori e le sfide che segnano la vita di una comunità locale. Come dimostra l'esperienza in molte parti del mondo, le differenze religiose fra di loro non necessariamente rovinano la convivenza. I Cristiani e i Musulmani della Tanzania possono senz'altro costruire insieme una società uniformata ai valori insegnati da Dio: la tolleranza, la giustizia, la pace, e la sollecitudine per i più poveri e i più deboli. Mi auguro che le due religioni possano lavorare una al fianco dell'altra per garantire che questi valori e il diritto alla libertà religiosa vengano sanciti da una legge civile, a salvaguardia della vera uguaglianza fra tutti i cittadini della Tanzania.


5. A tutti coloro che oggi sono qui presenti, esprimo il sentito augurio, accompagnato da un'ardente preghiera, affinché il futuro della Tanzania e dell'Africa tutta possa essere forgiato dalla fede in Dio e non dall'agnosticismo.

Sono molti coloro che nel mondo di oggi scelgono di ignorare, mettendo in pericolo l'umanità, il potere che la fede religiosa ha nel determinare la storia e la cultura. Cari amici, il mio augurio è che noi, che sappiamo che non è così, cerchiamo sempre la pace e non il conflitto, il rispetto reciproco e la comprensione e non la polemica, nel nostro sforzo di testimoniare il mistero trascendente che la coscienza ci dice essere la sola risposta alle più profonde aspirazioni del cuore umano.

Dio vi benedica tutti.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-09-02

Domenica 2 Settembre 1990

Al clero nella "St Peter's Church" - Dar-es-Salaam (Tanzania)

Titolo: L'evangelizzazione permanente dell'Africa esige indefettibile ricerca di santità di vita e vivo senso della missione

Caro Arcivescovo Polycarp Pengo, Cari sacerdoti e religiosi.


1. Sia lodato Gesù Cristo! Quale Successore di Pietro, l'Apostolo a cui il Signore ha affidato il compito di confermare i suoi fratelli nella fede (cfr. Lc 22,32), rendo grazie al nostro Padre celeste per questo incontro con voi, i sacerdoti e i religiosi della Tanzania. Sono grato a tutti coloro che hanno pregato affinché - con le parole di San Paolo - "io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi" (Rm 15,32). E' mio grande desiderio salutare personalmente ciascuno di voi e assicurarvi della mia orante vicinanza alla vostra vita e al vostro ministero.

Siamo uniti tra di noi da un legame che non è altro se non l'amore divino che lo Spirito Santo ha effuso nei nostri cuori (cfr. Rm 5,5), un amore che ha preso forma nella singolare e specifica vocazione conferita a ciascuno di noi nel Corpo di Cristo. Anche quando siamo geograficamente separati e lontani gli uni dagli altri, siamo tuttavia intimamente uniti in Cristo Gesù. Nella comunione che è la Chiesa, desidero incoraggiare voi - come tutti i sacerdoti e i religiosi della Tanzania - nella vostra chiara testimonianza al Vangelo e nel vostro devoto servizio al popolo di Dio. Attraverso la vostra fedeltà, la comunità ecclesiale in Tanzania si costruisce in unità, santità e verità. Ringrazio l'Arcivescovo Pengo per le sue parole di benvenuto e Padre Itatiro, la cui descrizione dell'espansione della Chiesa in questo Paese ci invita a lodare Dio, che è l'autore di questa crescita (cfr. 1Co 3,6-7). La comunità cattolica in Tanzania deve molto ai sacrifici e agli sforzi spesso eroici dei Missionari dello Spirito Santo, dei Padri Bianchi, dei Benedettini di Sant'Ottilia e di molti altri missionari di diversi Paesi che per primi hanno predicato il Vangelo in questa regione, e saluto i membri di queste congregazioni che sono qui presenti. Attraverso la grazia di Dio, l'apostolato iniziato da questi pionieri è stato proseguito dai loro successori e da un numero crescente di sacerdoti, religiosi e religiose indigeni.

Lavorando insieme fianco a fianco in quello spirito di mutua accettazione e cooperazione di cui ha parlato l'Arcivescovo Pengo, voi mostrate che la Chiesa in Tanzania è allo stesso tempo veramente cattolica e veramente africana. Infatti, se volete essere testimoni autentici di Cristo nel mondo, deve essere chiaro a tutti che "state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo" (Ph 1,27).


2. La rapida crescita della Chiesa in Tanzania rappresenta un pressante invito a considerare i modi più efficaci di costruire sulle fondamenta che avete ereditato.

L'evangelizzazione permanente dell'Africa è, come sapete, una priorità per la Chiesa, ed è stata scelta come tema della prossima Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. L'evangelizzazione fa parte dell'essenza della vita della Chiesa. perciò l'azione pastorale non può ridursi semplicemente a mantenere quel che si è già ottenuto. La parola di Dio non può essere incatenata (cfr. 2Tm 2,9).

In questa prospettiva, il mio messaggio a voi oggi assume la forma di un ardente appello: Confidate nella vocazione che avete ricevuto dal Signore; e impegnatevi sempre di più nella missione che Egli vi affida! Cari fratelli e sorelle, la vostra vocazione nella Chiesa è un tesoro unico e prezioso. Quali sacerdoti siete stati configurati a Gesù, il Sommo Sacerdote, nel Sacramento dell'Ordine Sacro; quali religiosi vi siete impegnati a vivere e a rendere testimonianza della "nuova vita" del regno di Cristo attraverso l'osservanza dei consigli evangelici. In tutti i casi, la vostra vita e il vostro lavoro nell'ambito della comunità ecclesiale, ricevono il loro senso e il loro significato dal vostro rapporto con il Salvatore.

Non siete stati voi a scegliere Lui; è stato Lui invece a scegliere voi perché andiate e portiate frutto (cfr. Jn 15,16). Se voi lo amate e lo servite fedelmente, è perché è stato Lui ad amarvi per primo (cfr. 1Jn 4,19). Il vostro unico vanto deve essere la misericordia che egli vi ha dimostrato e la grazia che vi ha donato (cfr. 1Co 4,7). Egli stesso, perciò, è la sorgente infinita della vostra sicurezza e della speranza che vi sostiene in ogni sfida e in tutte le circostanze (cfr. 2Tm 1,12).

Infatti, a motivo della natura speciale del vostro rapporto con Cristo, tutti i vostri sforzi devono essere tali da riflettere il suo amore e il suo zelo nella vostra opera e nella vostra preghiera. Egli è l'"unto" del Padre, colui che è stato "mandato" dal Padre, il primo "apostolo" (cfr. Lc 4,18). Il suo esempio è di dedizione totale alla realizzazione del piano di salvezza del Padre: "Perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato" (Jn 6,38). Anche voi dovete essere mossi da una passione simile per la volontà del Padre, che poi tradurrete in un'indefettibile ricerca di santità di vita e in un vivo senso di missione.


3. La vostra ricerca di crescita spirituale e di una crescente identificazione con la missione della Chiesa, passa necessariamente attraverso alcune virtù e "segni" fondamentali. Il vostro impegno al celibato e alla castità per amore del Regno offre una potente testimonianza all'amore esclusivo per Cristo ed una disponibilità a servirlo negli altri senza distinzione di persone. Con la vostra disponibilità nei confronti di tutti, vi comporterete "in modo che nessuno, nella comunità dei fedeli, possa sentirsi estraneo" (PO 9). La virtù della povertà, che i religiosi esercitano a motivo di un voto specifico, è di grande importanza per la vita di tutti i sacerdoti, poiché voi siete ambasciatori del Signore che visse poveramente e che ebbe un amore preferenziale per i poveri.

Le vostre personalità saranno immensamente arricchite dalla liberazione interiore che deriva dal distacco dalle cose materiali e da una rinuncia del "potere" che viene dal loro possesso.

L'obbedienza radicata nel desiderio di imitare Cristo, il Figlio obbediente del Padre, è anche un aspetto vitale della Nostra condizione di sacerdoti e di religiosi. Infatti "l'obbedienza è la virtù distintiva del ministro di Cristo, il quale con la sua obbedienza riscatto il genere umano" (AGD 24). E' anche un segno di umiltà e docilità alla volontà di Dio, quale si manifesta soprattutto in quanti sono stati scelti per succedere agli Apostoli come "Vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue" (Ac 20,28), e in quanti la fede presenta come rappresentanti di Dio (cfr. PC 14). Poiché il ministero sacerdotale e l'apostolato in generale possono essere esercitati soltanto in comunione gerarchica, il bene della Chiesa esige che tutti promuovano una sincera unità d'intento e d'azione con i loro Vescovi, insieme ai quali i sacerdoti costituiscono un unico presbiterio nel servizio di ciascuna Chiesa particolare (cfr. LG 28), e ai quali tutti i religiosi sono sottoposti per ciò che riguarda la cura d'anime (cfr. CD 35).


4. Cari fratelli sacerdoti, voi siete stati fatti collaboratori dei Vescovi e vi è stato dato di partecipare alla loro missione apostolica di predicare il Vangelo fino ai confini della terra (cfr. PO 2). Poiché è la parola di Dio che per prima guida la Chiesa verso l'unità (Ibidem PO 4), la vostra dedizione alla predicazione e all'insegnamento di quella parola nella sua integrità, costituisce la parte maggiore del vostro ministero. Quali servitori della parola, è essenziale che voi stessi per primi accettiate il suo potere purificante nei vostri cuori, affinché possiate condividerne la verità salvifica con gli altri.

Il buon sacerdote è colui che rinnova costantemente il suo desiderio di condurre tutti gli uomini e le donne alla conoscenza del mistero dell'amore incommensurabile di Cristo per l'umanità peccatrice. Nella celebrazione dell'Eucaristia, nell'accostarsi di frequente e nell'essere sempre disponibili al Sacramento della Penitenza, nei periodi dedicati alla preghiera privata e alla celebrazione della Liturgia delle Ore, e attraverso il ministero in tutte le sue forme, avete i mezzi per far si che il fuoco del vostro zelo tenda verso la casa del Padre (cfr. Lc 2,49). In tutte le vostre attività, possiate avvertire la compagnia materna di Maria, la Madre del Redentore, Lei vi insegnerà a fare tutto quello che suo Figlio vi dice (cfr. Jn 2,15).


5. Le mie parole questa sera sarebbero incomplete se non facessi menzione del ruolo speciale che, dall'inizio dell'evangelizzazione della Tanzania, hanno avuto le religiose in una molteplicità di apostolati. E che dire dei religiosi della Tanzania, che hanno contribuito in misura non indifferente alla diffusione della parola di Dio attraverso il loro impegno in molti campi, non ultimi quelli dell'insegnamento e delle comunicazioni? Cari fratelli e sorelle, ancora più importante di questi apostolati è la testimonianza della vostra consacrazione religiosa. Il paradosso della Croce, secondo cui morire con Cristo conduce a una nuova vita in lui (cfr. Rm 6,3-4), deve essere manifesto nel vostro modo di vivere. Che possiate sempre incarnare con gioia queste parole del Concilio Vaticano II che riguardano la vostra consacrazione: "Quanto più fervorosamente, adunque, (i religiosi) vengono uniti a Cristo con questa donazione di sé che abbraccia tutta la vita, tanto più si arricchisce la vitalità della Chiesa e il suo apostolato diviene vigorosamente fecondo" (PC 1).

Permettetemi di dire una parola di speciale apprezzamento e gratitudine ai membri delle comunità contemplative, le cui vite silenziose di preghiera e di penitenza portano ricchi frutti nella conversione delle anime e rendono testimonianza, sia tra i cristiani che tra i non cristiani, alla maestà e all'amore di Dio, come pure alla fratellanza di tutta l'umanità in Cristo (cfr. AGD 40).

Affido in modo speciale alle vostre preghiere e ai vostri sacrifici il futuro della Chiesa in Tanzania e in Africa. Questa è un'intenzione che mi sta molto a cuore. Grazie per l'oblazione che fate di voi stesse. Essa assicura un'effusione di grazia su tutti noi.


6. Il gran numero di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Tanzania, è un'eloquente testimonianza della crescente maturità delle vostre giovani Chiese.

E' incoraggiante sapere che la Chiesa in Tanzania ha iniziato ad inviare i suoi figli e le sue figlie in altri Paesi come missionari. Avendo ricevuto così tanto dalla zelante opera missionaria di uomini e donne di altre nazioni, state adesso iniziando a donare liberamente quanto liberamente avete ricevuto (cfr. Mt 10,8).

Allo stesso modo, lo spirito di cooperazione e l'unità che esiste tra uomini e donne di diversi gruppi razziali ed etnici all'interno dei vostri Istituti offre a tutta l'Africa un esempio di apertura e di universalità che sono tanto necessarie se si vogliono superare certi aspetti negativi del tribalismo. Tra qualche istante benediro la prima pietra del nuovo Salvatorian Senior Seminary di Morogoro. Chiedo a tutti voi di unirvi a me nella preghiera affinché il "Signore del raccolto" (Lc 10,2) continui a suscitare in mezzo a voi sempre più vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, e non cessi mai di confermarvi nel vostro generoso servizio alla Chiesa, per la gloria di Dio e la salvezza di tutta l'umanità. Possa Egli, che ha iniziato un'opera buona in voi, portarla a compimento nel giorno di Gesù Cristo (cfr. Ph 1,6). Amen.

Grazie.

Che Dio vi benedica.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-09-02

Domenica 2 Settembre 1990

Conferimento della Cresima a cento giovani - Songea (Tanzania)

Titolo: Essere testimoni di Cristo dinanzi alla comunità e al mondo

Dice Gesù: "Io preghero il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre lo Spirito di verita" (Jn 14,16-17).

Cari fratelli e sorelle in Cristo,


1. Gesù pronuncio queste parole nel Cenacolo immediatamente prima della sua Passione e Morte sulla Croce. Egli le rivolse direttamente agli Apostoli: promise loro che dopo aver lasciato questo mondo avrebbe inviato loro "un altro Consolatore - lo Spirito di verità". Gesù stesso doveva allontanarsi: dopo la Risurrezione sarebbe tornato al Padre. Ma sarebbe venuto lo Spirito Santo; il Paraclito sarebbe disceso sugli Apostoli, in forma visibile, il giorno di Pentecoste, nello stesso Cenacolo di Gerusalemme. Lo Spirito di verità avrebbe messo gli Apostoli nella condizione di diventare testimoni della verità, araldi di Gesù Cristo nel mondo. In tal modo, la Pentecoste rappresenta l'inizio della diffusione del Vangelo. E mentre il Vangelo veniva predicato fino agli estremi confini della Terra, la Chiesa si diffondeva in ogni parte del mondo: in Africa, in Tanzania, a Songea.

Nello Spirito Santo, il Signore è rimasto con gli Apostoli dopo la sua Ascensione in Cielo e resta con la Chiesa "per sempre", fino alla fine dei tempi.

Oggi, qui a Songea, questa grande assemblea rende testimonianza della presenza continua di quello Spirito di verità: "Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi" (Jn 14,17).


2. Rallegrandomi di questo, desidero ringraziarvi tutti per il calore del vostro benvenuto qui oggi. Ringrazio l'Arcivescovo James Komba per le sue cordiali parole introduttive. Saluto tutti i miei fratelli Vescovi qui riuniti, tutti i sacerdoti, i missionari, i religiosi e le religiose, i catechisti e tutti membri della Chiesa che è in Songea, nonché le Diocesi di Iringa, Lindi, Mbeya, Mbinga, Mtwara, Njombe e Tunduru-Masasi.

All'intera assemblea eucaristica ripeto le parole della prima lettura: "La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo" (Col 3,15).

Nell'amicizia di Cristo saluto i rappresentanti delle altre comunità cristiane della Tanzania. Possa sempre esserci stima reciproca e cooperazione effettiva tra tutti coloro che professano il nome di Gesù, nostro Signore e Salvatore. Ai seguaci della fede islamica tendo la mano dell'amicizia e dell'amore. In quanto credenti in un unico Dio misericordioso, è essenziale che noi costruiamo un rapporto basato sulla giustizia, sulla fraternità e sul rispetto reciproco. Saluto inoltre i seguaci delle religioni tradizionali e delle altre religioni e li ringrazio per la loro presenza in questa assemblea.

Il mio apprezzamento va inoltre alle autorità civili, che hanno voluto condividere la gioia particolare della comunità cattolica. Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per preparare questa celebrazione. Dio vi assista nel servire le necessità dei vostri concittadini e nel guidare il vostro Paese lungo il cammino dell'autentico sviluppo e della pace!


3. Questo è il mio incontro particolare con i giovani della Tanzania, che saluto con affetto nel nostro Signore Gesù.

Le parole della promessa che il Signore Gesù fece agli Apostoli sono rivolte anche a voi giovani Cristiani, che costituite una parte così consistente di questa assemblea. Questo è anche uno speciale momento di grazia per me, Vescovo di Roma e Successore di Pietro. Il Padre della misericordia mi dà l'opportunità di comunicare un dono unico a questa comunità: il dono dello Spirito Santo tramite il Sacramento della Cresima, che molti giovani uomini e donne riceveranno nel corso di questa cerimonia.

Nella fedeltà alla tradizione Apostolica, vi confermero con lo Spirito Santo. Nel fare ciò, voglio riflettere con voi, e con tutti i giovani cattolici tanzaniani, sulla vostra vocazione e missione nella Chiesa e nella società.

Attraverso il Battesimo voi avete già ricevuto lo Spirito Santo. Attraverso la Cresima verrete rafforzati dallo stesso Spirito per una più responsabile e pubblica professione di fede in Gesù Cristo.


4. Cari giovani, il Sacramento della Cresima "conferma" il vostro impegno verso Cristo e vi rende suoi testimoni di fronte al mondo.

Nell'unzione con il crisma, riceverete il sigillo dello Spirito Santo, per rafforzare e portare a maturità la vita cristiana che avevate già ricevuto nel Battesimo e che avete vissuto tramite la vostra fede, nella Chiesa e attraverso di essa. Voi vi impegnate ad una decisione e responsabilità più grandi nel vivere come Cristiani, nel seguire il messaggio evangelico. Da parte vostra, questo Sacramento implica un nuovo grado di responsabilità per la fede che avete ricevuto nel Battesimo; da parte di Dio, implica una effusione dello Spirito Santo; un'infusione di grazia; un particolare aiuto nel raggiungere un modo più maturo di vivere la vostra fede.

La "nuova vita" che avete ricevuto nel Battesimo diventa ora "vostra" in un modo molto più vitale e personale. Cristo conta ora su di voi per essergli testimoni, specialmente nei confronti della vostra stessa generazione, i giovani dell'Africa. Egli vi invia affinché siate costruttori del suo regno di giustizia, di pace e di amore tra i vostri fratelli e sorelle. Egli vi rafforza perché possiate occupare il posto che vi spetta nella missione della Chiesa di portare il messaggio evangelico di verità e di vita in ogni angolo della società.


5. La Lettura di oggi, tratta dalla Lettera ai Galati, indica chiaramente la grande richiesta che Cristo rivolge ai suoi seguaci: "Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito" (Ga 5,16).

Certamente, non è facile per le persone, specie per i giovani, essere altruisti e generosi quando vedono intorno a loro così tanta povertà e sofferenza, così tanti esempi di trascuratezza e di ingiustizia.

Nell'ottenere l'indipendenza, molti Paesi in via di sviluppo hanno guardato al futuro con ottimismo, solo per scoprire che le loro speranze di sviluppo appaiono oggi molto lontane dall'essere realizzate (cfr. SRS 12). Il fallimento dello sviluppo appare evidente nel perdurare della fame e della malnutrizione, nel flagello dei profughi, nell'esposizione alle malattie e nella mancanza di una pur minima assistenza sanitaria. Lo si può anche osservare nella carenza delle strutture scolastiche, di condizioni di vita decenti, di occupazione; nella sleale concorrenza per ottenere una posizione sociale, nella criminalità, nella corruzione e nell'ambizione priva di scrupoli presenti a molti livelli della vita sociale. Quanti giovani in Africa sono profondamente tormentati dalla mancanza di speranza che adombra il loro avvenire!


6. In molti modi il mondo, nella sua dimensione umana e spirituale, rispecchia il caos originario di cui parlano le primissime parole del Libro del Genesi: il mondo era "informe e deserto e le tenebre ricoprivano l'abisso" (Gn 1,2). Questa immagine biblica costituisce una valida rappresentazione delle reali difficoltà e delle frustrazioni che accompagnano la vita quotidiana di milioni di nostri fratelli e sorelle. Ma il Libro del Genesi continua: "lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque" (Ibidem Gn 1,2). Le parole conclusive non esprimono sofferenza e disperazione, ma amore e vittoria sul peccato.

Il futuro che attende molti giovani può apparire scoraggiante, ma non è necessariamente così. Molti problemi legati allo sviluppo, per quanto schiaccianti possano apparire, possono essere risolti se verrà adottato un nuovo atteggiamento, diametralmente opposto al desiderio egoistico di profitto e alla sete di potere (cfr. SRS 38). Quello che si rende necessario da parte degli individui e delle Nazioni sviluppate e in via di sviluppo, è un impegno per la solidarietà, diretta al bene di tutti.

Il diverso atteggiamento di cui il mondo ha così urgente bisogno non si costruisce con le tensioni ideologiche o con i conflitti sociali. Esso è piuttosto il risultato della conversione degli individui dall'autosoddisfazione all'amore.

Questo amore di cui parliamo include un profondo rispetto per la dignità di ogni persona umana, senza discriminazioni di alcun genere, e un reale servizio agli altri.

Giovani amici: guardatevi intorno - guardate i vostri genitori, i vostri sacerdoti, i religiosi e le religiose - e vedrete molti luminosi esempi di amore evangelico. Nell'ottica cristiana, solo un'effusione dello Spirito Santo è abbastanza forte per portare ad una "civiltà dell'amore". Ecco perché il Sacramento della Cresima è così attinente ai reali problemi della vita. Ecco perché voi, che ora ricevete il sigillo dello Spirito Santo nel Sacramento della Cresima, avete così tanto da condividere con gli altri.

"Il frutto dello Spirito è... amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, fedeltà, mitezza, dominio di sé... Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri" (Ga 5,22-24). I giovani della Tanzania sono pronti a questo cambiamento del cuore? I Cristiani tutti di questa terra sono pronti a lavorare con Cristo e per Cristo per costruire il vostro Paese e il vostro continente nella verità, nella giustizia e nell'amore? "Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito" (Ga 5,25).


7. Nella Liturgia di oggi abbiamo ripetuto diverse volte le parole del Salmo: "Annunziero il tuo nome ai miei fratelli, ti lodero in mezzo all'assemblea" (Ps 21,23).

Queste parole parlano della vostra missione nella Chiesa. Tramite la Cresima, Cristo vi sta chiamando a essere come gli Apostoli: suoi testimoni di fronte alla comunità e di fronte al mondo. Quello che è necessario è che lo amiate e osserviate i suoi comandamenti (cfr. Jn 14,15). Allora vivrete nella verità, e la verità renderà manifeste le opere del male e le sue fonti nascoste. Un po' per volta, lavorando insieme, riuscirete a trasformare il mondo intorno a voi, rendendolo più umano, più fraterno, più di Dio! Lo Spirito Santo vi porterà a dimostrare l'intrinseca verità del messaggio evangelico, un messaggio che non si oppone mai all'autentico sviluppo umano, ma costituisce piuttosto il messaggio che illumina e sostiene il pellegrinaggio della famiglia umana sulla terra.

Cari fratelli e sorelle, nella celebrazione liturgica dei Sacramenti, nella vostra preghiera in famiglia, in tutto ciò che fate e dite, portate una testimonianza coraggiosa a Gesù Cristo, al Cristo crocifisso e risorto, a Colui che solo è mite e umile di cuore, a Colui che ha vinto il mondo, a Colui che era, che è e che viene.

Possa la testimonianza delle vostre buone opere non venire mai meno, cosicché ogni nuova generazione in Tanzania e nell'intera Africa oda la gioiosa Buona Novella della salvezza nel vostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. I giovani della Tanzania sono pronti a questo cambiamento del cuore? Amen.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-09-03

Lunedi 3 Settembre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - All'Angelus - Dar-es-Salaam (Tanzania)